Quando guardo indietro alla mia vita, certi periodi, durati mesi o anche anni, sono riassumibili in una singola immagine. Che affiora lenta dal bagno chimico di ricordi coscienti, emozioni mal digerite, cellule che hanno memoria di sensazioni muscolari.
Da quando è arrivata mia figlia, per esempio.
Il 2013 è la foto di una donna che guarda, con gli occhi sgranati.
Il 2014 è il buio dell'abitacolo della macchina, con la macchia di colore di uno schermo verdolino, piccolo, di un Nokia, che si illumina.
Il 2015 è la stoffa del cuscino del divano, perennemente zuppa di lacrime.
Il 2016 è un copriletto con le mele verdi. E le piastrelle del bagno.
Il 2017 sono io che lavo i piatti in silenzio. Odiando tutti, credo. O venendo odiata. O entrambe.
Il 2018 l'ho quasi cancellato. Deve esserci stato anche del bello. Ma dalla catinella della camera oscura escono solo foto prese storte, sfocate. I giorni si assomigliavano un po' tutti. L'estate non passava mai. È uno di quegli anni di cui non sai, pur sapendo che è stato importante, come hai fatto a esistere da un giorno all'altro, forse come fanno le piante. Pioveva e bevevi. Non pioveva e seccavi. Veniva giorno e veniva notte.
Il 2019, in compenso, è iniziato col botto e le foto sono tante e molto vivide. La mia vita ha preso una brusca accelerazione. E per certi aspetti non si potrà fermare più.
Il 2020 è il terrazzo di casa, con la sdraio blu.
Adesso siamo qui e, se penso che un anno fa uscivamo dal lockdown duro, mi viene la chinetosi per lo choc temporale: ma come un anno fa? Ma sul serio manca un mese scarso alla fine della scuola? Ma adesso cosa faccio d'estate? Oddio: sto comprando una casa in un paesino di duecento abitanti? Ma DAVVERO?
E lui?
E lei?
E tutti gli altri?
E... ma ho finito quel che dovevo fare con la scuola? No.
Ho fatto finire quei lavori che avevo iniziato l'estate scorsa? No.
Ho finito di studiare per il diploma della Yoga Alliance? No.
CAZZO!
MA NON HO FATTO NIENTE?
Scusa??? Ancora oggi sei tornata dal lavoro che ti faceva male la vescica (non la pancia, che sarebbe più normale: la vescica. Neanche più pisciare) e avevi un webinar di lì a mezz'ora per il progetto estivo e non avevi ancora posato la borsa che vibrava il telefono, era la scuola e hanno chiamato su ENTRAMBI i numeri CINQUE volte. Perché la dirigente, che entra a lavorare 9 e mezza o 10 e alle 15.30 se ne va, non concepisce che tu, che entri alle 7 e mezza e esci alle 13 e 50, ma poi hai riunione online alle 2 e mezza o alle 16 o alle 18, o tutte e tre, non ti sia fermata ad aspettare di essere ricevuta per parlare dei corsi del prossimo anno. E tu saresti una che non fa NIENTE???
Eppure. Apri chiudi apri chiudi, la scuola quest'anno era un multiverso di dimensioni parallele, ed erano così i weekend, le code fuori dai negozi, i corsi online, tutto. E adesso il tempo si è riallineato e mi devo rimettere a pensare alle settimane con giorni feriali, giorni festivi, e notti che durano, per gli altri perlomeno, quanto le ore di buio.
Credo che di questi mesi mi resterà la vertigine di me che attraverso a passo spedito i corridoi di Scuola Vintage, passando sotto le vetrate che sembrano quelle delle sale da ballo di un palazzo austriaco, e intanto cerco di capire, nella luce grigia del cielo con la neve o la pioggia o in quella chiara di una giornata azzurra, se è ancora mattina o già pomeriggio, e di quale giorno della settimana.
L'età degli eroi, l'assedio di Troia, la resistenza a oltranza. Abbiamo vinto, ma ora non ci scende l'adrenalina.