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sabato 18 gennaio 2025

Volver. Ritorno per il commissario Ricciardi (M. De Giovanni)

 

Non ci casco più.

Caro il mio De Giovanni, non ci casco più.

Io lo so che Luigi Alfredo Ricciardi ha ancora tanto da raccontare per cui è inutile che ci lasci intendere che con lui stai pensando di scrivere la parola fine perché non ti crediamo!

A parte gli scherzi… era nell’aria da un po’ questa cosa di voler chiudere la serie di Ricciardi ma, quanto pare, il verbo al passato è proprio il più adatto visto che ho avuto in lettura l’ultimo della serie e, a parer mio, resta ancora tanto da dire… per cui…

Volver racconta un capitolo molto intimo della vita di Ricciardi. Lo è stato in precedenza quando ha vissuto delle toccanti vicende legate alla figura di sua moglie ed anche stavolta siamo sulla stessa lunghezza d’onda, seppur con una situazione differente.

Innanzitutto, va detto che l’indagine che lo vede coinvolto è risalente a parecchio tempo prima. E questa volta complice sarà la sua terra, il Cilento, dove torna per vicissitudini che mai avrebbe voluto essere costretto a vivere, soprattutto per le persone a lui più care.

Il periodo storico è quello dell’antisemitismo che l’Italia ha, purtroppo, conosciuto e vissuto da vicino. Nemmeno la famiglia del Barone di Malomonte viene risparmiata dagli artigli della xenofobia dell’epoca. Come sempre, c’è un morto ammazzato che ha qualche cosa da dire alle sole orecchie e alla sola anima di Ricciardi. Cerca giustizia. Anche se, oramai, di tempo ne è passato.

E lui non si sottrae. Sente di dovere qualche cosa a quell’uomo che venne trovato morto su una delle sue proprietà.

In questo capitolo conosciamo un’altra faccia di Ricciardi, quella del Barone, del possidente, della persona ricca e rispettata. Ma è sempre lui: un uomo tormentato, che fa i conti con quella particolarità che si augura, ancora, di non aver trasmesso alla sua piccola Marta, rimasta sola con lui e con i nonni materni in una terra che, seppur nuova per lei, sembra farla fiorire ogni giorno di più grazie anche da una bellissima figura, quella che mi ha toccato il cuore tra le pagine: un’anziana sorda e muta… ma che sorda proprio non è. Anzi. Sarà una pedina importante, proprio lei… lei che sembra essere inesistente per tutti, lei che sembra un fantasma, una figura inconsistente e che, proprio per questo, ha potuto conoscere tanti segreti, nel corso del tempo, da parte di chi credeva di non essere ascoltato. Visto sì, ma non ascoltato. Sarà lei la chiave di volta così come lo sarà la piccola Marta che, senza rendersene conto, sarà l’alleata più importante per quell’uomo che è perennemente alla ricerca della verità.

Come sua abitudine, l’autore mette tanta carne al fuoco ma lo fa quasi con delicatezza, stavolta. Più del solito. Lo fa con le vicende che riguardano il dottor Modo. Ma anche Livia. Quella Livia lontana che però sente di dover tornare. Quella Livia che non può restare nel limbo così, come l’autore ci vuole far credere.

Ecco perché sono certa di un prosieguo.

Per lei. Per Modo. Per Marta. E per quella famiglia che Ricciardi scopre essere diversa da quella che ha sempre creduto.

Bel personaggio, lui. Oramai non mi servono conferme. Mi serve solo un altro libro. E un altro ancora. Li aspetterò.

Ps. bella e molto attinente anche la copertina. Diversa dalle solite ma molto bella.
***
Volver. Ritorno per il commissario Ricciardi
Maurizio De Giovanni
pag. 219
Einaudi edizioni

mercoledì 10 gennaio 2024

Soledad. Un dicembre del Commissario Ricciardi (M. De Giovanni)

 Di Ricciardi non mi stancherò mai. 

A chi sostiene che le serie, soprattutto se lunghe, sono destinate a stancare io rispondo che sì, può essere, ma per quanto mi riguarda non è questo il caso.

Le vicende di Ricciardi, soprattutto quelle personali piuttosto che le sue indagini, continuano a tenermi attaccata alle pagine e sono certa che lo faranno ancora visto che tutto lascia pensare che la sua storia non finisca qui.

Le indagini, questa volta, sono rivolte a cercare il colpevole della morte di una ragazza trovata cadavere in casa propria. Poco distante, sua madre costretta a letto, una donna anziana che sostiene di non essersi resa conto di nulla proprio per via della sua condizione. Quali erano le frequentazioni di quella ragazza? Chi pu

Devo ammettere che la soluzione del caso è piuttosto prevedibile ma questo nulla toglie, almeno per quanto mi riguarda, al piacere della lettura visto, come accennavo, che ho seguito con maggiore interesse tutto il resto.

Ho seguito con particolare apprensione quanto accade al Vicequestore Garzo: si trova a fare i conti con le conseguenze dell'affermazione di quel sistema davanti al quale, fino a poco tempo prima, ha sempre abbassato la testa. Il suo è un cambiamento radicale che lo rende quasi irrioconoscibile agli occhi del lettore così come agli occhi di chi si trova ad averlo accanto. Lo stesso Ricciardi non riconosce quel superiore sempre così distaccato e asservito al regime nella figura minuta, abbattuta, provata che si trova davanti da un giorno all'altro.

Ma ho seguito con apprensione anche quanto accade al Brigadiere Raffaele Maione: le ombre del fascismo si allungano anche sulla sua famiglia seppur in modalità diverse rispetto a quanto avviene al suo superiore. Da madre ho provato una stretta al cuore mentre entravo nei meandri della storia che lo riguarda ed ho sofferto con lui.

Lo stesso Ricciardi e le persone che ama subiscono le conseguenze delle imposizioni di quel regime e si apre, sul finale, un nuovo capitolo. Questo, per lo meno, è quanto ho immaginato io. 

Ritengo che la storia di Luigi Alfredo Ricciardi sia tutt'altro che conclusa ed attendo con ansia un seguito. La serie è lunga, lo so (siamo al volume n. 17)... ma poco importa. Sono affezionata a questi personaggi e alle loro storie. Spero di averli presto ancora con me.

***
Soledad. Un dicembre del Commissario Ricciardi
Maurizio De Giovanni
Einaudi Editore
pag. 279
18.50 copertina flessibile, 10.99 Kindle