Visualizzazione post con etichetta Video. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Video. Mostra tutti i post

martedì 27 settembre 2016

Calligrafie d'anima



Music: "The Temperature of the Air on the Bow of the Kaleetan"
Artist: Chris Zabriskie      http://chriszabriskie.com/
Album: Undercover Vampire Policeman
2012

Ho realizzato questo video dal mio progetto "Calligrafie d'anima", nato per Giornate di Fotografia a cura di Simona Guerra e Lisa Calabrese e  selezionato per conferenza e mostra a Morro d'Alba (AN).

Fotografia e scrittura come "calligrafie": orme, segni, inchiostri di luce e di ombre attraverso cui la mia anima si esprime e nello stesso tempo si conosce, esplorando orizzonti che non sono confini, ma libertà in movimento a 360°.

Le fotografie sembrano silenziose, ma per me hanno voci, sono sguardi che "dicono" e a volte neanche tanto silenziosamente; le parole sono foto nascoste, hanno una grande libertà di visione e un solo handicap: bisogna conoscerne il codice, cioè la lingua in cui vengono pronunciate o scritte.
Per questo io penso alla sinergia fra immagine e parola: il legame che le unisce è un legame d'anima, affinità, risonanza.

E quale genere letterario può stare alla pari con la fotografia senza essere ridondante o didascalico? io credo che solo la poesia, con l'intensità della sua visione, possa fare questo.

Poesia come reportage di viaggi interiori, intima eppure universale, essenziale eppure dai molteplici aspetti come lo sguardo fotografico e quindi, come l'immagine, orma, traccia di emozioni diventate pensiero.

"Calligrafie d'anima" raccoglie fotografie che ritraggono realmente "segni", scritture di luci che s'imprimono sui volti a segnare percorsi di memoria, riflessi sull'acqua, dove sempre e comunque le ombre non sono che luci spezzate, calligrafie di voli, segni e disegni di scrittura "altra", "non umana", dove lo sguardo si libera al di là del senso, del significato, accoglie insieme, abbraccia, anche la parola scritta che nella poesia, soprattutto se essenzialmente breve, come l'haiku, si fa occhio e visione, affacciandosi sulle immagini accompagnando il mio viaggio dall'interno all'esterno e viceversa, in uno scambio continuo come fra l'onda e la riva del mare.

Ho composto io stessa gli haiku, 17 di numero così come sono 17  (5+7+5) le sillabe da cui sono formati ed ognuno "accompagna" una foto in un'impaginazione a dittico. Li ho scritti a mano su cartoncino perché anche questa è una forma di meditazione, per me, come la fotografia.


Completa questo lavoro un'altra forma poetica orientale, il tanka (5+7+5+7+7 sillabe) unita alla foto dell'anima a cui ho dedicato "Calligrafie": Mir, il pettirosso che per tre inverni mi ha donato quotidianamente la sua amicizia e che spero di ritrovare alla fine del mio viaggio.

domenica 25 settembre 2016

Lullaby



Con la voce meravigliosa della mia amica Margriet e le foto del piccolo Mir, il mio augurio di una dolce notte serena.Fate buoni sogni.

mercoledì 11 maggio 2016

Immagini e Parole

A Morro d'Alba (AN)

Le onde del grano
nel mare della terra.
Segni di cielo.

Riyueren

A Morro d'Alba


Torno da un viaggio: il mio percorso mi ha portato a conoscere luoghi che desideravo vedere da tempo e mai avrei potuto visitare se un mio lavoro non fosse stato scelto per le Giornate di Fotografia a Morro d'Alba nelle Marche.

Ho finalmente incontrato le colline tanto amate e fotografate da Mario Giacomelli.

Ho potuto esporre le foto e parlare in una conferenza delle mie idee sul rapporto tra fotografia e scrittura (era il tema del bando)

Troverete le mie "Calligrafie d'Anima" a questo link.

Da un viaggio simile non si può che tornare felici ed io lo sono tanto. Ogni nuova esperienza arricchisce la mia anima: intravedo finalmente la strada da percorrere e so che è quella giusta.

Un video e una canzone, apparentemente "slegati" dal contesto, ma che invece, secondo me, fanno letteralmente "il punto" della situazione.


Immagini e parole, sempre. Compagne del mio essere solitaria, ma non sola.

martedì 12 aprile 2016

"La fotografia incontra la scrittura: esperienze a confronto"

Ricopio da Mutazioni del Silenzio, stavolta. :) In modo da condividere con gli amici anche qui.




