Dopo un po' di tempo dall'ultimo post (lo soooo, non deve passare troppo tempo tra un post e l'altro sennò nessuno se li legge... ma io scrivo quando ho qualcosa da dire e in questo periodo ho lavorato e trafficato molto) mi rimetto alla tastiera per un evento a suo modo speciale.
Ho saputo oggi, acquistando
il numero di agosto, che E-il mensile chiude le pubblicazioni. Grande
dispiacere, comprensione (prima di chiudere un'ospedale chudiamo un
giornale, scrive il Direttore Gianni Mura) ma da lettore appassionato e da collaboratore occasionale (ho
contribuito con 2 illustrazioni alla
rubrica Buone Nuove di un vecchio numero e una la vedete qui, era per la rubrica
buone nuove e accompagnava la sentenza per la strage della Thyssen) non posso che rivolgere anche
io il mio
GRAZIE a tutti coloro, giornalisti, tecnici, grafici,
fotografi, illustratori e lettori che hanno permesso quest'avventura e un grazie particolare alla mia referente Germana.
E
se serve il mio parere, Sì, credo che valga ancora la pena fare un
giornalismo, un mensile come questo.
Anche per questo mi/ci mancherà... A
presto
p.s. il numero di agosto è appena uscito, sarebbe bello
farne sparire le copie in edicola, soldi che andrebbero comunque ad
aiutare Emergency nel suo molteplice impegno.
E da illustratore, come tale coinvolto in prima persona in questi tempi difficili, dove sempre più realtà editoriali chiudono e tanti editori si trovano costretti a dilazionare nel tempo i compensi per gli autori (almeno quando sono così minimamente corretti da prendere in considerazione la cosa e non sono dei semplici profittatori) mi voglio regalare il lusso di un ricordo, che a che fare con la rivista che salutiamo oggi.
Quando ho avuto, dopo aver mandato le mie illustrazioni, la proposta di collaborare con loro, con due immagini per la rubrica solitamente illustrata dal grande Elfo io sono stato entusiasta. Anche se, sin dal primo contatto, mi è stato detto che, purtroppo, data la situazione dell'editore (la stessa Emergency, con ben altre priorità, pur sostenendo al massimo il progetto) e del mensile da poco arrivato in edicola, il compenso sarebbe stato poco più che simbolico, anche se certo.
Ecco, differentemente da altre volte, molte altre volte in cui tocca la sorte di sentire questa frase, in quel momento non mi è passata neanche per un attimo l'idea di rifiutare la collaborazione, come succede a volte, per preservare ancora un poco quella dignità e professionalità che dovrebbe esser patrimonio di tutti noi che facciam questo mestiere. In quel momento è prevalsa l'altra componente che a mio avviso connota chi fa questo mestiere, oltre alla professionalità, ci deve essere PASSIONE.
I libri, le immagini si fanno, io penso, perché ci muove una passione, di comunicare con l'altro, di partecipare del nostro e di altri mondi espressivi, di entrare, anche se a distanza, in relazione con i nostri lettori. Certo senza professionalità ci sarà una passione magari autentica ma non efficace nel comunicare, ma senza passione, probabilmente si può fare questo lavoro, ma lasciando stare certi testi, certi confronti, certi impegni (fare un albo illustrato, anche quando viene pagato bene (e vanno pagati bene), è pur sempre pagato mooooolto meno, in proporzione, di quello che viene pagata una singola illustrazione per un settimanaleo per una copertina) e magari prima o poi passare a qualcosa di più redditizio.
Non mi si fraintenda. Io non teorizzo il lavoro dell'ilustratore come appannaggio di una elitè, che può permettersi il lusso di non porsi il problema del compenso. Io vivo di questo, senz'altri aiuti economici se non la continua (a volte non tanto continua) capacità di reinventare nuove modalità di espressione, trovando anche altri campi di applicazione coerenti con le mie scelte.
Voglio essere rispettato, ma rispetto tutti coloro che si impegnano in quest'impresa, fare libri, cultura giornalismo in Italia, oggi, tutti tranne quelli che ne approfittano o fanno leva sul diffuso frainteso che fare illustrazione sia un allegro passatempo per pensionati o studenti o tutt'al più un saltuario secondo o terzo lavoro.
Ecco, sperando di esser stato chiaro, chiudo, che gli amici di E non pensino di aver originato loro questo mio diluvio di parole, mentre voleva essere un ulteriore omaggio alla loro PASSIONE, TENACIA, PROFESSIONALITà.
A presto