Ci ho messo un mese e mezzo a leggere quest'ultimo romanzo della trilogia Millennium ... qualcosa vorrà dire. Decisamente il peggiore dei tre; prolisso, discontinuo, con "superLisbeth" che fa cose allucinanti, lascia veramente perplessi.
L'azione riprende da dov'era finito il secondo volume: Lisbeth ferita a morte dal padre, che a sua volta è stato gravemente ferito da lei, viene ricoverata all'ospedale di Goteborg appena in tempo, grazie all'intervento di Mikael Blomkvist. E così la grande fuga di Lisbeth è finita, ora è nelle mani della polizia e dovrà affrontare un processo. I servizi segreti deviati non voglio che emerga la verità, quindi occorre un piano che metta a tacere Lisbeth una volta per tutte e che metta un bel bavaglio anche a Blomkvist e a Millennium. Ma Mikael lo sa, sa di essere spiato e controllato, e mette in atto una contromossa...
Noioso. Solo questo posso dire. Poco coinvolgente.
Già si parte dall'assurdità di questo personaggio femminile che sopravvive a una pallottola in testa senza averne la minima conseguenza; che viene operata al cervello ad aprile e a metà luglio è già in perfetta forma, pronta ad affrontare un processo bella come il sole: ma quando mai?!?
Per buona metà del libro Lisbeth non partecipa all'azione dato che si trova, guardata a vista, in ospedale (che poi anche sulla dinamica dell'ospedale avrei qualcosa da dire: ma voi ricoverereste due persone che hanno cercato di ammazzarsi a vicenda nello stesso reparto senza alcuna sorveglianza?? e dire che sono svedesi...). Dicevo, per metà libro l'azione è tutta nelle mani di Blomkvist o, purtroppo, spesa nella noiosissima e lunghissima descrizione di come erano strutturati i servizi segreti svedesi e della nascita della sezione deviata.
Un po' d'azione ricompare a pagina 300 (!) con l'entrata in scena di una Lisbeth miracolata e col magnifico cervello intonso e perfettamente funzionante. La parte del processo non è male. L'epilogo è semplicemente terribile: c'è un pluriomicida in fuga dal romanzo precedente e per tutto il libro nessuno se lo fila, nessuno che lo cerchi o almeno si domandi dove si sia cacciato; meno male che c'è superLisbeth che, per puro caso, finisce per castigare tutti i rei rimasti in libertà.
La fiera dell'assurdo.
Un personaggio di cui non si comprende il ruolo è quello della gemella di Lisbeth, Camilla: viene nominata più volte negli ultimi due volumi, si capisce che c'è un rapporto molto difficile fra le due sorelle, ma la cosa finisce lì, il personaggio non entra mai in scena, nemmeno quando si ricordano episodi del passato. Non si comprende la funzione di Camilla nella storia. Certo, considerando che Larsson è morto improvvisamente nel 2004, si può anche supporre che forse avesse in mente di proseguire la storia inserendo nuovi personaggi... mah, non lo sapremo mai.
Nel complesso però il romanzo funziona proprio poco, anche se è scritto bene come i precedenti. Pochi colpi di scena e tutti concentrati nell'ultima parte del libro. Situazioni un po' al limite dell'assurdo sia per quanto riguarda superLisbeth, che per quanto riguarda il complotto dei servizi segreti.
Sinceramente lo consiglio solo se si sono apprezzati i primi due romanzi e si vuole conoscere la conclusione della vicenda, ma senza aspettarsi troppo.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀
Troverete altri suggerimenti di lettura sul sito di Homemademamma, promotrice del Venerdì del Libro.
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venerdì 25 gennaio 2019
venerdì 7 dicembre 2018
Vdl - La ragazza che giocava con il fuoco, Stieg Larsson
A distanza di qualche mese ho messo mano alla seconda avventura con protagonista Lisbeth Salander; devo dire che mi è piaciuta molto, anche più del primo romanzo, tanto che subito dopo ho cominciato il terzo ed ultimo volume della serie Millennium.
Anche questa volta la vicenda è doppiamente narrata da Lisbeth e dal giornalista Mikael Blomkvist.
Lui e Lisbeth si sono persi di vista da circa un anno ed il giornalista di Stoccolma ha per le mani un caso veramente rovente: un'inchiesta/libro sul trafficking, il traffico dei sesso minorile fra l'ex Unione Sovietica e la Svezia.
Autore del libro e dell'inchiesta sono Dag Svensson e Mia Bergman; Dag diventa collaboratore di Millennium e continua a scavare su un nome, Zala, che continua a comparire in modo misterioso nella vicenda.
In modo sorprendente l'inchiesta riguarda anche Lisbeth, riguarda quel periodo della sua fanciullezza di cui nessuno sa nulla, in cui, come dice lei, è successo Tutto Il Male...
Finché una sera Mikael si reca a casa di Dag e Mia e li trova assassinati: tutti gli indizi puntano su Lisbeth, ma Mikael la conosce abbastanza da sentire odore di bruciato. Non rimane che fare luce sul passato della ragazza, un passato che però in molti vogliono tenere nascosto. Anche a costo di uccidere.