"La serie “Calligrafie d’anima” raccoglie fotografie che ritraggono realmente segni, scritture di luci che s’imprimono sui volti a segnare percorsi di memoria, riflessi sull’acqua, dove sempre e comunque le ombre non sono che luci spezzate, calligrafie di voli, segni e disegni di scrittura “altra” , nel senso di non umana, dove lo sguardo si libera al di là del senso, del significato… accoglie insieme, e abbraccia, anche la parola scritta che nella poesia, soprattutto se essenzialmente breve, come lo sguardo dell’haiku, si fa occhio e visione, affacciandosi sulle immagini e accompagnando il mio viaggio dall’interno all’esterno e viceversa, in uno scambio continuo come tra l’onda e la riva del mare.
Per motivi di impaginazione è stato possibile rendere visibile solo la foto.
Brevemente descrivo: il progetto si compone di 17 dittici, a sinistra immagine, a destra cartoncino nero (stesse dimensioni, entrambi in formato quadrato uniti da uno stesso passepartout, ) dove ho scritto a mano con gel bianco altrettanti haiku, più un dittico formato da due cartoncini neri con dedica (chi mi conosce bene sa a chi posso aver dedicato un lavoro che parla di anima) e alcune riflessioni su fotografia e poesia.
I progetti inviati da tutta Italia erano 48: ne sono stati scelti 12 che verranno proiettati interamente durante la conferenza che si terrà a Morro d’Alba (AN) nel pomeriggio dell’8 Maggio e fra i tre autori che andranno anche in mostra il 7 Maggio…ci sono anch’io!:)
Ci sono amici blogger che abitano abbastanza vicino e chissà, forse potremo incontrarci, mi hanno detto. Questo aggiunge gioia a gioia."

Certo, viaggiare in treno da Genova verso le Marche sarà un'avventura vera e propria portandomi anche dietro le foto da esporre. Sarà una bellissima avventura :)


sabato 27 febbraio 2016

Un'esperienza

Invito

Che posso dire di questa esperienza conclusa ieri sera? Ci vorrebbero troppe parole, allora lascio siano le immagini a parlare: nei prossimi giorni piano piano scriverò i miei pensieri, quelli che andavo fissando sulla carta ogni giorno, tra un visitatore e l'altro.


Ad ogni modo posso già dire che la mia vita è molto cambiata (in meglio).
Non ero lì per vendere, ma sono diventata ricca...nell'anima, grazie alle parole e agli sguardi di chi entrava in quella piccola sala, riceveva in dono i miei sguardi e le mie parole, sia scritte, sia parlate. Poi vi racconterò.

Qui ci sono alcune immagini (qualcuna anche col telefonino) e un video meraviglioso che due stupende persone, Bruno Cherin e la moglie, Lina La Guardia, mi hanno offerto alla presentazione della mostra. Per me è stata una vera sorpresa: non mi avevano mai filmata, figuriamoci intervistata: ho scoperto una "me" che non conoscevo proprio.






Mostra fotografica



Mostra fotografica



Mostra fotografica



Mostra fotografica



Mostra fotografica



Mostra fotografica



Mostra fotografica



Mostra fotografica



Mostra fotografica



martedì 22 dicembre 2015

Vieni

Foglie

Io non so suonare uno strumento
che non sia me stessa
così canto per te le mie parole
che siano come un profumo nel vento:
non mi vedrai, ma io ci sarò ad avvolgerti
quando tutto attorno a te è silenzio.
Io non so danzare, la mia vita è così pesante, a volte..
e spesso i miei piedi si trascinano lungo la strada
così danza la mia voce, per te
che sia come il volo delle foglie:
il colore di queste mani d’autunno
ti avvolgerà, quando  il tuo passo
non mi cerca e il tuo silenzio si fa buio.
Riyueren

martedì 23 giugno 2015

Sospesa

Sguardi sulla pioggia

Sospesa galleggio
in forme di parole
contenitori
confini temporali
piogge acuminate
spigoli del dove
nell'incerto quando
vado
a contrastare il vento
trema il mio volo

Sorpresa altrove
foglia di suoni
stagione che dissolve
alle radici
queste mani


Riyueren

Riflettevo su come fossi arrivata ad amare le parole, così tanto e così presto, nella mia vita.

Pensavo, scioccamente, ora me ne rendo conto, che se fossi riuscita a trovare le parole per esprimere le sensazioni, le emozioni che mi abitavano, finalmente le persone con cui vivevo mi avrebbero compresa e, di conseguenza, accettata e magari amata, anche.

In realtà a nessuno qui interessava ascoltare un'altra lingua se non la propria e non avevano certo voglia e tempo di impararne un'altra: alla fine le mie parole non erano che suoni incomprensibili e segni indecifrabili.

Per molti, ora ho capito, le parole non sono, non debbono essere, che contenitori: tu le offri come un dono ma quasi tutti si fermano all'involucro esterno, alla forma. Non vedono, non vogliono, altro: una bella carta possibilmente luccicante e infiocchettata ma dentro, per amor del cielo, niente, meglio il nulla che una qualche sorpresa.
Meglio l'ovvietà del vuoto piuttosto che un brulichio di significati e qualche emozione da sgrovigliare.

Magari tu dentro al pacchetto di parole ci hai lasciato un'anima ferita molte volte: a nessuno importa veramente, anzi, la vista del sangue, quando addirittura non spaventa, fa schifo.

Così tu arrivi a portare altrove il tuo volo, controvento, controcorrente.
Non più stagioni, non più radici. Senza tempo, senza terra.

E le parole le tieni per te, ti ci avvolgi e ti regali a te stessa.


Sguardi sulla pioggia

giovedì 6 marzo 2014

Non esattamente un video...

Portrait with feather

Non componevo un video con le mie foto da parecchio tempo. Era notte inoltrata quando ho fatto questo tentativo: realizzare un filmato tutto con le mie fotopoesie.

Avevo gli elementi necessari, ero riuscita persino a trovare una musica, insomma, tutto era a posto, tutto normale.

Ho cominciato a costruire il video poco per volta e ad un tratto mi sono resa conto che, pur nella sua imperfezione, stava diventando qualcosa di diverso.

I singoli componenti, le foto, le parole sulle foto, la musica...le animazioni stesse che via via andavo trovando, i vari tipi di transizioni... non erano il risultato di una semplice unione di elementi... ma un qualcosa di più.

Alla fine mi sono resa conto che stavo ricomponendo non un video, ma dei frammenti: parti di me andate disperse ma soprattutto anche parti di me che non conoscevo e altre che non ricordavo.

"Il Tutto è maggiore della somma delle sue parti".


mercoledì 20 novembre 2013

A Mir

Mir

Ora il bosco è silenzio. Da molto tempo, per me, era assenza di suoni... ma da oggi è silenzio. La mia anima è muta. Ti scrivo parole, oggi, le cerco, non per consolazione, ma per avere una strada comune, un sentiero di piccoli ricordi su cui camminare ancora insieme.

Nonostante la tua presenza sia rimasta, viva, nei miei occhi, il tuo essere altrove è come sangue che scorre via da me... sei una ferita rimasta aperta... una ferita che non so come chiudere. Ci provo con quello che sono, con quello che ho: parole, immagini.

Mir

L'erba sta crescendo ovunque, in questo angolo di terra sotto casa che ormai è boscaglia fitta di rampicanti e di pruni.

Mare d'erba

Le panchine sono sommerse dal verde. 

Le altalene erano morte da molto prima: sono rimasti i giochi del Tempo. 

Il Tempo continua a giocare con noi, ora che lo abbiamo inventato.

Mare d'erba

Rami secchi, spezzati... foglie cadute... rami nudi, com'è nudo il mio sguardo su di noi.

Ho un'ala spezzata... no, non è la frattura alla spalla, quella poi guarirà.

Eri tu la mia anima, tu una delle sue ali: sono rimasta a metà.
Il volo è sempre più difficile, per me.

Sapevo che sarebbe successo: un giorno uno di noi due sarebbe arrivato e non avrebbe trovato l'altro, solo che non pensavo sarebbe stato così presto.

Speravo che fossi tu a non trovare me: ti saresti alzato in volo e avresti potuto trovare altrove il cibo per i tuoi inverni.

Mir nella neve

In mezzo a tante foto, l'ultima, prima della migrazione, 30 marzo 2013... pioveva, sei venuto a salutare, pieno di goccioline.

