OLIVIA'S RESTAURANT: MINESTRA DI LENTICCHIE


 


Lo so, lo so. Avete visto la foto della minestra di lenticchie e vi è già venuta la depressione vero?

Pensate io che devo mangiarla!

Avevo proposto alla direzione(nonna) di pubblicare la fantastica ricetta del biberon pieno di latte, magari con dentro un paio di biscotti ma niente da fare. 

I lunghi hanno la fissa per queste orride pappette e non c'è verso di far loro cambiare idea.

E si impegnano pure! Mescolano, tagliano, assaggiano. Inutile spreco di tempo.

Sono una strana razza i lunghi: mangiano seduti dritti intorno a un coso che si chiama tavolo, non portano il pannolino (come caspita fanno? è un mistero), non bevono dal biberon e hanno in bocca un sacco di denti. Io ne ho solo due che mi bastano e avanzano e non ho nessuna intenzione di farmene spuntare altri. Quando sputo la pappa (e ho imparato a sputarla con il "metodo a spruzzo" direttamente sulle loro facce estatiche) sorridono e sentenziano "ehhh... un giorno ti piacerà tantissimo" e sorridono con aria allucinata. Nonna dice che devono usare "il rinforzo positivo" qualsiasi cosa voglia dire. Io sputo e basta che con lo sputo non sbagli mai.

Il bello è che io qualche tentativo di mangiare cibo non proveniente dal biberon lo farei pure. Ad esempio trovo molto gratificante allungare la mano e afferrare qualcosa dal loro tavolo, come un bel pezzo di pane e, con la velocità di un coguaro, ficcarmelo tutto in bocca. A quel punto, invece di applaudire estatici la mia prodezza i lunghi hanno una reazione isterica, mi infilano le dita in bocca in modalità laringoscopia ed estraggono il boccone. Una reazione assolutamente esilarante: sto replicando con ogni genere di cibo: tortellini, patatine, bocconi di pizza, tovaglioli di carta... Come dite? Non sono cibo i tovaglioli di carta? Ma se sono buonissimi! Fate pace col cervello, lunghi. Decidete una volta per tutte e poi fatemi sapere.

Nel frattempo ecco la ricetta della sbobba minestra di lenticchie che, con buona pace dei lunghi non mi ha poi fatto tanto schifo... 




INGREDIENTI (per una pappa):

circa 20 grammi di lenticchie (meglio quelle piccole decorticate)

un pezzettino di carota

un pezzettino di sedano

una fogliolina di alloro

due cucchiai di pastina per bambini 

circa 300 millilitri d'acqua

un pizzico di sale (facoltativo)

olio evo

Mettere in un pentolino le lenticchie ben sciacquate, la carota, il sedano e l'alloro. 

Coprire con l'acqua e lasciare cuocere per circa 35 minuti a fuoco basso e con il coperchio.

Eliminare la foglia di alloro e il sedano, scolare le lenticchie e le verdure tenendo da parte il brodo.

Frullare le lenticchie e la carota, cuocere la pastina nel brodo.

Unire la purea di lenticchie alla pastina, condire con un cucchiaino di olio evo e, se volete, un cucchiaino di parmigiano.


I legumi (all'inizio meglio quelli decorticati) non dovrebbero mancare durante lo svezzamento, perché hanno un contenuto proteico non troppo elevato che permette di rispettare i fabbisogni del bambino.

E' sufficiente associare i legumi ad un cereale (pastina o semolino o crema multicereali) per ottenere un pasto con il giusto apporto di proteine sia in termini quantitativi che qualitativi. Quindi sono un'ottima alternativa alla carne e al pesce.

Di solito ai bambini piacciono molto, anche a quelli un po' ... ehm... selettivi come Olivia...

FOCACCIA DI PATATE ALLE CIPOLLE BIANCHE


 


A volte penso che dovrei attaccarmi una telecamera in fronte e girare un film sulla vita quotidiana.

Un po' in stile "The blair witch project" avete presente?

Ecco magari un po' meno horror ma riflettendoci bene nemmeno tanto.

