Castagna sta sperimentando la prima estate della sua vita quasi interamente passata in città.
Data la sfiga galattica che affligge i suoi spostamenti (macchine rotte/rubate/ritrovate distrutte/nuove che si guastano/sostitutive a singhiozzo) non ci giura, che la settimana prossima riuscirà finalmente a togliersi dalla rovente Padania.
Se ci riesce a livello logistico, spera di riuscirci anche a livello di testa.
Ma sappiamo tutti che anche la marmitta mentale, il carburatore psicologico, il radiatore emotivo, sono a rischio di mollarci strada facendo.
Non va bene, ecco. Continua, da troppo tempo, a non andare bene.
Non esiste più limite all'insonnia, che ormai mostra il giro completo dell'orologio. Non esiste limite ai luoghi in cui ci si può mettere a lacrimare in silenzio, ma il supermercato e il centro commerciale si confermano i più rischiosi. Non esiste una fine agli scambi di messaggi notturni con Sanguedelmiosangue che, pure lui, passa una fase di curve sentimentali niente male.
La domanda "dormi?" su Whatsapp ormai compare alle tre, alle quattro, alle sei meno venti. Stanotte anche Grande Pagliaccio, che dormiva con suo figlio durante una delicata fase di spannolinamento notturno, alle 03.17 era online, causa pipì preventiva.
Peraltro, i desolati amici di Castagna ormai stanno pian piano cedendo le armi. Il lungo viaggio dell'Uomo alla ricerca di se stesso continua, e Castagna ripete ormai all'infinito le stesse cose, per mancanza di nuovi elementi. Come aiutarla, dato che il consiglio più spesso fornito: "ma mandarlo tu a fare in culo no?" viene recisamente respinto? Come sostenerla, visto che deve per forza di cose aggrapparsi a singole frasi, a brevi gesti spesso contraddetti da tutto il resto della situazione e del comportamento? Come sollevarla da tutto il suo indefesso rimuginare, se anche dormendo il suo stanchissimo cervello PENSA? Non sogna. Pensa.
Avete presente quando andate a dormire con un problema che non avete risolto, e al mattino la soluzione è di fianco alle pantofole, subito davanti ai vostri occhi? In un memorabile, deprecabile caso, tempo fa, una notte sono andata a dormire con il dilemma di dove incontrare una persona senza compromettermi, e contemporaneamente con in testa la scaletta di un'attività scolastica da gestire il giorno dopo, e al mattino le due istanze diverse si erano incontrate, piaciute, e riprodotte, figliando una soluzione che le metteva a posto tutte e due.
Ecco, mi succede una cosa del genere. Il mio cervello si spegne come per un blackout dopo un'intera giornata di pensieri e domande, e al mattino mentre apro gli occhi il filo del discorso è già lì che prosegue. Solo che in queste mattine aride e grigie non c'è la soluzione, perché quella purtroppo non dipende da me.
O forse sì.
Il punto è. Okay. Ci siamo fatti male oltre ogni possibile perdono. Ma siamo qui a parlarne. Siamo qui, anche se tra me e lui ci sono chilometri e ore intere di silenzio: la giornata non passa mai senza un contatto. Il colpo di pinna della megattera sull'acqua. Per guidare il piccolo che la segue nelle mostruose, assordanti correnti oceaniche.
Non sappiamo se ci sia, la soluzione.
Ma io ho tre certezze, molto accartocciate e sgualcite, ma imperiture. Sono sua moglie, questa è la nostra famiglia, e non è ancora finita. Quindi su queste devo puntellarmi per non sprofondare nelle sabbie mobili.
Pertanto,
Io sono qua. Ora mi sposto qualche giorno, per riprendere le forze, e lui sai che le vorrei riprendere standogli vicino, e che ora non possiamo. Ma sono qua. Qua mi troverà. Contraddizioni, difetti, paure e sbagli compresi. Ma troverà anche quello che sono diventata, una volta messa di fronte al reale rischio di perderci.
E un'altra cosa. La Princi. La Princi sta per scendere in campo. Dopo aver mantenuto una regale, sdegnata neutralità, per settimane, ieri è sbottata.
La mia tigre.
Il mio drago dell'antica Valyria.
Se non ci riesce lei, a fargli VEDERE cosa succede, non so chi altro.
