email: comgen@ofm.org - Tel: +39-0668491366 Fax: +39-0668491364

banner2

Collapse OFM NEWS

S. MARIA DEGLI ANGELI

Fr. José Rodríguez Carballo, ofm - Ministro generale O.F.M.

 

Assisi 2 agosto 2003

FESTA DEL “PERDONO D’ASSISI” 2003

Cari Fratelli e Sorelle: Pace e Bene!

Ancora una volta siamo accorsi numerosi a questo “angolo di Paradiso”, il luogo più caro a Francesco, la Porziuncola, per metterci sotto il tenero sguardo di nostra Madre, la Signora degli Angeli. Ci siamo raccolti mossi dal desiderio di celebrare la festa del perdono, della misericordia e della riconciliazione. Dico celebrare, e parlo di festa non a caso: il Signore è stato grande con noi e noi vogliamo mostrare la nostra gioia. Il Signore cancella le nostre colpe, ci lava dai nostri peccati (cfr. Sal 50), per questo facciamo festa e, come Maria la «benedetta fra tutte le donne» (cfr. Lc 1, 42), cantiamo la misericordia di Dio che raggiunge i suoi fedeli di generazione in generazione (cfr. Lc 1, 50).

Il Signore ci ha sollevato dall’abisso profondo in cui eravamo caduti a causa dei nostri peccati, ci ha liberato dal dominio della morte e dell’odio; pieni di gioia, insieme a Francesco, lo ringraziamo dicendo: «Tu sei santo, Signore, Dio unico, che fai cose stupende... tu sei il bene, tutto il bene, il sommo bene... tu sei amore... tu sei pazienza... tu sei la nostra gioia e speranza... tu sei il custode e il difensore nostro» (cfr. LodAl 1-6). Fratelli e Sorelle, questo è il primo motivo della nostra presenza qui, oggi: proclamare il Dio Amore (cfr. 1Gv 4, 7), il Dio lento all’ira e ricco di misericordia, proclamare a tutti il suo grande amore per noi (cfr. Sal 82, 3). Per questo il nostro spirito, preso per mano da Maria, erompe in canti di lode: «L’anima mia proclama la grandezza del Signore, il mio spirito gioisce in Dio mio salvatore» (Lc 1, 46-47). «Come sono grandi le tue opere, Signore!» (Sal 92, 6).

Celebriamo, facciamo festa perché la pecora smarrita –tu ed io- è stata riportata all’ovile (cfr. Lc 15, 6); celebriamo, facciamo festa perché quella moneta di valore incalcolabile che era stata perduta –tu ed io- è stata ritrovata (cfr. Lc 15, 9); celebriamo, facciamo festa perché il figlio prodigo –tu ed io-, dopo avere sperperato tutto ciò che il Signore gli aveva donato vivendo come un libertino (cfr. Lc 15, 13), è tornato alla casa del Padre; il figlio perduto –tu ed io- è stato ritrovato; il figlio morto –tu ed io- è tornato alla vita (cfr. Lc 15, 32). Rallegriamoci insieme perché in cielo c’è più gioia per un peccatore che si converte che per novantanove giusti che non sentono la necessità della conversione (cfr. Lc 15, 7).

Attenzione, però: questa festa, la musica e la danza che accompagnano il ritorno del figlio prodigo, hanno senso, possono essere comprese e suonate solo da parte di coloro che sentono il bisogno di salvezza, riconoscono la propria condizione di peccatori e innalzano al Signore la propria preghiera di supplica insieme al salmista: «Lavami e sarò più bianco della neve...; crea in me un cuore puro...; rendimi la gioia della tua salvezza...; e la mia bocca proclamerà la tua lode» (Sal 50, 9-17). Chi non ha questa coscienza del peccato, chi si sente estraneo alle strutture di peccato che ci circondano, lo “stupido” e l’ “insensato” (così li chiama la Bibbia, perché tali sono coloro che non riconoscono la propria condizione di peccatori), non può capire il motivo di tanta gioia, non riesce a cogliere la ragione di una simile festa e, come il pubblicano della parabola, tornerà a casa così come ne era uscito: pieno di meriti, ma non giustificato (cfr. Lc 18,9-14).

Ma: davvero abbiamo motivi per riconoscerci peccatori?

Guarda a te stesso, al tuo egoismo senza limiti; guarda alle diverse idolatrie che ti guidano (i soldi, il sesso, lo sballo...); guarda la tua sete di potere che si disinteressa del bene degli altri; guarda la ricerca sfrenata del piacere, che non rispetta né te stesso né gli altri; guarda i comportamenti contro la vita, tua e degli altri; le violazioni della giustizia e della pace... Guarda a te stesso: troverai ragioni sufficienti per sentirti peccatore e confessare: «riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre davanti» (cfr. Sal 50, 5).