La mia situazione attuale è:

- due (dico due) tavoli ricoperti dai più svariati oggetti, andiamo dalla tazza vintage reduce da uno shooting di tre settimane fa, ai documenti per l'Isee, passando per un set di penne colorate di Tiger che non scrivono (e non hanno mai scritto), una sciarpa di lana abbandonata da sei settimane circa (trovo sempre la scusa del "la tengo qui in caso mi venisse freddo) e tutta la campionatura di vino di un cliente. In pratica la mia stanza home office (fa figo chiamarla così) sembra pronta per una puntata di "Accumulatori seriali".

- mail a cui rispondere, post da preparare, clienti da sentire, sensi di colpa a gogo (quelli sempre e comunque).

- alle mie spalle un cagnolino bianco a macchie fantasia sta russando come un camionista di 120 chili dopo una mangiata con Chef Rubio

- se mi sposto nel resto della casa trovo la cesta dei panni da lavare che mi fissa con odio sotto il peso di quintali di biancheria, il tappeto disseminato dai giocattoli di una terribile nana unenne che a breve busserà alla mia porta per la quotidiana orgia di pappa-cacca-latte-urla-risate-pianti-delirio non necessariamente in quest'ordine.

- un divano che cambia posto più o meno ogni mezz'ora ovvero quando una labrador nera di 40 chili si lancia su di lui spostandolo ogni volta di mezzo metro. Un giorno sono certa che lo troveremo in giardino.

- la cucina che "Malati di Pulito" vi prego venite a meee (è inquietante il fatto che io continui a citare programmi di Real Time vero?)

- i bagni... no dai, i bagni ve li risparmio.

E io in tutto questo cosa faccio?

Mi attivo? Scrivo? Fotografo? Almeno riordino e pulisco?

No.

Io in tutto questo disserto fra me e me su quanto le patate siano un alimento versatile.

Stamattina mi sono svegliata con questo trip mentale sulle patate e non riesco ad uscirne. Sono entrata nel tunnel delle patate. Qualcuno mi aiuti.

La mia mente perversa, oltre a pubblicare questa ricetta ovviamente contenente patate, sta valutando di creare una lunga storia su Instagram raccogliendo tutte le ricette con le patate.

E niente, patate siano...


P.s.: ma voi su instagram mi seguite?

P.p.s.: Ultimissime dal Forno on Instagram... questo è il link, fingerò di non vedere chi di voi ancora non mi seguiva

P.p.p.s: cliccate ORA su quel link o giuro che vi darò il tormento con le patate almeno fino a giugno (tanto sono piena di ricette).




FOCACCIA DI PATATE ALLE CIPOLLE BIANCHE

Ingredienti:

200 grammi di semola

300 grammi di farina (io manitoba)

250 grammi di patate 

1 bustina di lievito di birra disidratato

4 grosse cipolle bianche

olio extravergine

2 cucchiai di miele

sale

acqua appena tiepida

timo (facoltativo)


Per prima cosa ho affettato le cipolle e le ho messe in una padella con poco olio, ho condito con sale, un cucchiaio di miele e timo. Ho fatto cuocere le cipolle a fuoco dolcissimo e con il coperchio, mescolando spesso. Se notate che si attaccano al fondo potete aggiungere poca acqua calda. Devono diventare tenere ma non bruciacchiarsi.

Poi ho lessato le patate, le ho pelate e poi le ho passate ancora calde nello schiacciapatate.

Ho messo nella ciotola della planetaria la farina, la semola, il lievito di birra disidratato.

Con il gancio a foglia ho cominciato a impastare, aggiungendo la purea di patate, il miele, due cucchiai di olio extravergine e acqua a filo fino a raggiungere la consistenza di un panetto morbido ma non appiccicoso. Infine ho aggiunto due cucchiaini rasi di sale e ho lavorato ancora un po' fino ad incorporarlo bene.

Ho lavorato ancora un po' l'impasto sulla spianatoia e poi l'ho messo in una grossa ciotola leggermente unta, ho coperto con pellicola da cucina e ho lasciato lievitare nel forno spento per circa tre ore.

Ho poi ripreso l'impasto e l'ho steso con le dita in una teglia unta.

Ho rimesso in forno e lasciato lievitare un'altra ora.

