Primo maggio: dietro il Concerto, un anno di lotte per il lavoro
Saranno almeno 800 mila, oggi, i partecipanti al grande, tradizionale concerto del Primo Maggio in piazza San Giovanni. Ci saranno anche i vertici dei sindacati confederali a ricordare che questo concerto di piazza celebra la Festa dei Lavoratori. Ma ci voleva il gesto del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha invitato al Quirinale i precari dell'Ispra, per riportare l'attenzione di tutti sul significato e sul messaggio sociale del Primo Maggio: questa é anche la giornata di chi il lavoro non ce l'ha o lo vede messo a rischio da tagli e ristrutturazioni.
In occasione della celebrazione della Festa del lavoro - nel giorno del concertone promosso da Cgil, Cisl e Uil - il Capo dello Stato riceve i ricercatori protagonisti lo scorso inverno di una lunga battaglia per la conservazione dei posti di lavoro: 57 giorni sul tetto della sede Ispra di via Casalotti, occupandolo per protestare contro il rischio di veder cancellati 430 contratti. Napolitano ha fatto sapere di aver «seguito con attenzione» la vicenda dell'Istituto vigilato dal ministero dell'Ambiente, nato nel 2008 dalla fusione di Apat, Icram e Infs.
Il gesto, l'attenzione del Presidente della Repubblica alla vicenda Ispra, è un esempio di quanto tutti dovremmo fare: nonsolo quando un corteocitaglia la strada o qualcuno minaccia di asserragliarsi su un tetto o buttarsi di sotto. Tra l'agosto scorso e marzo sono stati migliaia i lavoratori a rischio che hanno protestato a Roma.
Il caso dell'Ispra non è che uno dei tanti che hanno attraversato la Capitale durante l'anno più drammatico per la crisi del mercato del lavoro: oltre 220 cortei e sit-in - per il 70% di lavoratori - hanno interessato la Capitale. Accompagnati da forme di protesta sempre più clamorose: dalle guardie giurate dell'Istituto di Vigilanza dell'Urbe - salite per 5 notti sul terzo anello del Colosseo, nell'agosto 2009 - alle tendopoli e all'occupazione del tetto dei Musei Capitolini da parte delle famiglie senzacasa; dallo spogliarello alla Full Monty dei precari della scuola nel liceo Newton al Natale nell'azienda occupata dei lavoratori di Omega-Agile (ex Eutelia) sulla Tiburtina, 1.800 dei quali erano a rischio licenziamento.
Il Primo Maggio non si puo' dimenticare i numeri della crisi. Nel Lazio, nel corso del 2009, in 90 mila hanno perso il lavoro in regione e oltre 70 mila sono entrati in cassa integrazione. Nel Frusinate, dal 16 marzo lo stabilimento Fiat di Piedimonte San Germano (Cassino) impiega gli operai rimasti - lo stabilimento ha 4500 cassintegrati - solo il lunedì e il martedì. Nella sola provincia di Latina già 1.300 lavoratori hanno perso il posto e la cassa integrazione straordinaria - indicativa di crisi e anticamera nella cessazione di attività - ha fatto registrare una impennata del +239,7%: ciò significa che dai 2.118 lavoratori coinvolti a gennaio, si è passati ai 4.817 di febbraio. Buon Concertone, dunque. Ma in piazza ci si ricordi, citandole a gran voce, delle tante vicende aperte sul fronte di chi lotta per salvare il propio posto di lavoro.
Liste e voti annullabili. Se i candidati esclusi alla porta, rientrano dalla finestra
Il voto nel Lazio? Ancora un rebus. Intanto si rischia il caos nelle oltre 5 mila sezioni elettorali della regione. L'ultima polemica in ordine di tempo è quella relativa ai nomi da segnare sulle schede elettorali accanto alla X sul simbolo del partito prescelto. Il Pdl, che si presenta al voto senza la lista più importante - quella di Roma e provincia che avrebbe dovuto rendere eleggibili una cinquantina di grandi nomi del partito, concorrenti a ben 44 seggi da consigliere regionale - sostiene che gli elettori confusi che - non informati correttamente dell'avvenuta esclusione dei loro candidati - segnassero sulla scheda nomi di politici noti ma non candidati, non incorrerebbero nel rischio di veder invalidato il proprio voto.
