il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

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lunedì 5 novembre 2012

Caro Bersani, ......

Un mio post su facebook di questa mattina a commento di un articolo su Repubblica di una lettera di Pier Luigi Bersani al Sindaco Doria ha suscitato diversi commenti, pertanto ritengo giusto replicare la mia lettera aperta a Bersani sul Blog, allargando il pubblico dei possibili lettori. Il testo è leggermente modificato per renderlo più consono al blog rispetto al social network. 




Caro Bersani,
Ho apprezzato questa pregevole lettera indirizzata al Nostro Sindaco Marco Doria ad un anno dai morti e dai disastri dell’ennesima alluvione che ha colpito la mia città. Credo che la missiva, a fronte anche della discussione politica in Consiglio Comunale, sulla Gronda, con le sue implicazioni in Regione dovrebbe essere inviata, per lo meno “per conoscenza” al tuo segretario provinciale, al Presidente della Regione Liguria, all’assessore regionale alle Infrastrutture al vice Sindaco di Genova e...insomma a tutto il PD genovese e ligure perchè forse qualcuno non ha ancora compreso l'entità del dissesto idrogeologico che è in atto su tutto il territorio.
Non voglio aggiungere altro perché voglio leggere nelle poche significative righe della lettera a Marco Doria un'inversione di rotta della politica del cemento a Genova e in Liguria.
Loris

cliccando sull'immagine si va al testo della lettera di Bersani a Doria

il post su fb è stato condiviso anche sulla pagina di Pier Luigi Bersani


per approfondire può interessare : 
Gronda, Burlando a Doria: «Rischi la fine di Prodi»
Conclusioni della commissione del "Dibattito Pubblico"

sabato 3 novembre 2012

GENOVA - 4 novembre la morte arriva col Fereggiano


Rio Fereggiano marzo 2010





Rio Fereggiano 4 novembre 2012



MEA CULPA...

Genova - Stanco per il lavoro svolto in queste ore in aiuto di chi ha perso tutto o subito danni, il presidente del municipio Media Val Bisagno, Agostino Gianelli, si lascia andare a una confessione a Radio19: «L’anno scorso quando fecero i lavori sul Fereggiano, dissi che era un progetto di messa in sicurezza ottimale. Oggi faccio il mea culpa: fu un grave errore di valutazione. Non si possono cementificare i corsi d’acqua per fare parcheggi, i lavori hanno creato un’accelerazione delle acque. Vorrei che altri politici facessero autocritica».

giovedì 20 settembre 2012

Quale posizione della lista Doria sulla "Gronda"

A fronte del dibattito che si è riacceso sul tema interamente Genovese della "Gronda di Ponente", " a Sinistra" raccoglie, dopo la discussione in Consiglio Comunale, la posizione della Lista Doria attraverso le dichiarazioni del capogruppo in Consiglio Comunale Enrico Pignone.
admin.


Cari amici, dopo quanto è avvenuto in Consiglio Comunale Martedì scorso durante la discussione sulle mozioni relative alla Gronda Autostradale di Ponente, ci sentiamo in dovere di ribadire la nostra posizione e le sue ragioni.

Innanzitutto, il processo per la costruzione della Gronda NON è stato avviato dalla mozione di Martedì scorso ma dall'Amministrazione precedente, la quale aveva consentito l’avvio delle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale che il Ministero farà pervenire entro fine anno.
Se tale la valutazione fosse positiva, il Ministero avvierebbe l'istruttoria per la Conferenza dei Servizi, dove discutere di cantieri, opere compensative e di tutto quello che servirebbe per la realizzazione dell’opera.
Va poi ricordato che anche la Regione Liguria ha già dato proprio via libera all'opera nell'Aprile 2011 firmando il Protocollo d'intesa insieme al Ministero, Provincia e Comune di Genova, ANAS, Autorità Portuale ed Austroade per l'Italia (vedi link in fondo)
L'importante NOVITA introdotta invece dalla nostra mozione è l'impegno del Sindaco e della Giunta ad avviare gli approfondimenti PRIMA di andare alla conferenza dei servizi attraverso una commissione tecnica che faccia una valutazione costi/benefici. Solo DOPO Sindaco e la Giunta, e confido anche il Consiglio, avranno gli strumenti per potersi assumere la responsabilità di decidere se rifiutare tutto o andare avanti.
Tutto il resto è demagogia. Deve essere chiaro che se il Sindaco non avesse messo questo impegno nel programma e non avesse vinto, la Gronda non sarebbe stata messa nemmeno in discussione.
La posizione della Lista Doria di mantenere una maggioranza pur manifestando tutte le perplessità è quanto possiamo fare per riuscire a riaprire il dibattito con la città.
Fermare un processo decisamente avviato come questo non è per niente facile ma ci stiamo provando, affrontando tutti i rischi che questo comporta, mettendoci la faccia ed assumendoci tutte le responsabilità.
Non possiamo permetterci nessun giochetto mediatico del genere "duri e puri", come sta facendo qualcuno tra i consiglieri "amici", per sperare di attrarre qualche voto in più alle prossime elezioni. 
È troppo facile sfilarsi quando il proprio voto non va ad inficiare alcun cambiamento; è più difficile tentare di mantenere la barca in rotta dentro la tempesta.
Il naufragio porterebbe a mettere a repentaglio qualunque speranza di una "terra promessa" e noi oggi quella speranza la vogliamo ancora avere.
Enrico Pignone
Capogruppo Lista Doria
Cons. Com. Genova




