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giovedì 8 ottobre 2015

Then I will love what (s)he becomes

E adesso è ottobre.
Ho le gambe di legno e questa strada che tanto amo, che fa il giro delle colline a nordovest della città, mi pare un calvario, pur con le sue ville di mattoni rossi, le sue staccionate all'inglese che dividono i paddock, le foglie gialle che punteggiano i rami ancora verdi.

In questa magnifica giornata di tiepido sole, la Princi smaltisce con una bella dormita le fatiche del nuovo corso di nuoto e dei giochi matematici del progetto Diderot. Sanguedelmiosangue, dopo aver superato brillantemente il periodo di prova, nel suo caso durato circa 40 minuti, è stato ufficialmente assunto, a un anno da che ho licenziato Tuttapanna che non mi dava sufficiente continuità, quindi ora è nel mio ufficio a smazzare faldoni.

Io ho lavorato alle sudate carte martedì, poi ho avuto una di quelle serate in cui l'Uomo, la mia personale fetta di sole in questa vita, mi sbatte in faccia le cose che, finchè vivremo qui quantomeno, dovremo pagare. E mi ributta giù nel buio.
Stavolta, dalle pagine locali di un quotidiano, un ben noto viso ci fissava e lui prima me lo schiaffa davanti e poi, con raffinato sadismo, si alza per fare una telefonata, serafico, mentre io sto lì impietrita con le guance ustionate dal rimorso. Scenario: la zona bar delle piscine. Temporaneamente trasfiguratasi nel grigio New England di Hawthorne.

Poi beh, diciamo che gli ultimi mesi, e le conversazioni delle sei di mattina con Agatha, la mia amica whatsappica del lontanissimo Nord Europa, mi hanno insegnato tanto. Così sollevo i miei molti chili di tristezza, colpa e smarrimento dalla panca e mi sfilo le scarpe per entrare nello spogliatoio, dove la Princi sta asciugando i suoi bellissimi capelli ormai lunghetti e vaporosi.
Diciamo che ormai sono addestrata a piangere solo lo stretto indispensabile, e di certo non più perchè ho subito un rapimento da parte di quella creatura ultraterrena. Piuttosto piango per tutto quel che assolutamente non sono più in grado di capire, evitare o quantomeno attutire nella mia, ora terrenissima, per non dire ctonia, esistenza attuale.
Comunque, quando arrivo a piedi nudi, buongiorno verruche, dalla Princi, le due lacrime di numero che mi hanno scottato le palpebre nel breve spostamento si sono già asciutte, come direbbe mia figlia.
E il resto della serata passa senza intoppi davanti a una pizza, il che, dice Agatha, dimostra molte cose. E, secondo il resto dell'universo creato, dimostra una cosa sola, e incontestabilmente: che sono una povera scema.

Ma io tengo duro. E anche mercoledì, dopo un po' che cammino sentendomi da schifo, totalizzo i miei 45' di aria aperta e attività fisica. E al ritorno si sa che ci sono i capelli da lavare e tante cose da finire, e anche a stasera dai che ci siam quasi arrivati anche se è ottobre.

Questo penso. Ma c'è una sorpresa, la sera. Non al cinema, dove arriviamo in ritardo per vedere "Inside out" e l'Uomo è molto scocciato, perché abbiamo perso il cortometraggio iniziale, che lui ha già visto. Io gli chiedo di cosa parlasse, mi risponde "di due vulcani, ma bisogna vederlo, non si può raccontare". Allora gli prometto che tornerò a vederlo e sento che è contento. La sorpresa ce l'ho quando, rientrando, ne trovo una versione parziale su Youtube.

(Che stai facendo, esattamente, Uomo? Va beh. Io, comunque, ti amo.)

martedì 17 marzo 2015

La giornata dell'eleganza - continua

Avendo dischiuso il mistero della nostra iniziativa balzana ai colleghi, abbiamo ricevuto alcune reazioni positive (la Bottadicoca che la mette sul competitivo, appunto, la Corazziera, che fa l'ora alternativa a Religione quindi è nel consiglio di classe, e il Borbone Gentiluomo, che non c'entra con la classe ma gioca volentieri, che tenero) e parecchissime facce perplesse. 

Io sono la prima a essere dubbiosa sull'utilità didattica di tale mattinata. Ma poi ho pensato di trasformarla in un'occasione per sbloccare un po' i più timidi, dando loro un momento di straniamento dall'abituale silenzioso stato di sfiga e mettendo in mano a ciascuno un microfono per la lettura di un brano poetico o teatrale a scelta totalmente libera. Vediamo se l'abito fa il monaco: e facciamo passerella, sì, ma culturale. 

La Bottadicoca ci ha messo del suo, pretendendo che la Giornata dell'Eleganza (come l'avevano battezzata intanto a mia insaputa) sia preceduta dalla Mattina della Pulizia. E approfittando per fare una bella lezione sull'igiene personale, che da Converse marce a Gregory Peck in effetti la strada è tanta. 

Ma il meglio è stata la reazione entusiastica della Bambolina Baciapile, la collega di Religione carinissima e giovanissima di cui sono tutti innamorati, in primis il Borbone Gentiluomo. 
Perché, da quando ci si è infilata lei stamattina, abbiamo scoperto come risolvere il problema di vestire elegante Waanaagsan, che, vivendo in una comunità per rifugiati politici, non è che abbia questo guardaroba. 
E così sabato prossimo dalla Valle delle Meraviglie caleranno sulla città i tremendi, destinazione: outlet di una nota fabbrica tessile della zona, a seguire: merenda insieme a me e alla Bambolina, giro per la città etc. Waanaagsan, che era assente, è stato da me interpellato su Whatsapp, scrivendo così per la seconda volta pubblicamente sul gruppo (la prima è stata settimana scorsa, quando era ricoverato in ospedale), e ha incredibilmente detto sì. Così sarà coinvolto, vestito e un po' coccolato, e ne approfitteremo per vederlo un po' uscire con i visi pallidi. 

Povero Waanaagsan. Che io mi porterei a casa volentieri. Soprattutto quando penso che è stato male e si è fatto da solo un ricovero in ospedale, tornando ancora più magro, ma un pochino più comunicativo coi compagni e con me, ora che ha osato risponderci su Whatsapp. E intanto che vi scrivo questa cosa sono in piscina col tablet appannato dall'aria caldoumida, e davanti a me la Princi sta facendo intere corsie a dorso, sempre più brava e sempre più forte, così io penso che ci vorrebbe per ogni ragazzino qualcuno che lo guarda nuotare, che gli compra una camicia bianca per le occasioni importanti. E che piccola goccia nel mare di tutto quello che serve può fare uno scherzo partito dalla sempiterna tuta di un bambino romeno. 

E poi, a parte tutto, secondo me di questa terza ci porteremo via tutti quanti dei ricordi bellissimi. 

La Giornata dell'Eleganza

Tutto è iniziato a causa di Svacco.

Dovete sapere che Svacco è un ragazzo bellissimo. E' uno di quei Romeni un po' moldavi, biondo chiaro, con la pelle lattea e gli occhi verdi come le foreste. Ma soprattutto ha un che di stiloso, che richiama i begli attori di una volta, quelli come Gregory Peck o Paul Newman, che non erano palestrati come i figoni di adesso, ma erano fatti bene, con le spalle grandi, e si sapevano muovere.
Peccato che Svacco, come dice il nome, più che muoversi, si trascini.
Solo che una volta, che non era mollemente adagiato come un gatto pigro nel banco, ma mi è comparso sulla porta della seconda all'improvviso, ho avuto una visione di lui in smoking, stile James Bond. Sarebbe proprio perfetto. Non che adesso saprebbe indossarne uno, ma tra qualche anno sarà proprio così, una bellezza un po' rétro, anche se forse la cammufferà a fatica con la barba lunga e i capelli rasta, come farebbe qualsiasi altro diciassettenne biondo.

