angoscia....e pensieri più o meno candidi.
scrivo senza filtro...
ormai la mente è obnubilata, sono sparite le bianche colombe, uno stormo di corvacci neri intorno, sento il loro isterico sbatter d'ali a pochi centimetri dalla faccia..soccombo, e qui a casa del mio vicino..ho un fuoco dentro, in senso fisico e mentale, e il quesito è sempre lo stesso, per ingannare i tempi morti, quale sarà tra la fiamma biforcuta a spegnersi per prima.
mi sento semplicemente incolore. una massa grigia, la nebbia, che ritorna spesso e ogni volta non è mai la stessa di prima.
io, quella che ero allora, non sono la stessa. non lo sarò domani, nel girono ennsimo di prova.
reinvento maschere continuamente, e questa tendenza demiurgica mi assicura la sopravvivenza, ma mi sfianca.
vorrei partire domani o mai.
vorrei una porta tutta aperta o tutta chiusa.
vorrei un bianco e un nero.
annaffio l'ansia con bicchieri di vino, anche quello troppo annacquato, o troppo poco.
domenica 11 giugno 2006
venerdì 2 giugno 2006
Sangue e sospiri
pausa studio in radio...
jocca e insalata con la mia fonika mentre lei manovra cursori e modula suoni e frequenze...
io in un ufficio a studiare, con tanto di telefono a portata di mano che fa tanto impiegata con lo zero da digitare prima di comporre il numero...qua mi sento " a casa" , ed è buffo perchè riesco a sentirmi più a casa in un posto di estranei che a casa mia..le facce così famigliari che mi hanno circondato fino ad ora improvvisamente mi appaiono dei perfetti sconosciuti, lo sto testando ad ogni incontro, ad ogni telefonata, a ogni conversazione reale o virtuale.
non riesco a essere più me stessa, mi sento schifata, mi sento terribilmente presa in giro, e tutte le promesse inutili di amicizia e mutuo soccorso nessuno le ricorda più, ormai; perchè abbiamo fatto il primo passo in società, perchè la vita ci sorride ed è inutile pensare a quella sfigata che oltretutto si lamenta dalla mattina alla sera , perchè ci sentiamo qualcuno, o forse perchè "non abbiamo tempo"...ma non importa.
io non dico.
io osservo in silenzio. (perchè anche queste pagine, in realtà, sono mute).
osservo, e valuto. ho pesato e misurato tutti, per prima me stessa, trovando tutti mancanti.
e poi sbaglio, e poi piango, e poi è sangue dal naso a fiumi, come ieri, e poi tu mi chiami da un letto in terapia intensiva e sputi l'anima, e hai una ferita nei polmoni e tutto quello che posso dire è "mi dispiace" o "gli esami andranno bene, non ti preoccupare".
intanto voglio un medico, lo voglio perchè ora la pelle si strappa da sola, affondo le unghie nella carne e sono piaghe ovunque, rotonde e rosse come i pois della pimpa..e mal di testa e di denti ma qualcuno ieri mi ha abbracciato, e mi ha detto " piccolina, sei de' feeeerro..". qualcuno è vero, per fortuna. qualcuno che non riesco a essere neppure io. qualcuno che forse non sarò mai, troppo occupata a reinventarmi ogni nuovo giorno per arrivare alla fine e guardare la vita come la guarderebbe un'altra fortunata.
jocca e insalata con la mia fonika mentre lei manovra cursori e modula suoni e frequenze...
io in un ufficio a studiare, con tanto di telefono a portata di mano che fa tanto impiegata con lo zero da digitare prima di comporre il numero...qua mi sento " a casa" , ed è buffo perchè riesco a sentirmi più a casa in un posto di estranei che a casa mia..le facce così famigliari che mi hanno circondato fino ad ora improvvisamente mi appaiono dei perfetti sconosciuti, lo sto testando ad ogni incontro, ad ogni telefonata, a ogni conversazione reale o virtuale.
non riesco a essere più me stessa, mi sento schifata, mi sento terribilmente presa in giro, e tutte le promesse inutili di amicizia e mutuo soccorso nessuno le ricorda più, ormai; perchè abbiamo fatto il primo passo in società, perchè la vita ci sorride ed è inutile pensare a quella sfigata che oltretutto si lamenta dalla mattina alla sera , perchè ci sentiamo qualcuno, o forse perchè "non abbiamo tempo"...ma non importa.
io non dico.
io osservo in silenzio. (perchè anche queste pagine, in realtà, sono mute).
osservo, e valuto. ho pesato e misurato tutti, per prima me stessa, trovando tutti mancanti.
e poi sbaglio, e poi piango, e poi è sangue dal naso a fiumi, come ieri, e poi tu mi chiami da un letto in terapia intensiva e sputi l'anima, e hai una ferita nei polmoni e tutto quello che posso dire è "mi dispiace" o "gli esami andranno bene, non ti preoccupare".
intanto voglio un medico, lo voglio perchè ora la pelle si strappa da sola, affondo le unghie nella carne e sono piaghe ovunque, rotonde e rosse come i pois della pimpa..e mal di testa e di denti ma qualcuno ieri mi ha abbracciato, e mi ha detto " piccolina, sei de' feeeerro..". qualcuno è vero, per fortuna. qualcuno che non riesco a essere neppure io. qualcuno che forse non sarò mai, troppo occupata a reinventarmi ogni nuovo giorno per arrivare alla fine e guardare la vita come la guarderebbe un'altra fortunata.
giovedì 25 maggio 2006
DeLiRi DiVersi
Mosca
Non esisteva luogo
in cui non fossi
aria. Perdendomi
in anonime ali
da sterco sollevata
volare
avrei voluto
ma pesi specifici
di tarli nel cuore
mi bucavano l'anima
sì che ad ogni luna
precipito.
nessuna citazione, per i miei amati commentatori isterici...piuttosto, "autocitazione".
non riesco a esprimere i pensieri in prosa oggi, ed è una cantilena stanca quella dei giorni spenti nel mese delle rose, dove il sole si attarda sui tetti delle case, e la voglia di fare piano sbiadisce, mentre il cielo ingoia il sole, nell'ultimo sbadiglio.
Delusioni parallele o perpendicolari, non c'è ipotenusa o teorema che misuri lo sconforto, quando le persone d'improvviso vetro ti appaiono nella loro fragile, precaria natura, tu che ti credi -sciagurata- immortale e per la prima volta sollevi il dito quasi a dire "verrà un giorno...!". non è la vita sogno, nè sandali ai tuoi piedi, nessun cilicio con cui autopunire la tua seppur giusta presunzione...cedi, e cadi, tu e le tue ali di cera sciolta, Icaro fasullo, maledetta regina senza più trono nè voce.
Senza più pace.
adieaux.
p.s. domani mantova, (non servirà ricordare la tua ombra, siamo nel 2006...ma chissà che non sia un segno, fiera permettendo, di qualcosa di buono).
Non esisteva luogo
in cui non fossi
aria. Perdendomi
in anonime ali
da sterco sollevata
volare
avrei voluto
ma pesi specifici
di tarli nel cuore
mi bucavano l'anima
sì che ad ogni luna
precipito.
nessuna citazione, per i miei amati commentatori isterici...piuttosto, "autocitazione".
non riesco a esprimere i pensieri in prosa oggi, ed è una cantilena stanca quella dei giorni spenti nel mese delle rose, dove il sole si attarda sui tetti delle case, e la voglia di fare piano sbiadisce, mentre il cielo ingoia il sole, nell'ultimo sbadiglio.
Delusioni parallele o perpendicolari, non c'è ipotenusa o teorema che misuri lo sconforto, quando le persone d'improvviso vetro ti appaiono nella loro fragile, precaria natura, tu che ti credi -sciagurata- immortale e per la prima volta sollevi il dito quasi a dire "verrà un giorno...!". non è la vita sogno, nè sandali ai tuoi piedi, nessun cilicio con cui autopunire la tua seppur giusta presunzione...cedi, e cadi, tu e le tue ali di cera sciolta, Icaro fasullo, maledetta regina senza più trono nè voce.
Senza più pace.
adieaux.
p.s. domani mantova, (non servirà ricordare la tua ombra, siamo nel 2006...ma chissà che non sia un segno, fiera permettendo, di qualcosa di buono).
lunedì 22 maggio 2006
MeNo CinQue...
un esame è andato.
una sofferenza sciolta in un meraviglioso colloquio, sofferto e avvincente.
per un attimo ho perduto la voglia di combattere.poi la telefonata improvvisa, il problema al pericardio, le complicazioni. la sua paura, che non è la mia, prende il sopravvento.
Non posso fare nulla. Non posso bestemmiare o pregare. Non ho tempo.
Poi l'illuminazione, il moment-of-trouth giunge quasi automatico: l'unica cosa che posso fare, è dimostrarti quanto ti amo; come? è buffo, ma davvero l'unico modo è quello di accumulare numeri (possibilmente accompagnati da lettere) su un foglio di carta. Sicchè il voto, dialetticamente diviene voto in sè e per sè, misura del mio amore sotto forma di pagine lette e studiate, trasformato in un mirabile artificio matematico.
Eccolo, è qui sul libretto. ti dedico il mio trenta e lode in lettrature comparate.
ho firmato, piangendo quasi, perchè era troppo bello tutto, anche le domande bastarde e intricate (mi parli di Joyce in una ricerca intertestuale e paratestuale secondo Genette in relazione al suo romanzo e a Omero)...tu eri con me , su quel banco. solo io e te sappiamo. lasciamo che gli altri parlino. a noi il silenzio.
ora vado a cimentarmi con altri cinque esami. ma lo faccio per me e per lui, e mi pesa di meno.
p.s. c'è stata una domanda su Dubliners. a un certo punto mi sono accorta di dire: "i morti E' Dubliners." qualcuno me lo aveva detto nel telefono, in un quando e come sbiaditi...se passi di qua, capirai.
una sofferenza sciolta in un meraviglioso colloquio, sofferto e avvincente.
per un attimo ho perduto la voglia di combattere.poi la telefonata improvvisa, il problema al pericardio, le complicazioni. la sua paura, che non è la mia, prende il sopravvento.
Non posso fare nulla. Non posso bestemmiare o pregare. Non ho tempo.
Poi l'illuminazione, il moment-of-trouth giunge quasi automatico: l'unica cosa che posso fare, è dimostrarti quanto ti amo; come? è buffo, ma davvero l'unico modo è quello di accumulare numeri (possibilmente accompagnati da lettere) su un foglio di carta. Sicchè il voto, dialetticamente diviene voto in sè e per sè, misura del mio amore sotto forma di pagine lette e studiate, trasformato in un mirabile artificio matematico.
Eccolo, è qui sul libretto. ti dedico il mio trenta e lode in lettrature comparate.
ho firmato, piangendo quasi, perchè era troppo bello tutto, anche le domande bastarde e intricate (mi parli di Joyce in una ricerca intertestuale e paratestuale secondo Genette in relazione al suo romanzo e a Omero)...tu eri con me , su quel banco. solo io e te sappiamo. lasciamo che gli altri parlino. a noi il silenzio.
ora vado a cimentarmi con altri cinque esami. ma lo faccio per me e per lui, e mi pesa di meno.
p.s. c'è stata una domanda su Dubliners. a un certo punto mi sono accorta di dire: "i morti E' Dubliners." qualcuno me lo aveva detto nel telefono, in un quando e come sbiaditi...se passi di qua, capirai.
giovedì 18 maggio 2006
Ma andatevene affanculo......
spesso mi chiedo, mentre le pagine si assottigliano e nella prima metà del libro si accumula tutto ciò che dovrei sapere, dove inizia la vera vita delle persone, e dove quella fantastica.
dov'è questa presunta angoscia e preoccupazione, se poi l'immagine che ci preoccupiamo di fornire agli altri è quella di essere fuori da ogni tempo e spazio, al di là del bene e del male, in un limbo di gomma e zucchero?