A quel punto il mio impasto era morbidissimo e ben lievitato. L'ho allargato con delicatezza fino ai bordi della teglia e ho creato i caratteristici buchi con i polpastrelli unti.

Ho acceso il forno a 200 gradi.

Ho steso sulla base le cipolle ormai raffreddate, un pizzico di sale, un giro d'olio in particolare sulla parte esterna e poi ho infornato nella parte bassa del forno.

La mia focaccia si è cotta in 25 minuti ma tenetela d'occhio perchè ogni forno ha i suoi tempi.

Noi l'abbiamo trasformata in un aperitivo un po' rustico, abbinandola ad un buon pecorino fresco toscano e a un buon bicchiere di Serra de' Cocci, un meraviglioso Chardonnay della cantina toscana Pakravan Papi.





OLIVIA'S RESTAURANT: CREMA DI ZUCCA, MAIS E TAPIOCA CON POLLO E CAROTE

 


Ciao, mi chiamo Olivia e sono una influencer di pappe.

No, no, no: suona male vero?

Riproviamo: mi chiamo Olivia e sono una pappablogger. 

No, direi che pappablogger è pessimo.

Facciamo che mi chiamo Olivia e provo a raccontarvi la mia avventura con lo svezzamento.

Per prima cosa voglio togliervi ogni illusione: io detesto mangiare cibi solidi.

Non comprendo perchè non ci si possa nutrire semplicemente con dei magnifici biberon di latte.

Non sarebbe tutto molto più semplice?

Insomma, andava tutto benissimo, era un meccanismo perfetto: io aprivo la bocca, lanciavo qualche grido modello "mioddio quanto sto soffrendo" e subito arrivava la mamma o un altro lungo (avete presente i lunghi vero? Sono come noi ma più strani, lunghi appunto, e credo esistano per essere i nostri schiavi) e mi infilava in bocca una morbida tettarella da cui potevo nutrirmi senza nessuno stress. Il Paradiso proprio.

Poi un giorno (avevo già avvertito dalla mattina il fermento, i lunghi erano più strani del solito) apro la bocca, lancio l'urlo "mioddio quanto sto soffrendo" e quelli cosa fanno? Invece di prendermi in braccio e darmi il mio biberon mi prendono e mi siedono su un coso strano che mi faceva scivolare da tutte le parti, poi addirittura mi legano! (ammutinamento proprio!) e mi mettono una cosa intorno al collo (bavaglino lo chiamano, un oggetto veramente vergognoso) e mentre mi guardo intorno terrorizzata e apro la bocca per lanciare un grido, questa volta modello "checavolostatefacendo!?!" mi ficcano in bocca uno strano oggetto con sopra... la cosa più disgustosa mai assaggiata: la stessa consistenza della mia cacca e un sapore che non si può descrivere, orrore puro. Ovviamente l'ho subito sputato con tutte le mie forze (voglio dire, non sono sopravvissuta ad una nascita prematura di ben tre mesi, incubatrice, tubi vari, interventi e amenità di questo tipo per farmi avvelenare da degli incompetenti!). 

Ma quelli niente, hanno continuato a infilarmi in bocca quella specie di punizione divina ancora e ancora. Mostri.

Purtroppo questa cosa si è ripetuta ogni giorno finchè, sperando che la smettessero, ho iniziato ad ingoiare un po' di quel pappone infernale. Col risultato che, invece di sottopormi alla tortura solo all'ora di pranzo, hanno iniziato a replicare anche la sera.

Sono una bambina torturata. E' ora che questo si sappia. E' ora che le autorità facciano qualcosa.

Invece ho scoperto che tantissimi altri bambini subiscono questo inaudito affronto e qualcuno di loro è pure contento. Traditori e incompetenti.

Comunque mia nonna (che sarebbe la padrona di casa qui o almeno così crede lei visto che questo blog finora è sopravvissuto grazie ai post di una compianta gatta rossa e di un cagnolino a macchie, Giotto, che tenta sempre di mordermi il sedere e ora di una neonata che fa ancora la cacca nel pannolino e ha solo due denti), mia nonna dicevo, si è messa in testa di mettere anche qui le ricette di quelle sbobbe infernali con la scusa che qualche volta (poche) ho finto di gradire e ho mangiato tutto (solo per godermi lo spettacolo delle loro facce quando mangio tutto: pare che vincano millemila euro alla lotteria, sono così tonti che fanno quasi tenerezza (quasi).