mercoledì 13 giugno 2012

Genova - Dopo la riunione del Consiglio Comunale di ieri, possiamo parlare di novità politiche in atto?

Inaugurazione della copertura (parcheggi) del rio Fereggiano.... Rio Fereggiano autunno scorso



Dopo la prima seduta del consiglio comunale si iniziano a intravedere elementi di novità nel quadro politico genovese.
Infatti, nella seduta di ieri, martedì 12 giugno, a seguito di una forzatura operata dal PD sull’inizio dei lavori del terzo valico, una mozione, nata all’interno della coalizione del sindaco Doria, ha amalgamato trasversalmente, un discreto numero di consiglieri.
Non soddisfatti del risultato già ottenuto nei confronti dell’ex sindaco Vincenzi e della sua antagonista e amica di partito Pinotti, il PD manda alla carica il Vicesindaco Bernini in qualità di megafono del partito della betoniera ad oltranza nonché sostenitore e difensore di tutte quelle opere che sicuramente non contribuiranno al miglioramento della vivibilità nei quartieri e nella città. Sicuramente però aiuteranno a star meglio importanti imprese che, col ricatto del lavoro, perseverano nel saccheggio del suolo attraverso cementificazioni e opere di scavo che portano a condizioni di dissesto geologico, così come si evidenziato dalle recenti alluvioni dello spezzino e nel genovese .
Vorrei qui ricordare al Vicesindaco che non riveste più quel ruolo un po’ più defilato di Presidente del Municipio del Medio-Ponente, dove poteva, facendo saltare percorsi partecipati, decidere con l’assenso di qualche sprovveduto assessore di tagliare alberi secolari, per modernizzare viali e piazze.
Che le armate Brancaleone del PD si sarebbero mobilitate per imporre la linea del cemento era cosa evidente dal ricatto di Autostrade S.p.a che ha da poco stoppato gli unici lavori utili legati alla “Gronda” (Snodo di San Benigno).
Tale azione ricattatoria è stata palesemente supportata dal presidente della regione Burlando che, incurante del risultato del “dibattito pubblico” e dell’eventuale parere d’impatto ambientale prodotto dal Ministero, ha perorato la causa dell’opera sulla quale la Vincenzi donò ad altri la sua base elettorale.
Inoltre, all’ Assessore Raffaella Paita che, con sufficienza, afferma che esprimersi contro il terzo valico è come dare "un calcio al futuro" vorrei ricordare come l’elettorato genovese per riuscirsi a garantire un futuro, un calcio lo darebbe volentieri dove non splende il sole a certi politici più interessati a garantire gli interessi di grossi gruppi che non la vivibilità e l’efficienza dei territori.
Loris


AL SINDACO DI GENOVA

Oggetto: Mozione su Terzo Valico
Il Sottoscritto consigliere,
premesso che
I costi previsti per il terzo valico sono di 6,2 miliardi di euro, 115 milioni a chilometro, cifra analoga alla manovra sulle pensioni;
Già oggi le 3 linee di valico esistenti (le 2 linee dei Giovi e la Voltri – Ovada) senza quasi nessun intervento hanno una capacità di trasporto di 3,5 milioni di container.
Considerato che
Il trasporto merci richiede in primo luogo organizzazione, efficienza e interventi negli scali. Servono pertanto collegamenti efficaci, come il collegamento della bretella ferroviaria Voltri – Borzoli con le linee di valico dei Giovi (1400 metri) dal costo di circa 500 milioni di euro;
Servono invece interventi di fluidificazione della linea esistente Genova-Milano per ridurre i tempi di percorrenza dei treni passeggeri, interventi che da soli potrebbero portare il tragitto da Genova a Milano a poco più di un’ora, a costi enormemente minori del terzo valico.
E’ auspicabile che gli enti locali effettuino serie valutazioni costi benefici, al fine di recuperare risorse per finanziare il trasporto pubblico, a rischio di tagli enormi dal 2012 e pianificare in modo serio la mobilità.
Tenuto conto che il magistrato Ferdinando Imposimato descrive il Terzo Valico nel “Corruzione ad Alta Velocità Viaggio nel governo invisibile”. A pag. 116 del libro del magistrato Imposimato, Salvatore Portaluri che fu per due anni presidente della TAV. dichiara: “Tutti i gruppi imprenditoriali erano stati accontentati, eppure vi erano ancora dei problemi di equilibrio, ma anche questi vengono risolti con la costituzione di un nuovo consorzio per la tratta più incerta, il Cociv per la Milano-Genova. Un consorzio anomalo di sei imprese, costituito il 3 dicembre 1991”.




