provaci tu a dare un nome al passato (cioè: cronologia)

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07 dicembre, 2010

Tra whiskey e grano



L'ispirazione per il mio 400° post me l'ha data il buon Salinger.

Oggi mi sento come il Giovane Holden, che vagabondava per New York dopo aver lasciato lo studentato prima delle vacanze di Natale. A dire il vero lui aveva lasciato anche l'università. Io non mi permetterei mai di fare una scelta cosi azzardata.

Mi limito a svegliarmi ogni tre giorni in un quartiere diverso di Londra, potendo contare sulla solidarietà e l'amicizia. Sensazioni belle, che appianano un po' l'ansia di questi giorni di studio e freddo.


Ad ogni modo, mi immagino sempre tutti questi ragazzi che fanno una partita in quell'immenso campo di segale eccetera eccetera. Migliaia di ragazzini, e intorno non c'è nessun altro, nessun grande, voglio dire, soltanto io. E io sto in piedi sull'orlo di un dirupo pazzesco. E non devo fare altro che prendere al volo tutti quelli che stanno per cadere nel dirupo, voglio dire, se corrono senza guardare dove vanno, io devo saltar fuori da qualche posto e acchiapparli. Non dovrei fare altro tutto il giorno. Sarei soltanto l'acchiappatore nella segale e via dicendo. So che è una pazzia, ma è l'unica cosa che mi piacerebbe veramente fare. Lo so che è una pazzia. (cap. XVIII, Il Giovane Holden, J.D. Salinger)

23 novembre, 2010

Io sono mia


Stasera una serie di coincidenze ha risvegliato la mia parte più femminista.

Serata al cinema Apollo a Piccadilly Circus. E' in scena il festival del cinema iraniano. Guardiamo tre cortometraggi. Uno di loro si chiama Rough Cut, di una giornalista e regista iraniana che scrive anche su Internazionale: Firouzeh Khosrovani. Parla dello strano destino dei manichini a Teheran. Di guardie della morale che vedono corpi femminili anche dove ci sono solo fili e delle mutilazioni che i commercianti devono fare per far sì che i manichini siano accettabili per la morale della Repubblica Islamica d'Iran.

E la mia parte femminista inizia ad arrampicarsi attraverso i fori neri che vengono lasciati da un apposito seghetto in corrispondenza di quello che era il seno di un manichino femminile.

Dopo un pomeriggio passato a leggere del femminismo nel mondo islamico e a interrogarmi su come colonizzatori e colonizzati si siano sempre sentiti autorizzati a combattere la loro battaglia sul corpo delle donne (Heideh Moghissi, Oriental sexuality: imagined and real" in Feminism and islamic fundamentalism- The limits of postmodern analysis, 1999)mi ritrovo a casa a guardare su facebook il video di Emma Bonino a Vieni via con me.


http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-c49ec686-0637-489b-887f-62baebd353fa.html#p=0

E' proprio il corpo delle donne il filo conduttore del suo discorso.

# Chissà se esiste davvero una nipote di Mubarak. Esiste però una signora Mubarak in prima linea contro le mutilazioni genitali femminili. E la signora Clio Napolitano e molte first-lady dell'Africa e del mondo hanno firmato un appello per la messa al bando delle mutilazioni genitali femminili. Non lo sapevate? Ora lo sapete.
# Nel 1993 la signora Lorena Bobbit evirò suo marito con un coltello. Ci fu molto scalpore per una singola mutilazione genitale maschile. Ma le donne che hanno subito mutilazioni genitali sono nel mondo circa 130 milioni. Ogni anno, 3 milioni di bambine.



Ed è l'immagine di una montagna di clitoridi tagliati, per privare le donne del piacere, a ricordarmi un libro meraviglioso. E le emozioni che mi aveva dato una vita fa:


"Dico vagina perchè voglio che la gente reagisca"
Eve Ensler, I monologhi della vagina



E come ogni tanto mi capita, mi sento fortunata quando riesco a lasciare che quel frammento di femminismo si arrampichi attraverso buchi neri, passi attraverso occhi commossi, fino a sfociare in un fiume di parole veloci su una tastiera.

13 ottobre, 2010

Storie fatte di parole

Scrivo un post ubriaco, ubriaca. E' da un po' che non lo faccio. Forse da quando ho deciso di dare un po' di organizzazione a questo blog. Ma poi penso alle sue radici. Alle "storie fatte di parole". E allora penso che questi giorni londinesi sono proprio questo, "storie fatte di parole".

Quelle delle immense reading list che tutti abbiamo di fronte in questi giorni di biblioteche.

