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Atomic Robo


Atomic Robo è un fumetto divertente, su questo non c'è dubbio alcuno.

E' divertente non tanto per lo sfacciato e grato retaggio hellboyano che si porta dietro, quanto per la ridanciana sconclusionatezza degli intrecci e per la caratterizzazione a tratti folle dei dialoghi.
Il disegno di Scott Wegener aiuta molto in questo senso, facendosi etremamente sintetico e funzionalmente particolareggiato dove serve, ma soprattutto asservendo con gusto la narrazione a singulti Brian Clevinger:

nel 1923, la carriera del fisico Nikola Tesla sembrava giunta al termine. Fino all’invenzione del robot dall’intelligenza straordinaria... Atomic Robo! Nel 1938, l’automa partecipa a una missione top secret del governo, ottenendo in cambio la cittadinanza americana, quindi fonda la TESLADYNE, un gruppo di scienziati dedito a svelare le stranezze del mondo. Quando un fenomeno inspiegabile minaccia la terra, la sola speranza di salvezza sono Atomic Robo e gli Scienziati d’Azione!

E questo è solo l'inizio di un circo di gag, battute e situazioni surreali, trovate sull'orlo del dissennato che non arrivano alle sublimazioni pop di Allred col suo
Madman, ma che giustificano la nomination agli Eisner Award e che scatenano il desiderio di leggere al più presto il secondo volume.

Atomic Robo è pubblicato in Italia da ReNoir e QUI trovate una preview di una manciata di tavole.

Il volume, oltre a contenere la prima miniserie del personaggio, contiene alcune short e pin-up realizzate da autori ospiti, oltre a un bello sketchook che sintetizza l'iter che Clevinger e Wegener hanno percorso per arrivare a definire il personaggio.

Caravan n.1 - Il cielo su Nest Point


Bello e pure tanto. Sì, lo so, è una miniserie, bisognerebbe parlarne alla fine, ma chissene: Caravan parte benissimo, con un primo numero scritto e disegnato impeccabilmente.

A cominciare dalla confezione grafica (il riuscito logo in primis, l'impostazione delle bellissime cover di Emiliano Mammucari) e fino alla ciccia che questa avvolge, la nuova miniserie Bonelli si presenta come perfettamente calata in un certo tipo di tradizione (Agenzia Alfa, in parte Volto nascosto e - soprattutto - Storia del west sono lì a ricordare degli altri tentativi bonelliani di impostare coralmente una serie), ma senza sentirvisi soggiogata.

Grande attenzione al ritmo (soprattutto in apertura e sospensione delle scene) e alle caratterizzazioni psicologiche dei personaggi, che risultano quotidianamente credibili anche laddove - di solito - la tipologia presenterebbe dei grandi rischi in termini di resa (mi riferisco, in particolare, ai personaggi-bambini o ragazzini) o nel ricorso a figure archetipiche (lo sceriffo all'ultimo giorno di lavoro prima della pensione)

Michele Medda sceglie la strada del realismo piano e della verosimiglianza anche attraverso i dialoghi, scevri di inutili didascalismi e che - anzi - contribuiscono ad esprimere al meglio i caratteri sia laddove lascino intravvedere spunti per un metatesto da approfondire (la presentazione del progetto che Donati fa al ricco imprenditore) sia nel generale tono da commedia leggera (il direttore del giornale, il medico amico dei Donati, lo sceriffo).

L'unica perplessità riguarda la gestione del punto di vista: Medda sceglie il figlio dei Donati che, in una serie di flashback in forma diaristica, racconta come la città di Nest Point sia stata evacuata (e non dico altro per non spoilerare), solo che - pur comprendendo le inevitabili licenze o forzature che un'impostazione del genere richiede necessariamente - in certi momenti non si capisce come abbia potuto acquisire delle informazioni relative ad alcuni accadimenti.
Ben poca cosa, comunque, rispetto a tutto l'elegante impianto narrativo tessuto dallo scenggiatore, che trova in Roberto De Angelis il complice ideale, se pensiamo alla grande disinvoltura e consapevolezza tecnica sopraffina, all'ottima resa dei personaggi, all'ottima versatilità che gli permette di rendere sia nei momenti maggiormente d'atmosfera sia in quelli più d'azione e alla consueta eccellente efficacia nella ricostruzione delle locations: la perfetta risposta grafica all'impostazione narrativa di Caravan.

letture planetarie


Batman diventa la mascotte della Pro Loco di Barcellona e si trasferisce da Gotham nella città spagnola per andare a caccia di grosse lucertole, cercando di non evitare nemmeno un luogo comune da cartolina (purtroppo mancano paella e una passeggiata sulle Ramblas).
Mark Waid ai testi, Diego Olmos ai disegni, altri al resto.

