il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



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venerdì 21 ottobre 2011

Storia di baci e forca

Ben Ali, Hosni Mubarak, Mu'ammar Gheddafi......
,

come finiscono i tiranni? Giornalisti benpensanti giudicano poco democratica la fine riservata all'amico di Berlusconi e Frattini.
Una persona a me cara mi ha detto che se pensa a due democratici senza ombra di smentita, le vengono in mente Sandro Pertini e Riccardo Lombardi, ambedue per il ruolo che ricoprivano nel CLN decretarono la condanna a morte di Benito Mussolini. Credo che i giornalisti benpensanti dovrebbero essere un po meno ipocriti. O forse non sarebbero giornalisti italiani?

Piazzale Loreto fu un atto di giustizia nei confronti di chi portò l'Italia alla rovina.

domenica 22 maggio 2011

Madrid, l’urlo dei 60.000: “Svegliati Europa, è primavera!”

...avrei voluto scrivere una riflessione sui fatti spagnoli, dove migliaia di giovani si stanno ritrovando in una corale richiesta di democrazia e di diritto al futuro. La crisi sistemica nella quale l'occidente capitalista  è precipitato ha sicuramente molte risposte, e tutte da interpretare.
Il lavoro che mi da da sopravvivere e l'organizzazione , insieme ad altri, del decennale di Genova 2001 - 2011 hanno ovviamente la priorità in questo periodo.
Riporto pertanto questo post di Laura Fois comparso su cafebabel.com che sicuramente di suggerimenti di riflessione ne mette in campo assai.
Loris

Madrid, l’urlo dei 60.000: “Svegliati Europa, è primavera!”

DI LAURA FOIS
19/05/11

«Compagni!», dice una voce dal megafono, «Stiamo facendo la storia. Stiamo esercitando legittimi diritti civili e politici». La protesta inter-generazionale ha deciso di occupare la piazza Puerta del Sol a Madrid, ieri sera 60.000 persone hanno sfidato il divieto di assembramento della giunta elettorale, manifestando pacificamente contro il sistema politico-finanziario e la crisi, «per costruire un mondo migliore». E’ l’inizio della primavera europea?

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Nella prefazione all’edizione spagnola del libro Indignatevi! di Stéphane Hessel, l’autore considera di speciale importanza che la sua chiamata a compromettersi, indignarsi e resistere a ciò che è inaccettabile, sia percepita soprattutto dalla giovane generazione. La Spagna ereditata dai giovani ha sofferto tanto, ma ha sempre combattuto con coraggio e ribellione. Quella stessa Spagna, continua l’ex partigiano francese, può spingere ora verso un’Europa culturale e solidale, e non verso un’Europa al servizio della finanza, come sembra stia accadendo.



“Alcuni sono più progressisti, altri più conservatori, taluni sono credenti, altri no, però tutti siamo preoccupati e indignati per il panorama politico, economico e sociale che ci circonda”.

La chiamata all’insurrezione pacifica di Hessel è tra le fonti d’ispirazione di una delle più sorprendenti e civili proteste che si siano mai verificate in Europa. Tutto è iniziato con la manifestazione del 15 maggioorganizzata dalla piattaforma Democracia Real Ya!, il cui motto non lascia spazio a immaginazioni: «Non siamo merce nelle mani di politici e banchieri». Il manifesto, a cui hanno aderito migliaia di persone, prima suFacebook, poi nelle strade, è rivolto alla gente comune. “Alcuni sono più progressisti, altri più conservatori”, c’è scritto, “taluni sono credenti, altri no, però tutti siamo preoccupati e indignati per il panorama politico, economico e sociale che ci circonda. È ora di costruire insieme una società migliore”. E così stanno facendo giovani e pensionati, disoccupati e donne incinte, fino alle vecchiette in carrozzina, in questi giorni, da Madrid a Barcellona, da Cadice a Valladolid.
Nella capitale il fuoco della rivolta si concentra nella piazza del Sol, il centro nevralgico della città, davanti al palazzo dell’Ayuntamiento. «Siamo nel centro simbolico dello Stato. Vogliamo centralità e visibilità nel dibattito politico», ci spiega una portavoce del movimento. «Chiediamo un cambio reale. Siamo qui perché siamo stanchi di pagare di tasca nostra la crisi causata dalle banche». Dicono che le rivolte nei paesi arabi e inIslanda hanno influito molto sulla decisione di scendere in piazza. Come gli egiziani di Piazza Tahir, non vanno via neppure di notte. E’ un continuo viavai di ragazzi con sacchi a pelo e coperte, che portano e scambiano acqua e viveri. Hanno montato tende e spazi per parlare, confrontarsi e alzare cartelli. Questa protesta é anche una festa.


