Daisypath Friendship tickers
Daisypath Anniversary tickers

giovedì 8 ottobre 2015

Then I will love what (s)he becomes

E adesso è ottobre.
Ho le gambe di legno e questa strada che tanto amo, che fa il giro delle colline a nordovest della città, mi pare un calvario, pur con le sue ville di mattoni rossi, le sue staccionate all'inglese che dividono i paddock, le foglie gialle che punteggiano i rami ancora verdi.

In questa magnifica giornata di tiepido sole, la Princi smaltisce con una bella dormita le fatiche del nuovo corso di nuoto e dei giochi matematici del progetto Diderot. Sanguedelmiosangue, dopo aver superato brillantemente il periodo di prova, nel suo caso durato circa 40 minuti, è stato ufficialmente assunto, a un anno da che ho licenziato Tuttapanna che non mi dava sufficiente continuità, quindi ora è nel mio ufficio a smazzare faldoni.

Io ho lavorato alle sudate carte martedì, poi ho avuto una di quelle serate in cui l'Uomo, la mia personale fetta di sole in questa vita, mi sbatte in faccia le cose che, finchè vivremo qui quantomeno, dovremo pagare. E mi ributta giù nel buio.
Stavolta, dalle pagine locali di un quotidiano, un ben noto viso ci fissava e lui prima me lo schiaffa davanti e poi, con raffinato sadismo, si alza per fare una telefonata, serafico, mentre io sto lì impietrita con le guance ustionate dal rimorso. Scenario: la zona bar delle piscine. Temporaneamente trasfiguratasi nel grigio New England di Hawthorne.

Poi beh, diciamo che gli ultimi mesi, e le conversazioni delle sei di mattina con Agatha, la mia amica whatsappica del lontanissimo Nord Europa, mi hanno insegnato tanto. Così sollevo i miei molti chili di tristezza, colpa e smarrimento dalla panca e mi sfilo le scarpe per entrare nello spogliatoio, dove la Princi sta asciugando i suoi bellissimi capelli ormai lunghetti e vaporosi.
Diciamo che ormai sono addestrata a piangere solo lo stretto indispensabile, e di certo non più perchè ho subito un rapimento da parte di quella creatura ultraterrena. Piuttosto piango per tutto quel che assolutamente non sono più in grado di capire, evitare o quantomeno attutire nella mia, ora terrenissima, per non dire ctonia, esistenza attuale.
Comunque, quando arrivo a piedi nudi, buongiorno verruche, dalla Princi, le due lacrime di numero che mi hanno scottato le palpebre nel breve spostamento si sono già asciutte, come direbbe mia figlia.
E il resto della serata passa senza intoppi davanti a una pizza, il che, dice Agatha, dimostra molte cose. E, secondo il resto dell'universo creato, dimostra una cosa sola, e incontestabilmente: che sono una povera scema.

Ma io tengo duro. E anche mercoledì, dopo un po' che cammino sentendomi da schifo, totalizzo i miei 45' di aria aperta e attività fisica. E al ritorno si sa che ci sono i capelli da lavare e tante cose da finire, e anche a stasera dai che ci siam quasi arrivati anche se è ottobre.

Questo penso. Ma c'è una sorpresa, la sera. Non al cinema, dove arriviamo in ritardo per vedere "Inside out" e l'Uomo è molto scocciato, perché abbiamo perso il cortometraggio iniziale, che lui ha già visto. Io gli chiedo di cosa parlasse, mi risponde "di due vulcani, ma bisogna vederlo, non si può raccontare". Allora gli prometto che tornerò a vederlo e sento che è contento. La sorpresa ce l'ho quando, rientrando, ne trovo una versione parziale su Youtube.

(Che stai facendo, esattamente, Uomo? Va beh. Io, comunque, ti amo.)

Nessun commento: