Quando ero piccola spesso accompagnavo i miei nonni al centro commerciale per quella che è da sempre il rito del sabato pomeriggio: "la grande spesa per la settimana".
Ricordo che da buona accattona quale sono, mio nonno tendeva ad anticipare i miei desideri e cedeva ogni volta nel comprarmi qualcosa che mi avrebbe reso felice.
Uno di quei sabati, dunque, davanti ai miei occhi apparve
"Favole al telefono" di Gianni Rodari.
Era uno di quei libri che vengono distrattamente (o forse no) poggiati sugli scaffali nell'angolo del supermercato del centro commerciale dedicato alla vendita dei libri.
Rosso, piccolo, accompagnato dalle sempiterne illustrazioni di
Francesco Altan e colmo di fantastiche storie.
Mi sono follemente innamorata di Gianni Rodari con quel libro, un amore che dura tutt'ora.
Se andate a sbirciare la mia libreria di
anobii vedrete che
Favole al Telefono io l'ho catalogato come
"libro da consultazione" perchè è uno di quei libri che non si finisce mai di leggere.
E' uno di quei libri che anche se hai 26 anni e sei adulto, quando hai la febbre chiedi ancora a qualcuno di portartelo fino al divano dove giaci pur di leggere qualche parola di quelle che ami, di quelle che ti hanno cresciuta e che ti han fatto diventare -anche solo contribuendo un po'- quella che sei.
Favole al telefono io l'ho portato dietro in borsa per anni, l'ho dimenticato sul davanzale della finestra di camera mia d'estate e dopo una notte di pioggia, l'ho asciugato con amore con il phon da viaggio, di quelli piccolini che per riuscire ad asciugarti i capelli devi aspettare un'ora.
Da
Favole al telefono, anni dopo, rubavo gli incipit per inviarli via sms al ragazzo che mi piaceva, chiedendo al mio interlocutore di continuare la storia giusto per vedere se era all'altezza di stupirmi quanto riusciva a fare Gianni,
Da Favole al telefono ho preso spunto per ogni tema che ho scritto alle elementari, ricordo ancora la mia versione di
"A sbagliare le storie".
Chi non è andato a contare gli starnuti assieme alla
"Donnina che contava gli starnuti", chi non si è mai
"inventato i numeri", chi non si è mai interrogato sulla misteriosa
"Pioggia di Piombino" dopo aver letto queste storie?
Con Favole al Telefono torno ogni volta a quel pomeriggio nel quale ho preso un libro dallo scaffale e
mio nonno, sorridendo alla consorte (la nostra amata produttrice di polpette)
lo ha messo senza parlare nel carrello.
Con Favole al Telefono mi viene in mente ogni volta mio nonno, che a me sorrideva sempre e che mi viziava tanto.