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Il Ministro generale pellegrino in Terra Santa:
al sito della Natività
(Betlemme, 29.10.2003)

holy land cross

BEATI I COSTRUTTORI DI PACE


Fratelli e sorelle: “Pace ai vicini, pace ai lontani”.

Qui, in questa terra benedetta, al compiersi dei “giorni del parto” (Lc 2,6), al tempo dell’imperatore Cesare Augusto (Lc 2,1), da Maria Vergine è nato il Salvatore, Cristo Signore (Lc 2,11). Qui nacque la Pace: Lui è la nostra Pace (cf. Mi 5,4). Qui “una moltitudine dell’esercito celeste” annunciò il Vangelo della pace dicendo: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama” (Lc 2,14).

Nacque la Pace, ma il mondo non la riconobbe (Gv 1,10). “ Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto” (Gv. 1,11). Venne annunciato il vangelo della pace, ma non gli si prestò ascolto. Un popolo si levò contro un altro popolo e la guerra occupò il posto della pace. La spirale della violenza si estese dal nord al sud del paese e nella città di Davide, come nel resto della Terra Santa, la vendetta e l’odio, oggi come ieri, sembrano avere l’ultima parola. La distruzione e la morte ferirono gravemente la città del “principe della pace” (cf. Is 9,6) e nella “casa del pane”, chiamata ad essere “albergo della pace” (cf. Is 32,18), casa dell’ospitalità, “tenda” dell’incontro, si fecero di nuovo udire grida di terrore e Rachele continua a piangere per i fratelli – giudei, cristiani e musulmani – che, proclamando la loro fede nell’unico Dio, si continuano ad ammazzare.

Così la speranza di pace e riconciliazione tra gli abitanti di questa terra sembra svanire, mentre noi ci sentiamo impotenti di fronte a tanta violenza, odio e rancore. Allora chiediamo: Fino a quando Signore? Fino a quando? Quando cesseranno le guerre e i conflitti? Quando noi uomini ascolteremo il vangelo di pace proclamato in questa terra? Quando potremo vedere questa terra pacificata? E il nostro grido diventa preghiera: Dacci, Signore, il dono della pace! “Dona la pace, Signore”! Dacci Signore una pace duratura basata sulla giustizia, nel rispetto per l’altro, nell’accettazione delle differenze; dacci, Signore, una pace basata sul perdono.

Mentre preghiamo per il dono della pace in questa terra, bagnata dal sangue dell’Agnello che toglie il peccato del mondo, in questa terra santa per le tre grandi religioni monoteiste, non possiamo fare a meno di gridare e di condannare, ancora una volta, il terrorismo, la violenza, la guerra. Lo facciamo con la debole voce di Francesco, ma forti per la potenza del Vangelo: in nome di Dio che noi, giudei, cristiani e musulmani confessiamo come forte, grande e misericordioso (cf. Sal 85,10); in nome di Dio che noi cristiani confessiamo come amore (cf. 1Gv 4,8.16); in nome di Dio che Francesco canta come “il bene, tutto il bene, il sommo bene … speranza e gioia, giustizia, fortezza e refrigerio … “ (LodAlt); in nome del “Dio pace” (Gdc 6,24) …, a tutti i responsabili di questa situazione in terra Santa, vi chiediamo, con profonda umiltà – “baciandovi i piedi” – ma con la forza che sale dal grido delle vittime innocenti e di tutti gli uomini di buona volontà: smettete di uccidere, cessi il terrorismo, non cedete alla tentazione dell’odio, della violenza, della morte. Lavoriamo tutti instancabilmente perché “le ferite siano curate” (Is 57,19) e su questa terra si sparga “la pace come un fiume” (Is 66,12). Lavoriamo tutti instancabilmente perché le spade si trasformino in aratri e le lanci in falci (cf. Is 2,4). Lavoriamo senza risparmiare gli sforzi, perché il progetto di Dio su tutti gli abitanti di questa terra – “progetti di pace e non di sventura” (Ger 29,11) – si trasformi in una bella realtà.