Mir spring 2013

Ti ho rivisto il 21 ottobre scorso, il mattino dopo la partenza di Giovanni per la Germania: non avevo la fotocamera... ma eri tu, arrivato come sempre al mio solito fischio.

Da quel giorno non ti ho più visto.

Ora ho visioni di te, Mir, dei tuoi voli, delle tue piume arruffate nella neve.

Sono solo visioni prigioniere negli occhi, chiuse dentro me.
Scivolano via libere con le mie lacrime. Ma poi tornano.

Solo tu non torni.

Mir

sabato 27 luglio 2013

Ancora un regalo...d'oltreoceano.



Condivido questo video, regalo di Daniel Rodriguez, perché è un esempio perfetto di come la vera amicizia superi tutte le barriere (qui c'è addirittura un oceano intero, dal momento che Daniel vive nel Texas).

Per quel che riguarda l'affinità d'anima, caro Daniel... la nostra non cesserà mai di stupirmi, anche se ormai dovrei essermici abituata ^__^

Sei un dono per me.Grazie infinite.

mercoledì 19 giugno 2013

Beethoven - Gli ascolti: link n°8 (32 Variations in C minor - Gould) link n°9 (Fantasia op. 77 - Ciani)

Il Faggio (e il gatto)


Le Sonate non sono l’unica branca della produzione pianistica beethoveniana, anche se naturalmente ne costituiscono la parte più rilevante. Un’altra costola di importanza fondamentale è costituita dalle Variazioni: un piccolo gruppo di incisi in cui un tema di qualsivoglia derivazione viene variato secondo diversi canoni musicali. Tra le “prede” di Beethoven, vari brani ed arie d’opera di predecessori (incluso Mozart), ma anche pezzi popolari come God save the Queen e Rule Britannia. Citazione particolare meritano le 33 Variazioni sopra un Valzer di Diabelli op.120.


Le variazioni qui proposte sono invece un gruppo di 32 tratte da un brevissimo tema originale. La scelta dell’interpretazione di Glenn Gould, discusso ma geniale pianista canadese, non è casuale.

Molto spesso questo testo beethoveniano viene sbrigato come un semplice momento di puro virtuosismo esibizionistico (ancora oggi nei Conservatori italiani si soffre questa discutibile interpretazione acritica). Coi suoi tempi dilatati e le sue atmosfere prive di chiari-scuri, Gould rivela invece l’intensa drammaticità di questo momento fondamentale dell’arte pianistica beethoveniana.




Chiude la nostra breve rassegna (tutt’altro che completa, ma era necessario – e come sempre doloroso – fare delle scelte), un brano che mi sta particolarmente a cuore.

 La Fantasia op.77 fu scritta subito dopo il Quinto Concerto. È uno dei pezzi più enigmatici di Beethoven ed in assoluto uno dei più trascurati. Capitato in un periodo di stasi nella produzione sonatistica (alle piccole Sonate opp.78 e 79 segue la breve op.90 prima della decisiva op.101 che inaugura ufficialmente l’ultima fase creativa), è stato affrontato da pochi pianisti nella storia dell’interpretazione. Tra questi il pioniere Arthur Schnabel (fu il primo ad incidere in studio le 32 Sonate complete, dopo averle attentamente revisionate: un’opera ancora oggi encomiabile), Edwin Fischer ed i suoi allievi Brendel e Badura-Skoda, Rudolf Serkin.




Dino Ciani, nato a Fiume da una delle famiglie inviate dal Duce a colonizzare la città-simbolo della dannunziana “vittoria mutilata” ed in seguito costrette ad emigrare a causa della minacciosa avanzata degli spietati partigiani titini, poteva legittimamente aspirare al titolo di più popolare pianista italiano di oggi. Sfortunatamente, un malaugurato incidente d’auto ne stroncò la carriera a soli trentatré anni, che pure erano bastati a Ciani per mettere assieme un repertorio più ricco e variegato di tanti odierni rinomati pianisti italiani alle soglie dei settant’anni.

La scrittura alterna una prima parte di “fantasia”, con scale, arpeggi violenti, ottave spezzate ed un ansimante Prestissimo in tempo di 6/8, ad una seconda in forma di tema con variazioni. Lascio all’ascoltatore l’onere di decidere se questo e gli altri siano brani degni di competere con una giornata bella o brutta che sia, per i più svariati motivi. 

