email: mingen@ofm.org
 

banner

UNA DATA INDELEBILE
NELLA STORIA DEL SANTUARIO DELLE STIMMATE

Il X anniversario della visita di Giovanni Paolo II alla Verna

Fr. José Rodríguez Carballo, ofm
Ministro generale

[L'Osservatore Romano, 4 ottobre 2003, p. 7]

Il 17 settembre 1993 è ormai scritto in modo indelebile nella storia del Santuario della Verna. Quell'anno la memoria liturgica delle Stimmate, ricevute da Francesco di Assisi il 17 settembre 1224, fu celebrata da Giovanni Paolo II che salì come Pellegrino su quel monte santo, testimone secolare del grande amore del Poverello di Assisi per Cristo e Cristo crocifisso. Già nel 1969 e nel 1971, in occasione del 25° di sacerdozio, Carlo Wojtyla visitò la Verna, ma il pellegrinaggio del 17 settembre 1993 fu un avvenimento tutto speciale, come ebbe a sottolineare egli stesso. Vi si recò, infatti, come Vescovo di Roma e successore dell'Apostolo Pietro, aprendo così quel luogo montagnoso e solitario al mondo intero: «Tutto il mondo ha detto il Papa dovrebbe pellegrinare alla Verna…, dove è nato non solamente il francescanesimo, ma è nato di nuovo anche il cristianesimo».

In quel 17 settembre 1993 che cosa ha attratto il Papa, tantissimi giovani, fedeli, religiosi e religiose in quel «luogo che, otto secoli fa, fu spettatore della mistica identificazione tra il Cristo crocifisso e il suo straordinario imitatore, Francesco d'Assisi?». «Ad attirarvi rispose il singolare Pellegrino all'Angelus è stata la figura carismatica del Poverello. Passano i secoli, e il Santo di Assisi ci parla come se vivesse oggi».

Non solo il luogo, dunque, può «accogliere» tutti, ma anche lo stesso Francesco, nonostante che «possa apparire inimitabile e lontano», ha una proposta di vita per il nostro oggi.

Giovanni Paolo II ha invitato tutti a «pellegrinare» sul monte delle Stimmate. I primi ad accogliere l'invito, però, devono essere quelli e quelle che hanno scelto di seguire Cristo secondo la forma di vita suggerita dallo Spirito a Francesco e che qui sulla Verna ha ricevuto il suggello inaudito, come scrisse Frate Elia, dopo la morte di Francesco, per presentare ai Frati e alla Chiesa le Stimmate impresse dal Crocifisso sul corpo di Francesco.

Per comprendere come vivere il «santo proposito» di seguire più da vicino le orme di Cristo povero e crocifisso e come suscitare tra gli uomini di oggi il desiderio di Dio, perché è «il bene, tutto il bene, il sommo bene» (FF 161)? Bisogna farsi pellegrini verso la montagna del dolore e della speranza per apprendere la lezione della Verna, resa contemporanea dalle «parole» del Papa che hanno scandito ogni momento di quella giornata memorabile.

Quelle «parole» ci rinviano alla nostra «ragion d'essere»: andare per il mondo ad annunciare il Vangelo. L'andare, però, deve seguire l'itinerario esemplificato dalla Verna e dalle Stimmate. «Attraverso di lui [Francesco] ha detto il Papa nell'omelia Cristo ha voluto proclamare il Vangelo non solo alla sua epoca ma anche alle altre, alla nostra, a culture e civiltà molto diverse».

L'andare per il mondo per annunciare la Buona Novella, cioè, deve essere accompagnato dal vivere radicalmente il Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo, avendo nella bisaccia solo lo «spirito del Signore e la sua santa operazione» (FF 104) e cercando di guarire o medicare le stimmate degli uomini che incontriamo lungo la via.

