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giovedì 8 febbraio 2024

Taberna Mylaensis: 1976 - gli esordi (vinyl)

 

Cari amici, percorriamo oggi le strade della musica popolare italiana, quel genere comunemente definito come folk, e lo facciamo con un gruppo storico, la Taberna Mylaensis, che ha l'innegabile merito di avere dato un forte impulso a questo genere musicale,  facendolo uscire dalla limitata cerchia di appassionati. Certo, non sono stati i soli: ad iniziare dagli anni '70 altri alfieri della musica folk furono il Canzoniere del Lazio, La NCCP, i Musicanova, Antonio Infantino con i suoi Tarantolati, Carmelita Gadaleta, i vari Canzonieri Popolari. Vado a memoria, quindi so di averne dimenticati alcuni. Tutti questi artisti li ritroverete nelle vecchie pagine del nostro blog. Grazie a loro e a molti altri, la musica folk cominciò ad essere ascoltata e apprezzata dal popolo giovanile, smarcandosi dalle gabbie delle feste di piazza o delle sagre paesane per affiancare cantautori e gruppi rock. Insomma, la musica popolare regionale iniziò una seconda vita con la diffusione della cultura e delle tradizioni del nostro Paese, inserendo testi di natura sociale e politica., Oggi il folk è vivo più che mai: dagli Agricantus in avanti è una esplosione di suoni che continuano a perpetrare le storie e la cultura musicale delle nostre regioni. L'uso del dialetto era ed è  piuttosto comune, così come l'utilizzo di strumenti della tradizione popolare. 


I musicisti della Taberna Mylaensisi (termini latini che significano "la taverna di Milazzo"), guidati dal fondatore Luciano Maio, sono siciliani doc. proprio di Milazzo, nei pressi di Messina. Il gruppo si formò all'incirca nel 1975 e - nota bene - è tuttora attivo. Proprio lo scorso anno abbiamo avuto il piacere di ascoltare il loro CD live "U tempu passa". Un capolavoro di suoni e di voci. La musica della Taberna è stata influenzata dalle culture dei popoli che sono stati presenti in Sicilia, tra cui Greci, Arabi e Normanni. Il loro repertorio proponeva, almeno agli inizi,  canzoni della tradizione siciliana, integrati da canti a sfondo sociale, basati sul lavoro dei vendemmiatori e dei minatori, canti religiosi, canzoni di rabbia e di protesta. Anche il nostro amico Augusto Croce li cita su "Italian prog" (sito web o volume che sia) ricordandoci che, grazie al contratto firmato con una major, la RCA, affiancarono Francesco De Gregori in tournée e, nel 1976, furono ospiti del celebre concerto del Parco Lambro a Milano (appaiono anche sul disco), Gli album di matrice prettamente folk "tradizionale" sono sicuramente i primi due, entrambi pubblicati nel 1976. Ad iniziare dagli anni '80, con "Gricalata" del 1981 (lo potete riascoltare qui), avviene la svolta musicale, con l'introduzione di strumenti elettrici, la composizione di brani originali ed un progressivo spostamento verso sonorità più rock. Passiamo ora alla musica. Gli album che ho scelto, come già scritto, sono i primi due, "Populu e Santi" e "Fammi ristari 'nto menzu di to brazza". Partiamo.

Taberna Mylaensis - 1976 - Populu e Santi


TRACKLIST:

Lato A
01. Orazione per le greggi e l'armenti a San Giuseppe - 6:48
02. Prighiera prufana - 4:32
03. Lu Patri Nostru di San Giuliano - 4:26

Lato B
04. I miraculi i Santu sanu - 4:35
05. Mirtoti Sfasciasanti - 3:46
06. A sirinata du carritteri - 3:21
07. Cantu di lu metri - 6:22


MUSICISTI

Luciano Maio - voce, chitarra, percussioni
Santo "Bobo" Otera - voce
Carmelo Gitto - voce, chitarra
Franco Salvo - chitarra, voce
Alberto Cocuzza - voce


A detta di molte discografie ufficiali "Popilu e Santi" è il primo album ufficiale della Taberna Mylaensis. Alcuni siti lo collocano come seconda uscita, al seguito di "Fammi ristari 'nto menzu di to brazza". Non lo so, ma poco m'importa, anche perché sono sati pubblicati entrambi nel 1976 e sono uno il seguito naturale dell'altro. In questo primo periodo della carriera musicale del gruppo il repertorio era basato su brani della tradizione, raccolti oralmente o tratti dalle ricerche di etnomusicologi o storici delle tradizioni popolari. 