Il Pd rigetta la tesi come aberrante, e sottolinea che tali schede andrebbero annullate e il voto non sarebbe più valido. Per «dirimere» eventuali dispute, il Pdl ha schierato in gran parte delle sezioni 5 mila «gladiatori della libertà», ovvero «difensori del voto» che in caso di dubbi «avranno il compito di contestare le schede».
Sulla validità delle schede con nomi di politici non eleggibili (perchè non candidati a norma di legge, come quelli della lista Pdl esclusa da Tar e Consiglio di Stato) esprime forte contrarietà la stessa candidata del centrosinistra Emma Bonino: «La questione che è stata sollevata sulla congruità delle schede, quando manifestano preferenze per candidati non presenti in nessuna lista, non è conforme alla legge», dice la vicepresidente del Senato. «Ho trovato un simpatico manuale della Lega Nord che spiega bene la legge - prosegue - e dice che se un signore non si è candidato in nessuna lista e il suo nome viene scritto su una scheda, quella scheda è nulla, perchè potrebbe essere un tentativo per far riconoscere il proprio voto».
Eppoi, a detta di alcuni esponenti del centrosinistra, l'ultima uscita del Pdl appare come «una chiara manovra per far rientrare dalla finestra quel che è uscito dalla porta»: ovvero per sfruttare il richiamo dei grandi nomi del Pdl (molti dei quali consiglieri uscenti della Regione Lazio) che non sono stati candidati a Roma e provincia (a causa del pasticcio della lista presentata con 45 minuti di ritardo), in modo che facciano da traino al voto pro Pdl. Qualcosa di più sottile e oscuro del pizzino rinvenuto giorni fa, nel quale dirigenti del centrodestra indicavano i nomi di candidati poco noti del Pdl iscritti nel listino Polverini, con accanto i nomi di non-candidati famosi (quelli traditi dal rigetto della lista Pdl di Roma e provincia) che avrebbero dovuto sostenerli con indicazioni di voto.
Guerra all’inquinamento magnetico: se romani si apppellano a Santa Belen
Antenne e testimonial. Proteste e santi protettori. Per avere un’idea di come evolvono i costumi sociali basta prendere il caso Santa Belen. La procace soubrette di origini sudamericane è involontariamente assurta a protettrice del popolo inquinato. Se a Napoli ancora ci si affida ai santi tradizionali – primo e indiscusso, San Gennaro – a Roma, dove l’abitudine alla macchina burocratica è più determinante e dove quasi ogni famiglia cerca quotidianamente il proprio «santo in paradiso», ci si rivolge a moderne figure tutelari o presunte tali.
Il fatto. Mercoledì 24 marzo i residenti di un palazzo della Capitale – dopo lunga e infruttuosa battaglia contro una mega antenna di telefonia mobile installata sul loro tetto – si sono rivolti a Belen, testimonial della Telecom italia mobile (Tim) affinché interceda per loro presso la potente casa madre e ne ottenga la rimozione.
L’antefatto. Due giorni prima un gruppo di abitanti di un altro palazzo romano aveva avanzato la stessa richiesta, per lo stesso problema – legato tuttavia al principale operatore concorrente di telefonia mobile – al capitano della Roma, testimonial di Vodafone: «San Francesco (Totti) , aiutaci tu».
Non deve stupire, né basta sorriderne. Va invece rilevato come, in una grande città che ogni giorno impone ai suoi abitanti di vivere le conseguenze degli inesorabili meccanismi della comunicazione – cortei che bloccano il traffico per far arrivare su schermi televisivi e prime pagine messaggi di protesta, conferenze stampa-comizio nelle piazze eccetera – anche la gente comune si sia appropriata delle tecniche di sollecitazione dei media: hai perso il posto di lavoro? Sali sul tetto del Colosseo o del Campidoglio con uno striscione. Hai perso il primo round in tribunale contro la compagnia telefonica che ha trasformato il tetto di casa tua in un mega ripetitore di onde magnetiche? Sali in terrazza ed esponi un cartello che inneggi a Santa Belen.
