Stasera l'amica, mezza collega, Maestrana, parlando del più e del meno dice: "no, bisogna prepararsi, che poi con la menopausa si ingrassa."
"Con la?" chiedo io. "Con...?"
CosacavolostaidicendoWillis?
Vi descrivo prima la scena, poi la sensazione.
Scena: sono seduta in piena luce sotto il porticato del castello a Paesino di Sogno, sì proprio lì, in piena Piazza del Peccato, laddove la sventurata eccetera, laddove ancora un mese fa ho avuto le vertigini nel vedere una ben nota figura stagliarsi sopra tutte le altre in mezzo a una festa, e fermarsi immobile a fissarmi con il bicchiere in mano e quello sguardo pensoso, anche se ne sono uscita in piedi stavolta, con un pezzetto storto di bacio rubato e pochi rimpianti, forse solo quello di non aver preso un tiro dalla sua sigaretta guardandolo con l'aria di dire: peggio per te, cocco.
Sono seduta praticamente sotto i riflettori, rido ad alta voce, sono poco truccata, ho una camicetta scollata senza pietà con il minor numero di bottoni chiusi possibile, un paio di pantaloni morbidi ma tagliati in un modo che secondo me sono proprio fichi, e uno dei tacchi più assassini del mio repertorio, a spillo e luccicante, col piede quasi nudo.
Sto passando una bellissima serata in cui, scoprirò rientrando, non ho sentito la mancanza di nessuno. Perché con questa amica, che strana è strana, ma di recente sta davvero molto meglio di testa, ci sto bene senza un perché. E senza pretese. E sono proprio lì perché me la sento di essere lì, adesso. Rido di cuore e mi sento bene. Finalmente. Succede per brevi sprazzi, ma sempre più spesso.
Così, quando lei nomina the big M, a me vengono gli occhi tondi come quelli di un cartone animato, ma soprattutto una nuvola passa per un attimo davanti al sole di tanta serenità. Cioè. Non è che io pensi ad avere figli (non ho proprio sotterrato il follicolo di guerra, ma, insomma, mi sa che ormai). Non è che io voglia essere forever young, anzi ripeto spesso che sto molto meglio a 40 e oltre che a trentatre, trentacinque e forse anche ventisette, lo dico da quando ne ho fatti 41 e non ho ancora cambiato idea. Non è che io viva col terrore di ingrassare, ma figuriamoci, poi non esiste questa cosa dopo quel che mi è successo nel 2019, e dopo che finalmente ho scoperto che esiste almeno un uomo abile e arruolato, sul pianeta, che alla mia frase "sto molto meglio col mio corpo da quando sono più grossa, mi sento bene" sorride beato e mi guarda come dire "oh Dio, non ci credo, ho trovato il santo Graal, la fenice, l'unicorno: una donna che non spaturnia sulla linea!".
Però... sono qui col mio piede affusolato nelle scarpine gnagne, il seno che mi scoppia via dalla camicetta, i capelli anni Ottanta perché fa umido, questa risata senza peso, questa nuova capacità di incedere per le piazze pericolose a testa alta... insomma, la menopausa non mi pare affatto un concetto che mi riguardi!
Sensazione: ecco, mi sento un po' come quella volta, sotto il campogiochi grande, quando tra una chiacchiera e l'altra la cugina di Musica, allora un'adolescente un po' cavallona, oggi un pezzo di figa che neanche in televisione, ci confessò, a me e Musica, che lei aveva già baciato un ragazzo con la lingua. E io e Musica, prese come larve tra il bozzolo delle medie e lo spiegare le ali del ginnasio, entrambe ci schifammo. Lei insisteva: invece è bello, vedrete che poi. Potrei dirvi esattamente come eravamo vestite, che luce e che temperatura c'erano, e il mio tono di voce mentre, un po' in disparte, dicevo a Musica: non so, a me, sinceramente, il pensiero non è che proprio mi ispiri...
Beh chiaro, ero piccina, non avevo ancora incontrato né quello di Spezia che baciava da Dio, né quello di Roma, che mi faceva così morire che come baciasse neanche lo riesco a ricostruire, perché ricordo solo che perdevo i sensi appena mi si avvicinava. E nessuno degli uomini veramente importanti della mia vita, tra i quali la palma del bacio perfetto va all'Uomo, come sbagliarsi.
Ma per dire che il pensiero della grande M è così remoto da me, adesso, come lo era, allora, quello dei baci veri.
Non so che ne sarà di me, confido nello yoga e nel bere ettolitri d'acqua. Mia madre è stata malissimo. Ma io fisicamente ho preso dalla famiglia di papà.
Comunque, mi resta il dubbio che una cosa come la menopausa possa essere anche solo lontanamente imparentata con me come sono ora, con questa specie di seconda giovinezza che mi sto, in qualche modo stranissimo, godendo adesso, nonostante tutto.
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martedì 20 agosto 2019
lunedì 9 novembre 2015
Love, actually
La Caramella è separata da 10 anni e parla spessissimo di suo marito. Più che spessissimo: direi anche di continuo.
La Caramella è sola e non fa mistero di quanto questo le costi, ma anche di quanto le costerebbe rimettersi a dividere la vita con un uomo.
La Caramella si veste di colori allegri e ha sempre il gloss sulle labbra.
La Caramella fa la dieta e dice: uh, sono le nove e sto mangiando la seconda banana, andrà bene?
La Caramella mi è simpatica.
Stamattina arriva con un caffè in mano, e mi trova, china sulla minitrousse che tengo in borsa, che cerco di darmi la matita nera sugli occhi pesti e bofonchio: "eh, anche io adesso vado a prendere un caffè."
"Te lo offro io!"
"Grazie, arrivo..."
"No ma stai, te lo porto!"
"Uau!"
E me lo porta davvero.
Poi si agita in giro per la sala prof. E sbotta.
"Allora io sabato mi sono vista con questo tipo..."
"...carino?" faccio io.
"Guarda, secondo me è un figo. È un artista, gira..."
"M-mh?"
"E così, niente, no, che poi non è che abbiamo una storia..."
"M-mh? Vedere foto?"
Intanto in sala prof sono arrivate la Generala e la Celhodoro, e dopo arriva anche la Secca.
La Caramella mi mostra un bel tipo sportivo in foto, poi si agita ancora, e lì cogliamo che non ci è solo andata a cena, col tipo:
"Ma le mie amiche mi hanno sgridata tanto! Mi hanno detto che così non è romantico... ma io scusa sono sola, sono libera, e poi non la voglio mica una storia... lui riparte, e sinceramente a me va bene così!"
La Caramella non ha idea di dove stia lavorando quest'anno, evidentemente. Ma io una sorella liberata non la lascio sola in mezzo all'allevamento di beghine dove entrambe siamo capitate, quindi la sostengo: "ma scusa, tu sei padrona della tua vita, sai tu cosa ti fa stare bene no? E poi le tue amiche, da che pulpito parlano?"
"Mah, ci sono diverse situazioni... alcune sono state fortunate, oh. E altre sono separate ma si sono rifatte una vita... io non voglio dire che si accontentino eh..."
Interviene la Celhodoro, ex bella donna, molto convinta di sé e nota per aver pubblicamente cornificato il marito non una, ma TRE volte, prima che egli decidesse di non riprendersela più, o lei di non tornare più a casa.
"Secondo me con gli anni una persona capisce cosa è irrinunciabile e di cosa può invece fare a meno... la magia è per le ragazzine."
La Caramella le va dietro, sostenendo che lei non sa se troverebbe mai un uomo che non le pesasse mettersi in casa. Ma è chiaro che lei, alla magia, non ha smesso di crederci, e che il pensiero che la sua vita sentimentale si riduca a un weekend ogni tanto con il trombamico un po' la devasta.
Io affermo che comunque, quando deve scattare la scintilla, quella scatta. E allora, una, tanti programmi su cosa se la sente o meno di fare, li polverizza che è una bellezza.
"Tu dici che comunque quando la persona è quella..." inizia la Celhodoro, e la Caramella fa: "È che ormai mi sembra difficile incontrare uno che mi piaccia sia fisicamente che di testa..."
E io, senza pensare: "Oh, se deve arrivare arriva. Io ne ho incontrati due nella mia vita, e quando arriva te ne accorgi."
Ragazzi. Se avessi detto "io quando ero un uomo tutti questi problemi non me li facevo, peraltro menomale che ora mi sono operata e faccio sesso solo coi cammelli e gli alligatori", GIURO, non mi avrebbero guardata così male. La Generala mi ha letteralmente fulminata.
