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Quelli che... gli account ermafroditi

Dai, li conoscete anche voi.. quelli che cerchi Mimmo delle elementari e scopri che è diventanto Geremia Trinchese Patrizia Rossetti!!! All'inizio strabuzzi gli occhi e ti chiedi quale tragico destino gli si possa essere avventato contro negli ultimi 20 anni, ma poi ti rilassi, colleghi i puntini.. ah no, si è solo fidanzato.



Ma a voi viene in mente una cosa più triste dei profili facebook di coppia?!? No, perché a me, sinceramente... poche!


Loro no, si giustificano dicendo che condividono, che così è più comodo.. ma più comodo cosa?!!? Che io che leggo non so se quella cosa l'ha postata X o Y, che (vita vissuta), dopo venti minuti di conversazione con la mia amica farmacista, il consiglio medico me l'aveva dato il marito impiegato all'Inps?!?!?

Possibile mai? Cioè... i like che mettete sono condivisi?? A tutti e due piacciono le mie foto di Riccione, la pagina di Meteo.it, l'azienza agricola Cisalpina e il formaggio coi buchi?? Ci sarà una m****a di cosa che a Geremia piace e a Patrizia no, o sono proprio diventati un'unica entità senziente?!


E allora perché non vi fate il whatsapp condiviso, eh? Eeeeehhhh?!?!
Ve lo dico io, perché whatsapp gira col cellulare, e quello piuttosto vi tocca spiarlo di nascosto mentre l'altro fa la doccia..

Solo io ci vedo un sottotesto becero, del tipo "siamo animali, se ci facciamo l'account singolo finiamo per forza a cornificarci a vicenda, e io comunque voglio sapere tutto, assolutamente tutto, di quello che fa il mio partner quando è davanti a una tastiera.."?
Cioè, non è solo la palese mancanza di fiducia che mi imbestialisce, è la ancora più palese ignoranza nei confronti:
a) del mezzo Faebook
b) di internet tutta
c) dell'essere umano, che se vi vuole mettere le corna lo fa rimorchiando all'Esselunga o agli incontri genitori/insegnanti.

Oh, che ci posso fare.. possono dire quello che voglio, io come ne becco uno non posso fare a meno che, piuttosto che la fiducia reciproca, stanno proprio autodenunciando la mancanza della stessa...

Ma poi.. e se si lasciano che fanno?? L'affidamento congiunto dei like?!?!

Global Penfriends

Quando ero giovane, tipo, che so, scuole superiori, mi ero iscritta a una roba in cui per perfezionare l'inglese ti mettevano in contatto con studenti in giro per il mondo. Solo che mentre i miei compagni di classe si scrivevano allegramente con Finlandesi e Australiani, a me era toccato un tizio dall'Uganda che sì e no sapeva parlare in inglese e alla quarta/quinta lettera mi chiese di mandargli un paio di Nike, cosa che fece repentinamente tracollare la nostra già precaria relazione.

(Anni dopo, dopo avergli raccontato questa storia, Daniele cominciò a cercare di spaventarmi dicendo che l'Ugandese sarebbe sbarcato sulle nostre coste e mi avrebbe cercato per vendicarsi, tanto il mio indirizzo già ce l'aveva. Fatti due conti, e verificata l'aspettativa di vita media in Uganda, me ne uscii con un ultra-cinico "speriamo che è morto" che a tutt'oggi resta una delle mie migliori battute, nonché la mia più frequente auto-citazione. 
...Vabbè...)

E poi niente, è esploso il web e a scrivere lettere non ci ho proprio più pensato.

Finché, come mi accade sempre, qualche mese fa ero alla ricerca di tutt'altro (credo del katsuboshi per dare sfogo alla mia più recente fissazione sulla cucina nipponica), ma sono finita su questo sito: Global Penfriends.
Circa tre minuti dopo, con la pacatezza e la moderazione che mi contraddistinguono, mi ero iscritta e scandagliavo profili alla ricerca di possibili match.

Buste effettivamente ricevute dalla sottoscritta
Come funziona? 
Iscrivendosi al sito si costruisce un proprio profilo, nel quale ci si presenta e si specificano le proprie richieste di contatto (solo lettera, solo mail, entrambi, scambi di pacchetti...) e qualsiasi altra limitazione (tipo "non cerco marito", "solo over 30" o "non si inviano scarpe da ginnastica di marca, pena l'anatema e le minacce di morte").
L'adesione gratuita ti lascia controllare i profili degli iscritti, ma puoi contattare solo una persona per ogni giorno di iscrizione. Quindi se mi iscrivo oggi ho un solo contatto da giocarmi, ma tutto sta a far passare un po' di giorni. Ci sono anche sottoscrizioni a pagamento, ma non ne vedo l'utilità, basta aver pazienza.


Cosa fare?
source: web
Naturalmete c'è bisogno di fare un po' di scrematura tra i mille profili e ci sarà anche chi non risponde alla tua richiesta di contatto (in compenso sarai contattato tu da qualcun altro).
Io ho adottato e raffinato la seguente tattica: mando un primo messaggio standard in cui dico "ciaociao, mi piacerebbe scambiare 4 chiacchiere, se vuoi sapere qualcosa di me leggiti il profilo, se ti va la mia idea sarebbe di scriverci qualche email prima delle lettere vere e proprie, ci stai?".
Dalle mail capisci se ne vale la pena o no: io a quelli che ti scrivono solo "oggi fa molto caldo, fa caldo anche da te?" o che non usano la punteggiatura, a prescindere non rispondo più.

source: web
E quindi?
Sempre in virtù delle mie mono-manie, al momento mi intrattengono in amabili conversazioni epistolari con tre giapponesi, che sono ciò che resta delle mie decine di contatti andati a vuoto.
Inoltre sono stata a mia volta contattata da parecchia gente, ma lì sono più selettiva (se in passato scartavo gli uomini amanti delle scarpe di marca, ora scarto gli uomini tutti - e con molta soddisfazione), ed ora come ora intrattengo conversazioni solo con una cinese fissata col cinema e con una una poetessa australiana.



Sì, ma... che gusto c'è...?
Ah.. gusto ce n'è sicuramente tantissimo, almeno per quanto mi riguarda!!!
source: web
Ora, mi rendo conto che di suonare assolutamente banale, ma aprire la cassetta postale, in un'epoca in cui anche le bollette ormai sono diventate virtuali, e trovarci dentro delle buste che hanno - letteralmente - viaggiato per il mondo dopo che uno sconosciuto ha dedicato diversi minuti della sua vita solo a me...  non lo so, io ci trovo qualcosa di magico.
Tra l'altro io sono genuinamente curiosa di penetrare l'ordinarietà della vita in altri posti, di capire quante ore lavorano, se si preparano i pasti o mangiano fuori, di scambiare ricette (possibilmente che non prevadano l'utilizzo del katsuoboshi) e così via.

La Mailing Art 
E poi ovviamente c'è la parte ludica, sarò una scrapper mica per caso?
Uno degli aspetti centrali di tutta la questione è scatenare il proprio arsenale scrap per riciclare quello che mi piace meno decorare al meglio le lettere e le buste in partenza, e inserire all'interno qualche pensierino extra: una volta una delle giapponesi è andata a a visitare una fortezza dalle sue parti e assieme alla lettera in cui ne parlava mi ha mandato un foglio di qualche brochure presa sul posto. Ovviamente la scritta era in kanji e io non ci ho capito niente, ma, di nuovo, ho sentito la magia..
Eppoi ci si scambiano foto, stickers, foglie secche e qualsiasi altra cosa di peso e dimensioni ridotte.

Impegnativo? Un po' - forse - ma neanche poi tanto..
Oh, qua la dobbiamo finire di classificare come "impegnativo" o "bello-ma chi-ce-l'ha-il-tempo" tutto quello che non abbiamo sufficiente voglia di fare (il che è legittimissimo, ma è solo una questione di priorità, non di tempo..).

Vi ho convinto? Qualcuno vuole provare...???


Momento GOT della settimana

Probabilmente non frega niente a nessuno, ma io non ce la faccio e in qualche maniera devo pur sfogarmi.
Dopo la prima puntanta in cui non succedeva niente e tutti restavano impalati a dire cose senza senso, ora tutti corrono qua e là a fare cose senza senso.