Luciano Maio

"Populu e Santi" raccoglie canti di lavoro, canzoni d'amore, canti religiosi e profani e tarantella. Nell'epoca  del folk revival, nel corso degli anni '70, la Taberna Mylaensis, grazie all'impulso del suo fondatore, il già ricordato Luciano Maio, avvia una operazione di recupero della grande tradizione musicale della Sicilia: canti di lavoro, che scandivano ritmicamente una stagione dopo l'altra, Un recupero musicale che abbraccia diversi secoli: dal Cinquecento all'Ottocento, dai canti dell'isolamento e della solitudine a quelli che ruotano attorno alla delusione post-risorgimentale, alle lotte contadine, all'occupazione delle terre. Tutto ciò' si identifica in una espressione musicale che diviene prima di tutto musica del Mediterraneo, ovvero una musica che suona come un incrocio di culture" (da Rockbottom). 
L'album, così come quello successivo, stranamente non è mai stato ristampato in versione CD. 


Taberna Mylaensis - 1976 - Fammi ristari 'nto menzu 
di to brazza


TRACKLIST:

Lato A
01. Cantu di carcirati
02. Canto della vendemmia
03. Fammi ristari 'nto mezzu di to brazza
04. Romanza
05. U tritrolu

Lato B
06. L'amanti cunfissuri
07. Babba Blu di Petralia
08. Storia da figghiuledda rubbata di pirati
09. San Caloriu di Naru
10. Ninna nanna


Con la medesima formazione, la Taberna Mylaensis realizza nello stesso anno un altro grande disco, il seguito  naturale della prova di esordio. I canti a sfondo sociale riguardano carcerati, vendemmiatori, un popolo do sofferenti che attraverso i canti popolari trovano la via per amplificare il suo stato e il suo malessere. Non solo, nel disco appaiono anche canzoni d'amore e, nel finale, una ninna nanna. 


Ricorda gli esordi della Taberna Alberto Cocuzza, co-fondatore e voce del gruppo, nel corso di una intervista: "Avevamo una grande voglia di fare musica. Volli collaborare  con loro (il primo nucleo della Taberna Maio, Otera, Salvo e Luciano Maio. Il loro modo di fare musica mi piaceva molto e partimmo insieme per le Eolie, nel ’73, dove suonavamo musica popolare. Già allora la coralità fu il nostro segno distintivo: studiavamo per plasmare in modo organico le nostre voci; io avevo un tono di voce molto alto e mi ispirai subito a Giovanni Mauriello (strepitoso cantante della NCCP). Non ci piaceva il modo di rappresentare la Sicilia solo con balletti  e quartare, sullo sfondo di Ciuri Ciuri, ma si cercavano nuovi modi espressivi".  E sicuramente la Taberna ha varcato le frontiere della mera tradizione musicale siciliana, allargando i suoi orizzonti e i suoi confini in una progressione che continua ancora oggi.

Concludo il post con uno dei miei periodici appelli al popolo della Stratosfera. Perdonatemi se ogni tanto li faccio...Ebbene, il terzo album del gruppo, autoprodotto, uscito nel 1978 con un titolo lunghissimo, "19milioni 770mila 558lire 88centesimi per la libertà" è molto difficile da reperire. Se qualcuno lo possiede e lo vuole condividere su questo blog si faccia vivo. Sono certo che si trova in qualche vostro cassetto. Un caro saluto a voi tutti e buon ascolto.


LINK Populu e Santi
LINK Fammi ristari 'nto mezzu di to brazza

Post by George

giovedì 19 gennaio 2023

Stefano Palladini (canta Giuseppe Gioacchino Belli) - 1975 - La vita dell'omo (vinyl)

 

TRACKLIST:

Lato A
01. La vita del'omo
02. Li soprani der monno vecchio
03. Er caffettiere filosofo
04. La creazzione der monno
05. La bbona famijja

Lato B
06. La monnizione
07. Er ferraro
08. Piazza Navona
09. Li morti de Roma
10. La morte co la coda


MUSICISTI:

Stefano Palladini - voce, chitarra
Francesco Bruno - chitarra
Giampaolo Belardinelli - chitarra
Nazario (Zaza) Gargano - mandolino, fisarmonica

Stefano Palladini

A proposito di poesie in musica: dopo l'interessante post di Andrea dedicato a Gregory Corso, restiamo in tema, spostandoci però sull'italico suolo. E' questo l'inizio di un progetto ambizioso che vuole tracciare il profilo musicale del duo Stefano Palladini - Nazario Gargano, due musicisti che hanno avuto il merito di avere musicato con grande classe e raffinatezza i versi di alcuni grandi poeti italiani. Questo primo post è dedicato al solo Stefano Palladini, autore di un album, tutto da riscoprire, intitolato "La vita dell'omo", pubblicato nel 1975 dalla RCA. Il sottotitolo è quanto mai esplicativo: Stefano Palladini canta Giuseppe Gioacchino Belli. Seguiranno altri album in cui Palladini sarà al fianco dello storico amico, arrangiatore e musicista, Nazario Gargano. Questa prima opera e attribuita al solo Palladini, accompagnato da altri due chitarristi (Francesco Bruno e Giampaolo Belardinelli). Nazario Gargano è presente con un ruolo marginale, alle prese, in alcune tracce, con mandolino e fisarmonica. Di fatto tutti gli arrangiamenti sono stati curati da Palladini e Belardinelli. Nei dischi a seguire la presenza di Gargano sarà decisamente più determinante. I due musicisti si incontrarono negli anni ‘70 al "Folkstudio" di Roma, un locale rigorosamente "acustico" e spontaneo che contribuì in modo decisivo alla formazione stilistica di una "scuola romana" di cantautori e folksinger. Della loro avventura musicale congiunta parleremo nella prossima puntata. Restiamo sul pezzo, o meglio sull'album in questione. "La vita dell'omo" raccoglie dieci sonetti di Giuseppe Gioacchino Belli, musicati e arrangiati in stile folk-rock. Non mi risulta che il disco sia stato ristampato. I disturbi nelle singole tracce ci ricordano che il vinile ha compiuto le sue 47 primavere. 

