26 giugno 2014
...cosa costa?
Tutte le volte che dalla sua vita spagnola tornava
sull’isola, dalle sue valige mai disfatte, di vestiti e colori sparsi e
mischiati, tirava fuori una nuvola di allegria, di amore amore, di voglia di
fare…Perché era felice nella sua vita spagnola. Felice col suo amore e con la
sua gatta e i suoi tanti e molteplici interessi. Tornare sull’isola era una
festa di abbracci e sorrisi e senso di appartenenza. Ricongiungersi era una
necessità…perché non si lascia indietro chi si ama, anche se per amore ce ne
allontaniamo. E l’amore va rispettato. Facciamo, o non facciamo, tutto per
amore.
Tutte le volte che tornava sull’isola, le facevo trovare ad
attenderla un bel capolavoro di Rébecca Dautremer, per poter condividere con
lei – unica fra poche – la passione sfrenata per questa grandissima artista. Proprio
per questa ragione ora, e forse per sempre, ogni volta che il mio sguardo ha la
fortuna di posarsi su uno dei lavori di Rébecca, io dedico a lei questa
fortuna.
A quella ragazza che lo faceva vedere a tutti quanto la vita
può essere bella.
La vita senza conflitti e giudizi e prevaricazioni…No,
proprio la vita bella. Le cose belle, tantissime, della vita. Lei sembrava
conoscerle tutte a memoria e se ne saziava.
Chi, claudicante, è sopravvissuto, la ama più che mai. Onora in ogni modo possibile, ragionevole e
folle, il suo ricordo. Chi è sopravvissuto, ha voglia e urgenza di fare qualcosa da
dedicarle, perché resta la sua straordinaria e rara bellezza.
Ne resta il profumo, quell’alone leggero e impalpabile, quel
soffio che parla di lievità, di sorrisi ancora, non di lacrime, basta!, ma
risate e ammirazione, un bicchiere di un buon vino rosso, una rosa rossa, una
musica che spacca i timpani e fa cantare a squarciagola…Una musica messa su, in
una mattina qualunque, che faccia ballare, che costringa a deporre le rigidità
che il dolore regala al corpo, una musica che insieme ci faccia cantare danzare
ridere. Per lei. Allegria, pace, bellezza…cosa costa dedicarle queste cose di
cui lei ha riempito il Mondo?
*De Il Piccolo Teatro di Rebecca, edito da Rizzoli, mi sono fatta un dono che non potevo permettermi, ma le trasgressioni regalano emozioni. E allora sì...
20 giugno 2014
poesie che ti inseguono...
In questi ultimi anni, mi sono fermata sempre a navigare
in pagine poetiche, e ho scolpito dei versi che dentro di me diverranno eterni,
di poeti diversi, di ogni parte del mondo.
Per molto tempo ho fatto miei i versi di Adrienne Rich
“stanotte credo che nessuna poesia servirà”...
Pur nutrendomi avidamente di poesia le avevo tolto, io
stessa, quel potere salvifico che le avevo conferito. Il tempo segue il suo
corso e alcune cose cambiano, altre restano tenacemente uguali. Così funziona.
Però, da qualche giorno, a suggerirmi una strada è una poesia – guarda caso - della stessa grande intellettuale americana
che – in terza persona – parla alla sé stessa che è stata…
La donna che godeva
della sua sofferenza è morta. Io sono la sua discendente.
Amo le cicatrici che mi ha lasciato,
ma adesso voglio andare avanti con te
lottando contro la tentazione di fare del dolore la mia
professione.
[da: A. Rich: Lo spacco alla radice. Sources, Estro editrice, 1985]
…E mi ci ritrovo. Mi
vedo ancora dentro la grande battaglia, la mia discendente mi sembra lontana e
non posso osservare le cicatrici perché le mie ferite ancora sanguinano. Però voglio
aggrapparmi, come un naufrago ad un tronco, all’ultimo verso ; sento che è
quello a cui dovremmo tendere.
Dialogare apertamente
con quella parte di noi che punta i piedi per terra, perché no, perché è
inaccettabile, inammissibile quello che ci è capitato. Perché è insopportabile.
E’ troppo!
Impegnarsi quel tanto
che basta per impedire al dolore di diventare la nostra “professione”.
Non aiuta volgere il
pensiero a quanti vivono un destino persino peggiore del nostro, il dolore non
è così sportivo, e allora se non aiuta questo, che a muoverci sia un legame, il
più affettuoso possibile con noi stessi, anche una manciata di indulgenza, che
metta a tacere quel senso di espiazione che non è giusto, Non è per niente
giusto.
** rileggendo, mi appare
spesso banale e retorico ciò che dico…mi scuso, (a proposito di indulgenza) ma
scrivere è un bisogno che, comunque sia, devo assecondare.
Affidare le mie parole
al vento, anche, Una sorta di esercizio.
(Uno dei tanti, per cui
mi sembra di vivere dentro una palestra!)
9 giugno 2014
per Bruno e Rime
[Bruno Sassu, dipinto ad olio, s.d.]
...e a te, a te, e a te...a chi così si sente
"[...] Vivo il tempo
in cui le cose hanno cessato d'essere
vicine
intelligibili
compassionevoli. [...]
[Nicolas Bouvier]
4 giugno 2014
La strage degli innocenti
Per una macabra ironia della “sorte” (?)...
Proprio oggi che è la giornata internazionale per i bambini vittime di aggressioni, veniamo a
sapere che in India una ragazzina viene stuprata e impiccata da sei uomini,
guidati dal vicino di casa che aveva rifiutato di sposare
[Da la Repubblica]
Agghiacciati scopriamo che in Irlanda, in un convento,
centinaia di bambini sono morti di fame e di stenti e seppelliti in una fossa
comune. Il convento degli orrori, dicono così i titoli delle testate
[da Rainews].
Per stomaci forti.
Dal canto nostro, in Italia, apprendiamo da Terre des Hommes che, sì in Italia, 100.000
bambini subiscono maltrattamenti.
Cosa si può aggiungere? Quale grado di civiltà, quale specie
su questo pianeta terra, permette il patimento, l’annientamento, la
deprivazione, la solitudine, il dolore, le ferite nel corpo e nell’anima, la
morte infine, dei propri cuccioli?
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