Tre cortei e una maratona: 715 mila «ospiti» sulle strade, ma nessuno protesta
Ci risiamo, Roma torna al centro dell’agone politico e i romani se ne vanno al mare. Complice la discreta giornata, molti residenti della Capitale hanno lasciato la città tra venerdì sera e sabato mattina per evitare i disagi di due giorni di strade chiuse, mezzi pubblici deviati, tensioni di piazza. E circa 715 mila «ospiti» non invitati.
I tre cortei di sabato (leggi gli articoli su Roma.corriere.it) – due per le schiere del Pdl che raggiungono San Giovanni dal Circo Massimo e da Largo Colli Albani; uno per i manifestanti contro la privatizzazione dell’acqua, dall’Esedra a piazza Navona – promettono di bloccare l’Urbe fino a tarda sera.
E domenica tocca ai 15 mila della Maratona di Roma paralizzare la circolazione con la loro festosa corsa: un giorno felice per lo sport, un po’ meno per chi vorrebbe muoversi in città senza pettorale. Dalle 8 alle 16 le auto saranno bloccate ben oltre i margini del centro e della Zona a traffico limitato: il percorso della Maratona si snoda infatti tra Vaticano, Ostiense (fino alla basilica di San Paolo), Colosseo, Mosche e Foro Italico.
Due giorni di disagi, si diceva. Cui i romani si adatteranno come sempre. Per garantire il diritto di tutti a manifestare laddove più alto è il riverbero sui media di una manifestazione e più numerose sono le telecamere dei grandi network televisivi.
Sarà difficile anche muoversi con i mezzi publici: sabato metro B invasa da almeno 150 mila manifestanti del Pdl in arrivo con 3 mila pullman e in spostamento dalle periferie al centro con i treni sotterranei. E Atac farà scattare il piano salva-trasporti: deviate o limitate 60 linee, dalle 14 chiusa la stazione metro A San Giovanni; fino alle 20 saranno soppressi anche 5 capolinea di bus: largo dei Colli Albani, piazza Venezia, via San Marco, via Petroselli e piazza di Porta San Giovanni.
Domenica bis: con la partenza della Maratona di Roma alle 9 dai Fori Imperiali, scatteranno i tagli a 46 linee di bus, altre 15 verranno sospese e 9 deviate. I collegamenti turistici 110Open e Archeobus non svolgeranno servizio per l’intera giornata. La stazione Colosseo della linea B del metrò resterà aperta dal lato di largo Agnesi, mentre i cancelli su piazza del Colosseo saranno chiusi da inizio servizio alle 20,30.
Ma nessuno protesterà. Qualche commento salace al bar, qualche borbottio, ma niente più: i romani sono abituati al caos derivante dal fatto che la Capitale sia una piazza per tutte le manifestazioni, politiche o culturali, sportive o internazionali che siano.
Elezioni. Corsi, ricorsi e la «sindrome del chiccherone»
Venerdì mattina al bar di buonora, tra addetti dell’Ama, studenti in ritardo a scuola, vigili urbani in sosta per il caffè e tanti avventori che si conoscono da anni. Argomento principe dei veloci scambi di battute, la riammissione del listino di Renata Polverini (leggi l'articolo su roma.corriere.it) – quello che consente alla capolista Pdl di candidarsi alla presidenza della Regione Lazio -, accettato dalla Corte d’Appello dopo la presentazione della firma contestata.
Mentre si attende la sentenza del Tar sul ricorso per l’altra lista Pdl contestata, quella non presentata per Roma e Provincia (44 aspiranti consiglieri da candidare), la vox populi ha i toni delle pasquinate romane: «Sì vabbè, ma allora non vi stupite seppoi a la gente je rode er chiccherone…», che al Nord si direbbe «gli girano le p…».
E ancora: «Da oggi non pago più le bollette del gas e dell’acqua. Mi fanno causa e la perdo? faccio ricorso al Tar. Vojo vedé se me rispondono in 24 ore come per 'sti politici, o se ce mettono anni, come succede a la gente normale». Ogni commento sarebbe superfluo. Unica nota: magari l'operaio autore della battuta non lo sa, ma sono già un centinaio, sull'ormai mitizzato Facebook, gli iscritti al gruppo «Oggi me rode er chiccherone».