Francesco Bruno

Non è sicuramente il primo esperimento di traduzione in musica di versi poetici, ma in questo caso vi è l'originalità della scelta, Giacchino Belli non è un autore facile e i suoi sonetti sono stati "la voce del popolo" in una Roma papale e corrotta, quella del "Papa Re". L'opera del Belli - come si legge sui testi di letteratura italiana - rappresenta con felice sintesi la mentalità dei popolani romani, lo spirito salace, disincantato, furbesco e sempre autocentrico della plebe, come egli la denomina, rendendo con vividezza una costante traduzione in termini ricercatamente incolti delle principali tematiche della quotidianità. Giacchino Belli scrisse 2279 sonetti in dialetto romanesco per circa 32.000 versi, più del doppio dei versi della Divina Commedia dantesca, Un'opera ponderosa che pochi altri autori riuscirono ad eguagliare. Il sonetto che dà il titolo all'album, "La vita dell'omo", venne composto nel 1833 e in poche rime riassume in modo ironico e pessimistico la vita di un popolano qualunque. Lo scritto del Belli è in dialetto romanesco, ma qui - per facilitare la comprensione - vi propongo la traduzione in italiano. 

"Nove mesi nella puzza: poi avvolto in fasce
sempre sbaciucchiato, con le croste lattee e i lacrimoni:
poi al laccio, dentro un girello, con una vesticciola,
un copricapo e un'imbragatura al posto dei calzoni.

Poi comincia il tormento della scuola,
l'abbiccì, le frustate per punizione, i geloni per il freddo,
la rosolia, dover far la cacca sul vasetto
e un accenno di scarlattina e di vaiolo.

Poi viene il lavoro, il digiuno, la fatica;
l'affitto, il carcere, il governo,
l'ospedale, i debiti, la fica,

il sole l'estate e la neve d'inverno ...
E alla fine, che Dio ci benedica,
viene la Morte e tutto finisce all'Inferno"

Giuseppe Giacchino Belli

Stefano Palladini interpreta il sonetto accompagnato dalla sua chitarra acustica. I suoni acustici sono la costante in questo disco, di pura matrice "folk studio". Se cercate la traduzione in italiano dei 10 sonetti (tranne il primo) non faticherete a trovarla sul web. E con questo concludo qui la prima parte e vi lascio augurandovi buon ascolto.


Post by George

domenica 27 novembre 2022

Whisky Trail - 1986 - Pooka


TRACKLIST:

Lato A
Cetamon
01. Eiri Na Greine/Paddy's Leather Breeches
02. Leprechaun
03. Da Luan Da Mort/Fairy Polka
04. Tweed Side/The River Lee/Applecross/Pooka
Midsummer's Feast (Midsummer's Day)
05. When The Wind Blows/Fairy Love Song
06. Witch's Curses

Lato B
Midsummer's Feast (Midsummer's Night)
07. Sweet Molly/Granny Duncan/Agata
Samain
08. Mermaid's Croon/Fairy Love Song(Repr.)
09. Never Wed An Old Man
10. Green Hills/Gooseberry Bush
11. Fairy Nurse

back cover LP

FORMAZIONE

Pietro Sabatini - guitar, bouzouki, vocals
Stefano Corsi - celtic harp, harmonium, 12-string guitar, mandolin, harmonica, pedal bass], bass, backing vocals
Lorenzo Greppi - highland pipes, uilleann pipes, whistle, jew's harp, dulcimer, accordion, bodhrán, backing vocals
Giulia Lorimer - vocals, fiddle, psaltery, percussion


Circolano in Italia numerose band impegnate nella riproposta di brani tratti dalla tradizione musicale celtica e irlandese, o nella composizione di musiche originali sempre di ispirazione celtica. Tra questi abbiamo optato per la presentazione dei Whisky Trail, con una biografia musicale risalente nientemeno che al 1975. Cerchiamo di conoscerli più da vicino, tenuto conto che è la prima volta che fanno la loro comparsa su queste pagine. 

