venerdì 17 settembre 2010
SOMEWHERE
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(Somewhere)
Regia: Sofia Coppola
Produzione: USA
Anno: 2010
Genere: Equilibri esistenziali
La monotonia e la mediocrità di certe esistenze privilegiate sono gabbie di cui si fatica anche a riconoscere le sbarre, ma rimane sempre viva la possibilità che un contatto umano profondo possa materializzarsi nell'inaspettato incrocio di un padre con la figlia e scardinarne così le incrostate serrature, quasi un miracolo, raccontato in punta di piedi, senza troppo rumore ma con un garbo e una sensibilità che non potrà fare a meno di toccare chi, oltre alla mente, si ricorda di avere anche un cuore.
Merita una visione (e non è importante se sia o meno un grande film ma che sia proprio il tipo di cinema che vorremmo vedere).
Note finali.
Qualche precisazione per mettere le cose bene in chiaro e per dissolvere in partenza qualsiasi malinteso: questo film non è adatto per chi cerca complessità tarkovskiane, simbolismi pasoliniani o fascinazioni mistiche orientali.
Allo stesso modo se ne sconsiglia la visione a chi cerca "verità gridate", che i tempi (televisivi) hanno fatto diventare l’unico modo per essere sicuri di essere ascoltati e di cui gli stessi intellettuali (o presunti tali) si sono fatti gli inconsapevoli portabandiera.
Sussurrare, esplorare senza frenesia corpi e sguardi porta inevitabilmente a non essere capiti dai più, o a non essere ascoltati con la dovuta attenzione, o addirittura ad essere accusati di sciatteria.
Al contrario sono caldamente invitati coloro che ritengono che il cinema possa tornare ad assomigliare alla vita, coi suoi tempi lenti e le sue bellissime ovvietà, perché, per quanto banale possa essere l’amore di un padre per un figlio, sarà sempre qualcosa potenzialmente capace di muovere le nostre corde più sensibili. E sono proprio certi particolari, un increspatura del labbro che accenna a un sorriso, a rendere così delicata la sensibilità (sofia)coppoliana, unita al coraggio di mostrarci le cose come sono, senza inutili abbellimenti e senza forzate sovrastrutture.
E’ tutto lì davanti ai nostri occhi, bisogna solo volere o imparare a vedere di nuovo.
Per tutti gli altri c’è sempre Sylvester Stallone (non che ci sia nulla di male, ça va sans dire).
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