il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



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lunedì 14 aprile 2014

25 Aprile, Ricordo, Memoria, Cultura

me…Pochi giorni al 25 aprile, celebrazioni, corone ai sacrari, ricordo di stragi. Il ricordo è una manifestazione puramente personale, individuale. La memoria invece è il frutto di un ricordo collettivo e di una elaborazione condivisa che va a incidere sulla morale, sull’etica in quanto morale condivisa e conseguentemente su quelli che sono i nostri rapporti quotidiani tra persone, comunità e istituzioni.
Soffermarsi quindi sui ricordi collettivi di cosa fu la Resistenza non è un esercizio nostalgico di chi ha avuto parenti amici o conoscenti coinvolti in quella vicenda, ma è la consapevolezza di ciò che siamo oggi, nel nostro ruolo di “singoli” inseriti in tutti quei contesti di comunità che sono la famiglia, la scuola, il lavoro.. …. lo Stato.
Il confine tra civiltà e barbarie è molto più labile di quello che vorremmo pensare e gli esempi non mancano, dalle pulizie etniche dell’ex Jugoslavia ai genocidi in Africa o alle persecuzioni da parte degli integralisti religiosi in varie parti del mondo.
Per queste ragioni non mi stancherò di ricordare e rendere omaggio a chi ha sacrificato parte di se stesso, spesso la vita, per poterci consentire, percorrendo la linea di confine tra civiltà e barbarie, di poter essere per la civiltà, e, come genitore di poter educare mio figlio a quei valori che consentono oggi di poterci esprimere liberamente.
A pochi mesi dalla fine del conflitto, nel 45,  Elio Vittorini proponeva una grande riflessione che ritengo a quasi settant’anni di distanza assolutamente ancora attuale. Un utile strumento per chi oggi pensa che sono cose del passato e che non ci appartengono più.
Loris

Elio_VittoriniUNA NUOVA CULTURA
Non più una cultura che consoli nelle sofferenze ma una cultu­ra che protegga dalle sofferenze, che le combatta e le elimini
Per un pezzo sarà difficile dire se qualcuno o qualcosa abbia vinto in questa guerra. Ma certo vi è tanto che ha perduto, e che si vede come abbia perduto. I morti, se li contiamo, sono più di bambini che. di soldati; le macerie sono di città che avevano venticinque secoli di vita; di case e di biblioteche, di monumenti, di cattedrali, di tutte le forme per le quali è passato il progresso civile dell’uomo; e i campi su cui si è sparso più sangue si chiamano Mauthausen, Maidanek, Buchenwald, Dakau. Di chi è la sconfitta più grave in tutto questo che è accaduto? Vi era bene qualcosa che, attraverso i secoli, ci aveva insegnato a considerare sacra l’esistenza dei bambini. Anche di ogni conquista civile dell’uomo ci aveva insegnato ch’era sacra; lo stesso del pane; lo stesso del lavoro. E se ora milioni di bambini sono stati uccisi, se tanto che era sacro è stato lo stesso colpito e distrutto, la sconfitta è anzitutto di questa «cosa» che c’insegnava la inviolabilità loro. Non è anzi­tutto di questa «cosa» che c’insegnava l’inviolabilità loro? Questa «cosa », voglio subito dirlo, non è altro che la cultura; lei che è stata pensiero greco, ellenismo, romanesimo, cristianesimo la­tino, cristianesimo medioevale,. umanesimo, riforma, illuminismo, libe­ralismo, ecc., e che oggi fa massa intorno ai nomi di Thomas Mann e Benedetto Croce, Benda, Huitzinga, Dewey, Maritain, Bernanos e Unamuno, Un Yutang e Santayana, Valéry, Gide e Berdiaev. Non vi è delitto commesso dal fascismo che questa cultura non avesse insegnato ad esecrare già da tempo. E se il fascismo ha avuto modo di commettere tutti i delitti che questa cultura aveva insegnato ad esecrare già da tempo, non dobbiamo chiedere proprio a questa cultura come e perché il fascismo ha potuto commetterli? Dubito che un paladino di questa cultura, alla quale anche noi apparteniamo, possa darci una risposta diversa da quella che pos­siamo darci noi stessi: e non riconoscere con noi che l’insegnamento di questa cultura non ha avuto che scarsa, forse nessuna, influenza civile sugli uomini. Pure, ripetiamo, c’è Platone in questa cultura. E c’è Cristo. Dico: c’è Cristo. Non ha avuto che scarsa influenza Gesù Cristo? Tutt’altro. Egli molta ne ha avuta. Ma è stata influenza, la sua, e di tutta la cultura fino ad oggi, che ha generato mutamenti quasi solo nell'intel­letto degli uomini, che ha generato e rigenerato dunque se stessa, e mai, o quasi mai, rigenerato, dentro: alle possibilità di fare, anche l'uomo. Pensiero greco, pensiero latino, pensiero cristiano di ogni tempo, sembra non abbiano dato agli uomini che il modo di travestire e giustificare, o addirittura di render tecnica, la barbarie dei fatti loro. E qualità naturale della cultura di non poter influire sui fatti degli' uomini? lo lo nego. Se quasi mai (salvo in periodi isolati e oggi nel­l'U.R.S.S.) la cultura ha potuto influire sui fatti degli uomini dipende solo dal -modo in cui la cultura si è manifestata. Essa ha predicato, ha insegnato, ha elaborato princìpi e valori, ha scoperto continenti e costruito macchine, ma non si è identificata con la società, nOn ha governato con la società, non ha condotto eserciti per la società. Da che cosa la cultura trae motivo per elaborare i suoi princìpi e i suoi valori? Dallo spettacolo di ciò che l'uomo soffre nella società. L'uomo ha sofferto nella società, l'uomo soffre. E che cosa fa la cultura per l'uomo che soffre? Cerca di consolarlo. Per questo suo modo di consolatrice in cui si è manifestata fino ad oggi, la cultura non ha potuto impedire gli orrori del fascismo. Nessuna forza sociale era «sua» in Italia o in Germania per impe­dire l'avvento al potere del fascismo, né erano «suoi» i cannoni, gli aeroplani, i carri armati che avrebbero potuto impedire l'avventura d'Etiopia, l'intervento fascista in Spagna, 1'« Anschluss» o il patto di Monaco. Ma di chi se non di lei stessa è la colpa che le forze sociali non siano forze della cultura, e i cannoni, gli aeroplani, i carri armati non siano «suoi»? La società non è cultura perché la cultura non è società. E la cultura non è soçietà perché ha in sé l'eterna rinuncia del «dare a Cesare» e perché i suoi princìpi sono soltanto consolatori, perché non sono tempestivamente rinnovatori ed efficacemente attuali, vi­venti con la società stessa come la società stessa vive. Potremo mai avere una cultura che "'Sappia proteggere l'uomo dalle sofferenze invece di limitarsi a consolarlo? Una cultura che le impedisca, che le scon­giuri, che aiuti a eliminare lo sfruttamento e la schiavitù, e a vincere il bisogno, questa è la cultura in cui occorre che si trasformi tutta la vecchia cultura. La cultura italiana è stata particolarmente provata nelle sue illusioni. Non vi è forse nessuno in Italia che ignori che cosa significhi la mortificazione dell'impotenza o un astratto furore. Continueremo, ciò malgrado, a seguire la strada che ancora oggi ci indicano i Thomas Mann e i Benedetto Croce? lo mi rivolgo a tutti gli intellettuali ita­liani che hanno conosciuto il fascismo. Non ai marxisti soltanto, ma anche agli idealisti, anche ai cattolici, anche ai mistici. Vi sono ragioni dell'idealismo o del cattolicesimo che si oppongono alla trasformazione della cultura in una cultura capace di lottare contro la fame e le sofferenze? Occuparsi del pane e del lavoro è ancora occuparsi dell'« anima ». Mentre non volere occuparsi che dell'« anima» lasciando a «Cesare» di occuparsi come gli fa comodo del pane e del lavoro, è limitarsi ad avere una funzione intellettuale e dar modo a «Cesare» (o a Done­gani, a Pirelli, a Valletta) di avere una funzione di dominio «sull'ani­ma» dell'uomo. Può il tentativo di far sorgere una nuova cultura che sia di difesa e non più di consolazione dell'uomo, interessare gli idealisti e i cattolici, meno di quanto interessi noi?
ELIO VITTORINI
(Il Politecnico n. 1, 29 settembre 1945)