L’augurio è naturalmente che questa breve immersione nell’ars beethoveniana aiuti tutti a capire di più e meglio la vita, e ad apprezzarla; poiché mai come oggi il desiderio di amore universale ed incondizionato, tanto propugnato da Beethoven per vie musicali, è disperatamente necessario.


Giovanni Piana


survivor

Cari amici, si conclude così lo scritto di mio figlio Giovanni che ci ha proposto una scelta di ascolti beethoveniani.
Ogni tanto nelle chiavi di ricerca trovo persone che arrivano qui pensando di trovare il famoso filosofo della musica Giovanni Piana...mio figlio è semplicemente un suo omonimo che s'interessa di musica perché è la sua professione.

sabato 1 giugno 2013

Beethoven - Gli ascolti: link n°8 (Sonata violino/piano op.96, Schneiderhan - Sonata cello/piano op.5/1, Rostropovich-Richter) a cura di Giovanni


Nel vento


Personalmente, ho sempre considerato il duo (strumento/voce e pianoforte) come una sorta di “solismo alternativo o alternato”, piuttosto che musica da camera – etichetta che riservo con assai maggiore convinzione ai brani per tre o più strumenti.

Beethoven si distinse nel genere componendo ben dieci Sonate per violino e pianoforte, più cinque per violoncello e pianoforte (esiste anche una Sonata per corno e pianoforte, rivendicata con scarso successo dai violoncellisti), oltre a vari brani di minore importanza e fortuna (una Serenata per flauto e pianoforte).


La Sonata op.96 rappresenta ancora una volta uno di quei momenti altissimi nella carriera del compositore, in cui la strada del genere è nettamente spianata ad uso dei successori. L’amalgama richiesto a violino e pianoforte è pressoché totale in ciascuno dei quattro movimenti, forse addirittura superiore a quello delle Sonate romantiche doc di Brahms, Franck e Faurè come osservato da molti addetti ai lavori. Entrambe le parti strumentali sono trattate al meglio, con lunghi e lirici fraseggi. L’esecuzione è affidata al violinista Wolfgang Schneiderhan, esperto del repertorio austro-tedesco; con lui, il pianista Carl Seeman.




L’op.96 è la decima ed ultima Sonata per violino. Le cinque Sonate per violoncello rappresentano meglio l’estro beethoveniano fra le varie fasi della carriera, poiché abbracciano un periodo che va dal 1796 al 1815; delle dieci Sonate per violino, invece, le prime nove sono state composte in appena un lustro (1798-1803), mentre solo la decima risale al 1812. L’anno peraltro della famosa lettera all’immortale amatissima, l’identità della quale non è ancora stata svelata dalla storiografia e difficilmente lo sarà.

Avendo fin qui proposto prevalentemente brani della maturità o del tardo Beethoven, abbiamo preferito puntare su uno dei brani giovanili. La Sonata per violoncello e pianoforte op.5 n.1 in Fa maggiore è la prima del ciclo. In essa sono ancora presenti influenze di Mozart e forse ancor più di Haydn (che fu per qualche tempo maestro di Beethoven), ma nel secondo movimento alcune articolazioni e alcuni improvvisi effetti di colore (inteso musicalmente: piano, forte, mezzoforte ecc.) svelano l’inquietudine ed il senso di recherche del giovane tedesco. Interpreti sono due sovietici: il violoncellista Mstislav Rostropovich ed il pianista Sviatoslav Richter.

Giovanni Piana


venerdì 17 maggio 2013

Beethoven - Gli ascolti : link n°7 An die ferne Geliebte (All’amata lontana) a cura di Giovanni


Villa Serra: dreaming

Beethoven scrisse anche moltissimi Lieder. Questa branca fondamentale dell’arte vocale è sempre stata trascurata e snobbata dalla scuola di canto italiana, che solo in anni recentissimi ha iniziato a capirne la grandezza e l’importanza nella storia della musica, senza però aver ancora sviluppato un ripensamento ed un conseguente interesse decisivi.

Tra molti pezzi a sé stanti (come la deliziosa Adelaide) e brevi brani raccolti sotto lo stesso numero d’opera, il ciclo An die ferne Geliebte (All’amata lontana) della piena maturità, rappresenta forse il momento migliore della produzione liederistica di Beethoven, su testi di Jeitteles. Malgrado la scarsa confidenza del compositore con la scrittura vocale, più volte evocata dai critici con malignità, si avvertono qua e là alcuni strali che spianeranno la strada ai grandi maestri di genere dell’800, tra cui Schubert, Schumann, Wolf e Brahms.