Dov'è l'ansia che cercate di farvi venire fuori, dove l'atteggiamento isterico di uomini e donne d'affari stressati da mille impegni, dov'è il tempo che non riuscite a trovare- e soprattutto per fare cosa?????
intorno a me, solo fuochi fatui...
swarovski, dalle mille facce e dai riflessi meravigliosi (voi siete, al di fuori di ogni dubbio e obiezione, l'arcobaleno..) ma cosa vedo, dentro la vostra presunta pienezza, dietro l'ingannevole e multiforme involucro, se non un irrimediabile vuoto?
io mi accontento di avere una sola faccia, vi cedo volentieri la mia terza dimensione, se la vostra profondità è il metro di quanto riuscite a essere falsi e ignobili, del vostro presunto riscatto col mondo.
forse sono semplicemente invidiosa. o meglio. piena di rabbia (non posso invidiare un mondo che non mi apparterrebbe affatto).
piena di rabbia perchè sono parassiti quelli che mi circondano. gente che ti succhia il sangue finchè va bene. gente che ti chiama per ascoltare i tuoi problemi perchè solo così riesce a sentire che, in fondo , non ne ha. che in fondo la vita è bella perchè nella vita c'è il gusto di un cibo, c'è il sapore di un bacio, c'è un risveglio da favola e un andare a letto dolcissimo. ci sono sogni. e progetti.
la mia giornata attuale invece inizia con il dolore che si sveglia sottile come un pungere d'aghi dentro le unghie. inizia con un caffè troppo amaro, e alla prima sigaretta , che è quella delle otto meno un quarto, ti accorgi che stai già bestemmiando.
con un ghigno pettini i tuoi capelli scomposti, e il resto è angoscia, libri, caffè, telefonate insulse, e poi ancora angoscia, libri, caffè, sigarette fino a che la gola ti si intasa e decidi che forse è ora di andare a dormire, o continueresti a fumare.
fumo la solitudine e la delusione. sono patetica, lo so, ma non meno di quell'altro patetismo che mi dà così tanta noia in confronto. preferisco stare con gente incazzata adesso, con gente che la guardi negli occhi, e capisci che questa puttana di vita la conosce, perchè se è vero che c'è il gusto di un bacio e di giocare a fare gli innamorati per riempire le giornate, facendosi scivolare il tempo addosso aspettando Godot, c'è anche il sapore del riscatto, della vendetta, dell'alzare il dito medio contro il mondo dandogli le spalle e dicendo: adesso la storia la faccio io, c'è anche il gusto delle lacrime e di leccarsi le ferite, (quelle vere). in fin dei conti, solo chi ha pianto tanto può ridere, e ridere bene.
ma tanto la storia è sempre uguale, ed è inutile anche questo mio continuare a scrivere...mi cercherò un analista, chissà che l'agorafobia del momento non passi.
intanto piango, guardando il mio cognome sul libretto universitario, ed è un pianto che non ha soluzione.
dov'è questa presunta angoscia e preoccupazione, se poi l'immagine che ci preoccupiamo di fornire agli altri è quella di essere fuori da ogni tempo e spazio, al di là del bene e del male, in un limbo di gomma e zucchero?
Dov'è l'ansia che cercate di farvi venire fuori, dove l'atteggiamento isterico di uomini e donne d'affari stressati da mille impegni, dov'è il tempo che non riuscite a trovare- e soprattutto per fare cosa?????
intorno a me, solo fuochi fatui...
swarovski, dalle mille facce e dai riflessi meravigliosi (voi siete, al di fuori di ogni dubbio e obiezione, l'arcobaleno..) ma cosa vedo, dentro la vostra presunta pienezza, dietro l'ingannevole e multiforme involucro, se non un irrimediabile vuoto?
io mi accontento di avere una sola faccia, vi cedo volentieri la mia terza dimensione, se la vostra profondità è il metro di quanto riuscite a essere falsi e ignobili, del vostro presunto riscatto col mondo.
forse sono semplicemente invidiosa. o meglio. piena di rabbia (non posso invidiare un mondo che non mi apparterrebbe affatto).
piena di rabbia perchè sono parassiti quelli che mi circondano. gente che ti succhia il sangue finchè va bene. gente che ti chiama per ascoltare i tuoi problemi perchè solo così riesce a sentire che, in fondo , non ne ha. che in fondo la vita è bella perchè nella vita c'è il gusto di un cibo, c'è il sapore di un bacio, c'è un risveglio da favola e un andare a letto dolcissimo. ci sono sogni. e progetti.
la mia giornata attuale invece inizia con il dolore che si sveglia sottile come un pungere d'aghi dentro le unghie. inizia con un caffè troppo amaro, e alla prima sigaretta , che è quella delle otto meno un quarto, ti accorgi che stai già bestemmiando.
con un ghigno pettini i tuoi capelli scomposti, e il resto è angoscia, libri, caffè, telefonate insulse, e poi ancora angoscia, libri, caffè, sigarette fino a che la gola ti si intasa e decidi che forse è ora di andare a dormire, o continueresti a fumare.
fumo la solitudine e la delusione. sono patetica, lo so, ma non meno di quell'altro patetismo che mi dà così tanta noia in confronto. preferisco stare con gente incazzata adesso, con gente che la guardi negli occhi, e capisci che questa puttana di vita la conosce, perchè se è vero che c'è il gusto di un bacio e di giocare a fare gli innamorati per riempire le giornate, facendosi scivolare il tempo addosso aspettando Godot, c'è anche il sapore del riscatto, della vendetta, dell'alzare il dito medio contro il mondo dandogli le spalle e dicendo: adesso la storia la faccio io, c'è anche il gusto delle lacrime e di leccarsi le ferite, (quelle vere). in fin dei conti, solo chi ha pianto tanto può ridere, e ridere bene.
ma tanto la storia è sempre uguale, ed è inutile anche questo mio continuare a scrivere...mi cercherò un analista, chissà che l'agorafobia del momento non passi.
intanto piango, guardando il mio cognome sul libretto universitario, ed è un pianto che non ha soluzione.
domenica 14 maggio 2006
iL tEmPo PaSsA...
Tra una settimana il primo esame del semestre. Due giorni dopo il secondo.E via discorrendo, fino al 21 giugno.
Assenza di tempo, angoscia e voglia di dormire. Come si conciliano male questi tre modi di sentire nel corpo di una persona.
i miei rimedi omeopatici sono 5 tazzè di caffè al giorno e una compressa di guranà immancabile dopo i pasti(non me ne vorrai, vero?)
se dovessi quantificare la tensione, conterei i mozziconi di sigarette che tacciono dentro il portacenere.
non sono a casa mia, (ho più una casa?) e dal terrazzo di casa sua guardo le case. Le nove di sera. ancora 6 ore di lavoro, quattro se sono fortunata (perchè è dalla foprtuna ormai che dipende il mio livello di concentrazione). a volte le righe scompaiono sotto gli occhi, e come su uno schermo montato dentro la retina osservo le figure dei miei incubi che prendono forma.
Buffa la forma degli incubi di chi sta preparando un esame(parlo per chi, come me, è abituato a questa preversione dell'inconscio).
C'è chi sogna di non svegliarsi in tempo e saltare l'appello; chi immagina di nuotare per ore e tuttavia non vedere alcuna riva all'orizzonte; chi ancora sogna di aver già sopstenuto la prova, e si gode tranquillo il sogno che però con una sorta di sadico clima lo porta a svegliarsi nella più totale disperazione, svanita l'illusione di poter dormire tranquillo fino a mezzogiorno; chi apre gli occhi prima della sveglia perchè il suo orologio biologico anticipa l'angoscia del tempo, e conta mentalmente i secondi che lo separano dall'odioso trillo che preannuncia un'altra fastidiosa lotta contro le ore.
Io sogno bare. Di ogni tipo e dimensione, vuote. Mi sveglio madida a intervalli regolari di tre , quattro ore, sicchè il sonno non è meno grave della veglia. L'unico rimedio è studiare, finchè gli occhi reggono, forzandoli ancora un pò per piombare nel letto e pregare di dormire.
Se solo riuscissi a chiuderli e dormire e dimenticare.
Mi manca la mia famiglia. E quest'esilio volontario eppur coatto, che a volte diviene una prigione, mi fa avvertire ancora di più il bisogno che le voci siano bocche da guardare, e occhi che parlano, e mani che enfatizzano, e non un sibilo metallico dentro un filo.
Tutto questo finirà, mi dico.
Spengo la sigaretta con forza, muovendo l'ennesimo filtro spento su e giù nella cenre con gesti concentrici, come per cancellare qualcosa.
"ce la devo fare, ce la devo fare".
la sigaretta ormai spenta giace insieme alle mille compagne, e io continuo a ripetere queste quattro parole a mezza voce, sussurrandole a nessuno in particolare.
Assenza di tempo, angoscia e voglia di dormire. Come si conciliano male questi tre modi di sentire nel corpo di una persona.
i miei rimedi omeopatici sono 5 tazzè di caffè al giorno e una compressa di guranà immancabile dopo i pasti(non me ne vorrai, vero?)
se dovessi quantificare la tensione, conterei i mozziconi di sigarette che tacciono dentro il portacenere.
non sono a casa mia, (ho più una casa?) e dal terrazzo di casa sua guardo le case. Le nove di sera. ancora 6 ore di lavoro, quattro se sono fortunata (perchè è dalla foprtuna ormai che dipende il mio livello di concentrazione). a volte le righe scompaiono sotto gli occhi, e come su uno schermo montato dentro la retina osservo le figure dei miei incubi che prendono forma.
Buffa la forma degli incubi di chi sta preparando un esame(parlo per chi, come me, è abituato a questa preversione dell'inconscio).
C'è chi sogna di non svegliarsi in tempo e saltare l'appello; chi immagina di nuotare per ore e tuttavia non vedere alcuna riva all'orizzonte; chi ancora sogna di aver già sopstenuto la prova, e si gode tranquillo il sogno che però con una sorta di sadico clima lo porta a svegliarsi nella più totale disperazione, svanita l'illusione di poter dormire tranquillo fino a mezzogiorno; chi apre gli occhi prima della sveglia perchè il suo orologio biologico anticipa l'angoscia del tempo, e conta mentalmente i secondi che lo separano dall'odioso trillo che preannuncia un'altra fastidiosa lotta contro le ore.
Io sogno bare. Di ogni tipo e dimensione, vuote. Mi sveglio madida a intervalli regolari di tre , quattro ore, sicchè il sonno non è meno grave della veglia. L'unico rimedio è studiare, finchè gli occhi reggono, forzandoli ancora un pò per piombare nel letto e pregare di dormire.
Se solo riuscissi a chiuderli e dormire e dimenticare.
Mi manca la mia famiglia. E quest'esilio volontario eppur coatto, che a volte diviene una prigione, mi fa avvertire ancora di più il bisogno che le voci siano bocche da guardare, e occhi che parlano, e mani che enfatizzano, e non un sibilo metallico dentro un filo.
Tutto questo finirà, mi dico.
Spengo la sigaretta con forza, muovendo l'ennesimo filtro spento su e giù nella cenre con gesti concentrici, come per cancellare qualcosa.
"ce la devo fare, ce la devo fare".
la sigaretta ormai spenta giace insieme alle mille compagne, e io continuo a ripetere queste quattro parole a mezza voce, sussurrandole a nessuno in particolare.
venerdì 12 maggio 2006
Dell' odio congenito, e di altre patologie
E' primavera(Forse) e mi sento semplicemente circondata da una serie di persone che rilasciano le stesse sostanze allergico-urticanti che si ritrovano in natura.
Quanto prurito, mentre ascolto i discorsi vani perdendo abbondanti quarti d'ora al telefono a sentirmi sparare una lunga trafila di minchiate, una volta superati i convenevoli...
"sai, sto facendo una dieta" "sai, sono piena di problemi" "sai, non ce la faccio più"
"sai, io ho in mente di fare questo, poi quello, poi quello e poi quell'altro ancora, però non riesco a fare tutto perchè voglio anche andare al parco, dormire otto ore al giorno, andare in giro per i negozi , leggermi il giornale, scopare col mio ragazzo come una iena e guardarmi un film" "sai, sto cercando me stessa" "sai, sento la mia vita vuota.."
