il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



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sabato 29 giugno 2013

N°9 -- Stop alle violenze alle frontiere



Questa missione ha portato alla realizzazione di un film, "N°9"5, e al lancio di una campagna, "N°9 -- Stop alle violenze alle frontiere", finalizzati a denunciare la repressione quotidiana e sistematica subita dai migranti ad opera delle autorità marocchine ed il coinvolgimento di quelle spagnole nelle atrocità commesse contro di loro alle frontiere di Melilla e a pretendere la fine dele violenze e le violazioni dei diritti umani nel nord del Marocco e l'apertura di un'inchiesta ufficiale sulle circostanze della morte di Clément e degli altri migranti deceduti intorno alle enclaves spagnole.Sara Creta

estratto con sottotitoli in italiano

completo sottotitolato in inglese

martedì 13 novembre 2012

Sciopero generale e mobilitazione europea

14 NOVEMBRE 2012

Sciopero generale e mobilitazione europea




Diritti e Servizi Pubblici

Un futuro per l'Europa



PER IL LAVORO E LA SOLIDARIETA'
NO ALL'AUSTERITA'
L'AUSTERITA' NON FUNZIONA!


Da molti anni il movimento sindacale europeo deplora le misure di austerità. Esse trascinano l'Europa nella stagnazione economica, fino alla recessione. Il risultato: blocco della crescita e disoccupazione in continuo aumento. I tagli a salari e protezione sociale sono attacchi al modello sociale europeo e aggravano disuguaglianze ed ingiustizia sociale.

Gli “errori di valutazione” del Fondo monetario internazionale (FMI) hanno avuto un impatto incalcolabile sulla vita quotidiana dei lavoratori e cittadini europei. Tutto ciò rimette in gioco l'intera base delle politiche di austerità. Il FMI si deve scusare. La Troika deve rivedere le sue richieste.

L'Europa ha un debito sociale, non esclusivamente monetario. E' stata promessa una ripresa che non è mai avvenuta. 25 milioni di europei non hanno lavoro. In alcuni paesi il tasso di disoccupazione giovanile oltrepassa il 50%. Il senso di ingiustizia è diffuso e lo scontento sociale sta crescendo.

E' NECESSARIO UN CAMBIO DI ROTTA VERSO UN PATTO SOCIALE EUROPEO

I sindacati europei chiedono un cambiamento di rotta. Le misure applicate non stanno funzionando, stanno invece distruggendo I nostri lavori e il nostro patrimonio sociale.

La Ces chiede un patto sociale per l'Europa, con un vero dialogo sociale, una politica economica che stimoli occupazione di qualità, la solidarietà tra paesi e la giustizia sociale.

I lavoratori stanno pagando a caro prezzo crisi e misure di austerità, mentre il mondo della finanza e gli speculatori continuano a prosperare.

Poniamo fine alla frode fiscale, ai paradisi fiscali e alla competizione fiscale tra paesi. La tassa sulle transazioni finanziarie deve contribuire a riparare I danni del capitalismo senza regole.

PER IL LAVORO E LA SOLIDARIETA' NO ALLE DISUGUAGLIANZE SOCIALI

Noi rifiutiamo:

- lo smantellamento della protezione sociale;

- l'aumento della flessibilità del mercato del lavoro;

- la privatizzazione dei servizi pubblici;

- la pressione al ribasso sui salari;

- la diminuzione delle pensioni;

- la deregolamentazione degli standard sociali;

- l'esclusione sociale;

- la crescita delle disuguaglianze;

- l'attacco alla contrattazione collettiva e al dialogo sociale.

Noi proponiamo:

- una governance economica al servizio della crescita sostenibile e occupazione di qualità;

- giustizia economica e sociale attraverso politiche di redistribuzione, tassazione e protezione sociale;

- una garanzia occupazionale per i giovani;

- un'ambiziosa politica industriale europea orientata verso un'economia verde e a basse emissioni di carbonio e verso settori rivolti al futuro, con opportunità di occupazione e crescita;

- l'intensificazione della lotta contro il dumping sociale e salariale;

- la condivisione del debito attraverso gli Eurobond;

- l'effettiva applicazione di una tassa sulle transazioni finanziarie per combattere la speculazione e agevolare politiche di investimento;

- l'armonizzazione della base fiscale con un tasso minimo per le imprese in Europa;

- uno sforzo determinato per combattere l'evasione e la frode fiscale;

