Visualizzazione post con etichetta riflessioni. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta riflessioni. Mostra tutti i post

lunedì 13 aprile 2015

memoria...

Gli anni scorrono in fretta. Quante parole sono passate, quante trascurate... Quelle scritte, le sole tenaci, rimangono e segnano un tempo, un sentimento, un come ero. Mi illanguidisco a ritrovarle e a ritrovarmi, e ritrovare il filo che mi ha portato qui, oggi. Senza memoria cosa siamo?

venerdì 4 marzo 2011

Diario di una zia.1

Da oggi sono ufficialmente la zia baby sitter di mia nipote Angelica. Nutro nei suoi confronti una notevole ammirazione per la saggezza con cui mi ha lasciato armeggiare al primo cambio pannolino. Non ha fatto neanche una smorfia di fronte al mio faccione sorridente mentre la imboccavo cercando di adeguarmi al suo ritmo. L'ho osservata muoversi tra gli spazi di casa, superare gli ostacoli, esplorare, fare scelte e mi è sembrata sempre straordinariamente tenace. Si è abbandonata, distrutta di stanchezza, tra le mie braccia, bellissima. E io mi sono detta "Francesca, RICORDATI QUESTO PRECISO MOMENTO" mentre la guardavo con una tenerezza di una qualità diversa da tutte le tenerezze provate fin qui nella mia vita.

mercoledì 6 gennaio 2010

Riflessione minima di un giorno di festa

Cucino quasi tutti i giorni, perlomeno una volta al giorno, la sera. Preparo piatti semplici, pronti in 30-40 minuti, così da metterci a cenare prima che la sera diventi notte. Cerco di conciliare il buono con il sano. Il sano è un concetto articolato a cui mi dedico da anni. Il buono è un desiderio e un piacere che m'ispirano sempre. Quando ho tempo, a volte, mi dedico a ricette più complesse, più lunghe. A volte nasce un desiderio e allora il tempo lo trovo. Fondamentalmente, però, la mia è una cucina da mezz'ora. E' il cibo di una donna che lavora e sta fuori tutto il giorno.

venerdì 8 maggio 2009

Come una contadina...

Mi trovo ammirata a guardare le leggerezze, le invenzioni, le magnificenze di tante ricette in rete, come una contadina del Seicento arrivata in pellegrinaggio nella Roma barocca. Ogni giorno, grazie alla rete, tocco la dimensione della libertà creativa, a volte della bellezza e dell'eleganza. E che si possa approdare all'Estetica grazie alla Gastronomia questo per me è una certezza.

lunedì 26 gennaio 2009

Le bruttine soup


Anni fa le avrei buttate. Tempo fa non ci avrei neanche pensato. Anni fa ero diversa. Ma come tutti abbiamo provato sulla nostra pelle, la vita ci fa scoprire nuove prospettive e ci propone cambiamenti. Costruiamo le nostre giornate su abitudini e alcune possono essere migliori di altre. Non ho figli, ma ci sono i nipoti e i figli degli amici e i bambini che non conosco di tutto il mondo. Il mio pensiero va a loro e alla qualità della mia vita quando penso a un'esistenza sostenibile, con meno sprechi e più lungimiranza. Certo, esiste il fattore delta, l'imprevisto che arriva e scombina i piani... Questo non toglie valore alle scelte fatte oggi, perché è con queste che nutro la mia fiducia sul futuro. Confido nella tecnologia e nella saggezza. Confido nella bontà di un minestrone fatto con le verdure messe da parte durante la settimana, con quelle parti che anni fa avrei buttato.

lunedì 24 novembre 2008

il cavolo rosso


Mi piace guardare le cose da vicino. Spesso, accorciando le distanze, si scoprono bellezze inattese.

venerdì 1 agosto 2008

all'inizio erano solo bollicine

Sono mesi che non bevo un vino come si deve. Di quelli da ricordare, fermando nome-anno-produttore sul primo pezzo di carta a portata di mano. E' parecchio che non provo quella felice ebbrezza, quel sentire il corpo così presente e sfocato e il pensiero muoversi veloce e sincero. Ma Dioniso arriva solo con i vini fatti bene. E' una questione di chimica e di poesia. E' che il vino racconta la sua storia, ti fa innamorare della sua storia. Come le persone.