lunedì 3 giugno 2013

Curiamoci i mal di pancia usando il cervello


La metafora che più è compresa è quella del marito che si tagliò il pisello per far dispetto alla moglie.
Parliamo di finanziamento pubblico ai partiti, argomento estremamente delicato e di cui tanti, un po’ troppi a mio giudizio, ne auspicano e caldeggiano l’abolizione. Il fatto che la disputa sia se il finanziamento debba essere pubblico o privato, e non quali siano state o avrebbero potuto  o dovrebbero essere le regole per il finanziamento pubblico, è estremamente indicativo. Altrettanto indicativo è la richiesta di riduzione del numero di parlamentari in un Paese dove la magistratura sta indagando sulla compra-vendita di parlamentari al fine di salvare un governo
Meno parlamentari in assoluto, meno parlamentari da comprare. Meno parlamentari meno rappresentanza politica.
La sola possibilità che “privati” possano finanziare i partiti è un concetto che con la democrazia ha poco a che spartire, perché è evidente che ci saranno soggetti  a cui sarà impedito l’accesso alla politica proprio in virtù dei costi della politica.

In un paese in cui, in più di vent’anni, non si è arrivati ad una legge sul conflitto di interessi, con un premier che di conflitti ne aveva anche sulla eleggibilità, credo che pensare di legiferare affinchè lobby non prendano il controllo politico del paese, equivalga a raccontare qualche romanzo di Asimov: assai verosimile grazie alla sua bravura di narratore, ma pur sempre fantascienza.
Le recenti esternazioni dell’attuale primo Ministro Letta, sulla possibilità di una deriva “presidenzialista”,  sono un’ ulteriore sirena d’allarme per la nostra democrazia e per la depauperazione della nostra Costituzione.
Ricordiamoci che nel caso degli sperperi di denaro pubblico nei Consigli Regionali, la vera colpevole è una presunta interpretazione del “federalismo” e dell’autonomia dell’istituto delle Regioni. Che i primi ad affondare le mani nella marmellata siano stati proprio i “paladini” del federalismo non deve sorprenderci più di tanto. Sono gli stessi paladini di una legge elettorale più letamaium che porcellum.
Riaffermiamo il valore della Costituzione e delle modalità di rappresentanza democratica. Rivendichiamo una riforma che affermi il finanziamento pubblico della politica con regole certe e trasparenti.
La Democrazia non può essere privatizzata.
Loris

ps.in direzione ostinata e contraria

venerdì 26 aprile 2013

Genova 25 aprile 2013 - Video



Per la sua attività antifascista la città di Genova è insignita, il 1° Agosto 1947, della medaglia d'oro al valor militare con la seguente motivazione:

«Amor di Patria, dolore di popolo oppresso, fiero spirito di ribellione, animarono la sua gente nei venti mesi di dura lotta il cui martirologio è nuova fulgida gemma all’aureo serto di gloria della "Superba" repubblica marinara, i 1863 caduti il cui sangue non è sparso invano, i 2250 deportati il cui martirio brucia ancora nelle carni dei superstiti, costituiscono il vessillo che alita sulla Città martoriata e che infervorò i partigiani del massiccio suo Appennino e delle impervie valli, tenute dalla V zona operativa, a proseguire nell’epica gesta sino al giorno in cui il suo popolo suonò la diana dell’insurrezione generale. Piegata la tracotanza nemica otteneva la resa del forte presidio tedesco, salvando così il porto, le industrie e l’onore. Il valore, il sacrificio e la volontà dei suoi figli ridettero alla madre sanguinante la concussa libertà e dalle sue fumanti rovine è sorta nuova vita santificata dall’eroismo e dall’olocausto dei suoi martiri. 9 settembre 1943 - aprile 1945. »


Atto di resa

atto di resa In Genova, il giorno 25 aprile 1945 alle ore 19,30; tra il Sig. Generale Meinhold, quale Comandante delle Forze Armate Germaniche del Settore Meinhold, assisitito dal Cap. Asmus, Capo di Stato Maggiore, da una parte; il Presidente del Comitato di Liberazione Nazionale della Liguria, sig. Remo Scappini, assistito dall'avv. Errico Martino e dal dottor Giovanni Savoretti, membri del Comitato di Liberazione Nazionale della Liguria e dal Magg. Mauro Aloni, Comandante della Piazza di Genova;

è s t a t o c o n v e n u t o :

1) Tutte le Forze Armate Germaniche di terra e di mare alle dipendenze del Sig. Generale Meinhold si arrendono alle Forze Armate del Corpo Volontari della Libertà alle dipendenze del Comando Militare per la Liguria.

2) La resa avviene mediante presentazione ai reparti partigiani più vicini con le consuete modalità ed in primo luogo con la consegna delle armi.

3) Il Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria si impegna ad usare ai rpigionieri il trattamento secondo le leggi internazionali, con particolare riguardo alla loro proprietà personale e alle condizoni di internamento.

4) Il Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria si riserva di consegnare i prigionieri al Comando Alleato Anglo-Americano operante in Italia.

5) La resa avrà decorrenza dalle ore 9 del giorno 26 aprile 1945.

Fatto in quattro esemplari di cui due in italiano e due in tedesco.


Remo Scappini     Meinhold   Errico Martino  Giovanni Savoretti  Mauro Aloni Asmus


martedì 1 gennaio 2013

Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione


« Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione. »


65 anni fa, il 1 gennaio 1948, entrava in vigore l' attuale Costituzione della Repubblica Italiana.
Ispirata a principi di Democrazia, Libertà, eguali diritti e doveri per tutti i cittadini .

Qualsiasi commento a cosa sono stati questi 65 anni riferiti alla nostra Costituzione e alla sua attuazione sono davanti gli occhi di tutti. Dal lavoro agli interventi militari.

Ultima violenza fatta su questo importante documento condiviso, è il "pareggio di bilancio", che a tutti gli effetti è una cessione di sovranità a favore di organismi esterni al Nostro sistema Paese.

Difendiamo anche col voto la nostra Costituzione. 

Loris


domenica 12 agosto 2012

Partecipazione, La Nostra “Rivoluzione Democratica"



1) Perché nuove pratiche e nuovi linguaggi

Il nostro sistema politico è entrato in quella che si può definire una “crisi sistemica”, quelli che avrebbero dovuto essere degli anticorpi naturali, si sono rivelati per le ragioni più diverse a volte dei sollecitatori in questa stessa deriva. Partiti, leggi elettorali, governi tecnici e lo stesso parlamento svuotato delle sue stesse prerogative nella metodica legiferazione a botte di decretazione d’urgenza e fiducia.
In questa logica, quella componente (i partiti) a cui la Costituzione  dava la mediazione tra Stato e cittadini ha reagito autoreferenziandosi, perdendo quel rapporto rappresentativo verso quella che era la propria base elettorale. Sempre più sistemi lobbistici o gruppi di interesse diventano referenti elettorali e sempre meno il cittadino trova rappresentanza politica.
Dalla denuncia della “questione morale” di Enrico Berlinguer, passando per il craxismo, approdando a tangentopoli con episodi di “arresto della democrazia” come a Genova nel 2001 e degenerare negli eterni  conflitti di interessi il percorso non ha mai avuto momenti di “ripensamento”. I partiti hanno dato dimostrazione di non essere in grado di “autoriformarsi” e sempre più la ricerca è quella di “alleanze” che garantiscano “il controllo” che non i contenuti sui quale misurare le capacità progettuali dei modelli sociali.
Gli effetti di quanto descritto sono evidenti a tutti: antipolitica e disinteresse che si manifesta in astensionismo. Le vittorie, spesso e volentieri, sono assegnate per abbandono, e a governare, dai Municipi al Governo, restano spesso “minoranze” poco significative commisurate ai cittadini in età elettorale.
E’ Gramsci che nell’aprile del 21 sull’”Ordine Nuovo” denuncia come l’antipartito ha aperto le porte al fascismo “...identificato con la psicologia antisociale di alcuni strati del popolo italiano, non modificati ancora da una tradizione nuova, dalla scuola, dalla convivenza in uno Stato bene ordinato e amministrato". Per questa ragione l’impegno deve essere profuso per un riavvicinamento alla politica  da parte dei cittadini per ridare  un’etica alla politica.

2) Quale strada percorrere coerenti con la Costituzione

A fronte di un quadro politico così desolante il quesito da porsi è verso quale sistema politico rivolgere i nostri pensieri e se la nostra stessa Carta Costituzionale risulti adeguata considerando i risultati attuali.
Anche in questo caso i Costituenti si mostrarono lungimiranti, e in quelle poche righe dell’art.3 confermano l’attualità di quel patto.:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Sicuramente non conoscevano gli attuali sviluppi della “democrazia partecipativa” nelle diverse declinazioni e dei suoi percorsi di istituzionalizzazione, sicuramente però avevano compreso e ci comunicavano che l’azione partecipativa era il fulcro su cui l’impianto stesso del sistema politico della “Res Publica” si fondava.
La  “Nostra Rivoluzione” pertanto, sarà compiuta non solo nel momento in cui saremo stati in grado di attivare nei vari livelli della discussione e deliberazione processi di democrazia partecipativa , ma, quando questo processo diverrà culturalmente egemone.
Riappropriazione quindi da parte dei cittadini della possibilità di partecipare attivamente alle scelte del paese con il proprio contributo attivo.
Se i partiti non sono stati in grado di autoriformarsi la riforma deve comunque avvenire, e dal basso, esternamente e con i partiti, perché proprio per il mandato che gli è stato conferito dalla nostra Costituzione l’ultima deliberazione rimane voce della  politica .

3) Proiezione su Genova

Come in altre città Genova è stata protagonista di una mutazione nelle aspettative dei cittadini nei confronti della propria amministrazione.
Anche se in una situazione di evidente minoranza, rispetto al corpo elettorale le condizioni sulle quali riflettere rispondono a grosse potenzialità, proprio nel recupero di quella parte di “città” disillusa e potenzialmente “contro” a prescindere.
All’elezione del Sindaco Marco Doria ha concorso un entusiasmo diffuso di individui molti dei quali al di fuori delle strutture dei partiti. Dopo la disillusione del post -“Sinistra Arcobaleno”  in molti e non necessariamente strettamente legati all’ambito della sinistra hanno individuato un segnale di potenziale cambiamento, che calato in una realtà governata da anni di un certo “centro-sinistra” può dare una svolta alla stessa cultura politica di questa città.
Non è casuale che un capitolo a parte del programma di Marco Doria sia stato dedicato alla “Partecipazione”, ed è evidente che questo processo non può e non deve, per quanta buona volontà possa essere, gestita e calata da un solo soggetto come il Sindaco che in considerazione dell’importanza del tema ha voluto mantenere per se la delega.
Occorre a questo punto attuare quel programma, che vuol dire dalla teoria passare al concreto confronto sia sulle “tematiche” vive dei territori (municipi),  sia sul come interreagire tra cittadinanza attiva e istituzioni, affinché il processo non risulti strumentale e finalizzato ad ingabbiare scelte decise in altre sedi.
Chi in prima persona ha appoggiato quel programma, ha il dovere di mettersi in gioco, attraverso le forme opportune affinchè quel programma sia attuato, senza scorciatoie e/o strumentalizzazioni, perché ciò non solo non favorirebbe le aspettative, ma, darebbe un segnale di inaffidabilità che ricadrebbe in modo fin troppo generico su tutti quanti hanno sostenuto il rinnovamento e inevitabilmente alimenterebbe il sentimento dell’ “antipolitica”.


Genova 12-08-2012      

venerdì 6 aprile 2012

Democrazia in rete ai tempi degli aggregatori



Sicuramente ci sono cose assai più importanti di un post su OKNO censurato , ma credo che quando si censura il pensiero di qualcuno che si mantiene all’interno della legalità, il motivo sia incapacità critica manifesta o malafede , ciò non può essere taciuto, anzi diventa un preciso dovere denunciarlo.

Non scopro l’acqua calda se dico e scrivo che un aggregatore come okno sguazza, nella parte che tratta la “politica”, nella “malapolitica”, spesso nel gossip, altrettanto frequentemente nel populismo di destra o di sinistra indifferentemente e raramente, mi verrebbe da scrivere quasi mai, nel valore civico della politica, quello che porta partecipazione, quello che indipendentemente dalla provenienza di pensiero, di destra o di sinistra, prova a riconnettere, attraverso pratiche eticamente condivisibili, i cittadini a ciò che è attraverso la politica, l’amministrazione di un municipio, una città , una regione o la nazione stessa.