MA andatevene aFFANCULOOO!
e io là a grattarmi fino a che la pelle non diviene rosso sangue, là, a perdere tempo quando chi afferma di non averne continua a sciorinarmi la sua lunga vita fatta di impegni quali quello di andare al parco a leggere un libro, andarsi a fare la ceretta, mangiare al ristorante, aperitivare, fare pompe, comprare l'hashish, scrivere, fotografare e portare a spasso il cane.
Ma porca troia, perchè la gente non capisce, perchè manca di quel tatto (chiamiamola pure delicatezza ) di non venirmi a porre questioni inutili quando io ho già la testa che mi esplode e ho (davvero) tanto da fare, perchè non andare a rompere le palle con i loro problemi alla mamma, al fidanzato, a un palo della luce, all'autista dell'atm?
sono stanca di fare il telefono azzurro di gente che poi scappa, il cui unico sollievo è sentire la mia voce per farsi due risate, perchè la mia cadenza non lascia altro che le risate, te ne sbatti del contenuto, potrei recitarti a memoria il canto sesto dell'inferno ma tu rideresti uguale, a sentire le mie oooooo che si allunganno e le mie aaaa che diventano EEEE.
Odio tutta questa superficialità, che riesco a leggere benissimo anche nelle persone che un momento fa reputavo , a loro modo , "profonde", in qualche maniera capaci di vedere oltre.
Svegliatevi, non vedete a un palmo dal vostro naso, la vostra autocelebrazione, il compiacimento che avete al mattino quando vi alzate ( e che sapete ampiamente celare dietro quella patina oliosa che è il buonismo esasperato e rifritto, viscido come la pelle di un'anguilla) vi sta mangiando il cervello del tutto, non capite più nulla e appena il giocattolo accenna a rompersi, appena si discosta un attimo da quello che la vostra mente reputa come ESATTO (e la vostra esattezza equivale a dire che: "le cose devono andare in modo che io debba essere sempre in testa, immacolata, amata da tutti e stimata da ancora più gente") , appena questa stupenda macchina che è il mondo che vi gira intorno accenna a fermarsi perchè ha trovato un altro epicentro, ecco che non trovate più interessante nulla; ecco che con un aria snob che nasconde il vostro viso verde dite che infondo non era poi così importante; che avete altro a cui pensare; che vi siete stancati; sbuffate, sollevando i capelli col fiato, e siete ridicoli.
un mondo di Alici e Cenerentole che non ha capito che è il momento di svegliarsi, un mondo di Cesari e Augusti che rifiuta di prendere atto che sono re senza corona e senza impero, che sono persone senza biografia con l'illusione di fare la storia, almeno la loro; un mondo di persone fintamente felici, di quella felicità triste degna dei Morti di Dubliners (perdonami James..).
Continuo a starnutire, ma non c'è antistaminico contro le persone, e io "sono troppo stitica per fare la stronza".
On air: Caparezza. La mia parte InToLlErAnTe.
Quanto prurito, mentre ascolto i discorsi vani perdendo abbondanti quarti d'ora al telefono a sentirmi sparare una lunga trafila di minchiate, una volta superati i convenevoli...
"sai, sto facendo una dieta" "sai, sono piena di problemi" "sai, non ce la faccio più"
"sai, io ho in mente di fare questo, poi quello, poi quello e poi quell'altro ancora, però non riesco a fare tutto perchè voglio anche andare al parco, dormire otto ore al giorno, andare in giro per i negozi , leggermi il giornale, scopare col mio ragazzo come una iena e guardarmi un film" "sai, sto cercando me stessa" "sai, sento la mia vita vuota.."
MA andatevene aFFANCULOOO!
e io là a grattarmi fino a che la pelle non diviene rosso sangue, là, a perdere tempo quando chi afferma di non averne continua a sciorinarmi la sua lunga vita fatta di impegni quali quello di andare al parco a leggere un libro, andarsi a fare la ceretta, mangiare al ristorante, aperitivare, fare pompe, comprare l'hashish, scrivere, fotografare e portare a spasso il cane.
Ma porca troia, perchè la gente non capisce, perchè manca di quel tatto (chiamiamola pure delicatezza ) di non venirmi a porre questioni inutili quando io ho già la testa che mi esplode e ho (davvero) tanto da fare, perchè non andare a rompere le palle con i loro problemi alla mamma, al fidanzato, a un palo della luce, all'autista dell'atm?
sono stanca di fare il telefono azzurro di gente che poi scappa, il cui unico sollievo è sentire la mia voce per farsi due risate, perchè la mia cadenza non lascia altro che le risate, te ne sbatti del contenuto, potrei recitarti a memoria il canto sesto dell'inferno ma tu rideresti uguale, a sentire le mie oooooo che si allunganno e le mie aaaa che diventano EEEE.
Odio tutta questa superficialità, che riesco a leggere benissimo anche nelle persone che un momento fa reputavo , a loro modo , "profonde", in qualche maniera capaci di vedere oltre.
Svegliatevi, non vedete a un palmo dal vostro naso, la vostra autocelebrazione, il compiacimento che avete al mattino quando vi alzate ( e che sapete ampiamente celare dietro quella patina oliosa che è il buonismo esasperato e rifritto, viscido come la pelle di un'anguilla) vi sta mangiando il cervello del tutto, non capite più nulla e appena il giocattolo accenna a rompersi, appena si discosta un attimo da quello che la vostra mente reputa come ESATTO (e la vostra esattezza equivale a dire che: "le cose devono andare in modo che io debba essere sempre in testa, immacolata, amata da tutti e stimata da ancora più gente") , appena questa stupenda macchina che è il mondo che vi gira intorno accenna a fermarsi perchè ha trovato un altro epicentro, ecco che non trovate più interessante nulla; ecco che con un aria snob che nasconde il vostro viso verde dite che infondo non era poi così importante; che avete altro a cui pensare; che vi siete stancati; sbuffate, sollevando i capelli col fiato, e siete ridicoli.
un mondo di Alici e Cenerentole che non ha capito che è il momento di svegliarsi, un mondo di Cesari e Augusti che rifiuta di prendere atto che sono re senza corona e senza impero, che sono persone senza biografia con l'illusione di fare la storia, almeno la loro; un mondo di persone fintamente felici, di quella felicità triste degna dei Morti di Dubliners (perdonami James..).
Continuo a starnutire, ma non c'è antistaminico contro le persone, e io "sono troppo stitica per fare la stronza".
On air: Caparezza. La mia parte InToLlErAnTe.
sabato 6 maggio 2006
Delirio da astinenza...
Giornata di merda oggi.
come al solito, dirà qualcuno.
no, di più.
studiare,( e le pillole?) studiare, studiare,(non ci sono) e più sbatti la testa su quei numeri più ti accorgi che stai diventando un numero pure tu (come se già non lo fossi).
Graffiare le pagine del libro, morderlo, sbatterlo per aria, questo vorresti fare mentre con altri illustri signori devi ricamarti degli appuntamenti al buio quando gli occhi sono troppo stanchi per leggerli, e allora " George Louis, lo so, mi rincresce, ma dovremo vederci la settimana prossima", poi ti ritagli il tempo di un caffè con Julio e gli axolotl non disdegnando magari di scambiarti piacevoli quanto proibite ed estreme fantasie erotiche con Sally Mara, sbirciando il suo diario intimo che ti ha consegnato Raymond..e nel frattempo le pagine, quelle che dovresti davvero leggere, si riempiono di polvere sulla scrivania e quei meravigliosi soprammobili di fitte righe e numeri pregano la tua coscienza di essere aperti...inutilmente.
sono stanca di prendermi in giro e di fare vani sforzi che hanno il solo risultato di fiaccarmi.
Flaccidi i muscoli, la gola non va, il cuore (ce l'ho? perchè non batte, gioca a farsi prendere o a volte impazzisce) , un seno (o chi per lui) continua a farmi male, fitte lancinanti anche adesso mentre scrivo ma fingo di non pensarci perchè in fondo va bene così e non ho tempo per curarmi ma nemmeno per stare male.
Non ho tempo,non ce l'ho.
Continuo a immaginare quadranti impazziti, e nei miei sogni, anche quelli più umidi ,c'è sempre un ticchettare fastidioso, come di una bomba o di un non so che, un allarme o un giocattolo a molla sul punto di saltare dalla scatola, o il cigolare sinistro di un cucù in una vecchia casa scura di nebbia.
Ecco sto delirando.
Come se ciò non accadesse almeno due volte al giorno nel corso della giornata. (Ecco le lancette..anche loro ritornano nella stessa posizione due volte al giorno).
Dio aiutami, voglio svuotarmi la testa.
Andrò a dormire, anche se stanotte un ronzio d'api o di non so cosa nel cervello continua a importunarmi simile a un frenetico sbatter d'ali contro la mia ipotetica finestra.
come al solito, dirà qualcuno.
no, di più.
studiare,( e le pillole?) studiare, studiare,(non ci sono) e più sbatti la testa su quei numeri più ti accorgi che stai diventando un numero pure tu (come se già non lo fossi).
Graffiare le pagine del libro, morderlo, sbatterlo per aria, questo vorresti fare mentre con altri illustri signori devi ricamarti degli appuntamenti al buio quando gli occhi sono troppo stanchi per leggerli, e allora " George Louis, lo so, mi rincresce, ma dovremo vederci la settimana prossima", poi ti ritagli il tempo di un caffè con Julio e gli axolotl non disdegnando magari di scambiarti piacevoli quanto proibite ed estreme fantasie erotiche con Sally Mara, sbirciando il suo diario intimo che ti ha consegnato Raymond..e nel frattempo le pagine, quelle che dovresti davvero leggere, si riempiono di polvere sulla scrivania e quei meravigliosi soprammobili di fitte righe e numeri pregano la tua coscienza di essere aperti...inutilmente.
sono stanca di prendermi in giro e di fare vani sforzi che hanno il solo risultato di fiaccarmi.
Flaccidi i muscoli, la gola non va, il cuore (ce l'ho? perchè non batte, gioca a farsi prendere o a volte impazzisce) , un seno (o chi per lui) continua a farmi male, fitte lancinanti anche adesso mentre scrivo ma fingo di non pensarci perchè in fondo va bene così e non ho tempo per curarmi ma nemmeno per stare male.
Non ho tempo,non ce l'ho.
Continuo a immaginare quadranti impazziti, e nei miei sogni, anche quelli più umidi ,c'è sempre un ticchettare fastidioso, come di una bomba o di un non so che, un allarme o un giocattolo a molla sul punto di saltare dalla scatola, o il cigolare sinistro di un cucù in una vecchia casa scura di nebbia.
Ecco sto delirando.
Come se ciò non accadesse almeno due volte al giorno nel corso della giornata. (Ecco le lancette..anche loro ritornano nella stessa posizione due volte al giorno).
Dio aiutami, voglio svuotarmi la testa.
Andrò a dormire, anche se stanotte un ronzio d'api o di non so cosa nel cervello continua a importunarmi simile a un frenetico sbatter d'ali contro la mia ipotetica finestra.
mercoledì 26 aprile 2006
NoStAlGiA....
![](http://library.vu.edu.pk/cgi-bin/nph-proxy.cgi/000100A/http/photos1.blogger.com/blogger/6222/886/320/DSCI0396.jpg)
Per te:
ti regalo un sorriso, per quando finirai qua, perso in uno degli internet point di Napul'...
"You're always ahead of the rest
When I'm always on time
You got As on your algebra tests
I failed and they kept me behind
I just gotta get off my chest
That I think you're divine
You're always ahead of the rest
While I drag behind ...."
mi manchi Kalao.
on air: (ovviamente) Placebo: Drag.
domenica 23 aprile 2006
Appunti di viaggio
Sonno, tantissimo..
Stanchezza, a fiumi. 1200 kilometri in treno per quattro volte in una settimana.
Non esiste per noi un pantarei, o il nostro cervello non l'ha registrato.
Non c'è mordente, non c'è slancio, non ci sono gli amici - fisicamente..-
Ci sono solo pile di libri che per quanto interessanti mi tolgono il libero arbitrio di decidere cosa fare e quando e perchè..e merda intorno.