Per queste riflessioni oziose sui futuri sviluppi dei miei pulcini, una volta che si parlava di abbigliamento, mi sono permessa di prendere affettuosamente in giro il giovincello perchè, come facevano notare i suoi compagni, è sempre in tuta. Ho detto scherzando che nutrivo dubbi sulla presenza di un paio di jeans nel suo armadio. E il biondino s'è piccato, mi ha fatto il gesto di aspettare, e: "All'esame vengo in giacca e cravatta, prof."
Non l'avesse mai detto.

"No!!! L'ultimo giorno di scuola, prof, veniamo tutti vestiti fighi!"
"Dai!"
"Ma fighi sul serio eh! Cravatta! Camicia!"
"Sììì dai così ci facciamo la foto!!!"

Memore degli ultimi giorni di scuola già vissuti a Scuolina Rosa (pizza, patatine, Cocacola scossa e stappata a fare la fontana, pratone del campo sportivo, crema solare, sudore, erba, polvere, gavettoni) sconsiglio fortissimamente di mettersi roba elegante. Affermo che è meglio farsi una foto vestiti fighi quando fa ancora fresco.

Detto fatto, fissiamo per il 31 marzo, mi ingiungono di presentarmi in abito da cerimonia, tacchi, acconciatura da signora, e su Whatsapp imperversano foto di loro al matrimonio della zia / alla cresima della sorella / al battesimo del cuginetto e scambi di opinioni: ma gonna o pantaloni? si preoccupa Giudiziosa; tacchi o stivali? chiede Sandra Bullock; e se mettessimo l'abitino, ma con le Converse? chiede Nail Art, postando foto di Kristen Stewart appunto così combinata a un galà; infatti le ragazze creano il gruppo Whatsapp intitolato "Converse e vestiti, il top" e poco dopo si scopre che Svacco ha tentato di crearne uno maschile intitolato "I fighi eleganti", ma gli altri glielo fanno chiudere subito, che c'hanno una reputazione da difendere in paese. Comunque il povero Svacco è andato in crisi perchè nessuno ha risposto seriamente alla sua fatidica domanda: ma papillon o cravatta? La quale rivela peraltro che, oscuramente, percepisce di essere una bellezza di una volta. Il Pagliuzza invece è preoccupato per il budget, dice che se si compra dei pantaloni seri dopo la foto non li userà mai più. Io dico che non voglio che spendano soldi, ma che comunque qualcosa di serio in casa ce l'hanno per forza, sai mai, un matrimonio, un funerale, la laurea del cugino, dai! E comunque si presteranno le cose tra loro. Il vero problema se mai è prestare delle scarpe al Pagliuzza medesimo, che peserà trentasei chili ma ha lo stesso numero di piede di Michael Jordan (le scarpe del quale sono al Museo della Calzatura di Vigevano, perchè sono tra le più grandi mai realizzate al mondo). Il Re del Tevere si chiede se tagliarsi i baffi per l'occasione, ma riceve un secco no da tutti, maschi e femmine. Altri ammettono riluttanti: "Oh, però io il nodo alla cravatta non... cioè, è tipo un casino!!!" e le ragazze con gli occhi a forma di cuore giurano che loro sono capaci e ci penseranno loro.

Ma aspettate, che non finisce qui. Perché la cosa doveva essere imbarazzantemente limitata a loro e me. Io avevo tentato un "Beh ma la foto la facciamo anche con gli altri prof, no?" e loro secchi: "No."

Ma poi... esatto, avete indovinato. La Bottadicoca ci ha scoperti.
E la Bottadicoca, lo sapete, è una che ama la scianca, cioè la gara senza quartiere.
Il pomeriggio dopo aver scoperto che lo sa anche lei, confido ai ragazzi: "Sono molto preoccupata. Secondo me, la collega ha un Armani nero con spacco e non ha paura di usarlo."
Risate. Mi giurano, i lecchini, che sarei comunque più bella io, anche vestita di stracci, ma non è vero, la Bottadicoca fa la sua porca figura vestita bene, è solo che insegna Matematica, mentre io sono avvolta dall'aura dorata letteraria e dalla gloria fulgente delle battaglie che spiego.

Prima che pensiate che mi sono completamente rincoglionita, però, lasciate che vi racconti anche che piega interessante sta prendendo questo stupido gioco a me completamente sfuggito di mano.








mercoledì 1 ottobre 2014

Un antichissimo gioco

La situazione di triangolazione Bottadicoca – Sgamo – Castagna si complica visibilmente di giorno in giorno.

Oggi è stata una giornata in cui il mio mestiere e quello dell'archeologo che spolvera sassi con la pazienza di Giobbe mostravano poche differenze.
Voglio dire, fai lezione in seconda sul Cid Campeador e vorresti dettare e parlare con il tuo solito entusiasmo ma devi risolvere mille belinate pratiche: e non ho il testo e non ho gli appunti e non va bene la fotocopia e la fotocopiatrice è rotta e la stampante non funziona e l'assistente comunale e la collega di sostegno vanno resettate e messe al lavoro ogni giorno come se fosse il primo e quello che non ha capito e quella che è indietro e quello che non ha il quaderno e il vicepreside che entra e quello che doveva portare la nota firmata e quella che deve andare in bagno.

Ma dopo la quarta ora (miraggio di ora buca, in cui mi avanzava eccezionalmente il tempo di chiacchierare con Bottadicoca, il Beneducato, che è uno dei due nuovi di matematica, e Stepford Wife, una delle due nuove di Lettere) la vita s'è fatta più interessante.

D'improvviso la Bottadicoca si mette a ululare. Di nuovo a proposito di Sgamo. Ma non che finirà al riformatorio e che è un maleducato etc: tutt'altro.
Ulula di piacere. Sta battendo la mano su un compito scritto.
“Ma... ma... ma GUARDA cos'ha fatto questo quaaaaaa!!! Guarda! Qui c'era un procedimento che non aveva studiato, e è arrivato al risultato da solo, per tutt'altra strada, da solo ti dico, guarda che ragionamento... Beneducato vieni qui che tu sai di cosa parlo, guarda, GUARDA che roba, questo è... è... ERANO ANNI CHE NON VEDEVO UNA COSA DEL GENERE!!!”
Io sorrido.

Poi me ne vado in terza, dove per il momento sono solo passata a restituire gli ultimi quaderni delle vacanze, e mi metto a interrogare di Geografia. Finita l'interrogazione devo spiegare, c'è un po' di agitazione in classe al rientro dall'intervallo, aspetto che si calmino per partire, ma appena apro bocca vengo interrotta. Si alza un braccio lunghissimo nell'angolo in fondo, e Sgamo mi fa: “Prof, deve mettermi la nota.”
“Perchè?” mi allarmo io. Ma non vedo niente, solo che sta finendo di masticare uno snack.
“Perchè non ho fatto i compiti delle vacanze.”
In effetti lui è l'unico, a parte il suo compagno con il sostegno, che non ha nemmeno fatto finta di aver lasciato a casa i quaderni. Non li ha fatti, punto, e me lo ha detto. Solo che ora siamo al primo di ottobre e lui vuole la nota.
“E vuoi che ti metta la nota?”
“Sì.”
“Perchè vuoi la nota, Sgamo?”
“Perchè è stato un errore non fare i compiti delle vacanze.”
“Sì. Parlerò coi genitori di tutto, anche dei compiti delle vacanze, per questo li ho controllati. Ma ho già detto che è una scelta vostra, esercitarvi di meno nelle vacanze. Invece da adesso prenderete note se non fate i compiti che assegno io.”
Insiste, spiazzato.
Io colgo l'occasione per fare la mossa d'apertura di un antichissimo gioco, che probabilmente hanno giocato già gli australopitechi, maschi con femmine, genitori con figli, capi con subalterni. So cosa devo fare.
“Ti piacerebbe, adesso, che ti dessi una nota. Ma io non te la metto. Problema tuo.”