"Uno l'ho sposato, eh" dico in tono di scusa. E intanto, mentre le colleghe accatastano la legna per bruciarmi, penso, offesa: oh ma che cazzo vogliono queste? Mica ho detto se l'altro l'ho incontrato prima dopo o durante, no? Una POTREBBE aver provato cose grandiose assurde e epocali per più di un uomo, nell'arco di 40 anni? Magari sono stata fidanzata dai diciotto ai ventitre anni con un ragazzo fantastico che poi è tragicamente morto in un incidente, ma sono così fortunata da aver incontrato l'Uomo dopo?
Pensavo che oggi quella che si metteva nei guai dicendo apertamente i fatti suoi fosse la Caramella. Invece ho violato un ferreo tabù: donna sposata!!! Donna sposata non conosce uomo a parte il legittimo consorte!!! Donna sposata, gli occhi, bassi li deve tenere!!! Donna sposata, se domani mattina entra in sala prof e trova Cristiano Ronaldo allungato sul tavolone delle riunioni e completamente nudo, manco lo guarda!!!
Ma. Fatemi. Il. Piacere.
Poi ci ho pensato tutto il giorno. E stasera, combinazione, parlavo con la mia amica Elfodark. Che deve decidersi a mollare il fidanzato, inutile e ormai anche molesto. E mestamente mi diceva: "no vedi una poi deve pensarci, se uno magari è un bravo ragazzo con cui se la sente di mettere su famiglia" e io di colpo sento la mia voce rispondere: "No guarda, una deve pensare se lui la rende davvero felice, perché sì, ti puoi anche sposare così, con uno affidabile, magari non è la scelta sbagliata. Ma nella vita di persone giuste per te ne incontri, e il problema è che magari ne incontri più di una. E allora ti conviene che quello che hai sposato sia veramente il Numero Uno, per te. Altrimenti... te ne vai."
Elfodark mi ha dato ragione, ma, da come parla e guarda, si capisce che lei per ora non si è mai innamorata davvero. E, persino adesso, mi viene da pensare: poverina.
Poi allontanandomi ho pensato a queste due diverse conversazioni.
E ho capito una cosa. Che le mie colleghe sposate si sconvolgono più della mia frase che della trombamicizia di una collega divorziata, perché credono sinceramente che esista LA persona, quella che sposi, quella che non lascerai mai, quella da cui nessuno potrebbe mai distrarti. E mi sa che, proprio perché ho navigato e fatto naufragio nei mari tempestosi del desiderio, io ci credo tanto quanto loro, e mai come ora, ahimè, mi è stato chiaro che io il mio Numero Uno l'ho incontrato e sposato sul serio.
(Un attimo prima di sparpagliarci verso le aule, la Caramella ha mormorato in tono ancora più insicuro: "Poi secondo me, in quel che hanno detto le mie amiche c'era anche una punta di invidia..." e io: "Sicuro! Intanto tu la tacca su 'sto weekend l'hai messa". Lei ha riso come una diciassettenne. Che fatica che farò, a non raccontarle niente dei fatti miei per tutto l'anno.)
La Caramella è sola e non fa mistero di quanto questo le costi, ma anche di quanto le costerebbe rimettersi a dividere la vita con un uomo.
La Caramella si veste di colori allegri e ha sempre il gloss sulle labbra.
La Caramella fa la dieta e dice: uh, sono le nove e sto mangiando la seconda banana, andrà bene?
La Caramella mi è simpatica.
Stamattina arriva con un caffè in mano, e mi trova, china sulla minitrousse che tengo in borsa, che cerco di darmi la matita nera sugli occhi pesti e bofonchio: "eh, anche io adesso vado a prendere un caffè."
"Te lo offro io!"
"Grazie, arrivo..."
"No ma stai, te lo porto!"
"Uau!"
E me lo porta davvero.
Poi si agita in giro per la sala prof. E sbotta.
"Allora io sabato mi sono vista con questo tipo..."
"...carino?" faccio io.
"Guarda, secondo me è un figo. È un artista, gira..."
"M-mh?"
"E così, niente, no, che poi non è che abbiamo una storia..."
"M-mh? Vedere foto?"
Intanto in sala prof sono arrivate la Generala e la Celhodoro, e dopo arriva anche la Secca.
La Caramella mi mostra un bel tipo sportivo in foto, poi si agita ancora, e lì cogliamo che non ci è solo andata a cena, col tipo:
"Ma le mie amiche mi hanno sgridata tanto! Mi hanno detto che così non è romantico... ma io scusa sono sola, sono libera, e poi non la voglio mica una storia... lui riparte, e sinceramente a me va bene così!"
La Caramella non ha idea di dove stia lavorando quest'anno, evidentemente. Ma io una sorella liberata non la lascio sola in mezzo all'allevamento di beghine dove entrambe siamo capitate, quindi la sostengo: "ma scusa, tu sei padrona della tua vita, sai tu cosa ti fa stare bene no? E poi le tue amiche, da che pulpito parlano?"
"Mah, ci sono diverse situazioni... alcune sono state fortunate, oh. E altre sono separate ma si sono rifatte una vita... io non voglio dire che si accontentino eh..."
Interviene la Celhodoro, ex bella donna, molto convinta di sé e nota per aver pubblicamente cornificato il marito non una, ma TRE volte, prima che egli decidesse di non riprendersela più, o lei di non tornare più a casa.
"Secondo me con gli anni una persona capisce cosa è irrinunciabile e di cosa può invece fare a meno... la magia è per le ragazzine."
La Caramella le va dietro, sostenendo che lei non sa se troverebbe mai un uomo che non le pesasse mettersi in casa. Ma è chiaro che lei, alla magia, non ha smesso di crederci, e che il pensiero che la sua vita sentimentale si riduca a un weekend ogni tanto con il trombamico un po' la devasta.
Io affermo che comunque, quando deve scattare la scintilla, quella scatta. E allora, una, tanti programmi su cosa se la sente o meno di fare, li polverizza che è una bellezza.
"Tu dici che comunque quando la persona è quella..." inizia la Celhodoro, e la Caramella fa: "È che ormai mi sembra difficile incontrare uno che mi piaccia sia fisicamente che di testa..."
E io, senza pensare: "Oh, se deve arrivare arriva. Io ne ho incontrati due nella mia vita, e quando arriva te ne accorgi."
Ragazzi. Se avessi detto "io quando ero un uomo tutti questi problemi non me li facevo, peraltro menomale che ora mi sono operata e faccio sesso solo coi cammelli e gli alligatori", GIURO, non mi avrebbero guardata così male. La Generala mi ha letteralmente fulminata.
"Uno l'ho sposato, eh" dico in tono di scusa. E intanto, mentre le colleghe accatastano la legna per bruciarmi, penso, offesa: oh ma che cazzo vogliono queste? Mica ho detto se l'altro l'ho incontrato prima dopo o durante, no? Una POTREBBE aver provato cose grandiose assurde e epocali per più di un uomo, nell'arco di 40 anni? Magari sono stata fidanzata dai diciotto ai ventitre anni con un ragazzo fantastico che poi è tragicamente morto in un incidente, ma sono così fortunata da aver incontrato l'Uomo dopo?
Pensavo che oggi quella che si metteva nei guai dicendo apertamente i fatti suoi fosse la Caramella. Invece ho violato un ferreo tabù: donna sposata!!! Donna sposata non conosce uomo a parte il legittimo consorte!!! Donna sposata, gli occhi, bassi li deve tenere!!! Donna sposata, se domani mattina entra in sala prof e trova Cristiano Ronaldo allungato sul tavolone delle riunioni e completamente nudo, manco lo guarda!!!
Ma. Fatemi. Il. Piacere.
Poi ci ho pensato tutto il giorno. E stasera, combinazione, parlavo con la mia amica Elfodark. Che deve decidersi a mollare il fidanzato, inutile e ormai anche molesto. E mestamente mi diceva: "no vedi una poi deve pensarci, se uno magari è un bravo ragazzo con cui se la sente di mettere su famiglia" e io di colpo sento la mia voce rispondere: "No guarda, una deve pensare se lui la rende davvero felice, perché sì, ti puoi anche sposare così, con uno affidabile, magari non è la scelta sbagliata. Ma nella vita di persone giuste per te ne incontri, e il problema è che magari ne incontri più di una. E allora ti conviene che quello che hai sposato sia veramente il Numero Uno, per te. Altrimenti... te ne vai."
Elfodark mi ha dato ragione, ma, da come parla e guarda, si capisce che lei per ora non si è mai innamorata davvero. E, persino adesso, mi viene da pensare: poverina.
Poi allontanandomi ho pensato a queste due diverse conversazioni.
E ho capito una cosa. Che le mie colleghe sposate si sconvolgono più della mia frase che della trombamicizia di una collega divorziata, perché credono sinceramente che esista LA persona, quella che sposi, quella che non lascerai mai, quella da cui nessuno potrebbe mai distrarti. E mi sa che, proprio perché ho navigato e fatto naufragio nei mari tempestosi del desiderio, io ci credo tanto quanto loro, e mai come ora, ahimè, mi è stato chiaro che io il mio Numero Uno l'ho incontrato e sposato sul serio.