Picco di irrazionalità il discorso di Cersei che cerca di farsi seguire dai pochi alfieri Tyrell rimasti "...e niente, è arrivata questa regina cattivissima e sanguinaria che ha tre draghi e potrebbe bruciare le vostre terre, in effetti cinque minuti fa io che sono davvero cattivissima e sanguinaria ho bruciato la vostra capitale, e a pensarci bene quella coi draghi è una vostra alleata quindi non si capisce perché dovrebbe attaccarvi, però dai.. mettetevi contro di lei così magari veramente vi brucia..".

Poi c'è stata l'Esposizione Universale di Westeros con tanti mirabili ritrovati della tecnlogia e della medicina a cui nessuno in migliaia di anni aveva mai pensato.
 


Serve un'arma micidiale per sconfiggere i draghi? E che sarà mai, Qyburn ti inventa il super-balestrone, basta solo convincere Drogon a starsene lì fermo e immobile a farsi impalare (senza nranche respirare, sia mai che il balestrone prenda fuoco).



Poi c'è il morbogrigio, che è tipo la malattia del secolo di Westeros, nonostante gli sforzi di tutti gli arcimaestri non c'è niente da fare, il contagio è una sentenza di morte... per tutti tranne che per Jorah, che ha la fortuna di incontrare Sam! Infatti il tirocinio a forza di padelle raschiate gli è valso un paio di lauree ad honorem, e Sam concepisce una cura geniale a cui nessuno evidentemente aveva mai pensato: per guarire dal morbo grigio basta.. raschiare via il morbo grigio!!


(detto tra noi, geniale pure Missandei: da un'occhiata, capisce che da quelle parti non è cosa, si arrangia con quello che ha...)

Ed ecco perché Pinterest mi ha cambiato la vita

Con tutto il tempo che ognuno di noi ogni giorno passa sui social, sarebbe ben strano che questi non avessero un impatto concreto sulle nostre vite, ma di quanti possiamo poi dire che ci hanno effettivamente cambiato la vita???

Per quanto mi riguarda, Pinterest sicuramente sì.

Avete presente?
Pinterest è una sorta di bacheca virtuale, in cui ognuno può segnarsi i link che vuole conservare, magari organizzandoli in comode cartelle tematiche (QUI trovate le mie). Come in ogni altro social network, potete scegliere di seguire gli altri utenti, quindi se trovate qualcuno che ha delle bacheche interessantissime e iniziate a seguirlo, la vostra homepage vi terrà aggiornati sui suoi ultimi pin.

L'homepage poi è interattiva, nel senso che comincia a proporvi robe basandosi sui vostri gusti e sulle ultime ricerche fatte (una volta per errore ho cercato "Bali" al posto di "Bari" e ancora non mi libero dei link coi tessuti batik e delle palme sulla spiaggia).
Gli utenti sono così tanti e il motore di ricerca interno è così vasto, che spesso se si cerca una qualche immagine si fa prima ad andare su Pinterest che su Google Image, visto che almeno fa una scrematura sulla base di quanto siano *carine*.

Tutto molto bello, ma vi state per caso chiedendo perché mi abbia poi addirittura cambiato la vita?!?!

Segue elenco in continua evoluzione delle tante cose che ho imparato grazie a Pinterest...

1. Come offrire le Tic Tac

Caramelle abbastanza insulse in partenza, non vi nascondo che ormai le compro solo per produrmi in questo bellissimo gesto di offerta.







2. Come recuperare un cellulare caduto nel WC

Se non la vita, questa mi ha quanto meno salvato qualche centinaia di euro, quando il cellulare mi è finito dritto dritto nel WC grazie alla mia perniciosa abitudine di tenerlo nella tasca posteriore dei jeans. Di accendersi non ne ha proprio più voluto sapere )anzi comparivano inquietanti righe verde acido) ma Pinterest mi ha rivelato che sarebbe bastato lasciarlo 24 h in un sacchetto di riso per asciugare l'umidità. Voila, cellulare perfetto!!!

3. Come spremere il tubetto fino in fondo (feat. S. Bersani)

Ok, non è tanto per recuperare quei 2 gr di dentifricio rimanenti, ma volete mettere la soddisfazione di aver fregato quei malefici responsabili del packaging dell'industria alimentare?!?!?
Esistono anche delle apposite mollette (da Tiger o dai Cinesi), però io sono affezionata alla soluzione amatoriale...


4. Come sbucciare le banane

Cioè, io prima di Pinterest non mi ero neanche mai posta il problema se ci fosse una maniera adatta di sbucciare le banane. E' poi venuto fuori che le scimmie lo fanno diversamente.. Pizzicando la punta inferiore, la banana poi in pratica si sbuccia da sola.. e senza dover togliere tutti quei cosi filamentosi!




5. Come far durare i fiori recisi

Cioè, mo', dai... chi ci avrebbe pensato??!?! E invece basta sminuzzare dell'aspirina nel vaso con l'acqua e i fiori durano almeno una settimana in più.
Uhm.. dovrei provare a metterci direttamente l'aspirina effervescente...




6. Come spuntare i prezzi migliori sui biglietti delle Low Cost

Scoperta recente, ma già sperimentata praticamente per mezzo del seguente esperimento: prendere due pc, cercare contemporaneamente una stessa tratta, uno in modalità "normale", l'altro in modalità "privacy" (che vuol dire, su Mozilla "apri finestra anonima", cioè il motore di ricerca della compagnia aerea non sa quali ricerche avete fatto e quindi non sa che siete interessatissimi alla birra ceca). Differenza di prezzo sui due biglietti: 18 euro a tratta!!!

7. Come disincrostare il calcare

Questa la pratico già da molti anni, non tanto per i rubinetti come in questa figura, quanto per il soffione della doccia. A me riesce benissimo, un trattamento all'aceto bianco ogni 6 mesi e tutti i buchini si disincrostano nel corso di una notte, ma attenzione: sul web ho letto di gente che si è trovata il rubinetto rovinato, quindi.. boh? Vedete voi..


8. Come schiacciare le patate

E anche in questo caso, l'epifania: perché affannarsi a bollire le patate e poi, quando sono ancora incandescenti, cercare di spellarle ustionandosi le estremità (e finire comunque per non poterne più e buttar via mezza patata pur di farla finita), quando basta infilarle nello schiacciapatate con tutta la buccia?!!?
Buccia che ovviamente resterà nello schiacchiapatate medesimo senza disturbare nessuno...
Ah, svelando questo trucco a una riunione di mamma/zie/vicine di casa, ci ho fatto una figura che manco il rappresentante del Bimby quando tira fuori un risotto in 5 minuti...


9. Come risparmiare qualche euro

Un'altra idea geniale, i Money Saving Challange. Ne esistono diverse versioni (con diversi livelli di impegno economico), ma fondamentalmente consistono nel mettere via una cifra fissa ogni settimana, che va da pochi spicci a somme più consistenti, per ritrovarsi a fine anno con discreti gruzzoletti. Funziona, funziona.. fosse per me, lo consiglierei anche ai miei clienti come forma di investimento forzoso, ma per ora la Banca ancora non mi da l'okay.
Le mie challanges preferite sono quelle "crazy", in cui gli importi non crescono lievemente per poi decrescere di nuovo, ma vengono tutti mischiati in maniera casuale, quindi non sai mai quanto dovrai mettere via la settimana successiva (e la suspance, si sa, aiuta a restare concentrati).

Voi?? Chi condivide qualche Pinterest Hack che gli ha stravolto l'esistenza??

Moka vs Macchinetta

Vivere in una casa nuova, si sa, porta a fare scoperte insospettabili sulla tua vita fino a quel momento.

Per una che ha sempre avuto un rapporto quantomeno problematico con la bevanda nazionale, ricevere in dono come primo regalo in assoluto un'avveneristica (ma grazie-a-dio rossa) macchinetta automatica per il caffè è stato un duro colpo.

Poi, siccome il mio personalissimo conflitto con la caffeina non l'ho ancora risolto, ma sono in grando di applicarmi a riflessioni profonde in misura inversamente proporzionale alla loro utilità, mi sono data alla speculazione astratta (dai toni vagamente luddistici) sul passaggio dalla vecchiacara moka a 'ste benedette macchinette.