Per queste ragioni ho scritto e aggregato su okno il post “Candidato”. In un giorno in cui tutti i mass media infilano le mani nell’ultima cloaca, vera o presunta, di malapolitica (caso Lega), rendevo pubbliche le mie motivazioni ad essermi reso disponibile ed aver accettato una candidatura a “partecipare”, per fare una “certa” politica, ma soprattutto per cercare di far comprendere la necessità di trasporre in politica quelle che riteniamo buone pratiche, in quelli che sono i nostri ambiti di competenze. 

Per queste ragioni reputo la censura del post un atto sbagliato, e che sia per incompetenza o per malafede, la sostanza non cambia in quanto si è tacitata una voce che, indipendentemente dalla collocazione politica, contribuiva ad alimentare la macchina “pubblica” di questo paese sempre più asservito a logiche lobbiste . 

Auspico che il motivo della censura non sia stato per una presunta “autopromozione politica” del sottoscritto: infatti, in un aggregatore che nella pubblicità affonda il suo credo economico, riterrei assolutamente legittima (si consente a chi aggrega di avere contenuti pubblicitari, per poi, confidando in molte presenze , avere spazi propri di promozione pubblicitaria, senza avere neanche l’onere di spremere le meningi sui contenuti).

Un quesito che poi mi assale sarebbe riuscire a comprendere a quanto ammonta il giro economico di queste operazioni che sicuramente nei confronti dei blogger sono briciole, ma nei confronti dell’aggregatore assume altre dimensioni. L’interesse ovviamente è diretto nel comprendere quanto, tra aggregatori e aggregati, fiscalmente parlando, contribuisce alla crescita di questo strampalato paese.

Una considerazione sulla presunta democrazia in rete, e quanto sia ipocrita un trincerarsi in alcune circostanze dietro un novello spirito santo che ai giorni nostri si chiama “algoritmo” dietro al quale vengono celate le risposte ovvie e scomode nello stesso tempo.

Non c’è democrazia nel momento in cui gli spazi in cui dovrebbero veicolarsi opinioni e notizie sono spazi che appartengono a potentati dell’economia. Ciò che è scomodo viene “eticamente” eliminato e cosa assai più dannosa dei dobermann del sistema sono gli stessi utenti che mercificando il proprio spazio creativo e di pensiero diventano soggetti ricattabili, pronti a sostituirsi ai dobermann pur di rosicare qualche osso e in qualche momento avere anche un pezzetto di magro.

Termino citando Socrate che non chiese la grazia, che gli sarebbe stata sicuramente accordata, per non offrire l’opportunità alla democrazia Ateniese di dimostrare la propria magnanimità. Non credo che sarà riabilitato il post aggregato e censurato da un sordo, muto e cieco amministratore di okno, ma spero che qualcuno inizi ad interpretare OKNO non come un libero spazio, ma come una perenne condizione di libertà vigilata e con obbligo di firma.
Loris

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domenica 25 marzo 2012

Il prezzo dell’illegittimità.


La legge è uguale per tutti, ma per alcuni è più uguale degli altri
 …è da quando il cdm ha presentato quello che sarà un ddl sulla riforma del mercato del lavoro, e in particolare, la parte che riguarda l’art. 18, che con insistenza mi pongo un quesito : “quale potrà mai essere, se ci sarà mai, un limite al prezzo dell’illegittimità?”
Potrà sembrare una domanda ingenua, ignorante per chi del diritto non ha fatto il suo lavoro, ma penso che eticamente qualche fondamento l’abbia, si, direi proprio che ne ha pieno titolo.
Il disquisire sull’articolo 18 per la sua particolarità non ha mai trattato la legittimità del licenziamento, perché di questo l’aricolo 18, ovviamente non parla,  ma, il concetto sul quale si va  a legiferare è se considerata l’illegittimità del licenziamento si può risolvere il contenzioso con un indennizzo a fronte della comunque perdita del lavoro. Non voglio entrare nel tecnicismo di ciò che è stato elaborato da questo governo, in diritto il “principio” è quello che fa fede.
Altri sono stati i casi in cui era un prezzo a sanare l’illegittimità, i numerosi condoni, vertevano spesso e volentieri su questo principio, con la discriminante che della possibilità di usufruirne, normalmente erano tutti i cittadini interessati, mentre nel caso dell’art.18 la distinzione tra lavoratori e padroni è un dato di presa di coscienza imprescindibile.
Potranno quindi legittimarsi attraverso prezziario altri comportamenti ad oggi perseguiti per legge e magari sanzionati con il carcere? Se questi comportamenti poi, coinvolgono come nel caso dell’art. 18, poteri economici forti, potranno coinvolgere poteri economici molto forti come il crimine organizzato e quindi pagare un prezzo per i comportamenti illegittimi?
Bisogna riconoscere la particolarità Italiana, si legittima ciò che è illegittimo, i buoni diventeranno i cattivi e i pii diventeranno peccatori. Strano il concetto di “Stato”, ma prima ci voleva un Berlusconi per ridurre l’Italia nelle stesse condizioni di un pugile suonato, con i suoi ricorsi al tentativo di Leggi a personam e l’utilizzo della sua posizione per trarre benefici di varia natura, poi quando il pugile sonato non può più reggere, ecco il cavaliere della valle solitaria super-Mario,che legifera sulla base del consenso della BCE e dell’FMI calpestando insieme al coccodrillo di palazzo Chigi oltre mezzo secolo di lotte per i diritti della stragrande maggioranza dei lavoratori italiani.
Loris

ps. si stanno preparando per sottrarci la sovranità nazionale dandola in pasto ai banchieri e agli speculatori finanziari con la clausola del "pareggio di bilancio in Costituzione"




Certo bisogna farne di strada 
da una ginnastica d'obbedienza 
fino ad un gesto molto più umano 
che ti dia il senso della violenza 
però bisogna farne altrettanta 
per diventare così coglioni 
da non riuscire più a capire 
che non ci sono poteri buoni 
da non riuscire più a capire 
che non ci sono poteri buoni.

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venerdì 2 marzo 2012

e li chiamavano...banditi - da Genova alla Val Susa

Documentazione della manifestazione No Tav di ieri 1 marzo a Genova
Non è un mistero che chi oggi a Genova fa la battaglia contro la Gronda di Ponente, è assolutamente vicino e solidale con chi è Resistente in Val Susa.
Non vogliamo che il finanziamento ai partiti. oggi possa passare attraverso il finanziamento di opere dannose per l'ambiente e inutili per i cittadini. Perchè in Italia processi come quelli del "dibattito pubblico" riconosciuti e regolamentati a livello europeo vengono ignorati , quando non stravolti?