L'introduzione del sindaco di Barcellona e il redazionale che ricostruisce l'iter produttivo dell'albo/volume sono due perle di umorismo involontario.

Per fortuna il prezzo è più che basso per il tipo di volume.



Victor Santos
è un autore spagnolo che in Italia non s'è mai visto e possiamo leggerne la prima opera in nostrano idioma con questo Black Kaiser, edito sempre - come il Batman Touring Club - grazie a Planeta/De Agostini.

Con Black Kaiser Santos torna a declinare un'altra sfumatura dell'immaginario pop occidentale di genere e dopo il fantasy, il noir, l'horror e il supereroistico arriva ora la spy-story tesa e sul filo del tamarro.
Come sempre un occhio a Darwyn Cooke, uno al miglior Frank Miller e l'altro (...) a Sergio Leone.
E come sempre, anche in questo caso Santos si diverte a giocare coi registri, con le regole dei generi e - pur meno rispetto ad altre sue opere - con le regole del medium.
E come sempre lo fa bene.

Santos è un mostro.
E' da anni che spero che qualche Editore nostrano ne pubblichi i suoi fumetti autoprodotti o realizzati con qualche etichetta indipendente (non tanto il fantasy
Los reyos elfos (ma giusto perchè il fantasy mi fa cacare), ma almeno i bellissimi Pulp heroes, Faeric gangs e - soprattutto - Lone in heaven) ma sono sicuro che - con l'uscita del Filthy Rich su testi di Azzarello - le cose prenderanno un'altra piega.

Nel frattempo, per chi voglia farsi un'idea delle capacità di questo bravissimo autore, esiste la possibilità di cliccare QUI e finire dritto dritto sul suo blog.

gradazioni di nero


RG - Fuori dal sistema
di Pierre Dragon e Frederik Peeters
Rizzoli/Lizard
15.00 €

Sulla bravura di
Peeters non è che ci fossero dubbi (se non avete letto Pillole blu o Lupus, correte a farlo), ma l'idea di vederlo cimentarsi in un poliziesco mi ha lasciato inizialmente qualche dubbio. Dubbi spariti già a pagina 2, quando i suoi disegni e l'ispirazione di Dragon mi hanno catturato senza mollarmi un attimo prima della fine. Non certo per il ritmo della narrazione o per l'affastellarsi dei colpi di scena (molto lento ma costante, il primo, e quasi inesistenti, i secondi), ma per la capacità dei due autori di creare dei personaggi interessanti tanto da seguirli a prescindere, in sospeso tra fiction e life drama, in una storia semplicemente bella. E molto pure.



Joker
di Brian Azzarello e Lee Bermejo
Planeta/DeAgostini

13.95 €

Il personaggio di Joker è stato declinato un po' in tutte le salse e raccontarne le vicende potrebbe apparire velleitario. Non quando però al timone ci sono due autori del calibro e delle capacità di Brian Azzarello e Lee Bermejo. La chiave di lettura crime/noir che Azzarello dà nel caratterizzare tanto Joker quanto il restante pantheon di cattivoni batmaniani è vincente, anche quando si prende senza batter ciglio delle licenze mica da ridere (vedi Killer Croc). I disegni di Bermejo sono semplicemente ottimi e perfetti per le atmosfere create dallo sceneggiatore: un volume che avrebbe meritato una confezione più pulp e meno fighetta, ma queste sono quisquilie, dato che sulla ciccia c'è solo da esser contenti.



The Punisher: Valley forge, Valley forge
di Garth Ennnis e Goran Parlov
Panini Comics
13.00 €

Avevo già detto quanto di buono pensi del lavoro di Garth Ennis su Punisher e confermo anche dopo la lettura di questo Valley forge, valley forge: arrivati all'ultimo capitolo della sua gestione del personaggio, il bilancio finale conferma tutte le migliori cose possano essere dette sull'autore irlandese. Peccato solo che in questo caso proceda troppo per chiacchiere e troppo poco per fatti, tanto da costringere il pur fenomenale Parlov a un'esagerazione di talking heads e a una sovrabbondanza di inquadrature su striscia che ne sacrificano la maestria narrativa.



Promessa d'onore su Spider-man: La tela della follia
di Bruce Jones e Lee Weeks
La Gazzetta dello sport/Corriere della sera
8.99 €

A suo tempo m'ero perso
Promessa d'onore, storia della serie Tangled web realizzata dal tandem Bruce Jones/Lee Weeks. L'ho recuperata nel volume della collana che Gazzetta e Corriere della sera hanno dedicato tempo fa a Spider-Man e pur nell'altalenanza fra momenti più riusciti e meno della storia (un po' stucchevole nello spunto e nella soluzione, banalotta nella definizione di molti personaggi), mantiene una sua gradevolezza, che si fa elevata bellezza nel momento in cui dovessi pensare unicamente ai disegni del (sottovalutatissimo) Lee Weeks, un disegnatore con parecchia classe nel segno e invidiabile arte nell'efficacia narrativa.




Phantom - L'uomo mascherato n.1

di Avenel, Bess, Lindahl, Darrel, Ewers, Bishop e Spadari
Eura Editoriale
3.00 €

Alla notizia dell'uscita della serie son partito a cazzo dritto perchè per Phantom ho una passione/amore da delirium tremens che mi dovrebbe far meritare qualche chiacchierata con uno di quelli bravi, ma ciò non toglie che - in un recondito spazio del mio cervello - so ancora distinguere fra una storia raccontata bene e una serie di storiuccole rabberciate, stupidine, retoriche, rigonfie di politically correct. Peccato che spesso siano pure disegnate bene.
Ribatto sullo stesso punto: qualche editore sarebbe interessato a un bell'antologico di omaggi al personaggio di Falk fatti come si deve?

Scarface - Diavolo mascherato


Ci sono opere importanti perchè aiutano a ridefinire i limiti di riferimento qualitativo.
Scarface - Diavolo mascherato è una di queste.

Peccato - però - che la miniserie di Joshua Jabcuba e Alberto Dose (pubblicata negli USA da IDW Publishing e in Italia da Freebooks) riesca a farlo, ma permettendo di ridefinire il concetto di opera involuta, confusionaria, derivativa e pretenziosa.
E meno male che il punto di partenza era una materia dopo tanti anni ancora incandescente, ricca epotente: nientemeno che Scarface. Più in particolare, lo Scarface di De Palma interpretato da Pacino.

Invece di sfruttare il vantaggio dell'epos di riferimento, invece di godere della possibilità di attingere a un bagaglio di suggestioni sterminato (le origini del personaggio, l'ambientazione geografica, l'ambientazione storica, il film stesso), Jabcuba ridigerisce tutto e lo ripropone in un insulso polpettone gore e tamarro di quart'ordine, assecondato da un Dose più incline a prendere tutto il prendibile da Risso e molto meno a mettere in gioco cuore e panza.
E lasciamo perdere la tavolozza di colori.
Tempi narrativi a scatti e a prolassi, atmosfera zero, personaggi pallosi, la Storia ridotta a bigino, il materiale di partenza lasciato stolidamente troppo e solo sullo sfondo: ne avessero beccata una giusta anche solo per sbaglio, sarebbe stato semplicemente un fumetto mal riuscito.

La meticolosità del fallimento, invece, induce quasi al sospetto della volontarietà e consegna invece Scarface - Diavolo mascherato a quell'ensamble di opere che - come si diceva in apertura - aiutano a capire cosa si intenda per fumetto brutto. Ma proprio tanto.

Anatomia del desiderio


La Double Shot ha proposto mesi fa In carne e ossa, la prima antologia di racconti di Koren Shadmi, e ci riprova ora con questo Anatomia del desiderio presentato all'ultima Comicon, mandando a segno anche il secondo colpo.

Pur essendo giovanissimo e pur cimentandosi in una forma di racconto a forte rischio paraculata inconsistente e ombelicale, Shadmi denota invece uno sguardo, una cifra stilistica e una capacità affabulatoria delle più sorprendenti e convincenti che mi sia capitato di incontrare in questi anni.

Le relazioni interpersonali per Shadmi sono l'occasione per l'essere umano di mostrare non solo tutte le proprie debolezze ma più spesso il suo peggio nell'imporle o nel difenderle o nel tentativo di comprenderle.
In queste due antologie l'autore israeliano turba, inquieta, mette alla prova il lettore declinando il tema del corpo e del desiderio attraverso la lente deformante (che altera le forme, ma esalta i concetti) del surreale, affidandosi con disinvoltura e alla propria sensibilità grafica, fatta di un segno morbido e tagliente, così come estremamente robusta sotto il profilo narrativo (e pure elegante, che non guasta quando non si cerca l'effetto fine a se stesso).

Savarese


Nel corso degli anni ho letto Savarese sulle pagine dei settimanali Eura, ma con estrema irregolarità (e ancora più di rado nella collana Euracomix) e quasi esclusivamente per i disegni di Domingo Mandrafina: non avendo mai avuto la possibilità di leggere la saga dall'inizio, non sono mai riuscito ad inserirmi in corso d'opera*.