Partendo comunque dal presupposto che la storia è un tantino inverosimile (ma, si sa, la realtà a volte è peggio di un film e quindi non diamo nulla per scontato) la trama comunque è costruita in modo avvincente. Si legge benissimo e non si vede l'ora di sapere cosa s'inventerà la nostra Lisbeth per togliersi dagli impicci per l'ennesima volta. Il tutto la trasforma vagamente in una specie di supereroina togliendo, come dicevo sopra, verosimiglianza alla vicenda.
Tutto il romanzo si regge sul suo personaggio, come già dissi del primo volume. Mikael Kalle Blomkvist è una buona spalla, ma la protagonista è lei, piccola, fragile, misantropa, intelligentissima, pericolosa se provocata. Una ragazza affascinante nonostante tutto. Ed infatti tutti ne restano affascinati, alla fine. In questo romanzo scopriremo il suo segreto, Tutto Il Male, e chi ne è stato la causa. Resta da vedere se riuscirà finalmente ad avere giustizia. Il romanzo, come accade spesso con i secondi volumi di una trilogia, di fatto non finisce ma lascia la storia aperta sul terzo romanzo. Presto seguirà la recensione dell'ultimo volume della trilogia.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀
Sul sito di Homemademamma, che promuove il Venerdì del Libro, troverete altri suggerimenti di lettura.
Anche questa volta la vicenda è doppiamente narrata da Lisbeth e dal giornalista Mikael Blomkvist.
Lui e Lisbeth si sono persi di vista da circa un anno ed il giornalista di Stoccolma ha per le mani un caso veramente rovente: un'inchiesta/libro sul trafficking, il traffico dei sesso minorile fra l'ex Unione Sovietica e la Svezia.
Autore del libro e dell'inchiesta sono Dag Svensson e Mia Bergman; Dag diventa collaboratore di Millennium e continua a scavare su un nome, Zala, che continua a comparire in modo misterioso nella vicenda.
In modo sorprendente l'inchiesta riguarda anche Lisbeth, riguarda quel periodo della sua fanciullezza di cui nessuno sa nulla, in cui, come dice lei, è successo Tutto Il Male...
Finché una sera Mikael si reca a casa di Dag e Mia e li trova assassinati: tutti gli indizi puntano su Lisbeth, ma Mikael la conosce abbastanza da sentire odore di bruciato. Non rimane che fare luce sul passato della ragazza, un passato che però in molti vogliono tenere nascosto. Anche a costo di uccidere.
Partendo comunque dal presupposto che la storia è un tantino inverosimile (ma, si sa, la realtà a volte è peggio di un film e quindi non diamo nulla per scontato) la trama comunque è costruita in modo avvincente. Si legge benissimo e non si vede l'ora di sapere cosa s'inventerà la nostra Lisbeth per togliersi dagli impicci per l'ennesima volta. Il tutto la trasforma vagamente in una specie di supereroina togliendo, come dicevo sopra, verosimiglianza alla vicenda.
Tutto il romanzo si regge sul suo personaggio, come già dissi del primo volume. Mikael Kalle Blomkvist è una buona spalla, ma la protagonista è lei, piccola, fragile, misantropa, intelligentissima, pericolosa se provocata. Una ragazza affascinante nonostante tutto. Ed infatti tutti ne restano affascinati, alla fine. In questo romanzo scopriremo il suo segreto, Tutto Il Male, e chi ne è stato la causa. Resta da vedere se riuscirà finalmente ad avere giustizia. Il romanzo, come accade spesso con i secondi volumi di una trilogia, di fatto non finisce ma lascia la storia aperta sul terzo romanzo. Presto seguirà la recensione dell'ultimo volume della trilogia.
GIUDIZIO CRITICO: ❀❀❀
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venerdì 17 novembre 2017
VdL - Uomini che odiano le donne, Stieg Larsson
Un bel po' di anni dopo la sua prima uscita, finalmente ho messo mano a questo romanzo che nel frattempo è diventato un cult, nonché una trilogia, nonché il "monumento" ad un'autore deceduto (i romanzi sono postumi) e che ha visto sequel molto molto discussi a nome di un diverso autore.
Tanto per cominciare è senza dubbio un bel romanzo, un po' noir se vogliamo ma ben scritto e con una trama avvincente. Ma devo dire, e questo libro me ne ha dato una conferma, che io ho un problema con gli autori scandinavi, a partire dalla Lackberg e seguendo con molti altri autori nordici: perché tutta questa violenza sulle donne? Anzi, peggio ancora, sulle ragazzine, perché nella maggioranza delle storie le protagoniste o le vittime sono state stuprate da molto giovani. Oltre il fatto che, come donna, queste vicende mi turbano, ma mi sono anche interrogata sulla realtà sociale scandinava. Così ho fatto delle ricerche in rete ed ho scoperto che in effetti, secondo vari studi e ricerche condotte in merito all'argomento, emerge il "paradosso nordico": proprio in quei Paesi dove gli standard in tema di diritti civili e parità di genere sono altissimi, l'indice di violenza domestica sulle donne è particolarmente elevato. In vetta alla nefanda classifica troviamo la Danimarca con il 52% di donne che dichiarano di aver subito violenza dall'età di 15 anni, seguita da Finlandia e Svezia. Perché? Sembra che dati possano essere variamente interpretati (maggiore disponibilità a raccontare in alcuni paesi piuttosto che in altri, problemi di alcolismo diffusi nel tessuto sociale ecc...), ma di fatto il dato rimane e lascia perplessi. Gli autori nordici, probabilmente, non fanno altro che raccontare una realtà evidente.