1.  La spesa
E' la prima - inevitabile - considerazione contro cui va a sbattere chiunque passi dal caffè in polvere alle capsule, e i conti sono preso fatti (e schiaccianti): un caffè con la moka, più o meno, mi viene a costare 10 centesimi a tazzina. Un caffè con l'apparecchio più o meno 35 centesimi, che sì, lo so, sempre di centesimi parliamo, ma..
1.A Non è solo il costo: a casa mia, dove il consumo di caffè è ridotto, prima si comprava una confezione di caffè al mese, ora una di capsule a settimana.
2.B Mettiamo una famiglia in cui 4 persone prendono 3/4 caffè al giorno l'uno: facile che la confezione di capsule ti duri poco più di un giorno.. cioè, tipo 40 euro di  caffè a settimana.. semplicemente folle!!!

2. Lo sporco
Va bene, mi rendo conto che in questi tempi di spending review già la prima considerazione porterebbe chiunque a bollare come artificio del demonio le capsuline di caffè, ma per me anche la questione sozzume ha una sua importanza.
La moka sporca, poche balle: sporca prima, quando la riempi e la polvere fa tutto il circoletto intorno, e sporca soprattutto dopo, quando inevitabilmente il caffè scende lungo le pareti esterne e tu preghi preghi preghi che il calore della caldaia lo vaporizzi prima di arrivare a toccare terra, ma niente, lui ti frega lo stesso lasciandoti con un brodetto marroncino sul piano cottura.
La macchinetta si limita a lasciare qualche sporadico microspruzzino intorno, ma, vi dirò... a me quelli sembrano pure eleganti.

3. La socialità
"Chi vuole un caffé?" è la domanda più gettonata del fine pasto. Non so in quante case dimorino moke da una tazza (tipo casa nostra, visto che Daniele era più o meno l'unico a prenderlo), ma il fatto di avventurarsi in un'impresa così odiosa e (per i motivi sopra esposti) deludente come preparare la moka spinge i più a farlo solo se quel caffè lo berranno in tanti. Cioè, ci vuole un'anima generosa e solidale per alzarsi da tavola dopo essersi abbuffati e preparare il caffè per tutti, ma anche quell'anima desisterà se è l'unica a prendere il caffè.
Con l'automatico è un attimo, schiacci un bottone, aspetti, bevi il caffè.

L'automatico è alienante.

4. Il tempo
Probabilmente sono l'unica a soffrire questa condizione, ma tant'è: io vivo di desideri brucianti, voglie intense e fulminanti che in linea di massima durano circa 14 secondi e poi spariscono repentinamente come si sono presentate. Va da sé che il più delle volte restano inappagate, visto che in 14 secondi non è facilissimo reperire un pollo al curry masala o il testo completo del teatro shakespeariano in lingua originale.
Però, per tornare al caffè (che già non mi ispira tantissimo di suo), nei 10 minuti che ci vogliono prima che qualcuno decida di immolarsi, caricare, aspettare e servire il caffè di moka, io ho già vissuto una dozzina di altri amori incompiuti, che quel caffè lì può pure andarsene a bagnare i savoiardi.
Con l'automatico è un attimo, schiacci un bottone, aspetti, bevi il caffè.
Ogni volta che ci passi davanti e/o ti viene in mente.
L'automatico da soddisfazione.

5. L'esperienza multisensoriale
Fare un caffè con la moka può dare delle soddisfazioni: se riesci a superare lo stress di dover riempire il filtro e compattare la polvere senza spargerla tutto intorno, di aspettare che il caffè venga su in un tempo che tipicamente si dilata in finestre spazio-temporali tendenti all'infinito e a prendere quella cosa incandescente per un manico in gomma che nel 98% dei casi si è disciolto in tempi remoti... beh.. l'esperienza tutto sommato può essere piacevole: la casa si riempie di profumo, il borbottìo è gradevole e rassicurante e, chiudendo gli occhi, puoi rivivere tempi felici e ricordi lontani.
L'automatico è immediato, preciso e funzionale.
L'automatico è asettico.

5. La teoretica
In decenni di caffè con la moka sono nate scuole di pensiero ferocemente avverse l'una all'altra: e dove deve arrivare l'acqua, e quanto caffè devi mettere, e quanto devi compattarlo, e tieni il coperchio sollevato, e metti il cucchiaino.. per non parlare delle lauree specialistiche assegnate in ogni famiglia: No, il caffè lo fa Giusy perché lei sì che lo fa bene! (dove generalmente Giusy è quella cretina che si immola per la tavolata, e tutti la illudono di avere competenza solo perché se no poi gli tocca alzarsi loro..).
L'automatico è a prova di bambino: se sei in grado di incastrare l'esagono nel buco corrispondente, allora puoi anche fare un buon caffè con la capsula.. o comunque un caffè uguale a quello che farebbe Giusy.
L'automatico è equalitario.

6. Il gusto
Ma io che ne so, ma lasciatemi stare, io preferisco il pollo al curry...

Uno spettro si aggira per il Carrubo...

...lo spettro del Comunismo (sempre quello).



Probabilmente la colpa è solo mia (per averne annunciato pubblicamente la fine), ma, diciamocela tutta, dalla caduta del Muro in avanti un po' lo si era comunque intuito.

E poi non voglio di nuovo parlare dei cornetti portati in sezione, ma di un fatto quanto mai sconcertante ed inquietante: a cadenza regolare, per non dire ogni giorno, nuove orde di utenti russi cominciano a seguire il mio account Instagram.

Ormai sono decine e decine.. uomini e donne, anzi, ragazzi e ragazze, anzi, bei ragazzi e belle ragazze.

Ma che vogliono? Perché mi seguono?? Che gli ho fatto?!?!
Continuo a non raccapezzarmici...

Modi di dire davvero cretini

Immaginate la situazione: gruppetto di 4/5 donne e 10/15 mojito (più la mia le mie caipiroska, ché a me il mojito non garba...), tutte intente a consolare quella più giovane che si era appena presa l'ennesima scuffia sentimentale. Insomma, sarà stato l'alcool, ma nel giro di 10 minuti ho sentito tante di quelle frasi fatte e modi di dire dementi che me ne basterebbe per i prossimi vent'anni.

Per cui.. mi sono messa a pensarci su: quanti modi di dire utilizziamo correntemente solo perché siamo abituati a sentirli, senza fermarci più a riflettere su quello che significano, o su come potrebbero suonare ad uno che li senta per la prima volta??

Per esempio...

"Prendila con filosofia": ora, la mia amica mollata dal gelataio è proprio laureata in filosofia, ma vi giuro che né Kant né Aristotele le sono stati di minimo conforto e tutta la Fenomelogia dello Spirito non l'aiuta a digerire meglio le corna che ha scoperto di avere (però posso sempre suggerirle Schopenauer.. hai visto mai..)

"Se ti dico una cosa non ci credi": che io ogni volta penso "e allora che me la dici a fare?!?!?!"


"Quando si chiude una porta, si apre un portone": qua è una vita che chiudiamo porte, cancelli, finestre, balconi e tutto quello che ha una maniglia.. ma 'sto cazzo di portone quando si dovrebbe aprire?!?!


"Se la vita ti da limoni, tu facci una limonata": a parte che l'accenno alle limonate, per una che ha appena rotto con quel gelataio, è quanto meno indelicato, ma se la vita oltre ai limoni non ti da anche un po' di acqua e zucchero, la vedo dura a farci limonate..

"Mettici una pietra sopra": ma in giro c'è pure chi, a forza di mettere pietre sopra, ha dato vita a nuove catene montuose (credit: Pinterest).

Arrivati a 'sto punto la ragazza in questione, anziché andare a cercare il ponte più vicino (non tanto per aver perso il gelataio, quanto per ritrovarsi con un coacervo di amiche così banali) aveva già cominciato a filare col barman, ed io ho continuato a riflettere sulle scempiaggini che spesso diciamo senza neanche rendercene conto, tipo:

- tanto va la gatta al lardo.. la gatta?? Al lardo?!?! Ora, a parte che i gatti di mio marito ultimamente vogliono lo Sheba e schifano pure il paté dell'Eurospin, figuriamoci se si scomodano ad andarsene al lardo, ma come e perché dovrebbero lasciarci lo zampino?? Di che stiamo parlando, esattamente?? La legge del taglione felina?!?!?