Ovviamente ho tutte le intenzioni di divertirmi molto, quindi... apriamo 

Olivia's Restaurant!



CREMA DI ZUCCA, MAIS E TAPIOCA CON POLLO E CAROTE

(dosi per una pappa)

un pezzetto di zucca

una piccola carota

crema di mais e tapioca q.b.

un omogeneizzato di pollo

olio extravergine

parmigiano

Cuocere in acqua la zucca e la carota a pezzetti finchè diventano morbidissime.

Prelevare circa 200/250 ml di brodo di cottura (a seconda dell'appetito del bambino) e frullarvi le verdure con un frullatore ad immersione.

Scaldare bene brodo e verdure, spegnere e addensare con la crema di mais e tapioca.

Unire l'omogeneizzato di pollo precedentemente scaldato (nel microonde oppure a bagnomaria).

Condire con un cucchiaino d'olio e uno di parmigiano grattugiato.


Varianti e consigli:

- si può sostituire l'omogeneizzato con 50 grammi di petto di pollo bio. In questo caso va cotto insieme alle verdure e poi frullato.

- si può sostituire la crema di mais e tapioca con crema di riso oppure semolino

- anche se Olivia negherebbe pure sotto tortura in realtà questa pappa è una delle sue preferite. Ai bambini un po' inappetenti di solito è più facile far accettare verdure "dolci" come la zucca e le carote.

- non forziamo mai il bambino a finire la pappa, è controproducente e farà sviluppare un odio a prescindere per il momento della pappa. Ogni bambino ha i suoi tempi e la sua quantità di appetito che vanno sempre rispettati se vogliamo che crescendo impari ad amare il cibo.

Infine:

questa piccola rubrica non vuole certo sostituirsi alle indicazioni del pediatra o nutrizionista.

Qui vi porto la mia esperienza con quattro figli completamente diversi l'uno dall'altro e con Olivia che è un'esperienza e un mondo a sè.

Se mi leggete da un po' sapete che Olivia è nata con tre mesi d'anticipo, era una minuscola bimba di poco più di 500 grammi. Il suo percorso non è stato facile ma lei (che è comunque una bimba minuscola) ha la forza di un gigante e una volontà di ferro.

Credo che, nonostante abbia solo due denti e cammini come un ubriaco al suo ventesimo shottino, sia la persona più forte che io abbia mai conosciuto. Quindi se la pappa non le piace, non le piace e punto.

E, credetemi, sono molto poche le pappe che raggiungono voto "diesci".

Per questo nasce "Olivia's Restaurant", per Olivia e per tutti quei bambini (e mamme, papà e nonni) per cui lo svezzamento non è proprio una passeggiata.




CINNAMON ROLLS




Ed eccoci qui, all'8 gennaio, a tirare le somme dell'anno più strano della nostra vita e a riempire pagine di buoni propositi per il nuovo anno.

Io, questa volta, di buon proposito ne ho fatto solo uno: "vivere con leggerezza".

Per carattere io sarei "leggera" più o meno come un macigno di un paio di quintali.

Peso le parole, le frasi, prendo le cose (tutte) veramente troppo sul serio.

Rimugino per ore su una parola che mi è stata detta o su una che ho detto io.

Cerco sempre una spiegazione per tutto. Anche quando la spiegazione non esiste.

Per fortuna tengo (quasi) tutte queste elucubrazioni mentali per me, così sono in pochi ad accorgersi di quello che avviene nella mia testa.

Ecco, quest'anno facciamo che mi alleggerisco mentalmente (ad alleggerirmi fisicamente ormai ho rinunciato da tempo) e facciamo che smetto di ispezionare parole, toni e respiri (mamma mia come sono pesante!).

Adesso che vi ho ammorbato con i miei discorsi da psicopatica voglio lasciarvi una ricetta che ho amato al primo morso (ecco perchè fisicamente non potrò mai alleggerirmi).




