[Era dai tempi dei Murazzi che non vedevo così tanta gioia festaiola]
Febbraio: mese della depurazione,
almeno volendo stare all’etimo latino (februare = purificare). A noi che non
sopportiamo l’astrologia – se non nella forma di cartone animato giapponese
degli anni ’80 – rimane rifugiarci nel senso delle parole, altrettanto
arbitrario per carità, ma almeno non associato al faccione inebetito di Paolo Fox.
E dunque mese delle purghe e dei clisteri, per chi ne avesse bisogno, ma anche
mese della disciplina spirituale o dell’emancipazione corporale, ‘nsomma,
qualsiasi cosa che abbia a che fare con una qualche forma di liberazione.
Un po’ me li immagino
questi antichi romani, in preda alla febbre (che poi deriva dalla stessa parola,
eh), che pregano la terribile dea etrusca Febris, che da come ne parlano doveva essere
una bella stronza, da ingraziarsi più che da venerare… Certo, se la andavano a
cercare, se è vero che la celebrazione alla dea Febris coincideva con i
Lupercalia, il party più figo che sia mai stato inventato nella storia misconosciuta
delle feste: un paio di dozzine di ragazzi nudi e spalmati di grasso, con
indosso pelli di lupo, scorrazzavano per l’Urbe sacrificando pecore e
spargendone gli umori un po’ dove capitava, per purificare la terra e propiziarne
la rinascita, in onore del mio adorato Fauno; era anche un rito di iniziazione
per i giovani, come la prima bevuta – le feste sono sempre servite a
gozzovigliamenti del genere in effetti. Ora, ovviamente, fare tutto questo a
febbraio non è che faccia poi così bene al sistema immunitario, capirete. E
allora giù di bestemmie a quella milfona di Febris.
Poi la noia clamorosa
della storia ha deciso di affossare questa gioiosa celebrazione, per
sostituirla con San Valentino (ebbene sì, proprio nello stesso giorno,
probabilmente per dare un altro motivo ai romanucci di festeggiare pur
senza fare i paganucci), che per inciso con gli innamorati c’entrava proprio un
cazzo ed era uno di quei bei martiri con due palle così, che si facevano
decapitare piuttosto che porgere le immacolate terga al turpe imperatore.
Sarà un caso che si parli proprio di "febbre d'amore"...? L'omonima telenovela sarebbe un seducente, disgustoso caso di sincretismo culturale.