(Un attimo prima di sparpagliarci verso le aule, la Caramella ha mormorato in tono ancora più insicuro: "Poi secondo me, in quel che hanno detto le mie amiche c'era anche una punta di invidia..." e io: "Sicuro! Intanto tu la tacca su 'sto weekend l'hai messa". Lei ha riso come una diciassettenne. Che fatica che farò, a non raccontarle niente dei fatti miei per tutto l'anno.)
domenica 6 aprile 2014
Tre giorni su cinque di una settimana qualunque - Capp. 1 e 2
Il
martedì
Quello cartaceo è solo un quadernone del supermercato, si sta già rompendo e devo ripararlo con lo scotch, nonché fare tutta l'impaginazione con biro e righello.
Mi girano i coglioni.
Il bel figliolo stavolta arriva puntualmente per la fine delle mie lezioni, aspetta che io recuperi la mia roba, io cazzeggio un po' chiacchierando con lui alla macchinetta del caffè, pensando che se ne vada nel giro di qualche minuto, e invece mi segue in sala prof, poi mi segue nel parcheggio, alla mia frase “beh magari adesso devi andare” risponde “no, ho tutto il tempo”, e ignora due tentativi di salutarlo perchè devo andare io.
Che poi io alla fine vado via pensando a) mannaggia perchè proprio uno così appariscente mi si deve affezionare tanto e b) madonna siamo stati cinquanta minuti a parlare sotto il naso di tutta la scuola e c) porca vacca ora che ci penso è venuto direttamente da me e non ha fatto neanche il gesto di salutare altri insegnanti. Roba che poi una si tira delle notevoli pippe mentali. E quando finisce di tirarsele e si ricompone, le resta il dubbio di aver dato la stura a maldicenze, pettegolezzi e/o libere invenzioni da parte delle bidelle (che già mi vedevano scappare con il tipo tantrico tutto vestito debbianco dei laboratori), delle colleghe (note vipere) e anche un po' del marito (che si sta innervosendo di tutti 'sti pranzi col tirocinante... ma questa è una precisa strategia per farlo un po' ingelosire: il risultato serale è ...arcaico.)
...e altre amenità
Cap.
1
Del
perchè a volte bisognerebbe aver dato retta a papà e studiato
giurisprudenza*
*(sto scherzando. Neanche morta)
Vado
a lavorare TRE ORE PRIMA dell'inizio del mio orario per mettermi in
pari con i registri.
Quello
elettronico mi si pianta dopo aver inserito META' dei voti della
recitazione della poesia a memoria.Quello cartaceo è solo un quadernone del supermercato, si sta già rompendo e devo ripararlo con lo scotch, nonché fare tutta l'impaginazione con biro e righello.
Mi girano i coglioni.
Cap.
2
Del
perchè bisognerebbe allargare il proprio giro di frequentazioni
anche a gente adulta che non usi assorbenti per quattro giorni al mese
Arriva
il tipo che ci ha fatto fare il laboratorio di poesia, quello molto
tantrico, che non è assolutamente in grado di dirmi se gli
basteranno tre ore per raccontare il suo viaggio in India alla terza.
Cioè nel senzo che non è tanto per un fatto, quanto per un discorzo
de libbertà dai vincoli, no, di lentezza come visione della vita,
cioè sai, tipo che dipende anche molto dalla sensazione a pelle del
rimando del percepito da parte dei ragazzi, capito? Lov lov lov. Che
tra l'altro per carità sei carino, molto alternativo e abbastanza
magnetico, ma non abbracciarmi quando mi vieni a parlare a scuola,
oh, che poi arriva la collega Troll e vole sapè se stavamo a fà 'e
orge.
Pausa
pranzo.
Il
tirocinante della collega di ginnastica, che mi posta via messaggio
privato cose sullo sciamanesimo, l'abolizione della caccia alle
balene e i guerrieri della luce, a mia richiesta di spiegare cosa sia
il seminario di movimento arcaico di cui parla bene sulla sua pagina
FB, mi tiene un'interessante spiegazione sui corsi di sessualità
arcaica. Con estremo diletto della collega Dolcebionda, che frattanto
ci sta portando a pranzo nella sua monovolume e se la ghigna. Io
commento solo: “Oh vedi, ecco cosa avrei dovuto fare a ventitre
anni. Ora, come dire, mi vedo un po' impegnata.” Lui
ribatte: “Ma puoi benissimo frequentare in coppia con tuo marito”,
e lì sono colta da ilarità convulsa. Muahahahahahahah, iscrivere
l'Uomo alle lezioni di trombata primordiale, oddio, muoio, pietà.
Quando entro nel bar sto ridendo così forte che si girano tutti.
Intervallo
del pomeriggio.
Arriva
Bel Ragazzo Pacato, il mio exalunno diciannovenne che fedelmente,
dalla fine della terza media, mi viene a trovare due volte l'anno. La
Dolcebionda, che non l'aveva mai visto, si scompensa abbastanza. Devo
dire che, tra la statura e la corporatura imponenti, la barba lunga,
il sorriso fotonico e tutto l'insieme, è piuttosto difficile
ricordarsi di lui quando era un bambino con le guancine tonde e gli
occhialini da intellettuale. Il bel figliolo stavolta arriva puntualmente per la fine delle mie lezioni, aspetta che io recuperi la mia roba, io cazzeggio un po' chiacchierando con lui alla macchinetta del caffè, pensando che se ne vada nel giro di qualche minuto, e invece mi segue in sala prof, poi mi segue nel parcheggio, alla mia frase “beh magari adesso devi andare” risponde “no, ho tutto il tempo”, e ignora due tentativi di salutarlo perchè devo andare io.
Che poi io alla fine vado via pensando a) mannaggia perchè proprio uno così appariscente mi si deve affezionare tanto e b) madonna siamo stati cinquanta minuti a parlare sotto il naso di tutta la scuola e c) porca vacca ora che ci penso è venuto direttamente da me e non ha fatto neanche il gesto di salutare altri insegnanti. Roba che poi una si tira delle notevoli pippe mentali. E quando finisce di tirarsele e si ricompone, le resta il dubbio di aver dato la stura a maldicenze, pettegolezzi e/o libere invenzioni da parte delle bidelle (che già mi vedevano scappare con il tipo tantrico tutto vestito debbianco dei laboratori), delle colleghe (note vipere) e anche un po' del marito (che si sta innervosendo di tutti 'sti pranzi col tirocinante... ma questa è una precisa strategia per farlo un po' ingelosire: il risultato serale è ...arcaico.)
Decido
che non è colpa mia se era il primo di aprile e il tirocinante della bionda e il mio exalunno erano
in vena di scherzare, né se faccio un mestiere in cui siamo
praticamente solo donne e bambini e quindi non riesco a rapportarmi
decentemente con i maschi adulti e in particolare con la fascia tra i
venti e i trenta, sulla quale mi dichiaro francamente ignorante.
Peraltro non è colpa mia nemmeno se si avvicina la crisi degli anta,
che in fatto di seghe mentali è tipo una seconda adolescenza. E poi
'sticazzi, oh, io ero al mio posto in trincea, in jeans e camicetta
come mio solito, non posso farci niente se a fuori arrivano
pericolose incursioni, né se il mio fascino ligure spopola qua tra
le colline nebbiose (tzè!).
[Ricordiamo
del resto che io sono “la ragazza più bella della spiaggia”,
vero Tipa? (Tranquilli, non sono impazzita, è solo una vecchissima
battuta che può capire solo una persona. E la spiaggia in questione,
in ogni caso, era un rettangolo di spiaggia libera di sei metri per
tre, dove io e la Tipa eravamo le uniche due sopra i sette e sotto i
sessanta. Il tipo cui gli esegeti del periodo tardoellenistico
attribuiscono questa definizione, evidentemente, preferiva le brune)]
A
seguire:
Del
perchè bisognerebbe ricordarsi sempre che la vita è come la
scaletta di un pollaio: corta e piena di merda
Del
perchè a volte bisognerebbe piantare un pugno sul tavolo in
consiglio di classe e far pesare gli anni di esperienza che, dopotutto, ormai sono dodici
...e altre amenità
martedì 19 marzo 2013
La seconda A, l'UFO e le mistificazioni a fin di bene
Tanto tempo fa ho sottoscritto un patto con la mia terza, quando ancora erano una seconda demotivata e spenta. Si era detto che per certi risultati avrebbero vinto dei premi. E uno dei premi era, per non mi ricordo quante sufficienze raggiunte in non so quale scritto, poter interrogare l’altra mia classe. Ieri quindi, all’ultima ora, quattro commissioni esaminatrici, formate ciascuna da tre di terza hanno interrogato quattro gruppi di esaminandi, formati ciascuno da quattro di seconda. Su Dante. Per l’occasione, i diversi team di seconda si erano anche dati dei nomi di battaglia, rigorosamente danteschi: “Le Beatrici” “Le Furie” “I Cerberi” e “La Comedìa”. Io ho letteralmente goduto come un riccio, soprattutto di poter fioccare dei dieci al Bufalo, a Dylan, alla Verace, e poi ragazzi, dovevate sentire Winnie: un mostro. Sapeva TUTTO. NEI DETTAGLI.