Il risultato è di gran lunga più spettacolare del previsto.
Intanto, comincio a spiegare e Sgamo trova la scusa di sedersi vicino ad un compagno che è senza libro per passare in prima fila.
Poi, inizia:
“Posso leggere io, prof?”
“Posso andare io a mostrare sulla cartina?”
“Posso rispondere io?”
Quando per la terza volta dico di no, Sgamo arriva, lo giuro, al “la prego, prof”.
Mi giro con aria interrogativa.
“Per favore, devo farmi perdonare.”
Lo lascio un momento a sfrigolare sotto il mio sguardo pensoso.
“Sarai perdonato quando prenderai nove di Storia, Sgamo.”
“Perfetto. Quando mi interroga?”
“Ahahah. Tu non crederai mica che io i nove di Storia li dia via come confetti, vero?”
Si zittisce. Ma s'è anche calmato.
Finisco la lezione e ce ne andiamo.

Eh sì, beh, anche io erano anni che non vedevo una cosa del genere. So esattamente chi mi ricorda. Vediamo se qualcuno dei lettori di vecchia data indovina.

domenica 15 dicembre 2013

Hastiwood third edition

No, Pellegrina, di beneficenza ne faccio già tanta alla Repubblica Italiana regalando ore e energie per tutto quel che serve a rendere efficace la mia scuola, e se tu mi avessi mai incontrata lo sapresti, che non sono un tipo da solitario. A meno che per solitario non si intenda un gioco di carte. Ed anche l'altra accezione del termine solitario non è da me particolarmente amata, perché, appunto, coincide con l'essere soli. E sempre un po' tristi.

Se sedendomi scoprissi che, invece di centrare con le chiappe il solito formicaio di grane, ho involontariamente frantumato con il mio dolce peso la pentola d'oro dei folletti, e potessi non dirlo a nessuno, scappare via dalle responsabilità e tenermi tutto l'oro per me, lo userei per pagarmi corsi, convegni, specializzazioni, un biennio magistrale all'estero, il corso di arabo (e un pass illimitato alle terme, quello sì!).

Comunque.

Siamo al terzo giro di Hastiwood e ho cenato con Favino (ma non con Gassman che ci ha DI NUOVO DATO UNA SOLA MICIDIALE - adesso mi sono rotta. La prossima volta che mi dicono che me lo fanno conoscere, gli scrivo una mail dalla direzione artistica del festival, comunicandogli che lo riceveremo volentieri, ma solo se arriva completamente nudo, tutto abbronzato e abbracciato a quel famoso tronco di quella famosa foto del suo calendario di Max del 2001 che tanto ci ha fatto sognare tutte quante), con Sassanelli e con uno dei due splendidi ideatori del documentario sull'Italia dal pensoso titolo "Italy - Love it or leave it", conosciuto la scrittrice torinese di "Pulce non c'è" (da leggere assolutamente) e oggi vedrò credo anche il genio (una donna) che ha girato "Il castello", iperpremiato documentario sulla vita dietro le quinte dell'aeroporto di Malpensa. Peraltro aspetto con ansia di conoscere Roberto Chevalier. Un distinto signore quasi sessantenne con gli occhiali. Che, due o tre volte, ha stranito l'Uomo, telefonandogli mentre era in macchina o al supermercato. Perché quando rispondi pronto? e dall'altra parte senti la voce di Tom Cruise, voglio dire, anche se sei un uomo, un po' stranito ci resti. Quanto vorrei che telefonasse a me. Voglio stare tutta la sera a tavola con Chevalier e fingere che sia Charlie Babbitt colui che mi chiede di passargli il parmigiano per gli agnolotti.

Ma. Quest'anno la mia pazienza nell'ascoltare produttori, registi, fotografi, scrittori e sceneggiatori è gravemente diminuita. Ci sono un sacco di persone interessanti, poi però ci sono tutti quelli che parlano solo di soldi (e lo capisco, che, se devi produrre un film indipendente, sia il tuo incubo, trovare i soldi, dillo a noi che facciamo un festival con i fichi secchi) o che si parlano addosso o che ti parlano di Roma e degli agenti e dei segretari di produzione come se tu normalmente vivessi a Roma e con queste persone ci mangiassi a pranzo, quelli che tagliano panni, quelli che non sono mai contenti perché il festival è piccolo il proiettore non va bene c'è poca gente l'albergo fa schifo (e a molte di queste cose in tre anni abbiamo rimediato, il festival ora è sulle radio e sui giornali nazionali, l'albergo l'ho scelto io impuntandomi sull'ospitalità di qualità, ci facciamo un mazzo nero per avere staff, attrezzature e pubblico, insomma: se non vi andiamo bene, ci sono sempre Venezia e Cannes, andatevene sulla Croisette e lasciatemi lavorare, che oggi coi piccini devo fare la morte di Ettore).

Io ho troppe cose per la testa e non mi godo niente, come al solito. Ma qualche flash ce l'ho. So che di questo festival mi resteranno:
- la riga indimenticabile di cazzate sparate a raffica dal Visconte, anche detto Zio Phil
- l'impegno profuso dodici ore al giorno dai ragazzi dello staff che per darci una mano non mangiano, non dormono, spostano stanze intere, creano pareti dal nulla e sono sempre di buon umore (quest'anno oltre agli storici collaboratori ci sono anche 1) il figlio della Fata Romena, detto Bistecca di Drago per la sua forza sovrumana, 2) il biondo nipote della Fata che è altrettanto forte ma è anche massicciamente attraente, detto pertanto Elfo Gnocchissimo e da me di corsa presentato alla Princi, sperando che la distragga dal Bimbominkia di cui non riusciamo a liberarci, e 3) attenzione gente, Giovane Lupo, il mio strabeneamato strapreferito stracoccolato alunno di tanti anni fa! che bello)
- il sorriso generoso di tutti i fornitori, i ristoratori, i tecnici, i tassisti, i cassieri etc che ci hanno dato fiducia anche quest'anno, ora che abbiamo un terzo dei soldi che avevamo il primo anno per pagare i servizi e non ne facciamo mistero con nessuno
- le due belle giornate passate con la Cugina Bella dell'Uomo e il suo fidanzato, il Cronista, affettuosi e simpatici, che hanno entusiasmato la Princi ai punti che stamattina, alla loro partenza, ho chiesto di controllare in bagagliaio se per caso non s'è nascosta lì per farsi portare a Roma a vivere con loro
- la prenotazione del tavolo di ieri sera scritta a penna dal maitre con la sindrome di Down, che adora l'Uomo
- diverse centinaia di euro di debiti e la colite nervosa
- quell'atmosfera, tipo leggera sbronza di champagne, data dal girare a tarda sera per le vie semideserte, dopo aver gestito prenotazioni e appuntamenti del giorno successivo in tre o quattro locali, con questa sensazione che la città sia nostra per qualche giorno, per farne quel che vogliamo; quest'anno, ingigantita dallo sguardo curioso, stupito e contento della Princi, che è sempre e comunque la cosa più bella di tutte.







venerdì 21 giugno 2013

Dall'altra parte

Ubriaca di stanchezza, agitata e felice dopo queste intensissime giornate, oggi sperimenterò l'esame di terza media da un altro punto di vista.

A. deve dare l'orale stamattina e da due giorni sono io che mi occupo di lui, di farlo distrarre riposare divertire mangiare e ripassare. Oggi devo andare a prenderlo e portarlo a scuola, dove l'Uomo si preoccuperà di fargli coronare il percorso.

Iddio ci ha benedetto con un paio di giornate umide e piovose: per carità, sembra di camminare avvolti da uno spesso strato di lumache, ma almeno non si ha la sensazione che la pelle stia per staccarsi, dorata e croccante come quella del pollo arrosto. L'altro giorno faceva talmente caldo che da un momento all'altro ci si aspettava di sentir risuonare nei cieli il campanello di un immenso timer da forno. Ieri sera invece nelle campagne soffiava una brezzolina fresca e si stava bene.
Stanotte ho perfino dormito.