Ora che Savarese è uscito nella collana I maestri del fumetto curata da Magic Press per Panorama/Mondadori, ho avuto modo di apprezzare una volta di più l'immensa classe del disegnatore argentino (nonostante la stampa a cacarella, che si mangia un sacco di segni), ma - anche - di avere conferma della bravura di Robin Wood, sceneggiatore fluviale, inarrestabile, che ha all'attivo un numero impressionante di (belle) opere.

Savarese si inserisce nella grande tradizione del feulleiton di formazione sudamericano anni '70/'80, ma contaminato pesantemente da atmosfere, situazioni e intrecci propri delle gangster story (QUI qualche nota chiarificatrice in più).
Certo, i testi e la prosa di Wood sono a volte stucchevoli e sovrabbondanti di retorica, ma Savarese regge bene all'usura del tempo e mantiene una grande forza narrativa, grazie soprattutto a una trama solida e alla ricchezza del pantheon di personaggi.
Sui disegni di Mandrafina, poi, manco sto a dire troppo: meravigliosi. E sono praticamente certo che - per alcune situazioni - il buon Miller se lo sia più che guardato per il suo Sin City.


*e la lettura di quest'antologia non ha fatto altro che aumentare il desiderio di rivedere proposto Savarese in un'edizione completa, in b/n e stampato a dovere...

Napoli di ritorno

Napoli è sempre statata una bellissima occasione per visitare una bella fiera (insieme a Lucca la migliore, per me), mangiare ancora meglio e stare in compagnia di persone che normalmente non avrei occasione di incrociare con facilità.
Anche questa volta le cose sono andate al meglio.

I momenti da rievocare sarebbero veramente tanti, ma poi - alla fine - chi c'era già li conosce e chi non c'era non è che potrebbe viverli ora in differita.

Ho cazzeggiato quasi tutto il tempo, eccetto che in due momenti: quello in cui con Gianfranco abbiamo consegnato a chi di dovere il dossier su OWC e un altro in cui è salito sulla barca di Rusty dogs un altro bravissimo disegnatore).
Riguardo OWC, ora aspettiamo e incrociamo le dita.
Riguardo Rusty dogs, a breve qualche news più seria e circostanziata su cos'è.

Ho girato per gli stand acquistando poco - ma solo per problemi di spazio e per via del fatto che tanto molta roba mi arriverà in libreria a breve - ma chiacchierando parecchio.

Sono stato sopportato in larga parte dai toscanacci della Double Shot, che ora sono in viaggio verso Firenze e si stanno portando dietro la mia valigia e quindi a loro vanno tutti i miei rispetti: ciao Alessio, ciao Lorenzo, ciao Michele e ciao allo stagista Nicola, ma anche ciao agli Evo boys Andrea "ti piace il fantasy?" Vignali e Francesco (Trifogli, disegnatore mostruoso).

Ho molto piacevolmente chiacchierato con Alessandro (in bocca al lupo per Salgari, che leggerò appena m'arriva), ho conosciuto Lelio "monicaqualemonica?" Bonaccorso e ho rincontrato Marcuccio (più sotto qualche commento sul loro Peppino Impastato), ho visto la bellissima roba che fanno quelli di The Passenger e Lucho, ho bestemmiato contro i cosplayer e i giocatori di Guitars heroes (anzi, meglio: contro chi li ha messi tutti in un collo di bottiglia che collegava due zone diverse della fiera), ho rimediato una notevole figura di merda che per decenza non riporto (ma temo che su CUS se ne parlerà abbastanza), ho incrociato troppo velocemente sir Carlo & signora, ho preso un buonissimo caffè con Stefano e Giulio-Brendon, ho sudato come un fesso perchè ho sbagliato clamorosamente guardaroba, ho capito con Giorgio cosa significhi essere un autore sensibile (e mai lo ringrazierò abbastanza per questa illuminazione), ho giracchiato fra gli stand con Wertheruccio, incrociato giusto un attimo Rrobe, Sergio, Zappo, Enoa, Mauro, Lorenzo, ED!, Marco ed Alessandro , ho conosciuto dal vivo quel portento d'autore che è Makkox e ho visitato le mostre con Gianfranco a tempo di record.
Per quanto non l'abbia conosciuto, ho avuto modo di intravvedere l'estrema disponibilità con tutti di quel mostro da tavolo da disegno che si chiama Edoardo Risso. Una grandissima sorpresa davvero.
Insomma, un bel pieno di cose belle.
Peccato solo non essere riuscito a beccare Cristiano e Davide.

E in viaggio verso Roma ho pure avuto modo di leggere due fumetti presi in fiera e uno scroccato a Werther: il già citato Peppino Impastato, l'ultimo 100 Bullets e Il gusto del cloro.