Quelle che ci si scambia di fronte a una birra. Lasciandole scorrere libere, provando a non avere paura del loro significato profondo, provando a farsi conoscere per quello che si è, indossando solo i filtri della naturale diffidenza che si prova all'inizio delle nuove avventure. "Ognuno col suo viaggio ognuno diverso".

Quelle parole delle "sfumature che danno luce ai colori". Che a volte mettendo insieme ogni sfumatura che una persona ci regala si mettono insieme i pezzetti e ci si scopre un pochino di più, e la diffidenza si trasforma in conoscenza, intimità e poi forse Amicizia.

Quelle parole che ogni volta che le vedo comporre frasi mi fanno pensare al desiderio di imparare dal vento.

08 ottobre, 2010

Birre mediatiche

Tornata a casa da Scuola, con la testa piena di idee e un mal di gola non indifferente ascolto l'articolo di Wired sui 25 anni di Ritorno al Futuro e lascio fluire i pensieri accumulati in questa settimana a base di burro, cioccolato e biblioteca.


Uno degli aspetti più belli di Londra è che se entri in un pub da sola e ti siedi a bere una birra mentre scrivi al computer o leggi un libro, nessuno ti guarda come se fossi una poveretta, sola e irrimediabilmente single.

E così, avvolta nella sciarpa, sorseggiando una Guinness e fumando una sigaretta sulla terrazza del Castle ho scoperto che anche la campagna elettorale delle presidenziali palestinesi del 2005 è stata coperta meglio e in modo più equilibrato dai media locali di quanto hanno fatto i nostri giornalisti- Vespa, Santoro e Floris in prima linea- in occasione delle ultime Regionali.

"PBC TV' election coverage was concentrated in a programme entitled Palestine Votes, which provided candidates with free airtime, as required by law. It was aired by aired after the prime-time news, and repeated later in the evening. Each of the seven presidential candidates had the chance to present their manifesto and discuss it with a panel of journalists, according to a standard format and structure that was the same for all contestants. "
[Maiola G, David Ward (2007) 'Democracy and the Media in Palestine': a comparison of election coverage by local and Pan-Arab Media' in Naomi Sakr (ed) Arab Media and Political Renewal. Community, Legitimacy and Public Life, I.B. Tauris, New York

01 ottobre, 2010

Freshers

Si sta per concludere la settimana delle matricole. Domani alle 17.00 ho il "welcome talk" del dipartimento di antropologia. E poi sabato la presentazione delle Societies.

Non è stata una settimana facile. Una fase di transizione, la nuova stanza, la nuova cucina, i nuovi coinquilini e centinaia di persone nuove, di tutto il mondo, di tutti i colori.

E poi la burocrazia, i corsi da scegliere, la professoressa Dina Matar che ha deciso di prendersi il suo bellissimo e legittimissimo anno sabbatico proprio quest'anno. Ma tant'è, va bene così, e i piani e i sogni sono fatti per cambiare ed adattarsi alla realtà.

E nuovi contatti, chiacchiere nelle ultime file di un teatro, inviti a cena, concerti dalle luci rosa e dalle musiche scadenti, ma anche ottima musica jazz ad Haggerston, che pare di essere in un film.

E le matricole qui si chiamano "freshers". Circondata da undergraduate in parecchie situazioni mi sono domandata come si fa a conservare quella freschezza che non ti fa sentire in una bolla.

Non è facile. E forse l'importante è, come dice la mia nuova amica Paola, riconoscere la bolla, sapere che c'è e cercare di godersela.

26 settembre, 2010

Sunday London Calling- E allora muoviti, muoviti...

Londra è una città che è stata così tanto raccontata, vissuta e camminata che può capitare di trovarsi a fare delle considerazioni e poi pensare "oddio, questa è proprio banale. Possibile che non mi vengano in mente affermazioni più originali?!"

Dopo un pochino si comincia a farci l'abitudine e un cocktail di sano entusiasmo e genuina voglia di conversazione prende il sopravvento.

Uno dei topic classici è "come funzionano i trasporti qui, non funzionano da nessun'altra parte".

Non parlerò della metropolitana, la cui mappa fa parte dell' iconografia moderna quanto le serigrafie di Andy Warhol




La perla sono gli autobus.

Le piattaforme riportano indicazioni chiare su fermate, incroci, cambi. Le tempistiche indicate sono vere. L'entrata obbligata dalla porta "del conducente" ti costringe a pagare il biglietto. E la tela dei movimenti è fitta e ragionata come quella della tube: da qualunque punto della città riesci ad arrivare dove vuoi. Magari con tempi lunghi dati dalle distanze, ma tutto è alla portata di tutti.

