martedì 10 luglio 2012

Gli Stranieri

Non sappiamo se Armin Greder abbia concepito i suoi tre libri più importanti (l'Isola, la Città e questo Gli Stranieri che Orecchio Acerbo manda in libreria in queste settimane) come una trilogia conchiusa. Certo che le tre storie ci raccontano molto delle angosce, delle paure, dei sospetti, delle difficoltà di rapportarsi con i nostri tempi. E sono libri, già dalla scelta dei colori e dei toni del disegno, cupi, quasi senza speranza, claustrofobici, costretti in spazi angusti, fisici ed ideali. Quello di Greder più che pessimismo è un realismo sconsolato e i suoi segni di matita neri ci gravano sull'anima come una cappa, ci pesano e non ci concedono vie di scampo.

"Un antico paese, coltivato a ulivi e sassi. Casa di un popolo antico. Un giorno arrivano gli stranieri. Di quella terra - abitata dai padri dei loro padri - rivendicano l'eredità. Cacciati e sparsi in tutto il mondo, oppressi e perseguitati per secoli, dopo aver tanto sofferto hanno deciso di ritornare. E, anno dopo anno, tornano sempre più numerosi. Un unico paese per due popoli. Una guerra che li sfianca e che impedisce loro di vedere i tratti comuni. E poi un muro che li divide. Fino a quando?" Paolo Cesari


La metafora è angosciosa, con l'oppresso che si trasforma in oppressore, con la paura che prende il posto della speranza, con il muro che non costruisce una casa ma una barriera, la linea di divisione invalicabile della diversità. Forse se quel muro non ci fosse si riuscirebbe a vedere il cielo e ci si potrebbe aprire al futuro. Ma quel muro c'è, e la matita nera di Armin Greder ne sottolinea tutta la forza e l'orrore.


"Sono contro la monocultura. Nelle piante genera infestazioni di insetti, nelle persone genera ignoranza. 
Quanto più sventolano le bandiere, tanto più temo il patriottismo, perché non è troppo lontano dal nazionalismo.
 Non mi fido dei libri di storia. Troppo spesso sono presi come verità assoluta, piuttosto che un’interpretazione di qualcosa accaduto molto tempo fa.

.." Armin Greder


Armin Greder, Gli Stranieri, Orecchio Acerbo, euro 15,00. 

domenica 8 luglio 2012

Maestri. 35. Paul Davis

Paul Davis, Firenze 2009

Paul Davis nasce in Oklahoma nel 1938. Giunto a New York a diciassette anni, dopo gli studi alla School of Visual Arts, collabora con i Push Pin Studios fino al 1963, quando apre un proprio studio. Illustratore prodigioso, disegna innumerevoli manifesti teatrali. Famosissimi i suoi ritratti di personaggi della politica e dello spettacolo.

Ingrid Bergman, 1989


Gli attori di tradizione anglosassone (inglesi e americani, in primis) si sa che sono inarrivabili. Cosa di meglio dunque che ascoltare un Hamlet o un Richard III (Shakespeare, of course!) recitati da Kevin Kline o Denzel Washington? Se avete la pazienza di fare un salto a New York, a Central Park, appena appena off-Broadway, si può fare. Perché lì, al Delacorte Theater, da quasi quarant’anni Shakespeare è di casa con il New York Shakespeare Festival.

Naturalmente non si rappresenta solo il grande bardo, ma da quel palcoscenico sono passati tutti i migliori autori del teatro mondiale (da Molière a Brecht!) accompagnati da una costellazione di attori da togliere il fiato, da Raul Julia a Meryl Streep, da Diane Venora a Laurence Olivier, da Denzel Washington a Kevin Kline.

Raul Julia, 1976

Denzel Washington, 1990

Paul Rudd, 1976

Raul Julia, 1989

Joseph Papp, il produttore del Festival, si affidò da subito (1975), e fino alla sua morte nel 1991, per la grafica degli spettacoli, al pennello prodigioso di Paul Davis, grafico che potremmo definire quasi 'iperrealista', ritrattista straordinariamente meticoloso e felice, che cercò, nei volti degli attori riprodotti nei manifesti “di catturare due personalità in un ritratto: quella dell’attore e quella del personaggio che sta interpretando”. La raccolta dei manifesti disegnati da Davis per Joseph Papp e il suo Festival  newyorchese può essere considerata come una sorta di monumento al teatro del XX secolo.

Joseph Papp, 1978

"Papp riteneva che l'aspetto politico del teatro fosse altrettanto importante del suo contributo alla cultura... I manifesti per Papp erano sempre spogli; nessun nome di attore, di produttore, non doveva esserci nemmeno quello del commediografo, solamente il titolo e il luogo della rappresentazione. L'agenzia acquistava spazi nella metropolitana  e nelle stazioni ferroviarie e sui marciapiedi dei pendolari da Boston a Washington. Era una comunicazione brutale e potente..."