Ripensando alla «parole» dettate dal Papa sul santo monte possiamo capire come rispondere alle attese dei nostri contemporanei, sintetizzate nel bisogno «reale di verità, di essenzialità e di autentica esperienza di Dio». Il come ci viene suggerito da Giovanni Paolo II nel discorso alle Comunità francescane presenti e nella preghiera a san Francesco stigmatizzato della Verna: irradiando la spiritualità francescana, diventando memoria viva dei valori cristiani, scegliendo totalmente Dio «da cui sgorgano il servizio sincero per ogni uomo e impegno fattivo per la costruzione della pace».

Più volte il Papa si è soffermato sul fascino che «san Francesco continua ad esercitare su innumerevoli persone», poiché «offre con tutta evidenza l'immagine di un uomo autentico, di un uomo riuscito». L'autenticità della sua testimonianza umana ed evangelica, la freschezza del suo messaggio non scaturisco da circostanze particolarmente fortunate, ma da una sua scelta precisa: «è la scelta di Cristo. Dal colloquio del giovane Francesco col Crocifisso di S. Damiano fino all'identificazione col Cristo crocifisso, plasticamente espressa dalla Stimmate che riceve qui alla Verna, c'è tutto il suo cammino di conversione». «Ecco: il Cristo ascoltato a S. Damiano, abbracciato nel fratello lebbroso, è la nuova luce di Francesco», che lo conduce a convogliare tutto pensieri desideri, aspirazioni e vita in un unico centro vitale: la Croce di Cristo come «via e fiaccola della verità». Le Stimmate ricevute sulla Verna sono la manifestazione visibile del suo desiderio profondo di vantarsi unicamente e solamente «della croce del Signore nostro Gesù Cristo» (cfr. Gal 6,14) e la ragione del suo fascino.

L'itinerario spirituale indicato da Francesco può sembrare non comprensibile alla mentalità moderna che rifugge dalla croce. Ma lo stigmatizzato della Verna proclama che la Croce è la manifestazione suprema dell'amore di Dio per l'uomo. «A questo amore sconfinato ha affermato il Papa Francesco ha reso testimonianza e continua a rendere testimonianza ai nostri giorni». È proprio tale amore a dare significato alla vita. Perdendo la vita per Cristo, infatti, Francesco l'ha salvata in modo straordinario. «Il cantico di frate sole», scritto dopo una notte insonne per le sofferenze della malattia, ne è la più convincente dimostrazione: non è «soltanto una meravigliosa preghiera, ma anche un inno di lode alla vita, alla gioia, al mondo visto nella luce di Dio». Soprattutto i giovani, così sensibili al fascino di Francesco e alla testimonianza evangelica di Giovanni Paolo II, sono in grado di apprezzare l'amore appassionato di Francesco per la vita. A loro, infatti, così è rivolto il Papa: «Amate la vita!… Amatela nella bellezza della natura, nella gioia dell'amicizia, nelle conquiste della scienza, nella lotta generosa per la costruzione di un mondo migliore».

Al termine del nostro pellegrinaggio in «compagnia» del Papa ed illuminati dalla sua «parola», non ci rimane che ringraziare il Signore per averci donato la Verna ed inginocchiarci con Giovanni Paolo nella Cappella delle Stimmate. Per rinnovare al Poverello di Assisi l'istanza che il mondo ha bisogno del suo cuore, dei suoi piedi, delle sue mani e della sua voce. Per chiedergli di aiutare gli uomini a liberarsi dal peccato e dalle sue strutture, di ravvivare nelle coscienze l'urgenza della pace, di trasfondere nei giovani il gusto della vita, di donare agli offesi la gioia del saper perdonare e di riaprire ai sofferenti e agli smarriti le porte della speranza.


Space Space Space Space Space Space Space
logo logo
logo logo logo logo logo logo logo
logo logo logo logo
Designed, created and updated by John Abela for © Communications Office - Rome (07.10.2003)
Fill in our Guestbook Form - We appreciate your opinion