LE ORIGINI: IL GRUPPO FOLK INTERNAZIONALE

"Negli anni '70 nasce, da un'idea di Antonio Breschi, pianista fiorentino con influenze jazz e blues, il Gruppo Folk Internazionale. Antonio Breschi riunisce intorno a sé musicisti di svariate provenienze musicali tra cui la moglie Rebecca Miller, americana del sud degli Usa, la cui bellissima voce si presta per canti elisabettiani, gospel e spiritual, Pietro Crivelli, cantante blues, chitarrista e contrabbassista, Stefano Hollesch, musicista eclettico e pittore che suona vari generi e strumenti, Gilberto Kondo, percussionista africano e infine Piero Bubbico, giovane promessa dell'ambiente jazz fiorentino. 
Il Gruppo Folk Internazionale si esibisce con successo in svariate manifestazioni musicali producendo musica che data la molteplice varietà delle esperienze musicali dei suoi componenti: spazia dal Worksong degli schiavi africani al Dixieland, dalle Rocky Mountain Folk Songs al Country, dal Jazz ai ritmi e alle canzoni della musica africana. 


Da lì a poco Piero Bubbico, intuendo le potenzialità del gruppo e consapevole della dispersività creativa e organizzativa dei suoi componenti, porta ad inserire un suo vecchio amico, Stefano Corsi con cui aveva precedentemente avuto varie esperienze musicali. Stefano Corsi, musicista pop, ma con grandi doti di arrangiatore e organizzatore, riesce subito a porre le basi per un nuovo indirizzo che segnerà la vita del gruppo fino ai nostri giorni. Il gruppo cambia in parte indirizzo musicale orientandosi prevalentemente sulla musica folk e blues americana e sulle connessioni di questa con la cultura musicale degli irlandesi emigrati negli Usa. Verrà anche cambiato il nome da Gruppo Folk Internazionale in Whisky Trail, visto che all'epoca di un altro gruppo chiamato con l'identico nome (di questo omonimo gruppo abbiamo parlato tempo fa sulla Stratosfera). 

1975: NASCONO I WHISKY TRAIL

La formazione del Whisky Trail comprendeva in origine Antonio Breschi, Rebecca Miller, Pietro Crivelli, Piero Bubbico, Stefano Corsi, Daniel Craighead e Giulia Lorimer (quest'ultima scomparsa nel 2021). Fu con questa line-up che il gruppo registrò il suo primo disco nel 1976, "Canzoni di lotta e d'amore del popolo irlandese", per l'Editoriale Sciascia, in seguito ristampato col titolo "Irish Songs" (Forrest Hill Records, 1999.

Giulia Lorimer e Stefano Corsi

Nell'anno successivo Rebecca Miller e Pietro Crivelli lasciano il gruppo a cui invece si unisce Pietro Sabatini, che con estrema determinazione Piero Bubbico aveva voluto, avendone conosciuto in una precedente esperienza musicale le grandi doti di ritmica e musicalità. Pietro Sabatini lo abbiamo appena incontrato nei Peter Cam, insieme ad Alex Camaiti dei Nuova Era.  
Nel 1977 sempre per l'editoriale Sciascia il gruppo incide il suo secondo album, "Canti e danze del popolo irlandese vol. 2". Nel 1979 al gruppo si unisce anche Velemir Dugina e per qualche concerto Chris Hamblin. E' con questa formazione che viene inciso il loro terzo album, "Miriana" per la Cardinale Records.

Stefano Corsi

Negli anni successivi lasceranno il gruppo Antonio Breschi, Piero Bubbico e Velemir Dugina e al gruppo si unirà Lorenzo Greppi, polistrumentista, che aveva suonato con Véronique Chalot.Nel corso degli anni il gruppo terrà centinaia di concerti in Italia e all'estero, fra cui una tournée in Portogallo nel 2001 in occasione della quale hanno partecipato al festival "Festival Sete Sóis Sete". (fonte wikipewdia).
I Whiski Trail hanno all'attivo ben 14 album più una compilation, coprendo un periodo temporale che va dal 1975 al 2015. Vi rimando a Dscogs per un approfondimento sulla loro discografia. 

La back cover del CD

   POOKA (1986)

"Pooka", pubblicato nel 1986 dall'etichetta Saga, è la quinta prova discografica dei Whisky Trail in ordine cronologico. Si tratta di un graditissimo cadeau da parte del nostro amico e collaboratore Marco Osel e raccoglie 11 tracce di grande bellezza. Il virtuosismi dei musicisti, alle prese con gli strumenti della tradizione celtica, perfetto tappeto sonoro per la calda voce di Giulia Lorimer, traspare in ogni singola traccia. "Pooka" venne ristampato in CD per ben due volte, nel 1999 e nel 2005. Sempre nel 1999 venne pubblicata una edizione con copertina differente rispetto all'originale, in occasione del 25° anniversario (1975-1999) della nascita del gruppo. Ve le riporto di seguito.