Comunque, non è finita ieri, perché, essendoci stata una improvvisa ricaduta nell’inverno, c’era un po’ di neve e i pullmini, non sia mai che si rovinino, non sono passati: quindi c’erano molti assenti sia in terza che in seconda.
Oggi invece erano tutti presenti e quindi, a un certo punto, si decide di formare altri tre team che verranno poi interrogati, alla prima occasione che si presenterà di riunire di nuovo le due classi.
Siamo alla lavagna, un gruppetto è in piedi e si sta agitando con i gessetti in mano, nella ricerca dell’abbinamento coi compagni giusti, del nome di battaglia eccetera. Altri sono in piedi in giro per la classe, dove non dovrebbero essere. Li ho appena rimessi tutti seduti che la Verace viene alla cattedra con l’UFO: un pezzo di plastica dura, nero, a forma di T,che forse viene da una cartellina di tecnica rotta. E che le è passato all’altezza di una spalla.
Ora. Il pezzo in questione ha due estremità leggermente taglienti, in quanto rotte. Abbastanza da fare male, se per caso prende qualcuno in un occhio.
Inoltre, il pezzo in questione non è dotato di vita propria, e si esclude il caso del poltergeist o di altro fenomeno paranormale.
Perciò io tengo tra due dita l’UFO e chiedo chi è stato a lanciarlo.
Silenzio.
Dichiaro di non poter credere, peraltro, che uno purchessia dei miei alunni sia schizofrenico, sonnambulo o sotto l’effetto di stupefacenti o alcool, quindi a mio parere chi ha tirato l’UFO è consapevole di averlo fatto.
Perciò, dico, starò ferma con questo pezzo di plastica in mano fino a che il responsabile di questo gesto potenzialmente pericoloso non verrà fuori. Starò ferma tutta l’ora.
Si alza Huck Finn e mi porta il diario. Io dico: “Ah ma tanto la nota non va sul diario, va proprio sul registro, chiaramente.” Huck Finn scoppia in un pianto dirotto. I suoi compagni allibiti: “Ma… prof, non è stato lui!!!”
Io mi giro e lo guardo: “Non sei stato tu?”
Scuote la testa, in lacrime.
“No, scusa, ma sei matto? Vuoi grane a tutti i costi? Ma come ti viene in mente di accusarti se non sei stato tu?”
“Eh, così, per stare tutta l’ora a far niente!!!”
Il mio sopracciglio quasi si stacca dalla faccia.
Comunque, l’ora passa e io sto lì con il pezzo di plastica in mano. Dopo 40 minuti, ho chiarito che prenderanno la nota di classe e salteranno l’intervallo tutti. Oggi, e da qui in poi tutte le volte che ci sono io. Finchè non esce il responsabile.
Non c’è verso. A un certo punto qualcuno propone di dare una nota a sorteggio. Al che io spiego il metodo nazista di mettere la gente in fila e sparare a uno ogni dieci, e onestamente, dico, non avrei piacere di applicarlo a scuola.
Dopo 45 minuti, inghiottendo amaro, dico che devo far intervenire il vicepreside. Il Gigante arriva con la faccia scura delle grandi occasioni, ma non serve a niente. Li consegna per tutto l’intervallo addirittura con l’obbligo di stare seduti e di non alzarsi nemmeno per andare in bagno.
Io aspetto ancora, fuori aula, che qualcuno si presenti. Aspetto fino alla fine del secondo intervallo e mezza dell’ora dopo. Aspetto anche le tre ore del pomeriggio, in cui sono a scuola con un gruppo di terza per il recupero e il potenziamento. Niente.
Il fatto è che, OVVIAMENTE, io so chi è stato. Non che lo abbia visto. Ma, quando mi sono alzata per andare a chiamare il vicepreside, ho sentito distintamente parte della classe rivolgersi a Momo Docteur e dirgli di parlare. Quando sono tornata, Momo, che è alto, era diventato pressochè invisibile nell’ultima fila. Ma io ho fatto finta di niente. Oggi pomeriggio l’Orsetto Lavatore, informato di tutto, mi ha detto: “Guarda che loro sanno chi è stato.” “Anche io, Momo.” “Esatto.” “Ma sappiamo anche perché non ce lo dice.” “Sì.”
Momo non può portare a casa una nota sul registro. E nemmeno una nota sul diario. E nemmeno un voto inferiore al sei. Perché papà, che è alto come un giocatore di basket, bello come un attore, più giovane di me e beneducatissimo, si fa un culo così nell’edilizia alzandosi all’alba per andare in cantiere e stando fuori tutto il giorno, e la sua famiglia, che conta una bella e giovanissima mamma, Momo, una bimba stupenda coi riccioli, e un piccino di un anno rubicondo come un vitello, non se lo sogna nemmeno di non rigare drittissima. Papà si fa rispettare, e Momo, che è il più grande ed è maschio, ha delle grosse responsabilità. Tipo che, se porta una pagella con diversi sette e otto e un paio di sei, prende una sberla per ognuno dei sei. Le aspettative sono alte, e a ragione, dato che il ragazzo è molto intelligente. Io preferisco non discutere la sberla di questo papà, soprattutto quando ho a che fare continuamente con il lassismo o la pigrizia delle altre famiglie.
Ora io vorrei che Momo si facesse coraggio e mi dicesse che è stato lui. Perché così potrei mettergli la nota sul registro, che gli devo. Ma anche scrivere sul suo diario una lunga comunicazione totalmente non attinente e innocua, tipo una richiesta di autorizzazione del tutto fantasiosa, e dirgli chiaro e tondo che se mi fa il favore di non farla vedere a nessuno e far finta che sia la nota riportata alla famiglia, siamo a posto così.
Capitemi. Io preferisco essere trasparente e sincerissima con tutti e sempre. E’ una questione di buon esempio. Ma ubi maior. Per esempio, una volta dopo un consiglio di classe della terza ho scritto delle convocazioni ai genitori di quelli che battevano la fiacca e non portavano i compiti, e poi mi sono trovata nello stanzino del caffè con la Bionda Svampita e l’Orsetto Lavatore che mi hanno supplicato di levare assolutamente la comunicazione dal diario della Puffetta. Motivazione: il papà della Puffetta, vedovo con una ragazzina di tredici anni e una bimba di sette, in quel periodo era senza lavoro, era solo, era nervoso e, a volte, sul visino tutto fossette o sul collo della mia alunna vedevamo dei brutti segnacci tipo livido.
Detto fatto, ho passato trenta minuti sola con la Puffetta in sala computer, prima a cercare di farmi un po’ raccontare come andava, a dire che bisogna tenere presente che papà ha tutti i suoi motivpi per non farcela più ma non deve esagerare lo stesso, a verificare come meglio potevo che le sberle arrivassero solo se c'era una causa reale di arrabbiarsi e non così dal nulla (avete mai fatto un discorso del genere con un minorenne? perchè vi giuro che, circa a metà, pensate con desiderio alla Legione Straniera), e poi a pensare a come sbianchettare la convocazione sul diario e scriverci sopra qualcosa di ufficiale che decretasse la perfetta legalità della sbianchettatura. Abbiamo partorito un “Chiedo scusa, ho erroneamente riportato sul diario di M. una comunicazione destinata alla famiglia di un altro alunno.” Poi ho detto alla Puffetta di mandarmi papà quando possibile, e lui è venuto a parlare, e io ho preso il coraggio a quattro mani e gli ho detto che sapevo che erano in una situazione complessa, ma che sua figlia stava male e piangeva ogni volta che per qualche motivo in classe si parlava di malattie o ospedali o peggio di morte, che secondo me sentiva la mancanza della mamma peggio che all’inizio, e che avrebbe avuto bisogno di passare un po’ di tempo sereno con le amiche. E ho mangiato vetri per tutto il tempo, perché anche a lui sono venute le lacrime agli occhi e ha ammesso che a volte lei cercava le coccole e lui la mandava via perché era pieno di problemi e aveva da pensare anche alla piccola, e insomma poi s’è parlato più leggermente delle compagne con cui la Puffetta poteva magari studiare al pomeriggio, e alla fine quando lui è andato via io ero da buttare nella differenziata, stavo male, e come sempre avevo in testa la domanda ossessiva “oddio e se ho fatto peggio, e se ho fatto male, e se non è servito a niente?“ che costituisce il 36% dei pensieri che mi porto a casa tutti i giorni in questo mestiere, ma certi giorni peggio del solito.
