il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



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lunedì 13 giugno 2011

Un viaggio della dignità


…Dopo essere stato il primo a depositare le schede referendarie al seggio numero 85 di Genova, salgo su un intercity per Roma. 
Mai un viaggio in treno, come quello di ieri, si rivelerà uno spaccato di società italiana da riflessioni profonde e grandi speranze. 
E’ leggendo la citazione su Repubblica, su Andreotti sul “…meglio tirare a campare che tirare le cuoie” che tra i miei compagni di viaggio inizia lo scambio di parole. 
Un ragazzo di Pisa, forse qualche anno più di mio figlio, maglietta nera con disegni dark, che rientra a casa per correre a votare, non ha esitazioni se andare al mare o meno, sicuramente la priorità è il voto. 
Una signora, più sulla mia fascia di età, si racconta e racconta dalla sua esperienza che rimbalza tra italia e Brasile nel campo dell’imprenditoria “…non se ne può più di bunga bunga,….abbiamo delle eccellenze e dobbiamo saperle valorizzare…” sta rientrando a Civitavecchia per correre a votare. 
Un Signore, con evidente accento straniero, conferma le parole della signora, sottolineando quanto sia squalificato il nostro paese dal piduista di Arcore. 
Nei viaggi lunghi è inevitabile l’avvicendamento dei compagni di viaggio, non nego un certo impaccio nel momento in cui nello scompartimento prendono posto una suora e un insegnante di scuola media che viaggiano assieme. L’imbarazzo si scioglie subito, questa minuta suora dichiara pubblicamente che ha ritenuto opportuno andare subito a compiere il “suo dovere”, votando ai referendum, e soprattutto votando quattro si, perché “…l’acqua è un bene comune” e “…non se ne può più di un premier che si crede l’unto del signore ed è la vergogna per tutti”. 
L’insegnante, di Campobasso, parla della comunità cristiana a cui appartiene e che tutta compatta andrà a votare i quattro si. Non si parla però solo di referendum, si parla di educazione alla legalità, dei danni che la cultura berlusconiana ha prodotto nella società italiana e i modelli che ha prodotto nell’educazione dei giovani.
In quello scompartimento viaggiava la dignità degli italiani, la dignità di lavoratori come i due ragazzi napoletani costretti a trasferirsi a Nord per fare quadrare un proprio bilancio economico sempre al limite del collasso.
In quello scompartimento viaggiava il meglio dell’ Italia che non merita il cialtronismo di legislatori che camuffano la loro inettitudine e malafede nella prerogativa del diritto di non andare a votare ai referendum.
Fanno le leggi e non hanno neanche la dignità e l’onestà di difenderle di fronte alla richiesta popolare di sottoporle a referendum, quell’espressione popolare che li ha designati quali rappresentanti politici nelle istituzioni.
…..Con alcuni ci siamo dati un appuntamento….oggi in piazza del Popolo a Roma…indovinate un po a far che?
Loris
ps. l'appuntamento è dalla Bocca della Verità dove è stato allestito un palco.

un omaggio a Reggio Emilia per la percentuale di votanti alle 22 di ieri sera  54,60%

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venerdì 18 marzo 2011

Unità d'Italia: Giuliano Galletta racconta Mameli e la costituzione

Non amo, normalmente, fare il copia e incolla di cose scritte da altri, ma, su argomenti molto precisi, come nel caso dell'8 marzo, con l'estratto dall'autobiografia di Camilla Ravera, la ricerca di qualcosa di personale può rasentare la presunzione.
Mentre stavo cercando un po di documentazione per un post sulle celebrazioni dell'Unità d'Italia e sulle cialtronerie dei Ministri leghisti , spergiuri per gli obblighi di fedeltà alla Repubblica, mi sono imbattuto su questo scritto di Giuliano Galletta, lo stesso della citazione che troneggia in questo blog sul fascismo.
Altre considerazioni sono superflue, lascio quindi alla lettura del pezzo.
Loris