Qui si conclude il post di oggi. Mi auguro che questo sconfinamento in atmosfere sonore non proprio usuali per la Stratosfera (voi mi direte: ma se abbiamo pubblicato di tutto?) sia di vostro gradimento. Prendiamo questo post come un "assaggio" della produzione discografica dei Whisky Trail, guardando già al futuro e all'implementazione della loro corposa discografia. Grazie ancora a Osel per l'invio e la condivisione dei file. Per il momento è tutto. Buon ascolto

Pietro Sabatini


Post by George - Music by Osel

venerdì 11 giugno 2021

Artisti Vari - 1999 - La notte del Dio che balla (compilation)


TRACKLIST:

01. Santu Paulu mia di Galatina - 0:18
02. Teresa De Sio - Pizzica tarantata - 6:54
03. Agricantus - Maarja - 6:56
04. Teresa De Sio - Salta salta - 4:24
05. Xicrò - Canto dell'aquila - 5:53
06. Pantarei - Ritmicamente - 6:00
07. Il Parto delle Nuvole Pesanti - Ballo senza piedi - 6:19
08. Nidi d'Arac - Ronde noe - 4:18
09. Ambrogio Sparagna - Pizzica pizzica - 3:03
10. RestArt - RestArtarant - 4:24
11. Addosso Agli Scalini - Pisca pisca piscatò - 4:24
12. Vinicio Capossela - Il ballo di San Vito - 3:26
13. Daniele Sepe - Tarantella calabrese - 4:43
14. Pizzica tarantata - 0:57


NOTE SUI MUSICISTI E SULLE REGISTRAZIONI

Track 1: voce, battito di mani - Salvatora Marzo 
(registrata dal vivo a Nardò (LE) il 30.06.1959

Track 2: voce - Teresa De Sio; chirtarre acustica ed elettrica - Sasà Flauto; batteria - Fulvio Marras; basso elettrico - Flavio Zanon; tastiere - Cesare Allah; percussioni - Leon Pantarei; violino - Ermanno Castriota; voci, frame drum - Alessandro Coppola; voce, chitarra battente - Antonello Ricci
(registrata nello Studio Fuori Tempo)


Track 3: basso - Mario Rivera; Therdent, mandolino acustico - Giuseppe Panzeca; batteria, Goblet drum - Tonj Acquaviva; voce - Rosie Wiederkehr; flauto - Mario Crispi
(registrata dal vivo all'Auditorium RSI di Lugano)


Track 4: voce - Teresa De Sio; chitarra acustica ed elettrica, loops - Sasà Flauto; batteria - Emanuele Smimmo; violino - Ermanno Castriota
(registrata nello Studio Oasi)

Track 5: basso, E-Bow - Alesandro Cercato; percussioni - Arnaldo Vacca; voce, chitarra battente - Antonello Ricci
(registrata nello Studio Venti, Roma)


Track 6: basso - Maurice Galli; batteria - Takdum; flauto elettronici - Maleem; System, suoni vari, Groovebox - Ceare Allah; voce - Pantarei Leon
(registrata nello Studio Libero, Roma)


Track 7: basso - Domenico Crudo; batteria - Domenico Mellace; tastiere - Alessandro Garofalo; tamburello - Salvatore De Siena; voce, chitarra - Giuseppe Voltarelli
(registrata nello Studio Groove Factory, Bologna)


Track 8: basso - Gianluca Cherubini; flauti, accordion - Caterina Quaranta; batteria - Luca Fortunato; vilino, voce - Ermanno Castriota; voce, piano - Marco Viale; voce, tamburello - Alessandro Coppola
(registrata alla Fattoria Sonora, Roma)


Track 9: Ambrogio Sparagna - organetto
(registrata nello Studio Oasi, Roma)


Track 10: chitarra, voce - Cinzia Donti; tastiere - Isabella Colliva
(registrata nel Waterfall Studio, Roma)


Track 11:  basso elettrico - Leopoldo Loprieno; tastiere - Rosario De Gaetano; percussioni - Renato Cafagna; voce, conchiglia - Silvio Sada
(registrata nello Studio 8, Bari)


Track 12: piano, voce - Vinicio Capossela; accordion - Luciano Titi; basso doppio - Ares Tavolazzi; frame drum, sonagli - Alfio Antico; chitarra - Marc Ribot
(registrata nel Fonoprint Recording Studio, Bologna)


Track 13:  organetto - Cristina Veltrone; sax baritono - Roberto Balassone; basso - Massimo Severino; sax soprano, ciaramella - Daniele Sepa; batteria - Enrico Del Gaudio; sax tenore - Paolo Licastro; voce, chitarra - Massimo Ferrante; voce (intro), tromba - Nico Casu; cori, percussioni - Auli Kokko, Daniele Sepe, Franco Sansalone, Paolo Licastro
(registrazione non indicata)


Track 14: organetto - Pasquale Zizzeri; chitarra - Cosimo Mi; tamburello - Salvatore Marzo; violino - Luigi Stifani
(registrata in Nardò (LE), 26.06.1959)


"La notte del Dio che balla" è una compilation di gruppi e musicisti folk pubblicata nel 1999 dall'etichetta Compagnia Nuove Indye. Include 14 tracce registrate in studio (la maggior parte) e dal vivo. Assolutamente originali sia l'apertura che la chiusura affidate a due brevi frammenti registrati nel 1959 a Nardò, in provincia di Lecce. Di seguito quanto scritto da Teresa De Sio nel booklet interno.