Kevin Kline, 1986

La collaborazione di Paul Davis con il Public Theater, di cui il Festival è un’emanazione, si interrompe nel 1993, quando il nuovo direttore artistico George C. Wolfe, subentrato a Joseph Papp, si affida a Paula Scher di Pentagram.

Ernesto Che Guevara, 1967

L'attività di Paul Davis non si limita, naturalmente al solo mondo dello spettacolo. La sua 'collezione' di ritratti è quasi un riassunto del XX secolo con i protagonisti della cultura e della politica in primo piano. 

"Non ho mai creduto che un'immagine debba essere fotografica per essere realistica. Per me il realismo in un poster è essere fedeli alla sensibilità emozionale e al significato dell'azione. Non è una questione di quanto perfettamente viene reso un volto, o di catturare tutti i pori di un naso. È il creare nell'osservatore un sentimento di empatia per il viso sul manifesto."

Due raccolte significative, in lingua italiana, di manifesti e ritratti di Paul Davis 
sono state pubblicate da Nuages, Milano
I manifesti di Paul Davis, 2006.
Show people, 2005.

venerdì 6 luglio 2012

Il Pinocchio di Maurizio Quarello


Di Maurizio Quarello abbiamo parlato spesso in questo blog, e ancora più spesso abbiamo parlato di Pinocchio. Come potevamo, quindi, fare a meno di parlare del Pinocchio di Maurizio Quarello, edito dai francesi di Milan e che, nella pubblicistica illustrata dedicata al burattino di Carlo Collodi, va ad occupare un posto di sicura eccellenza?


I luoghi di Pinocchio sono senza tempo e le tavole di Quarello suggeriscono una koinè diacronica che mescola l'ottocento sonnacchioso della Toscana di Collodi alle pompe di benzina Gulf, ai segnali stradali, ai biplani che stanno chiaramente volando verso un qualche avamposto della prima guerra mondiale.




Anche i personaggi della storia sono rivestiti della stessa disinvoltura visiva: non più il vestituccio di carta fiorita di collodiana memoria ma completini alla marinara, giacchette, pullover, spezzati di tweed e berretti a coppola o à la garconne.
Ma certo non è questo l'importante perché protagonista assoluta ci sembra essere, nel libro di Quarello, la pittura che attraversa le tavole, e le fa vibrare, con pennellate ampie e minuziose, trasparenze 'liquide' e 'corpose' densità.



Quarello esalta con sicura nonchalance i rapporti tra segno e colore, tra pennello e carta, tra composizione e ispirazione. Ne derivano alcune tavole di bellezza assoluta e quasi struggente, come quella dove il burattino viene impiccato alla 'quercia grande', con sullo sfondo un background che sembra uscito da un dipinto di William Turner, oppure dove vengono in proscenio figurazioni inquietanti e misteriose quali il serpente dalla coda fumante o il terribile 'pescatore verde', che ci pare appena appena uscito da un incubo di Lovecraft.


Unico appunto che ci viene fatto di avanzare (ma certo in questo non c'entra Quarello) è il ricorso a un'edizione del testo, scorciata e riassunta sforbiciando qua e là, che tende a immiserire un capolavoro assoluto come Pinocchio, cercando di renderlo più cordiale senza ovviamente riuscire a restituirne appieno la complessità.



Carlo Collodi, Les aventures de Pinocchio, disegni di Maurizio Quarello, Milan, 2011, euro 16,50.

mercoledì 4 luglio 2012

Oggetti smarriti & oggettivi smarrimenti

Premio Skiaffino - 4a edizione
Camogli, 7 luglio - 26 agosto 2012
Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti, via Castagneto 52

In mostra oggetti curiosi, riscoperti o reinventati con ironia per suscitare stupore e smarrimento attraverso i più spiazzanti meccanismi creativi | opere di Carlo Battisti, Bruno Munari, Man Ray, Skiaffino, Patrizia Traverso | ideazione e cura Barbara Schiaffino e Ferruccio Giromini

Inaugurazione | venerdì 6 luglio, ore 18.00



(dal comunicato stampa) Se quella che sembra una vecchia sveglia non misura affatto il tempo, ma aiuta a farlo passare con un quadrante a dieci anziché dodici ore e se l’impronta di un piedone degno di Rabelais diventa “la certificata orma del selvaggio Venerdì” siamo nel regno degli Oggetti smarriti & oggettivi smarrimenti che danno il titolo alla quarta edizione del Premio Skiaffino.
Il premio, che ogni anno ne rinnova in chiavi e declinazioni diverse la poliedrica arte satirica, è dedicato a Gualtiero Schiaffino, fumettista e appassionato editore per l’infanzia e uomo delle istituzioni del quale, a Natale del 2007, un male rapido e inesorabile ha portato via troppo presto la genialità e l’entusiasmo da eterno ragazzo.