Ora devo decidere cosa mettermi per questo strano, emozionante evento.

lunedì 25 marzo 2013

Oh que je suis belle...


Belin, conciata come sono, ho vinto un premio.

Ma tu guarda, quando una si sente una cacca pestata e poi scopre che da qualche parte (LONTANISSIMO, per la verità!!!) c'è una blogger, di cui avrebbe fatto meglio a non perdere le simpatiche tracce, che le manda una sorta di patpat da oltreoceano.

Sto parlando di Fede, che scrive le sue divertenti cronache dalla Pennsylvania... e che ovviamente ringrazio!

Diciamo che stasera ero in modalità "metto Apologize con il tasto repeat" che non è mai un buon segnale. Ma questo premio mi ha leggermente consolata: sono passata, sempre con il repeat inserito, a A whiter shade of pale, che è un evidente progresso.

Allora, il premio prevede di ringraziare, fare una nomination, che in questo momento può andare solo a Marco, e di raccontare di sè sette cose (ma non siete stufi, non vi racconto già di me fino alla nausea? vabbè ma solo perchè me lo avete chiesto eh?), ma prima volevo mettervi qua una to do list:

1) voglio scrivere un post intitolato SE e dedicarlo a StudentessaLiceale, che mi ha fatto una domanda da 20 milioni di dollari nei commenti al post precedente.

2) devo assegnare dei premi Castagna, che mi sono ovviamente inventata di sana pianta, perchè negli scorsi mesi, pur avendo ben chiaro a chi volevo assegnarli, non ne ho fatto niente.

Sette cose di me (cercherò di non ripetere cose già note, comunque dovesse capitarmi mi scuso):

1. quando bevo mi disinibisco, a livello verbale e non solo. Lo sanno in pochissimi, perchè non bevo praticamente mai. Fortuna che alle superiori, quando alle feste e i sabati sera facevo un uso modico ma regolare di alcool, non mi si filava nessuno.

2. fumo da quando avevo 16 anni, e sono la sola delle mie amiche, che in quel periodo hanno tutte provato la prima sigaretta, ad aver continuato a fumare dopo l'adolescenza.

3. una volta ho provato un vero abito di Valentino, e non me ne dimenticherò mai. Io compro i jeans e le scarpe ai grandi magazzini e il resto sui cataloghi online, indipendentemente dalla mia disponibilità economica, ma potrei individuare un paio di autentiche Ferragamo anche se fossero chiuse in un container ancorato nel cemento sul fondo dell'oceano. E' un fatto cromosomico.

4. pur essendo di solito molto razionale, talvolta anche scettica e assolutamente non superstiziosa, credo fermamente nelle percezioni extrasensoriali. E ho buoni motivi per farlo.

5. ho attacchi spaventosi di vertigini sulle scale a chiocciola, indipendentemente se siano al chiuso o all'aperto e coi gradini alti o bassi, larghi o stretti. Ho camminato su tetti e su passerelle, a volte con paura, altre volte senza problemi, ma le scale a chiocciola mi mettono in crisi.

6. ho orrore degli uomini che si mangiano le unghie.

7. ho la compulsione a fare liste di qualsiasi cosa, soprattutto di impegni, per poi non rispettarle, perderle o rifarle cento volte.

martedì 5 marzo 2013

L'assassino e i suoi colleghi

Ditemi un film che vi ha fatto paura. Proprio paura che poi non riuscivate a passare per le stanze di casa senza accendere tutte le luci in sequenza, e avevate i brividi quando alle vostre spalle una stanza restava buia.

Tipo: io mi stramaledico per aver visto anche solo dieci minuti di Cape Fear. Da sola, di sera e nella casa dei miei, notoriamente troppo grande e piena di angoli oscurissimi, e molto, troppo silenziosa alla fine del film di seconda serata, dato che entrambi i miei andavano a dormire molto prima di me. Tipo: Un bacio prima di morire, con un fascinoso quanto disturbato Matt Dillon che sega a pezzi una donna nella vasca da bagno di un albergo.

Ecco, questo era PRIMA di conoscere mio marito. E essere, lentamente ma inesorabilmente, iniziata al vasto mondo dei film thriller, horror e splatter. Che continuo a rifiutarmi di vedere al cinema, troppa ansia. Ma che vedo dal divano di casa, con una certa preoccupazione e la copertina di pile, da tirare su di colpo davanti alla faccia a mo’ di paravento. Così nella mia vita sono entrati: CSI, True Blood, la musichina di Profondo Rosso, Alien, certi vampiri non beneducati e swarowskati come Edward Cullen, i mostri di Resident Evil, svariati pazzi sanguinari armati di sega elettrica/ascia/pinze per tortura/bisturi, etc. Mi sto lentamente abituando al sangue, anche se mi rifiuto categoricamente di sopportare le automutilazioni alla Lars Von Trier, la violenza insistita di Quentin Tarantino, tutta la serie di Saw e altre chicche che i cultori del genere tanto amano.

Da quando mi sparo le “serate orrorazzo” con l’Uomo, due cose mi hanno veramente tolto il sonno pur piacendomi tantissimo. Una è stata “La casa dalle finestre che ridono” di Pupi Avati. E l’altra sono i film di Alex Infascelli. Ho capito che ce ne sono di fatti meglio. Ma le tematiche sono inquietanti, vedasi “H2Odio”.

Comunque, ieri sera mio marito era a cena con l’assassino. Questo assassino qua.


Assassino molto simpatico e alla mano, peraltro, che, oggi, mentre l’Uomo lo accompagnava a prendere l’aereo, ha fatto alcune telefonate di lavoro. Tra l’altro, per parlare con alcune persone che vorrebbe coinvolgere in un progetto che ci riguarda da vicino e di cui vi dirò poi.

Prima telefonata:

Seconda telefonata:

Terza telefonata:

Ah beh. Comincio a interessarmi seriamente a quell’invito a Roma che ci è stato varie volte fatto.*

[*Mi corre l’obbligo di rendere noto che, in questo caso specifico, la mandibola mi è caduta non per il fascino indiscutibile dei tre succitati (sì, Vostro Onore, ho più volte ammesso di nutrire smodato desiderio carnale per Claudio Santamaria, lo riconosco, peraltro ditemi che non conoscete anche donne che darebbero via il figlio primogenito per cenare con uno degli altri due), ma per il livello artistico delle persone con cui forse avremo a che fare più avanti. Non che Ravello di per sé non sia già a un livello davvero notevole: a parte fare l‘assassino per Infascelli, questo, as a kid, lavorava già con Ettore Scola, mica pizza e fichi. Ma ragazzi, Pierfrancesco “Picchio” Favino? Ne vogliamo parlare?]

mercoledì 13 febbraio 2013

Love is...

"E vede bene che, con sette insufficienze, è il caso che Principessina Russa si metta a lavorare seriamente, altrimenti qui, se anche il secondo quadrimestre dovesse andare come il primo..."

Sono le 13,52 e io dovrei essere a casa. A casa, a portare il cane a far pipì. A scaldare il tortino di formaggio e speck, a saltare sulla piastra il radicchio con il limone. A togliermi finalmente le scarpe, dopo che stamattina per due ore le aule sono state gelide e poi sono finalmente partiti i caloriferi che erano in blocco e alla fine della sesta ora ho i piedi come due pezzi di stracotto. A leccarmi le ferite dopo che su 19 compiti di terza DUE erano sufficienti, UNO era un cinque, e TUTTI GLI ALTRI erano quattro o meno di quattro, e su un argomento che ripetiamo da settimane.

Non dovrei essere qui a consegnare una pagella all'ora di pranzo. Anzi, all'ora in cui gli altri finiscono di pranzare e spengono la sigaretta della pausa. Con una madre che fa anche la sostenuta, finchè io e la collega di matematica non le diciamo chiaro e tondo che è in dubbio l'ammissione all'esame, con un quadro così tristo.