Peppino Impastato è un altro ottimo esempio (dopo Ilaria Alpi) di come Marco riesca a trovare il giusto equilibrio fra impianto giornalistico-documentaristico e fiction senza sconfinare da una parte nella freddezza cronachistica e - dall'altra - nelle semplificazioni delle soluzioni narrative.
Lelio, qui al suo esordio sulle lunghe distanze, lavora di sintesi senza perdere in ricchezza e regala delle tavole dalla grande carica emozionale e di ottima efficacia narrativa.



100 Bullets. Azzarello e Risso. Gangsters, cospirazioni, alto e basso killeraggio, donne fatalmente fatali, pallottole a quintali e sangue a litri come l'inchiostro delle ombre. Praticamente il Bengodi per chi ami il noir, il crime e - soprattutto - le belle storie.
Ora mancano solo dodici episodi alla fine di questa splendida serie e già mi chiedo cosa affiancherà Criminal fra le mie serie preferite di sempre.


Il gusto del cloro, di Bastien Vivès (Black Velvet) ha vinto nella categoria "revelation" l'ultima edizione di Angoulême. E ha vinto a ragione perchè Vivès è bravissimo. Non potrebbe definirsi altrimenti un autore che riesce a tenerti incollato su una storia che - per tutte le sue 130 e rotte pagine - si svolge all'interno di una piscina e che ha due protagonisti e basta. Vivès è giovanissimo, ma sa raccontare, sa muovere la camera, sa trovare delle soluzioni grafico-narrative eleganti e funzionali al racconto, con una consapevolezza che fa rosicare.

letture e visioni



Confermo tutto ciò che ho detto all'uscita del primo volume di questa serie e rilancio (e nel rilancio è compreso pure ciò che penso del secondo arco narrativo) ora che ho letto il terzo paperback di Criminal: Brubaker e Phillips stanno componendo uno straordinario e coerentissimo mosaico nero come non ne leggevo da eoni.
Siamo dinanzi allo stato grezzo del noir, alla sua forma primigenia e incontaminata, ma considerando che parliamo di un fumetto uscito nel terzo millennio e che è stato preceduto da quintali di cellulosa e chilometri di celluloide appartenenti allo stesso genere e che hanno contribuito a (ri)definirne la sintassi, dovremmo avere ben chiara la dimensione di questo capolavoro.




Ho sempre apprezzato il lavoro di Barry Levinson, regista di non eccelso spessore ma che ha l'indubbia qualità di riuscire a condurre in porto una storia con convinzione, sguardo personale e gran capacità di far convivere attori e personaggi di non facile gestione.
Certo, qualche stronzata è riuscita a farla pure lui (chi ha detto Sfera?), ma titoli come Good morning Vietnam, l'ovvio Rain man, Sleepers e i sottovalutati Bandits e L'uomo dell'anno non possono essere vantati da tanti cineasti nella propria filmografia e a questi si va ad aggiungere Disastro a Hollywood, ottimo esempio di come anche l'esausto tema del cinema nel/sul cinema possa essere riattualizzato quando si ha qualcosa da dire e qualcuno con cui dirlo: De Niro senza smorfie paracule, un sempre meraviglioso Turturro e dei complici e divertiti Penn e Willis.

Wolverine: Logan


Una storia liscia liscia liscia, con un intreccio sul filo dell'inconsistenza, tanto da essere più il pretesto per dei segmenti narrativi collegati quasi pretestuosamente o - nel migliore dei casi - per dei momenti di impianto teatrale.

Tre personaggi - quasi tutti sullo stesso livello - che vengono gestiti da Vaughan secondo le più consuete dinamiche del triangolo: lui, lei e l'altro.
C'è il protagonista, c'è l'antagonista e c'è il/la co-protagonista che è anche cuore della motivazione del protagonista.
Dialoghi buoni, senza inutili o troppo ricorrenti tamarrate.

Risso si smarca un po' dal suo consueto approccio anarchico alla pagina e si concentra su livelli fissi di struttura e regia, ammorbidendo e semplificando il segno, ma senza perdere in robustezza.

Un'opera che fa dell'essenzialità estrema il proprio fulcro e si affida molto - forse troppo - alla partecipazione emotiva del lettore e che vede nei bei colori di Dean White un altro dei pochi punti forti.

QUI un'anteprima del volume.

DMZ - Fuoco amico


Ancora una volta, Brian Wood riesce a sorprendere per la spietata lucidità con cui racconta - ri-occidentalizzandolo - un qualcosa che ormai è stato molto poco democraticamente (e molto, molto realisticamente) esportato e ricollocato: la guerra.