L’interpretazione è affidata a Peter Anders, uno dei migliori tenori tedeschi del periodo fra le due guerre, voce calda, potente e precisa con acuti luminosi ed un registro grave quasi baritonale.


Giovanni Piana

domenica 28 aprile 2013

Beethoven - Gli ascolti ( link n° 6 - Cristo sul colle degli ulivi - Missa Solemnis ) a cura di Giovanni




Torniamo alla produzione vocale di Beethoven. Il Christus am Olberge (Cristo sul Colle degli ulivi) è basato sull’episodio evangelico che precede l’arresto e la crocifissione di Gesù. La stesura dell’oratorio avvenne nel 1803, ma fu pubblicato soltanto otto anni più tardi. 

Ottenne un buon successo, ma oggi viene rappresentato raramente a causa delle forti influenze mozartiane, che lo fanno considerare una delle produzioni più convenzionali di Beethoven. 

Ciò nondimeno, rappresenta l’unico cimento di rilievo nella sua produzione sacra sino alla Missa solemnis.


Quest’ultima viene composta invece quasi parallelamente alla Nona Sinfonia, condividendone la geniale inventiva musicale e l’intreccio tra orchestra, coro e voci soliste. L’esecuzione che vi propongo è affidata ad un mostro sacro come Leonard Bernstein, sul podio del Concertgebouw di Amsterdam.

Giovanni Piana







domenica 14 aprile 2013

Beethoven - Gli ascolti (link n°5:Trio dello Spettro op.70 n.1 e link n°6:Quartetto op.132 ) a cura di Giovanni



The House



La musica da camera rappresenta uno dei pilastri dell’arte del cigno di Bonn. Al suo interno, meritano una particolare attenzione i Trii per violino, violoncello e pianoforte, e i Quartetti d’archi.
Il Trio proposto fa parte del cosiddetto periodo di mezzo, ed è soprannominato Trio dello Spettro (non “degli Spettri”, come ignominiosamente viene tradotto da molti discografici ed editori) per le atmosfere di suspense e “thrilling”, volendo usare un termine commerciale. Particolarmente evidente negli infiniti tremoli del secondo movimento. L’esecuzione è affidata a tre interpreti d’eccezione: l’anziano violinista Isaac Stern ed i più giovani Yo Yo Ma ed Emanuel Ax. Il tutto è impreziosito dalla voce narrante fuori-campo del celebre attore Gregory Peck.







The House


Il Quartetto d’archi op.132 appartiene all’ultimissimo periodo della produzione di Beethoven, a pochi mesi dalla morte. La mia scarsa competenza, triste a dirsi, di questo ramo della musica da camera priva del pianoforte mi spinge esclusivamente ad invitare l’ascoltatore ad immergersi in questo magma sonoro che ha pochi eguali nella storia della musica, affidato allo straordinario Borodin Quartet.


Giovanni Piana 




venerdì 5 aprile 2013

Beethoven - Gli ascolti (link n°4) a cura di Giovanni




Non volendo però dare la sbagliatissima impressione che solo gli artisti d’area austro-tedesca sappiano cimentarsi con Beethoven, vogliamo rivolgerci ad uno dei più grandi pianisti del secolo scorso, il sovietico Emil Gilels. Artista dal repertorio immenso, nella migliore tradizione russa, sofferse per l’intera esistenza un certo dualismo con un altro grande, Sviatoslav Richter. Genio e regolatezza il primo, genio e sregolatezza il secondo. Gilels è sempre stato descritto, ingiustamente, come “l’accademico” e Richter come “il fuoriclasse”.

 In realtà Gilels era un artista completo ed inarrivabile sotto tutti i punti di vista, e verso i cinquant’anni d’età dimostrò egli stesso di saper stupire il pubblico: come quando a Locarno, ormai prostrato da gravi problemi cardiaci, sostituì le micidiali Variazioni su tema di Paganini di Brahms con sette Sonate di Domenico Scarlatti; tutti pensavano che sarebbe stata una delusione ed una noia, invece fu probabilmente l’ultimo concerto memorabile di Gilels in area italiana, l’ultimo di una lunga serie beninteso.