Infatti: "Plinplinplonplin plinplinplonplin" fa il mio cellulare dalla borsa. Lo ignoro. Ma pochi minuti dopo, mentre scaglio la borsetta, la borsa del lavoro, la borsa dello scaldino e una pila di libri sul sedile posteriore della macchina, mi affretto a fare uno squillo all'Uomo, che, alle 13,57, legittimamente si chiederà dove sono.

Richiama subito. E dice:
"Scusa volevo dirti che sono ancora a scuola, abbi pazienza, ma abbiamo trovato un diario con voti sbianchettati e falsificati, quindi abbiamo una convocazione d'urgenza di un genitore per prendere provvedimenti..."
"Ah, fa niente, tanto anche io sono uscita ora da scuola, ho dovuto dare una pagella spinosa..."
"Okay, ci vediamo a casa."
"Sì, ci vediamo a casa."

Sbatto la portiera posteriore, e mentre apro quella davanti, mi soffermo un attimo ad assaporare la sensazione che mi si sta aprendo dentro come un fiore: la convinzione che, per certi aspetti, sia inestimabile fare tutti e due lo stesso lavoro, e un senso di complicità, di condivisione, che non provavo più da tanto tempo; che mi ricorda i tempi in cui, subito dopo il matrimonio, addirittura lavoravamo sulla stessa classe; e mi viene restituita oggi, in questa giornata di sole pulita come l'alba del primo giorno della creazione, in un parcheggio che è per metà fanghiglia beige calpestata e per metà una distesa di perfetto e gelido candore.

Metto in moto con un sorriso.

E' che esistono le persone sposate. E poi esistono le coppie.

venerdì 30 novembre 2012

Il Bello del Festival - post per sole donne

Siamo in pieno festival, qua.

Il mio contributo quest'anno è davvero esiguo, consiste quasi esclusivamente nel far preparare i mazzi di fiori per gli eventi cui partecipano attrici, registe o cantanti.
E' ufficiale che in questo sono veramente brava. Sono tornata al mio primo amore, la fiorista di piazza del Palio da cui ci siamo serviti all'inizio, e ormai mi aggiro per il suo chiosco scegliendomi fiori e foglie da sola. Le sedute di composizione floreale durano dai trenta ai sessanta minuti, e sono i momenti migliori della mia settimana, da qualche tempo.
Mi sto specializzando nel personalizzare al massimo i mazzi, visto anche che alcune delle persone le conoscevo già, stavolta.
Oggi ne ho fatti fare tre: anthurium, bacche, rose bianche e foglie verde scuro per lei

tra l'altro,che vestito ha in questa foto??? non è magnifico???
 
lilium arancio, un ramo di bambù, rose arancio scuro e gerbere gialle per lei
 
e fresie rosa pallido, lilium bianco, lisianthus rosa scuro, rose bianco-verdi e gerbere rosa chiaro per lei
 
Ogni volta penso di essere l'unica che ci fa caso, tranne magari qualche spettatrice attenta, però è una cosa talmente gratificante che non riesce a fregarmene niente, anche se mi metto a pensare che poi il mazzo resta dimenticato al ristorante, viene mollato in albergo o buttato nel cestino.

Questo, e le osservazioni sociologiche, sono quel che da un anno all'altro mi resta del festival, oltre a un manipolo di persone gradevoli con cui si rimane magari in contatto e ci si incontra qua e là. Per esempio lui:
Lui e mio marito sono diventati così amici che l'ingombrante, rumoroso, imbarazzante (e bravissimo) attore pare abbia detto all'Uomo: "Senti, il biglietto di ritorno non me lo fare. Non c'ho un cazzo da fare, non parto, sto un po' lì con te."

Però ora devo mettere qui un discorso che, agli uomini, non è che darà fastidio, ma semplicemente non credo interesserà. Forse neanche alle donne. Forse ai gay. Non so. Comunque, siete i benvenuti se volete leggerlo, ma cercate di non inacidirvi come il latte cagliato, perchè vi ho avvisati.

Devo parlare degli uomini, degli uomini BELLI, che ho conosciuto in questi due anni, e del loro effetto su una che, nella vita, cieca non lo è mai stata, lesbica nemmeno, e però, lo giuro, è fedele e solitamente abbastanza composta nelle sue manifestazioni, oltre ad avere l'insopprimibile necessità di stare con un uomo che sia in grado di parlare, ragionare e mettersi in discussione e non solo di fottere (cit. da innominabile trilogia di moda) e di mostrare muscoli o sfoderare sorrisi.

Solitamente in questo ambiente si incontrano uomini che contano molto sul fascino e l'eloquio, l'intelligenza, lo spirito. E già è un bene: diciamo che, per i pensieri di bassa carnalità, se proprio dovessi scegliermi uno spettacolo di mio gusto andrei a sedermi sui bordi di un campo di atletica, non in un teatro.

Fascino a parte (io sul fascino sono veramente molto di manica larga, per me un uomo con un certo tipo di voce, di gesti, di espressioni sul viso, può avere dei difetti estetici anche VERAMENTE gravi ma risultare gradevole, interessante ed eccitante quanto e più di un Adone), parliamo proprio del canone visivo del bello strettamente detto.

In due anni e rotti di eventi cinematografici e teatrali, di situazioni in cui vedi da vicino gente che normalmente vedresti su uno schermo o dalla ventesima fila di una platea, abbiamo scoperto l'esistenza delle seguenti tipologie maschili, classificate in base alla reazione che suscitano:

a) il Bello proprio, cioè quello che è veramente piacevole da guardare sia sullo schermo che dal vivo. La reazione di Castagna è: "Eh, è bello sì", o anche "E' meglio così nature che al cinema", però con una certa compostezza: sono quei tipi con cui, una volta che gli hai dato una bella guardata, puoi chiacchierare amabilmente tutta la sera senza mai dire "ho portato un cocomero" (cit. da pietra miliare del cinema adolescenziale dei tardi anni Ottanta). Esempio, lui:
 
è bello come sembra, e la bionda delle fresie e dei lisianthus è sua moglie. Niente male da vedere insieme, sono anche alti come dei cestisti, tutti e due
 
b) l'Ormonale, anche detto "toglietemelo di qui prima che mi saltino i bottoni della camicetta". Avrei un esempio lampante da offrirvi, ma non posso fare nomi nè mettervi foto, perchè è proprio di qui e lo incontrerò altre seimila volte. Peraltro è antipatico, pieno di sè e neanche tanto bravo a recitare. Ma, come dire, trasuda sesso, anche a pensare continuamente che è poco socievole e vanesio. La reazione di Castagna è: guarda dall'altra parte o per terra o sul soffitto o nel piatto per tutta la sera e cerca di allontanarsi prima che può. Castagna detesta quando la sua corteccia cerebrale le dice che si tratta una persona con cui non potrebbe resistere a parlare per più di tre frasi e, invece, la parte più primitiva del suo cervello le proietta scene wet'n'hot sul lobo frontale.

c) il Capolavoro o Opera d'Arte, ovvero quel tipo di figura che, sì, se lo vedi da vicino dici "è un bel ragazzo, ma mi immaginavo meglio" e poi invece ci parli per un quarto d'ora e ti accorgi che, nell'insieme, è dotato di una serie di dettagli così perfetti che non ti stancheresti mai di studiarlo, di rimirarlo, di girargli intorno come al David di Michelangelo o all'Hermes di Prassitele; insomma, un vero e proprio quadro d'autore. La reazione di Castagna è: per i primi dieci minuti, data l'assenza di adrenalina e altri ormoni in circolo, non si rende conto di cosa sta contemplando, poi si accorge di aver perso da tempo il filo del discorso, annuisce, dice "ho portato un cocomero", sorride e, per non sbagliare, si riduce al mutismo ammirato, come davanti a un Botticelli. Esperienza bellissima e molto spirituale, come regolarmente mi succede con lui (anche lui è di qui, e ormai è un amico dell'Uomo quindi lo vedo spesso, ma dato che non dico niente di imbarazzante posso rivelare di chi parlo):
 
 
Oggi, però, ho conosciuto un uomo che ha spazzato via qualsiasi altra categoria, per cui non so se sia un unicum o se sia il primo di altri, so solo che le ginocchia non mi si erano mai piegate così per un puro fatto visivo. Ho seri problemi a scegliere una foto perchè non ce ne sono che possano rendere l'idea, veramente.

Lui:
 
 
Ecco, chiariamo. Io, prima di incontrarlo, avevo presente che aveva fatto il modello, lo trovavo anche dotato di un modo di fare simpatico, e pensavo fosse francamente fico. Cioè, fico nel senso della definizione a) o magari, a conoscerlo, b).

Non ero preparata al fatto che tutti gli uomini presenti, tra cui almeno due ho sempre considerato molto attraenti, venissero completamente CANCELLATI dallo sbarco sul pianeta di questo rappresentante di un'altra razza. Un'Apocalisse.

E (è qui che il post è veramente per sole donne, perchè non so se un maschio capirebbe) sono sicura: non di istinto sessuale nè di contemplazione estetica si è trattato. Perchè la mia reazione è stata: groppo in gola e lacrime agli occhi. Non sto scherzando. Sapete che cosa, incredibilmente, ho pensato, anzi, che cosa ha pensato una Castagna di, non lo so, otto o nove anni, nascosta dentro di me, di cui non sospettavo neanche l'esistenza?

"Oh... mio... Dio... IL PRINCIPE AZZURRO!!!"

Che era un archetipo che, femminista come sono, nemmeno sapevo di possedere.

giovedì 8 marzo 2012

Ullallà

Sono rientrata alle ore venti dal consiglio di classe, con i seguenti appunti scarabocchiati sul solito blocco.




Scusate se con Paint ho qualche problemino, vi ricordo che di tecnica avevo "discreto meno" e una volta anche "scarso meno meno meno".
In effetti, forse dovrei chiedere scusa se uso Paint.

Scusate anche se, dopo essere entrata a scuola alle 11.30, alle 19.20, con una fretta del diavolo e tutti i colleghi che parlavano contemporaneamente, questa era la mia calligrafia, pressochè quella di una scimmia, con cancellature casuali e visibile principio di tracoma.

Quelli in rosso sono i ragazzi che studiano, che non danno nessun problema, che hanno una bella media.

Quelli in verde, anche se ho annotato che ci sono cose da segnalare, sono Atreiu, Bimbo Transfert, Dylan McKay e Winnie Pooh. Come a dire quattro gran belle teste. In particolare, gente che ha i suoi problemi a stare concentrata ma che sa un sacco di cose, ne collega altrettante e impara alla velocità della luce.

Contate. In totale sono 24, e dei tre cui mandiamo la lettera sul rendimento, due in un'altra classe non saremmo mai riusciti a vederli come un problema, ma qua spiccano, dato che la maggioranza va benone.

Son tornata a casa folgorata da una certezza.

Ho una classona. Ho una prima che non ce n'è. Il potenziale è veramente grande.

Si può andare in aspettativa da tutto tranne che dal lavoro e buttarsi di testa a togliersi un po' di soddisfazioni?

giovedì 16 febbraio 2012

Gosh

In coda a quanto scritto sotto, vorrei aggiungere che sapevo delle critiche al governo fatte dall'Altissimo a Cannes, quando è stato premiato per quel capolavoro indiscusso che è "La nostra vita", ma non avevo mai visto la premiazione ex aequo di Iddio Elio con Javier Bardem.

E ve la metto qui perchè credo che guardare Colui Che E' e Bardem che sorridono contenti, tutti eleganti e posti su un palco a due metri di distanza l'uno dall'altro, sia qualcosa che ogni donna etero che ami il cinema dovrebbe vedere più e più volte nella vita. Se poi sei donna, sei etero, ami il cinema e non ne potevi più della politica in stile nano maschilista, beh, l'effetto godimento assoluto, con la bella frase di Germano, è assicurato.

Gasp

Vi ricordate quando abbiamo mosso i primi passi nell'organizzazione di eventi cinematografici qui nella ridente provincia?

Vi ricordate che l'Uomo era diventato amicissimo di un giovane, spettacolare attore emergente di Canelli?

Bene, ieri il giovanotto (che tra l'altro, sì, bello è bello, ma soprattutto dovreste sentirlo ragionare, e soprattuttissimo avreste dovuto esserci quando, al festival, ha parlato agli studenti del liceo: una master class da togliere il fiato, e un discorso ispirato sulla vita e sulla necessità di sbattersi per inseguire i propri veri obiettivi) era qui a parlare di nuovo con gli studenti (mannaggia, io ero al lavoro) e ha preso accordi per presentare qui da noi due film, questo che lo vede protagonista e questo dove fa una parte minore. Cosa che farebbe portandosi possibilmente dietro qualcuno degli altri attori. Ora, io mi soffermerei un momento su entrambi i film. Ma soprattutto sul cast di entrambi. E un attimo anche su chi è il regista del secondo.

Pensate con intensità di essere una professoressa di trentasei anni, in pigiama in camera sua, e di avere un marito che entra nella stanza tutto preoccupato e comincia a parlare, dicendo che c'è un problema, perchè nel mese di marzo gli toccano tre presentazioni, due sono queste e una è quest'altra, che si farà certamente perchè Lucio Pellegrini è di Asti e verrà, come per "La vita facile", con la moglie Camilla Filippi.
"E non ci stanno tutte e tre?"
"Eh, dobbiamo farcele stare, ma è un casino, i film in prima visione dobbiamo tenerli due settimane."
"...quindi?"
"A meno che non diciamo ad Andrea che dei suoi due ne presentiamo solo uno..."
"Eh?"
"In tal caso dobbiamo decidere se farlo venire con Elio Germano o con Claudio Santamaria", e, girandosi con aria mefistofelica verso di me, "...tu cosa dici?"
"COSA? Eh? NO! No no no no guarda che NON PUOI far scegliere ME!"

Che poi non si sa se vengano, nè l'uno nè l'altro. Pare che Colui Che E', l'Altissimo, il Verbo, ossia Germano sia uno molto disponibile, che però si incasina perchè pensa di poter far stare di tutto in 24 ore quando non è fisicamente possibile, ma ha una tizia che gli fa da agente e limita le sue promesse a un calendario sensato. Di Santamaria non so dire, anche perchè se mi immagino di passare una serata con Santamaria mi vengono le palpitazioni, e non lo dico scherzando, mi si secca la bocca solo a nominarlo. Certo che nel cast di Ozpetek c'è anche Margherita Buy e già "solo" cenare con lei mi parrebbe paradisiaco.

In compenso, la Litti per il film di Pellegrini viene quasi sicuramente, sempre che non le mettiamo la serata in uno dei giorni in cui è da Fazio. E sono sicura che una cena con Luciana Littizzetto possa essere qualcosa di assolutamente indimenticabile. Può anche darsi che Santamaria e Germano, presi dal vivo, a parte l'aura glamour di presentarsi con loro in un locale e il fatto di parlare con Iddio Elio in persona, si rivelino una delusione, ma sulla Litti nazionale non ho dubbi. E poi, di base, è una collega.

giovedì 2 febbraio 2012

Liberiamo una ricetta...

... ma per stavolta senza avvelenare nessuno, lo giuro.

No, è che per puro caso oggi state postando ricette in giro per l'etere, e io ho appena finito di metter via in cucina i resti di uno dei tre pasti al mese che mi riescono bene.

Cos'è quel sopracciglio? Guardate che la mia rieducazione alimentare intanto va avanti, eh? Anche se non ve ne parlo!