Perché un’altra democrazia esista

Un signore si è avvicinato a loro per offrire dei soldi. Gli hanno risposto «No, grazie». Non è quello di cui hanno bisogno. Stanno formando un’assemblea costituente in modo che tutti possano partecipare per costruire «una società nuova che passi al di sopra degli interessi economici e politici”. Aspirano a una rivoluzione etica, a un cambio nella coscienza sociale, queste persone che liberamente e volontariamente si sono riunite e non rappresentano a nessun partito politico, nessuna associazione, nessun dio. Solo li unisce una volontà di cambiamento. Perché un’altra democrazia esista. 

«Compagni!», dice una voce dal megafono, «Stiamo facendo la storia. Stiamo esercitando legittimi diritti civili e politici». Applausi scroscianti e mani alzate sfidano la polizia che proprio il 15 maggio aveva reagito con violenza e arrestato 19 persone. Ora non reagiscono. Nonostante la giunta elettorale abbia vietato le concentrazioni alla Puerta del Sol, con la motivazione che potrebbero «influire sulla libertà dell’esercizio del voto dei cittadini», la polizia può solo limitarsi a osservare quest’ondata pacifica e apolitica. Hanno deciso di restare fino al 22 maggio, giorno delle elezioni amministrative, cruciali per un governo in difficoltà e un presidente, Zapateroche ha annunciato pochi mesi fa che non si sarebbe ricandidato.

“Non siamo contro il sistema, è il sistema che è contro di noi!”

La Spagna sta attraversando un fase di recessione, subisce manovre economiche sensate ma austere e poco ambiziose, non riesce a risollevarsi. Una cifra più emblemática riguarda il tasso di disoccupazione, che ha superato la soglia del 20%. Cinque milioni di spagnoli non hanno un lavoro. Eppure è la generazione più istruita e formata di sempre. Alcune delle sue imprese sono al top a livello mondiale, vedi ilBanco di Santander, Repsol, Telefónica. Il turismo non conosce crisi, ed è una fonte di ricavi importante per le casse statali e regionali. Poi, basta passeggiare per le vie di Madrid: la gente spende, i bar sono pieni, e non solo di turisti. «Tutti questi soldi allora, dove finiscono?» Si chiedono in tanti ad alta voce.Nella piazza ribattezzataSOLución c’è uno striscione con la bandiera dell’Egitto, scritte come “Sì alla fuga dei politici, no alla fuga dei cervelli”, “Democracia lucha diaria” (democrazia lotta quotidiana, ndr), e a chi li ha accusati di essere dei meri anti-sistema, hanno risposto per le rime: “Il sistema è contro di noi”.
Intanto, in altre città europee, il virus della primavera spagnola sta contagiando la gente comune. Manifestazioni e flash mob si registrano ad Amsterdam, Bruxelles e Parigi. Su Facebook si è creato un gruppo italiano, Democrazia Reale Ora: chiede che anche in Italia nasca una concentrazione spontanea nelle piazze principali, volte a reclamare un cambio politico e sociale. Che stia nascendo una rivoluzione europea e con essa una nuova generazione europea? Alle piazze e ai cittadini l’ardua sentenza. “Se non ci lasciate sognare, non vi lasceremo dormire”, recita uno striscione. Sogni di una notte di mezza primavera, da Madrid al cielo d’Europa.