Sul treno conosco Terry, 8 anni e un gatto, viaggia col padre che non ha una lira in tasca e nemmeno il biglietto, la mamma la sente per telefono perchè 5 mesi fa ha deciso di fare le valigie e andare via, per sempre, tornare dai suoi genitori, i nonni che lei non ha mai visto.
La penna sul quaderno, mi meraviglio di quanto possa essere vera la vita, e quanto purtroppo amara, e c'è chi lo ignora, chi ha il coraggio viscido di scherzarci su, e magari ha il culo sul divano di pelle e il conto in banca e mammà che gli porta il caffè a letto ma qua non c'è nulla da scherzare perchè è solo bianco o nero quello che ci sta davanti, vivere l'arcobaleno della luce, o negarlo per sempre, è una scelta che non tutti possono permettersi di compiere da sè.
Terry scoppia il pallone rosa zuccheroso che ho appena gonfiato con un buffo gesto della mano, la guardo e ci facciamo una foto sul telefono, le lascio il mio numero e scendo finalmente dal treno, sono purtroppo o per fortuna a casa.
il viaggio di ritorno invece era più lento e sfiancante. !2 ore e mezzo, una buona metà giornata in cui la tua vita si divide con socnosciuti.
"Procediamo a balzi lenti.
Una gigantesca lumaca il cui viscido guscio sono le centianaia di valigie per terra, i corpi abbandonati e caldi, sudore e puzzo di orina da qualche parte in fondo al corridoio.
Qualcuno che lontano parla, l'eco stridulo della risata di un bambino, non riesco a capire se fanno parte di un vissuto reale o semplicemente sognato.
Nel treno, lungo il corridoio, appoggiato all'ultimo dei finestrini, qualcuno parla al telefono.
Qualcuno che ti assomiglia, e non sa di assomigliarti. Qualcuno che, come te, si può guardare e non toccare.
Qualcuno dal tratto gentile e stanco, lo sguardo lontano. Mi chiedo cosa stia pensando, quali forme gli piaccia guardare e conservare nella memoria del pezzo di mondo che finge di correrci di fianco, dall'altra parte.
Ho sonno, non riesco a chiudere gli occhi.
Qua al lato, invece, due innamorati dormono.
Le loro teste leggermente reclinate in avanti, le mani intrecciate, l'uno di fronte all'altro, mi ricordano una buffa e insolita U.
Ti sto pensando. Incredibilmente.
La paranoia mi assale, sarà il tedio dei chilometri guadagnati a fatica su questa bizzarra carrozza.
Vorrei partire, sto già partendo ma vorrei rifarlo. E' buffo il desiderio delle persone stanche.
Essere sempre in un dove e quando diversi, in ogni istante.
Essere il tempo. O forse, essere e basta.
Qui, ed ora, annullando la paura di domani, senza continuare a prenderci gli ieri a cucchiaiate di miele, ancora più dolce perchè già concluso."
Ora sono di nuovo a Mi. Più in fretta di quello che pensassi.
On air: MK "il Solitario"
Stanchezza, a fiumi. 1200 kilometri in treno per quattro volte in una settimana.
Non esiste per noi un pantarei, o il nostro cervello non l'ha registrato.
Non c'è mordente, non c'è slancio, non ci sono gli amici - fisicamente..-
Ci sono solo pile di libri che per quanto interessanti mi tolgono il libero arbitrio di decidere cosa fare e quando e perchè..e merda intorno.
Sul treno conosco Terry, 8 anni e un gatto, viaggia col padre che non ha una lira in tasca e nemmeno il biglietto, la mamma la sente per telefono perchè 5 mesi fa ha deciso di fare le valigie e andare via, per sempre, tornare dai suoi genitori, i nonni che lei non ha mai visto.
La penna sul quaderno, mi meraviglio di quanto possa essere vera la vita, e quanto purtroppo amara, e c'è chi lo ignora, chi ha il coraggio viscido di scherzarci su, e magari ha il culo sul divano di pelle e il conto in banca e mammà che gli porta il caffè a letto ma qua non c'è nulla da scherzare perchè è solo bianco o nero quello che ci sta davanti, vivere l'arcobaleno della luce, o negarlo per sempre, è una scelta che non tutti possono permettersi di compiere da sè.
Terry scoppia il pallone rosa zuccheroso che ho appena gonfiato con un buffo gesto della mano, la guardo e ci facciamo una foto sul telefono, le lascio il mio numero e scendo finalmente dal treno, sono purtroppo o per fortuna a casa.
il viaggio di ritorno invece era più lento e sfiancante. !2 ore e mezzo, una buona metà giornata in cui la tua vita si divide con socnosciuti.
"Procediamo a balzi lenti.
Una gigantesca lumaca il cui viscido guscio sono le centianaia di valigie per terra, i corpi abbandonati e caldi, sudore e puzzo di orina da qualche parte in fondo al corridoio.
Qualcuno che lontano parla, l'eco stridulo della risata di un bambino, non riesco a capire se fanno parte di un vissuto reale o semplicemente sognato.
Nel treno, lungo il corridoio, appoggiato all'ultimo dei finestrini, qualcuno parla al telefono.
Qualcuno che ti assomiglia, e non sa di assomigliarti. Qualcuno che, come te, si può guardare e non toccare.
Qualcuno dal tratto gentile e stanco, lo sguardo lontano. Mi chiedo cosa stia pensando, quali forme gli piaccia guardare e conservare nella memoria del pezzo di mondo che finge di correrci di fianco, dall'altra parte.
Ho sonno, non riesco a chiudere gli occhi.
Qua al lato, invece, due innamorati dormono.
Le loro teste leggermente reclinate in avanti, le mani intrecciate, l'uno di fronte all'altro, mi ricordano una buffa e insolita U.
Ti sto pensando. Incredibilmente.
La paranoia mi assale, sarà il tedio dei chilometri guadagnati a fatica su questa bizzarra carrozza.
Vorrei partire, sto già partendo ma vorrei rifarlo. E' buffo il desiderio delle persone stanche.
Essere sempre in un dove e quando diversi, in ogni istante.
Essere il tempo. O forse, essere e basta.
Qui, ed ora, annullando la paura di domani, senza continuare a prenderci gli ieri a cucchiaiate di miele, ancora più dolce perchè già concluso."
Ora sono di nuovo a Mi. Più in fretta di quello che pensassi.
On air: MK "il Solitario"
mercoledì 5 aprile 2006
Una piccola nota
Chiunque capita nello spazio privato di altri non noti, conformemente alle buone regole dell'educazione, dovrebbe avere la dignità di non dire, o meglio, di fare le sue riflessioni a bocca chiusa e non sparare a zero offendendo senza conoscere la benchè minima motivazione che spinge una persona a scrivere , o ad essere, o a farsi vedere, in un modo piuttosto che in un altro.
Sarebbe come chi, entrando in casa d'altri e si permette di dire che la minestra fa schifo o che i mobili dell'anticamera sono pacchiani e di pessimo gusto- conosco gente che lo fa anche a voce alta, ma è questione di "costume" ed entrare nel merito della questione sarebbe per me contraddittorio per quanto sopra esposto-, dunque essendo questo spazio, benchè aperto, CASA MIA, prego, signori, toglietevi le scarpe e dite almeno buonasera la prossima volta che entrate!
le sentenziosità lasciamole ad altri, per favore, e sui loro proprio spazi, virtuali o non.
Chiunque poi, mosso da non si sa quale passione o moto dell'intelletto, si permetta di generalizzare parlando di stereotipi, è molto poco profondo egli stesso, dal momento che è proprio dell'uomo meno sensibile cercare di vedere la realtà in una sola direzione e in superficie, ricorrendo alle sue tanto amate categorie per definire la personalità di questo o quest'altro perchè altrimenti gli costerebbe tempo ed energia "vedere"; o semplicemente gli risulterebbe troppo difficoltoso .
Prima di obiettare si vada a consultare tutta l'ampia letteratura a riguardo, sugli stereotipi e pregiudizi in particolare, segnalerei- ma ce ne sono moltissimi- giusto Tajfel(1969), uno degli autori che più ha contribuito alla ricerca sugli stereotipi, indi Rosenthal e Jacobson ( 1968) -interessanti gli studi condotti a San Francisco proprio su ragazzi, così l'esempio è più pregnante- .
Aggiungo, caro il mio commentatore, o cara commentatrice, che non occorre andare lontano per avere già una vaga idea di chi sia e di come sia capitato/a sul mio blog, la ringrazio per esserci passata, e ribadisco che se cerca pensieri "miei" il blog -e non solo- ne è pieno, può sfogliarselo con calma come più gli/le piace, questo vale per tutti, ma la prossima volta per lo meno, abbia(te) la compiacenza di non intervenire se non, come si fa in tutte gli spazi altrui, per dire qualcosa di davvero giusto, che non sia dettata dall'ira del momento o da altre cause che ignoro e voglio continuare a ignorare.
E mi raccomando, in italiano ovviamente. (non le sembra uno streotipo lo stesso parlare in inglese? ormai lo fanno tutti, fa molto "easy"...io preferisco citarlo nelle canzoni, ma tot capita, quod sententia...e amen.)
GRAZIE.
Kubalibre.
Sarebbe come chi, entrando in casa d'altri e si permette di dire che la minestra fa schifo o che i mobili dell'anticamera sono pacchiani e di pessimo gusto- conosco gente che lo fa anche a voce alta, ma è questione di "costume" ed entrare nel merito della questione sarebbe per me contraddittorio per quanto sopra esposto-, dunque essendo questo spazio, benchè aperto, CASA MIA, prego, signori, toglietevi le scarpe e dite almeno buonasera la prossima volta che entrate!
le sentenziosità lasciamole ad altri, per favore, e sui loro proprio spazi, virtuali o non.
Chiunque poi, mosso da non si sa quale passione o moto dell'intelletto, si permetta di generalizzare parlando di stereotipi, è molto poco profondo egli stesso, dal momento che è proprio dell'uomo meno sensibile cercare di vedere la realtà in una sola direzione e in superficie, ricorrendo alle sue tanto amate categorie per definire la personalità di questo o quest'altro perchè altrimenti gli costerebbe tempo ed energia "vedere"; o semplicemente gli risulterebbe troppo difficoltoso .
Prima di obiettare si vada a consultare tutta l'ampia letteratura a riguardo, sugli stereotipi e pregiudizi in particolare, segnalerei- ma ce ne sono moltissimi- giusto Tajfel(1969), uno degli autori che più ha contribuito alla ricerca sugli stereotipi, indi Rosenthal e Jacobson ( 1968) -interessanti gli studi condotti a San Francisco proprio su ragazzi, così l'esempio è più pregnante- .
Aggiungo, caro il mio commentatore, o cara commentatrice, che non occorre andare lontano per avere già una vaga idea di chi sia e di come sia capitato/a sul mio blog, la ringrazio per esserci passata, e ribadisco che se cerca pensieri "miei" il blog -e non solo- ne è pieno, può sfogliarselo con calma come più gli/le piace, questo vale per tutti, ma la prossima volta per lo meno, abbia(te) la compiacenza di non intervenire se non, come si fa in tutte gli spazi altrui, per dire qualcosa di davvero giusto, che non sia dettata dall'ira del momento o da altre cause che ignoro e voglio continuare a ignorare.
E mi raccomando, in italiano ovviamente. (non le sembra uno streotipo lo stesso parlare in inglese? ormai lo fanno tutti, fa molto "easy"...io preferisco citarlo nelle canzoni, ma tot capita, quod sententia...e amen.)
GRAZIE.
Kubalibre.
domenica 2 aprile 2006
Gli uomini che si voltano
Probabilmente
non sei piú chi sei stata
ed é giusto che cosí sia.
Hai raschiato a dovere la carta a vetro
e su noi ogni linea si assottiglia.
Pure qualcosa fu scritto
sui fogli della nostra vita.
Metterli controluce é ingigantire quel segno,
formare un geroglifico piú grande del diadema
che ti abbagliava.