- hai voluto la bicicletta..: allora, io ho voluto la bicicletta e, sapete che c'è di nuovo? Se ho voluto quella bicicletta era esattamente per poterci pedalare! Quello che non avevo messo in conto, magari, erano i dossi, le curve, le bucature, le fermate e le cadute. Okay, ho peccato di ingenuità.. ma se tutti voi geni 'ste cose le sapevate già, perché non mi avvisavate prima che mi comprassi la dannata bicicletta?!?!

- essere belli dentro: giuro.. vi darei tutto il mio fotogenissimo pancreas e mi accontenterei di due polmoni appena appena presentabili pur di avere le gambe della Bundchen..

- quello che non uccide, fortifica: sarà, ma mentre ti fortifica ti ha anche pestato ben bene.. non si poteva avere una tazzina di pappa reale, invece??


- l'erba cattiva non muore mai: no, qua capiamoci.. l'erba cattiva, volendo, muore pure.. ma la cosa peggiore che ti fa l'erba cattiva non è morire...è che non ti fa sballare!!!


Astemi Anonimi

Buongiorno a tutti, mi chiamo Iole e non bevo da... beh, occhio e croce, da una quindicina d'anni.

Ho un problema con l'alcool: non mi piace.

Quel gusto acido, quella sensazone di bruciore nella gola, quella specie di rilassatezza che ti viene nei muscoli, come se all'improvviso fossero diventati pappetta.. no, proprio non mi piace.

Epperò.. 



La mia storia con l'alcool è iniziata, come per quasi tutti, negli lontani anni della (tardo-)adolesceza, quando tiravi tardi sui muretti, avere una birra in mano era tremendamente figo e berla davvero, alla fine, non era poi così importante.

(mi chiedo come mai i negozianti e i baristi vendessero senza battere ciglio alcoolici a me che 15 anni sì e no li dimostro ora. Altri tempi, altre storie..)



Una vera e propria evoluzione etilica l'ho avuta però negli anni folli e sregolati dell'università, quando era semplice e  perfettamente naturale scolarsi cocktail, gin-lemon e vodka-tonic, preferibilmente in compagnia di sconosciuti, e poi il mattino dopo passarsi un po' di correttore sotto gli occhi e andare a lezione.

(devo ammettere di avere ricordi solo vaghi di quelle nottate. Segni fisici evidenti, per fortuna, non ne ho riportati e gli organi che mancano alla conta generale, s'è scoperto, mancano proprio dalla nascita. Come poi sia riuscita a laurearmi, peraltro cum lode e in regola sui tempi, resta un fatto curioso e affascinante insieme)



All'epoca ero giovane e senza particolari scrupoli in merito alla mia salute. Non vorrei barare, ma credo proprio di non aver mai sentito dire che diversi tipi di alcool non vanno mai mischiati tra loro, almeno, non in quel periodo.
La patente l'ho presa molto più tardi, quindi non avevo remore neanche in quel senso.
Le droghe, per quanto abbia opinioni assai tolleranti in merito, personalmente non mi hanno mai incuriosito.
E sì, ammetto che mi sia capitato più di una volta di svegliarmi in case sconosciute, ma ho avuto la fortuna di non imbattermi mai in pazzi assassini, e, non avendo mai trovato in giro Kellog's extra, ogni volta mi sono rivestita e me ne sono andata.


 Una sola volta me la sono vista veramente brutta, e devo ringraziare il Caso se nel locale in cui ero andata a finire lavorava un amico dell'amico di un amico, che grazie a un giro di telefonate è riuscito a rintracciare qualcuno che mi ficcasse sotto una doccia e controllasse che non tirassi le cuoia nel corso della notte.
Ecco: ancora oggi non so esattamente cosa abbia ingerito quella volta, in quali misture o proporzioni.
So solo che da allora i superalcoolici mi danno la nausea e che riesco a tollerare solo la birra, in determinate condizioni (mai di giorno, e solo su determinati alimenti) e 4-5 bicchieri di vino bianco in tutto l'anno.
Se vado oltre, nausea.
La capiroska con moltomolto zucchero, moltomolto lime, moltemolte fragole e tipo un cucchiaino di vodka.
Il rum nel babà? Schifo.

Epperò...


Epperò mi piacerebbe, ogni tanto, avere qualcosa da potere ordinare, niente che stordisca o faccia danni, intendiamoci, solo quella gradevole sensazione di lasciarsi andare, di scioltezza, di lieve euforia...

Insomma, in definitiva: avete cocktails da consigliarmi???

Bridezillas

Gli Americani, che in alcune cose (junk food, estremismi e cazzate, per esempio) la sanno lunga, hanno inventato questo termine fondendo insieme il concetto di bride/sposa con quello di Godzilla, mostro di cui la maggior parte di noi non sa assolutamente nulla, ma il cui nome evoca immagini di distruzione e skincare non proprio impeccabile.

Poi, sempre perché la sanno lunga, ci hanno fatto su un format televisivo, ma vabbè, questi sono fatti loro.

Io volevo solo dire che per quanto ciascuna di noi possa essere la persona più sensata e ragionevole di questo mondo, nel momento stesso in cui decide di sposarsi avviene una curiosa trasformazione: nei casi più gravi, sì, ci ritroviamo di fronte a delle vere e proprie bridezilla, quelle che mandano la famiglia sul lastrico perché la navata deve essere ricoperta di neofinetia giapponese o che ingaggiano una nidiata di paggetti e damigelle, ciascuno dei quali deve munirsi di un inutile quanto costosissimo abito da mini-sposo/a.


Nei casi meno gravi che, grazie a Dio e alla crisi economica, sono i più numerosi, assistiamo però lo stesso ad un curioso fenomeno: via via che ci si avvicina alla data delle nozze per la sposa esiste solo quello, parla solo di quello, vive solo di quello e anche il mondo intorno deve necessariamente adeguarsi, cominciando a ruotare esclusivamente intorno all'asse di quell'unico matrimonio.

Tutto l'universo respira in sincrono con il tuo matrimonio e tu ti incazzi da morire perché a tuo cugino non danno le ferie e l'amica delle medie diserta l'addio al nubilato perché non ha a chi lasciare i bambini, dimenticando che tuo cugino da 6 anni lotta contro uno schifo di situazione lavorativa fatta di capi sfruttatori e contratti a progetto e che l'amica delle medie sarebbe più che felice di concedersi una serata fuori, se solo potesse.

Ma no: quello che conta è il tuo matrimonio, solo il tuo matrimonio, nient'altro che il tuo matrimonio e ti irrita sentire intorno a te gente che si lamenta di altro (problemi di coppia, di lavoro, di salute), perché, cavolo.. ma com'è che all'improvviso sono diventati tutti insensibili ai veri problemi?

Molte, più che un matrimonio, hanno una visione: è così che nascono scelte stilisticamente affascinanti, ma umanamente devastanti: il colore predominante viene sapientemente dosato, i nomi dei tavoli scelti dopo approfonditi studi con la consulenza di Chiara Ferragni e Umberto Eco, le bomboniere equosolidali anche se per tutta la nostra vita non abbiamo mai contribuito neanche al regalo per il collega che va in pensione, 6 mesi di scuola di ballo per quell'unico walzer iniziale..



Per carità, non c'è niente di male a volere che quella giornata sia piacevole, elegante, divertente, o come accidenti vi siete messe in testa che debba essere: il problema è che, se il vostro fidanzato rifiuta di accompagnarvi a Cinecittà a cercare un carretto dei gelati di fine '800 e gli amici cominciano a non prendere le vostre chiamate, beh.. forse cominciate ad essere troppo dentro questo matrimonio..