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mercoledì 9 marzo 2011

Cosa sta succedendo nel Nord-Africa? - La dichiarazione dell’Assemblea dei movimenti sociali maghrebini

il documento che segue è stato redatto durante il forum sociale mondiale che si è tenuto il mese scorso a Dakar. Nelle conclusioni del documento si fa riferimento a Egitto e Tunisia, senza menzionare ovviamente la Libia, in quanto non era ancora coinvolta nei venti di cambiamento. Ovviamente le cose in questo mese si sono evolute e stanno tuttora evolvendo. Credo che pur rimarcando negli avvenimenti libici una sostanziale differenza con quanto successo in Tunisia e Marocco, questo documento è un elemento di utile confronto sulla realtà dei paesi nord-africani che si affacciano sul mediterraneo
Loris

La dichiarazione dell’Assemblea dei movimenti sociali maghrebini

Dichiarazione dell’Assemblea dei movimenti sociali maghrebini al Forum Social Mondial Dakar 2011
Noi movimenti sociali del Maghreb, riuniti a Dakar in occasione del Forum sociale mondiale 2011, riaffemiamo la scelta strategica di costruire uno spazio maghrebino di lotte e mobilitazioni sociali per costruire un Maghreb dei popoli democratici, aperto sul Machrek e pienamente radicato in Africa.

Tunisia
Le rivolte popolari in Tunisia e Egitto confermano le nostre scelte e le nostre esigenze di democrazia e di giustizia sociale, consolidano le nostre lotte per la democrazia e contro le scelte neo liberali che aggravano l’ingiustizia sociale, le diseguaglianze, la repressione dei movimenti di rivendicazioni sociali e politiche
Riaffermando il nostro pieno sostegno e la nostra solidarietà all’insieme delle lotte dei popoli del Maghreb e del Machrek che si sollevano contro le dittature e i poteri autoritari per la democrazia, la libertà, la dignità e la giustizia sociale, siamo coscienti delle sfide che pone la costruzione democratico cosi come la difficile gestione della transizione verso la democrazia.
I movimenti sociali seguitano a riaffermare il loro sostegno totale e continuo alla lotta del popolo palestinese contro lo Stato sionista e coloniale e per il loro diritto ad uno Stato indipendente. Denunciano le ingerenze e gli interventi militari dell’imperialismo americano e la doppiezza se non il complice silenzio degli Stati europei e di alcuni stati arabi, in relazione ai crimini dello stato di Israele.
Ricordiamo che il Forum Sociale Maghrebino è uno spazio regolato dalla Carta di Porto Alegre e dalla Carta del Maghreb dei popoli, e dunque:

Egitto
- è uno spazio autonomo e indipendente dagli Stati e dai partiti politici
- è uno spazio per dibattere e non per battersi, uno spazio che rispetta i diritti dell’uomo, la diversità delle idee e delle posizioni, e che difende e stimola la libera espressione di tutte le questioni che ostacolano la costruzione di un Maghreb dei Popoli
- è uno spazio di convergenza e di articolazione di lotte comuni, di solidarietà e messa in rete dei movimenti sociali per la costruzione del Maghreb
- è uno spazio che si propone di superare le divisioni scioviniste e che opera per facilitare l’emergere di una nuova cultura, una nuova identità che si riconosce nella sua diversità e nella sua ricchezza, nuove forme di organizzazione per un altro Maghreb, un Maghreb che i governi attuali non hanno potuto realizzare malgrado le aspirazioni popolari verso l’unità.
- È uno spazio di inclusione e non esclusione di tutti i popoli della regione, di tutti i movimenti sociali che si riconoscono nella carta di Porto Alegre e che si ergono, ognuno nel proprio campo, contro il neoliberalismo, per l’uguaglianza e la dignità delle donne, per la democrazia e la giustizia sociale, contro le guerre e il razzismo, contro la repressione e per il rispetto dei diritti universali dell’uomo e per la protezione della natura e del nostro ambiente contro gli inquinatori e i predatori.
L’assemblea dei movimenti sociali del Maghreb si impegna a :
- incentivare, rafforzare e ampliare le convergenze delle lotte dei movimenti sociali della regione del Maghreb e del Machrek, sviluppando le articolazioni e le convergenze con i movimenti sociali dell’Africa subsahariana attorno a tematiche che sono state oggetto di dibattito, di campagne e di messa in rete, e particolarmente le azioni e i fori tematici avviati e realizzati nel 2010, anno di mobilitazione verso Dakar.
- A coinvolgere nuovi spazi oltre il Marocco, che è stato uno dei pochi paesi della regione a permettere la tenuta dei fori sociali; i cambiamenti in Tunisia e Egitto offrono un’opportunità di ampliamento geografico degli spazi di libertà.
- A dare maggiore radicamento alla mobilitazione sociale e alla cultura che si diffondono all’interno dei fori sociali per un altro mondo.
- A approfondire la riflessione, alla luce delle rivoluzioni tunisine e egiziane, per formulare delle alternative per un altro Maghreb, un altro Machrek, un’altra Africa e un altro mondo.
Partendo da ciò, i movimenti sociali del Maghreb decidono, per i due anni che ci separano dal prossimo Forum Sociale Mondiale:
di sostenere attivamente il rilancio della dinamica per la costruzione del Forum Sociale Tunisino
di contribuire alla mobilitazione e alla messa in opera di una commissione internazionale, formata dai movimenti del FSM per andare a incontrare i nostri compagni tunisini come forma di solidarietà e di sostegno al processo democratico in Tunisia e che sarà anche un momento di riflessione sulle lezioni della rivoluzione tunisina e egiziana
di tenere il secondo forum sociale del Maghreb in Tunisia
di organizzare un forum sociale tematico su “Relazioni dei Movimenti sociali e politici e sfide della costruzione democratica in Maghreb e Machrek”
di organizzare un forum internazionale su “Movimenti sociali e Islam politico”
di rafforzare e allargare il processo intrapreso per l’articolazione e costruzione di un forum sociale Maghreb -Machrek appoggiandoci sugli spazi di libertà da consolidare sia in Egitto che io Yemen, in Giordania, in Libano e in Iraq, e contribuire alla riuscita della campagna di sostegno al movimento sociale irakeno prevista in ottobre 2011 a Irbil
di proseguire il processo intrapreso dal 1° forum sociale Maghreb organizzando un incontro regionale sulla risoluzione dei conflitti e l’unità maghrebina e consolidare le acquisizioni intorno all’Appello per la pace nel Sahara Occidentale (IPSO), lontano da logiche di Stati e gruppi armati
di aprire un dibattito e lanciare delle campagne per la decolonizzazione delle zone marocchine, Ceuta e Melilla, ancora sotto occupazione spagnola
Di rafforzare la dinamica delle donne nelle loro lotte per la dignità e l’eguaglianza e contro tutte le violenze che sono commesse nei loro confronti, e di sostenere le articolazioni e le convergenze con la Marcia Mondiale delle donne, nel rispetto della diversità delle posizioni, nella ricerca del consenso sui punti di divergenza, in conformità con i valori universali dei diritti umani e al di là di ogni considerazione ideologia o di parte
Di organizzare, temendo presente l’emergere di nuovi mezzi di informazione e di comunicazione e del ruolo che giocano, un forum tematico su “Media alternativi e il diritto d’accesso all’informazione”
Di continuare a rafforzare gli avvicinamenti e la solidarietà intersindacale maghrebina
Di consolidare le acquisizioni emerse dall’incontro africano tenutosi a Casablanca sulla cultura come diritto e non solo come elemento di animazione dei Fori Sociali, rinnovando il nostro totale sostegno ai movimenti sociali amazigh che lottano per i diritti linguistici e culturali
D’altra parte, l’Assemblea dei movimenti sociali si pone come obiettivi, nel corso dei prossimi due anni, di lavorare alla messa in rete dei movimenti sociali lanciando alcune campagne:
campagna per l’apertura delle frontiere e il diritto alla libera circolazione dei beni e delle persone nello spazio maghrebino come una tappa per la costruzione del Maghreb
campagna contro la militarizzazione della regione e per il blocco della corsa agli armamenti, e contro ogni velleità d’egemonia nella regione utilizzando gli investimenti in armi, per rilanciare uno sviluppo a sostegno delle fasce diseredate e il consolidamento dei valori della pace e della sicurezza dei cittadini e delle cittadine della regione
campagne sulla lotta contro la corruzione e lo sperpero dei beni pubblici e contro l’impunità
campagne sui diritti dei migranti, sia i migranti maghrebini in Europa, sia i migranti subsahariani nel Maghreb che, nel giro di alcuni anni, è divenuto terra d’accoglienza e non solo luogo di transito, e consolidamento della solidarietà con le organizzazioni del Nord sia sulla migrazione che su un approccio critico verso gli accordi di libero scambio tra l’Unione Europea e il Maghreb.
Consolidamento delle articolazioni e dell’implicazione dei movimenti sociali maghrebini con i movimenti sociali dell’Africa sub-sahariana per un altro Maghreb, un’altra Africa, un altro mondo e lavoro per un maggiore coinvolgimento del Maghreb all’interno del Consiglio del Forum Sociale Africano.
L’Assemblea dei movimenti sociali maghrebini è convinta che la crisi sistemica del capitalismo e del neoliberalismo aggrava la crisi alimentare, le differenze sociali, la distruzione dell’ambiente, la repressione, l’ìndebitamento dei paesi, l’intervento a oltranza delle istanze finanziarie internazionali, ma la crisi offre, come mostra la Tunisia, l’Egitto e le sollevazioni nel Maghreb e in Medio Oriente, alcune opportunità per la convergenza delle lotte per la democrazia, la dignità e la giustizia sociale.