Vorrei che Momo scoprisse che noi sappiamo di cosa ha paura, che io me la sento di rischiare, che posso fare una cosa simile per lui. E che ricambiasse non facendo più stupidaggini. Ma soprattutto vorrei che domani parlasse, altrimenti non posso fare niente.
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venerdì 30 novembre 2012
Il Bello del Festival - post per sole donne
Siamo in pieno festival, qua.
Il mio contributo quest'anno è davvero esiguo, consiste quasi esclusivamente nel far preparare i mazzi di fiori per gli eventi cui partecipano attrici, registe o cantanti.
E' ufficiale che in questo sono veramente brava. Sono tornata al mio primo amore, la fiorista di piazza del Palio da cui ci siamo serviti all'inizio, e ormai mi aggiro per il suo chiosco scegliendomi fiori e foglie da sola. Le sedute di composizione floreale durano dai trenta ai sessanta minuti, e sono i momenti migliori della mia settimana, da qualche tempo.
Mi sto specializzando nel personalizzare al massimo i mazzi, visto anche che alcune delle persone le conoscevo già, stavolta.
Oggi ne ho fatti fare tre: anthurium, bacche, rose bianche e foglie verde scuro per lei
lilium arancio, un ramo di bambù, rose arancio scuro e gerbere gialle per lei
e fresie rosa pallido, lilium bianco, lisianthus rosa scuro, rose bianco-verdi e gerbere rosa chiaro per lei
Ogni volta penso di essere l'unica che ci fa caso, tranne magari qualche spettatrice attenta, però è una cosa talmente gratificante che non riesce a fregarmene niente, anche se mi metto a pensare che poi il mazzo resta dimenticato al ristorante, viene mollato in albergo o buttato nel cestino.
Questo, e le osservazioni sociologiche, sono quel che da un anno all'altro mi resta del festival, oltre a un manipolo di persone gradevoli con cui si rimane magari in contatto e ci si incontra qua e là. Per esempio lui:
Lui e mio marito sono diventati così amici che l'ingombrante, rumoroso, imbarazzante (e bravissimo) attore pare abbia detto all'Uomo: "Senti, il biglietto di ritorno non me lo fare. Non c'ho un cazzo da fare, non parto, sto un po' lì con te."
Però ora devo mettere qui un discorso che, agli uomini, non è che darà fastidio, ma semplicemente non credo interesserà. Forse neanche alle donne. Forse ai gay. Non so. Comunque, siete i benvenuti se volete leggerlo, ma cercate di non inacidirvi come il latte cagliato, perchè vi ho avvisati.
Devo parlare degli uomini, degli uomini BELLI, che ho conosciuto in questi due anni, e del loro effetto su una che, nella vita, cieca non lo è mai stata, lesbica nemmeno, e però, lo giuro, è fedele e solitamente abbastanza composta nelle sue manifestazioni, oltre ad avere l'insopprimibile necessità di stare con un uomo che sia in grado di parlare, ragionare e mettersi in discussione e non solo di fottere (cit. da innominabile trilogia di moda) e di mostrare muscoli o sfoderare sorrisi.
Solitamente in questo ambiente si incontrano uomini che contano molto sul fascino e l'eloquio, l'intelligenza, lo spirito. E già è un bene: diciamo che, per i pensieri di bassa carnalità, se proprio dovessi scegliermi uno spettacolo di mio gusto andrei a sedermi sui bordi di un campo di atletica, non in un teatro.
Fascino a parte (io sul fascino sono veramente molto di manica larga, per me un uomo con un certo tipo di voce, di gesti, di espressioni sul viso, può avere dei difetti estetici anche VERAMENTE gravi ma risultare gradevole, interessante ed eccitante quanto e più di un Adone), parliamo proprio del canone visivo del bello strettamente detto.
In due anni e rotti di eventi cinematografici e teatrali, di situazioni in cui vedi da vicino gente che normalmente vedresti su uno schermo o dalla ventesima fila di una platea, abbiamo scoperto l'esistenza delle seguenti tipologie maschili, classificate in base alla reazione che suscitano:
a) il Bello proprio, cioè quello che è veramente piacevole da guardare sia sullo schermo che dal vivo. La reazione di Castagna è: "Eh, è bello sì", o anche "E' meglio così nature che al cinema", però con una certa compostezza: sono quei tipi con cui, una volta che gli hai dato una bella guardata, puoi chiacchierare amabilmente tutta la sera senza mai dire "ho portato un cocomero" (cit. da pietra miliare del cinema adolescenziale dei tardi anni Ottanta). Esempio, lui:
b) l'Ormonale, anche detto "toglietemelo di qui prima che mi saltino i bottoni della camicetta". Avrei un esempio lampante da offrirvi, ma non posso fare nomi nè mettervi foto, perchè è proprio di qui e lo incontrerò altre seimila volte. Peraltro è antipatico, pieno di sè e neanche tanto bravo a recitare. Ma, come dire, trasuda sesso, anche a pensare continuamente che è poco socievole e vanesio.
La reazione di Castagna è: guarda dall'altra parte o per terra o sul soffitto o nel piatto per tutta la sera e cerca di allontanarsi prima che può. Castagna detesta quando la sua corteccia cerebrale le dice che si tratta una persona con cui non potrebbe resistere a parlare per più di tre frasi e, invece, la parte più primitiva del suo cervello le proietta scene wet'n'hot sul lobo frontale.
c) il Capolavoro o Opera d'Arte, ovvero quel tipo di figura che, sì, se lo vedi da vicino dici "è un bel ragazzo, ma mi immaginavo meglio" e poi invece ci parli per un quarto d'ora e ti accorgi che, nell'insieme, è dotato di una serie di dettagli così perfetti che non ti stancheresti mai di studiarlo, di rimirarlo, di girargli intorno come al David di Michelangelo o all'Hermes di Prassitele; insomma, un vero e proprio quadro d'autore. La reazione di Castagna è: per i primi dieci minuti, data l'assenza di adrenalina e altri ormoni in circolo, non si rende conto di cosa sta contemplando, poi si accorge di aver perso da tempo il filo del discorso, annuisce, dice "ho portato un cocomero", sorride e, per non sbagliare, si riduce al mutismo ammirato, come davanti a un Botticelli. Esperienza bellissima e molto spirituale, come regolarmente mi succede con lui (anche lui è di qui, e ormai è un amico dell'Uomo quindi lo vedo spesso, ma dato che non dico niente di imbarazzante posso rivelare di chi parlo):
Oggi, però, ho conosciuto un uomo che ha spazzato via qualsiasi altra categoria, per cui non so se sia un unicum o se sia il primo di altri, so solo che le ginocchia non mi si erano mai piegate così per un puro fatto visivo. Ho seri problemi a scegliere una foto perchè non ce ne sono che possano rendere l'idea, veramente.
Lui:
Ecco, chiariamo. Io, prima di incontrarlo, avevo presente che aveva fatto il modello, lo trovavo anche dotato di un modo di fare simpatico, e pensavo fosse francamente fico. Cioè, fico nel senso della definizione a) o magari, a conoscerlo, b).
Non ero preparata al fatto che tutti gli uomini presenti, tra cui almeno due ho sempre considerato molto attraenti, venissero completamente CANCELLATI dallo sbarco sul pianeta di questo rappresentante di un'altra razza. Un'Apocalisse.
E (è qui che il post è veramente per sole donne, perchè non so se un maschio capirebbe) sono sicura: non di istinto sessuale nè di contemplazione estetica si è trattato. Perchè la mia reazione è stata: groppo in gola e lacrime agli occhi. Non sto scherzando. Sapete che cosa, incredibilmente, ho pensato, anzi, che cosa ha pensato una Castagna di, non lo so, otto o nove anni, nascosta dentro di me, di cui non sospettavo neanche l'esistenza?
"Oh... mio... Dio... IL PRINCIPE AZZURRO!!!"
Che era un archetipo che, femminista come sono, nemmeno sapevo di possedere.
Il mio contributo quest'anno è davvero esiguo, consiste quasi esclusivamente nel far preparare i mazzi di fiori per gli eventi cui partecipano attrici, registe o cantanti.
E' ufficiale che in questo sono veramente brava. Sono tornata al mio primo amore, la fiorista di piazza del Palio da cui ci siamo serviti all'inizio, e ormai mi aggiro per il suo chiosco scegliendomi fiori e foglie da sola. Le sedute di composizione floreale durano dai trenta ai sessanta minuti, e sono i momenti migliori della mia settimana, da qualche tempo.
Mi sto specializzando nel personalizzare al massimo i mazzi, visto anche che alcune delle persone le conoscevo già, stavolta.