Ad un certo punto, anzi, la sposa comincia a non parlare più, ma a proclamare editti: nessuno vestito di bianco, nessuno vestito di nero, niente jeans, niente cappelli (il vestiario è un argomento che ha molto appeal per l'edittologia), i bambini non sono graditi (che vi è venuto in mente di fare figli sapendo che IO dovevo ancora sposarmi?!?), il regalo va consegnato tramite IBAN, niente scherzi agli sposi, nessuno può restare seduto quando parte la disco, nessuno può andarsene prima della torta (il che spesso vuol dire non prima delle 3 del mattino).

Easy, honey, easy..

E sì, ci sono passata anche io.
Non un caso dei più gravi, per fortuna, ma ricordo perfettamente l'irritazione perché nessuno dava il giusto riconoscimento alle mie guest bags e credo di aver saltato più di un pasto presa dall'impossibile ricomposizione del jenga dei posti a tavola per gli ospiti.

Poi per fortuna passa: riponi l'abito, torni dalla luna di miele, sfogli l'album, sorridi ripensando a tuo zio che ha sbagliato la lettura del Vangelo e, piano piano, ritorni ad essere una donna (mediamente) interessata anche agli altri.

Poi per fortuna passa...

Quasi a tutte.




20 cose che ti fanno capire se sei una vera creativa

Chi sono le crafter? Uso questo termine generico, che non mi piace poi neanche molto, in mancanza di qualcosa di più specifico. "Creativa" forse suonerebbe meglio, ma mi sa anche un po' di pretenzioso (e dire che lo usano anche quelle che parlano di "lavoretti".. bah..).
Artiste? Artigiane? Amanti del fai da te?

Mah, io ancora non sono convinta, così intanto continuo ad usare l'inglese, anche perché l'italiano è una lingua che ancora non si è inventata una parola decente per Uomo o Donna con cui Condivido la Mia Vita e magari Anche dei Figli al di Fuori del Vincolo Matrimoniale, quindi le crafter si rassegnino ad aspettare tutta la vita..

Insomma, siete o no delle vere creative?
Se avete qualche dubbio fate il test che segue, se rispondete SI' a più di 5 domande.. benvenute nel club!!!


  1. possiedi almeno tre paia di forbici, differenziate per uso;

  2. conservi ogni più piccolo brandello di nastro, carta, biglietto, perché "non si mai, può sempre tornare utile...";

  3. per lo stesso motivo, conservi in un'apposita scatola ritagli di patterned paper di 2 cm di lato;

  4. quando senti dire che le mode passano e ritornano, più che alle scarpe con le zeppe pensi ai prima flowers;

  5. ti sei sentita dire almeno un milione di volte "ma..... e li vendi?!?!"

  6. qualche volta i tuoi familiari hanno saltato la cena perché il tavolo della cucina era ingombro di materiale;

  7. utilizzi i tuoi strumenti craft anche per cose che potresti fare tranquillamente senza, solo perché è troppo divertente usarli;

  8. hai partecipato a centinaia di discussioni su come vadano calcolati i prezzi degli articoli da vendere;

  9. hai la precisa sensazione che gli abbellimenti non potranno mai essere "troppi";

  10.  hai una board Pinterest piena zeppa di craft rooms spettacolari...

  11. ...ma tu non hai nessunissima craftroom e accumuli il materiale anche negli armadietti della cucina, accanto ai Pan di Stelle;

  12. per indicare la sfumatura di un colore più che la tabella Pantone ti verrebbe da usare quella DMC;

  13. conservi decine di articoli ancora nella loro confezione originale, solo perché sono troppo belli per essere usati;

  14. sdraiata sul lettino sotto il sole di Luglio ti assale il dubbio che anche quest'anno sarai in ritardo sui progetti di Natale;

  15. anche gli alfabeti non potranno mai essere troppi;

  16. ogni tanto i tuoi familiari guardando il tuo arsenale ti dicono che con tutti quei soldi avresti potuto comprarci un'auto (e tu pensi mestamente che si tratta comunque di una stima per difetto);

  17. hai almeno 10 progetti iniziati e in attesa di essere portati avanti, 10 abbandonati e 10 messi da parte perché "adesso ho altro per la testa, ma prima o poi voglio finirlo..";

  18. all'ultimo consulto il tuo analista ti ha diagnosticato una grave forma di "invidia della Silhouette";

  19. Stime recenti indicano che con la quantità di schemi di ricamo o cucito in tuo possesso sarebbero necessari 198 anni di lavoro, ma nonostante questo continui ad acquistarli o scaricarli;

  20. hai letto tutta questa lista e ti senti tranquilla al pensiero che una Silhouette neanche sai cosa sia.. dimenticando che ti ritrovi perfettamente negli altri 19 punti!!!

Le tot cose che avrebbero dovuto insegnarmi a scuola

Okay.
Potrei declamare a memoria un buon numero di poesie dell'800, decodifico la gran parte dei termini medici grazie alle loro origini etimologiche e sarò sempre in grado di dire con quanti cazzo di cocomeri e pomodori s'è ritirirato quel debosciato di contadino dal mercato.
Queste cose le so perché, sia pure con scarsa attenzione, ho frequentato un intero ciclo di studi dalle elementari al liceo nelle materne braccia della scuola pubblica italiana.



(l'università mi ha permesso invece di sviluppare capacità ben diverse quali dormire in 7 su un letto a due piazze e mischiare tra loro consistenti quantità di alcoolici di diversa natura, e di questo non smetterò mai di rendere grazie)

Restano però una serie di cose che la scuola dovrebbe insegnare e che invece lascia nell'inespresso tutta una vita;
Roba che qualcuno, poi, conquista faticosamente crescendo, a costo di mazzate terribili e ferite emotive, e a cui qualcuno, invece, non arriva proprio mai;
Roba a cui noi contribuenti, per una volta, saremmo ben felici di contribuire (anche se questo dovesse implicare un aumento delle imposte al fine di regalare una calcolatrice ad ogni contadino d'Italia);

1. Dividere il conto di un ristorante (il che vale sia nel caso di compagnie micragnose, i cui membri vadano in tilt per la bottiglia d'acqua cumulativa e per scorporare dal totale le 4 patatine prelevate da Tizio dal piatto di Caio, sia nel caso, più magnanimo, di conti alla romana, in cui semplicemente il problema è capire la quota spettante a ciascuno);

2. Usare Google (sembra incredibile, ma poi ogni volta mi rendo conto che un sacco di gente non lo sa ancora fare);

3. Flirtare;

4. Abbandonare la propria confort zone;

5. Ascoltare chi ci sta di fronte;

6. Stirare una camicia;

7. Che gli anni passano in un battito di ciglia: i bambini crescono appena volti lo sguardo, i genitori invecchiano, gli amici partono;

8. Il parcheggio a marcia indietro;

9. Chiedere scusa quando si ha torto, e chiedere scusa quando si ha ragione. E capire la differenza;

10. Accettare con faccia lieta ed animo grato i regali obbrobriosi;

11. Consolare qualcuno che piange;



Dimentico qualcosa??

Fibrillazioni

E' un periodo di fibrillazioni, perlopiù sotterranee, ma di quelle i cui strascichi continueranno a farsi sentire per molto tempo.

E' un periodo di preventivi e scatoloni, di dubbi e di timori.

Da dove comincio?



La mia filiale chiude, così, senza preavviso.
E' una filiale che andava bene, che vinceva premi, che migliorava i risultati di mese in mese.
Boh, valli un po' a capire.. sarà la crisi, sarà la frana che ha accelerato un po' le cose, sarà che hanno bisogno di fare mucchio per avviare questa genialata dell'orario continuato.. però spiace, ecco.

Cosa anomala nel mio settore, dall'assunzione ad oggi non ho mai cambiato zona, tanto che i colleghi, abituati a ruotare ogni 2-3 anni, mi prendevano in giro dicendo "a te ti trasferiscono solo quando chiuderete..".

Appunto.


Per fortuna almeno dal punto di vista logistico non mi è andata male: resto nella città in cui vivo, anzi, tecnicamente mi avvicino anche!

Poi ci sono tutte le incognite del nuovo ambiente che andrò a trovare: nuovi colleghi, nuovi clienti, nuovo direttore... non sono realmente preoccupata, ma un filo di sottile inquietudine mi sa che resta lo stesso.