Dakar, 11 febbraio 2011

fonte - Liberazione


sabato 29 gennaio 2011

Quel che resta del giorno , un brutto film ambientato alla Farnesina

…”Quel che resta del giorno”, è un film di indubbia finezza e grande maestria del regista J. Ivory. Protagonista della storia è un maggiordomo, interpretato da Anthony Hopkins, che , giunto alla fine del servizio presso un casato inglese, a cui aveva dedicato la sua vita lavorativa con incondizionata lealtà, viene colto dal dubbio di aver riposto malamente tale sentimento.
Nell’attuale cronaca politica c’è un personaggio sicuramente paragonabile, come servilismo, al maggiordomo succitato, ma che nemmeno possiede la qualità del dubbio intelligente: è il ministro degli esteri Franco Frattini che ha fatto voto di lealtà eterna ed incondizionata al piduista, sultano di Arcore.
Voglio ricordare, in quanto già trattato su questo blog, le posizioni assunte dal ministro nei confronti degli operatori di Emergency a suo tempo arrestati in Afghanistan, nei confronti dell’atto di pirateria Israeliana contro una nave turca recante aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, nel corso della quale furono sequestrati anche alcuni cittadini italiani, o la sorprendentemente timorosa posizione verso la Libia dopo che la Marina di quel paese, aveva sparato contro pescatori italiani in acque internazionali.
Ebbene, improvvisamente in questi giorni, il nominato ministro, in un impeto di energia ed attivismo ha fatto ricercare ogni documentazioni possibile ovviamente a spese del contribuente italiano, presso il governo di Santa Lucia. 
Obiettivo: screditare il Presidente della Camera G. Fini e compiacere il proprio padrone Silvio Berlusconi.
Mentre l’area del Mediterraneo è in fiamme, con morti e feriti in Egitto e in Tunisia, il nostro ministro, utilizzando le risorse pubbliche del suo ministero, non trova di meglio da fare che cercare i documenti a Santa Lucia che dovrebbero dimostrare la proprietà di una casa di montecarlo che potrebbe essere ricondotta all’on. Fini.
Tutto ciò non è altro che un ulteriore dimostrazione dell’uso improprio delle istituzioni da parte di questo governo, e della più totale inadeguatezza dell’inquilino della Farnesina.
Se costui non è in grado neanche di relazionare su quanto succede sull’altra sponda del Mediterraneo, se non è in grado di rendere all’Italia un ruolo di peso sullo scenario internazionale, se ne torni a casa. In fondo, un posto come cameraman il sultano di Arcore glielo può sempre garantire, visto la frequenza di videomessaggi che vengono prodotti dal sultano. 
Quel che resta del nostro giorno, è sempre più la sceneggiatura di una brutta storia, vizi privati giustificati nella presunta ragion di stato. Manca l’epilogo della nipotina che chiama lo zio per dirgli …”ciao zio Moubarak !!! Ha detto papi che……."
E le prossime generazioni racconteranno che la vittoria di Bartali al tour fermò la rivoluzione nel 1948, e nel 2011 le doti segrete di Ruby Rubacuori riappacificò un mediterraneo in fiamme,….ma sempre e solo per la volontà del Papi.
Loris

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