Clicca per accedere alle slide

infine replico il filmato che libera tv ha messo in rete perchè in alcuni aggregatori dove sono maggiormente gradite le inserzioni pubblicitarie già una volta, attraverso il reindirizzamento è stata operata una forma di velata censura.
"a sinistra" aderisce alla richiesta di libera tv nel condividere e diffondere questo ed altri video per l'alto valore testimoniale che non si ritrova nei media ufficiali

"Immagini dei blocchi stradali del movimento NO TAV in Valsusa realizzate con un videofonino da Giorgio Cremaschi e ricevute in esclusiva da Libera.Tv. Un documento che dimostra le forme non violente e partecipate della lotta della popolazione contro un'opera inutile e dannosa. "


La riflessione sulla crisi della democrazia non può essere relegata solo alla questione della Tav l'involuzione in questo senso, in Italia, è evidente. La Tav, come gli attacchi all'art.18 sono solo alcuni aspetti di questa aggressione.

"La testimonianza di Giorgio Cremaschi, presidente del Comitato Centrale FIOM ed esponente del movimento NO DEBITO, presente ai presidi in Val di Susa. La battaglia per la democrazia di una intera popolazione va sostenuta. Bisogna sconfiggere la criminalizzazione e la deformazione operata anche dai media. La solidarietà non basta serve la mobilitazione. "

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mercoledì 22 febbraio 2012

Europe Rise Up - Che il lavoro difenda la democrazia


E’ di pochi giorni fa l’accorato appello di Mikis Theodorakis a sostegno del popolo greco, per la difesa della libertà e della democrazia contro la dittatura delle banche, dei politici corrotti e dell’euro, che diversi segnali ci rendono evidenti come questi cavalieri dell’apocalisse prendano sempre più forma e concretezza nei rappresentati dei governi europei che saccheggiano le risorse dei ceti più deboli mantenendo l’immunità nei confronti di banche e di evasori fiscali che hanno generato le voragini nei conti pubblici. 
L’assalto alla democrazia trova oggi, in alcune note di agenzia, la sublimazione nella possibilità che il voto in Grecia possa essere posticipato in quanto il popolo non sarebbe nel periodo attuale in grado di percepire i segni positivi di una manovra “lacrime e sangue”. Considerazione semplicemente infame! 
Privare il popolo di esprimere attraverso il voto la propria volontà. 
Che ciò poi avvenga in quella che fu la culla della democrazia è quanto di più riprovevole si possa manifestare cogliendo quanta ipocrisia alimenti dibattiti e valori su cui fondare le origini della cultura stessa europea. 
Ma se Atene piange Roma non può sicuramente ridere. 
Già le volgarità della rappresentante degli industriali italiani sarebbe sufficiente a risposte dure senza possibilità di replica, industriali che hanno utilizzato la cassa integrazione per tutelare i loro profitti a scapito di tutta la comunità, e non casualmente la Marcegalia si premura di non voler toccare per ora lo stato attuale della cassa integrazione, per voler continuare a infilare le mani in quell’istituto dando dei ladri e fannulloni a coloro che quel “capitale” ha materialmente prodotto, rompendosi il fondoschiena quotidianamente, versando sistematicamente i contributi vedendo allontanare sempre di più il meritato riposo a fine di una vita lavorativa. 
A prestare sponda al padronato (riappropriamoci del lessico corretto) interviene il ministro Fornero, che si permette un bieco aut-aut (prendere o lasciare) sul tema del mercato del lavoro e sulla liberalizzazione del licenziamento “ingiustificato” e discriminatorio. 
Se facciamo la semplice considerazione che questo governo non è espressione di libero voto, che nell’ipotesi che si potrà (se ce lo concederanno) andare a votare tra un anno, lo si farà con la probabile candidatura alla presidenza della Repubblica dell’attuale premier Monti, le ragioni per temere per la tenuta democratica del nostro paese ritengo sia reale e evidente. 
Nuovamente si sta movendo il movimento degli indignados prospettando una ulteriore giornata di lotta internazionale, nuovamente ribadisco che la soluzione non è più possibile ritrovarla negli ambiti nazionali, perché a livello internazionale vengono dettate le regole di questa politica capitalista. Sollecito, e invito tutti coloro che saranno in grado di farlo ad accompagnare questa sollecitazione, affinché sia il movimento dei lavoratori europei a manifestare contro queste politiche inique e antidemocratiche attraverso la rete dei sindacati europei.
Loris


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martedì 21 febbraio 2012

Europe Rise Up - Verso Firenze 2012 i Forum sociali si confrontano con la crisi in Europa


Il 18 febbraio A Firenze si sono incontrate realtà che partecipano alla rete dei Social Forum. Oggetto dell’incontro il decennale del Forum Sociale Europeo del 2002 e l’attualità delle realtà della società civile all’interno della crisi che stiamo attraversando a livello nazionale con le sue connessioni evidenti legate alla moneta unica e alla Comunità Europea.
Nei numerosi interventi della giornata sono stati più volte individuati gli argomenti che dovrebbero alimentare la discussione . 
Con un inevitabile riferimento all’attualità , Democrazia, Lavoro e Beni Comuni saranno le linee guida dell’avvicinamento al decennale di Novembre, ma è evidente che fin da ora il dibattito potrà essere una risorsa all’interno dei conflitti generati dalla politica liberista delle dirigenze della comunità europea, dall’FMI e della BCE.
Non è più sufficiente proclamare che a Genova nel 2001 e a Firenze nel 2002 avevamo ragione, riappropriarsi del proprio futuro diventa una esigenza di sopravvivenza e di una prospettiva di modelli sociali nuovi, equi e sostenibili. In questi dieci anni vecchi e nuovi soggetti si sono confrontati con le politiche liberiste e privatiste dei governi europei.
La capacità di muoverci , come sulle problematiche dell’acqua, con un ampio fronte che trova pratiche condivise da diversi pezzi del movimento, dimostra che siamo tutto meno che elementi residuali o minoritari.
L’emergenza Democratica è l’elemento più urgente, legata all’emergenza “lavoro” come è reso evidente dai fatti greci dalle trattative italiane e dalle proteste in Spagna.
Non potrà essere il Social Forum Europeo a proclamare uno sciopero dei lavoratori europei, ma sicuramente può essere la sede in cui trovare spazi di sollecitazione nei confronti dei sindacati a trovare un fronte comune che superi i confini nazionali e che dia voce a chi oggi la trova separatamente in piazza Syntagma , Piazza San Giovanni o Puerta del Sol.
Loris

Allego report sintetico della discussione con gli interventi della giornata:

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sabato 28 gennaio 2012

La guerra di classe in Italia, chi la fa, chi la subisce e chi ne vorrebbe approfittare


In Italia ci sono due soggetti sociali, uno fa la guerra di classe e uno ne parla. La destra delle banche, dei finanzieri dei puttanieri degli evasori è quella che la guerra la fa, ricattando, impoverendo, licenziando, rubando il futuro e condizionando la vita e il futuro della maggioranza dei cittadini italiani.
Una buona parte della sinistra che guarda e vorrebbe rappresentare quei soggetti che subiscono le manovre, che perdono il lavoro, che perdono i diritti duramente conquistati in passato e non hanno certezze per il futuro, riesce a malapena a parlarne.
Vedere infine una destra che si insinua nelle proteste di massa e pezzi di apparati che si smarcano credo sia quanto di più allarmante possa risuonare in quello che fu un "regime Democratico". Forse è giunto il momento di smetterla di coltivare il proprio orticello, sia a Vasto che Roma, o in Val di Susa piuttosto che a Vicenza e si ipotizzi seriamente una risposta unitaria nei contenuti e di massa per la difesa della Carta Costituzionale e dei diritti della grande maggioranza degli italiani.