(Poi ci sarebbero le buone notizie, ma, finché non le vedo coi miei occhi, neanche voglio pensarci, quindi mettiamoci tutti in stand-by)

Insomma, lo chiamavano impiego di concetto e mi ritrovo a fare scatoloni (pure il sabato mattina), ma una cosa positiva l'abbiamo ottenuta: ci è stata data la libertà di fare man bassa di tutto ciò che non verrà portato nella nuova sede: benvenute piante di aloe vera, benvenuto mini frigo, benvenuta lampada Artemide, benvenuto file folder..


Ecco, appunto, il file folder: ora, 'sto coso qui non brilla per estetica, ma a me sembra di poterne intravedere delle potenzialità. Avete presente il genere, no?? Armadio in metallo, con cassettoni a binari scorrevoli..


Come si trattano 'sti cosi per dargli un nuovo look?

Ho pensato a della vernice spray, ma non mi sono mai trovata bene con la vernice spray..

Carta adesiva? E come evito le bolle?

Ho pensato anche all'effetto lavagna, ma non sono del tutto convinta..

Insomma, sono già abbastanza confusa di mio, mi date suggerimenti??

EDIT (per le esperte di colori):

- ma devo davvero passare la carta vetrata a grana fine, come suggeriscono diversi siti? Il mio armadietto non è verniciato, quindi non devo asportare la vernice pre-esistente. L'idea di graffiare tutto mi preoccupa perché ho il timore che se poi lo rivernicio si vedano i segni sottostanti.. sbaglio?

- mi consigliate la tipologia di colore più adatto da usare? Spray o pennello??

- ci vuole un primer? E poi una finitura o qui stiamo esagerando? 

- che mi dite di questa chalk paint di cui leggo un gran bene? Vale la pena, considerando da una parte i costi, dall'altra che sono una schiappa col pennello in mano??

Un mondo di poeti, modelli, fotografi, cuochi

Su alcune cose, l'ho già detto e ridetto. arrivo inevitabilmente seconda. 
Su altre, manco a dirlo, non arrivo proprio (altrimenti la mia crociata contro gli skinny, che stanno male al 90% delle donne, ma non accennano a sparire dagli scaffali, si sarebbe conclusa positivamente già da qualche anno).

Per esempio, ho comprato uno smartphone solo quando la batteria del cellulare precedente è andata a farsi benedire, e l'omino Tim, che poi è un mio amico, mi ha spiegato che doveva fare budget vendendo uno stock di Samsung che gli erano rimasti sullo stomaco.

Dopo neanche un mese, mi chiedevo stravolta come facessi a sopravvivere prima.
Uso il cellulare per le foto, il navigatore, la musica, i promemoria, le liste, internet, i giochini, le mappe, la dieta, i social.. ogni tanto ci telefono pure!
La maggior parte delle app che ho installato sono effettivamente "utilities", cioè robine che mi semplificano la vita (e solleticano la mia naturale predisposizione alla manialicatità ossessiva-compulsiva, vabbè..).
Poi l'attrezzo mi serve anche per tutti quei momenti "vuoti", ossia quando sono in fila da qualche parte, quando mi annoio, quando in tv non c'è niente di interessante, quando il direttore è assente e non ho voglia di lavorare..

Epperò una roba che non ho mai-mai-mai potuto capire sono quelli che, mettiamo a cena con gli amici, tirano fuori l'iphone e cominciano a ticchettare selvaggiamente.
All'inizio mi affannavo a ricercare una qualche spiegazione di come si potesse preferire il texting con chissà che alla mia indiscutibilmente inebriante compagnia (bollettino medico sull'intervento alla prostata del nonno? Cybersex con Jhonny Depp?). 
Poi ho capito che no, semplicemente informavano l'universo mondo sul fondamentale fatto che in quel momento bevevano una birra al Ficus Bar, e giù foto del boccale, aggiornamenti di status, selphies del brindisi, selphies con le capuzzelle avvicinate a destra e selphies con le capuzzelle avvicinate a sinistra, commenti ai commenti (il cui spessore letterario generalmente è del tipo "oh non ti ubriacare troppo!!!"), emoticon come se piovesse (molto gettonata la pesca giapponese con la nuvoletta accanto), mappature, geotag e continui trilli ancora più fastidiosi del clap-along-if-you-feel che intanto va in sottofondo.

Risultato? La birra sgasata e - soprattutto - la sottoscritta con due coglioni così.



E la cosa più fastidiosa in assoluto non è tanto l'evidente indifferenza che provano per la tua compagnia qui ed ora, ma il fatto che anche quando si staccano da quei cosi.. continuano a parlarne!!!
- ...allora lui mi ha scritto "buonanotte gioia" e io ci ho messo una faccina così e lui mi ha risposto con una faccina colà e quando tu hai commentato lui ha messo un'altra faccina e allora secondo te voleva dire veramente quello che ha detto..."

Seh...  intanto la MIA faccina diventa così  O___________________________________O

Insomma, ero tranquillamente risoluta a non uscire più con chiunque mi avesse invitato via whatsapp, beandomi della mia superiorità morale, intellettuale e libatoria, del mio aver preso le distanze da Facebook in tempi non sospetti, del mio parco utilizzo degli hashtag su un social di nicchia come Instagram, del mio inserire la vibrazione, del mio dedicare totale attenzione a chi mi sta di fronte e soprattutto a ciò che sta sulla tavola..  e poi mi imbatto in questo post di Mammaholic, e in particolare nel suo punto n. 15:

E per chiudere il tema "social": siamo diventati tutti poeti, modelli, fotografi, artisti, cuochi (appunto), opinionisti, scrittori, designer e tutti estremamente fichi. Poi nella realtà c'abbiamo il tartaro, bruciamo il sugo , arrediamo casa da Mondo Convenienza e copiamo i pensierini del nostro quaderno di seconda elementare "Oggi sono stata al mercato con la mamma" diventa "#sunny #saturday #solocibobio #giornatafradonne" (+ foto naturalmente).

Ehm.. quando si dice #coltaincastagna...

Quello che ho imparato guardando i medical drama americani


 
- Puoi laurearti in medicina solo se soddisfi requisiti minimi di altezza, prestanza fisica, luminosità della pelle e se in generale puoi dimostrare un aspetto da modella di cataloghi di intimo;

- Se in ospedale vogliono spostarti in barella da un piano all'altro, ribellati con tutte le tue forze: nel momento stesso in cui le porte dell'ascensore si chiuderanno ti verranno contemporaneamente un ictus e un paio di infarti (nella migliore delle ipotesi, le doglie);

- Non c'è un medico al quale non vengano almeno un paio di malattie gravi, nel corso della vita;

- Se a tuo figlio di 6 mesi viene la polmonite, non disperare, con un po' di fortuna a rimetterlo in sesto potrebbe arrivare il Clooney di prima che si desse alla caffeina;

- Curiosamente, anche i pazienti degli ospedali hanno sempre un ottimo aspetto e trovano il modo di passarsi il lucidalabbra e di farsi la piega anche se sono agli ultimi stadi di una malattia terminale; inoltre sono molto loquaci e vivamente interessati alle vicende personali e sentimentali dei propri medici curanti;

- Se il tuo medico non presenta evidenti malformazioni, difficoltà motorie, handicap mentali o fisici, comincia a dubitarne: difficilmente potrà azzeccarti la diagnosi;

- Se nessuno capisce cos'hai, nel 99% dei casi verrà fuori che è lupus;

- Non esiste un medico veramente cattivo: scoprirai col tempo che anche quelli che sulle prime ti sembravano scostanti, antipatici e malvagi hanno i loro motivi, e comunque nascondono un cuore d'ore sotto strati e strati di disincantato cinismo; 

 - Gli infermieri sono simpatici co-primari suddivisibili in due categorie: quelli fighi con cui scopano i medici, e una serie pressoché infinita di robuste signore di colore con le treccine rasta;

- Se per caso ti imbatti in un medico simpatico, capace, onesto, affidabile, competente, comprensivo, preparato, sensibile, affetuoso e con un amico del cuore molto-ma-molto figo, non affezionarti troppo: a breve lo vedrai morire di tumore al cervello;

- Nessuno è veramente morto se non c'è un medico che dichiara l'ora del decesso, getta stizzito i guanti sulle viscere ancora aperte e se ne va lasciando tutta l'equipe a pensare a quanto è figo;

 - Puoi tranquillamente affrontare una bomba in corsia, un pazzo assassino armato di bazooka, un annegamento nell'oceano, un disastro aereo, varie epidemie e un nubifragio, il tuo problema principale resterà come conciliare la vita professionale con quella di mamma di due bimbi. 
Morirai verso il centesimo anno di età, ma di Alzahimer.