Cucina romana ma vini toscani a New York. E i vigneron del Lazio corrono ai ripari
La cucina romana conquista New York. Dopo quarant’anni di stereotipi e luoghi comuni - si è passati dagli Spaghetti e mandolino, agli Spaghetti e P38, al trionfo delle super imitate tagliatelle alla bolognese – gli americani imparano a conoscere davvero la cucina del Belpaese e ad apprezzarne le tante diverse tradizioni regionali. Non deve dunque stupire che il New York Times abbia dedicato un documentato, divertente reportage ai ristoranti romani nella Grande Mela.
Il piccolo impero commerciale dei ristoratori capitolini in riva all’Hudson ha dato vita ad un nuovo gioco di parole: con «noodle twirl», spirale di spaghetti (che letteralmente ricorda il movimento - operazione ardua per gli stranieri - di chi arrotola un boccone di pasta intorno alla forchetta) si definisce l’ultima tendenza gastronomica dei newyorkesi.
La nuova moda culinaria premia i carciofi alla Giudia (Jewish Ghetto-Style), con l' abbacchio alla cacciatora e perfino gli gnocchi di semolino (Roman-style baked gnocchi) che «non contengono patate o ricotta», ma anche classici romani come i rigatoni alla Gricia (col guanciale, che non è pancetta) o la pasta all’arrabbiata («spicy tomato sauce»).
In un anno sono nati altri 6 ristoranti ispirati alle ricette della Città Eterna. Peccato che non siano altrettanto conosciuti, a New York, i vini del Lazio: alcuni ottimi, altri in ascesa. E non parliamo soltanto del Frascati, del Montiano di Falesco, del Mater Matuta di Casale del Giglio. Sulle tavole romane della Grande Mela si servono soprattutto etichette toscane. Peccato. I vigneto del Lazio pensano così alla riscossa: il presidente del Consorzio Le Vigne del Lazio, Fabrizio Santarelli, vuol lanciare un’operazione di marketing per far avere a tutti i romani de New York una carta dei vini regionale.
Rivolta a Roma per la fermata-Berlusconi: via 18 linee bus troppo vicine a Palazzo Grazioli
Dieci giorni. Tanto ci hanno messo i romani per organizzarsi contro la contestata cancellazione della fermata di autobus davanti a casa Berlusconi. Certo, va detto che l’inatteso blitz dell’Atac (l’azienda di trasporto pubblico della Capitale, l’Atm romana per intenderci) era avvenuto in pieno periodo natalizio (leggi la cronaca su Roma.corriere.it ). Per la precisione all’alba di Santo Stefano. Forse che i responsabili dell’azienda che cura la mobilità urbana speravano di far passare l’importante novità sotto silenzio ? Complice la chiusura di molti uffici e scuole (inclusi i vicini licei Kennedy e Visconti), in quei giorni erano assenti – sui mezzi pubblici come alle fermate – migliaia di viaggiatori. Eppure le proteste per la rimozione dello stop pubblico davanti a Palazzo Grazioli, nella centralissima via del Plebiscito, erano state immediate.
In effetti, è bastato attendere il ritorno al lavoro di molti romani e la riapertura delle scuole perché la rivolta esplodesse: complici i commercianti della via, che da giorni esponevano cartelli invitando alla raccolta di firme, è scattata la petizione. Ora associazioni di consumatori e di utenti preparano azioni legali. Ed è nato perfino un gruppo su Facebook per ripristinare la cosiddetta «fermata-Berlusconi»: c’è da credere che raccoglierà in breve tempo migliaia di adesioni.
Anche perché non è un provvedimento indolore quello preso dall’Atac – che si trincera dietro la ragion di Stato difendendosi con una nota in cui precisa che «la fermata è stata soppressa per motivi di sicurezza su indicazione della prefettura» – dato che sul marciapiede centrale di via del Plebiscito sostavano ben 18 diverse linee urbane. Ad aggravare la situazione, poi, il fatto che la stessa Atac non abbia pensato – come si fa in caso di lavori stradali – di istituire una fermata alternativa nella vicina piazza Venezia: lo spazio c’è, e tanto. E c’è tempo per porre rimedio prima che la giustificata irritazione dei viaggiatori raggiunga limiti pericolosi per l’ordine pubblico.