La settimana prossima saranno in vacanza loro due soli, in montagna. Davanti al grande, divino monte dal fianco geometrico che io venero da quando riesco a ricordare. Sotto i tramonti al confine francese, con il suono del vento tra i pini, con il profumo delle piante selvatiche.
Io sarò nel mio Tibet, spero. Altri colori, altro paesaggio. Vivo nel terrore che mi diano la stessa stanza dove, anni fa, abbiamo festeggiato rumorosamente, in una notte calda, il suo passaggio in ruolo. Ma sentirò la sua mancanza in ogni dove. Poco cambia, in effetti, il letto in cui dormo.
Poi torneremo qui. Chissà se uguali o cambiati. Chissà se in due, in tre, uno solo, una sola. Chissà.
L'altra sera, con la Tipa, si messaggiava di concerti degli U2 e di andarci noi ragazze quarantenni, o di mandarci Princi e Cuba Caliente (eh già... poi vi aggiorno) e di chi è possibile, ahimè, incontrare a un concerto del genere. "Ma in tutto una stadio???" inorridiva lei. E io: "Ma no dico ma ce l'HAI presente la sfiga che ho?"
La Tipa insisteva. Io le confessavo che adesso, no, ma proprio NO, sentire Bono cantare Stay, If God would send his angels, Staring at the sun, e peraltro nemmeno il repertorio precedente, With or without you, Where the streets have no name, All I want is you. Che, scherziamo? Ma se a me viene voglia di suicidarmi al solo sentire una suoneria di cellulare o il jingle di una pubblicità.
E si parlava di gente che non si fa problemi del genere. E io dicevo che no, non esistono solo gli uomini che non si fanno problemi. (Io in particolare ho una chiarissima capacità rabdomantica di individuare solo quelli che se ne fanno troppi: un giorno vi racconterò di Bon Jovi, il mio flirtino sulla nave, quando avevo 17 anni. Fin da allora si vedeva che io, uno che si buttasse a capofitto senza paracadute, non lo avrei mai incontrato, e che dei due, nella coppia, quella che quando parte per la tangente si lancia davvero, sebbene nella quotidianità sia una palla di fobie e paturnie varie, sarei sempre stata io.)
Da lì si passava a parlare del credere nei miracoli. Celo. E nell'amore cieco. Celo. E nella passione travolgente. Celo, celo, celo.
Finchè mi usciva la seguente definizione: "Io ho scoperto che ci credo tantissimo [nell'amore]. Non come idea, proprio come forza che muove la natura. Tipo il vulcanesimo"
Sarà per quello che confido nel potere dei luoghi. Dei monti. Delle campagne toscane.
Mah. Magari resterò sola come un cazzo di inutile cane sull'autostrada, ma di certo non smetterò di avere una fervida immaginazione. Infatti ho ripreso a scrivere. Almeno quello.
mercoledì 5 agosto 2015
D(')estate
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6 commenti:
no vabbè, tu scendi dopo mesi e io salgo al Nord.
=(
Però sto su poco, ci sentiamo? magari riusciamo a incrociarci!
Sempre che ti vada, perché nel caso tu voglia semplicemente farti gli stracazzi tuoi -visto il periodo- basta dirlo, e io non mi propongo neppure.
Abbraccio.
Susibita
Ciao io sono ad Acqui venerdì volevo solo dirti questo. Un abbraccio Symo
No, contavo di chiamarti Susi, aspettavo di vedere se ci sarei arrivata veramente, in Tibet, che qui è tutto molto difficile.
Symo scusa, ora ti whatsappo.
ciao, mi sento inopportuna ma ti leggo in cerca di consigli allora ti scrivo per incoraggiarti. ché quando risolverai magari risolverò anche io.
riposati
anna
Ti auguro di farcela Anna Anonymous... Ma se cerchi consigli qui... beh...
Una pacca sulla spalla volentieri, e non sentirti inopportuna. Ma i consigli... quelli...
Porca zozza Castagna, io non riesco a leggerti. E poi farlo di domenica sera prima di andare a letto e poi il giorno del suo compleanno, sì, sì, sono cogliona lo so. Ti abbraccio forte forte che la fatica mostruosa che stai facendo la ricordo fin troppo bene.
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