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sabato 28 gennaio 2017

Chi si ferma è perduto

Dopo aver imparato a vincere le resistenze del corpo, il dolore, la fatica, dopo aver perso peso, migliorato la prestazione, perfezionato la tecnica, per ogni atleta viene il momento difficile. Il mantenimento.

Quando nevischia ma devi uscire a correre lo stesso. Quando il ciclo non ti dà tregua ma la pista è lì davanti.
Quando il naso, le tempie e le orecchie ti pulsano pieni di orrendi fluidi e le spalle sono dolenti, ma il tappetino da yoga è steso a terra ed ora è il momento di chaturanga dandasana.

O semplicemente quando è sabato mattina e a letto si sta così bene.

Ecco, io adesso non devo sedermi. Nemmeno se questo inverno è lunghissimo e se qualcosa, all'alba del mio 42esimo anno di vita, mi ricorda che ogni 7 anni il nostro metabolismo fa dei salti evolutivi.

Nemmeno se lo stato di malessere da influenza dell'Uomo sta durando tre settimane e il mio è durato altrettanto.

Nemmeno se andare a camminare senza prendere il guinzaglio e senza sentire le unghiette del piccolo chien sull'asfalto vicino a me è triste.

Nemmeno se a volte mi perdo a fantasticare di altre vite che, già lo sappiamo perché ci siamo passati attraverso, non sono la mia.

Ieri sera Guru Cri ci ha fatto estrarre una carta con un intento. A me è uscito "comprensione" e ho detto: mi sembrava di essere stata sufficientemente comprensiva negli ultimi due anni. E lei: comprensione per te stessa, forse. E io: ma dai, mi voglio abbastanza bene io, ormai.

Però alla fine della lezione, una lezione con molte e molte fantasie che mi attraversavano la mente,  ci ho ripensato. È vero che devo capirmi.

Forse (e ho detto FORSE) sono arrivata a qualcosa di quello che  tanto desideravo, per cui ho tanto lottato. Ma ora devo capire come starci dentro. Tutta. Io, i miei ormoni che talvolta vengono speronati di lato e sbandano, il mio corpo che comprende di dover di nuovo cambiare, il mio modo di lavorare, i miei progetti nuovi ma costantemente simili a se stessi.

Ho cominciato quattro nuovi corsi. Due post formazione yoga, uno di riflessologia plantare, uno di ashtanga vinyasa. Le classi sono in un momento di grazia in cui non si può assolutamente abbassare la guardia, e tra 10 giorni iniziano latino ed il potenziamento. La figlia inizia lo stage. Devo tenere dietro a cinque diversi lavori di ristrutturazione nelle proprietà di famiglia, di cui tre piccoli ma rognosi e due veramente grossi. Chiudo una causa con un bastardo che é iniziata sei anni fa. E devo davvero decidermi ad andare dal dentista e iniziare un altro anno e mezzo di lavori.
E poi c'è lui. La mia nuova vita con lui. Di cui non so assolutamente cosa pensare, che non so come gestire, ma che a volte mi fa pensare che sedici anni siano spariti dietro di noi, e queste siano le prime settimane di cauta ed incerta gioia nel vedersi.

Non è il momento di sedersi. No no.

lunedì 9 gennaio 2017

Un senso di squilibrio, e poi boh

Anche quest'anno abbiamo quindi concluso le vacanze di Natale, e direi menomale, perché ci sono stati molti alti e molti bassi, parecchie paturnie e qualche sclero.
Io in particolare sono stata malata a lungo, non avevo voglia di far niente fuorché dormire, anzi l'espressione esatta è stata: la mattina dormirei perché si sta bene a letto, al pomeriggio dormirei perché non ho niente da fare, alla sera dormirei perché ho freddo...

Ma soprattutto c'era questo senso che qualcosa fosse profondamente squilibrato. Dei molti programmi che avevo, tra cui ristrutturare dei pezzi di casa, comprare il divano nuovo la lampada per il salotto i mobili per la camera da letto, nulla fu. Terme no. Montagna no. Viaggi no. Cinema una volta sola.
In realtà riemergo dall'altra parte delle ferie con un mobiletto per la cucina, che comunque mi sono montata da sola con grande gioia, osservata attentamente dalla piccola Daphne, e pensando che la brugola dell'Ikea è stata uno dei peggiori colpi assestati dall'emancipazione femminile all'autorità maschile.
Poi ho preso soltanto qualche accessorio che serviva in casa, e certo,  io con il mio sguardo lungimirante so che avere preso due cuscini per il divano prelude ad un cambio totale di immagine del salotto, comunque sia stasera quando ha telefonato l'elettricista mi sono data per dispersa, ho conigliato  e gli ho detto che ne parliamo dopo il mio compleanno di rifare tutto l'impianto elettrico.

Ma so che l'equilibrio, come se ne è andato, può tornare. Ci sono alcuni oggetti simbolici in casa: l'alzata per le torte che mi ha regalato l'Uomo, due calendari, uno con i panda che ho regalato io a lui e l'altro del Piccolo Principe che ha regalato lui a me,  appesi uno da una parte e uno dall'altra dello specchio nell'ingresso. Ci sono altri piccoli dettagli che mi fanno pensare che il 2017 farà un po' meno vomitare del 2016, anche se non so su cosa si basi questa sensazione, perché purtroppo non ho prove oggettive che le cose vadano effettivamente meglio. Tranne forse una. Comunque uno dei dettagli che me lo fa pensare è che il nuovo gatto ha dei comportamenti molto simili a quelli del precedente. La piccola superstar per esempio si affaccia alla finestra e guarda quando qualcuno di noi scende a portare la spazzatura. Non è infrequente arrivare a casa e vedere le sue orecchie, puntute e col ciuffetto di pelo nero come quelle delle linci, mentre ci aspetta seduta sul davanzale. Allarga il cuore. Nel dubbio comunque ho cambiato da castano marron glacé a rosso mogano la tinta dei capelli. Rosso mogano prelude ad una fase in cui io mi sento molto io, e considerato che non mi sono più sentita nessuno per tanti mesi, forse è un buon segno anche questo.