Sottolineato che i lavori del Terzo Valico avranno un impatto molto forte sul territorio e sulla salute (trasporto rocce amiantifere per la città ad esempio) e, tra l’altro, prevedono cantieri di lavoro contigui a strutture scolastiche, al contrario da preservare come Villa Sanguineti;
Preoccupati dello scavo e della movimentazione di rocce amiantifere, per le quali non e’ a conoscenza alcun accorgimento per evitare pericoloso inquinamento, a differenza di quanto accennato (seppur in maniera ancora insufficiente) nello studio per la Gronda Autosradale di Ponente;
Siccome sul nodo di Genova (a contratto opere civili nodo di Genova) sono previsti come lavori gli imbocchi del collegamento che dovrebbero portare al Terzo Valico (700 metri complessivi), utilizzabili al contrario per il collegamento tra Borzoli e la linea dei Giovi in modo da permettere l’instradamento dei TEU provenienti dal porto di Voltri verso la Val Padana;
Si chiede che venga attuata una moratoria dei lavori del Terzo Valico ferroviario e si chieda l’utilizzo dei fondi stanziati nei primi lotti nel collegamento Borzoli – Giovi.

Antonio Bruno (FdS); Giampiero Pastorino (SeL);Andrea Boccaccio, Emanuela Burlando, Stefano De Pietro, Mauro Muscarà, Paolo Putti (Movimento 5 Stelle) ; Maddalena Bartolini, Pier Claudio Brasesco, Clizia Nicolella, Luciovalerio Padovani, Marianna Pederzolli, Enrico Pignone (Lista Marco Doria)




ps. la mail con la mozione mi è giunta mentre era ancora in corso il consiglio comunale e potrebbe contenere, anche se irrilevante dal punto di vista politico, inesattezze nei tra i sottoscrittori. Parrebbe che anche il Consigliere Chessa di SEL abbia sottoscritto, mentre i sottoscrittori della lista Doria dovrebbero essere 4 anzichè 6. Come si può evincere il dato politico comunque non cambia.

venerdì 11 novembre 2011

A quando la prossima? Genova - Consiglio Comunale straordinario sull'alluvione


Nei giorni scorsi ho avuto modo di intervenire, anche duramente, sulle responsabilità del Sindaco di Genova in merito alla recente alluvione. 
Spesso la mancanza di conoscenza di una situazione “locale”, come quella genovese, porta a considerazioni che non trovano riscontro rispetto a quello che forse potrebbe apparire il “buon senso politico” 
Concretamente io sostengo che il problema della chiusura o meno delle scuole è un falso problema, sicuramente corretto è il principio che le scuole in caso di “eventi” particolari diventino presidi sul territorio per la gestione dell'emergenza. Per cui se sotto questo profilo la Sindaco ha operato correttamente, sulla gestione dello stato d'allerta è stata quanto mai lacunosa. 
La responsabilità che imputavo, e continuo ad imputare alla Sindaco, è tutta politica, ed è quella di essere organica al partito della cementificazione, Di quel partito di opere inutili e dannose come la “gronda di ponente”, scempi come gli “Erzelli”, proposte indecenti come il nuovo stadio nella zona a mare di Sestri ponente a ridosso dell'Aereoporto, ed infine un nuovo via, nel nuovo puc presentato ai parcheggi sotterranei (quindi nuove impermeabilizzazioni del terreno). 

Viste le mie lacune esplicative, credo che la miglior spiegazione possibile arriva direttamente dalla sala Rossa del Consiglio Comunale con una, a mio parere imbarazzante, bocciatura di un o.d.g.

…..a quando la prossima?