Principi Azzurri

Ne vogliamo parlare?
Parliamone..

Io non credo che le bambine di oggi crescano col mito del Principe Azzurro.
Secondo me, a dirla tutta, c'è un filo diretto di speranze ed identificazioni che le porta da Peppa Pig a Belen, senza interruzioni, e di questo siete responsabili voi genitori, e poi voi genitori, e in ultima istanza anche un po' voi genitori.

Vi dirò di più: secondo me neanche quelle della mia generazione sono cresciute col mito del Principe Azzurro.
Ma dai, sul serio: noi già avevamo mamme che lavoravano (ecco, i papà non è che collaborassero un granché, ma molti sono migliorati invecchiando..), le vacanze-studio in Gran Bretagna e i motorini a 14 anni, avevamo paghette decorose e Brandon & Dylan in tv.
Non sono esempi presi a caso: io non ho mai pensato che lo scopo della mia vita fosse il matrimonio (e meno male, pensa quanto ci sarei rimasta delusa..), mi ero già fatta l'idea che da me ci si aspettasse che studiassi, prendessi una laurea e mi trovassi un lavoro (okay, ci sono rimasta delusa lo stesso..).
A 12 anni fantasticavo anche io di trovarmi un fidanzato, ma ero già lucidamente consapevole che ce ne sarebbero voluti molti prima di beccare quello giusto (20 anni dopo ho ancora gli stessi dubbi..).

Per cui, alla fin fine, chi caspita ha mai atteso l'arrivo del Principe Azzurro???
Secondo me solo qualche sparuta bimba in America all'inizio degli anni '50.. quelle con i capelli cotonati e la gonna a ruota.. in pratica solo la Signora Cunningham e la Sandy di Grease prima di conoscere John Travolta e le tutine di lattex...

E comunque, 'sti principi, bei campioni che erano...


Il tizio di Biancaneve, una che da principessa si ritrova sguattera di sette minatori verticalmente offesi, dorme cent'anni (poi dice che le mele fanno bene..) e si sveglia per ritrovarsi davanti un tizio col rossetto e i leggins azzurri che allora, scusate, io me ne torno a dormire..

Cenerentola: uno che ti giura amore eterno, però poi non si ricorda la tua faccia, ed ha bisogno di un podologo per ritrovarti..

La Bestia, un bastardo egoista attaccato da mezzo paese che giustamente vorrebbe rinchiuderlo in un centro estetico, e che, coerentemente con i propri ideali, si tira in casa Bella solo a fini di sfruttamento improprio di manodopera a basso prezzo, e come premio ridiventa Brad Pitt (ma che morale ha 'sta storia? Avrebbe una morale se creassero una bella coppia mista.. e invece no, rimane il sospetto che il felici-e-contenti tocchi solo ai bellocci).

Eric, gioia, si innamora di una voce (il che è pure peggio di innamorarsi di un piede) e a parte questo non da alcun contributo sostanziale allo svolgimento della storia, potevano metterci un pupo siciliano e l'evoluzione sarebbe andata avanti lo stesso.

Aladin, ma che ne parliamo a fare?? Innanzitutto io i tizi depilati non li posso vedere.. e poi.. ma dai.. un uomo che non sarebbe buono a nulla se non avesse l'aiutino blu?!?!

Cucù...???

Come si riprende un discorso lasciato a metà, quando l’entusiasmo non è più quello di prima, aleggia il sospetto che le forme di comunicazione ormai siano altre, e per di più si ha la netta percezione di non parlare a nessuno in particolare?
Perché alla fine è soprattutto per questo motivo che ho lasciato andare alla deriva questo blog: l’impressione di lanciare parole nel vuoto, senza che ci sia nessuno interessato a raccoglierle…
Oddio, ce ne sarebbero anche altri, di motivi: il quotidiano che incombe (e spesso prende il sopravvento), un rapporto fluttuante con la creatività in generale, che vede me e qualsivoglia tecnica creativa come ai capi di un elastico che, a ondate, si tende e poi riprende forma.
Okay la smetto di fare metafore e passo alle cose concrete: l’elastico è tornato ad avvicinarsi e la sottoscritta, qui, si è lanciata in un’opera di creatività che, stando a quanto prodotto nei mesi precedenti, non temo di definire “immane”: ho ripreso in mano lo scrapbooking!!!
Breve excursus storico: lo scrap mi ha affascinato fin da epoche preistoriche, carta, colla, nastri ce li ho nel dna.. Epperò ho dovuto mio malgrado venire a patti con la terribile scoperta che, finché tagliuzzi e incolli sulla scrivania della tua cameretta, hai il solo impegno di preparare qualche esame ogni 6 mesi, la mamma ti chiama quando è pronto in tavola e non c’è neanche bisogno di lavare i piatti o passare l’aspirapolvere, puoi lasciare i progetti a metà e riprenderli a tuo piacimento; viceversa, se esci dall’ufficio alle sei di sera, corri a fare la spesa o a ritirare robe in lavanderia, cucini (tendenzialmente un pasto dukaniano ed uno standard), mandi più o meno avanti una casa, allora non fai neanche a tempo a tirare fuori le tue cosine scrap da dove sono accatastate riposte, che si è fatta ora di cena, e.. ooops! Pare proprio che il tavolo della cucina debba essere destinato ad usi accessori (né tuo marito può sempre accogliere con gioia proposte relative a panini, piadine, macdonald’s e kebab).


Insomma: da quando sono andata a vivere con Daniele, il mio problema con lo scrap si è rivelato essere fondamentalmente un problema di spazio. Pare proprio che nei 90 mq della nostra sottospecie di casa la mia attrezzatura ingombri solo spazi diversamente destinabili, dai quali non viene mai tirata fuori perché:
  1. difficilmente riesco a completare un progetto in una sola sessione, e purtroppo la mia unica superficie di lavoro è il tavolo della cucina;
  2. negli anni la roba si è accumulata per stratificazioni successive.. un gran bel casino! Non avrei saputo dove andare a pescare i nastri, le carte, gli attrezzi, i colori.. e nutrivo il forte sospetto che, una volta tiratoli fuori, avrei anche dovuto rimetterceli!!!
Avete notato la mia brillante coniugazione dei verbi al passato?? Ebbene sììììììì!!! Ce l’ho fatta!!!! Ho superato l’impasse grazie a pochi semplici accorgimenti…
Sì, sì, sì.. e ancora sì!!!



Giornata NO

..una di quelle mattine che ti svegli col naso tappato, la gola in fiamme, il cervello in pappa e, per buona misura, pure un paio d'unghie spezzate!



Che lì per lì, cercando di fare mente locale e dischiudere quegli occhi cisposi, ti viene da chiederti cosa accidenti hai combinato la sera prima, in quali folli imprese ti sarai mai lanciata e quanti ettolitri di alcool avrai ingurgiato..
Poi - dopo il terzo caffè - la vista ti si schiarisce e ricordi: una beneamata cippa!!!

E domani è il 24 e tu hai assicurato il tuo Direttore che ci sarai, gliel'hai praticamente giurato, ma sì, i colleghi prendano pure ferie tanto io sarò lì per tutti.. anzi.. di fronte alle sue ripetute richieste di conferma hai anche fatto dell'ironia..

Tronchetti & Fotografia

Ultimamente l’idea di rimettere mano al blog mi viene sempre più penosa: un po’ mi sono autoconvinta che la nuova frontiera siano i videoblog (e quelli proprio non fanno per me: Andy Warhol si riferiva chiaramente al quarto d’ora di qualcun altro), un po’ mi sento in colpa per averlo trascurato così a lungo.. un po’ è pura e semplice pigrizia..