Fuoco amico, il nuovo arco narrativo della bellissima serie DMZ, è una riflessione pregevolissima e mai banale su come la guerra faccia continuamente e facilmente scambiare i ruoli fra vittima e carnefice.
Quando la ragione non riesce a stare da una parte sola, quando diventa alibi.

Più tecnicamente: ho trovato ottima l'alternanza fra il presente disegnato dal Burchielli nazionale e la ricostruzione in flashback affidata a Kristian Donaldson, Viktor Kalvachev e Nathan Fox.

Insieme a 100 Bullets e Scalped, la migliore serie Vertigo attualmente in circolazione.

senza parole

Gli ultimi due titoli Black Velvet sono estremamente diversi per idea di fumetto e immaginario di riferimento di entrambi, ma hanno una scelta espressiva in comune: raccontano entrambi delle storie mute.


Odi's Blog 1.0 di Sergio Garcia e Lola Moral è una serie di brevissime storie a colori leggere e sorridenti, in cui la fantasia viene eletta a sguardo sulle piccole cose della quotidianità, come filtro sulle difficoltà.
In Odi's Blog riecheggiano modelli fumettistici alti e archetipici come Little Nemo, ma anche riferimenti più recenti come certe strisce di Calvin & Hobbes.
Pur nella ripetitività di molte delle soluzioni alla base delle short, il volume si legge con estremo piacere, non solo per la sinuosa raffinatezza del segno di Garcia, ma soprattutto per la sua elegante capacità narrativa sotto il profilo grafico.



Il numero 73304-23-4153-6-96-8 è un'ulteriore pezzo di bravura di Thomas Ott. L'autore svizzero procede nel suo percorso espressivo fatto di atmosfere cupe e grottesche, una poetica sottesa dal tema dell'ineluttabilità e circolarità del destino.
Qua tutto ruota attorno all'ossessione che i personaggi hanno per un numero, quello del titolo, e assisitiamo ancora una volta a un lavoro graficamente superbo e affascinante, che si mantiene su livelli di eccellenza per la disinvolta consapevolezza con cui Ott gestisce i tempi narrativi e le scelte di montaggio: il suo è uno sguardo sul mondo ipnotico e che cattura e avvolge irresistibilmente.

ho letto cose...

Come già lo scorso anno e pure quello precedente, anche a 'sto giro vi ammorbo con le migliori letture fumettistiche che ho fatto negli scorsi dodici mesi.

Come sempre, fra dieci minuti potrei apportare delle modifiche anche sostanziali e domani addirittura rivoluzionare integralmente la classifica. Ma oggi vanno benissimo questi 20 titoli.

Ah, il perchè i fumetti qua sotto mi siano piaciuti, quest'anno me lo tengo per me.



TOP 10 STORIE AUTOCONCLUSIVE




TOP 10 FUMETTO SERIALE

in lettura

Napule è mille colure, ma anche una bella vagonata di suggestioni.
Due di queste mi sono state regalate nei giorni della fiera.
Una durante la premiazione e l'altra da Gianfranco.



Lo scontro quotidiano era nella pila delle cose da leggere e ora l'ha risalita finendoci in cima, dato che ha vinto il Micheluzzi come miglior fumetto straniero e son veramente curioso.



Kafka sulla spiaggia
, invece, è la penultima opera di un autore che non conosco per niente, salvo che per Tokyo Blues, letto ormai una vita fa.

Sono criminali


Per Panini è uscito in questi giorni Criminal, fatica a fumetti di Ed Brubaker e Sean Phillips, edita originariamente negli USA sotto l'etichetta marveliana Icon.
Quando un anno e mezzo fa venne fuori la notizia della pubblicazione di questo noir, mi spaventò parecchio il rischio che Once Were Criminals potesse averci più punti di contatto e pur amando enormemente il lavoro sia di Brubaker che di Phillips, non nego che gli lanciai a prescindere delle bestemmie non da poco.

Certo, il genere è frequentatissimo, fa riferimento a un insieme di topoi narrativi ai quali è difficile (e forse ingiusto) rinunciare, quindi già questo avrebbe potuto rassicurarmi e tranquillizzarmi, ma evitai comunque di acquistare Criminal, evidentemente non solo perchè non capisco una cicca d'inglese, ma anche per immaginabili remore - ocio all'aggettivo fico - deontologiche, dal momento in cui OWC era avviato, ma molto lontano dalla forma ben precisa che ha assunto nei mesi successivi e a quella che ha raggiunto oggi, ormai è indirizzata su binari ben precisi.
Proprio per questo motivo, con tutto che qualche timore ancora lo serbavo, ieri ho letto il volume della Panini con serenità e - a prescindere da tutto il discorso fatto finora - con sconfinata bramosia, scatenata non solo dall'amore per il genere, ma anche per la coppia di autori, una delle mie preferite in assoluto.