- il rispetto per la contrattazione collettiva e il dialogo sociale;

- il rispetto dei diritti sociali e sindacali fondamentali.










venerdì 20 luglio 2012

Oggi, ore 17.27 in Piazza Alimonda con la memoria a 11 anni fa ed il presente in piazza ad Atene e Madrid


…Sto per muovermi verso Piazza Alimonda, un appuntamento con la “memoria” , la memoria di un ragazzo ucciso, che insieme a centinaia di migliaia di altri giovani manifestavano affinchè un altro mondo fosse possibile.
Un mondo che in questi anni ha arrogantemente seguito le regole della globalizzazione, del mercato, della speculazione, dell’erosione dei diritti .

Sono stati quei grandi della terra che nelle politiche impostate portavano il cancro di una crisi che cercano di far pagare comunque a chi la crisi non l’ha generata ma la subisce a fronte di esigenze di salvaguardia degli interessi di pochi nelle cui mani si è accentrato il potere economico mondiale.

Guardare solidarmente a piazza Syintagma ad Atene, o alle piazze spagnole oggi vuol dire essere presenti nella piazza della memoria di Genova. Affinchè il sacrificio di Carlo e di tutti quelli che di Genova mantengo il ricordo per l’ingiusto sangue fatto versare da “pezzi” di questo Stato , dobbiamo trovare la possibilità di raccordare tutte le lotte dei lavoratori europei contro questo mercato assassino!

Loris





martedì 22 novembre 2011

Quale sinistra dopo Zapatero? da un articolo di R. Musacchio


Dopo le elezioni in Spagna, Roberto Musacchio ha prodotto questa riflessione che è sicuramente un utile contributo col quale confrontarsi nel tentativo di ridare un ruolo attivo alla sinistra italiana ed europea nel momento in cui le forze finanziarie attaccano senza mezzi termini diritti e condizioni di vita di milioni di persone.

