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sabato 17 dicembre 2011

Buon Natale in cartolina

Oggi che gli auguri si mandano via mail o sms e che le Poste Italiane sono affannate perlopiù a piazzare ‘prodotti postali’, chi si ricorda di spedire una cartolina d’auguri per Natale o per l’anno nuovo? Forse, anzi certamente, nessuno.

Adolfo Busi

Eppure, come ci racconta il bel libro di Walter Fochesato uscito qualche mese addietro per Interlinea, c’è stato un tempo in cui la cartolina d’auguri era un ‘genere’, con modi, stili, autori dedicati e particolari.

Certo ci si riferiva a un altro mondo figurale (e anche storico), con bimbi infreddoliti per il gelo e la neve, con gesubambini paffutelli e angioletti dalle alucce rosate e dalle guancie grasse. Tutti sovrappeso quei piccini anni ’50, quasi che, con la loro sdolcinata opulenza, cercassero di esorcizzare gli spettri (la fame, la guerra…) da cui l’Italia era appena faticosamente uscita e avessero fatto indigestione di quella nutella che ancora non era stata inventata.

Il mondo dell’infanzia non è comunque l’unico soggetto, anche se di gran lunga il più rappresentato,  di questa silloge di immagini augurali. Non mancano, ad esempio,  le ‘donnine’, vagamente liberty o decò, amanti che dimenticano i ‘balocchi’ per ricordarsi solo dei ‘profumi’. C'è qualche gnomo, pochi personaggi del mondo dell'infanzia, e manca quasi del tutto Babbo Natale, ancora non elevato, dai buoni uffici della Coca Cola, a immagine eponima ed esclusiva del Natale dei centri commerciali, dei telefonini e delle case con riscaldamento centrale.

Walter Fochesato, Auguri di Buon Natale, arte e tradizione delle cartoline augurali, Interlinea, 2010, euro 12,00.

Luigi Bompard

Aurelio Bertiglia

Vincenzina Castelli

Fanny Giuntoli

Vincenzina Castelli

Vincenzina Castelli

Maria Pia Franzoni Tomba

Arturo Bonfanti

sabato 12 novembre 2011

Guerra e pace per i ragazzi

Walter Fochesato, si sa, è tra i massimi esperti italiani di letteratura per bambini e ragazzi. Soprattutto nei rapporti tra testo e immagine e tra testo, immagine e società, l’apporto di Walter alla disciplina si rivela sempre puntuale, mai scontato o superficiale, con grande attenzione ai panorami e ai contesti all’interno dei quali la letteratura per i giovani si colloca.


Per questo non ci coglie impreparati la nuova edizione di un testo che Fochesato aveva dato alle stampe nel 1996 e, riveduto, nel 2002 per la collana Infanzie di Mondadori e che oggi, essendo quell’edizione (si intitolava, allora, La guerra nei libri per ragazzi) uscita inopinatamente di catalogo, viene aggiornato e puntualizzato. La nuova pubblicazione è curata da Interlinea e si intitola: Raccontare la guerra, libri per bambini e ragazzi.

Come si racconta la guerra ai bambini e ai ragazzi? È la prima domanda, mutuata dal sottotitolo del libro, che si pone l’autore. Domanda cui non è certo facile dare risposta e che abbisogna, per poter essere affrontata e risolta, di un lungo percorso di avvicinamento e puntualizzazione. Appare anzitutto evidente, intuitivo, che il discorso sulla guerra è di fatto un discorso sulla pace che, essendo di per sé uno stato di quiete inerte, ha ben poco fascino di racconto. Si vis pacem, para bellum, dicevano gli antichi e noi potremmo aggiornare la frase con Se vuoi la pace, racconta la guerra, con i suoi orrori, le sue ingiustizie, la sua inumana deriva.
La presa di coscienza del non senso della guerra – chiosa lo stesso Fochesato – credo che passi attraverso l’esame delle guerre stesse e non in una debole e sovente noiosa perorazione attorno alla pace.
E allora il racconto della pace e della guerra diventa un discorso di sovrapposizioni storiche; di come, cioè, si sono raccontate le guerre ai ragazzi, di quali sovrastrutture pedagogico-moraliste, spesso ideologiche, si sono incrostati e incanagliti, ci si passi il termine, quei racconti.