Al termine della lettura ho provato sicuramente un gran senso di sollievo (certo, a volte qualche sussulto preoccupato l'ho vissuto), ma - più in particolare - un gran senso di soddisfazione, dato che Criminal è innanzitutto una bellissima lettura.
Sono sicuro che molti di voi non rimarrebbero che affascinati dalla vicenda di Leopold, rapinatore esperto, ma codardo, alle prese con un colpo da cinque milioni di dollari in diamanti.
Brubaker e Phillips si districano con una classe e un mestiere che fanno invidia sbavante.
La forza di tutto risiede nella chiarezza d'intenti, nel giusto equilibrio fra linearità del percorso e variazioni nello stesso, fra adesione ai topoi del genere e della loro rielaborazione.
Un ottimo esempio di come si possano rispettare le regole connaturate a una determinata forma narrativa senza rinunciare a indirizzarle al contempo in direzioni inedite.
Vien da sè che attendo con curiosità famelica e irrefrenabile il secondo volume.


the greatest comics of the year for me and only for me

Anche quest'anno mi sono divertito a incolonnare le letture che mi hanno più coinvolto, incuriosito e colpito nei dodici mesi precedenti.
Più precisamente si tratta di due classifiche, una dedicata alle storie auto-conclusive e l'altra al fumetto seriale.
Ho la fastidiosa sensazione di aver dimenticato qualcosa, ma va bene uguale, dato che tanto - domani - rivoluzionerei i titoli.



TOP 10 STORIE AUTOCONCLUSIVE


Il vangelo del coyote
di Gianluca Morozzi, Giuseppe Camuncoli e Michele Petrucci
Guanda Editore
Titolo d'esordio per la nuova collana Guanda dedicata al fumetto e affidato al romanziere Morozzi e a un duo di disegnatori dalla cifra stilistica apparentemente incompatibile. La storia, invece, è un bel pugno allo stomaco e una carezza al cuore, un vero manifesto d'amore e sangue, scritta benissimo e disegnata in maniera altrettanto entusiasmante.

Mom's cancer
di Brian Fies
Double Shot
Parlare di cancro in maniera autobiografica non è cosa facile e le derive vittimistiche o pornografiche sono dietro l'angolo, ma in questo caso Fies riesce a mantenere un equilibrio e un approccio straordinari. Un fumetto che fa bene e fa male come pochi.

Il sangue della mala
di Loustal
Coconino Press
Un polar di quelli che non scordi, che ti prende con forza, ti tratta male e ti commuove pure. Loustal al suo meglio, fra atmosfere cupe, malinconiche, un'azione sghemba e un'ambientazione della e nella memoria che lasciano stremati.


Ice Haven
di Daniel Clowes
Coconino Press
Citazionista, caustico, surreale, Daniel Clowes regala con Ice Haven un altro tassello della sua personalissima visione dell'umanità, della vita di provincia, dei risvolti ambigui e inquietanti insiti in ogni essere umano.

Vita e dollari di Paperon de'Paperoni
di Carl Barks
Walt Disney
Alcune perle barksiane dedicate al papero più ricco del mondo e ri-confezionate a trenta e passa anni di distanza dalla Disney in occasione del sessant'anni del personaggio. Un volume da coccolare, respirare e metabolizzare.



Maciste e altre storie
di Stefano Misesti
Edizioni BD
Sfido chiunque a rimanere insensibile difronte alla travolgente vis ridanciana di Maciste e delle altre bellissime storie brevi realizzate da Misesti e raccolte da BD in questo volume. Non sense, gag surreali e magnificamente stranianti.


Un gangster ebreo
di Joe Kubert
Planeta DeAgostini
La mano sapiente ed esperta di una colonna del fumetto occidentale al servizio di una storia semplice e asciutta, ricca di pathos e con un impianto grafico robusto e di eccezionale espressività. E tutto questo nonostante temi e ambientazione siano fra i più abusati nel cinema, nella letteratura e nel fumetto.


Gli occhi e il buio
di Gigi Simeoni
Sergio Bonelli Editore
Secondo dei romanzi Bonelli, il primo che mi ha convinto e ringalluzzito. Proprio una bella lettura, grazie a una trama molto frequentata ma saggiamente contaminata da un Simeoni che, anche dal punto di vista grafico, offre una prova eccellente.


Quebrada
di Matteo Casali, Giuseppe Camuncoli e altri
Edizioni BD
A mio avviso il miglior fumetto di Casali, per l'idea vincente e avvincente di una crime story ambientata nel mondo della lucha libre, per la caratterizzazione dei personaggi. Fra i disegnatori, poi, i nomi di Camuncoli, Fuso, Dell'Edera e Accardi spiccano per le loro ottime tavole, ma il livello è sempre alto.