Gualtiero Schiaffino

Cuore della nuova edizione, in combinazioni inedite di mostre personali, è il gioco di contaminazioni tra i diversi linguaggi dell’arte e le meraviglie delle cose perdute e dimenticate degli “oggetti smarriti”. Nel Premio Skiaffino 2012 gli oggetti sono smarriti perché resi invisibili dall’abitudine e vengono ‘ritrovati’ con nuove funzioni e significati attraverso interpretazioni d’artista tanto ironiche quanto spiazzanti.

Un’arte dello spaesamento – ha scritto Barbara Schiaffino nel catalogo che accompagna questi eventi – praticata con il gusto del dono e della condivisione dello stupore oltreché dello scherzo complice” da suo padre Gualtiero come costante e divertissement delle opere.

Carlo Battisti

Il nucleo espositivo più legato all'arte contemporanea, tra Fluxus e Patafisica, è affidato alla prima ampia antologica di opere di Carlo Battisti, autore di ingegnose e sorprendenti installazioni che utilizzando le tecniche e i materiali più diversi si compiono appieno nell’interazione del pubblico. Macchine fantastiche e poetiche che offrono anche l’occasione per un tributo a due grandi protagonisti dell’arte del Novecento come Man Ray (Cadeau, 1921) e Bruno Munari (Macchina inutile Max Bill, 1933).


Man Ray


Bruno Munari



In questo particolarissimo spazio delle meraviglie si rinnova l’omaggio a Gualtiero Schiaffino anche seguendone gli efficacissimi aforismi abbinati alle fotografie scattate in tanti angoli di Camogli da Patrizia Traverso che da anni fonda la sua ricerca nella fusione perfetta di immagini e parole, e che sa fotografare e raccontare anche l’invisibile.

Patrizia Traverso, Gualtiero Schiaffino

Informazioni ai recapiti telefonici ed e-mail degli organizzatori 


010/2510829 - 336748974 barbara.schiaffino@andersen.it per Barbara Schiaffino
010/2474362 - 3484009944 e ferruccio.giromini@gmail.com per Ferruccio Giromini
della Fondazione Remotti (0185/772137, info@fondazioneremotti.it) 
e del Comune di Camogli (ufficio Cultura 0185/729061) 
e sui siti www.premioskiaffino.it e www.fondazioneremotti.it.




lunedì 2 luglio 2012

Macerata e ritorno

Di ritorno dopo una settimana straordinariamente intensa a Macerata per il master estivo di Ars in Fabula. Modulo di 48 ore in sei giorni, dal lunedi al sabato completi, tenuto in abbinata da Roberto Innocenti e Andrea Rauch. Con specificità diverse, naturalmente.



Andrea Rauch ha raccontato alcuni brandelli dell’avventura recente di Prìncipi & Princípi, cercando di inquadrarla all’interno del panorama vasto dell’illustrazione e della grafica editoriale disegnata di questi anni (luci e ombre, naturalmente!) e ha proposto agli allievi, diciassette per la precisione, tre testi ‘classici’ su cui riflettere e iniziare un percorso di disegno.

Tre libri variamente importanti e stimolanti, da un grande classico del pensiero satirico moderno Una modesta proposta di Jonathan Swift, a un testo fondamentale della letteratura ottocentesca, Il Cappotto, di Nicolaj Gogol, che sta alle origini della grande letteratura russa (“Siamo nati tutti dal Cappotto di Gogol”, ebbe a scrivere Fedor Dostoevskj), per arrivare ad un gioiello narrativo moderno, La leggenda del Santo bevitore di Joseph Roth.





L’analisi dei tre testi e le possibilità di iconografia, i precedenti e i maestri che si sono avvicendati su quelle pagine: questi i primi momenti di lavoro per eccitare la fantasia degli allievi. Poi, nel momento in cui ognuno ha scelto il testo con cui confrontarsi, ed è cominciato il lavoro vero e proprio, gli allievi sono stati seguiti dai due docenti passo passo; Roberto Innocenti con una puntigliosa opera di definizione delle tecniche di illustrazione, esempi continui del suo lavoro e dimostrazioni sul campo, Andrea Rauch con l’analisi delle caratteristiche editoriali (carte di stampa, impaginazione, uso dei caratteri e tutto quello, in una parola, che definisce tecnicamente, l’oggetto libro).