***
Quale sinistra dopo Zapatero?

di Roberto Musacchio

Era largamente previsto, ma pure fa molta impressione questa storica sconfitta dei socialisti in Spagna. Fa impressione per le proporzioni, veramente enormi, che consegnano al PSOE il risultato peggiore dal 1977. Fa impressione perchè quella di Zapatero è stata una vera e propria era politica, che ha caratterizzato una stagione non solo spagnola ma del socialismo europeo. Ma forse l'impressione più grande viene dal fatto che su questa sconfitta pesa la rottura con quello straordinario movimento degli indignati protagonista di una intensa stagione di lotte che dalla Spagna ha parlato a tutta Europa e non solo. Ebbene questo movimento non ha fatto al PSOE alcuna apertura di credito, sia pure critica. Lo ha considerato parte di quel recinto che fa dire al movimento " voi non ci rappresentate ". Dunque per i socialisti è stato impossibile ripetere quella operazione di recupero che in altre occasioni era loro riuscita, grazie anche ad un sistema elettorale sostanzialmente ipermagioritario. Il voto socialista non è apparso più utile, neanche a battere una destra che pure si presentava con le forme di un pupillo dell'ex franchista Fraga. Non ci ha provato neppure più di tanto il PSOE a recuperare a sinistra, se è vero che tra gli ultimi atti di Zapatero ci sono state manovre economiche tutte interne ai dettati di Bruxelles e addirittura l'inserimento in Costituzione del vincolo ai limiti di bilancio. In realtà il fenomeno Zapatero che si era presentato con uno straordinario processo di liberazione della società spagnola con una intensa stagione di promozione di diritti civili, molti dei quali tabù per il centro sinistra italiano, aveva anche provato a realizzare politiche occupazionali progressive volte a rispondere alle esigenze dei giovani. Ma mano mano questo impulso riformatore si era affievolito fino a far proporrre al governo socialista leggi sul lavoro tutte improntate alla flessibilità estrema. Ma sia l'iniziale spinta riformatrice, sia la successiva propensione di adeguamento alle ricette liberiste, non hanno impedito alla Spagna di entrare in una crisi economica e sociale, con il record della disoccupazione, fortissima. Colpa di un sistema economico spagnolo in cui i tradizionali poteri forti, a partire da quello della rendita edilizia, sono rimasti tali. E colpa dell'impatto della crisi europea che ha visto i socialisti spagnoli privi di una qualsiasi ricetta valida. La decisione di Zapatero di andare alle elezioni senza neanche ricandidarsi è apparsa dunque per quello che era:una vera resa. Ma la campagna elettorale poteva essere l'occasione per provare a ricercare una nuova strada, ma così non è stato. Lo dimostra proprio la rottura con gli indignati. Che non sono poi un movimento di " antipolitica " come qualcuno prova a dire. No, proprio perchè sono un movimento di critica radicale degli attuali assetti, non solo spagnoli ma europei, chiedono risposte politiche che dal PSOE non sono arrivate. Qualcosa è venuto dalla sinistra radicale, quella di Isquierda Unida, che raddoppia i propri voti e si riaffaccia alla grande politica dopo una lunga crisi che la aveva portata suul'orlo della scomparsa. Ma la vittoria delle destre è grande e chiede di ripensare tutto. Noo solo in Spagna. Con la fine di Zapatero finisce, dopo Blair, un altro dei grandi modelli del socialismo europeo. Caduto anche Papandreu, i governi a presenza socialista in Europa sono quasi scomparsi. Quello che conta ancora di più delle sconfitte elettorali è la sconfitta politica e sociale. Queste esperienze non sono riuscite ad essere veramente alternative a quel vento di destra che ha mantenuto costantemente l'egemonia in Europa. Non solo perdono, ma nella realtà non hanno invertito in modo significativo la tendenza. A questa amara riflessione nè segue un'altra, altrettanto dura. Non si vede fin qui una capacità di ripensamento sostanziale. La possente offensiva neoconservatrice messa in campo con la realizzazione in Europa della struttura di comando intorno ad Europlus non trova alcun reale contrasto. Le misure economiche sono quelle volte a conservare gli stessi assetti che hanno prodotto la crisi e vengono imposte quasi senza opposizione politica. Il socialismo europeo oscilla tra sconfitte e risucchio nella logica delle grandi coalizioni. D'altronde quando il proprio impanto è così debole e subalterno si fa presto a derubricare la propria proposta di alternativa in quella di una partecipazione subalterna a grandi coalizioni. E' il rischio che si corre in Germania, dove una Merkel che vola nei sondaggi rischia di irretire di nuovo la Spd in una Grosse Koalitione. E' quello che si è fatto in Grecia. E in Italia, dove addirittura partiti ridotti dalla lunga esperienza della seconda repubblica a meri contenitori di competizione per il governo fanno " un passo indietro " e lasciano ai " tecnici " la gestione di una fase tutta segnata dalla logica di Bruxelles fornendogli un appoggio " bulgaro ". Una situazione che chiede un drastico cambio di rotta. A partire da una ripresa di sintonia vera con ciò che vive nella società. Innanzitutto di sofferenza. Ma come si fa a non vedere che queste politiche presentate come obbligate non stanno combattendo il male ma lo aggravano. Se prendiamo la Grecia, due anni di " cura " hanno portato il debito pubblico dal 120% al 180%, con meno 15% di PIL! Non si tratta solo che altri devono pagare, ma che occorre cambiare le logiche economiche di fondo a partire da due fatti in realtà intrecciati: Lo strapotere della speculazione finanziaria e la svalutazione sistematica del lavoro. Vanno rovesciati facendo di questo rovesciamento la base di una alternativa. E' ciò che dicono i nuovi movimenti europei, che ci aggiungono, giustamente, il bisogno di rifondare una democrazia ormai calpestata. Questo rovesciamento, questa rottura del recinto è la base indispensabile per la rinascita di una sinistra europea fuori dalle secche identitarie e politiche dell'ultimo trentennio. E' l'esatto contrario che la riesumazione di antichi schieramenti e di vecchie politiche del centrosinistra europeo che hanno drammaticamente fallito.


***


Concordo con l'analisi di Musacchio sul voto spagnolo e, in particolare, sull’analisi del peso della rottura avvenuta tra la sinistra e il movimento degli indignati. 

Mi chiedo, infatti se, rispetto all’esperienza spagnola, alle vicende politiche di casa nostra ed al modo in cui noi, come sinistra, ci siamo posti rispetto al 15 ottobre, non sarebbe opportuno un ripensamento complessivo, che colga il cambio di rotta che viene richiesto da questo movimento “sociale” che è il più esposto alla marginalizzazione voluta dai poteri finanziari che al diritto al futuro prediligono i profitti.