E comunque questo piatto è venuto bene perchè nel mio DNA c'è la moglie di un pastore valtellinese, e infatti a me vengono bene solo tre cose: le ricette di montagna tipo zuppe, pizzoccheri e patate con lo speck, il pesto (DNA ligure) e le crepes (qualcuno nella mia famiglia si deve essere trombato un/a francese, ma illegittimamente, perchè non se ne ha notizia negli archivi ufficiali).

E quindi:

LIBERIAMO UNA RICETTA: TEGLIA DI POLENTA CON VERZA E PANCETTA

Allora, avevo della polenta di ieri sera, bella dura e fredda di frigo.
Ho fatto delle fettone spesse un dito, appoggiate sulla teglia unta di burro.
Ci ho messo sopra dei rettangolini abbastanza sottili di montasio.
Sopra ancora ci ho messo uno stufato di verza fatto così:
pancetta a dadini soffritta con olio e un cucchiaio di prezzemolo tritato, sale; quando è quasi dorata, verza tagliata a pezzi medio grossi, bicchiere di vino bianco, regolare di sale, un po' d'acqua se serve, pepe nero.
Il tutto, cotto una ventina di minuti al massimo e lasciato con un pochino del suo liquido, viene sparso sulla base di polenta e formaggio, spolverizzato di grana e cacciato in forno a 200 gradi per 25 minuti (prima 10 con calore sopra e sotto, poi 15 con calore solo sotto per non abbrustolire la verza; volendo, colpetto di grill finale).

Intanto il profumo sveglia i morti, e poi era veramente buono, se vi piace il genere valtellinese.
Sopra ci va un rosso e dopo, mi raccomando, o avete in casa dei dolci speziati tipo panpepato o ci vuole del cioccolato, per forza, per aumentare l'effetto alta montagna. Noi avevamo i Lindor e andavano a meraviglia. Un buon caffè e siete zavorrati per affrontare la seconda parte della giornata.
Sempre che non dobbiate fare lavori di concetto fino alle 17 circa, è chiaro.

venerdì 23 dicembre 2011

Natale? Boh? Capodanno? Mah!

Vi pareva strano, non è vero?, che non avessi cominciato con largo anticipo ad ansiarmi e a mugugnare sul Natale, ruminando maledizioni.

Beh, in effetti è andata così, che avevamo cose più importanti da fare che pensare al Natale, e questo, non si sa come, è finalmente stato riconosciuto da tutta la famiglia. Oggi è il 23 e in questa casa la parola Natale è stata distrattamente nominata tre quattro volte. Tre da mia madre. Una da noi due, che ci siamo posti il problema se farlo a Milano, col Biosuocero, la Suocera OGM e Cognatina. E siamo stati prontamente informati che loro lo fanno a Genova.

Così, senza che ce ne accorgessimo nè che venissimo coinvolti in nessun tipo di telefonata, briefing, ricatto e/o mafia, ci ritroviamo a fare il Natale come lo facevamo qualche anno fa: 24 dai miei, 25 a Sestri dalla nonna, 26 ad Arenzano dalla Biosuocera. Restando fermo che siccome, per tutti quanti, noi fino all'ultimo non si sapeva se ci saremmo stati o meno, possiamo comparire, regalare, baciare, spacchettare, assaggiare, e andarcene.

A me pare bellissimo.

Saremo pochi, saremo in tono di sobrietà, saremo tutti stufi di far finta che le feste siano significative. Addirittura pare che una zia sia ultimamente coinvolta coi Testimoni di Geova e non voglia festeggiare. E io che pensavo di essere quella strana, con le mie bandierine tibetane e le mie reliquie del Buddha. (Ora ce le abbiamo quasi tutte, dai battisti ai buddhisti, vedremo di adottare di corsa un bambino romeno così ci mettiamo pure l'ortodosso, peccato che Cognatina abbia mollato lo Zio Dei Miei Bambini che era cattolico, ma di sangue ebreo: è IMPERATIVO ormai che mio cugino si metta con un ragazzo musulmano, e magari l'altro cugino con una Hmong - ammesso che non sia anche lui gay, ma in gran segreto io e Sanguedelmiosangue abbiamo deciso che, se mai, a noi pare piuttosto biadesivo. E cocainomane, of course. Comunque sia, deve farci il favore di prendersi un partner quantomeno induista, o mormone.)

A casa mia, gli argomenti dell'anno saranno l'adozione e l'adozione. Perchè altri argomenti allegri da discutere non ce ne sono. A casa del Biosuocero, si parlerà della nuova casa di Cognatina e del Chitarrista. A pranzo con la Biosuocera si parlerà di quando il Cugino Mandrogno e la Mela Pausina faranno un bambino, si spera prestissimo, si spera ci battano di molto sul tempo in modo che poi quando toccherà a noi la famiglia non deliri eccessivamente.
Cioè, vuoi vedere che si parlerà di futuro, finalmente, di cose nuove che cominciano.

Boh? Io come sempre mi attesto su un clima di diffidenza. Però sono sicuramente meno scocciata e insofferente degli anni scorsi.

E poi è successa una cosa incredibile. Mia cognata e tutta la sua compagnia di amici vengono a fare Capodanno qui, e non abbiamo dovuto organizzare un cazzo. Si sono affittati un'intera locanda di camere e appartamentini con uso cucina e si organizzano la cena e la festa, alla quale noi potremo comparire o meno e dalla quale, udite udite, ce ne andremo quando vogliamo, perchè il cinema resta aperto e qualcuno deve ritirare gli incassi, e perchè gatta e cane hanno la tendenza ad andare in extrasistole a ogni botto che scoppia fuori. E così noi abbiamo due Natali, un compleanno dell'Uomo, un Capodanno, perfettamente organizzati senza che dobbiamo fare niente, portare nessuno da nessuna parte, schilometrare avanti e indietro.

Sono sinceramente stupefatta e persino un po' tentata di divertirmi.

Mah!

Intanto, auguri, amici in carne e ossa e amici virtuali, gemelle online, fratelli di server, creature varie sparse nei meandri del bloguniverso, vi voglio bene.
Soprattutto auguri a tutti quelli che cominciano cose nuove (neh, Noise, neh, Susi? tanto per citarne due con notizione fresche fresche) e a quelli che portano avanti con coraggio cose consolidate, anche quando la vita è dura. Quindi a tutti noi.

mercoledì 7 dicembre 2011

Dopo il festival - 1

Ho molto da raccontare ma la verità è che sono ancora troppo stanca per connettere.

Le ripercussioni di questo evento sulle nostre vite saranno molte, non tutte positive temo.

Decido di andare per brevi flash.

Il primo breve flash.

Io.
Ho.
Baciato.
Sulla.
Guancia.
GIUSEPPE.
BATTISTON.

martedì 29 novembre 2011

Lettera al marito

Amore mio,

Vorrei che fosse chiaro che a) ti amo b) ti stimo c) mi sono rotta in modo fragoroso i coglioni di questa storia del festival del cinema.

Perchè, amore, va bene l'hobby che era il sogno della tua vita e va bene che sei realizzato e felice e va bene che tutti ti fanno i complimenti per i risultati.

Ma, amore, te ieri sei rimasto a piedi con l'auto, perchè ti sei svanito di fare benzina.

E, amore, va bene che tutto questo è cultura ed è educazione ed è sostenere il vero buon cinema italiano, i giovani autori di documentari, gli attori emergenti e un sacco di buone iniziative e produzioni indipendenti.

Ma, amore, oggi c'han staccato la luce in ufficio, perchè te ti sei svanito di pagare la bolletta.

E, amore, va bene che io passerò tre giorni a chiacchierare con gente deliziosa come i Due Adorabili (registi bresciani molto giovani coi quali è stato reciproco amore a prima vista), e domenica sera cenerò seduta vicino a Giuseppe Battiston, e abbiamo il numero di cellulare di Elio Germano. O meglio, ce l'hai tu, perchè se lo dessi a me io passerei le notti a far squillare il cellulare a Elio Germano solo per sentire la di Lui divina Voce quando Egli proferisce la parola "Pronto". Il Verbo, non so se mi spiego.