Oggi ne ho fatti fare tre: anthurium, bacche, rose bianche e foglie verde scuro per lei
tra l'altro,che vestito ha in questa foto??? non è magnifico???
Questo, e le osservazioni sociologiche, sono quel che da un anno all'altro mi resta del festival, oltre a un manipolo di persone gradevoli con cui si rimane magari in contatto e ci si incontra qua e là. Per esempio lui:
Lui e mio marito sono diventati così amici che l'ingombrante, rumoroso, imbarazzante (e bravissimo) attore pare abbia detto all'Uomo: "Senti, il biglietto di ritorno non me lo fare. Non c'ho un cazzo da fare, non parto, sto un po' lì con te."
Però ora devo mettere qui un discorso che, agli uomini, non è che darà fastidio, ma semplicemente non credo interesserà. Forse neanche alle donne. Forse ai gay. Non so. Comunque, siete i benvenuti se volete leggerlo, ma cercate di non inacidirvi come il latte cagliato, perchè vi ho avvisati.
Devo parlare degli uomini, degli uomini BELLI, che ho conosciuto in questi due anni, e del loro effetto su una che, nella vita, cieca non lo è mai stata, lesbica nemmeno, e però, lo giuro, è fedele e solitamente abbastanza composta nelle sue manifestazioni, oltre ad avere l'insopprimibile necessità di stare con un uomo che sia in grado di parlare, ragionare e mettersi in discussione e non solo di fottere (cit. da innominabile trilogia di moda) e di mostrare muscoli o sfoderare sorrisi.
Solitamente in questo ambiente si incontrano uomini che contano molto sul fascino e l'eloquio, l'intelligenza, lo spirito. E già è un bene: diciamo che, per i pensieri di bassa carnalità, se proprio dovessi scegliermi uno spettacolo di mio gusto andrei a sedermi sui bordi di un campo di atletica, non in un teatro.
Fascino a parte (io sul fascino sono veramente molto di manica larga, per me un uomo con un certo tipo di voce, di gesti, di espressioni sul viso, può avere dei difetti estetici anche VERAMENTE gravi ma risultare gradevole, interessante ed eccitante quanto e più di un Adone), parliamo proprio del canone visivo del bello strettamente detto.
In due anni e rotti di eventi cinematografici e teatrali, di situazioni in cui vedi da vicino gente che normalmente vedresti su uno schermo o dalla ventesima fila di una platea, abbiamo scoperto l'esistenza delle seguenti tipologie maschili, classificate in base alla reazione che suscitano:
a) il Bello proprio, cioè quello che è veramente piacevole da guardare sia sullo schermo che dal vivo. La reazione di Castagna è: "Eh, è bello sì", o anche "E' meglio così nature che al cinema", però con una certa compostezza: sono quei tipi con cui, una volta che gli hai dato una bella guardata, puoi chiacchierare amabilmente tutta la sera senza mai dire "ho portato un cocomero" (cit. da pietra miliare del cinema adolescenziale dei tardi anni Ottanta). Esempio, lui:
è bello come sembra, e la bionda delle fresie e dei lisianthus è sua moglie. Niente male da vedere insieme, sono anche alti come dei cestisti, tutti e due
c) il Capolavoro o Opera d'Arte, ovvero quel tipo di figura che, sì, se lo vedi da vicino dici "è un bel ragazzo, ma mi immaginavo meglio" e poi invece ci parli per un quarto d'ora e ti accorgi che, nell'insieme, è dotato di una serie di dettagli così perfetti che non ti stancheresti mai di studiarlo, di rimirarlo, di girargli intorno come al David di Michelangelo o all'Hermes di Prassitele; insomma, un vero e proprio quadro d'autore. La reazione di Castagna è: per i primi dieci minuti, data l'assenza di adrenalina e altri ormoni in circolo, non si rende conto di cosa sta contemplando, poi si accorge di aver perso da tempo il filo del discorso, annuisce, dice "ho portato un cocomero", sorride e, per non sbagliare, si riduce al mutismo ammirato, come davanti a un Botticelli. Esperienza bellissima e molto spirituale, come regolarmente mi succede con lui (anche lui è di qui, e ormai è un amico dell'Uomo quindi lo vedo spesso, ma dato che non dico niente di imbarazzante posso rivelare di chi parlo):
Lui:
Non ero preparata al fatto che tutti gli uomini presenti, tra cui almeno due ho sempre considerato molto attraenti, venissero completamente CANCELLATI dallo sbarco sul pianeta di questo rappresentante di un'altra razza. Un'Apocalisse.
E (è qui che il post è veramente per sole donne, perchè non so se un maschio capirebbe) sono sicura: non di istinto sessuale nè di contemplazione estetica si è trattato. Perchè la mia reazione è stata: groppo in gola e lacrime agli occhi. Non sto scherzando. Sapete che cosa, incredibilmente, ho pensato, anzi, che cosa ha pensato una Castagna di, non lo so, otto o nove anni, nascosta dentro di me, di cui non sospettavo neanche l'esistenza?
"Oh... mio... Dio... IL PRINCIPE AZZURRO!!!"
Che era un archetipo che, femminista come sono, nemmeno sapevo di possedere.
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giovedì 23 agosto 2012
Accaldato erotico skrash
Vi ho già parlato della mia ultima fiamma?
Mi sono innamorata. Si chiama Simon. E' australiano. Ha i ricci. Biondi. Come il mio grandissimo Primo Amore delle superiori, cui somiglia, talvolta, quando ride.
Ovviamente avete capito.
Non so se sono più innamorata di lui o del suo irresistibile personaggio, Patrick Jane, comunque l'esistenza di uomini con visi dolcemente sciupati come il suo conferma quel che diceva lo splendido Colin Firth delle rughe: a che serve un bel violino, se le corde non vibrano? Infatti, pensate a quell'immenso fico di Hugh Laurie: se cercate i film che faceva da giovane, con Kenneth Branagh, non gli date due lire. Poi gli vedete fare la parte del dottor House, tutto un guizzo espressivo, e capite che l'età in certi casi è una benedizione. A parte che se hai una bocca come quella di Simon Baker le donne fanno veramente, veramente fatica a guardarti le rughe intorno agli occhi.
Comunque, perchè vi dico tutto questo. Non è per un banale attacco di lussuria estiva, che lo so già che è l'ultimo trend del 2012, vi ho viste sotto l'ombrellone che leggevate "50 sfumature di grigio" e i due sequel, e poi entravate furtivamente dal ferramenta a prendere metri e metri di robusta corda. Non darò il mio parere sul libro: non l'ho letto, sto resistendo a una campagna pubblicitaria intensissima condotta niente meno che dalla mia migliore amica, la quale sostiene che era appassionante... e anche dotato di utilità pratica.
Finirà che gli darò una chance, ma sinceramente ho queste esitazioni per due buoni motivi: uno è che, se davvero è "letteratura mommyporn" come dicono in giro, ci resto male di leggere di sesso mal scritto per 600 pagine, quantomeno dopo aver letto alcune spettacolarissime scene hard in George R. R. Martin, Veronesi, Ammanniti, McEwan, etc. E anche dopo aver trovato arrapantissima la pruderie primo Novecento di Edward Cullen. L'altro è che, se è scritto bene e quindi le scene di letto sono convincenti, a un certo punto delle 600 pagine potrei magari trasformarmi in una gattona tutta fusa, ma dubito che con trentasette gradi l'Uomo abbia intenzione di partecipare anche al miglior kamasutra: in questi giorni i nostri rapporti fisici sono, come dire, diluiti nell'arco di una settimana: lunedì mi fa una carezza, martedì mi dà una pacca sul sedere, mercoledì un bacio... Più di così, ad Asti e senza aria condizionata, non si fa, perchè manca solo l'attrito tra due epidermidi per arrivare all'autocombustione. Splendido sesso orale, in compenso: no, calma, che avete capito, mi son spiegata male, intendevo orale come le interrogazioni, cioè a parole. Tipo che ci raccontiamo quello che ci faremo quando verrà una temperatura più accettabile. E ce lo raccontiamo stando ben attenti a non sfiorarci, per non restare appiccicati.
Però vi narravo di Simon Baker perchè da qualche giorno sono immersa nella prima serie di "The mentalist" e, quando non penso alla bocca di Simon Baker o ai riccioli che tanto mi ricordano il Primo Amore, penso ai sorrisi sapientemente indifesi di Patrick Jane e ho un flashback.