Loris  (11.11.11)

ORDINE DEL GIORNO IN MERITO ALLA DISCUSSIONE RELATIVA AGLI EVENTI ALLUVIONALI DEL 4 NOVEMBRE 2011

Il Consiglio Comunale di Genova, 
Considerato l'impatto che l'alluvione di venerdi 4 novembre 2011 ha avuto su ampie parti del territorio genovese e, in particolare, la morte di 6 persone;

Premesso che il territorio così come la natura e la storia l’hanno consegnato a noi, è un patrimonio che va amministrato con la massima saggezza sapendo che è un bene limitato, che non è riproducibile. 
La sottrazione di anche un solo metro quadrato può significare lo stavolgimento dell’assetto idraulico e l’aumento dei rischi per le persone, oltre al danneggiamento del paesaggio;
Considerato che “costruire sul costruito” deve significare fermare il consumo di territorio, senza aumentare il carico insediativo e di urbanizzazioni primarie e secondarie, in zone già densamente popolate;

Tenuto conto del cambiamento climatico in atto che comporta precipitazioni intense frequenti, e della necessità di affrontare la sicurezza idrogeologica in maniera completa, sia con misure strutturali che non strutturali, come:
 manutenzione dei corsi e dei versanti
 riqualificazione del patrimonio forestale
 vincoli urbanistici, assicurazioni, prevenzione e protezione civile
 la rinaturalizzazione dei rii, compresi i loro versanti, permettendo la creazione di aree golenali, aumentando la capacità di ritenzione delle acque e la dissipazione dell’energia per ridurre il rischio idrogeologico più a valle,come stanno facendo da anni sulla Loira, in Francia, sulla Drava in Austria o sul Reno in Germania 
 aumento di territorio permeabile
 demolizione di strutture in argine 

impegna la Sindaco e la Giunta a:

 predisporre emendamenti al PUC in modo da aumentare la quantità di territorio permeabile nel Comune di Genova, non autorizzando nuovi insediamenti e parcheggi in aree naturali e inondabili;
 implementare protocolli certi e non ambigui con sistemi integrati di allarme per la gestione dell'emergenza in tutto il territorio comunale;
 non adeguarsi alla sconcertante diminuzione della distanza dai fiumi per le nuovi costruzioni, approvato recentemente dal Consiglio Regionale Ligure;
 rivendicare il proprio ruolo di governo del territorio, esprimendo la propria contrarieta' al “silenzio – assenso” previsto in un disegno di legge depositato dalla Giunta Regionale per i permessi a costruire;
 attivarsi verso le competenti autorità di polizia territoriale per procedere senza indugio all’abbattimento di quegli edifici situati sugli argini che riducono la sicurezza, prevedendone la ricollocazione e la rimozione di qulunque deposito/accumulo di inerti vicino ai tratti fluviali;
 Intervenire prioritariamente in quei corsi con particolare emergenza idraulica, per aumentare la capacità di smaltimento dei tronchi coperti, fino a soddisfare lo smaltimento della portata 200-ennale;
 Aiutare economicamente gli alluvionati per riavviare le attività, non dimenticandosi dei cittadini di Sestri Ponente alcuni dei quali ad oggi sono a rischio di fallimento per mancati finanziamenti;

Bruno (prc), Cappello (misto)




favorevoli 6 prc, cappello, bernabò, sel,

astenuti 8 (pdl,altra genova, lega, maggi)

contrari 23 (pd,idv)



per tutti i "foresti"

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venerdì 4 novembre 2011

Genova- la violenza al territorio inghiotte sette vite

...E questa volta i morti sono sette (per ora) di cui tre sono bambini. Indignazione? rabbia? voglia di rovesciare tutto il rovesciabile? Non saprei proprio come esprimere il sentimento che  ormai da ore mi sta attraversando animo, corpo e mente.
Penso che il prezzo sia un prezzo inaccettabile e che le responsabilità siano molteplici. Penso che la violenza esercitata sul territorio si è trasformata in violenza esercitata fisicamente sui corpi di quei bambini, di tutte le vittime e di tutti coloro che hanno perso qualche bene in quell'acqua violenta.
Ci saranno inchieste della magistratura, ci saranno accertamenti più o meno di responsabilità, il fato si assumerà forse gli oneri più cospiqui.
Ieri infine in una parziale giornata di sole, sul giornale cittadino "Corriere Mercantile" Andrea Agostini esponeva in un articolo intervista il suo punto di vista.
Lo chiameremo Cassandra?
Loris


da  corriere mercantile del 3/11/2011
La denuncia - Da Ponente a Levante e nelle due vallate la “mappa" delle aree più esposte
Legambiente: <A Genova ancora tante zone a rischio>
Agostini: <Troppe cementificazioni e poca manutenzione del territorio. Un evento simile a quello di Vernazza potrebbe accadere qui>