Ma, amore, io ti devo sorvegliare perchè te sei così preso che ti dimentichi di bere.

Il successo è una droga, sappiatelo. E, comunque, Elio Germano non viene, e neanche Alessandro Gassman, quindi esattamente PERCHE' io dovrei sopportare tutto ciò???

venerdì 18 novembre 2011

Una bella giornata

Il tempo prolungato io non me lo sarei mai scelta. C'è la mensa, che è un incubo, cui dedicherò apposito post.

E c'è un pomeriggio a settimana occupato, e questo, per quelli fatti come me, non significa che c'è una mattina libera, se non poche volte l'anno.

Però: parli delle rocce sedimentarie e vulcaniche, e i bambini arrivano con tutte le pietre che hanno a casa, scomodando anche la collezione del nonno tagliapietre o del prozio cche lavorava nelle cave in Val d'Aosta o nelle miniere in Belgio, ei fossili marini trovati dietro casa (a Asti sono comuni come le foglie secche d'autunno, ma sono pur sempre roba che ha minimo due milioni di anni). E se hai il tempo di selezionarle, far fare i cartellini, farle esporre con cura sul bancone della cucina, far preparare un foglio con scritto Mostra di rocce e minerali della I A, e poi mandare quattro o cinque piccolini a fare da guida ai più grandi, è una vera figata.

Se poi i grandi ti rientrano in classe e vogliono sapere "ma prof, ma Winnie Pooh di geografia cosa prende, dieci? E' un mostro, sapeva tutto, c'ha spiegato tutto lui!" e di conseguenza tu parti e vai a scrivere la nota di merito e i complimenti sul diario di Winnie, che è anche uno dei tuoi cocchi, è proprio una bella giornata.

martedì 25 ottobre 2011

La vita e i suoi casi

Non contenta di deprimere i miei venticinque lettori con le storie, ahimè deprimenti e tragiche, dell'ultima dannatissima orribile schifosa settimana di scuola, devo ancora narrare di quel che verrà ricordato come "l'origine dell'ira" che piove ormai quotidianamente da me, dalla Barbie di Inglese, dalla Brava Crista e dalla Bionda Svampita sulla II C.Ma siccome è stata una settimana merdace, con tantissimo choc, tanto mal di pancia dalla rabbia, tanta tristezza e tanto dolore, parliamo d'altro.

Parliamo di quel fenomeno per cui, quando vado a fare un esame o una visita medica e devo far esaminare denti, occhi, vene del braccio, naso contuso, dito o ginocchio presumibilmente microfratturati, etc, becco dei medici di ambo i sessi di età variabile e di aspetto normale, mentre, quando devo fare i raggi o una visita cardiologica (in un memorabile caso un ecocardiogramma che, perchè voi lo sappiate, dura un casino di tempo), per un motivo che a me sfugge devo sempre spogliarmi dalla vita in su davanti a un bel ragazzo alto sui ventotto anni, il quale, va' a sapere perchè, è preferibilmente moro, con gli occhi scuri e i riccioli. Ma non è sempre lo stesso eh? Mi è successo sia a Genova che a Asti, e porca vacca, fossero stati decenti, gradevoli, mediamente piacenti: no, proprio buoni. Cos'è, quelli vecchi, bassi, stempiati, coi capelli color topo e la panza NON sono ammessi al corso per tecnici ospedalieri??? non esistono tecnici donna???

Va beh. Fatto sta che oggi è stata particolarmente imbarazzante perchè io dall'ospedale c'ero passata a prenotare gli esami, non a farli. Invece, dopo numerosi giri tra il banco informazioni e il centro prenotazioni, risulta che radiologia è aperta tutto il giorno e senza prenotare; al che io faccio un veloce controllo mentale delle mie condizioni: ascella vissuta? no, depilazione ascella? recente, e decido di scendere in reparto.

Il bonazzo di turno mi informa gentilmente che posso tenere la canottiera, ma devo levare ferri e ferretti.

E... indovinato.

Io, che di norma metto canottierine o top rosa confetto coi gelatini, o rosso tinta unita di cotone bello spesso, o insomma cose del genere, oggi con cos'ero uscita?

...col bustier.

(no, un attimo, solo con la parte di sopra, non con il reggicalze: lavoro in una scuola media, ehi)

Non avete idea di com'era LONTANO il macchinario dei raggi dalla porta dello spogliatoio.

Comunque, sempre per la serie tiriamoci su il morale, stasera sono a cena con marito, Movie Man, una sceneggiatrice e un attore-regista.

Lui.

sabato 15 ottobre 2011

Novità in famiglia

Spiavamo attenti il cugino: continua a studiare? va a lavorare? cambia facoltà? cambia ordinamento? va a star da solo? non va a star da solo? prende la patente? sta studiando? sta con qualcuno? è felice? sta bene di salute? ma secondo te adesso che gente frequenta? ma come fa con le questioni legate a suo padre/sua madre/sua sorella/sua nonna?

Insomma, capiteci, nella mia famiglia bambini piccoli non ne sono ancora arrivati, io sono l'unica che si è sposata e ormai mille anni fa (no, dai, sette) e il "piccolo" della famiglia è lui (un metro e ottanta di omaccione, con rigogliosa barba fulva), quello che fa le cose nuove è lui, quello che ha la vita più interessante... è sua sorella, ma raccontare la vita di sua sorella fa venire il nervoso, quindi siamo tutti molto più contenti quando ci informiamo su come va la sua. E poi, è Sanguedelmiosangue e le sue visite qui da noi, i nostri viaggetti insieme, le nostre telefonate sono parte integrante della nostra esistenza.

Beh, eravamo così occupati ad aspettarci novità dal suo lato che ci siamo scordati di Cognatina.
E così ieri sera, davanti a un aperitivo a base di Barbera giovane e quiche di patate e prosciutto, la ragazzina smilza che ho conosciuto dieci anni fa e che oggi è una giovane donna altrettanto magra (mortacci sua, a lei il tempo glieli leva, i chili) ci ha comunicato che
- si laurea a novembre
- va a lavorare coi suoi nella ditta di famiglia
- ha trovato casa col Chitarrista.

Cioè, che doveva laurearsi lo sapevamo. Del lavoro no. Ma soprattutto non sapevamo che volessero andare a vivere insieme. E invece hanno già la casa.

E il Chitarrista, che come molti sanno non è sulla prima riga nella lista dei possibili cognati (su quella ci sta il bellissimo e adorabile fidanzato precedente di Cognatina, ahimè silurato anni fa) aveva un'espressione così contenta, e un'aria tanto desiderosa di vedere che eravamo contenti anche noi, che mi sono sciolta. Anche perchè ha chiarito che lui coi suoi ci sta benissimo e, non fosse per andare a stare con lei, non avrebbe questa fretta di andarsene (cioè, non ha detto frasi di circostanza nè cose scontate o battute cretine: ma ora che ci penso. lui è piuttosto uno da due parole di meno che da una parola di più, non posso imputargli particolari frasi ovvie, false o stupide). e subito dopo hanno riflettuto in due sul fatto che convivere non è semplice e che si aspettano anche qualche difficoltà. E mentre parlavano sembrava che, tra loro, il più ansioso di vederci sorridenti (anzi, direi che controllava in particolare la mia reazione) fosse proprio il Chitarrista.

Io ho scoperto che ero contenta e li ho ampiamente incoraggiati, del resto non è un mistero che io penso che la convivenza sia una cosa bellissima, molto più bella del matrimonio.

Intanto, l'Uomo ha finito con un unico sorso il bicchiere di Barbera pieno a metà, ha deglutito cambiando colore sei o sette volte, e gli sono spuntati di colpo numerosi peli bianchi nel pizzetto. E le occhiaie.

Eh sì, amore, anche Cognatina ormai è grande.