Non apparirai piú dal portello
dell'aliscafo o da fondali d'alghe,
sommozzatrice di fangose rapide
per dare un senso al nulla. Scenderai
sulle scale automatiche dei templi di Mercurio
tra cadaveri in maschera,
tu la sola vivente,
e non ti chiederai
se fu inganno, fu scelta, fu comunicazione
e chi di noi fosse il centro
a cui si tira con l'arco dal baraccone.
Non me lo chiedo neanch'io. Sono colui
che ha veduto un istante e tanto basta
a chi cammina incolonnato come ora
avviene a noi se siamo ancora in vita
o era un inganno crederlo. Si slitta.
Probabilmente non aspettavi che ricordassi proprio questa poesia tra le tante di Montale, probabilmente non volevo ricordarla nenache io . Oppure necessitavo di uno stimolo esterno per compiere il mirabile sforzo.
TU me l'hai offerto, semplicemente, barattandolo col mio religioso silenzio dentro un filo.
Oggi sono una corda, che vibra al tocco di una mano invisibile.
Sono un suono, il più dolce e dimenticato che possa partorire uno strumento.
Sono l'arpeggio di ricordi obliati, troppo stonato
per essere
da voce umana invano accarezzato.
Sono il tempo che hai fermato.
GRAZIE infinite.
non sei piú chi sei stata
ed é giusto che cosí sia.
Hai raschiato a dovere la carta a vetro
e su noi ogni linea si assottiglia.
Pure qualcosa fu scritto
sui fogli della nostra vita.
Metterli controluce é ingigantire quel segno,
formare un geroglifico piú grande del diadema
che ti abbagliava.
Non apparirai piú dal portello
dell'aliscafo o da fondali d'alghe,
sommozzatrice di fangose rapide
per dare un senso al nulla. Scenderai
sulle scale automatiche dei templi di Mercurio
tra cadaveri in maschera,
tu la sola vivente,
e non ti chiederai
se fu inganno, fu scelta, fu comunicazione
e chi di noi fosse il centro
a cui si tira con l'arco dal baraccone.
Non me lo chiedo neanch'io. Sono colui
che ha veduto un istante e tanto basta
a chi cammina incolonnato come ora
avviene a noi se siamo ancora in vita
o era un inganno crederlo. Si slitta.
Probabilmente non aspettavi che ricordassi proprio questa poesia tra le tante di Montale, probabilmente non volevo ricordarla nenache io . Oppure necessitavo di uno stimolo esterno per compiere il mirabile sforzo.
TU me l'hai offerto, semplicemente, barattandolo col mio religioso silenzio dentro un filo.
Oggi sono una corda, che vibra al tocco di una mano invisibile.
Sono un suono, il più dolce e dimenticato che possa partorire uno strumento.
Sono l'arpeggio di ricordi obliati, troppo stonato
per essere
da voce umana invano accarezzato.
Sono il tempo che hai fermato.
GRAZIE infinite.
lunedì 27 marzo 2006
C come compleanno...
21 anni. la mia canna da un grammo si accende e riscalda dalla finestra il tappo di una bottiglia vola e inizia a rotolare, facendomi sentire nelle vesti del presidente della mia immaginaria e alquanto insolita repubblica.
venerdì sera. quattro persone intorno a un tavolo, a brindare sfanculando tutti quelli che ci vogliono male - ma quelli sarebbero arrivati solo il giorno dopo alla mia festa!!- e augurandoci di sopravvivere anke quest'anno. i loro volti amici, i loro bicchieri uniti, la semplicità dei gesti mi commuove. il colpo di grazia me lo dà la telefonata degli amici dalla capitale, e il mio guru in particolare, che continua a farmi crescere parlando di piazzolla e rachmaninov e borges e sylvia plath..il mio omettino invece lavora, ma è come se fosse vicino a me..
ancora a fumare, instancabile mi sento e l'alcool sale picchiando forte sulla testa ma a me sembra soltanto un formicolio sterile, non riesco ad annebbiarmi eppure vorrei ma spesse tele fredde mi avviluppano e in una tazza gialla di camomilla affogo la serata cercando le pecore sfuggite dal recinto immaginario del sogno chimera vanamente cercato a lungo mi addormento con le braccia strette a lisi mentre decidiamo cosa indossare il giorno dopo c'è la fiera del fumetto e il mio complanno e la notte bianca come adesso, buonanotte assistente ti voglio bene a domani la sveglia è per le otto sono le due sì adesso dormiamo.
la mattina è un risveglio che senza soluzione di continuità riprende l'attività principale lasciata la sera
tutti in direzione fiera sono pronti già dalla nove mi appresto a preparare la sangria nel cerchio di caffè che mi tiene sveglia Polissena stranamente mi circonda la sua anima la testa forse anche io mi sento vittima da immolare su un altare perchè si compia lo stesso fatidico rito ma sono troppo preoccupata da problemi insoluti e devo pur reagire il giorno della mia festa.
inizio a prepararenon senza continui assaggi la sangria e per le due siamo in fiera, finalmente, esplodono i colori e i volti amici fino al momento in cui poi si confondono con i volti di persone che vorrebbero solo reciprocsmente ignorarsi ma per forza di cose non possono o non devono farlo, mi sento presa in giro ma la fiera continua con il suo sfavillio di colori e persone , sono con Lui e niente oggi potrà farmi del male.
finalmente a casa, alle 7 è tutto pronto per la festa, i marocchini mi seguono dall'esselunga a casa con fischi di approvazione , mi pento di non essere uno di quei cessi che mai verranno seguite fino a kasa, nonostante con gonne scollature e vestiti alternativi cerchino di fare la loro porca fiugra ma fanno la figura delle porche, per dirla alla bukowski sono a sud di nessun nord e continuano a farmi domande a cui non ho voglia di rispondere, sulla mia vita, su cosa sono e dove vado, sciorinandomi davanti il loro essere piene di idee e sogni, quando sono le più banali e rozze figure che mi siano capitate davanti, e le vedo complici nella loro ordinarietà e nel guardarsi di sottecchi ogni volta che a una delle loro domande da antologia rispondo, e so bene che le mie risposte divengono oggetto di scherno o di critica e di risatine isteriche da quattordicenni, la rabbia cresce nello stomaco e mi chiedo se davvero pensano di me che sia una povera idiota pentendomi invece di non aver trovato l'LSD in gocce in tempo per metterla nei bicchieri e guardare le loro facce storte e ridere un pò io, ma poi ugualmente non so come una calda risata mi parte dal cuore quando realizzo per davvero che sì, stanno facendo domande per vedere il mio tasso di stupidità, il che detto da loro è un complimento, e indossando a mia volta la maschera cerco di dare le risposte che loro si aspetterebbero, qulle giuste perchè abbiano abbastanza materiale da riempire, chissà! le loro chat e i loro forum, o semplicemente lo stanco chiacchericcio di una festa a cui non sono state invitate ma penosamente si sono presentate comunque per non avere il coraggio o la dignità di non venire dopo che per un anno mi hanno coperto di merda e fango con qualsiasi persona gli capitasse a tiro, tutto sommato io mi sento più che gentile e mentre faccio due più due mi sembra anche di trovarle simpatiche, a loro mdo, della maniera in cui riescono ad autocelebrarsi, lo trovo affascinante , e mi piace, mi ricordano un pò una storia di pirandello, il signoro ponza e la signora frola, mi fanno ridere cazzo, e finalmente
felice mi stacco da loro per parlare con altri , e osservarle da lontano ridendo con i più che non si spiegano certe presenze proprio all a MIa festa...falsi gli altri falsa io, cerco di rispondere.
arrivano i regali, fantastici, dimentico le note stonate, spegnendo le mie candeline, o meglio accendendole, prego Iddio di darmi il coraggio di sopportare il resto della serata e quest'altro anno, e di avere facce vere intorno, e di non dovermi più giustificare con chi non mi conosce e non capirebbe, con chi è contento della merda di vita che conduce perchè non ha il coraggio di guardarsi allo specchio per sputarsi in faccia e confessare che è solo invidia e cattiveria la materia del suo essere, o egocentrismo, o quant'altro, fumando spengo la mia esasperazione pensando all'unico vero amore della mia vita, mio padre, a lui e alle sue mani che un pò già tremano, a lui e ai suoi begli occhi, a lui e ai nostri discorsi lasciati incompiuti, a lui, perchè io sono lui e lui è me, e siamo insieme, e sono quello che sono perchè grazie a Dio Qualcuno mi ha davvero insegnato il valore dell'essere, dell'essere sempre, anche in difficoltà, del rifugiarsi nella lettura e nel coltivare la propria anima prima di tutto il resto.
non starò qua a citare i regali che mi sono arrivati come un piacevole sovrappiù, era la presneza quella che mi bastava, alcuni- proprio le persone sbagliate- devono aver preso questo alla lettera, ma fortunantamente non ci ho badato più, sono contenta lo stesso anche di loro, non si può pretendere tutto dalla vita, anche la comprensione di chi amandoti cerca di mascherare l'odio che prova per te non è poi da sottovalutare, è comunque qualcosa di piacevole, cui si aggiungono libri, l'affetto e il meraviglioso regalo del terzo uomo della mia vita, il cuore a forma di zaino delle 4 donne che mi circondano, i 21 centesimi nel salvadanaio della quinta ultima arrivata da taiwan, ancora i libri della mia collega e del dottò, una maglia di zara, il fumetto il corvo, la dedica di MR e la SUA dedica da quel gran pezzo di ..colorista!, orecchini per invogliarmi a fare i buchi, e il telefonino nuovo da quella creatura meravigliosa che sempre più mi fa girare la testa , visto che gli ultimi saranno i primi!
la notte bianca prosegue in giro, duomo- colonne, ma la stanchezza si fa sentire, e il peso del tempo e gli eventi mi fa soccombere, ma calde e dolci come ambrosia lei camminando mi riversa emozioni e la sua rabbia è un pò la mia e lei è un fiume in piena che sta straripando, parla ed è come acqua
benefica
salvifica
quella che viene fuori nel suo intricato e stanco monologo che mi racconta di come è pura e profonda quella perosna che mi cammina accanto, e mi sembra ricami lodi che io non scorgo, ma vedo ciò che LEI vede di me, e il suo vedermi mi fa piangere, perchè è più caro e prezioso della stessa opinione che ho IO su ME.
spero di non perdere anche lei, e spero di essere io stessa un gran sostegno, per me , e per chi mi vuole DAVVERO bene.