Cinnamon rolls, ovvero, il profumo della felicità.

Questa ricetta è la versione migliore mai assaggiata: morbidissimi, burrosi e profumati di cannella.

Secondo me sono perfetti per la colazione della domenica (ma anche per tutte le altre colazioni). 


INGREDIENTI

(a me con questi ingredienti sono uscite 16 girelle ma parecchio grandi...)

600 grammi di farina per lievitati (la Manitoba va benissimo ma sceglietela di buona qualità)

mezza bustina di lievito di birra secco 

100 grammi di acqua

160 grammi di latte intero

50 grammi di zucchero semolato

90 grammi di burro molto morbido

1 uovo leggermente sbattuto

1 pizzico di sale

Per la farcia interna:

3 cucchiai di burro fuso

130 grammi di zucchero di canna

2 cucchiaini di cannella in polvere

Per la glassa:

2 cucchiaini di acqua

140 grammi di zucchero a velo vanigliato




Ho preparato un lievitino con 100 grammi di farina presa dai 600 totali, 50 grammi di latte (sempre preso dal totale) e 50 di acqua (sempre presa dal totale). Ho mescolato e ho messo a lievitare in una ciotola coperta con pellicole per due ore.

Per preparare questi dolcetti io ho usato la planetaria ma è un impasto che si può tranquillamente fare a mano, solo occorre più tempo e pazienza...

Ho inserito la restante farina nella planetaria, ho unito il lievitino, lo zucchero, l'acqua e il latte rimanenti. Poi ho unito l’uovo, poco alla volta e ho fatto lavorare l'impastatrice a velocità bassa fino ad ottenere un panetto. 

A questo punto ho iniziato ad aggiungere il burro a piccoli pezzetti, inserendo il successivo solo quando il precedente era stato ben incorporato. Per ultimo ho unito il sale.

Alla fine ho ottenuto un impasto molto liscio ed elastico. 

Ho formato una "palla" e l'ho lasciata lievitare in una ciotola coperta con pellicola da cucina a temperatura ambiente.

L'impasto deve raddoppiare, in questa stagione potrebbero volerci anche 4-5 ore.

Ho ripreso l'impasto e l'ho steso allo spessore di un centimetro formando un rettangolo.

L'ho spennellato molto bene con il burro fuso e poi spolverizzato con cannella e zucchero.

Ho formato un rotolo arrotolando dal lato più lungo e l'ho tagliato a fette di circa 3 centimetri.

Per tagliarlo ho usato un coltello ben affilato con la lama ben fredda (io l'ho messo qualche minuto in freezer) e infarinata.

Ho posizionato le mie girelle sulla teglia ricoperta di carta da forno, tenendole distanziate fra loro e ho lasciato lievitare per circa un'ora, coperte con pellicola da cucina.




Le ho cotte in forno preriscaldato a 180 gradi.

Le mie erano cotte in poco meno di 30 minuti ma vi consiglio di controllare dopo 25 minuti perchè non devono scurirsi troppo.

Ho preparato la glassa semplicemente unendo lo zucchero a velo all'acqua (unitela poco a poco, la glassa deve essere piuttosto densa) e ho decorato le mie girelle ormai raffreddate.






FUDGE AL CIOCCOLATO



Ho sempre subito il fascino del fudge. 

Nei film natalizi, nei libri, nei racconti ambientati a Natale, compare spessissimo e richiama alla mente alberi di Natale, sobborghi inglesi spolverati di neve, cucine decorate di rosso.

Tutti elementi che hanno su di me un fascino irresistibile.

Il mio primo esperimento però è stato un enorme fallimento: ho scelto una ricetta (ora lo so) completamente sbagliata ed il risultato sono stati dei cioccolatini decisamente troppo dolci e dalla consistenza inspiegabilmente farinosa.

Ho capito poi che le proporzioni erano completamente sbagliate: troppo latte condensato e un cioccolato non sufficientemente ricco di cacao.

Questa è la ricetta corretta.

Di una semplicità imbarazzante.

Ci sono infinite varianti e tutte, secondo me, golosissime.