"LA NOTTE DEL DIO CHE BALLA è andata in scena per la prima volta la sera del 25 luglio scorso (1998) a Cosenza nel corso del festival "Invasioni". Il primo gruppo è salito sul palco alle nove e trenta e l'ultimo all'incirca verso le tre del mattino. Quella sera hanno suonato: XICRO', il gruppo guidato da Antonello Ricci (etnomusicologo, grande interprete del folk e virtuoso della chitarra battente), NIDI D'ARAC (gruppo leccese che parte da un impianto musicale tipicamente trip hop, jungle e su cui opera una serie di innesti stilistici legati ai "terzinati" ed alle "pizziche" della tradizione salentina), PANTAREI (il gruppo che ha elaborato un suono "etno-dub", e che, quella sera, lavorò sugli effetti della decelerazione del ritmo), SUD SOUND SYSTEM (già molto popolari, non solo a Cosenza, che per primi negli ultimi anni, hanno mischiato rap, impegno e dialetto), MADASKI (grande manipolatore di suoni e costruttore di ritmi tecno), e naturalmente, verso la metà del concerto, io stessa. Quella sera cercai di creare un "meltin'-sound" durante il mio set, portando contemporaneamente sul palco,
parte del mio gruppo abituale, Sasà Flauto alla chitarra e Flavio Zanon al basso, e poi Antonello Ricci alla chitarra battente e voce, Alessandro Coppola e Ermanno Castriota dei Nidi d'Arac, rispettivamente tamburello e violino, Pantarei Leon, Gianni Pierabella, Cesare Allah e Davide Grottelli dei Pantarei, alle percussioni, batteria, system e fiati.


Ormai la musica (e il concerto in particolare) non è più vissuta come l'esperienza alta del singolo artista che si offre agli altri, ma sempre di più come un rito collettivo durante il quale i musicisti sono attori e sciamani di un forte spostamento psichico: "saltano", cioè, e fanno "saltare" chi ascolta, in uno stato emozionale fuori dell'ordinario. Anche quella sera fu così, ancora una volta la musica svegliò "il Dio che balla". La funzione della danza è quella di "agire la musica, di tradurla in un nuovo linguaggio. Chi balla mostra di non subire passivamente la musica, ma attraverso i movimenti del corpo, ne certifica il potere e aggiunge nuovi significati. Quella sera fu così, le oltre duemila persone presenti ballarono fino a notte fonda, forse non del tutto ignari del fatto che, grazie al potere della musica, si stavano con entusiasmo lasciando posseder da forze misteriose e liberatorie, che la vita di tutti i giorni tende a mantenere sopite, ma che la musica sveglia e che, per un tempo difficile da misurare con gli strumenti della ragione, trasforma il corpo di ognuno nel "cavallo degli dei"
Teresa De Sio

Devo ringraziare l'amico Gaetano Simarco per averni inviato i file di questo interessantissimo album che include autori ed esecutori sia conosciuti che di nicchia. Veramente un gran bel disco.
Buon ascolto.



Post by George - Music by Gaetano Simarco 

martedì 18 aprile 2017

Antonio Infantino ed i Tarantolati di Tricarico - 1978 - Follie del Divino Spirito Santo (vinyl)

TRACKLIST

01. Zarumbataràn
02. Indio
03. Mattone su mattone
04. Grazie tante
05. Follie del divino spirito santo
06. Colpo di sole
07. Tristonia (lamento funebre
08. Iatrana
09. Il fiore dell'amore


La vita artistica di Antonio Infantino prende avvio intorno alla metà degli anni '60, a partire da quel lontano 1964, anno in cui si dedicò ad esperienze artistiche che spaziavano dalla musica gestuale all'elettronica, al free jazz.  Infantino ha le radici a Tricarico, paese in provincia di Matera, e non ha mai tradito le sue origini. Fin dai tempi in cui si esibiva al Folkstudio di Roma, ha saputo coniugare il folklore della sua terra, la taranta, il dialetto lucano e le onnipresenti percussioni, punto di forza della sua musica. Nel corso della carriera (è ancora oggi in attività) vanta una partecipazione alla Biennale di Venezia, in veste di pittore, e ha avuto l'onore di ospitare a casa sua il Living Theatre. 