R
di Atsushi Kaneko
d/Visual
una delle follie più divertenti che potessi aspettarmi di leggere. Kaneko è un pazzo scriteriato dalle trovate narrative e grafiche elettrizzanti e stordenti. Una bellissima sorpresa. E da un manga, poi.




TOP 10 FUMETTO SERIALE


Rat-Man nn.62/63 - 299 e +1
di Leo Ortolani
Panini Comics
Forse il fumetto più bello dell'anno, in assoluto. Ortolani ai propri vertici espressivi, completamente padrone della pagina e magnifico affabulatore. Il finale, poi, fa dieci a zero al 300 milleriano di cui questi due albi dovrebbero essere la parodia.


100 Bullets - Samurai
di Brian Azzarello e Eduardo Risso
Planeta DeAgostini
Lo confesso, ho preso uno degli archi narrativi a caso di 100 Bullets, ma solo perchè la serie sta procedendo costantemente a ritmi vertiginosi di qualità e non ci sarebbe differenza alcuna. Azzarello è il mago del depistaggio e del nascondino, se poi gli anfratti e le ombre noir sono quelle di Risso, allora diventa tutto più facile.


Torpedo voll.1/2/3
di Enrique Abuli e Jordi Bernet (e un pizzico di Alex Toth)
Edizioni BD
Qualche mese fa m'ero già sbrodolato tutto parlando del primo volume dell'integrale di Torpedo. Ora che siamo al terzo, non posso che confermare, reiterare e ripetere allo sfinimento tutto quanto di buono si possa dire su questa serie. Da leggere. Punto.


Dylan Dog n.251 - Il guardiano del faro
di Bruno Enna e Giovanni Freghieri
Sergio Bonelli Editore
Ritrovarmi a leggere Dylan Dog con passione mi è capitato di recente solo con alcune storie di Paola Barbato. Con quest'episodio ad opera del duo Enna/Freghieri, però, ho piacevolissimevolmente aggiunto un'altra tacca.



Alack Sinner vol.1 - Conversando con Joe
di Carlos Sampayo e Josè Munoz
Nuages
Riproposta in formato maestoso del celebre peccatore di Sampayo e Munoz. Un'edizione filologicamente necessaria e che permette di riassaporare in tutta la loro magnificenza e struggente forza narrativa i passi di danza in china di Munoz e le parole nere di Sampayo.

Volto Nascosto n.1 - I predoni del deserto
di Gianfranco Manfredi e Goran Parlov
Sergio Bonelli Editore
Il fumetto seriale senza senso di colpa, la narrazione d'ampio respiro per il gusto della stessa, una ricostruzione storica da spavento, dei disegni che rimangono negli occhi per parecchio tempo. Se tutta la miniserie sarà anche solo la metà bella di questo primo numero, ci sarà da esultare.

DMZ vol.1 - On the ground
di Brian Wood e Riccardo Burchielli
Planeta DeAgostini
Quando l'avventura si fa politica senza diventare propaganda, quando l'intrattenimento pone i grandi dilemmi etici senza soffocare la storia, quando uno sceneggiatore ispirato incontra un disegnatore ispirato. Ecco, quando capitano tutte queste cose, è facile che ne venga fuori una serie come DMZ.


Liberty Meadows vol.3 - L'estate dell'amore
di Frank Cho
saldaPress
E' vero che non sono uscite finora migliaia di strisce ed è altrettanto vero che non frequento assiduamente il genere, ma con la chiusura di Calvin & Hobbes non ho trovato una serie che mantenga un livello di spassosità costantemente altissimo come la striscia di Cho. Fa-vo-lo-sa.

Loveless voll.1/2 - Che razza di ritorno a casa e Denso come il sangue
di Brian Azzarello e Marcelo Frusin (e altri)
Planeta DeAgostini
Non ha la forza dirompente del primo arco narrativo di 100 Bullets e anche altrove Azzarello ha avuto partenze più brucianti, ma la persistenza di Loveless al termine della lettura è una dote che non può essere sottovalutata. Ottimo Frusin, seguito da uno Zezelij da dimenticare e un Dell'Edera da incorniciare.

Tex nn.563/564 - Spedizione in Messico e Rurales!
di Mauro Boselli e Dante Spada
Sergio Bonelli Editore
Western classico e robusto, fatto di tutti i topoi del genere, ma amministrati e gestiti con misura e asciuttezza. Dialoghi fluviali (a volte in maniera esagerata), buoni personaggi, disegni efficacissimi, freschi e in cui non c'è solo del buono, ma spesso dell'ottimo.