Il mondo, le parti in causa, ciascuno di noi, non possiamo curare superficialmente le piaghe del popolo dicendo di volta in volta “pace, pace”, per poi constatare che “non c’è pace” (cf. Ger 6,14). Le urla dei morti, un silenzio di fatto obbligato, gridano al Signore e al cuore di tutti gli uomini e donne di buona volontà. Il mondo non può rimanere insensibile a queste grida. Non ci inganniamo: “non ci si può prendere gioco di Dio” (Gal 6,7).

Facendoci eco delle parole di Giovanni Paolo II, profondamente convinti, oggi ripetiamo: non c’è alternativa al dialogo e alla pace. Se non vogliamo distruggerci “del tutto gli uni gli altri” (Gal 5,15), non abbiamo altra via d’uscita che non sia il dialogo e la pace.

Questo dialogo e questa pace presuppongono la capacità di guardare il volto degli altri, in particolare di color che maggiormente soffrono le conseguenze della violenza, scoprirli come esseri umani con la nostra stessa dignità. Il dialogo e la pace presuppongono il riconoscimento che i popoli che abitano questa terra hanno tutti lo stesso diritto alla libertà e alla sicurezza. Il dialogo e la pace presuppongono, alla fine, perdonare e strappare dai nostri cuori l’idolo dell’odio e del rancore. Le comunità dei credenti – giudei, cristiani e musulmani –, se vogliono contribuire alla pace in questa terra, devono trasformarsi in religioni di pace e superare tutto ciò che nelle nostre tradizioni potrebbe favorire l’ostilità e la distruzione dell’altro.

Duemila anni fa da una montagna non lontana da questa terra proclamava: “Beati i costruttori di pace” (Mt 5,9). Cari fratelli, per un particolare progetto del Signore noi Frati Minori siamo stati chiamati a essere Custodi, in nome della Chiesa cattolica, di questa terra. Lungo i secoli i francescani non hanno mai cessato di proclamare in questa terra e nel mondo intero il vangelo della pace e della riconciliazione. Qui come altrove siamo stati costruttori di ponti, di unità, di riconciliazione. Oggi questa chiamata appare più urgente che mai. Smetteremo di rispondere a questa vocazione? Sono sicuro di no! Proprio il passato molto recente e molto vivo in tutti noi ce lo dimostra. Come dimenticare la vostra mediazione nel conflitto esploso proprio qui a Betlemme? Grazie di cuore per la vostra testimonianza che sfiorò l’eroismo. Grazie per la vostra presenza in questo “luogo di frattura”. Grazie perché vigilate su questo luogo santo, grazie per coloro che se ne prendono cura.

Cari fratelli della Custodia francescana di Terra Santa, proprio in nome di tutti i fratelli francescani del mondo e in nome di tutti gli uomini di buona volontà, vi invito di cuore a scoprire nuovi cammini di dialogo e di incontro. A essere voi stessi cammini di dialogo e di incontro, strumenti di riconciliazione, suscitando nel cuore di tutti gli uomini con cui vi incontrate un fermo desiderio di lavorare per una pace duratura in Terra Santa. Vi invito a essere in questa terra profeti dell’amore e servitori della riconciliazione. Vi invito, con la preghiera attribuita a san Francesco, a portare pace dov’è la guerra, a portare amore dov’è l’odio, a portare il perdono dov’è l’offesa, a portare speranza dov’è disperazione…Senza dimenticare, cari fratelli, che solo chi porta la pace, l’amore, il perdono,e la speranza nel suo cuore può seminare questi semi nei cuori degli altri e senza dimenticare nemmeno che la vita fraterna in fraternità è per noi, Frati Minori, la testimonianza più eloquente in favore della pace e della riconciliazione.

I francescani di oggi, come tutti i credenti, sono chiamati a contribuire efficacemente alla costruzione di un mondo “pacificato! E “pacificatore”. Chiediamo questa grazia al Principe della Pace per l’intercessione della Regina pacis, al cui cuore di madre affidiamo i nostri profondi desideri di pace.

Fratelli e Sorelle: “Che il Signore vi dia la pace”.



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