<Se su Genova si abbattessero i 40 centimetri di pioggia che sono caduti su Vernazza, in molte zone della città si correrebbero rischi analoghi». Non teme di usare toni allarmistici Andrea Agostini, presidente del circolo Nuova Ecologia di Legambiente, mentre sulla città incombe la minaccia del nuovo allerta meteo. E la "sua" mappa dei rischi - che imputa a carenza di manutenzione del territorio e alle cementificazioni - spazia da Levante a Ponente, dalla Valpolcevera alla Valbisagno. «Mi pare che ormai si concordi sul fatto che per l’alluvione di Vernazza siano stati decisivi il crollo del parcheggio costruito a monte del paese e la mancanza di manutenzione del territorio soprastante - osserva Agostini - Ma, lasciando che la magistratura faccia il suo lavoro, bisogna chiedersi come è stato possibile che si sia autorizzata una costruzione di quel tipo. E siccome anche a Genova sono state autorizzate cementificazioni in zone fragili del territorio, siamo tutt’altro che immuni dal rischio di altre alluvioni». L’“excursus“ del rappresentante di Legambiente parte dalla Valpolcevera: «Con la realizzazione delle strade di sponda gli argini del Polcevera sono stati cementificati e, quando piove, questo aumenta la velocità di scorrimento dell’acqua e, di conseguenza, la potenza del suo impatto» spiega, citando l’area di Fiumara come una di quelle a facile rischio di allagamenti. «Nella stessa valle - continua Agostini - altre zone a rischio sono quella del rio Fegino a nord, dove ci sono i cantieri, e a valle verso Manesseno, dove i Comuni di Genova e di Sant’Olcese hanno autorizzato la costruzione rispettivamente di capannoni industriali e di palazzi lungo il Secca che su un lato non ha protezioni». Dalla Valpolcevera al Ponente, con i torrenti Branega e Chiaravagna: «A monte del Branega non sono ancora stati rimossi molti tronchi di alberi bruciati dopo l’ultimo incendio e pronti a finire nel torrente - denuncia Agostini - A Sestri l’"effetto tappo" costituito dagli interventi realizzati alla foce del Chiaravagna è sempre lo stesso, e il palazzo di via Giotto è ancora lì. Ma a Sestri la situazione è anche peggiorata rispetto all’alluvione che un anno fa aveva mandato a bagno le aziende di via Merano, perché a Erzelli si è continuato a costruire e, quindi, a impermeabilizzare il terreno e non mi risulta che si sia fatto nulla per evitare il rischio di un’altra alluvione». Spostandosi dal Ponente alla Valbisagno Agostini punta il dito sullo stato del Fereggiano: «L’ultimo tratto scoperto è quello più pericoloso - denuncia - Da un lato si è costruito e dall’altro ci sono muretti pericolanti e, come se non bastasse, a monte si è autorizzata la realizzazione di un parcheggio. Nonostante gli interventi in corso per rifare la copertura del Bisagno, la zona vicino al ponte di Sant’Agata resta a rischio, mentre non è stata ancora pulita, a monte, l’area della Valbisagno colpita dall’ultimo incendio». Ma, secondo l’esponente ambientalista, le cose non vanno meglio a levante, dove "nel mirino" c’è, fra l’altro, il rio Bagnara «che a Quinto scorre fra cementificazioni, muri pericolanti e argini dissestati» e «la zona fra via dei Floricoltori e via Donato Somma, a Nervi, dove si sta costruendo un parcheggio. Prima che si aprisse questo cantiere - osserva Agostini - il corso d’acqua che passa di lì, almeno da un lato aveva uno spazio verde che rappresentava un’area di sfogo in caso di forti piogge, mentre adesso c’è altro cemento». «Bastano questi pochi esempi - conclude - per capire che a Genova le esperienze del passato non hanno ancora insegnato abbastanza. Adesso tutti piangono per quello che è successo nelle Cinque Terre, ma noi di Legambiente lo denunciamo e diciamo che prima di autorizzare nuovi interventi di cementificazione un pubblico ufficiale dovrebbe valutare quali possono essere le conseguenze e avere anche una garanzia di manutenzione, perché non basta che il tubo sia abbastanza largo, se poi nessuno si occupa di 
tenerlo pulito. In una regione così fragile e che ha già pagato un alto prezzo alle cementificazioni, è ora che le amministrazioni pubbliche modifichino radicalmente la politica del territorio.

a.c.


domenica 30 ottobre 2011

Lettera aperta a Napolitano - i responsabili della tragedia delle cinque terre siamo noi

L'amica e compagna Ross, del blog Attaccabottone nel commentare uno dei post sull'alluvione nello Spezino e in Lunigiana, mi ha segnalato un link di una lettera aperta di un sindaco della Val Susa.
ripropongo per esteso la lettera presa dal sito di "altraeconomia" e ne approfitto per segnalare il nuovo Blog di Ross "Alla Macchia - Briganti e partigiani".

Amministratori, cittadini, elettori: la colpa è nostra, non dei cambiamenti climatici
Mauro Galliano è assessore nel Comune di Sant’Ambrogio di Torino (in valle di Susa). Un piccolo Comune di 8,59 km2, con 4.843 abitanti. Il 26 ottobre ha indirizzato una lettera aperta al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per rispondere ad alcune affermazioni del Capo dello Stato in merito all'alluvione che ha colpito lo spezzino e la Lunigiana, causando morte e distruzione. La riportiamo integralmente.