la fonte è http://genova.mentelocale.it



Unità d'Italia: Giuliano Galletta racconta Mameli e la costituzione



Quando ero bambino, mio nonno - che era un falegname, suonava la tromba in una banda e aveva fatto la prima guerra mondiale - mi aveva insegnato ad alzarmi in piedi quando sentivo l'inno di Mameli e io lo facevo, attirandomi gli sberleffi degli amichetti, ma quello che diceva il nonno per me era sacro.
Mentre crescevo, l'inno passava sempre più di moda, ma anche nel pieno degli anni Settanta, a me continuava a piacere; certo non era la Marsigliese e nemmeno l'Internazionale, ma non era per niente male. Così, pervicacemente, lo difendevo nei periodici dibattiti che ne proponevano l'abolizione, anche se non avrei mai pensato, nella vita, di dovere prendere la parola, in un'occasione come quella di oggi.
Un fatto comunque indiscutibile è che dietro a quell'inno ci sono stati uomini e donne che avevano delle idee, idee in cui credevano e a cui conformavano con entusiasmo, passione e coraggio la loro vita. Molti di loro erano giovani o giovanissimi, come furono giovani e giovanissimi i partigiani, i lavoratori dello sciopero generale del 1900, i portuali del 30 giugno, gli studenti del '68 e i ragazzi del 2001.
Naturalmente il Risorgimento non è stata una cosa sola, ci sono tanti risorgimenti diversi e a volte opposti tra loro, ma le idee migliori di quella stagione sono sopravvissute, attraversando le immani tragedie del Novecento, per confluire in quello straordinario documento che è la nostra Costituzione. Ce lo ricordava Piero Calamandrei in un celebre discorso tenuto ai giovani milanesi nel 1955. Sono parole che voi tutti ben conoscete, ma che mi sembra giusto ricordare qui oggi.
«In questa Costituzione c'è tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie: son tutti sfociati qui negli articoli. E a sapere intendere dietro questi articoli, si sentono delle voci lontane. Quando leggo: nell'articolo 2: 'L'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà, politica, economica e sociale' o nell'articolo 11: 'L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli', questo è Mazzini. Questa è la voce di Mazzini. O quando leggo nell'articolo 8: 'Tutte le confessioni religiose, sono ugualmente libere davanti alla legge' questo è Cavour. O quando io leggo nell'articolo 5 'La Repubblica, una ed indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali' vedo Cattaneo. O quando nell'articolo 52 'L'ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica', l'esercito di popolo, e questo è Garibaldi. O quando leggo all'art. 27 'Non è ammessa la pena di morte' ma questo è Beccaria».
«Grandi voci lontane, grandi nomi lontani - proseguiva Calamandrei - Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa Costituzione. Dietro ogni articolo di questa Costituzione o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta.
«Questa Carta è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione».

Giuliano Galletta

venerdì 22 ottobre 2010

L'INCONTRO DI TEANO - L'unità d'Italia la facciamo noi









Da questa sera parte a Teano l'incontro nazionale per rilanciare l'Unità d'Italia a 150 anni dallo storico incontro tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II. La manifestazione terminerà il 26 mattina, che è il giorno dell'incontro storico che sancì l'annessione del Mezzogiorno. Non si tratta di una delle tante celebrazioni che si terranno per ricordare il 150° anno della nascita dell'Italia. Si tratta di una scommessa, di una sfida che ha una serie di obiettivi ambiziosi. Non è un caso che questa grande manifestazione che mette insieme tante realtà sociali e culturali del nord e del sud del nostro paese non abbia ricevuto un euro da Giuliano Amato, coordinatore nazionale del Comitato per i 150 anni dell'Unità d'Italia, che gestisce 16 milioni di euro per i festeggiamenti. In fondo, a pensarci bene è un riconoscimento al valore politico e culturale di questo incontro. Vorremmo invece ringraziare i tanti che ci hanno sostenuto, le decine di volontari, reti municipali (da Recosol ad Assiso Pubblico alla Rete dei Comuni Virtuosi,all'Ancip), associazioni grandi e piccole (da Libera a l'Arci a tante altre) , diverse ed importanti categorie sindacali della Cgil e della Cisl, la Banca Etica di Padova, last but not least , il comune di Teano che ci ha ospitato con grande generosità e l'Anci che ha patrocinato l'iniziativa. Una iniziativa unica nel suo genere, complessa per la etereogenità dei soggetti coinvolti, che ha diversi obiettivi che in estrema sintesi possiamo qui ricordare. 
Il primo: fare i conti con la nostra storia, a partire dalle ferite profonde inflitte alle popolazioni meridionali, per restituire agli italiani una memoria condivisa, una visione della nostra storia ben diversa da quella che ci viene ancora oggi propinata nei testi scolastici. Non per suscitare una voglia di rivalsa, ma per collocare nella giusta luce la storia del Mezzogiorno all'interno della storia nazionale. Una memoria condivisa per costruire un futuro comune. 



Il secondo: prendere coscienza del fatto che questo nostro paese rischia di dividersi, di spaccarsi tra leghe del nord e partiti del sud, con il pericolo reale di rimettere indietro le lancette della storia. A rimetterci sarebbero innanzitutto i lavoratori ed i cittadini tutti, schierati gli uni contro gli altri, un film che abbiamo già visto in anni recenti (la ex Jugoslavia docet). 


Il terzo: l'Unità d'Italia non si ricostruisce con le belle parole, ma con un Progetto-paese che ci faccia uscire insieme dalla crisi economica-sociale e morale più pesante della storia repubblicana. Dentro l'attuale modello di sviluppo il Mezzogiorno non ha spazio, non ha ruolo, è diventato solo un costo. In un altro modello economico e sociale il Mezzogiorno può divenire una variabile strategica per tutta l'Italia. È questo progetto che nelle prime due giornate di Teano cercheremo di disegnare per grandi linee, a partire dalla scelta strategica della sovranità energetica ed alimentare che riduce la nostra dipendenza dall'esterno ed abbisogna delle grandi potenzialità del Mezzogiorno in questi settori vitali. 


Il quarto: promuovere sinergie, dialogo, convergenze tra forze sociali, economiche e culturali diverse. Partendo dal presupposto che solo una vasta unità di forze sociali e culturali ci può produrre una più ampia unità territoriale nel nostro paese. Per questo a Teano si incontreranno sindacalisti della Cgil e della Cisl e Uil, operatori economici e sindaci, esponenti del mondo del volontariato e dell'associazionismo di cui è tanto ricco questo paese. 


Il quinto: sottoscrivere un patto ideale e concreto a partire dai sindaci, espressione primaria della democrazia. Il Patto di Teano verrà presentato domenica mattina e per ognuno dei dieci punti ci sarà una testimonianza concreta delle amministrazioni locali che già lavorano in quella direzione. Obiettivi di lungo periodo che si coniugano con obiettivi immediati, su quello che ognuno può fare hic et nunc. 


Il sesto: fare a Teano i primi passi di un cammino di rinnovata unità nazionale fondata su diritti di cittadinanza irrinunciabili - dalla sanità alla scuola al lavoro - che devono costituire limiti e paletti di qualunque forma di federalismo. Diritti che vanno estesi ai nostri nuovi concittadini, figli di immigrati nati in Italia, che vivono da sempre in Italia, ma sono considerati stranieri per un assurdo ed arcaico ius sanguinis. 


Il settimo: la festa. A Teano tanti artisti di fama nazionale si esibiranno nella tre serate dando all'incontro di Teano il calore della festa, dell'incontro tra culture diverse unite da ideali comuni. 


Questo ci aspettiamo dalle giornate di Teano e rivolgiamo un appello a tutti: chi può partecipi. La Nuova Unità d'Italia si costruisce dal basso, con il concorso di tutti gli uomini e le donne che amano questo paese.

Tonino Perna

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