Befana batte Babbo Natale. E Roma pensa ai saldi anticipati anche prima di Natale
Saldi da record. Nella Capitale le vendite di articoli scontati per fine stagione hanno registrato l’aumento storico del 20%. Commercianti soddisfatti e sollevati dopo i timori e le perplessità della vigilia. I più ottimisti, quelli di vestiario legati a Confcommercio, si lasciano andare a conclusioni azzardate (secondo altri negozianti): «Si potrebbe pensare ad organizzare i prossimi saldi invernali prima di Natale», si spinge a dire il presidente di Federabbigliamento, Roberto Polidori.
Roma sarebbe dunque pronta ai «saldi all’americana». Un’ipotesi, quella di mettere in vetrina le svendite prima delle festività natalizie, che tuttavia aveva ricevuto un no secco da parte dei negozianti delle principali vie dello shopping, come raccontava un’inchiesta di Roma.corriere.it lo scorso 18 novembre. Ora molte paure della vigilia sono svanite e il successo dei saldi anticipati al 2 gennaio – con il centro storico della Capitale chiuso perfino al traffico di bus e taxi causa troppi pedoni – sembra dar voce ai più arditi tra i commercianti.
Roma come New York – dove si compra in saldo anche prima di Natale – perché il Natale di crisi ha dimostrato che quel 20 % di calo negli affari prima di fine 2009 è stato compensato dal più 20% di vendite nel weekend 2-3 gennaio: inutile nasconderlo, tanti hanno aspettato gli sconti per comprare i regali, rinviando la consegna dei doni all’Epifania. Babbo Natale battuto dalla Befana, causa crisi.
Intanto però Confesercenti continua a dirsi contraria ai saldi pre natalizi: devono essere sconti di fine stagione, se li si anticipa troppo si stravolge il mercato. E perfino il presidente romano di Confcommercio invita alla prudenza. Intervenendo sull’ipotesi di weekend di saldi organizzati in altri periodi dell’anno per spingere il turismo, Cesare Pambianchi commenta: «Sarebbe come organizzare le Olimpiadi ogni anno perché sono economicamente redditizie».
Leggi l'articolo su Roma.corriere.it
Leggi la lettera di Pambianchi (Confcommercio)
Il Principe, i campioni e la nuova gloria del Totó romano
Il principe Antonio De Curtis non se ne abbia a male. Per i romanisti - intesi come tifosi della A.S. Roma – di Totó non ce n’è più uno solo. Perché da qualche ora i sostenitori della squadra giallorossa hanno un nuovo idolo, anzi due, che porta lo stesso nome. Con l’acronimo ToTo (o ToTó), infatti , i tifosi della Roma hanno ribattezzato la coppia di campioni che presto scenderà in campo: l’amatissimo capitan Totti e il novello giallorosso (per sei mesi, per ora, in prestito dal Bayern Monaco) Toni. Rispettivamente Francesco e Luca . Totti-Toni, per brevità Totó. E c’è già chi scommette sulla prima doppietta.
Per il momento, peró, l’unica doppietta l’ha messa in rete Baptista durante la prima partita di Luca Toni con i colori della Roma, maglia numero 30 (quella che portava Mancini). Due gol nell’amichevole Roma-Cisco – un terzo lo ha segnato Menez – che ha portato Toni un'ora sul campo per conoscere la sua nuova squadra e farsi vedere dai primi 12mila tifosi accorsi a curiosare. Ci vorrà tempo per entrare nei cuori del popolo giallorosso, ma la porta gliel’ha già aperta il numero 10: Totti ha avuto parole di elogio per il neo compagno di prossime battaglie. Così Luca Toni è stato accolto dalla platea romanista con applausi dagli spalti dello stadio Flaminio.
Purtroppo all'amichevole 'Insieme per la solidarieta' Francesco Totti non ha potuto prender parte, giacché ancora a riposo dopo il leggero infortunio nell'ultima giornata di campionato con il Parma. I romanisti attendono il debutto della coppia Toto: con Cagliari-Roma il 6 gennaio o al più tardi con Roma-Chievo il 9 gennaio.
Elezioni regionali: la politica, l’impegno sociale e il difficile mestiere del buon samaritano.
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