GRAZie a tutti, veri o falsi che siate.
e auguri, naturalmente, a me.
venerdì sera. quattro persone intorno a un tavolo, a brindare sfanculando tutti quelli che ci vogliono male - ma quelli sarebbero arrivati solo il giorno dopo alla mia festa!!- e augurandoci di sopravvivere anke quest'anno. i loro volti amici, i loro bicchieri uniti, la semplicità dei gesti mi commuove. il colpo di grazia me lo dà la telefonata degli amici dalla capitale, e il mio guru in particolare, che continua a farmi crescere parlando di piazzolla e rachmaninov e borges e sylvia plath..il mio omettino invece lavora, ma è come se fosse vicino a me..
ancora a fumare, instancabile mi sento e l'alcool sale picchiando forte sulla testa ma a me sembra soltanto un formicolio sterile, non riesco ad annebbiarmi eppure vorrei ma spesse tele fredde mi avviluppano e in una tazza gialla di camomilla affogo la serata cercando le pecore sfuggite dal recinto immaginario del sogno chimera vanamente cercato a lungo mi addormento con le braccia strette a lisi mentre decidiamo cosa indossare il giorno dopo c'è la fiera del fumetto e il mio complanno e la notte bianca come adesso, buonanotte assistente ti voglio bene a domani la sveglia è per le otto sono le due sì adesso dormiamo.
la mattina è un risveglio che senza soluzione di continuità riprende l'attività principale lasciata la sera
tutti in direzione fiera sono pronti già dalla nove mi appresto a preparare la sangria nel cerchio di caffè che mi tiene sveglia Polissena stranamente mi circonda la sua anima la testa forse anche io mi sento vittima da immolare su un altare perchè si compia lo stesso fatidico rito ma sono troppo preoccupata da problemi insoluti e devo pur reagire il giorno della mia festa.
inizio a prepararenon senza continui assaggi la sangria e per le due siamo in fiera, finalmente, esplodono i colori e i volti amici fino al momento in cui poi si confondono con i volti di persone che vorrebbero solo reciprocsmente ignorarsi ma per forza di cose non possono o non devono farlo, mi sento presa in giro ma la fiera continua con il suo sfavillio di colori e persone , sono con Lui e niente oggi potrà farmi del male.
finalmente a casa, alle 7 è tutto pronto per la festa, i marocchini mi seguono dall'esselunga a casa con fischi di approvazione , mi pento di non essere uno di quei cessi che mai verranno seguite fino a kasa, nonostante con gonne scollature e vestiti alternativi cerchino di fare la loro porca fiugra ma fanno la figura delle porche, per dirla alla bukowski sono a sud di nessun nord e continuano a farmi domande a cui non ho voglia di rispondere, sulla mia vita, su cosa sono e dove vado, sciorinandomi davanti il loro essere piene di idee e sogni, quando sono le più banali e rozze figure che mi siano capitate davanti, e le vedo complici nella loro ordinarietà e nel guardarsi di sottecchi ogni volta che a una delle loro domande da antologia rispondo, e so bene che le mie risposte divengono oggetto di scherno o di critica e di risatine isteriche da quattordicenni, la rabbia cresce nello stomaco e mi chiedo se davvero pensano di me che sia una povera idiota pentendomi invece di non aver trovato l'LSD in gocce in tempo per metterla nei bicchieri e guardare le loro facce storte e ridere un pò io, ma poi ugualmente non so come una calda risata mi parte dal cuore quando realizzo per davvero che sì, stanno facendo domande per vedere il mio tasso di stupidità, il che detto da loro è un complimento, e indossando a mia volta la maschera cerco di dare le risposte che loro si aspetterebbero, qulle giuste perchè abbiano abbastanza materiale da riempire, chissà! le loro chat e i loro forum, o semplicemente lo stanco chiacchericcio di una festa a cui non sono state invitate ma penosamente si sono presentate comunque per non avere il coraggio o la dignità di non venire dopo che per un anno mi hanno coperto di merda e fango con qualsiasi persona gli capitasse a tiro, tutto sommato io mi sento più che gentile e mentre faccio due più due mi sembra anche di trovarle simpatiche, a loro mdo, della maniera in cui riescono ad autocelebrarsi, lo trovo affascinante , e mi piace, mi ricordano un pò una storia di pirandello, il signoro ponza e la signora frola, mi fanno ridere cazzo, e finalmente
felice mi stacco da loro per parlare con altri , e osservarle da lontano ridendo con i più che non si spiegano certe presenze proprio all a MIa festa...falsi gli altri falsa io, cerco di rispondere.
arrivano i regali, fantastici, dimentico le note stonate, spegnendo le mie candeline, o meglio accendendole, prego Iddio di darmi il coraggio di sopportare il resto della serata e quest'altro anno, e di avere facce vere intorno, e di non dovermi più giustificare con chi non mi conosce e non capirebbe, con chi è contento della merda di vita che conduce perchè non ha il coraggio di guardarsi allo specchio per sputarsi in faccia e confessare che è solo invidia e cattiveria la materia del suo essere, o egocentrismo, o quant'altro, fumando spengo la mia esasperazione pensando all'unico vero amore della mia vita, mio padre, a lui e alle sue mani che un pò già tremano, a lui e ai suoi begli occhi, a lui e ai nostri discorsi lasciati incompiuti, a lui, perchè io sono lui e lui è me, e siamo insieme, e sono quello che sono perchè grazie a Dio Qualcuno mi ha davvero insegnato il valore dell'essere, dell'essere sempre, anche in difficoltà, del rifugiarsi nella lettura e nel coltivare la propria anima prima di tutto il resto.
non starò qua a citare i regali che mi sono arrivati come un piacevole sovrappiù, era la presneza quella che mi bastava, alcuni- proprio le persone sbagliate- devono aver preso questo alla lettera, ma fortunantamente non ci ho badato più, sono contenta lo stesso anche di loro, non si può pretendere tutto dalla vita, anche la comprensione di chi amandoti cerca di mascherare l'odio che prova per te non è poi da sottovalutare, è comunque qualcosa di piacevole, cui si aggiungono libri, l'affetto e il meraviglioso regalo del terzo uomo della mia vita, il cuore a forma di zaino delle 4 donne che mi circondano, i 21 centesimi nel salvadanaio della quinta ultima arrivata da taiwan, ancora i libri della mia collega e del dottò, una maglia di zara, il fumetto il corvo, la dedica di MR e la SUA dedica da quel gran pezzo di ..colorista!, orecchini per invogliarmi a fare i buchi, e il telefonino nuovo da quella creatura meravigliosa che sempre più mi fa girare la testa , visto che gli ultimi saranno i primi!
la notte bianca prosegue in giro, duomo- colonne, ma la stanchezza si fa sentire, e il peso del tempo e gli eventi mi fa soccombere, ma calde e dolci come ambrosia lei camminando mi riversa emozioni e la sua rabbia è un pò la mia e lei è un fiume in piena che sta straripando, parla ed è come acqua
benefica
salvifica
quella che viene fuori nel suo intricato e stanco monologo che mi racconta di come è pura e profonda quella perosna che mi cammina accanto, e mi sembra ricami lodi che io non scorgo, ma vedo ciò che LEI vede di me, e il suo vedermi mi fa piangere, perchè è più caro e prezioso della stessa opinione che ho IO su ME.
spero di non perdere anche lei, e spero di essere io stessa un gran sostegno, per me , e per chi mi vuole DAVVERO bene.
GRAZie a tutti, veri o falsi che siate.
e auguri, naturalmente, a me.
venerdì 24 marzo 2006
We' re runnign out of alibis
University of Alicante, 9 mesi.
Alicante non è Madrid.
E' il paese dei balocchi.
Una Rimini spagnola che conta quasi 200.000 abitanti.
Dove c'è tutto, e arriva di tutto.
Dove il bagno lo si fa anche a marzo, perchè il caldo vento africano arriva fin qui.
A due passi da Valencia, una lingua di mare la separa da Ibiza e Formentera.
Era quello che volevo? NO.
ma forse è da pazzi rinunciare, e infatti non rinuncerò.
Eppure...
Quando avrò finalmente firmato quei documenti d'accettazione, sarà l'inizio, o la fine.
fino ad allora mi godo il fascino vellutato del limbo, e mi coccolo pensando al mio compleanno alcolico, per dimenticare che non posso smettere di crescere.
"Cant' stop growing old..."
ON AIR: This picture. Placebo.
Alicante non è Madrid.
E' il paese dei balocchi.
Una Rimini spagnola che conta quasi 200.000 abitanti.
Dove c'è tutto, e arriva di tutto.
Dove il bagno lo si fa anche a marzo, perchè il caldo vento africano arriva fin qui.
A due passi da Valencia, una lingua di mare la separa da Ibiza e Formentera.
Era quello che volevo? NO.
ma forse è da pazzi rinunciare, e infatti non rinuncerò.
Eppure...
Quando avrò finalmente firmato quei documenti d'accettazione, sarà l'inizio, o la fine.
fino ad allora mi godo il fascino vellutato del limbo, e mi coccolo pensando al mio compleanno alcolico, per dimenticare che non posso smettere di crescere.
"Cant' stop growing old..."
ON AIR: This picture. Placebo.
martedì 21 marzo 2006
Di un patetico lunedì sera
MI scivoli via tra le dita
quando ti fiondi in un bicchiere di coca e rum
è strana a tratti coinvolgente, la tua materia grigia intelligente..
Guadagni dei punti QUANDO VUOI
riaffiori per cadere poco dopo in apnea
ti accorgi infine
che non hai concluso
niente di niente.
QUANDO TI UCCIDI, TU ti DIVERTI di PIU'
QUANDO TI UCCIDI, TU ti DIVERTI di PIU'
QUANDO MI UCCIDI RIDI
..RIDI!!!
ti affacci al balcone della vita,
AMMETTI che non hai concluso nulla dal principio,
INCOLLATI al tuo divano
e ripeti piano quello che ti piace in Tivù
QUANDO TI UCCIDI, TU ti DIVERTI di PIU'
QUANDO TI UCCIDI, TU ti DIVERTI di PIU'
QUANDO MI UCCIDI RIDI
..RIDI!!!
quali parole più vere...moltheni geniale nei testi e mi compiace della sua ordinarietà ricercata e singolare, persa in pagine di marketing che non significano null' altro che lo specchio di una società in decadenza, e il suo tentativodi attaccare con la colla l'economia alla carta per sciorinare un decalogo fasullo di imprese virtuali.PUAAAH!
malessere dentro, lo sento percorremi lo stomaco, depositando pezzi di cibo sul fondo di uno specchio d'acqua che nel bagno mi restituisce la faccia scomposta, questo vorrei ardentemente, lo desidero più di qualsiasi altra cosa, ma l'ho già fatto succedere, se per vero o fintamente tra le righe scritte a penna inchiostro blu sul veloce e pratico quadernetto un altro lo giudicherà.
sento quell'odore. lo sento dapperutto.
finto plastica è l'odore delle facce intorno, visi spenti, vuoti - mio amato maestro, tu che canti che i volti sono polvere e come un sogno dietro di loro non c'è nulla, dov'è la consolazione delle tue parole magiche?-
non riesco a leggere. non riesco. bruciano troppo gli occhi dietro lenti sporche, sono un animale e l'istinto mi dice di fare male ovunque, intessendo laconiche discussioni con me stessa per arrivare a conclusioni inconsistenti quanto la schiuma.
mi chiedo quando l'angoscia finirà.
mi chiedo dove sono, e quando potrò essere.
mi chiedo, la notte compie il suo giro sul cielo trapunta scura di stoffa pesante, il respiro preme e mi accarezzo finchè arriva domani, ho male al cuore.
domani ci sarà un verdetto, un primo, l' imago illusoria di un traguardo.
mi accoccolo e in me prego, contando mentalmente il sospirato sonno che, presto o tardi, arriverà.
quando ti fiondi in un bicchiere di coca e rum
è strana a tratti coinvolgente, la tua materia grigia intelligente..
Guadagni dei punti QUANDO VUOI
riaffiori per cadere poco dopo in apnea
ti accorgi infine
che non hai concluso
niente di niente.
QUANDO TI UCCIDI, TU ti DIVERTI di PIU'
QUANDO TI UCCIDI, TU ti DIVERTI di PIU'
QUANDO MI UCCIDI RIDI
..RIDI!!!
ti affacci al balcone della vita,
AMMETTI che non hai concluso nulla dal principio,
INCOLLATI al tuo divano
e ripeti piano quello che ti piace in Tivù
QUANDO TI UCCIDI, TU ti DIVERTI di PIU'
QUANDO TI UCCIDI, TU ti DIVERTI di PIU'
QUANDO MI UCCIDI RIDI
..RIDI!!!
quali parole più vere...moltheni geniale nei testi e mi compiace della sua ordinarietà ricercata e singolare, persa in pagine di marketing che non significano null' altro che lo specchio di una società in decadenza, e il suo tentativodi attaccare con la colla l'economia alla carta per sciorinare un decalogo fasullo di imprese virtuali.PUAAAH!
malessere dentro, lo sento percorremi lo stomaco, depositando pezzi di cibo sul fondo di uno specchio d'acqua che nel bagno mi restituisce la faccia scomposta, questo vorrei ardentemente, lo desidero più di qualsiasi altra cosa, ma l'ho già fatto succedere, se per vero o fintamente tra le righe scritte a penna inchiostro blu sul veloce e pratico quadernetto un altro lo giudicherà.
sento quell'odore. lo sento dapperutto.
finto plastica è l'odore delle facce intorno, visi spenti, vuoti - mio amato maestro, tu che canti che i volti sono polvere e come un sogno dietro di loro non c'è nulla, dov'è la consolazione delle tue parole magiche?-
non riesco a leggere. non riesco. bruciano troppo gli occhi dietro lenti sporche, sono un animale e l'istinto mi dice di fare male ovunque, intessendo laconiche discussioni con me stessa per arrivare a conclusioni inconsistenti quanto la schiuma.
mi chiedo quando l'angoscia finirà.
mi chiedo dove sono, e quando potrò essere.
mi chiedo, la notte compie il suo giro sul cielo trapunta scura di stoffa pesante, il respiro preme e mi accarezzo finchè arriva domani, ho male al cuore.
domani ci sarà un verdetto, un primo, l' imago illusoria di un traguardo.
mi accoccolo e in me prego, contando mentalmente il sospirato sonno che, presto o tardi, arriverà.
martedì 7 marzo 2006
domenica 5 marzo 2006
Confusa (e infelice)
qua mi sento nel nido, ma oggi devo andarmene.
devo tornare a casa.
ho più una casa?
non lo era casa mia , non lo è questa, dove un'altra famiglia costruisce altri progetti cui non posso nè voglio prendere parte, non lo è la mia, sei persone diverse con diverse voglie di fare cose diverse
..come se mettere d'accordo sei cervelli fosse una cosa facile..difficile già con sei persone normali, figurarsi con noi!
