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Il Ministro generale pellegrino in Terra Santa:
al Santuario della Annunziazione
(Nazaret, 31.10.2003)

holy land cross

FIAT

Cari fratelli: Pace e bene!

“Ave Maria, piena di grazia…” (Lc 1,28).

Oggi è una bella giornata non solo perché splende il sole, ma anche e soprattutto perché siamo a Nazareth e, più precisamente, nella casa della fanciulla di Nazareth, la Vergine Madre e, quindi, nella casa di ciascuno di noi. Lasciamoci trasportare dall’emozione di incontrarci di nuovo con la Madre e gustiamo le parole con cui l’angelo la saluta: “Ave o Maria, tu sei la ricolmata di grazia del Signore…”. È lei, la nostra Madre, colei che ha la grazia in abbondanza, la “benedetta fra tutte le donne” (Lc 1,42).

Francesco di Assisi, mosso dall’amore e lasciandosi trasportare dalla contemplazione del saluto di Gabriele si “prodiga” in “gentilezze” verso la Madre, per la quale il Signore della maestà si è fatto nostro fratello (cf. 2Cel 198 Rnb 23): “Ave Signora, santa Regina, santa Madre di Dio Maria” le dice Francesco e con lui oggi anche noi le diciamo. “Che sei vergine fatta Chiesa ed eletta dal santissimo Padre dal cielo e da Lui, col santissimo Figlio diletto e con lo Spirito Santo Paraclito, consacrata; ave sua tenda; ave sua casa; ave suo vestimento; ave sua ancella; ave sua madre …” (SalBMV). Lei, la “Signora poverella”, la “Tota pulchra”, l’“Immacolata”, è l’immagine più perfetta della indicibile grandezza e bellezza di Dio.

Il saluto a Maria deve però essere accompagnato dalla risposta data dalla fanciulla di Nazareth. “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga – fiat – di me quello che hai detto” (Lc 1,38). Nella storia della salvezza ci sono stati fondamentalmente tre “fiat”. Il primo è quello pronunciato da Dio al momento della creazione: “Sia la luce, il firmamento … facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza” (Gn 1,3ss). Frutto di questo “sì”, di questo “far accadere” da parte di Dio, è il “miracolo” della creazione: “Dio vide che tutto era buono…” (Gn 1,31). Il secondo “sì”, teologicamente parlando, è stato il sì di Gesù, quando, conoscendo il disegno della salvezza di Dio, pronuncia il suo “fiat”: “Ecco io vengo, o Dio, per fare la tua volontà” (Eb 10,7). Un “fiat” che rinnoverà costantemente nel corso della sua esistenza (Lc 2,49) e in particolare nel momento della sua agonia nel Getsemani: “Padre … non si compia la mia, ma la tua volontà” (cf. Mt 26,39). Frutto di questo “fiat” è il “miracolo” della redenzione. Il terzo “fiat” è quello pronunciato da Maria qui, in questa santa grotta: “avvenga – fiat – di me quello che hai detto”. E come risposta divina al “fiat” di Maria, in questo stesso santo posto, il Verbo si fece carne: “Verbum caro hic factum est”. Ma la storia della salvezza continua e seguendo la disponibilità di Gesù nel compiere la volontà del Padre e quella di Maria nel compimento di quanto le prospetta l’inviato celeste, molti uomini e donne abbiamo detto il nostro “fiat” al Signore nella vita consacrata, coinvolgendo tutto il nostro essere e promettendo di amarlo con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima, con tutte le nostre forze (Dt 6,5). Grazie alla fedeltà di questi uomini e di queste donne e, soprattutto, grazie alla fedeltà di Dio in questi uomini e in queste donne, la storia della salvezza, iniziata con la creazione e che nella redenzione trova il suo momento culminante, continua e si realizza nella vita di tanti uomini e donne che aprono il loro cuore al Vangelo.