A differenza di Richter, più selettivo nel repertorio, Gilels incise più volte l’integrale dei Concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven con collaboratori ed orchestre non sempre sovietiche. Dovendo fare necessariamente delle scelte per questa pubblicazione, abbiamo scelto di orientarci non già sull’epico Concerto-Imperatore (il Quinto), ma sul poco conosciuto Quarto.

 Una delle creazioni più enigmatiche e complesse di Beethoven, dove è incredibilmente il pianoforte solista ad annunciare la più piccola cellula tematica, poi ripresa dall’intera orchestra. 

Notevole anche il secondo movimento, un inciso apparentemente breve, in realtà ricco di micro-tensioni musicali scambiate fra solista ed archi. 

Il terzo infine è un’autentica esplosione di gioia. Backhaus paragonò questo passaggio tra secondo e terzo movimento alla leggenda di Orfeo che angosciato cerca di condurre l’amata Euridice al di fuori degli abissi dell’Ade; entrambi poi fuggono verso la riconquistata libertà, in un inedito finale positivo del mito.

Quella della felicità universale è una delle assi portanti del credo beethoveniano, ben espressa nell’opera Fidelio e nell’Inno alla Gioia. Un incondizionato amore universale che non guardava in faccia nessuna convenzione sociale.

Il discorso sulla cellula d’apertura del Quarto Concerto per pianoforte e orchestra mi permette una piccola digressione tecnica sulle capacità compositive di Beethoven. A differenza delle lunghe e sinuose melodie di Mozart e Haydn, Beethoven costruiva il proprio materiale basandosi su piccoli spunti poi arricchiti grazie all’inarrivabile tecnica orchestrale e pianistica. Il celeberrimo ed immortale incipit della Quinta Sinfonia è costituito da otto note: non c’è altro. Il primo movimento prosegue affidando a varie sezioni del complesso orchestrale il prosieguo dell’idea di base, intramezzato da alcuni spunti melodici.

 La genialità partendo da ingredienti minimi: ecco uno dei segreti dell’arte di Beethoven.

Giovanni Piana

Feathers

domenica 11 novembre 2012

Un regalo d'oltreoceano


Scrivo ascoltando la musica di questo video.

Mi hanno fatto un regalo.

Il mio amico Daniel, di Houston (ci siamo conosciuti da pochissimo, complice il tuo blog, caro Enzo) mi ha regalato questo video realizzato da lui (vi consiglio di visitare il suo canale You Tube: Ariodante76, scoprirete un'anima bella dal raffinatissimo gusto musicale e anche visivo).

Non so come Daniel ci sia riuscito, lui non poteva saperlo, ma il Lamento di Didone di Purcell è il mio brano preferito...ha così tanto di me...lo canto o lo accenno ogni volta che ho bisogno di entrare profondamente in me stessa.

Come poi sia riuscito a trovare un legame tra questa musica, la bellezza della voce di Nicolas Spanos, le mie foto, la conchiglia, il mare, una mia poesia, i miei autoritratti...questo resta un mistero, una di quelle meraviglie, quei fili di luce che mi tengono ancorata a questo mondo nonostante le difficoltà.

A questo proposito approfitto per salutarvi. Devo stare un po' lontana dal pc, non sto molto bene.Spero di tornare presto per poi poter partire per l'Africa.

Un abbraccio.A presto.






Daniel ha già realizzato altri due video, sempre utilizzando le mie foto.

Eccoli (solo i link, blogspot non mi permette più di un'anteprima, sembra). Grazie, Daniel.

http://youtu.be/SSXxbwTgp2w     


 http://youtu.be/JFBNwAy_ht4



martedì 10 luglio 2012

Una "Mostra di strada"


Sto preparando un post un po' speciale.

Nell'attesa, vi lascio qui il video di una "mostra di strada" ^__^
(spero non pensiate che sono io, eh?)

Giorgio Bassoli ed io abbiamo partecipato con foto e poesie ad "Harley in Piazza", una manifestazione a fini benefici e di solidarietà nel nostro quartiere, Rivarolo.


Noi però eravamo nel "Cultura Corner" ^__^ 


martedì 13 marzo 2012

Il Pettirosso



Semplicemente per condividere l'emozione che il mio piccolo amico mi regala da un mese a questa parte.

giovedì 8 marzo 2012

8 Marzo

Questo video, per ora. Lo condivido da Facebook dove lo hanno dedicato a me e a tutte noi.
... a stasera, per qualcosa di mio.



e anche questo