è il senso di non-appartenenza ke mi sfianca..il sentirmi sempre in un non so ke, mi piace ma non riesco a non essere sempre, voglio avere a volte un quando e un come, anche labili,stanca del mio castello di carte crollate di nuovo.
boxer indossando perchè ho finito i cambi mi sento maschia, e prenderei a calci chiunque, sole compreso che vile non buca le nuvole latte intorno e sensazione di vuoto nello stomaco.
vorrei essere cercata. vorrei essere desiderata. mano di mio padre sulla testa, lo immagino bianco e stanco, occhi vitrei, guarda dalla finestra la fronte contro il vetro schiacciando quasi volesse trapassarlo borbotta sul tempo sempre uguale e la vita che scivola via come sabbia da pugni serrati è tardi devo iniziare a studiare ti prego scompari da me immagine triste ti prego vai via, e oh! come vorrei essere in un altro posto per non pensare il fumo mi farà compagnia afghano sapore in bocca d'amaro plastilina lucida mi salverà da questo sentirmi stanca e sola in un giorno qualunque oggi è domenika la domenika è sempre kosì triste perchè non c'è nessuno e oh! vorrei solo essere in un altro posto per non pensare e oh! immagine triste ti prego sparisci ma in fondo domani non sarà più domenika domani vivo domani respiro oggi dormirò il resto delle ore e guarderò i numeri per non guardare fuori è gia pomeriggio e sono stanca nulla avendo concluso mi arrendo.
fanculo.
mi ammazzo.
fanculo.
ridendo.
devo tornare a casa.
ho più una casa?
non lo era casa mia , non lo è questa, dove un'altra famiglia costruisce altri progetti cui non posso nè voglio prendere parte, non lo è la mia, sei persone diverse con diverse voglie di fare cose diverse
..come se mettere d'accordo sei cervelli fosse una cosa facile..difficile già con sei persone normali, figurarsi con noi!
è il senso di non-appartenenza ke mi sfianca..il sentirmi sempre in un non so ke, mi piace ma non riesco a non essere sempre, voglio avere a volte un quando e un come, anche labili,stanca del mio castello di carte crollate di nuovo.
boxer indossando perchè ho finito i cambi mi sento maschia, e prenderei a calci chiunque, sole compreso che vile non buca le nuvole latte intorno e sensazione di vuoto nello stomaco.
vorrei essere cercata. vorrei essere desiderata. mano di mio padre sulla testa, lo immagino bianco e stanco, occhi vitrei, guarda dalla finestra la fronte contro il vetro schiacciando quasi volesse trapassarlo borbotta sul tempo sempre uguale e la vita che scivola via come sabbia da pugni serrati è tardi devo iniziare a studiare ti prego scompari da me immagine triste ti prego vai via, e oh! come vorrei essere in un altro posto per non pensare il fumo mi farà compagnia afghano sapore in bocca d'amaro plastilina lucida mi salverà da questo sentirmi stanca e sola in un giorno qualunque oggi è domenika la domenika è sempre kosì triste perchè non c'è nessuno e oh! vorrei solo essere in un altro posto per non pensare e oh! immagine triste ti prego sparisci ma in fondo domani non sarà più domenika domani vivo domani respiro oggi dormirò il resto delle ore e guarderò i numeri per non guardare fuori è gia pomeriggio e sono stanca nulla avendo concluso mi arrendo.
fanculo.
mi ammazzo.
fanculo.
ridendo.
sabato 4 marzo 2006
Labirinto
"Zeus non potrebbe sciogliere le reti
di pietra che mi stringono. Ho scordato
gli uomini che fui; seguo l'odiato
sentiero di monotone pareti
ch'è il mio destino. Dritte gallerie
che si curvano in circoli segreti,
passati che sian gli anni. Parapetti
in cui l'uso dei giorni ha aperto crepe.
Nella pallida polvere decifro
orme temute. L'aria mi ha recato
nei concavi crepuscoli un bramito
o l'eco d'un bramito desolato.
nell'ombra un Altro so, di cui la sorte
è stancare le lunghe solitudini
che intessono e disfanno questo Ade
e bramare il mio sangue, la mia morte.
ci cerchiamo l'un l ' altro. Fosse almeno
questo l'ultimo giorno dell'attesa."
jeorge luis borges
non credo ci siano mai state parole più belle e vive per sentire il labirinto.
vorrei poterne uscire anche io. ma quello che sento, è quello che ho scritto,
e Borges mi consola, ed ecco, le nostre solitudini crude a rendersi vicendevolmente omaggio, lui, non smettendo di raccontarle, io sentendole nelle mie vene, lacrime sciogliendo in fondi di vetro.
mi manca l'aria. mi manca il tempo. lo spazio.
magari..non è tutto così definito.
sto perdendo anche il circa e il quasi, i ma e i se, e il beneficio del dubbio.
teli neri all'orizzonte, e voglia di mordere, non ho bianche colombe intorno, i corvi gridano, e solo vorrei. dormire.
scappare.partire. gridare.
morire, con questo mio unico compagno, il corpo.
di pietra che mi stringono. Ho scordato
gli uomini che fui; seguo l'odiato
sentiero di monotone pareti
ch'è il mio destino. Dritte gallerie
che si curvano in circoli segreti,
passati che sian gli anni. Parapetti
in cui l'uso dei giorni ha aperto crepe.
Nella pallida polvere decifro
orme temute. L'aria mi ha recato
nei concavi crepuscoli un bramito
o l'eco d'un bramito desolato.
nell'ombra un Altro so, di cui la sorte
è stancare le lunghe solitudini
che intessono e disfanno questo Ade
e bramare il mio sangue, la mia morte.
ci cerchiamo l'un l ' altro. Fosse almeno
questo l'ultimo giorno dell'attesa."
jeorge luis borges
non credo ci siano mai state parole più belle e vive per sentire il labirinto.
vorrei poterne uscire anche io. ma quello che sento, è quello che ho scritto,
e Borges mi consola, ed ecco, le nostre solitudini crude a rendersi vicendevolmente omaggio, lui, non smettendo di raccontarle, io sentendole nelle mie vene, lacrime sciogliendo in fondi di vetro.
mi manca l'aria. mi manca il tempo. lo spazio.
magari..non è tutto così definito.
sto perdendo anche il circa e il quasi, i ma e i se, e il beneficio del dubbio.
teli neri all'orizzonte, e voglia di mordere, non ho bianche colombe intorno, i corvi gridano, e solo vorrei. dormire.
scappare.partire. gridare.
morire, con questo mio unico compagno, il corpo.
giovedì 2 marzo 2006
Psicoterapia scribendi
odio..delusione, rimorso o una vago rimpianto, cosa
in questa notte senza luna, vela i miei occhi di pianto?
senza piu' nessun equilibrio, ecco dove sono finita, risucchiata in un immenso buco nero
- vortice dilapida ogni mio tentativo di uscire fuori-
da gente che non meritava
- zanzare fastidiose mi hanno succhiato fin troppo sangue ma smetteranno presto di volare, la mia ciabatta arriverà inesorabile e cadranno, oh, sì che cadranno sotto la mia risata pulita e accesa, sincera, libera, graffiante e insopportabile.
oggi odio tutti.
odio e maledirei il mondo- prima di tutto la creatura sgraziata che mi viene incontro dalla porta a specchi in anticamera a casa di dav- poi tutto il resto, non risparmiando nessuno.
sono stanca.
stanca della falsità che c'è in giro-sei fakeee! gridava una ballerina(non LEI) mia amica-ora forse non piu'- ma so che nella sua pazzia era piu' sana di tutti, paradossalmente pirandelliana nel suo agitarsi rivelava verità ai più scomode e nessuno voleva acoltarla solo perchè incapace di rivelarle anche a sè stessa sbraitava sul mondo ma è vero alla fine,
perchè voi che ben presto siete pronti a chiamare la gente pazza cosa siete allora?
marionette, vuote e squallide, vi vedo, e siete il piu' triste dei clichè-senza per questo esimermi, siamo umani e impensabile sarebbe non essere un clichè, ma in modo intelligente, è questo ke fa male, è questo ke non vi riesce, e vi vedo svegliarvi la mattina nei vostri sorrisi compiaciuti e siete tutto sommato soddisfatti del vostro mondo di niente, in cui tutto gira troppo bene e anche quando non lo fa c'è il calore di due braccia e due labbra a scaldarti, c'è una cartina da potersi rollare, c'è una tazza di tè con un amico, c'è il sentirsi amabili, desiderati, "fighi", c'è il vedersi belli e sentirsi cercati, c'è il giocare a fare una schermaglia di plastica finto-amorosa che puzza di naftalina su un pc qualsiasi nascosti da un monitor perchè là è piu' facile parlare e farsi vedere quelli che non si è- dio come siete patetici tutti!laccati, effimeri..infantili!-
e poi vi immolate a valori come la sensibiltà, l'apertura mentale, l'alternatività,voi la droga, voi, la bisessualità, voi, l'essere incompresi e speciali...
ma puzzate, puzzate perchè la merda anche ben confezionata conserva sempre il suo caratteristico odore e quell'odore non te lo togli più, c'è poco da fare, potrai dire al mondo che sei la persona migliore ma prima o poi tutto viene fuori aihmè, ed è quello che continuo a vedere, è quello che mi fa rivoltare le budella, e non parole vi vomiterei in faccia ma la cieca disperazione delle aspettative tradite, delle promesse abortite, delle delusioni continue, dei vostri limiti scontati, del vostro tirarvi indietro, dell'avere paura..
stanca dei vostri ti voglio bene buttati là senza peso- io che cristo ho pesato sempre tutte le parole manco fossero i massi del Cammino di Santiago, perchè so bene che sono armi, che possono uccidere-io pago la vostra noncuranza, la vostra negligenza ,la vostra strafottenza, il vostro non avere un'etica perchè volete professarvi liberi ma siete piu' schiavi del peggior schiavo, siete schiavi di voi stessi, dei vostri perosnaggi, del vostro mondo di zucchero, in cui ci sguazzate bene, immaginadnovi di volta in volta poeti maledetti, artisti, cantanti, attori, gente la cui vita è talmente travagliata che c'è solo un modo di esprimere le proprie emozioni, e quella è l'arte.
peccato che la vostra non è altro che un tentativo continuo di emulare dorian gray, peccato che il verso non suona , la musica non comunica, peccato che tutto si perda non appena scrosti un pò la facciata della persona bella e sensibile che ti apre il cuore- amici, conoscenti, gente comunque che pensi ti "ami", gente che ti adora, che dice di emularti, che ti "mette sul piedistallo"e credetemi ce ne sono- ed è allora che lo senti quel rumore.
il rumore di qualcosa che ha ripreso a battere. è il tuo cuore.
come se , finalmente, alla fine, te lo fossi ripreso tutto intero per protesta da quella massa di idioti che aveva avuto la presunzione di strappartene via un pezzetto, giorno per giorno, senza dire posso, senza chiedere permesso.
e non racconterai certo di come vivi tu le giornate-il dolore per la gente che se ne va, per chi non l'ha ancora fatto ma lo sta facendo e ogni telefonata ti trema la voce- perchè nessuno vorrà ascoltare il delirio di una povera pazza, perchè è più facile cercare di non capire, è più facile sparire quando si ha bisogno di te, con la scusa che "tu sei troppo", "tu non sei normale", "di fronte a te mi sento piccola/o"..ma adesso basta.
ecco la mia rabbia, onore e gloria a lei che giace qua, soffocata in un brainstroming piu' o meno chiaro...
ma il Maestro mi viene incontro, e onorando uno dei pochi sinceri cuori mi dico:
"E' oggi, ieri. Tu non sei che gli altri,
il cui volto è di polvere. Sei i morti."
