Visualizzazione post con etichetta dediche. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta dediche. Mostra tutti i post

mercoledì 11 novembre 2009

a San Martin se veste el grando e il picinin


Per San Martino, capodanno dei contadini, i raccolti devono essere tutti completati. Nella campagna comincia la desolazione dell'Inverno.

La tradizione vuole che nel giorno di San Martino le persone più bisognose mandassero i figli di casa in casa cantando: "In sta casa ghe xe de tuto, del salame e del parsuto, del formagio piasentin viva viva San Martin!" (In questa casa c’è di tutto, del salame e del prosciutto, del formaggio piacentino viva viva San Martino) ed era usanza dare loro del cibo ricordando il gesto del Santo.

Questa tradizione, nel mio quartiere (ma so anche in altre parti), viene rinnovata ancora oggi dai bambini delle elementari (accompagnati dalle maestre) che con campanacci, pentole rotte e tamburi vanno a "batter San Martin". Si mettono fuori dai negozi e fanno un chiasso infernale finchè il bottegaio non regala dolci e caramelle.

A Venezia e nella terraferma si regala ai bambini oppure alle fidanzate un biscotto di pasta frolla, raffigurante San Martino a cavallo con mantello e spada, decorato con cioccolato o glassa, con confetti colorati, caramelle o altri dolciumi.
Buon San Martino a tutti!

martedì 22 settembre 2009

la morte non è niente

(Falcade 2008)
La morte non è niente.
Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.
Henry Scott Holland (1847-1917)

mercoledì 9 settembre 2009

Buongiorno a tutti!




EPICEDIO



ho imparato una parola nuova.....

martedì 4 agosto 2009

amore


il terreno, grazie a te,
piacevole, diventò
celeste.
Poi 
il celeste, grazie a me, 
piacevole, diventò
umano.
Juan Ramon Jiménez

UNO + UNO FA SEMPRE DUE?

lunedì 15 giugno 2009

io so che un giorno

Ivan Della Mea - Io so che un giorno (1966)

Io so che un giorno
verrà da me
un uomo bianco
vestito di bianco
e mi dirà:
«Mio caro amico tu sei stanco»
e la sua mano
con un sorriso mi darà.

Mi porterà
tra bianche case
di bianche mura
in bianchi cieli
mi vestirà
di tela greggia dura e bianca
e avrò una stanza
un letto bianco anche per me.

Vedrò il giorno
e tanta gente
anche ragazzi
di bianco vestiti
mi parleranno
dei loro sogni
come se fosse
la realtà.

Li guarderò
con occhi calmi
e dirò loro
di libertà;
verrà quell’uomo
con tanti altri forti e bianchi
e al mio letto
stretto con cinghie mi legherà.

«La libertà
- dirò - è un fatto,
voi mi legate
ma essa resiste».
Sorrideranno:
«Mio caro amico tu sei matto,
la libertà,
la libertà più non esiste».

Io riderò
il mondo è bello
tutto ha un prezzo
anche il cervello
«Vendilo, amico,
con la tua libertà
e un posto avrai
in questa società».

Viva la vita
pagata a rate
con la Seicento
la lavatrice
viva il sistema
che rende uguale e fa felice
chi ha il potere
e chi invece non ce l'ha.

 

Questa canzone, una delle più belle e delle più note del cantautore milanese, tutt'altro che datata, risale in realtà a prima della iniziativa "La linea rossa", e faceva parte del canzoniere utilizzato negli spettacoli teatrali-musicali del periodo.

sabato 6 giugno 2009

enrico b. - 11 giugno 1984

" Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell'uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita."