Forse non tutti tra di noi riescono ad avere la consapevolezza che un obiettivo, queste centinaia di migliaia per lo più di giovani, comunque lo hanno già raggiunto in maniera spontanea, ed è lo stesso obiettivo che i lavoratori europei, attraverso le proprie rappresentanze sindacali, non sono stati ancora in grado di realizzare: alzare una voce unica di “rivendicazione al diritto di esistenza” e di protesta a livello europeo sulle politiche dei governi e della BCE 

E’ evidente che la risposta che possono, e possiamo, trovare non può essere quella della negazione delle rappresentanze politiche, perché alle lacrime e sangue si assommerebbero altre condizioni sempre più mirate alla atomizzazione sociale. 
Tuttavia è anche vero che l’esperienza del 15 ottobre in Italia ha offerto un quadro di soggetti politici, che hanno concorso alla giornata degli “indignati”, inadeguati a raccogliere una sfida politica e sociale “epocale”, esattamente come epocale è stata la disfatta in Spagna. 
Credo che la possibilità di ritrovarci attorno a un progetto comune “alternativo” fuori dalle logiche di subalternità alle grandi coalizioni, potrebbe essere un primo passo di ricostruzione di una sinistra, oltre, e sicuramente obiettivo prioritario, lo strumento di difesa e di proposta per questa generazione di indignati e per le prossime generazioni che potrebbero non avere neanche la prerogativa dell’indignazione. 
Come garantire l’autonomia di questo movimento sarà invece la sfida per ricostruire una coscienza collettiva che nella sostenibilità, sulla dignità del lavoro e sull’equità sociale fondi il suo agire.
Loris

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domenica 22 maggio 2011

Madrid, l’urlo dei 60.000: “Svegliati Europa, è primavera!”

...avrei voluto scrivere una riflessione sui fatti spagnoli, dove migliaia di giovani si stanno ritrovando in una corale richiesta di democrazia e di diritto al futuro. La crisi sistemica nella quale l'occidente capitalista  è precipitato ha sicuramente molte risposte, e tutte da interpretare.
Il lavoro che mi da da sopravvivere e l'organizzazione , insieme ad altri, del decennale di Genova 2001 - 2011 hanno ovviamente la priorità in questo periodo.
Riporto pertanto questo post di Laura Fois comparso su cafebabel.com che sicuramente di suggerimenti di riflessione ne mette in campo assai.
Loris

Madrid, l’urlo dei 60.000: “Svegliati Europa, è primavera!”

DI LAURA FOIS
19/05/11

«Compagni!», dice una voce dal megafono, «Stiamo facendo la storia. Stiamo esercitando legittimi diritti civili e politici». La protesta inter-generazionale ha deciso di occupare la piazza Puerta del Sol a Madrid, ieri sera 60.000 persone hanno sfidato il divieto di assembramento della giunta elettorale, manifestando pacificamente contro il sistema politico-finanziario e la crisi, «per costruire un mondo migliore». E’ l’inizio della primavera europea?

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Nella prefazione all’edizione spagnola del libro Indignatevi! di Stéphane Hessel, l’autore considera di speciale importanza che la sua chiamata a compromettersi, indignarsi e resistere a ciò che è inaccettabile, sia percepita soprattutto dalla giovane generazione. La Spagna ereditata dai giovani ha sofferto tanto, ma ha sempre combattuto con coraggio e ribellione. Quella stessa Spagna, continua l’ex partigiano francese, può spingere ora verso un’Europa culturale e solidale, e non verso un’Europa al servizio della finanza, come sembra stia accadendo.



“Alcuni sono più progressisti, altri più conservatori, taluni sono credenti, altri no, però tutti siamo preoccupati e indignati per il panorama politico, economico e sociale che ci circonda”.