È ancora troppo presto per giudicare i risultati di questo segmento del master perché durante la settimana il lavoro di illustrazione è stato appena sbozzato, ma siamo curiosi di vedere i risultati più maturi sui tre testi che saranno approntati durante questa seconda settimana di lavoro sotto la guida di Mauro Cicarè. Va da sé che, appena possibile, presenteremo ai lettori i risultati grafici che giudicheremo più interessanti.





Molte altre cose ci sarebbero da sottolineare su questa nostra prima settimana di collaborazione a Macerata con l’associazione Fabbrica delle Favole. In primis, la passione e la cortesia dei ragazzi del gruppo (su tutti Eleonora Sarti, la presidente dell’associazione, che ci ha scarrozzato stoicamente su e giù per il centro storico di Macerata e Alessandra Sconosciuto che, già magrolina, crediamo che in questo mese si asciugherà vieppiù). Alessandra ed Eleonora, insieme a Francesco che merita anche lui la citazione e il ringraziamento, non ci hanno lasciato un istante, ci hanno coccolati e accuditi in maniera straordinaria facendoci sentire parte della ‘famiglia’. Poi sono da ricordare le serate conviviali davanti a una pizza o una brocca di vino bianco a discutere dei nostri mondi (ancora luci e ombre) ‘unendo i tavoli’, si potrebbe dire, con gli altri docenti e amici del master e dell’Accademia, da Mauro Evangelista, a Fabian Negrin, a Maurizio Quarello, a Claudia Palmarucci, a Luca Tortolini, a Fausta Orecchio a Paola Parazzoli.

domenica 1 luglio 2012

Libri recuperati. 23. I colori

Libri che non avevamo segnalato perché il nostro blog non esisteva ancora. Libri che abbiamo segnalato altrove. Libri che meritano comunque di essere segnalati e ricordati. Libri mai usciti in Italia. Libri memorabili per testi e immagini. Libri.


23. Luigi Veronesi. I colori

Libro 'recuperato' molte volte, questo Colori di Luigi Veronesi, che fu preparato dal grande artista nel 1945, riproposto da Rosellina Archinto per la Emme nel 1978 e poi nel 1997 da Corraini.

Nella storia poetica ed elegante dei rettangolini, triangolini, dischi che giocano e si sovrappongono sulla pagina bianca c'è il ricordo dei due quadrati di El Lissitskji e l'anticipazione del Piccolo blu e Piccolo Giallo di Leo Lionni.
C'è anche la consapevolezza di come la grafica possa assumere, di per sè e in maniera autoreferenziale, una valenza narrativa assoluta.



Nel silenzio di un quadrato bianco un bel triangolo giallo si ferma a riposare.



Subito il suo fratellino lo raggiunge; i triangoli diventano due, 
e stanno cheti e buoni dentro la calma luce del quadrato.



A un tratto che succede? Un'ombra, un'ombra grande e scura viene avanti, minaccia...
un grosso disco azzurro entra nel quadrato e rotola verso i triangoli.
La pace è finita.



I poveri triangoli, spaventatissimi, tentano di scappare di qua e di là, 
ma il disco azzurro, grande e grosso e senza punte, corre più di loro e riesce a fermarli.



Acchiappa il triangolo più grande e... meraviglia! 
Appena lo tocca si sovrappone a lui, ecco che il suo colore 
si fonde col giallo e diventa verde.



E mentre il triangolino giallo sta cercando di capire come mai 
il fratello più grande abbia cambiato colore, ecco che dall'alto spuntano, 
vispi vispi, due rettangolini rossi.



Altri vengono su dal basso, una vera brigata di monelli 
che hanno voglia di giocare.


Tutti si mettono a correre verso il gruppetto giallo verde azzurro
e accade un altro fatto misterioso: il primo rosso che arriva, 
appena incontra il giallo cambia colore: il giallo con rosso diventa arancione.

Ma le meraviglie non sono finite. Allegri e felici del loro gioco magico rettangoli 
e triangoli si rincorrono e si accavallano per creare nuovi colori; 
infatti un rettangolino rosso va sul disco azzurro e diventa viola.



Un altro più coraggioso si spinge fin sul verde, ma, poverino, 
gli succede una disgrazia: i colori quando son in tre si arrabbiano 
tanto che si ammalano e muoiono; e quando i colori muoiono tutto diventa nero
Così dove il rosso va sul verde, che è già formato dal giallo e dall'azzurro,
diventa neronero come il carbone...



...nero come la paura. È prepotente il nero ed è più forte 
di tutti i colori; diventa sempre più grande...


... sempre più grande...



... fin che nasconde tutti i colori e li fa scomparire.



E quando è scomparso anche il quadrato bianco tutta la pagina diventa nera.
Nera come il buio della notte.


Luigi Veronesi, I Colori, Corraini, 1997 (2007, sec. ed.), euro 18,00.