Enrico Berlinguer


Questo post pensato per commemorare Berlinguer, lo metto oggi perchè 

GLI ITALIANI CHE VANNO A VOTARE SIANO CONSAPEVOLI CHE QUI NON SI SCHERZA! IL VOTO E' L'UNICA ARMA CHE ABBIAMO PER RISCATTARCI DAL MARCIUME CHE CI CIRCONDA!!!


lunedì 1 giugno 2009

la cosa pubblica



Viva l'Italia, l'Italia liberata, 
l'Italia del valzer, l'Italia del caffè. 
L'Italia derubata e colpita al cuore, 
viva l'Italia, l'Italia che non muore. 
Viva l'Italia, presa a tradimento, 
l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento, 
l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura, 
viva l'Italia, l'Italia che non ha paura. 
Viva l'Italia, l'Italia che è in mezzo al mare, 
l'Italia dimenticata e l'Italia da dimenticare, 
l'Italia metà giardino e metà galera, 
viva l'Italia, l'Italia tutta intera. 
Viva l'Italia, l'Italia che lavora, 
l'Italia che si dispera, l'Italia che si innamora, 
l'Italia metà dovere e metà fortuna, 
viva l'Italia, l'Italia sulla luna. 
Viva l'Italia, l'Italia del 12 dicembre, 
l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre, 
l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste, 
viva l'Italia, l'Italia che resiste. 

venerdì 24 aprile 2009

25 aprile - o bella ciao,

La costituzione non fu concessa a malincuore da un sovrano, ma guadagnata con fatica e sangue da una generazione di Italiani e Italiane.
(Giorgio Bocca su l'Espresso 5 marzo 2009)



Mestre - Piazza Ferretto, foto dalla Torre, 2009

Erminio Ferretto (Mestre, 12 dicembre 1915 – Bonisiolo, 12 febbraio 1945) è stato un partigiano italiano. Dopo la sua morte il battaglione si trasformò in 31a Brigata Garibaldi "E.Ferretto" e questa unità entrò nella piazza principale di Mestre liberandola.

foto: partigiani (internet)


medaglia d'oro:
Del Din Paola di Prospero e di Battilana Ines da Pieve di Cadore, classe 1923, partigiana combattente. Gruppo Divisione Osoppo-Friuli.

Dopo aver svolto intensa attività partigiana in Friuli nella formazione comandata dal fratello ed avvenuta morte di questi in combattimento, viene prescelta a portare nel Sud importanti documenti interessanti il Comando Alleato. Oltreppassava a piedi le linee di combattimento dopo non poche peripezie e continuo rischio della propria vita ed ultimata la missione chiedeva di frequentare un corso di paracadutisti. Dopo aver compiuto ben undici voli di guerra in circostanze fortunose riusciva finalmente, unica donna in Italia, a lanciarsi col paracadute nel cielo del Friuli alla vigilia della liberazione. Nel corso dell'atterraggio riportava una frattura alla caviglia ed una distorsione alla spina dorsale, ma nonostante il dolore lancinante, la sua unica preoccupazione era di prendere subito contatto con la missione alleata nella zona per consegnarle i documenti che aveva portato con sé. Negli ultimi giorni di guerra, benchè claudicante, passava ancora ripetutamente le linee di combattimento per recapitare informazioni ai reparti alleati avanzanti.
Bellissima figura di partigiana seppe in ogni circostanza assolvere con rara capacità e virile ardimento i compiti affidatile, dimostrando sempre elevato spirito si sacrificio e sconfinata dedizione alla causa della libertà.
...Quando deve paracadutarsi ha un problema tutto femminile: trovare un casco dentro al quale far stare il treccione dei suoi capelli; alla fine si accontenta di un casco di gommapiuma.....Nell'aprile del '45 è finalmente paracadutata in Friuli, in tempo per partecipare all'insurrezione partigiana.
(Tiziana Agostini: Le donne del Nordest)

sabato 11 aprile 2009

serena pasqua




Berlino 2008

lunedì 9 febbraio 2009

un padre alla figlia


James Joyce 
 "Un fiore donato a mia figlia"

Diafana la bianca rosa
e diafane mani di lei diedero,
anima vizza e pallida più
che la smunta onda del tempo.
Rosadiafane e belle – ma più diafana
selvaggia meraviglia
nei miti occhi tu veli,
mia bambina azzurrovenata.

ciao Eluana

sabato 10 gennaio 2009

voglio ricordare anch'io De Andrè

perchè è un pezzo di storia nel nostro cuore,

Il sogno di Maria

"Nel Grembo umido, scuro del tempio, l'ombra era fredda, gonfia d'incenso; l'angelo scese, come ogni sera, ad insegnarmi una nuova preghiera: poi, d'improvviso, mi sciolse le mani e le mie braccia divennero ali, quando mi chiese-

Conosci l'estate io, per un giorno, per un momento, corsi a vedere il colore del vento.