Egregio signor presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,
sono un amministratore comunale di un piccolo paese all'imbocco della Valle di Susa in Piemonte e le scrivo in merito alle sue dichiarazioni che ho avuto modo di leggere in merito alla disastrosa alluvione che ha colpito il levante ligure e la lunigiana. Lei attribuisce i morti ai cambiamenti climatici. Purtroppo non sono d’accordo con Lei.

Il responsabile di quella tragedia sono io: amministratore, cittadino italiano nonché elettore.

Sono io amministratore quando sono costretto ad ampliare le aree edificabili e quindi a cementificare il territorio che non è più in grado di assorbire l’ acqua piovana che così “scivola” altrove, per poter incassare oneri di urbanizzazione e quindi mantenere sano il bilancio del Comune. Quando non so urlare abbastanza la mia rabbia per i soldi che mancano per le piccole cose: mantenere puliti i canali, i torrenti di montagna, mettere in sicurezza gli argini, monitorare le frane ma che miracolosamente piovono dal cielo per le grandi, grandissime opere. Quando imploro l’aiuto dei volontari della Protezione civile che sostituiscono le gravi lacune delle Istituzioni pubbliche anziché pretendere con ancora maggior forza (se mai fosse possibile) i fondi necessari.

Quando i fondi me li procuro, ma con gli oneri di urbanizzazione creando così un circolo viziato senza fine.


Sono io cittadino italiano quando per pigrizia, disinformazione, troppa fiducia nei miei rappresentanti evito la partecipazione diretta, la cittadinanza attiva e lascio che presunte “scelte strategiche” quali Tav, ponte sullo stretto, rigassificatori, inceneritori sottraggano denaro alla manutenzione del territorio, delle sponde dei fiumi, alla messa in sicurezza delle scuole, alle energie alternative, tutte cose che creerebbero moltissimi posti di lavoro immediati e diffusi su tutto il territorio nazionale, ma soprattutto controllabili dagli enti locali e non fagocitati dalle scatole cinesi del general contractor o peggio dalla criminalità organizzata. Quando non faccio sentire la mia voce, quando resto a casa perché macinare km in un corteo è faticoso, rischioso o peggio sconsigliato a parteciparvi dagli stessi politici (se non sono stati loro a organizzarlo e promuoverlo!) o peggio ancora perché minacciato di essere “radiato” dal mio partito di riferimento se vi partecipo.

Sono io elettore, il responsabile, quando non vigilo sull’ operato degli eletti, non li stimolo,controllo, quando dopo aver espresso il mio voto delego ad altri in toto e mi allontano per 5 anni (o quanto dura la legislatura) dalla cosa pubblica, dalla vita associativa, dal volontariato.
Quando mi lascio: abbindolare dai media e fatico a farmi una mia opinione, terrorizzare dal voto utile (per non lasciare il paese in mano alle destre dicono gli uni o alle sinistre dicono gli altri), ingannare dagli apparentamenti di coloro che parenti stretti non potranno mai esserlo.
Quando non mi accorgo che miliardi di euro vengono impegnati e promessi nei programmi elettorali per l’ acquisto di aerei da combattimento (ma l’ Italia non ripudia la guerra?) o per un inutile buco in valle di Susa mentre una dopo l’altra le regioni italiane si sgretolano sotto frane, alluvioni, terremoti (non sempre così intensi rispetto ai danni arrecati anche agli edifici pubblici che dovrebbero essere i più sicuri).
In una democrazia “imperfetta” quale la nostra, la responsabilità è sempre mia, cioè di tutti i cittadini che liberamente e senza condizionamenti dovrebbero scegliere il meglio. Secondo me i cambiamenti climatici, purtroppo, non c’entrano o c’entrano poco.
Non so se questa lettera giungerà a destinazione, sicuramente arriverà nelle mani di chi la giudicherà inopportuna, infarcita di demagogia e populismo sostenendo che il Presidente della Repubblica ha sempre ragione. Io posso solo immaginare i motivi profondi della sua dichiarazione in cui cita i cambiamenti climatici come responsabili della disastrosa ultima alluvione. In questo caso è da ringraziare, per la sua prudenza e grande senso di responsabilità.

