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martedì 2 maggio 2017

Vari artisti - 2001 - Margh'era


TRACKLIST :

 01 - Hopopi - I can't you loose
02 - Phafer - Time is on my side
03 - Ciuke (Acquarasa) - Un ragazzo di strada
04 - The Avenger - Beatnik
05 - I California - Light my fire
06 - I Marottini - Chi mi aiuterà
 07 - Il Mucchio - Teach your children
08 - Gli Amici - Apache
09 - Le Orme - Senti l'estate che torna


Ed ecco un cd che a me ricorda, seppur solo in parte, un lavoro che vi avevo proposto qualche tempo fa, ovvero quella "Notte delle Chitarre - Parco Lambro e dintorni", che aveva non pochi lati in comune con questo Margh'Era (notate il simpatico calambour), registrato dal vivo il 12 Gennaio 2001, orbitante su quei gruppi storici o meno che presero il via proprio dalla cittadina alle porte di Venezia.  Tra le similitudini in primis la reunion, anni dopo, di gruppi che tra l'altro avevano anche smesso di suonare, e che da questo nuovo incontro trassero lo spunto per "riprovarci", come ad esempio i Come le Foglie nell'Auditorium di Radio popolare a Milano o gli Hopopi e i Marottini in questo "Centro Vega padiglione Antares" a Marghera. Inoltre la possibilità di sentire dal vivo per la prima e, fino a questo momento, unica volta alcuni gruppi anche più noti, di là Simon Luca e i già citati Come le Foglie e Claudio Fucci, e di qua, udite udite... IL MUCCHIO, proprio quelli dell'omonimo album del 1970, già presente nelle playlist della StratoSfera.


 Certo la completezza dei 3 cd proposti allora non è assolutamente paragonabile con questo piccolo estratto, tanto che mi sento di affermare che gli unici due momenti degni di nota per gli appassionati siano proprio le due performances del succitato il Mucchio, seppur con un brano di Crossby, Stills, Nash & Young, e la psichedelica "Senti l'estate che torna" delle prime Orme, qui nella formazione con Tagliapietra e De Rossi, e la doppia tastiera di Bon e Bassato, non dimentichiamo che siamo nel 2001 quando Pagliuca aveva intrapreso "definitivamente" la sua carriera solista, definitivamente ovviamente tra parentesi, ma questa è un'altra storia.

Quindi se posso permettermi, accettate un piccolo consiglio, ascoltate in modo molto easy questo lavoro, nel quale io personalmente ho apprezzato molto gli Hopopi con "I can't you loose" di Otis Redding (ricordate la presentazione dei Blues Brothers da parte di Cab Calloway sul palco nel concerto finale? Ecco, proprio questo), Light my fire dei Doors qui de i California, ed Apache degli Shadow da parte de gli Amici. Il cd è anche molto breve, non vi porterà via molto tempo. Da parte mia ho trovato molto interessante anche il libretto che accompagnava il cd, completo ed intrigante nelle sue foto e nel racconto dell'evento in sè, che seppur con la tracks list in ultima pagina errata (prendete a riferimento la retro cover dello stesso) vi propongo nella sua interezza. Buon ascolto e a presto ritrovarci, FRANK-ONE


Prima di lasciarvi all'ascolto, chiudo il post con una carrellata sugli artsti presenti in quest raccolta live, direttamente dal libretto interno del CD (che troverete nella sua integralità, insieme alla musica, all'usuale link grazie al mugnifico Frank-One, che spero non dimenticherete di ringraziare). Capt.




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Post by Frank-One, stratospherisation by Captain

domenica 2 giugno 2013

Luciano Basso - 1976 - Voci

TRACKLIST :

 1. Preludio 
2. Promenade I 
3. Promenade II 
4. Voci 
5. Echo


LINE UP :

Luciano Basso - piano, organ, mellotron, electric piano, harpsichord
Luigi Campalani - violin
Riccardo Da Par - drums
Massimo Palma - cello
Mauro Periotto - bass guitar, double bass
Michele Zorzi – guitar

Questo disco di Luciano Basso, tastierista veneziano che incise gli ultimi due 45 giri con Il Mucchio, è un ottimo esempio di "progressive d'avanguardia"; per capire meglio di cosa si tratta vi rimando alla dettagliata recensione fatta da John Nicolò "JJ" Martin sul suo blog John's Classic Rock.

(da Classikrock.blogspot.it)

"Luciano Basso nasce a Venezia. A dieci anni si avvicina al suo primo pianoforte e a quindici intraprende gli studi di composizione e contrappunto presso il conservatorio della sua città natale. Negli anni che lo separano dalla sua attuale professione, insegnante di pianoforte, Basso inciderà almeno 8 LP, due album antologici e si costruirà un palmares assolutamente invidiabile come compositore, concertista e docente.

Dalla sua biografia apprendiamo che fu il primo musicista italiano ad eseguire i Keyboard studies di Terry Riley ricevendo un ottimo riscontro non solo da parte della critica specializzata, ma anche dallo stesso Riley.
Dal 1992 al 2000 sarà responsabile del catalogo classico della Ariston e nel 2004 verrà persino recensito ed elogiato in una guida monotematica di Billboard. Secondo lo stesso autore, la sua è una sorta di “musica di confine” nella quale si incontrano consonanze, sentimenti e compenetrazioni tra ambiti ed esperienze diverse, sino ad abbracciare una dialettica musicale assai poliedrica.
Tuttavia, malgrado gli intenti che potrebbero sembrare altisonanti, Basso non è affatto un musicista sopra le righe o disattento rispetto all’ambito pop, anzi:già dal suo primo lavoro del 1976 Voci. dimostrò di essere un compositore umano e sensibile non solo al multiforme panorama socio-musicale dell'epoca, ma anche un raffinato catalizzatore di almeno cinque anni di musica popolare e progressiva.