La chiamata all’insurrezione pacifica di Hessel è tra le fonti d’ispirazione di una delle più sorprendenti e civili proteste che si siano mai verificate in Europa. Tutto è iniziato con la manifestazione del 15 maggioorganizzata dalla piattaforma Democracia Real Ya!, il cui motto non lascia spazio a immaginazioni: «Non siamo merce nelle mani di politici e banchieri». Il manifesto, a cui hanno aderito migliaia di persone, prima suFacebook, poi nelle strade, è rivolto alla gente comune. “Alcuni sono più progressisti, altri più conservatori”, c’è scritto, “taluni sono credenti, altri no, però tutti siamo preoccupati e indignati per il panorama politico, economico e sociale che ci circonda. È ora di costruire insieme una società migliore”. E così stanno facendo giovani e pensionati, disoccupati e donne incinte, fino alle vecchiette in carrozzina, in questi giorni, da Madrid a Barcellona, da Cadice a Valladolid.
Nella capitale il fuoco della rivolta si concentra nella piazza del Sol, il centro nevralgico della città, davanti al palazzo dell’Ayuntamiento. «Siamo nel centro simbolico dello Stato. Vogliamo centralità e visibilità nel dibattito politico», ci spiega una portavoce del movimento. «Chiediamo un cambio reale. Siamo qui perché siamo stanchi di pagare di tasca nostra la crisi causata dalle banche». Dicono che le rivolte nei paesi arabi e inIslanda hanno influito molto sulla decisione di scendere in piazza. Come gli egiziani di Piazza Tahir, non vanno via neppure di notte. E’ un continuo viavai di ragazzi con sacchi a pelo e coperte, che portano e scambiano acqua e viveri. Hanno montato tende e spazi per parlare, confrontarsi e alzare cartelli. Questa protesta é anche una festa.


Perché un’altra democrazia esista

Un signore si è avvicinato a loro per offrire dei soldi. Gli hanno risposto «No, grazie». Non è quello di cui hanno bisogno. Stanno formando un’assemblea costituente in modo che tutti possano partecipare per costruire «una società nuova che passi al di sopra degli interessi economici e politici”. Aspirano a una rivoluzione etica, a un cambio nella coscienza sociale, queste persone che liberamente e volontariamente si sono riunite e non rappresentano a nessun partito politico, nessuna associazione, nessun dio. Solo li unisce una volontà di cambiamento. Perché un’altra democrazia esista. 

«Compagni!», dice una voce dal megafono, «Stiamo facendo la storia. Stiamo esercitando legittimi diritti civili e politici». Applausi scroscianti e mani alzate sfidano la polizia che proprio il 15 maggio aveva reagito con violenza e arrestato 19 persone. Ora non reagiscono. Nonostante la giunta elettorale abbia vietato le concentrazioni alla Puerta del Sol, con la motivazione che potrebbero «influire sulla libertà dell’esercizio del voto dei cittadini», la polizia può solo limitarsi a osservare quest’ondata pacifica e apolitica. Hanno deciso di restare fino al 22 maggio, giorno delle elezioni amministrative, cruciali per un governo in difficoltà e un presidente, Zapateroche ha annunciato pochi mesi fa che non si sarebbe ricandidato.

“Non siamo contro il sistema, è il sistema che è contro di noi!”

La Spagna sta attraversando un fase di recessione, subisce manovre economiche sensate ma austere e poco ambiziose, non riesce a risollevarsi. Una cifra più emblemática riguarda il tasso di disoccupazione, che ha superato la soglia del 20%. Cinque milioni di spagnoli non hanno un lavoro. Eppure è la generazione più istruita e formata di sempre. Alcune delle sue imprese sono al top a livello mondiale, vedi ilBanco di Santander, Repsol, Telefónica. Il turismo non conosce crisi, ed è una fonte di ricavi importante per le casse statali e regionali. Poi, basta passeggiare per le vie di Madrid: la gente spende, i bar sono pieni, e non solo di turisti. «Tutti questi soldi allora, dove finiscono?» Si chiedono in tanti ad alta voce.Nella piazza ribattezzataSOLución c’è uno striscione con la bandiera dell’Egitto, scritte come “Sì alla fuga dei politici, no alla fuga dei cervelli”, “Democracia lucha diaria” (democrazia lotta quotidiana, ndr), e a chi li ha accusati di essere dei meri anti-sistema, hanno risposto per le rime: “Il sistema è contro di noi”.
Intanto, in altre città europee, il virus della primavera spagnola sta contagiando la gente comune. Manifestazioni e flash mob si registrano ad Amsterdam, Bruxelles e Parigi. Su Facebook si è creato un gruppo italiano, Democrazia Reale Ora: chiede che anche in Italia nasca una concentrazione spontanea nelle piazze principali, volte a reclamare un cambio politico e sociale. Che stia nascendo una rivoluzione europea e con essa una nuova generazione europea? Alle piazze e ai cittadini l’ardua sentenza. “Se non ci lasciate sognare, non vi lasceremo dormire”, recita uno striscione. Sogni di una notte di mezza primavera, da Madrid al cielo d’Europa.






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