Che si svolge al Porto Antico, come molte altre scene del lungo corteggiamento che l'Uomo mi ha riservato. E siamo io e lui, seduti in un locale, e sorseggiamo qualcosa, e lui a un certo punto non parla ma sembra pensieroso e fa questi sorrisi tristi, con gli occhi di uno sotto tortura, e io gli dico "che c'è? Tu non me la racconti giusta, stasera: hai l'aria da discorso cosmico". Al che naturalmente lui non risponde, ma accentua il sorriso e guarda per terra, di lato, e a me batte il cuore forte forte perchè, visto che lui guarda altrove, io ne approfitto per mangiarmelo con gli occhi.
Ecco. E' un ricordo bellissimo. Dieci miliardi di anni dopo, sono qui che mi chiedo cose. Studiavamo per diventare insegnanti, allora. Sapevamo poco o nulla di dove saremmo finiti, cominciavamo a intravedere che ci sarebbe stato qualcosa tra noi due, ma nessuno ci aveva detto niente di dove avremmo vissuto, che scelte avremmo fatto, che prezzi avremmo pagato per quel che volevamo.
Certo ci sono cose che non avrei mai creduto possibili. La prima della lista è sempre la stessa, cioè superare i trentacinque anni senza aver avuto figli. Ma anche altre, tipo andare d'accordo con DUE suocere, fare la luna di miele in un paesino del Piemonte che conta 1300 abitanti, etc. Però anche il dialogo di ieri sera a cena è stato veramente una cosa che, solo tre anni fa, proprio non mi sarei potuta immaginare.
L'Uomo, spargendo salsa piccante sull'involtino primavera: "E così, al posto delle retrospettive, abbiamo deciso di concentrare gli sforzi su singole serate da pensare come grossi eventi. Tipo, per ogni sezione del festival, prendere un nome che richiami il pubblico, e fargli fare l'inaugurazione, e poi far venire magari un altro per la master class."
Castagna: "Quindi, per l'horror, Dario Argento, e per i documentari, chi viene? Cederna?"
L'Uomo: "Sì, dovrebbe venire lui ad aprire..."
Castagna, versando la salsa di soia sul riso: "Che bello, sono tanto contenta di conoscerlo, lo adoro da quando faceva il soldatino innamorato di Vassilissa in Mediterraneo."
L'Uomo: "...poi, però, viene anche Alessandro Gassmann per presentare il documentario su suo padre..."
(Skrash!)
Castagna, ripulendo il tavolo dalla salsa di soia versata dopo che aveva mollato di schianto la confezione: "..."
L'Uomo: "E poi abbiamo il problema di Pasotti..."
Castagna: "Scusa, mi puoi ripetere la seconda che hai detto? E' una presa per il culo, come al solito?"
L'Uomo: "No, secondo il Visconte non c'è nessun problema a far partecipare Alessandro Gassmann, anzi dovrebbe avere già la sua disponibilità di massima."
Castagna: "Ihihihihi uhuhuhhu"
L'Uomo: "Che c'è?"
Castagna, che si era improvvisamente trasformata in un'adolescente tutta treccine, zainetto Invicta e ciuccetti di plastica colorata, si riprende: "Ahhem. No niente. Coff coff. Ahem. Prendi un raviolo al vapore. Dicevi di Pasotti?"
L'Uomo: "No, dicevo che lui viene su con Nicoletta Romanoff, ma si portano i tre figli, quindi pensavo di prendergli un appartamentino in un residence invece dell'albergo. Mi ha detto, al telefono: c'è questo problema, che noi siamo una tribù e ci spostiamo tutti insieme, è grave?"
Castagna: "Chiamalo e chiedigli se si portano anche una tata, altrimenti gliela cerchiamo noi tra le ragazze del teatro."
Ecco, io, quella sera al Porto Antico, iniziavo a intravedere che avremmo cenato insieme tante, tante, tante volte. Ma se mi avessero detto che una mattina sarei scesa dal letto e una delle mie priorità sarebbe stata trovare una ragazza disposta a intrattenere i bambini di Pasotti e della Romanoff mentre loro facevano i giurati nel nostro festival cinematografico, no, non ci avrei probabilmente creduto.
Mi sono innamorata. Si chiama Simon. E' australiano. Ha i ricci. Biondi. Come il mio grandissimo Primo Amore delle superiori, cui somiglia, talvolta, quando ride.
Ovviamente avete capito.
Non so se sono più innamorata di lui o del suo irresistibile personaggio, Patrick Jane, comunque l'esistenza di uomini con visi dolcemente sciupati come il suo conferma quel che diceva lo splendido Colin Firth delle rughe: a che serve un bel violino, se le corde non vibrano? Infatti, pensate a quell'immenso fico di Hugh Laurie: se cercate i film che faceva da giovane, con Kenneth Branagh, non gli date due lire. Poi gli vedete fare la parte del dottor House, tutto un guizzo espressivo, e capite che l'età in certi casi è una benedizione. A parte che se hai una bocca come quella di Simon Baker le donne fanno veramente, veramente fatica a guardarti le rughe intorno agli occhi.
Comunque, perchè vi dico tutto questo. Non è per un banale attacco di lussuria estiva, che lo so già che è l'ultimo trend del 2012, vi ho viste sotto l'ombrellone che leggevate "50 sfumature di grigio" e i due sequel, e poi entravate furtivamente dal ferramenta a prendere metri e metri di robusta corda. Non darò il mio parere sul libro: non l'ho letto, sto resistendo a una campagna pubblicitaria intensissima condotta niente meno che dalla mia migliore amica, la quale sostiene che era appassionante... e anche dotato di utilità pratica.
Finirà che gli darò una chance, ma sinceramente ho queste esitazioni per due buoni motivi: uno è che, se davvero è "letteratura mommyporn" come dicono in giro, ci resto male di leggere di sesso mal scritto per 600 pagine, quantomeno dopo aver letto alcune spettacolarissime scene hard in George R. R. Martin, Veronesi, Ammanniti, McEwan, etc. E anche dopo aver trovato arrapantissima la pruderie primo Novecento di Edward Cullen. L'altro è che, se è scritto bene e quindi le scene di letto sono convincenti, a un certo punto delle 600 pagine potrei magari trasformarmi in una gattona tutta fusa, ma dubito che con trentasette gradi l'Uomo abbia intenzione di partecipare anche al miglior kamasutra: in questi giorni i nostri rapporti fisici sono, come dire, diluiti nell'arco di una settimana: lunedì mi fa una carezza, martedì mi dà una pacca sul sedere, mercoledì un bacio... Più di così, ad Asti e senza aria condizionata, non si fa, perchè manca solo l'attrito tra due epidermidi per arrivare all'autocombustione. Splendido sesso orale, in compenso: no, calma, che avete capito, mi son spiegata male, intendevo orale come le interrogazioni, cioè a parole. Tipo che ci raccontiamo quello che ci faremo quando verrà una temperatura più accettabile. E ce lo raccontiamo stando ben attenti a non sfiorarci, per non restare appiccicati.
Però vi narravo di Simon Baker perchè da qualche giorno sono immersa nella prima serie di "The mentalist" e, quando non penso alla bocca di Simon Baker o ai riccioli che tanto mi ricordano il Primo Amore, penso ai sorrisi sapientemente indifesi di Patrick Jane e ho un flashback.
Che si svolge al Porto Antico, come molte altre scene del lungo corteggiamento che l'Uomo mi ha riservato. E siamo io e lui, seduti in un locale, e sorseggiamo qualcosa, e lui a un certo punto non parla ma sembra pensieroso e fa questi sorrisi tristi, con gli occhi di uno sotto tortura, e io gli dico "che c'è? Tu non me la racconti giusta, stasera: hai l'aria da discorso cosmico". Al che naturalmente lui non risponde, ma accentua il sorriso e guarda per terra, di lato, e a me batte il cuore forte forte perchè, visto che lui guarda altrove, io ne approfitto per mangiarmelo con gli occhi.
Ecco. E' un ricordo bellissimo. Dieci miliardi di anni dopo, sono qui che mi chiedo cose. Studiavamo per diventare insegnanti, allora. Sapevamo poco o nulla di dove saremmo finiti, cominciavamo a intravedere che ci sarebbe stato qualcosa tra noi due, ma nessuno ci aveva detto niente di dove avremmo vissuto, che scelte avremmo fatto, che prezzi avremmo pagato per quel che volevamo.
Certo ci sono cose che non avrei mai creduto possibili. La prima della lista è sempre la stessa, cioè superare i trentacinque anni senza aver avuto figli. Ma anche altre, tipo andare d'accordo con DUE suocere, fare la luna di miele in un paesino del Piemonte che conta 1300 abitanti, etc. Però anche il dialogo di ieri sera a cena è stato veramente una cosa che, solo tre anni fa, proprio non mi sarei potuta immaginare.
L'Uomo, spargendo salsa piccante sull'involtino primavera: "E così, al posto delle retrospettive, abbiamo deciso di concentrare gli sforzi su singole serate da pensare come grossi eventi. Tipo, per ogni sezione del festival, prendere un nome che richiami il pubblico, e fargli fare l'inaugurazione, e poi far venire magari un altro per la master class."