domenica 13 maggio 2007

Il piacere di bere e mangiare

La critica gastronomica, spesso, si ferma al palato, alla bocca. Il piacere si arresta al sapore sulla lingua, sul palato, come se l’uomo che mangia fosse solo una grande bocca, che mastica, produce saliva e inghiotte. Ma cosa succede a quel cibo, a quei sapori quando scivolano giù per l’esofago, sostano nello stomaco, si lasciano assorbire, trasformati, nell’intestino? Il racconto del cibo ha paura del piacere del cibo. Il gusto non si esaurisce nella bocca, ma si allarga potente, appagante nell’uomo fatto di un corpo e di una mente.
In una cultura spaventata dalla forza del desiderio e del piacere il cibo è stato censurato, avvilito, mortificato. Quando si parla di vino si parla di polialcoli, tannini, acidi, intensità, persistenza, ma si omette la dimensione dionisiaca, l’effetto corporeo, quel benessere che abbraccia il corpo e la mente. L’ebbrezza è una porta improvvisa che si apre su una diversa sensibilità, amplificando la percezione di sé nel mondo, di sé stessi e dell’altro che si ha vicino.
Si descrivono vini e ricette ma si dimentica l’uomo che beve e che mangia. Il piacere di mangiare porta a vivere il piacere del qui e ora, il piacere di un presente che si è educato sui piaceri del passato e che si allunga sui piaceri del futuro.
Si descrive senza raccontare l’esperienza vissuta. Forse è il pudore di mostrare agli altri il proprio godimento che rende così frigida la riflessione sul cibo. Sul goloso pende la condanna eterna di vizioso. La ricerca dell’eterno svincolato dalla terrena pesantezza del corpo ha svilito il valore di questa vita e di questo corpo. Il piacere sano può realizzarsi solo nel rispetto dell’altro.

giovedì 3 maggio 2007

Sto rileggendo "Il ghiottone errante. Viaggio gastronomico attraverso l’Italia" di Paolo Monelli. Il libro esce nel 1935, a Milano. Monelli è un giornalista e per incarico della “Gazzetta del popolo” si mette in viaggio in compagnia dell’amico Giuseppe Novello, pittore e vignettista, autore delle divertenti illustrazioni che accompagnano il testo. I due percorrono l’Italia da nord a sud. Ci mettono tutta l’estate. Partono da Barbaresco a giugno e approdano in settembre a Montecatini "dove vanno quelli che hanno fatto passare per lo stomaco e per i reni troppi stravizi". !!!
I resoconti delle tante mangiate e bevute sono raccontati con leggerezza, ironia garbata e intelligenza. Ogni tappa è segnata dal mondo che si muove intorno a quella tavola: una galleria godibilissima di osti e ostesse, di tante pietanze diverse, di decine di vini, e anche di accadimenti, di paesaggi e luoghi percorsi. Ogni luogo ha i suoi cibi e i suoi vini. E’ bella, ingenua e saggia insieme, questa Italia fatta di tanti prodotti locali, di abbinamenti nati dal territorio e dalla tradizione stratificata nel tempo, dal lungo parlarsi tra uomini e terra. A Barolo, Monelli scrive:
“… il tartufo bianco, misterioso annunciatore di un mondo in chissà quale remota galassia ove vivono esseri che non hanno altri sensi che il gusto e l’odorato […] lasciatemi ricordare l’insalata di tartufi, bianco dei tuberi e grigio della salsa in aristocratica semplicità; e i tartufi galleggianti sulla fonduta, od occhieggianti pallidi sulla scura polenta di gran saraceno; e i tartufi in bagna cauda, che è, lo sapete tutti, un’amalgama di olio e burro e acciughe e odor d’aglio. E vi si aggiunge pepe e sugo di vitello, e ci si beve sopra vigorosa barbera: il vino che vuole palati robusti, non guasti da beveroni forestieri; il fante dei vini piemontesi, pistapauta e scaccianebbie, serio, battagliero, tutto vino, nel colore, nelle macchie che fa sui lini, nell’odore che dà al fiato.” Non è fantastico?
Chiudo con le parole di Monelli che descrive Novello e un altro amico a Parigi, appena usciti da un ristorante ubriachi: “Avevate tutti e due gli occhi danzanti, il sorriso immobile, i gesti pieni d’aria…” E’ la più bella descrizione di quello stato di beatitudine e goffagine felice che si vive quando ci si ubriaca bene.



Robi è appena arrivato con un prosciutto di Praga fatto con Pata negra e pane caldo…
svengo :-)))))))
Ieri sera il concerto spettacolo degli Acquaragia Drom all'Auditorium è stato fantastico. La cena dopo al Tiepolo un disastro. La mortificazione dei sensi :-(( Che intrugli disgustosi con creme di formaggi non meglio identificati, semplici verdure al cartoccio sommerse da olio e spezie... le due ragazze che si occupavano della sala, in cambio, erano proprio gentili. E Il conto senza pretese :-)