Voci è infatti una sintesi molto comunicativa e moderna di musica classica, elettronica, avanguardia e prog, ma non intesa come ricerca filosofica e intellettuale sulla falsariga di Pierrot Lunaire, Alfredo Tisocco o degli Opus Avantra, ma giocata su terreni più discorsivi che a tratti evocano persino i Pink Floyd, i Genesis di Selling England e gli Emerson Lake & Palmer. Il tutto senza dimenticare jazz, minimalismo e certi aromi cari al secondo periodo di Franco Battiato.

Il disco, eseguito in sestetto e prodotto per la discografica Ariston consta di cinque brani di cui i primi tre (Preludio + due Promenades) occupano la prima facciata in un continuum degno delle più blasonate prog bands inglesi e gli altri due (Voci e Echo) ci presentano invece il lato più romantico dell’artista veneziano.

Ad essere sinceri, alcune soluzioni melodiche e armoniche non furono propriamente quanto di più originale ci potesse essere nel mondo del prog sinfonico. Nella prima parte dell’opera i riferimenti ai Genesis di The battle of Epping Forest sono davvero lampanti e diversi richiami allo stile di Emerson potrebbero lasciare un po’ contraddetti (Promenade 1 e 2), ma appena voltato il disco la personalità compositiva di Basso emerge in tutta la sua pienezza.


La title track Voci è un continuo susseguirsi di affascinanti micro-strutture armoniche la cui base classica fa da supporto a tutta una serie di divagazioni che ora sono progressive, ora classiche, ora addirittura rock. Certamente molti passaggi sembrano un pò tirare per la giacchetta il vecchio prog delle Orme piuttosto che quello dei Pink Floyd , ma sia gli arrangiamenti che la loro progressione in seno al disco non lasciano alcun dubbio sulla consapevolezza dell’esecutore, al punto che la critica definì da sempre Voci come il suo lavoro più spontaneo ed ispirato. Sicuramente distante anni luce da ciò che era la musica movimentista del periodo, quella di Luciano Basso fu comunque una sintesi cosciente delle pulsioni che attraversavano l’Italia in quel momento. A riprova di ciò, persino l’impietoso critico Enzo Gentile parlò di una “brillante fusione di origini sicuramente dotte a infiltrazioni di avanguardia e di musica contemporanea”.

Personalmente, giudicherei questo lavoro come una geniale opera prima che non si lasciò sfuggire niente di almeno un secolo di musica da Wagner alla musica cosmica ma che allo stesso tempo, proprio per questa sua complessità non fu abbastanza incisivo rispetto ad una platea che in quel momento rivendicava novità molto più dirette e meno strutturate.

Diciamo dunque un gioiello nascosto da non perdere ma che a conti fatti, contò molto di più nel curriculum dell’autore che non nella storia del Pop Italiano

(recensione di John Nicolò Martin)

Buon ascolto e Dajeccosì!

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Post by Ya Hozna 

Thanx to John Nicolò "JJ" Martin

P.S. LASCIARE UN COMMENTO E/O UN GRAZIE NON GUASTA MAI... 

lunedì 31 ottobre 2011

Serie "Proto Progressive Italiano" n. 6 - Il Mucchio - 1970 - Il Mucchio

TRACKLIST :

01 - Per Una Liberta
02 - Qualcuno Ha Ucciso
03 - Una Lacrima Amara
04 - Il Cammino Di Chi Non Verrà
05 - Misericordia
06 - Un Angelo Vero
07 - Ave Maria
08 - Questi Siamo Noi
09 - Un' Estate Senza Caldo
10 - Quanto Vuoto C'è
11 - Lei Se Ne Andrà
12 - Il Giullare


Bellissimo disco, questo del Mucchio, e perfettamente emblematico di quella trasformazione, ancora non avvenuta ma ormai nell'aria, del beat psichedelico in rock progressivo. Conflittualità questa che emerge chiaramente in tutte le canzoni, anche quelle più tipicamente melodiche come "Una lacrima amara" o "Un angelo vero", sostenute comunque da un hammond e da cori che donano loro un'atmosfera già più "Seventies" di altri dischi del periodo. Di ben altra caratura è la quarta canzone, "Il Cammino Di Chi Non Verrà", decisamente più progressiva e con ottimi cori alla Uriah Heep, ma anche la psichedelica "Misericordia" e la bella versione dell'Ave Maria di Schubert (un anno prima del Concerto Grosso dei New Trolls, considerato il primo esperimento italiano di commistione tra musica rock e musica classica). Notevoli, a mio parere, sono anche gli ultimi 4 pezzi (provenienti da due singoli del 1972 e 1973), tra cui il grintoso hard rock "Lei Se Ne Andrà" e la finale e melodica "Il Giullare", che contiene, nel finale, un bellissimo assolo di sintetizzatore.

IL MUCCHIO :

Sergio Piazza - Voce, flauto
Sandro Zane - Organo, percussioni, voce
Maurizio Rivoltella - Clavicembalo, clarino, voce
Luciano Zanardo - Basso, voce
Marino Rebeschini - Batteria, percussioni

Buon ascolto a voi che transitate per la Stratosfera, attenti a non perdervi...

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