Praticamente non ci si può sbagliare. E la sensazione più bella è sapere che anche di sera, a qualunque ora tu esca dal club o dal locale, troverai uno di quei giganti rossi che ti aspetta. Affollato e chiassoso come il pullman della gita delle medie.

22 settembre, 2010

Primo giorno di autunno

Prosegue la selezione musicale per Poguemahoney.

Oggi Guns of Brixton, niente po' po' di meno che The Clash



When they kick out your front door
How you gonna come?
With your hands on your head
Or on the trigger of your gun

When the law break in
How you gonna go?
Shot down on the pavement
Or waiting in death row

You can crush us
You can bruise us
But you'll have to answer to
Oh, Guns of Brixton

The money feels good
And your life you like it well
But surely your time will come
As in heaven, as in hell

You see, he feels like Ivan
BORN under the Brixton sun
His game is called survivin'
At the end of the harder they come

You know it means no mercy
They caught him with a gun
No need for the Black Maria
Goodbye to the Brixton sun

You can crush us
You can bruise us
But you'll have to answer to
Oh-the guns of Brixton

When they kick out your front door
How you gonna come?
With your hands on your head
Or on the trigger of your gun

You can crush us
You can bruise us
And even shoot us
But oh- the guns of Brixton

Shot down on the pavement
Waiting in death row
His game was survivin'
As in heaven as in hell

You can crush us
You can bruise us
But you'll have to answer to
Oh, the guns of Brixton
Oh, the guns of Brixton
Oh, the guns of Brixton
Oh, the guns of Brixton
Oh, the guns of Brixton

31 agosto, 2010

Scade il...

Shopping per la casa. Che poi non è una casa ma una stanza.
E poi il Carnevale di Notting Hill.
E poi, al secondo piano di uno di quegli autobus rossi che tutti sognano di vedere almeno una volta nella vita, ritrovarsi con una bionda romana a riflettere su che cosa ci permette di vivere più intensamente la vita.
E una conclusione personale e probabile è che si viva più intensamente quando si hanno delle date di scadenza.
Quindi, il mio aiuto lessicale è:
"Non mi sono trasferita a Londra, vivo a Londra. Faccio un master di un anno".

Forse la differenza è sottile. O forse no.

29 agosto, 2010

Nord-Sud-Ovest-Est

Arrivata. Anche a Londra. Come mi accade, spesso in modo quasi inquietante, sogno un pezzo di mondo e riesco a ritrovarmi a viverlo.

E' iniziata oggi l'avventura. Non sono riuscita nemmeno a lasciar sedimentare bene la stagione radical-romana che ora mi ritrovo qui. In una stanza di uno degli studentati della Soas. Ci sarò fino a fine settembre, poi mi trasferiscono in un altra struttura. Insomma, tanto per non perdere mai le buone abitudini nomadi.

Visto che Poguemahoney è cambiato tanto negli ultimi mesi e ho avuto il coraggio di fare sperimentazioni che nemmeno credevo - del template grigino ancora non sono soddisfatta ma non ho avuto tempo di smanettare- da oggi mi lancio in una nuova sperimentazione.

"Sunday London Calling". Visto che la mia storia d'amore con Londra inizia di domenica, ogni domenica proverò a dedicare un post a questa città. Alle cose più assurde che vedo, a qualche persona. Non ho ancora una tecnica, una strategia o un metoodo.

Oggi inizio a ruota libera, con la top five della giornata, che mi ha vista arrivare a King's Cross alle 11.00 e dover cazzeggiare fino alle 14.00 in attesa di poter avere accesso alla stanza.

1)Il concetto di Bank Holiday. Ancora una volta arrivo in un paese anglosassone il giorno di Bank Holiday. In Inghilterra e in Irlanda sono dei giorni di ferie attribuiti automaticamente anche a chi non lavora nelle banche. Praticamente dei "ponti comandati".
Bighellonando in giro ho potuto vedere "la city" completamente deserta.

2)Scendendo dalla cattedrale di Saint Paul verso la Tate Modern Gallery, proprio all'imbocco del Millenium Bridge mi sono commossa ascoltando un trio d'archi e un tastierista. Giovani e belli che passavano dalla musica classica a Yann Tiersen. Pelle d'oca.

3) Le finestre dello studentato che non si possono spalancare. Sono tutte dotate di un blocco che permette di aprirle solo parzialmente. Dicono che sia per l'alto tasso di suicidi. Bene. Mi sento molto più tranquilla ora.

4) In nessun luogo dello studentato si può fumare. Non in camera, non in cucina, nemmeno nel bel giardinetto interno... come ho imparato a dire a Roma: ma li mortacci.

5)Nel settore C3 siamo quattro ragazze italiane e un cinese. Proporzioni che fanno pensare.

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