( J. L. B.)
in questa notte senza luna, vela i miei occhi di pianto?
senza piu' nessun equilibrio, ecco dove sono finita, risucchiata in un immenso buco nero
- vortice dilapida ogni mio tentativo di uscire fuori-
da gente che non meritava
- zanzare fastidiose mi hanno succhiato fin troppo sangue ma smetteranno presto di volare, la mia ciabatta arriverà inesorabile e cadranno, oh, sì che cadranno sotto la mia risata pulita e accesa, sincera, libera, graffiante e insopportabile.
oggi odio tutti.
odio e maledirei il mondo- prima di tutto la creatura sgraziata che mi viene incontro dalla porta a specchi in anticamera a casa di dav- poi tutto il resto, non risparmiando nessuno.
sono stanca.
stanca della falsità che c'è in giro-sei fakeee! gridava una ballerina(non LEI) mia amica-ora forse non piu'- ma so che nella sua pazzia era piu' sana di tutti, paradossalmente pirandelliana nel suo agitarsi rivelava verità ai più scomode e nessuno voleva acoltarla solo perchè incapace di rivelarle anche a sè stessa sbraitava sul mondo ma è vero alla fine,
perchè voi che ben presto siete pronti a chiamare la gente pazza cosa siete allora?
marionette, vuote e squallide, vi vedo, e siete il piu' triste dei clichè-senza per questo esimermi, siamo umani e impensabile sarebbe non essere un clichè, ma in modo intelligente, è questo ke fa male, è questo ke non vi riesce, e vi vedo svegliarvi la mattina nei vostri sorrisi compiaciuti e siete tutto sommato soddisfatti del vostro mondo di niente, in cui tutto gira troppo bene e anche quando non lo fa c'è il calore di due braccia e due labbra a scaldarti, c'è una cartina da potersi rollare, c'è una tazza di tè con un amico, c'è il sentirsi amabili, desiderati, "fighi", c'è il vedersi belli e sentirsi cercati, c'è il giocare a fare una schermaglia di plastica finto-amorosa che puzza di naftalina su un pc qualsiasi nascosti da un monitor perchè là è piu' facile parlare e farsi vedere quelli che non si è- dio come siete patetici tutti!laccati, effimeri..infantili!-
e poi vi immolate a valori come la sensibiltà, l'apertura mentale, l'alternatività,voi la droga, voi, la bisessualità, voi, l'essere incompresi e speciali...
ma puzzate, puzzate perchè la merda anche ben confezionata conserva sempre il suo caratteristico odore e quell'odore non te lo togli più, c'è poco da fare, potrai dire al mondo che sei la persona migliore ma prima o poi tutto viene fuori aihmè, ed è quello che continuo a vedere, è quello che mi fa rivoltare le budella, e non parole vi vomiterei in faccia ma la cieca disperazione delle aspettative tradite, delle promesse abortite, delle delusioni continue, dei vostri limiti scontati, del vostro tirarvi indietro, dell'avere paura..
stanca dei vostri ti voglio bene buttati là senza peso- io che cristo ho pesato sempre tutte le parole manco fossero i massi del Cammino di Santiago, perchè so bene che sono armi, che possono uccidere-io pago la vostra noncuranza, la vostra negligenza ,la vostra strafottenza, il vostro non avere un'etica perchè volete professarvi liberi ma siete piu' schiavi del peggior schiavo, siete schiavi di voi stessi, dei vostri perosnaggi, del vostro mondo di zucchero, in cui ci sguazzate bene, immaginadnovi di volta in volta poeti maledetti, artisti, cantanti, attori, gente la cui vita è talmente travagliata che c'è solo un modo di esprimere le proprie emozioni, e quella è l'arte.
peccato che la vostra non è altro che un tentativo continuo di emulare dorian gray, peccato che il verso non suona , la musica non comunica, peccato che tutto si perda non appena scrosti un pò la facciata della persona bella e sensibile che ti apre il cuore- amici, conoscenti, gente comunque che pensi ti "ami", gente che ti adora, che dice di emularti, che ti "mette sul piedistallo"e credetemi ce ne sono- ed è allora che lo senti quel rumore.
il rumore di qualcosa che ha ripreso a battere. è il tuo cuore.
come se , finalmente, alla fine, te lo fossi ripreso tutto intero per protesta da quella massa di idioti che aveva avuto la presunzione di strappartene via un pezzetto, giorno per giorno, senza dire posso, senza chiedere permesso.
e non racconterai certo di come vivi tu le giornate-il dolore per la gente che se ne va, per chi non l'ha ancora fatto ma lo sta facendo e ogni telefonata ti trema la voce- perchè nessuno vorrà ascoltare il delirio di una povera pazza, perchè è più facile cercare di non capire, è più facile sparire quando si ha bisogno di te, con la scusa che "tu sei troppo", "tu non sei normale", "di fronte a te mi sento piccola/o"..ma adesso basta.
ecco la mia rabbia, onore e gloria a lei che giace qua, soffocata in un brainstroming piu' o meno chiaro...
ma il Maestro mi viene incontro, e onorando uno dei pochi sinceri cuori mi dico:
"E' oggi, ieri. Tu non sei che gli altri,
il cui volto è di polvere. Sei i morti."
( J. L. B.)
domenica 26 febbraio 2006
una FAVOLA!
"non c'è niente che piu' mi ferisca..di un sorriso forzato e
di una presenza inquieta che mi sapventa e
debilita
le mie difese..."
ecco qua...in una giornata stranamente soleggiata ad ascoltare stancamente una playlist sperando ke il sole compia il suo giro per evitare di farmi pensare abbastanza..provvederà sicuramente statistica a evitare ke ciò accada!!
" l'eterno delle tue parole...sparse.............
hai hai scritto a me..su un foglio senza nome..e hai raccontato una storia trasparente..."
è troppo bello il testo di alcune canzoni per impedire alle dita che corrono frenetiche sui tasti di scrivere andando a tempo di musica..
ieri troppe emozioni..
la mia ballerina, sempre piu' bella, sempre piu' dolce, sempre speciale..
e gesti dimentikati ti sembrano di colpo quotidiani, come se quel laccio ke ci lega in realtà fosse sempre là, -non guardavo in basso ieri, troppo il timore di vedere le nostre caviglie legate da rosa di raso camminando-aperitivo, annego nell'alcool, a un certo punto avrei voluto nuotare in quel bicchiere, si ,nuotare, come in una immensa piscina di rum appoggiata al bordo del vetro su una fettina di limone..
cubalibre, cubapestato, mi fa un cubalibre?, un cuba per favore, cuba, rum e coca grazie..
cambiava solo il modo di rivolgermi al cameriere di turno, ma la sostanza era quella...
e piu' cercavo di annegare piu' i fantasmi si affacciavano nel cervello..nomi , posti, e facce che vorresti dimenticare perchè è meglio così, nomi posti e facce che ti bruciano sotto la pelle come sale su sangue, i tendini urlano, le mie meningi piangono, e allora la musica interviene a dirmi basta, a ricordarmi che ci vediamo alla fine, a quella brutta fine, per la precisione, a quella fine pessima..
e grida sono diventate le parole, e birilli eravamo io e claudio nel pogo generale, in cui" spallate di energumeni carezze divenivano" perkè nell'estasi della canzone danzavamo la nostra impossibile danza, invasati, come baccanti forsennate e senza un briciolo ormai di controllo su sè stessi..-l'alcool aveva fatto il resto-
il palco del rolling stone ci accoglie e ci abbandoniamo all'ennesimo bicchiere, ci sentiamo lungimiranti e nei suoi occhi vedo la mia stessa luce, luce di rum e felicità , quella felicità che si misura a bicchieri, e che per lo meno facendoti perdere il senso della vita te lo regala in semplici istanti che poi bruciano velocissimi, nel momento dopo in cui, come adesso, li ricordi.
ma oggi sto bene, grazie, risponderò a tutti quelli ke me lo kiedono..
e baci per tutte quelle facce ke spariranno presto dalla mia testa, e che il ricordo contribuirà a spogliare da qualsiasi sentimento, sia esso dolore, rimpianto, rimorso, rabbia, solitudine, malinconia.
guardo claudio, al mondo c'è qualcuno che è me, non ho bisogno di specchi, lo so, lo sa anche lui,siamo sul palco adesso, non scenderemo mai.
non siamo soli.
non lo saremo.
mai piu'.
di una presenza inquieta che mi sapventa e
debilita
le mie difese..."
ecco qua...in una giornata stranamente soleggiata ad ascoltare stancamente una playlist sperando ke il sole compia il suo giro per evitare di farmi pensare abbastanza..provvederà sicuramente statistica a evitare ke ciò accada!!
" l'eterno delle tue parole...sparse.............
hai hai scritto a me..su un foglio senza nome..e hai raccontato una storia trasparente..."
è troppo bello il testo di alcune canzoni per impedire alle dita che corrono frenetiche sui tasti di scrivere andando a tempo di musica..
ieri troppe emozioni..
la mia ballerina, sempre piu' bella, sempre piu' dolce, sempre speciale..
e gesti dimentikati ti sembrano di colpo quotidiani, come se quel laccio ke ci lega in realtà fosse sempre là, -non guardavo in basso ieri, troppo il timore di vedere le nostre caviglie legate da rosa di raso camminando-aperitivo, annego nell'alcool, a un certo punto avrei voluto nuotare in quel bicchiere, si ,nuotare, come in una immensa piscina di rum appoggiata al bordo del vetro su una fettina di limone..
cubalibre, cubapestato, mi fa un cubalibre?, un cuba per favore, cuba, rum e coca grazie..
cambiava solo il modo di rivolgermi al cameriere di turno, ma la sostanza era quella...
e piu' cercavo di annegare piu' i fantasmi si affacciavano nel cervello..nomi , posti, e facce che vorresti dimenticare perchè è meglio così, nomi posti e facce che ti bruciano sotto la pelle come sale su sangue, i tendini urlano, le mie meningi piangono, e allora la musica interviene a dirmi basta, a ricordarmi che ci vediamo alla fine, a quella brutta fine, per la precisione, a quella fine pessima..
e grida sono diventate le parole, e birilli eravamo io e claudio nel pogo generale, in cui" spallate di energumeni carezze divenivano" perkè nell'estasi della canzone danzavamo la nostra impossibile danza, invasati, come baccanti forsennate e senza un briciolo ormai di controllo su sè stessi..-l'alcool aveva fatto il resto-
il palco del rolling stone ci accoglie e ci abbandoniamo all'ennesimo bicchiere, ci sentiamo lungimiranti e nei suoi occhi vedo la mia stessa luce, luce di rum e felicità , quella felicità che si misura a bicchieri, e che per lo meno facendoti perdere il senso della vita te lo regala in semplici istanti che poi bruciano velocissimi, nel momento dopo in cui, come adesso, li ricordi.
ma oggi sto bene, grazie, risponderò a tutti quelli ke me lo kiedono..
e baci per tutte quelle facce ke spariranno presto dalla mia testa, e che il ricordo contribuirà a spogliare da qualsiasi sentimento, sia esso dolore, rimpianto, rimorso, rabbia, solitudine, malinconia.
guardo claudio, al mondo c'è qualcuno che è me, non ho bisogno di specchi, lo so, lo sa anche lui,siamo sul palco adesso, non scenderemo mai.
non siamo soli.
non lo saremo.
mai piu'.
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