Personaggio geniale, anche se ancillare rispetto ai grossi nomi del folk d'avanguardia (possiamo definirlo così?) italiano, meglio conosciuti dal grosso pubblico, ha saputo regalarci pagine incantevoli. Mi piace riprendere questa breve fotografia del personaggio che ho trovato su Wikipedia: "Lucano di origine e fiorentino per lavoro (ha svolto la sua carriera di docente di Arte dei giardini nell'Università del capoluogo toscano), Infantino ha attraversato l'Italia del dopo guerra e quella della beat generation, lasciando un segnale di straordinaria creatività. Il suo album Tarantella tarantata è stato definito da Gino Castaldo "un capolavoro del nuovo folk italiano"; di lui Fernanda Pivano (che lo convinse a pubblicare un libro di poesie, ha detto: "È un personaggio che incarna in senso letterale alcune tra le cose migliori della cultura e dello spettacolo di questi ultimi 40 anni". A proposito del libro di poesie intitolato " I denti cariati e la patria" (perché tutti al paese mio c'avevano questo cazzo di problema dei denti cariati),  pubblicato nel 1966 dalla Feltrinelli, ricordiamo che l'introduzione venne curata dalla stessa Fernanda Pivano. 


A questo punto avrete capito che ci troviamo di fronte ad una personalità di tutto rispetto. 
Sotto il profilo musicale, nel 1967 venne dato alle stampe il suo primo 33 giri, "Ho la criniera da leone, perciò attenzione". Ma è nel 1975 che inizia la pubblicazione di una serie di gioiellini, legando il suo nome ai Tarantolati di Tricarico, un movimento culturale da lui stesso fondato. Il gruppo, all'interno del quale si sono succedute decine di musicisti, ha reinventato il repertorio tradizionale della Lucania, passando dalle filastrocche infantili alle ninne nanne, dai canti di festa a quelli di lotta, basando i suoni su ritmi percussivi, spesso ossessivi (come in Zarumataràn).  Queste caratteristiche le ritrovate nel disco qui postato, di grande bellezza e intensità. Al fianco di Antonio Infantino troviamo i fondatori dei Tarantolati di Tricarico: Franco Ferri (voce e surdo), Rocco Paradiso (cupa cupa e voce), Marcello Semisa e Pino Molinari (percussioni), coadiuvati da un nucleo di collaboratori, incluse le voci femminili. 

Con i Tarantolati Antonio Infantino incise tre album, "I Tarantolati" (1975), "La morte bianca - Tarantata dell'Italsider" (1976) e "Follie del Divino Spirito santo" (1978). Questi dischi non sono mai stati ristampati in CD. Dopo la partecipazione al Premio Tenco, nel 1977, l'anno successivo si sposta in Brasile dove unisce taranta e samba in un disco, o meglio in un "documento sonoro", dal titolo "La tarantola va in Brasile".


Nel 1983 torna a collaborare con Dario Fo (lo aveva già fatto negli anni '60) musicando il suo "Arlecchino" in occasione della Biennale del Teatro di Venezia. Da lì in poi Antonio Infantino si dedica alla scrittura di colonne sonore per film e rappresentazioni teatrali. Interessante è la riedizione di un suo vecchio successo, La gatta mammona, insieme ai 99 Posse. Siamo ai nostri giorni. L'album "Tara'n Trance" pubblicato in CD nel 2004 entra nelle classifiche delle discoteche statunitensi, sorpassando pop star di grido quali Britney Spears e Mariah Carey. Nemo propheta in patria. Mentre continua ad esibirsi dal vivo con il suo Gruppo di Tricarico, è stata annunciata la pubblicazione di un nuovo album. Dimenticavo: Antonio Infantino ha 73 anni.

Vi consiglio anche di approfondire il tema della taranta o pizzica, che ha destato la mia curiosità. Leggete qui se volete

Bonus CD - Antonio Infantino e i suoi Tarantolati di Tricarico
Live in Amendolara (CS) 1979
(bootleg)


No tracklist

Doppio CD che racchiude un raro concerto di Antonio Infantino con i suoi Tarantolati di Tricarico negli anni '70. Non ho informazioni al riguardo, né sulla tracklist (che contiene anche qualche traccia da "Follie") né sulla fomazione. Ve lo vendo così come l'ho comprato. I brani proposti hanno una forte connotazione politica. Nulla di strano. Era il 1979. La registrazione è più che buona. E con questo vi lascio con il consueto buon ascolto.