La saluto cordialmente,

Mauro Galliano

Sant’Ambrogio di Torino, 26 ottobre 2011



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sabato 29 ottobre 2011

"Troppo turismo, zero tutela" - intervista a Maurizio Maggiani sull'alluvione in Liguria

Ripropongo questa intervista a Maurizio Maggiani comparsa sul Manifesto del 27 ottobre. La riflessione è indispensabile non solo facendo riferimento a quanto è successo in questi giorni in Liguria, ma, ripensando ai modelli di sviluppo che oltre ai disastri ambientali ha prodotto la crisi globale che stiamo attraversando. 
Loris

 | Carlo Lania 

 «Cosa provo? Niente. Ho già provato tutto due anni fa, ho provato tutto tre anni fa, cinque anni fa, sei anni fa, sette anni fa, otto anni fa. D'accordo? Adesso non provo più niente. Oggi c'è qualche morto in più, già c'è qualche morto in più e allora sì, provo qualcosa di intensamente particolare per quei morti in più». Lo senti da come ne parla che Maurizio Maggiani la Liguria la porta nel cuore. Scrittore e giornalista, è nato 60 anni fa a Castelnuovo di Magra, in provincia di La Spezia, e le scene di questi giorni le ha già viste altre volte. Troppe volte, al punto che, dice, ormai non prova più niente.
Maggiani neanche un po' di indignazione o di rabbia? 
L'indignazione è gratis, guardi, lasciamola perdere. Le racconto una cosa: stamattina mi ha chiamato un giornale per chiedermi un'intervista su quanto sta accadendo. Il giornalista mi ha detto: 'Guardi ci ha rilasciato un'intervista l'anno scorso sullo stesso tema, ne possiamo fare un'altra?' Gli ho detto di no: se volete ripubblicate quella. Mi ha risposto: 'Ha ragione, lo sa che va benissimo?' Allora, ci si vuole indignare ancora?
 Sta dicendo che la storia si ripete e le cause si conoscono.
Ma certo che le cause si conoscono. Qui la gente pensa di poter vivere gratis, ma non è così. 
Cosa intende? 
Prendiamo le Cinque Terre: sono quello che sono perché nel corso degli ultimi 500-600 anni si è costruito un miracoloso equilibrio tra lavoro e territorio. Un lavoro straordinariamente pesante. Fare un quintale di vino qui costa la stessa fatica che farne cento in Romagna. Perché è il posto meno adatto al mondo per il lavoro agricolo. Negli ultimi 30 anni è nata l'industria turistica delle Cinque Terre in forma massiva. Si è scelto scentemente di arraffare più milioni possibili costruendo un turismo mordi e fuggi che porta ogni anno milioni di presenze nel punto più delicato del territorio italiano, in un'estensione che è paragonabile alla Garbatella. Allora chiedo: quanto di quelle decine, centinaia di milioni guadagnati con il turismo, tutti soldi esentasse, perché lì c'è un'evasione che oscilla tra il 50 e il 70%, quanti di quei soldi portati via spolpando il territorio sono stati reinvestiti in tutela del territorio? Andate a vedere lungo la Magra, come faccio io, e poi mi dite. 
Cosa c'è?
Glielo dico io: l'agricoltura è stata largamente abbandonata. Sono pochi quelli che rimangono lì a lavorare la terra perché si fanno un culo così. La manutenzione delle Cinque Terre è minuto per minuto. Se stai un mese fermo l'equilibrio già comincia a rompersi. Ma voglio chiederle una cosa: secondo lei c'è una qualche possibile relazione tra quanto è successo e il fatto che il vertice del parco delle Cinque Terre sia finito in galera? La mia è una domanda. 
E la risposta qual è? 
La darà il lettore o la magistratura. Io so che il parco delle Cinque Terre è portato in palmo di mano da tutti i politici come sistema straordinariamente efficace di mettere insieme tutela ambientale e affari. Sì ma 30 anni fa quegli stessi paesi che sono allagati rischiavano di restare vuoti perché la gente emigrava. E l'abbandono che lei denuncia ci sarebbe stato lo stesso. Ma certo, ma io non ho niente contro il turismo nelle Cinque Terre ma c'è turismo e turismo. Non ho niente contro gli abitanti delle Cinque Terre, ovvio che se lasci una vita da fame e vedi la possibilità di star bene vai a star bene. E non è detto che tu debba avere gli strumenti culturali per capire cosa è bene fare, giusto? Però ci sono gli organi preposti a farti capire le cose o no? 
La responsabilità quindi è come al solito delle istituzioni?
Ma a cosa servono se non a questo? Le istituzioni territoriali, la politica territoriale, non dovrebbero servire a questo? E qui tocchiamo un tasto dolente: la regione Liguria da sempre è in mano alla sinistra, ulteriore dimostrazione di come la cultura del cemento non sia un patrimonio esclusivo della destra. Ma ci mancherebbe altro. Intervistate Ferruccio Sansa che su questo ha scritto libri straordinari. Va bene il turismo, ma c'è modo e modo. C'è un modo che ti fa guadagnare tantissimo e subito e un modo che ti fa guadagnare di meno nel tempo. Io ci metto la mano sul fuoco: in una generazione le Cinque Terre sprofondano.
Nel senso che la generazione precedente ha approfittato della situazione?
C'è una generazione che si è consumata fino all'osso un territorio che ci ha messo alcuni milioni di anni a conformarsi e alcuni secoli per diventare quello che è.
 E non lascerà niente in eredità?
Un po' di milioni e di case ai figli, ma niente dal punto di vista del territorio.
Come se ne esce? 
Io ce l'ho una proposta. Se ne esce con Fanfani, se lo ricorda? Negli anni 50 lanciò una campagna di opere in tutta Italia per il ripristino del territorio mandando a progetto, come si direbbe oggi, decine di migliaia di giovani ovunque. In Romagna addirittura lavorarono ai ripristini delle bonifiche, alle trebbiature, alle costruzione di strade. Siamo un paese in cui oggi ci sono disponibili decine di migliaia di giovani uomini e donne per ripristinare il territorio? Non lo so chiedo, forse no.
 Forse non ci sono neanche i soldi 
Sì, forse mancano anche i soldi, forse le persone ci sarebbero, magari facendo entrare più immigrati.