Oggi, cari fratelli, è per tutti noi una bella occasione per fare “memoria” e rendere grazie del “sì” che Dio ha detto a noi e del nostro “sì” a Lui. Non posso poi fare a meno di ricordare che qui, nelle mani di fr. Justo Artaraz, il 1° gennaio dell’anno 1965 ho emesso la mia professione nell’Ordine dei Frati Minori. Quanto amore, o Signore, hai riversato su di me da quel momento! E tu, “Fanciulla di Nazareth”, quante volte mi hai manifestato la tua materna protezione in questi anni! Per tutto l’amore riversato su di me, su tutti i fratelli e le sorelle francescane e su tutti i consacrati: “L’anima mia proclama la grandezza del Signore” (Lc 1,46). Ma, d’altra parte, da quel giorno quanta infedeltà da parte mia! Quanti rifiuti da parte di molti di noi che un giorno abbiamo detto come Pietro: “Ti seguirò fino alla morte” (cf. Mt 26,33). Quanti abbandoni …! Per la mia infedeltà, Signore, per l’infedeltà di tanti e tanti consacrati: “Pietà di me, Signore, nel tuo grande amore cancella tutte le mie colpe…” (Sal 50,1).

Cari fratelli, la vocazione è come un giorno sempre nuovo. Il Signore la rinnova in ogni momento della nostra vita: all’alba della nostra esistenza, nella nostra giovinezza, come è accaduto al giovane ricco (cf. Mt 19,16-22); nel meriggio della nostra vita, cioè nell’età adulta, come ai primi discepoli (cf. Mt 4, 18-22) e a Matteo (cf. Mt 9,9); alla sera della nostra giornata, nell’età avanzata, come a Simone (cf. Gv. 21,19). Così anche la nostra risposta deve essere ogni giorno rinnovata, altrimenti muore, come muore un fiore delicato sotto il sole se non lo si bagna adeguatamente. Non esiste età in cui la risposta sia tanto certa, da risparmiarci la fatica di ascoltare con attenzione la quotidiana chiamata del Signore. Nessuno può considerarsi esente dal doversi impegnare con cura alla propria crescita umana e vocazionale (VC 69). La chiamata, come la risposta, sono delicate, come delicato è l’amore di cui sono frutto. La chiamata, se viene ascoltata, ispirerà costantemente il cammino di crescita e di fedeltà e ci spingerà a vivere in pienezza la gioventù del nostro amore e del nostro entusiasmo per Cristo, anche “quando la fedeltà si fa più difficile” (VC 70). In questo contesto vi invito, cari fratelli, a riscoprire ogni giorno, in ogni circostanza della vita “il senso dell’alleanza” stabilita tra Dio e noi; un’alleanza “che Dio per primo ha stabilito e non intende smentire” (VC 70) e alla quale noi ci sentiamo obbligati a rispondere con cuore indiviso, con totale generosità, perché anche dalla nostra parte non venga mai meno. Sarà questa riscoperta e il ricordo costante della nostra professione ciò che ci porterà a mantenere il desiderio della prima consegna di sé, la freschezza del primo amore.

Mossi dall’amore che il Signore ha per noi e dall’esempio della prima e più fedele discepola di Gesù, chiediamo in questo bel giorno di rinnovare il nostro “sì” al Signore. Seguendo la formula della nostra professione (cf. CCGG 5,2), rinnoviamo i nostri voti, per i quali ci obblighiamo a vivere durante tutta la nostra vita in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità; rinnoviamo il nostro fermo desiderio di osservare fedelmente la Regola che professiamo e le Costituzioni del nostro Ordine; rinnoviamo anche l’impegno di consegnarci con tutto il cuore alla fraternità a cui apparteniamo …; rinnoviamo tutto questo perché possiamo “portare a compimento la nostra consacrazione al servizio di Dio e della Chiesa e per il bene degli uomini”. Insieme alla Chiesa, per l’intercessione della Beata Vergine Maria Immacolata, del nostro Padre san Francesco e di tutti i santi, e contando sull’aiuto dei fratelli, chiediamo al Signore – che “passando lungo il mare” delle nostre vite ci “vide”, ci “amò” e ci “chiamò” per nome perché lo seguissimo (cf. Mc 1,16ss) – che non ci abbandoni, che non ci permetta di cadere nella tentazione…, che porti a termine l’opera delle sue mani.

Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, ora e sempre. Amen.


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