Aggiungo il link a questa notizia apparsa in rete, perchè dietro c'è tutta l'emergenza che da economica si trasforma in politica e democratica (clicca sulla foto).
Loris

giovedì 26 gennaio 2012

11 febbraio, la società civile in piazza con la Fiom - Firma l'appello


In una «Repubblica democratica fondata sul lavoro» quale l’Italia deve costituzionalmente essere, la libertà operaia è la libertà di tutti, la sicurezza del disoccupato e del precario è la sicurezza di tutti. 

Ecco perché siamo convinti che la manifestazione nazionale indetta dalla Fiom per sabato 11 febbraio debba raccogliere attorno alle bandiere dei metalmeccanici tutte le forze vive della società civile. 
Ecco perché invitiamo ogni cittadino che senta ancora come propri i valori della Costituzione, non solo ad aderire ma a farsi promotore e protagonista di questa manifestazione, partecipando ad organizzarla. 
Ecco perché invitiamo ogni testata giornalistica e ogni sito che ritengano irrinunciabili i princìpi della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista a mobilitare la propria forza di comunicazione e informazione, contro il muro di gomma di un monopolio massmediatico che sceglierà il silenzio.

L’Italia democratica ha bisogno di speranza, e solo la lotta tiene viva la speranza. L’impegno dei cittadini. Il tuo impegno.

Paolo Flores d’Arcais, Andrea Camilleri, Margherita Hack, Dario Fo, Antonio Tabucchi, don Andrea Gallo, Carlo Lucarelli, Fiorella Mannoia, Erri De Luca, Ascanio Celestini, Franca Rame, Stefano Rodotà, Luciano Gallino, Gustavo Zagrebelsky, Telmo Pievani, Moni Ovadia, Furio Colombo, Fabrizio Gifuni, Valerio Magrelli, Pierfranco Pellizzetti, Angelo d’Orsi, Roberto Esposito, Luciano Canfora, Massimiliano Fuksas, Carlo Galli, Franco ‘Bifo’ Berardi, Adriano Prosperi, Nadia Urbinati, Andrea Scanzi, Valerio Evangelisti, Carlo Formenti, Marco Revelli

per firmare clicca su 


domenica 29 maggio 2011

Diffondi il verbo... VOTARE!



I referendum del 12- 13 giugno sono boicottati: è un dato di fatto. Chi andrà a votare per i referendum sarà la solita cerchia facebook, gli internauti del giro di mail di “sempre i soliti” che sarà grande sì, ma forse non abbastanza per il quorum.  
Per andare contro questo boicottaggio bisogna scendere ad acchiappare il popolo dei non-internauti, quelli che guardano minzolini ma non lo fanno apposta. Queste persone dove sono? In metropolitana. La proposta è rivolta a colleghi attori cantanti: nei giorni a seguire scendere nelle metropolitane in gruppi di tre quattro o cinque a cantare e diffondere il Verbo: il verbo "votare". Suoniamo, cantiamo o qualsiasi altra cosa, (nei limiti del codice penale, naturalmente) nei bus, nelle terrazze dei caffè, in mezzo alle strada, nelle piazze, per informare e ricordare che ci sarà un referendum vitale.
 Potete stare in un posto o random, prendere il 64 salire, cantare una canzone, ricordare i referendum e poi via, su un altro bus. Così forse riusciremo a raggiungere persone che non sanno o che hanno difficoltà ad informarsi, o che
 hanno le idee confuse . Se chi sa di più comunica con chi sa di meno forse... Io lo farò martedì 24. Chi si vuole aggregare... Flautisti violinisti, attori, bassotubisti, controfagotti sono benvenuti. Più siamo più sarà divertente.
 Facciamolo in ogni paesino, borgata, città, quartiere. Raggiungiamo più gente possibile! Forza! Forza!


mercoledì 9 marzo 2011

Cosa sta succedendo nel Nord-Africa? - La dichiarazione dell’Assemblea dei movimenti sociali maghrebini

il documento che segue è stato redatto durante il forum sociale mondiale che si è tenuto il mese scorso a Dakar. Nelle conclusioni del documento si fa riferimento a Egitto e Tunisia, senza menzionare ovviamente la Libia, in quanto non era ancora coinvolta nei venti di cambiamento. Ovviamente le cose in questo mese si sono evolute e stanno tuttora evolvendo. Credo che pur rimarcando negli avvenimenti libici una sostanziale differenza con quanto successo in Tunisia e Marocco, questo documento è un elemento di utile confronto sulla realtà dei paesi nord-africani che si affacciano sul mediterraneo
Loris

La dichiarazione dell’Assemblea dei movimenti sociali maghrebini

Dichiarazione dell’Assemblea dei movimenti sociali maghrebini al Forum Social Mondial Dakar 2011
Noi movimenti sociali del Maghreb, riuniti a Dakar in occasione del Forum sociale mondiale 2011, riaffemiamo la scelta strategica di costruire uno spazio maghrebino di lotte e mobilitazioni sociali per costruire un Maghreb dei popoli democratici, aperto sul Machrek e pienamente radicato in Africa.

Tunisia
Le rivolte popolari in Tunisia e Egitto confermano le nostre scelte e le nostre esigenze di democrazia e di giustizia sociale, consolidano le nostre lotte per la democrazia e contro le scelte neo liberali che aggravano l’ingiustizia sociale, le diseguaglianze, la repressione dei movimenti di rivendicazioni sociali e politiche
Riaffermando il nostro pieno sostegno e la nostra solidarietà all’insieme delle lotte dei popoli del Maghreb e del Machrek che si sollevano contro le dittature e i poteri autoritari per la democrazia, la libertà, la dignità e la giustizia sociale, siamo coscienti delle sfide che pone la costruzione democratico cosi come la difficile gestione della transizione verso la democrazia.
I movimenti sociali seguitano a riaffermare il loro sostegno totale e continuo alla lotta del popolo palestinese contro lo Stato sionista e coloniale e per il loro diritto ad uno Stato indipendente. Denunciano le ingerenze e gli interventi militari dell’imperialismo americano e la doppiezza se non il complice silenzio degli Stati europei e di alcuni stati arabi, in relazione ai crimini dello stato di Israele.
Ricordiamo che il Forum Sociale Maghrebino è uno spazio regolato dalla Carta di Porto Alegre e dalla Carta del Maghreb dei popoli, e dunque:

Egitto
- è uno spazio autonomo e indipendente dagli Stati e dai partiti politici
- è uno spazio per dibattere e non per battersi, uno spazio che rispetta i diritti dell’uomo, la diversità delle idee e delle posizioni, e che difende e stimola la libera espressione di tutte le questioni che ostacolano la costruzione di un Maghreb dei Popoli
- è uno spazio di convergenza e di articolazione di lotte comuni, di solidarietà e messa in rete dei movimenti sociali per la costruzione del Maghreb
- è uno spazio che si propone di superare le divisioni scioviniste e che opera per facilitare l’emergere di una nuova cultura, una nuova identità che si riconosce nella sua diversità e nella sua ricchezza, nuove forme di organizzazione per un altro Maghreb, un Maghreb che i governi attuali non hanno potuto realizzare malgrado le aspirazioni popolari verso l’unità.
- È uno spazio di inclusione e non esclusione di tutti i popoli della regione, di tutti i movimenti sociali che si riconoscono nella carta di Porto Alegre e che si ergono, ognuno nel proprio campo, contro il neoliberalismo, per l’uguaglianza e la dignità delle donne, per la democrazia e la giustizia sociale, contro le guerre e il razzismo, contro la repressione e per il rispetto dei diritti universali dell’uomo e per la protezione della natura e del nostro ambiente contro gli inquinatori e i predatori.
L’assemblea dei movimenti sociali del Maghreb si impegna a :
- incentivare, rafforzare e ampliare le convergenze delle lotte dei movimenti sociali della regione del Maghreb e del Machrek, sviluppando le articolazioni e le convergenze con i movimenti sociali dell’Africa subsahariana attorno a tematiche che sono state oggetto di dibattito, di campagne e di messa in rete, e particolarmente le azioni e i fori tematici avviati e realizzati nel 2010, anno di mobilitazione verso Dakar.
- A coinvolgere nuovi spazi oltre il Marocco, che è stato uno dei pochi paesi della regione a permettere la tenuta dei fori sociali; i cambiamenti in Tunisia e Egitto offrono un’opportunità di ampliamento geografico degli spazi di libertà.
- A dare maggiore radicamento alla mobilitazione sociale e alla cultura che si diffondono all’interno dei fori sociali per un altro mondo.
- A approfondire la riflessione, alla luce delle rivoluzioni tunisine e egiziane, per formulare delle alternative per un altro Maghreb, un altro Machrek, un’altra Africa e un altro mondo.
Partendo da ciò, i movimenti sociali del Maghreb decidono, per i due anni che ci separano dal prossimo Forum Sociale Mondiale:
di sostenere attivamente il rilancio della dinamica per la costruzione del Forum Sociale Tunisino
di contribuire alla mobilitazione e alla messa in opera di una commissione internazionale, formata dai movimenti del FSM per andare a incontrare i nostri compagni tunisini come forma di solidarietà e di sostegno al processo democratico in Tunisia e che sarà anche un momento di riflessione sulle lezioni della rivoluzione tunisina e egiziana
di tenere il secondo forum sociale del Maghreb in Tunisia
di organizzare un forum sociale tematico su “Relazioni dei Movimenti sociali e politici e sfide della costruzione democratica in Maghreb e Machrek”
di organizzare un forum internazionale su “Movimenti sociali e Islam politico”
di rafforzare e allargare il processo intrapreso per l’articolazione e costruzione di un forum sociale Maghreb -Machrek appoggiandoci sugli spazi di libertà da consolidare sia in Egitto che io Yemen, in Giordania, in Libano e in Iraq, e contribuire alla riuscita della campagna di sostegno al movimento sociale irakeno prevista in ottobre 2011 a Irbil
di proseguire il processo intrapreso dal 1° forum sociale Maghreb organizzando un incontro regionale sulla risoluzione dei conflitti e l’unità maghrebina e consolidare le acquisizioni intorno all’Appello per la pace nel Sahara Occidentale (IPSO), lontano da logiche di Stati e gruppi armati
di aprire un dibattito e lanciare delle campagne per la decolonizzazione delle zone marocchine, Ceuta e Melilla, ancora sotto occupazione spagnola
Di rafforzare la dinamica delle donne nelle loro lotte per la dignità e l’eguaglianza e contro tutte le violenze che sono commesse nei loro confronti, e di sostenere le articolazioni e le convergenze con la Marcia Mondiale delle donne, nel rispetto della diversità delle posizioni, nella ricerca del consenso sui punti di divergenza, in conformità con i valori universali dei diritti umani e al di là di ogni considerazione ideologia o di parte
Di organizzare, temendo presente l’emergere di nuovi mezzi di informazione e di comunicazione e del ruolo che giocano, un forum tematico su “Media alternativi e il diritto d’accesso all’informazione”
Di continuare a rafforzare gli avvicinamenti e la solidarietà intersindacale maghrebina
Di consolidare le acquisizioni emerse dall’incontro africano tenutosi a Casablanca sulla cultura come diritto e non solo come elemento di animazione dei Fori Sociali, rinnovando il nostro totale sostegno ai movimenti sociali amazigh che lottano per i diritti linguistici e culturali
D’altra parte, l’Assemblea dei movimenti sociali si pone come obiettivi, nel corso dei prossimi due anni, di lavorare alla messa in rete dei movimenti sociali lanciando alcune campagne:
campagna per l’apertura delle frontiere e il diritto alla libera circolazione dei beni e delle persone nello spazio maghrebino come una tappa per la costruzione del Maghreb
campagna contro la militarizzazione della regione e per il blocco della corsa agli armamenti, e contro ogni velleità d’egemonia nella regione utilizzando gli investimenti in armi, per rilanciare uno sviluppo a sostegno delle fasce diseredate e il consolidamento dei valori della pace e della sicurezza dei cittadini e delle cittadine della regione
campagne sulla lotta contro la corruzione e lo sperpero dei beni pubblici e contro l’impunità
campagne sui diritti dei migranti, sia i migranti maghrebini in Europa, sia i migranti subsahariani nel Maghreb che, nel giro di alcuni anni, è divenuto terra d’accoglienza e non solo luogo di transito, e consolidamento della solidarietà con le organizzazioni del Nord sia sulla migrazione che su un approccio critico verso gli accordi di libero scambio tra l’Unione Europea e il Maghreb.
Consolidamento delle articolazioni e dell’implicazione dei movimenti sociali maghrebini con i movimenti sociali dell’Africa sub-sahariana per un altro Maghreb, un’altra Africa, un altro mondo e lavoro per un maggiore coinvolgimento del Maghreb all’interno del Consiglio del Forum Sociale Africano.
L’Assemblea dei movimenti sociali maghrebini è convinta che la crisi sistemica del capitalismo e del neoliberalismo aggrava la crisi alimentare, le differenze sociali, la distruzione dell’ambiente, la repressione, l’ìndebitamento dei paesi, l’intervento a oltranza delle istanze finanziarie internazionali, ma la crisi offre, come mostra la Tunisia, l’Egitto e le sollevazioni nel Maghreb e in Medio Oriente, alcune opportunità per la convergenza delle lotte per la democrazia, la dignità e la giustizia sociale.