Potete aromatizzare il fudge con scorza di arancia grattugiata per un effetto ancora più natalizio.

Oppure arricchirlo con frutta secca o solo nocciole.

Insomma, fatelo, mangiatelo e regalatelo. E poi rifatelo...




INGREDIENTI

200 grammi di cioccolato fondente

(io ho scelto di usare un cioccolato un po' amaro, all' 85% di cacao, perchè non amo il gusto troppo dolce)

170 grammi di latte condensato

un pezzettino di burro (io non l'avevo e non l'ho messo)

la punta di un cucchiaino di estratto di vaniglia (aggiunta mia)

un pizzico di sale (aggiunta mia, lo metto sempre nei dolci al cioccolato)


Ho tritato il cioccolato e l'ho sciolto a bagnomaria (nella ricetta dice di scioglierlo con un pezzetto di burro).

Ho tolto dal fuoco ed ho unito il latte condensato, la vaniglia e un pizzico di sale, mescolando bene.

Ho bagnato e strizzato bene un foglio di carta forno e ho foderato un contenitore (la misura del mio era circa 13 per 18).

Ho versato il mio composto livellandolo bene e l'ho messo a rassodare in frigorifero per un paio d'ore.

L'ho tagliato a quadrotti.

Va conservato in frigorifero ma è più buono se lo lasciate a temperatura ambiente per una decina di minuti almeno.

Confezionato in sacchettini o in un barattolo o in una scatolina carina può essere un'idea regalo per gli amici golosi!



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POLPETTE DI MANZO DELLA NONNA



Ricordo che sentivo il profumo già dal pianerottolo.

Abitava in una di quelle caratteristiche case di ringhiera del centro di Milano.

Era una casetta piccola ma era un piccolo gioiello, perfetta e pulitissima, sempre profumata di cera e di cose buone.

La domenica a pranzo c'era il rito delle polpette, e del sugo con la carne.

Mia nonna era arrivata a Milano dalla Puglia giovanissima, sola con un bambino.

Lei non si rendeva conto che, in quegli anni, era stata una vera e propria eroina.

Quando cucinava faceva miracoli, non c'era niente che non diventasse buonissimo passando fra le sue mani.

Ricordo lei che friggeva le polpette ed io, bambina, che aspettavo quel bocconcino di carne bollente che mi veniva dato avvolto in un tovagliolino. 

"Attenta che scotta!"

Ma io ero impaziente e non sapevo aspettare, valeva la pena di scottarsi un po'...


Domenica mattina, casa mia, tanti anni dopo.

Il rito somiglia al suo: il grembiule allacciato bene, la carne scelta, il formaggio, il pane ammollato nell'acqua.

Lo sfrigolio dell'olio bollente, il profumo.

Vale la pena di aprire una bottiglia di vino.

Il mio preferito, il Gabbriccio di Pakravan Papi perchè con le polpette della mia nonna ci vuole un vino sincero.

Ed ecco che nasce un inusuale aperitivo, con le polpette bollenti, il vino buono e le persone importanti, la famiglia. Proprio come piaceva a lei, nella sua piccola cucina, nella piccola casa di ringhiera nel cuore di Milano...



INGREDIENTI:

600 grammi di carne macinata di manzo di ottima qualità

2 uova

80 grammi di pecorino grattugiato

80 grammi di grana grattugiato

1 panino grande ammollato nell'acqua e poi ben strizzato

aglio in polvere

sale

pepe

prezzemolo tritato finemente

olio per friggere


Mescolare bene tutti gli ingredienti in una terrina, formare con le mani inumidite le polpette (scegliete la dimensione che vi piace di più) e friggerle nell'olio ben caldo.

Danno il meglio di sè mangiate appena fritte, ancora bollenti.

Se dovessero avanzarvi (non succederà) tuffatele in un sugo di pomodoro, fatele insaporire per una decina di minuti e poi conditeci la pasta. Mia nonna vi consiglierebbe le orecchiette ma in realtà stanno bene con tutto.




E il Gabbriccio?