fonte - Il Manifesto

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venerdì 28 ottobre 2011

Liguria: corsi d'acqua e alluvioni - 25/7/2011 - La Giunta Regionale predica bene e razzola malissimo!

Spesso quando accadono eventi che coinvolgono vite umane c'è sempre la propensione ad evitare di affrontare direttamente le responsabilità politiche accusando fin troppo spesso chi esterna le responsabilità altrui di azione di sciacallaggio.
Questo documento è del 25 luglio 2011. Dieci mesi dopo l'alluvione che ha colpito il ponente Genovese e tre mesi prima i tragici fatti dell'entroterra di Laspezia  con le devastazioni delle Cinque Terre e di intere comunità della val di Vara.
Non si parla ovviamente di Aulla in quanto competenze e assistenze riguardano Regione Toscana.
Loris

Con la mano destra si sollecita il Governo a trasferire più fondi per gli indennizzi dei danni provocati dall'alluvione del 4 ottobre 2010 che ha danneggiato Sestri Ponente.

Con la mano sinistra si pubblica un regolamento regionale che riduce da 10 a 3 metri le distanze minime per edificare vicino ai corsi d'acqua in ambito urbano.
Ma in Regione Liguria la mano destra sa cosa fa la mano sinistra?
Sul Bollettino Ufficiale della Regione Liguria del 20 luglio 2011 è stato pubblicato il Regolamento Regionale n. 3/2011,a firma del Presidente Burlando ( dopo la benedizione della Giunta del precedente 12 luglio ) , in materia di "tutela delle aree di pertinenza dei corsi d'acqua".
Dove stia la tutela non si sa, visto che a parere degli ambientalisti (inascoltati da gran parte della commissione consiliare chiamata a dare un parere alla Giunta) il famigerato art. 4 del Regolamento sancisce una riduzione delle distanze edificatorie rispetto alla legislazione nazionale (il testo unico delle opere idrauliche del 1904, che introduceva il principio base della distanza di 10 metri delle costruzioni dai corsi d'acqua), e si pone in netto conflitto con quanto previsto dall’art.115 del Dlgs.152/2006 (Testo Unico ambientale), in quanto contrasta con la necessità di una tutela attiva della fascia riparia di vegetazione spontanea (non basta il divieto di urbanizzazione) e la sua ulteriore riduzione è oltremodo contraria all’orientamento di tutela di queste fasce fondamentali per la riduzione del rischio idrogeologico. 
Il WWF ritiene non sormontabile la normativa nazionale ed in particolare quanto previsto dal vecchio ma vigente R.D. n. 523/1904, il quale fissa agli artt. 93 e seguenti, i principi generali per esercizio dell’attività di polizia idraulica, intesa come attività di controllo degli interventi di gestione e di trasformazione del demanio idrico e del suolo in fregio ai corpi idrici.
Quindi come sottolineato dalla scrivente associazione, era da evitare la riduzione delle fasce di inedificabilità da 10 a 5 (aree extraurbane) o 3 metri (aree urbane).
Inoltre l’art. 5 contenuto nel regolamento approvato apre la strada ad una serie di deroghe (strade incluse) in cui, ad esempio, la realizzazione di insediamenti produttivi , compensata secondo le convenienze del caso, da “opere di messa in sicurezza”, vanificherebbe il principio generale dei vincoli del RD 523/04, proprio quando nella nostra Regione, a causa dei rischi idrogeologici, i fenomeni di piena e dell’eccessiva urbanizzazione di aree golenali, andrebbe cristallizzato il principio delle regole di precauzione anziché quello delle deroghe.

WWF-LIGURIA

http://beta.wwf.it/client/ricerca.aspx?root=28713&content=1

PS. Da Sestrese, da amante del mio territorio non mi sento sciacallo a pubblicare questa informazione.
Informazione perchè notizia sarebbe che si tutela l'ambiente in cui viviamo.
 Loris

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