Eppure ogni tanto mi vengono in mente argomenti sui quali avrei da dire qualcosa (i tronchetti, per dirne una, o George Martin, o le cuciture delle calze, e i docciaschiuma, poi, vogliamo parlarne?!?!), però poi li archivio in quella sorta di campo minato che è il mio database cerebrale e rimangono lì lettera morta..

Niente, facciamo che ricarico le batterie in attesa di un 2013 esplosivo, e buona lì.

Sapete invece di cosa ho voglia in quest’ultimo periodo? Fotografie..

Mi piacerebbe avere una reflex sempre in tasca, pronta a scattare di quelle foto splendide che vedo in giro sui vostri blog. Più che immagini vere e proprie frammenti di immagine, particolari, contorni sfocati ed effetto lomo.. Oddio, per una che sistematicamente dimentica di infilarsi in borsa perfino il portafogli e le chiavi dell’auto forse la reflex non è l’accessorio più indicato.. Okay, probabilmente più che una macchina fotografica mi servirebbe un iphone.

Ad ogni modo la verità è che non sono una buona fotografa. Vogliamo dirla tutta? Come fotografa faccio pena..

E’ un po’ quello che ho sempre pensato a proposito della bellezza: per come sono fatta io, avrei dovuto essere una di quelle donne che non hanno bisogno di cosmetici o accortezze, bellissime in jeans e superga e senza messa in piega. Perché non ho pazienza, non riesco a mantenere il mio interesse finché ogni singola ciocca di capelli sia ben salda nella posizione che ho scelto per loro, continuo a pescare i vestiti nell'armadio prima di accendere la luce e.. niente scuse, anche se cominciassi ad investire in tacchi e a dedicare il mio conto corrente alla Mac bella non ci diventerei lo stesso..
Ecco, con le foto è uguale: non ho pazienza, non riesco a valutare le luci o a costruire le scenografie, per cui faccio due scatti a caso, resto delusa e mando tutto alla malora.

Somma delle sfighe: non ho neanche un fidanzato fotografo (di cui tutte, ultimamente, mi sembrano accessoriate)...

Bilanci dukaniani

Allora, fermiamoci un attimo e ragioniamo.


Magari approfittiamo di questo momento lieto per cui, per congiuntura astrale, i clienti hanno deciso di godersi le ultime giornate di mare, il Dire riesce a raccapezzarsi senza la mia presenza e perfino mio marito ha fatto partire una lavatrice tutto da solo. Lo so, a volte il sole non sorgerebbe se non ci fossi io a dare una mano..

Comunque qua i giorni passano ed è tempo di bilanci. 20 kg non sono pochi.

Certo, partivo da un peso notevolmente alto, e anche quello attuale è comunque alto. Ma sono tranquilla, so che se non è Ottobre sarà Novembre, e se non è Novembre, boh.. si vedrà! Tanto che mi cambia? Una vita che lotto con la bilancia, sta’ a vedere che saranno gli ultimi 30 giorni a sconvolgermi l’esistenza..

Io sapevo di potercela fare. Non credo di aver mai seriamente dubitato di poter fare qualsiasi cosa. Eppure.. no, mi raccontavo la frottola che per stare bene non ne avessi bisogno.

Vabbè..

Tempo di bilanci, dicevo.

Segue elenco indicativo ma non esaustivo delle tante novità che Monsieur Le Docteur ha indirettamente convogliato nella mia vita:

- Quella strana, mai esperita sensazione dei vestiti che ti svolazzano intorno. Un minimo soffio di vento e lini e cotoni prendono ad allontanarsi dalle tue forme. In spiaggia esci dall’acqua e sentendo rivoli impetuosi correre giù per le gambe ti dici orcocane, avrò mica forato? E invece no, è il bikini dell’anno scorso che ormai devi solo buttarlo..

- Gli uomini e i complimenti. No, dico, parliamone. Perché non sono mai stata una di quelle che crea cortocircuiti camminando per strada, però, ecco, nei miei tempi migliori qualche soddisfazione me la sono presa. Però in epoca più recente deve essere successo qualcosa, una qualche trasformazione nei rapporti uomo/donna di cui io sono rimasta all’oscuro. Cioè, funziona così ora? Pane al pane e vino al vino e chi s’è visto s’è visto? No, ma io non ce la faccio, fatemi fare un corso di aggiornamento.. datemi un Top Girl! “Ho una stanza al terzo piano, che ne dici?”. “Sei sposata? Ti interesserebbe una relazione?”. “No, stai proprio bene, complimenti.. anche il culo.. anche le tette..” e tu cerchi disperatamente di ricondurre il discorso sui piani d’accumulo e intanto pensi “Ma così?!? Non dovrebbe almeno dirmi prima che i miei capelli sembrano fili d’oro e la sua vita senza di me non avrebbe senso?!?!”.

- Il conto in rosso. Capita, se la spesa alimentare improvvisamente triplica, e quella in abbigliamento altrettanto improvvisamente esplode. Che ero abituata a tenermi un jeans finché non mi si disintegrava l’orlo e senza troppo badare al fatto che mi cadesse come una vela da albero maestro, e mo’ dopo due settimane dall’acquisto guardo con occhio critico una micropiega che si forma sotto la tasca posteriore quando mi siedo e penso “uhm.. ora che perdo altri 2 kg devo proprio comprarne uno nuovo..”.

- Tuo marito che ti guarda e ti chiede “ma non eri tu che dicevi che non si sta in casa mezzi nudi?”. Eh, caro mio…

- Gli ormoni! Ne parliamo?? No, non ne parliamo…

Vabbè, ecco.. sperimento situazioni e sensazioni nuove.. ed è tutto un work in progress…

cucù?!

Allora.. da dove si riprendono le fila quando ormai da troppo tempo hai lasciato andare trama e ordito e non sai più da quale parte raccapezzarti??


In questi giorni ho pensato spesso a riordinare le idee e mettere giù due righe che parlassero degli ultimi turbolenti accadimenti della mia vita, ma niente.. ogni volta mi son lasciata scoraggiare dalla titanicità dell’impresa!

Che poi, questo blog non è nuovo ad abbandoni del genere!!!

La prima volta fu, se non sbaglio, grazie a questo musetto qua, ossia alla scoperta dei giochi di ruolo online: tornavo a casa carica d'ansia al solo pensiero che in mia assenza tutti i miei amichetti virtuali avessero sviluppato i loro personaggi e il mio Osamodas fosse rimasto indietro (e il solo fatto che per ricordarmi la parola "osamodas", oggi, ci abbia impiegato 10 minuti, mi lascia il cuore colmo di tenerezza).

Poi c'è stato il periodo in cui passavo il tempo a confezionare fesserie matrimoniali, e il pc lo guardavo solo per controllare a che punto fosse la spedizione di vellum verdemela o dei semini di nontiscordardime.

Poi ancora, il periodo delle trasferte d'apprendistato in giro per l'Italia (se ve lo steste chiedendo, la Catania-Torino è servita malissimo!)..

Insomma, sono una che coltiva molteplici interessi contemporaneamente, e si lascia distrarre con grande facilità. Adesso, per esempio, mi chiedo se abbia ancora senso un blog quando tutto ormai indica chiaramente l'alba dell'era dei videoblog (anche se, poi, esauritosi l'effetto ormonale degli zigomi di Willwoosh, magari mi passa).


Comunque al momento son presa dal vortice dukaniko: raggiunto e sfondato il muro dei 20 kg persi, mi appresto a completare, sia pure in ritardo, l'ultima parte di questo percorso.
E siccome l'assenza di zuccheri mi è andata al cervello e ormai mi sento una strafiga pazzesca, tutto è ancora possibile.
(Che, detto in altri termini, vuol dire che ora come ora tutto il mio tempo lo passo QUA).

Insomma, dai, ci sono!
Non so cosa mi passerà per la mente nei giorni a venire, e quindi non so quale piega prenderà il vecchio Carrubo.. ma ci sono!

N.d.A. Uno di 'sti giorni vi faccio davvero un videomessaggio.. e poi son cavoli vostri!
N.d.A.bis Ah no.. dimenticavo che non son capace a montare i video..
N.d.A. tris Ecco.. potrei canalizzare in questa direzione le mie energie!