Dakar, 11 febbraio 2011

fonte - Liberazione


lunedì 21 febbraio 2011

Quelle mani sporche di sangue



…è un quesito inquietante quello che pongo e mi pongo: “perché il premier italiano, vanta tanti amici tra  massacratori(1) , delinquenti(2) e ambienti internazionali considerati ad alto pericolo di collusione mafiosa(3)?”.
Non è la prima volta, nella storia, che il nostro paese si mostra compiacente nei confronti di derive che hanno portato alla vergogna l’intera umanità. Le leggi razziali del 1936 per compiacere il “fraterno alleato tedesco” e la complicità nella deportazione di migliaia di italiani nei campi di sterminio, sono storia scolpita nelle coscienze col sangue.
Si ripropone oggi la scelta di un posizionamento rispetto alla crisi che sta investendo tutta l’area del Mediterraneo.
L’infame presa di posizione al fianco della famiglia del rais da parte di Berlusconi è oggetto di profonda vergogna per ogni italiano (articolo su repubblica) che si riconosca nei valori della democrazia. E’ sinonimo di disprezzo per quei valori di equità sociale e politica che popoli, tenuti al giogo di perverse dittature, aspirano e che stanno pagando col sangue.
…Chiedere a Frattini di venire a riferire sugli avvenimenti di questi giorni, e sulla posizione del governo italiano, equivale a chiedere ad un sordo dalla nascita, di descriverci la musica di Verdi.
Comprendendo le ragioni di una rivolta generalizzata sulla sponda africana del Mediterraneo, contro le politiche dispotiche di pochi corrotti a discapito della stragrande maggioranza della popolazione, la posizione più pericolosa sarebbe quella dello “scontro di civiltà”.
 Se già profondi danni sono stati determinati dalla politica dei respingimenti, resta fondamentale una proficua collaborazione con le popolazioni e le espressioni democratiche di queste popolazioni. L’aver imposto all’Italia un rapporto privilegiato ben al di là di quello istituzionale, con Gheddafi, non depone a favore nè del governo italiano nè dell’Italia nel suo complesso.
Aver contribuito ad armare chi ha dimostrato tanto disprezzo nei confronti di profughi da carestie e guerre, dimostra una inadeguatezza nel sapersi calare nella realtà politica internazionale con rapporti che escono al di fuori delle corrette prassi istituzionali.
Se quanto sopra è davanti agli occhi di tutti, forse per comprendere altre cose occorre un disegnino. Le ultime rivelazioni di Wikileaks sul giudizio di Obama nei confronti di Berlusconi non stupisce nessuno. Non è neanche sorprendente il ruolo che assume lo stesso Berlusconi di “Utile idiota” nei confronti di Obama,  come si evince dai file di Wikileaks.
Di fronte a questo quadro la responsabilità della morte dei militari italiani in Afghanistan ricade solo e unicamente su chi ha dimostrato e dimostra al mondo un fallimento politico ed una gestione del potere più assimilabile a quella dei satrapi che non ad una moderna democrazia.
Sentendo un silenzio inquietante da parte di istituzioni e della politica, la voce di questo blog si leva al fianco di tutti quelli che oggi sull’altra sponda del Mediterraneo hanno intrapreso un percorso di liberazione da regimi dispotici, vecchi e corrotti.
Loris



(1)    circa 300 i morti in queste ore in Libia tra i manifestanti
(2)    Dell’Utri cofondatore di Forza Italia è stato condannato in appello a 7 anni per concorso esterno in associazione di tipo mafioso e ha patteggiato una pena di due anni e tre mesi per frode fiscale/ Vittorio Mangano (Palermo, 18 agosto 1940 – Palermo, 23 luglio 2000) è stato un criminale italiano pluriomicida legato a Cosa Nostra.
(3)    Dai rapporti di Wikileaks la Federazione russa viene definita dagli analisti americani “ virtualmente uno stato della mafia” e Berlusconi “portavoce di Putin"



martedì 19 ottobre 2010

Chi è nell'errore compensa con la violenza ciò che gli manca in verità e forza

TERZIGNO 19 OTTOBRE: LE DONNE DIFENDONO IL LORO TERRITORIO

E QUESTI, A GENOVA, HANNO FATTO QUELLO CHE CAZZO VOLEVANO


A CAGLIARI I PASTORI PROTESTANO PER LE LORO PRECARIE CONDIZIONI DI LAVORO

E QUESTI, A GENOVA, HANNO CONTINUATO A FARE QUELLO CHE CAZZO VOLEVANO

…..INOLTRE OGGI IL CONSIGLIO DI STATO HA BLOCCATO IL RICONTEGGIO DEI VOTI PER LA PRESIDENZA DELLA REGIONE PIEMONTE, MENTRE ERA SEMPRE PIU’ EVIDENTE CHE I “MAGNA MAGNA” LEGHISTI NON AVEVANO RACCOLTO IL CONSENSO ELETTORALE PER GOVERNARE


….INOLTRE LA COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI HA APPROVATO UN EMENDAMENTO AL LODO ALFANO IN BASE AL QUALE "i processi nei confronti del presidente della Repubblica o del presidente del Consiglio, anche relativi a fatti antecedenti l'assunzione della carica, possono essere sospesi con deliberazione parlamentare". (tradotto vuol dire che se per qualche caso un delinquente dovesse ricoprire una di quelle cariche istituzionali, sino a che resta in carica potrà non rispondere davanti alla legge dei reati commessi quando non era in carica. Se era imprenditore e magari ha corrotto non deve risponderne, se ha occultato fondi neri all’estero non deve risponderne, se ha frodato il fisco non deve risponderne….e tanti altri scritti sul codice penale)


Chi è nell'errore compensa con la violenza ciò che gli manca in verità e forza (Johann Wolfgang Goethe)










“Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri.”

La Fattoria degli Animali ( George Orwell)


Loris

mercoledì 8 settembre 2010

Mai più alle urne con questa legge - Appello di "Libertà e Giustizia"

La presidenza di Libertà e Giustizia lancia un appello a tutte le forze politiche presenti in Parlamento affinché si impegnino a restituire al cittadino il potere previsto dalla Costituzione di eleggere propri rappresentanti alla Camera e al Senato. E’ infatti unanimemente riconosciuto che con l’attuale legge elettorale detta “porcellum” questo potere è stato totalmente sottratto all’elettore e depositato nelle mani di pochi capi partito.

L’attuale Parlamento è dunque composto da parlamentari “nominati” e non eletti: è questo il più grave vulnus alla Repubblica parlamentare disegnata nella nostra Carta costituzionale.

LeG chiede che se non fosse possibile trovare un accordo in tempi rapidi su una legge elettorale realmente rispettosa delle scelte del popolo, i partiti si impegnassero almeno a ripristinare la legge elettorale in vigore fino al 2005, nota come “Mattarellum”, basato su un sistema misto, maggioritario e proporzionale.

Una democrazia non può vivere in un regime in cui deputati e senatori “nominati” sono sostanzialmente sotto perenne “ricatto” dei pochi capi partito cui è attribuito il potere di nomina. Il presidente onorario di LeG, Gustavo Zagrebelsky e tutto l’ufficio di presidenza dell’associazione si impegnano a promuovere al più presto una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare composta di soli due articoli: il primo che dichiara abrogata l’attuale legge elettorale, il secondo che stabilisce il ritorno alla legge precedentemente in vigore.
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