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mercoledì 2 ottobre 2013

Una sedia, la mia.

Tenderness Diptych, left (2003) © Kyle Rand
fonte: Come sedia


Grazie a Silvia,
che mi ha accolto nel suo sito, con la delicatezza che solo una donna sensibile e attenta al vissuto come lei, riesce ad avere.
Vi invito a leggere le sue interviste perché raccontano di uomini e donne le cui storie sono un esempio.
Amo il progetto di Camilla e Silvia di Measachair.
Un lavoro che va condiviso perché è un cammino, fatto di sedie che raccontano di arte, creatività, sentimenti, vita.

Buona lettura:
http://measachair.blogspot.it/2013/10/tutte-le-sedie-di-a.html?spref=fb

venerdì 8 marzo 2013

condizione di donna-mamma non riconosciuta

Post ad alto livello di ormoni emotivi

..che tanto ormai quelli comandano.
Non la mia testa, il mio cuore, il mio corpo.
Gli ormoni comandano.
A me è successo che dopo tutti questi aborti, la conseguenza più evidente è che i livelli ormonali si sono innalzati talmente tanto da fare picchi così elevati che potrei scalarli senza fatica.
E così non dormo.
Dormo male.
Mi pesa tutto questo fare finta che le cose sono normali, mentre intorno a me è tutto un  lievitare di pancia e nascite felici.
Ieri sera ero ad una cena dove erano presenti 4 bimbi fascia 7-11 anni: per fortuna, vedo e prevedo, ho saltato la mia lezione di yoga perchè sapevo che sarei stata risucchiata energeticamente da loro, ovvero, dai loro genitori inesistenti e assenti, e che avrei mandato sprecata la lezione, oro per me.
E così è andata.
Mi sono scoperta a provare una nemmeno troppo sottile rabbia di fronte a comportamenti di maleducazione inaudita, frutto di assenze comportamentali, di evidente fastidio quando i bambini interrompevano conversazioni inutili tra adulti, quando nessuno ha detto loro che se si buttavano in corsa su tavolini non occupati da noi, facendo cadere bicchieri di vetro, forse avrebbero dovuto chiedere scusa alla cameriera che tutta la sera ci ha servito, piuttosto che avere reazioni di rabbia e non tolleranza alla sgridata, come se, a dieci anni, la ragione e il mondo appartenesse solo a loro.
Ma va bene.
Se non voglio cacciarmi in situazioni in cui mi si può dire "tu non puoi capire perchè..." sto zitta.
Nemmeno quanto dovrei.
Vedevo mio marito fremere. Battere i piedi sotto il tavolo e ripetersi il mantra "nonsonoilloropapà-nonsonoilloropapà-nonsonoilloropapà-nonsonoilloropapà...."

E così via.
Così sarà per sempre.
Fino a quando questi figli cresceranno.
Poi si parlerà della loro università, delle loro scelte, delle loro amicizie, delle loro vacanze.
Perchè chi ha figli, ti ripete, con misto di compassione, che non è vero che nei nostri incontri si parla solo di figli. Si parla con cognizione di politica, cucina, teatro, lavoro.
Balle.
Genitori per sempre.
Non si rendono conto che la loro esistenza si appoggia a quella dei loro figli.
In tutto.
Ci si racconta che non è così, ma non è vero.
Si è genitori per sempre, ed è una condizione di default, si diventa modello-base, poi si può decidere di acquistare gli accessori, ma la base c'è, ed è scontata.

E noi non potremo mai capire davvero fino in fondo cosa significa, anche quando i bambini non chiedono scusa se rompono un bicchiere al ristorante.

Questa sin qui, la condizione di donna-infertile.
Perchè possiamo cantarcela, possiamo raccontare un sacco di altre cose, ma è la quotidianeità che ci viene sbattuta in faccia che scava, scava, e ti rende diversa.
Sono le cose piccole, quelle semplici, come quando scegli una pizza, e non la prendi piccante perchè una fetta la potrebbe anche mangiare il tuo bambino.
Capito? Pensiero di default.
Perchè sei madre.
E per quanto si possa dir di no, conti meno di tuo figlio, vieni dopo, anche se sei la peggior stronza del mondo.

Ecco.
Se poi aggiungiamo a questa condizione di donna-infertile, la condizione di donna-infertile-poliabortiva, il mix è scoppiettante.
Perchè vai a spiegarlo in giro che tu ti senti mamma come tutte le altre.
Spiegalo che però non hai mai allattato, anche se il latte, dopo un aborto, ti esce lo stesso.
Spiegalo che la tua pancia è cresciuta e che ha contenuto.
Spiegalo che ti sei sentita responsabile allo stesso modo della mamma che non prende la fetta di pizza piccante.
Spiegalo che tutti i giorni racconti quello che fai ai tuoi figli, ma che non puoi stringere contemporaneamente le loro manine.
Spiegalo che anche tu sognavi carriere universitarie e viaggi nel mondo.
E dialoghi per spiegare, che il rispetto dell'altro, del lavoro che fa, deve venire prima di ogni capriccio e gioco adrenalitico.

Non ho voglia di riaffrontare tutto.
Non trovo il coraggio.
E' tutto innaturale.
Nessuno mi dà certezza che stavolta sarà diverso.
Per quel che mi riguarda alla fine la mamma è già arrivata, ma il mondo non lo sa, la società nemmeno.
La prossima estate e autunno mi restituiranno nuovi pargoli ed io non potrò fare finta che non esistono, non potrò mettere in stand by il pc, cancellarmi da forum, attaccare il telefono.
Non potrò farlo perchè non è giusto.
Dovrò guardare negli occhi quei bambini e chiedere loro come erano i miei quando stavano lassù.
Dovrò parlarci per forza ed io non lo so se sarò pronta.
E se anche stavolta andrà male, mi annoierò anche a raccontarmi.
Ho scavato fino al midollo la mia esistenza, tirando fuori mostri e paure e gioie e positività.
Sono nuda.
Pulita.
Vergine.
Ma il ricordo non si cancella.
E' indelebile. Fortifica dicono. Preferirei essere una debole ora e non avere il ricordo di quel dolore.

La condizione di abortività ti mette di fronte al fatto che non si riesce ad accettare il fatto che i tuoi figli vengono concepiti ma non vivono.
E' un paradosso talmente grande che apre varchi impossibili da superare, baratri in cui sei risucchiata, che ti soffocano.
Sono una donna.
Sarò per sempre una madre di bambini mai nati.
Una madre non riconosciuta, senza il patentino.
Anche la mia è una condizione di default.
E forse bisognerebbe parlarne un pò di più.
Invece non è così, perchè guardare in faccia il dolore non è facile.
Ammettere un fallimento che non dipende da noi non è normale.
Sentire la vita e la morte contemporaneamente è da alieni, non è da donne.
Ecco.
Sono gli ormoni che parlano?
Già.
Raccontiamocela così.