Le immagini compaiono tardi nel panorama che Fochesato ci racconta. Prima viene il testo del racconto che passa dal post risorgimento alle esperienze della prima guerra mondiale, all’avvento e consolidamento del fascismo, alla ricostruzione dopo la seconda guerra, ai grandi scrittori della seconda metà del novecento.

L’antologia e lo spaccato che Fochesato ci mostra, all’inizio dell’argomentare, è quantomeno scoraggiante. Si resta quasi imbarazzati nel ripercorrere quanto il più malinteso ideologismo sia grondato da tanta parte della letteratura per ragazzi, di quanti accenni volgarmente razzisti, di quante notazioni becere si sia nutrita quella letteratura e come le stesse notazioni, gli stessi autori, siano passati, senza soluzione di continuità, senza tentennamenti o pudore, dal vecchio al nuovo regime, dal fascismo alla democrazia, lasciando inalterato il proprio punto di vista e continuando a distillare il veleno di cui i loro libri erano stati intrisi.

È un esercito di scrittori, oggi fortunatamente per lo più dimenticati, che raccontano ai giovani, quanto siano laidi e sporchi gli ebrei, quanto scansafatiche e ubriaconi i manifestanti del primo maggio, quanto scarmigliate e feroci le loro donne.
Scrive ad esempio Gino Chelazzi in un suo Euro ragazzo aviatore: “Jacob Manussai era una lurida figura di vecchio con una lunga zazzera e una barbetta caprina di un bianco sporco. Naso adunco, sopracciglia folte, sguardo acuto dietro un enorme paio di occhiali, labbra vizze, tra le quali apparivano delle zanne giallastre. Era avvolto in una lunga zimarra e camminava tutto curvo.

È solo un esempio dei toni. Il libro di Fochesato riporta decine di brani dello stesso piglio uniti, va da sé, dall’antinomica esaltazione delle virtù e generosità dei giovani fascisti:
”… gente spregiudicata e risoluta, giovane e pronta a tutto, certa come Garibaldi a Calatafimi che questa era l’occasione buona per l’Italia (Leo Pollini).”


Al di là dell’evidente piaggeria della propaganda di regime, bisogna rilevare che il punto di vista di questi testi è sempre adulto e i ragazzi o i bambini sono oggetti e non soggetti della narrazione. Il mondo, non solo quello fascista ma anche quello ‘rinnovato’ dopo la seconda guerra, è un mondo adulto e si dovrà aspettare fino agli anni ’70 perché una nuova consapevolezza porti scrittori e illustratori come Robert Westall, Penelope Lively, Roberto Innocenti, Tomi Ungerer, Lia Levi, Elzbieta, a guardare il tema della pace e della guerra con occhi diversi: occhi di bambino che vive e giudica la tragedia, che con essa fa i conti, non di rado con essa cresce e trova nuove consapevolezze.


Il libro di Walter Fochesato non ha conclusione: è 'storia' e la storia non ha fine, solo svolgimento. L’elenco di titoli che l’autore esamina è imponente e le considerazioni che fa sono molte e diversamente articolate. Gli occhi del bambino, comunque, si sono aperti, hanno visto l’orrore, non sembrano più credere che sia dolce “morire per la patria”, è stato loro rubato il Coniglio rosa. Sanno oggi, con Antonio Faeti “…cosa si nasconde dietro questo furto simbolico. È stata rubata l’infanzia, milioni di bambini sono stati privati del loro diritto di essere bambini: quelli che si sono salvati hanno portato con sé, per sempre, il peso di questo furto incredibile, a cui non si può rimediare.”

Walter Fochesato
Raccontare la guerra, Libri per bambini e ragazzi
Interlinea, euro 20,00