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giovedì 25 giugno 2015

La via Fulvia

Ogni giorno, per portare o riprendere la Princi a Paesino a Punta, dove anima marmocchietti sorridenti all'ombra della parrocchia, faccio l'antica via Fulvia dei Romani, oggi statale 10. 

Qui, secoli fa, dai boschi, con urla selvagge, i Liguri Statielli piombavano all'improvviso sui malcapitati milites e sugli operae che spaccavano pietre per costruire la strada, e ne facevano spezzatino. Erano barbuti, con
capelli lunghi, armi rozze, donne guerriere temibili quanto gli uomini e una conoscenza perfetta delle colline, dei sentieri, degli avvallamenti boscosi. I Romani hanno fatto una fatica boia ad avanzare con la loro via. 


Le colline di quella parte di Monferrato sono perfette. Verdi. Dolci. Misteriose.
L'altra sera alle nove il cielo era sereno, striato di rosa, e una volpe mi ha attraversato la strada
correndo leggera, elegante, in un punto di grande visibilità, e arrampicandosi su per un prato con lo stesso tipo di balzi armoniosi.
Avrei voluto che la vedesse anche l'Uomo, ma non c'era.

Sto mettendo via istanti. La volpe. La cena dell'altra sera al ristorante figo con la Princi. Un bacio. La maglietta con il grifone del Genoa lasciata sul letto. Il verde dei viali. La strada che faccio per andare a lavorare: che mi sembra così lieve, ora che non mi importa più se incrocio quella certa auto, e chi ci crede che appena un anno fa ero così ingombra di pensieri, di emozioni, di lacrime sparse per troppi motivi tutti sbagliati? Come mi sembra leggera ora la mia auto che corre sullo stesso asfalto; eppure, quanto mi sento sola?


Cucino. Controllo i messaggi. Studio. Dormo. Scrivo su un quadernetto rosa. Sto zitta. Mi do la crema. Respiro. Guardo la Princi. Controllo il telefono. Dormo di nuovo. Faccio il saluto al sole. Mi do di nuovo la crema. Respiro. Rileggo i messaggi. 

Lo aspetto. Fotografo col telefono tutto quel che sto guardando negli attimi in cui sento di più la sua mancanza. La lavatrice. Il tavolo di cucina. Lo schermo della tv. Il libro che sto leggendo. La volpe non ho fatto in tempo a fotografarla, ovviamente. 


La volpe, già. Una specie di animale totemico, che mi sono chiamata, evidentemente, ripensando milioni di volte al Piccolo Principe che si siede cautamente sul prato e attende.





2 commenti:

Susibita ha detto...

Il secondo post di riflessioni in macchina, il primo è di Spersa. Si sa che la strada davanti concilia.
E - forse- anche un po' riconcilia.

Il commento mio è lo stesso.

Baci.

Susibita

Anonimo ha detto...

Conosco quella ritrovata leggerezza, conosco quell'attesa. Paga, vedrai.