Ma torniamo al nostro bestseller.
Mikael Blomkvist, giornalista economico, finisce incastrato per un'accusa di diffamazione che ne tronca la carriera. Viene così contattato da un ricco industriale, Henrik Vanger, che lo incarica di scrivere la storia della sua famiglia e, possibilmente, di svelare i retroscena della scomparsa dell'amata nipote Harriet avvenuta quasi quarant'anni prima. Parallela scorre la storia di Lisbeth Salander, giovanissima hacker, che si occupa di ricerche particolari da reperire su persone o aziende. Nel corso della narrazione le loro strade s'incrociano e finiscono per lavorare entrambi al caso di scomparsa che alla fine risolveranno, non senza una miriade di colpi di scena.
Ma l'anima del romanzo è lei, Lisbeth, personaggio formidabile e delineato in maniera eccellente. Non è facile da capire Lisbeth; per molti versi è una disadattata con tendenze un po' psicotiche, questo la rende paradossalmente molto vera. Ma è anche una donna forte, determinata, intelligentissima e acuta nell'analisi dell'animo altrui. Un personaggio di quelli che non si dimenticano.
Per questo motivo stavolta non consiglio tanto il romanzo in se per se, ma consiglio lei, Lisbeth, lei va conosciuta. La storia non è male, ben scritta e la suspence è sostenuta bene, ma tutto sommato somiglia ad altre storie già lette, già scritte. Ma Lisbeth no, non somiglia a nessuno. Quindi leggetelo.
Giudizio critico : ❀❀❀
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Tanto per cominciare è senza dubbio un bel romanzo, un po' noir se vogliamo ma ben scritto e con una trama avvincente. Ma devo dire, e questo libro me ne ha dato una conferma, che io ho un problema con gli autori scandinavi, a partire dalla Lackberg e seguendo con molti altri autori nordici: perché tutta questa violenza sulle donne? Anzi, peggio ancora, sulle ragazzine, perché nella maggioranza delle storie le protagoniste o le vittime sono state stuprate da molto giovani. Oltre il fatto che, come donna, queste vicende mi turbano, ma mi sono anche interrogata sulla realtà sociale scandinava. Così ho fatto delle ricerche in rete ed ho scoperto che in effetti, secondo vari studi e ricerche condotte in merito all'argomento, emerge il "paradosso nordico": proprio in quei Paesi dove gli standard in tema di diritti civili e parità di genere sono altissimi, l'indice di violenza domestica sulle donne è particolarmente elevato. In vetta alla nefanda classifica troviamo la Danimarca con il 52% di donne che dichiarano di aver subito violenza dall'età di 15 anni, seguita da Finlandia e Svezia. Perché? Sembra che dati possano essere variamente interpretati (maggiore disponibilità a raccontare in alcuni paesi piuttosto che in altri, problemi di alcolismo diffusi nel tessuto sociale ecc...), ma di fatto il dato rimane e lascia perplessi. Gli autori nordici, probabilmente, non fanno altro che raccontare una realtà evidente.
Ma torniamo al nostro bestseller.
Mikael Blomkvist, giornalista economico, finisce incastrato per un'accusa di diffamazione che ne tronca la carriera. Viene così contattato da un ricco industriale, Henrik Vanger, che lo incarica di scrivere la storia della sua famiglia e, possibilmente, di svelare i retroscena della scomparsa dell'amata nipote Harriet avvenuta quasi quarant'anni prima. Parallela scorre la storia di Lisbeth Salander, giovanissima hacker, che si occupa di ricerche particolari da reperire su persone o aziende. Nel corso della narrazione le loro strade s'incrociano e finiscono per lavorare entrambi al caso di scomparsa che alla fine risolveranno, non senza una miriade di colpi di scena.
Ma l'anima del romanzo è lei, Lisbeth, personaggio formidabile e delineato in maniera eccellente. Non è facile da capire Lisbeth; per molti versi è una disadattata con tendenze un po' psicotiche, questo la rende paradossalmente molto vera. Ma è anche una donna forte, determinata, intelligentissima e acuta nell'analisi dell'animo altrui. Un personaggio di quelli che non si dimenticano.
Per questo motivo stavolta non consiglio tanto il romanzo in se per se, ma consiglio lei, Lisbeth, lei va conosciuta. La storia non è male, ben scritta e la suspence è sostenuta bene, ma tutto sommato somiglia ad altre storie già lette, già scritte. Ma Lisbeth no, non somiglia a nessuno. Quindi leggetelo.
Giudizio critico : ❀❀❀
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