Volammo davvero sopra le case, oltre i cancelli, gli orti, le strade,

poi scivolammo tra valli fiorite dove all'ulivo si abbraccia la vite.

Scendemmo là, dove il giorno si perde a cercarsi da solo nascosto tra il verde,
e lui parlò come quando si prega,
ed alla fine d'ogni preghiera contava una vertebra della mia schiena.
(... e l' angelo disse: "Non temere, Maria, infatti hai trovato grazia presso il Signore
e per opera Sua concepirai un figlio...)
Le ombre lunghe dei sacerdoti costrinsero il sogno in un cerchio di voci.
Con le ali di prima pensai di scappare ma il braccio era nudo e non seppe volare:
poi vidi l'angelo mutarsi in cometa e i volti severi divennero pietra,
le loro braccia profili di rami, nei gesti immobili d'un altra vita, foglie le mani, spine le dita.
Voci di strada, rumori di gente, mi rubarono al sogno per ridarmi al presente.
Sbiadì l'immagine, stinse il colore, ma l'eco lontana di brevi parole
ripeteva d'un angelo la strana preghiera dove forse era sogno ma sonno non era
- Lo chiameranno figlio di Dio - Parole confuse nella mia mente, svanite in un sogno,
ma impresse nel ventre." E la parola ormai sfinita si sciolse in pianto,
ma la paura dalle labbra si raccolse negli occhi semichiusi nel gesto
d'una quiete apparente che si consuma nell'attesa d'uno sguardo indulgente.
E tu, piano, posati le dita all'orlo della sua fronte:
i vecchi quando accarezzano hanno il timore di far troppo forte.

mercoledì 17 dicembre 2008

il passato è storia ......e il presente?


a mio padre che per 40 anni è stato operaio a Portomarghera,
a tutti quelli che stanno perdendo il posto di lavoro
e a quelli che sono morti nel posto di lavoro
Avevamo
Avevamo sete, potremo dire senza timore,
e ci hanno lasciati morire
chiedendo una goccia d'acqua. Avevamo fame e ci hanno lasciati morire chiamando
una briciola di pane. Avevamo bisogno di qualcuno
vicino e ci hanno abbandonati
come una candela di notte
sul pavimento. Come cani alla pioggia
senza una casa, abbiamo corso
lunghi mattini d'inverno
trafelati di lacrime. A tutti
abbiamo chiesto se ci volevano
e tutti ci hanno detto di no.
Avremo dovuto forse odiare,
ma non pensammo neanche lontanamente.

Siamo come carte
Siamo come carte.
Siamo buoni finché il sangue bolle,
spacca e serve a tutto.
Quando le nostre fibre cominciano
a cedere ci buttano via
come niente.
Ciò che demmo è trascorso.

l'officina è meno gelida
Forse sta venendo la primavera.
Da giorni sono apparsi alcuni ciuffi d'erba
sulla polvere nera vicino al reparto.
L'officina è meno gelida da qualche giorno e c'è più forza in noi.
Forse si sta arando nella nostra terra, oggi, e qualcuno semina:
c'è un ritorno di movimenti,
tenere aperture che spezza ogni barriera, abbatte sicuro. Morire
non è più tanto
impegnativo come una volta.
Ferruccio Brugnaro da "Vogliono cacciarci sotto, un operaio e la sua poesia" 1975 -
Operaio a Portomarghera nei duri anni delle lotte operaie in fabbrica.