Se volete assaggiarlo (e ne vale la pena) potete acquistarlo in tutta sicurezza qui:

PAKRAVAN PAPI - SHOP

Oppure se preferite potete mandare una mail direttamente a me: 

ultimissimedalforno@gmail.com 

CIAMBELLA ALLA ZUCCA E NOCCIOLE

 


Sono una persona incorreggibile.

Avrei dovuto pubblicare questo post almeno tre settimane fa e invece, come al solito, mi sono persa ed eccomi qui, a pubblicare il 16 ottobre una ricetta cucinata il 26 settembre.

Avrei anche delle valide ragioni ma ve le risparmio.

Piuttosto preferisco chiacchierare di come l'autunno sia finalmente arrivato, di come finalmente possiamo avvolgerci in maglioni caldi, delle domeniche pomeriggio sul divano a leggere mentre fuori piove.

L'autunno mi fa sempre pensare che, dopotutto, le cose belle della vita sono le più semplici e che si possa essere perfettamente felici davanti a un cartoccio di caldarroste accompagnate da un bicchiere di vino rosso.

Viviamo una situazione difficile e unica, non abbiamo precedenti su cui basarci, viaggiamo così, a braccio.

Possiamo reagire negando l'evidenza, facendo gli spacconi, affermando che tanto si sta solo esagerando. Possiamo fare finta di niente e abbassare la mascherina, dire ma chissenefrega. Possiamo continuare a guardare solo il nostro interesse infischiandocene di quello degli altri.

Oppure.

Oppure possiamo smettere di guardare solo il nostro orticello. Possiamo alzare gli occhi per guardare al di là del nostro naso. Possiamo prenderci cura di chi amiamo ma anche di chi non conosciamo.

Possiamo rispettare le regole, indossare correttamente la mascherina, lavarci spesso le mani e insegnare ai nostri figli a fare altrettanto.

Possiamo evitare di creare o di partecipare a situazioni a rischio, ci sarà tempo per feste e serate movimentate.

Possiamo riscoprire la semplicità, i piccoli gesti d'amore, la gentilezza.

Accendere candele, riempire la casa di lucine, plaid e cuscini.

Possiamo accendere il forno, preparare un dolce che profuma d'autunno, cuocere il pane, riempire l'aria del profumo di una vellutata.

Possiamo prenderci cura: di noi stessi, della nostra casa, dei nostri cari, di tutte le altre persone, della nostra comunità ma anche del nostro pianeta. Abbiamo bisogno di attenzione e gentilezza.


"Abbi cura di tutto."

(Periandro)



INGREDIENTI

(io ho usato uno stampo da ciambella di 20 cm di diametro)

70 grammi di farina di nocciole

120 grammi di farina 00

80 grammi di fecola di patate

250 grammi di zucca già pulita e tagliata

80 grammi di burro fuso

50 millilitri di latte 

3 uova medie

150 g di zucchero (bianco oppure di canna) 

1 bustina di lievito per dolci

mezzo cucchiaino di cannella in polvere

i semini di una bacca di vaniglia

1 pizzico di sale


Ho cotto la zucca a vapore finchè non è risultata morbidissima e poi l'ho frullata.

Ho separato i tuorli dagli albumi e ho montato questi ultimi a neve, tenendoli poi da parte.

In una terrina ho setacciato la farina con la fecola e il lievito.

Ho sciolto il burro e l'ho fatto raffreddare.

Ho acceso il forno a 180 gradi.

Nella ciotola della planetaria ho inserito i tuorli e li ho montati con lo zucchero finchè sono diventati gonfi e spumosi.

Ho unito il latte a filo, la zucca frullata, la cannella, i semi della bacca di vaniglia, il sale, sempre continuando a lavorare con le fruste.

Ho unito la farina di nocciole e poi il composto di farina, fecola e lievito, alternandolo con il burro fuso.

Infine, con molta delicatezza e usando una spatola di silicone, ho unito gli albumi stando attenta a non smontare il composto.

Ho imburrato e infarinato uno stampo da ciambella dal diametro di 20 centimetri.

Ho versato l'impasto e ho infornato.

La mia torta ha cotto per 40 minuti ma vi consiglio di controllarla dopo 35 perchè ogni forno ha tempistiche diverse.