Guarda adesso a quanto ti circonda: l’abisso che separa i poveri dai ricchi si sta allargando. Mentre alcuni si arricchiscono senza scrupoli, altri si impoveriscono ad una velocità spaventosa. I dati su questo punto sono scandalosi: ci sono 19 Paesi in cui una persona su quattro soffre la fame (e sono i due terzi dell’umanità); in 7 Paesi un bambino su quattro muore prima di aver raggiunto i cinque anni di età; un miliardo e duecento milioni di persone vivono con meno di un euro al giorno; un miliardo di persone non ha accesso all’acqua potabile; 115 milioni di bambini non possono avere l’istruzione primaria... mentre alcuni vivono nello spreco, la stragrande maggioranza degli abitanti del pianeta vive al di sotto della soglia minima di povertà. Guarda quello che esiste intorno a te e ascolta la voce della tua coscienza: certamente ti sentirai in colpa, e comprenderai la necessità di confessare il tuo peccato e di implorare misericordia. «Abbi misericordia di me per la tua bontà, per la tua immensa compassione lava la mia colpa» (cfr. Sal 50, 3).

Ma, ci chiediamo: cosa è il peccato? Il peccato, cari fratelli, è anzitutto e soprattutto negazione d’amore. «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente...» e «amerai il prossimo tuo come te stesso» (Mt 22, 37-39). «Ama e fa’ quel che vuoi», diceva il grande Agostino. Chi ama non tradirà mai la persona amata. Quando pecchiamo, invece, voltiamo le spalle al Dio amore, a Dio che ha tanto amato il mondo da dare il suo proprio Figlio –e qui ciascuno pensi a se stesso, perché l’amore di Dio è universale, ma al tempo stesso è molto concreto e personale-. «L’amore non è amato», gridava piangendo san Francesco «vero amante», come lo definiva s. Chiara (TestsC 5). Ecco il peccato: non riconoscere Dio come amore, anzi, vedere in Lui un concorrente, qualcuno che si oppone alla piena realizzazione di me stesso.

Peccato, secondo Francesco, è anche appropriarsi dei beni e dei doni che il Signore ci ha affidato perché li mettiamo a servizio degli altri, non solo per noi stessi. Da qui nasce la necessità di restituire a Dio tutti i beni che da Lui solo provengono, da Lui che solo è buono (cfr. Am 18, 2). Non restituire significa appropriarci di ciò che non ci appartiene, e secondo Francesco, per il quale all'uomo appartiene solo il peccato, questo sarebbe un autentico furto. Così, come ci dice lo stesso Francesco, «chi trattiene qualcosa per sé, nasconde il denaro del Signore suo Dio e ciò che credeva di possedere gli sarà tolto» (cfr. Am 18, 2).

Infine, il peccato è credersi uguali a Dio. «Sarete come dei, conoscerete il bene e il male», disse il serpente alla donna (cfr. Gen 3, 5). Quando pecchiamo, ci illudiamo di renderci uguali a Dio, come successe ad Adamo e ad Eva, decidendo cosa è il male e cosa è il bene secondo le nostre convenienze del momento. Il risultato lo conosciamo bene: ci ritroviamo “nudi”, come Adamo ed Eva, indifesi ed esposti ad ogni pericolo, privati della nostra dignità di persone umane.

Cari fratelli e sorelle, con cuore umile, ma pieno di fiducia, vogliamo riconoscere e confessare il nostro peccato (cfr. Sal 32, 5); oggi, attraverso l’Indulgenza della Porziuncola, per intercessione di colei che non conobbe colpa, Santa Maria degli Angeli, si compie anche per noi quanto abbiamo ascoltato e proclamato nel salmo responsoriale: il Signore ci ha dato ascolto (cfr. Sal 33, 18), ci ha liberato da tutti i nostri timori e da tutte le nostre angosce (cfr. Sal 33, 5.7) e ha perdonato tutte le nostre colpe (cfr. Sal 32). «Gustate –fratelli e sorelle- e vedete quanto è buono il Signore» (Sal 33, 9). Per questo, mentre ci impegniamo a preservare la lingua dal male e le labbra dalla menzogna, mentre decidiamo con fermezza di liberarci dal male e di operare il bene (cfr. Sal 33, 14-15), insieme al salmista gridiamo colmi di gioia e proclamiamo: «Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato e salva gli spiriti affranti» (Sal 33,19). Sia benedetto il Signore in ogni tempo!


 

form News Main

banner2


footer footer footer footer footer footer footer
footer footer
footer footer footer footer footer footer footer
footer footer footer footer
Designed, created and updated by John Abela for © Communications Office - Rome (03/08/2003)
Fill in our Guestbook Form - We appreciate your opinion
Uses CSS and Javascript