Link Follie del Divino Spirito Santo
Link Bootleg 1979

Post by George

venerdì 7 aprile 2017

Le Antologie della Stratosfera vol. 32 - Musicanova: the complete works part 1 (1976-1978)

In memoria di Carlo D'Angiò (R.I.P. 1946-2016)


Carlo D'Angiò, il grande musicista napoletano fondatore sul finire degli anni '60 della NCCP e dal 1976 dei Misicanova se ne è andato nel settembre dello scorso anno. Qualche nostro amico ci ha bonariamente redarguiti per non averlo ancora ricordato sulle pagine della Stratosfera. Come dargli torto? Anche se un po' in ritardo (ma per le figure di un certo spessore non è mai troppo tardi), ecco che prende avvio il suo ricordo attraverso la produzione discografica dei Musicanova. Carlo D'Angiò, poco prima della sua scomparsa, aveva terminato le registrazioni di un nuovo brano insieme all'amico di sempre Eugenio Bennato. I Musicanova, fondati da D'Angiò proprio insieme ad Eugenio Bennato, sono stati tra i più luminosi esponenti del folk del nostro Sud, ricco di antiche tradizioni e di grandi sonorità, nel caso specifico rielaborate, attualizzate e valorizzate grazie al perfezionismo dei musicisti, tutti ottimi strumentisti, e all'accuratezza dell'uso delle voci. Gruppo aperto, tra le sue fila sono transitati musicisti del calibro di Teresa De Sio, Robert Fix, Gigi Di Rienzo, Toni Esposito, Enzo Avitavìbile.

Abbiamo deciso di frazionare i cinque dischi che i Musicanova hanno realizzato nell'arco temporale 1976-1981 in due tranche (o forse tre), per non appesantire l'ascolto ed evitare lunghi e faticosi download. In questa prima pubblichiamo i primi due album del gruppo, "Garofano d'ammore" del 1976 e l'eponimo "Musicanova" del 1978.


Musicanova - 1976 - Garofano d'ammore


TRACKLIST:

01. Bella figliola ca staje 'nfenesta
02. Montanara
03. Tarantella di Sannicandro
Rodianella
04. Pizzica tarantata
05. Ballo cantato per mandoloncello, violino e percussioni
06. Viestesana
07. Ciré spizzata"
08. Ballo per chitarra
09. Canto finale


FORMAZIONE

Eugenio Bennato - voce, chitarra, tamorra, organetto
Carlo D'Angiò - voce
Teresa De Sio - voce, chitarra
David Blazer - violino
Robert Fix - flauto
Toni Esposito - percussioni

La back cover del 33 giri
Il primo lavoro dei Musicanova è principalmente una raccolta di canti popolari della Puglia e del Gargano, anche se non mancano musiche e canti della Calabria. I richiami alla NCCP sono inevitabili, vista la matrice musicale dei musicisti. Il gruppo includeva anche una giovanissima Teresa De Sio, che dopo pochi anni intraprenderà una brillante carriera solista. Tra i musicisti troviamo Toni Esposito, presentato con toni trionfali sulla back cover.   Pubblicato dalla Philips nel 1976, è stato ristampato in CD nel 2004 dalla Cheyenne Records. 

Musicanova - 1978 - Musicanova


TRACKLIST:

01. Pizzica minore
02. Riturnella (Anonimo)
03. A la muntagna
04. Siente mo' che t'aggia di' 
05. 'A morte 'e zì frungillo
06. Tempo di carnevale
07. Ninna nanna per voce e mandoloncello
08. Canto allo scugnizzo 
09. Tarantella finale
10. Riturnella (diversa versione - bonus)

FORMAZIONE

Eugenio Bennato - chitarra, voce
Carlo D'Angiò - voce
Teresa De Sio - chitarra, voce
Robert Fix - fiati
Gigi De Rienzo - basso, mandoloncello
Toni Esposito - percussioni
Pippo Cerciello - violino


Il disco venne pubblicato nel gennaio 1978, a nome Eugenio Bennato / Carlo D' Angio', anche se a tutti gli effetti si tratta del secondo tassello dell' avventura Musicanova. Il gruppo prosegue l'esperienza dell'opera prima attraverso una commistione tra brani popolari e originali, contaminazioni elettroacustiche, realizzando un' opera di straordinario spessore artistico. Tutti i brani sono originali, ad eccezione della splendida Riturnella, tradizionale cantato con straordinaria partecipazione da Carlo D' Angiò. Questo brano è presente in due versioni, La bonus track è in versione corale, a mio avviso ancora più bella e intensa rispetto a quella ufficiale. Tra le perle presenti sul disco troviamo la travolgente Pizzica Minore, cantata da Teresa De Sio, protagonista anche della delicatissima A La Muntagna e della intensa Ninna Nanna per voce e mandoloncello. Da segnalare ancora la rinascimentale Tempo di Carnevale e il Canto allo scugnizzo con alla voce la De Sio e Bennato. Per approfondimenti vi rimando ad una interessante recensione dell'album postata sul blog Debaser, che troverete qui.


Ci fermiamo qui. Appuntamento fra qualche settimana per la seconda tranche. Per il momento
buon ascolto.

Link Garofano d'ammore
Link Musicanova

Post by George