Castagna: "Quindi, per l'horror, Dario Argento, e per i documentari, chi viene? Cederna?"
L'Uomo: "Sì, dovrebbe venire lui ad aprire..."
Castagna, versando la salsa di soia sul riso: "Che bello, sono tanto contenta di conoscerlo, lo adoro da quando faceva il soldatino innamorato di Vassilissa in Mediterraneo."
L'Uomo: "...poi, però, viene anche Alessandro Gassmann per presentare il documentario su suo padre..."
(Skrash!)
Castagna, ripulendo il tavolo dalla salsa di soia versata dopo che aveva mollato di schianto la confezione: "..."
L'Uomo: "E poi abbiamo il problema di Pasotti..."
Castagna: "Scusa, mi puoi ripetere la seconda che hai detto? E' una presa per il culo, come al solito?"
L'Uomo: "No, secondo il Visconte non c'è nessun problema a far partecipare Alessandro Gassmann, anzi dovrebbe avere già la sua disponibilità di massima."
Castagna: "Ihihihihi uhuhuhhu"
L'Uomo: "Che c'è?"
Castagna, che si era improvvisamente trasformata in un'adolescente tutta treccine, zainetto Invicta e ciuccetti di plastica colorata, si riprende: "Ahhem. No niente. Coff coff. Ahem. Prendi un raviolo al vapore. Dicevi di Pasotti?"
L'Uomo: "No, dicevo che lui viene su con Nicoletta Romanoff, ma si portano i tre figli, quindi pensavo di prendergli un appartamentino in un residence invece dell'albergo. Mi ha detto, al telefono: c'è questo problema, che noi siamo una tribù e ci spostiamo tutti insieme, è grave?"
Castagna: "Chiamalo e chiedigli se si portano anche una tata, altrimenti gliela cerchiamo noi tra le ragazze del teatro."
Ecco, io, quella sera al Porto Antico, iniziavo a intravedere che avremmo cenato insieme tante, tante, tante volte. Ma se mi avessero detto che una mattina sarei scesa dal letto e una delle mie priorità sarebbe stata trovare una ragazza disposta a intrattenere i bambini di Pasotti e della Romanoff mentre loro facevano i giurati nel nostro festival cinematografico, no, non ci avrei probabilmente creduto.
giovedì 21 giugno 2012
Ebola
Nell'immensità del lago di cacca in cui sono piombata, e che v'ho descritto, nelle ultime settimane è emersa una certezza: c'è del marcio in Danimarca.
O meglio, mi sono accorta che proprio là dove io desideravo fortemente andare, a casa mia quella vera, a fare il mio mestiere quello vero, erano in agguato problemi non risolti cui non avevo avuto il coraggio di dare un nome.
In altre parole, andare a scuola mi causava sintomi psicosomatici sparsi. Molto chiaramente dipendeva, almeno in parte, dal fatto che io DETESTO fare il mio lavoro se non posso farlo BENE e che il mio standard di BENE è, diciamo così, eufemisticamente, altino. Altetto. Alterello. Alticchio
E' uno degli ottomila, si situa tra il K2 e l'Annapurna.
Esemplificando, oggi che cominciavano gli orali di terza media sono andata a salutare la mia classe dell'anno scorso a Scuolina Bianca di Paesino Blu, e ho trovato che la collega di quest'anno li portava tutti all'esame con tesina rilegata e mappa concettuale dei collegamenti in copertina, e tipo a mettere le mani sulla tesina intitolata "Il razzismo" mi veniva una di quelle sensazioni come quando ti accorgi di stare finalmente per baciare uno che ti piace, e da un lato hai le vertigini dalla voglia e dall'altro ti si stringe lo stomaco come se stessi male. Capito cosa voglio dire, no?
Insomma, quando lavoro io vorrei poter lavorare E BASTA, ed è inutile che mi incisti su questa posizione perchè tanto lo sappiamo che non si può. Non si potrà per anni e anni, perchè ci sarà sempre dell'altro da fare. Se il Signore mi conserva la salute, forse gli ultimi due anni prima della pensione, ma allora sarò vecchierella canuta e bianca.
Ma a parte questo, c'erano dei problemi, c'erano delle forze oscure al lavoro nella mia psiche, oddio, non che sia una novità, è da sempre che qua dentro siamo in parecchi e non andiamo d'accordo ("C'è tua madre qui con me!!!", diceva quella ragazzina con la pelle un tantino rovinata), solo che non si tratta più di lottare, da bambina inconsapevole, con sofferenze di cui non conosco l'origine, ma semplicemente di uscire da alcune dinamiche malate instauratesi sul lavoro.
Ho cercato, complici aaaaanni e aaaaanni di psicoterapia, di mettere a fuoco l'attimo in cui mi si stringeva la gola per l'ansia, e identificato due fotogrammi che mi passano sempre, sempre per la mente quando sono a quel punto: e sapete chi ho visto in queste due diapositive? Mi sembra persino ridicolo, è un non-problema rispetto alle grane che uno potrebbe avere sul lavoro, ma tant'è: ci sono distintamente due volti, la Bestia Nera e la preside.
Ciò mi suggerisce che deve esserci qualcosina da risolvere nella mia rete di relazioni sul lavoro.
Analizzeremo questo problema. Il tag apposito è "simpatici come l'Ebola" e tutti i post con questo tag sono dedicati alla Tipa che ha appena cambiato ufficio e a Silvietta che annaspa nel suo, ma anche a Cavallino e a Noise con le amatissime colleghe, alla Diavolessa che già si sente in conflitto prima ancora di metter piede nel nuovo ambiente, e a tutti quelli tra voi che hanno almeno un collega stronzo, quindi a tutti quelli che non fanno l'eremita di mestiere. Non posso dedicarli anche alla Symo perchè lei è il capo del suo ufficio e il capo, lo sappiamo, ha sempre ragione... ma sono certa che sa di cosa parlo. Chi come lei lavora con la dolce metà, e ha lavorato con buona parte del resto della famiglia, ha problemi che io non voglio neanche immaginare.
O meglio, mi sono accorta che proprio là dove io desideravo fortemente andare, a casa mia quella vera, a fare il mio mestiere quello vero, erano in agguato problemi non risolti cui non avevo avuto il coraggio di dare un nome.
In altre parole, andare a scuola mi causava sintomi psicosomatici sparsi. Molto chiaramente dipendeva, almeno in parte, dal fatto che io DETESTO fare il mio lavoro se non posso farlo BENE e che il mio standard di BENE è, diciamo così, eufemisticamente, altino. Altetto. Alterello. Alticchio
E' uno degli ottomila, si situa tra il K2 e l'Annapurna.
Esemplificando, oggi che cominciavano gli orali di terza media sono andata a salutare la mia classe dell'anno scorso a Scuolina Bianca di Paesino Blu, e ho trovato che la collega di quest'anno li portava tutti all'esame con tesina rilegata e mappa concettuale dei collegamenti in copertina, e tipo a mettere le mani sulla tesina intitolata "Il razzismo" mi veniva una di quelle sensazioni come quando ti accorgi di stare finalmente per baciare uno che ti piace, e da un lato hai le vertigini dalla voglia e dall'altro ti si stringe lo stomaco come se stessi male. Capito cosa voglio dire, no?
Insomma, quando lavoro io vorrei poter lavorare E BASTA, ed è inutile che mi incisti su questa posizione perchè tanto lo sappiamo che non si può. Non si potrà per anni e anni, perchè ci sarà sempre dell'altro da fare. Se il Signore mi conserva la salute, forse gli ultimi due anni prima della pensione, ma allora sarò vecchierella canuta e bianca.
Ma a parte questo, c'erano dei problemi, c'erano delle forze oscure al lavoro nella mia psiche, oddio, non che sia una novità, è da sempre che qua dentro siamo in parecchi e non andiamo d'accordo ("C'è tua madre qui con me!!!", diceva quella ragazzina con la pelle un tantino rovinata), solo che non si tratta più di lottare, da bambina inconsapevole, con sofferenze di cui non conosco l'origine, ma semplicemente di uscire da alcune dinamiche malate instauratesi sul lavoro.
Ho cercato, complici aaaaanni e aaaaanni di psicoterapia, di mettere a fuoco l'attimo in cui mi si stringeva la gola per l'ansia, e identificato due fotogrammi che mi passano sempre, sempre per la mente quando sono a quel punto: e sapete chi ho visto in queste due diapositive? Mi sembra persino ridicolo, è un non-problema rispetto alle grane che uno potrebbe avere sul lavoro, ma tant'è: ci sono distintamente due volti, la Bestia Nera e la preside.
Ciò mi suggerisce che deve esserci qualcosina da risolvere nella mia rete di relazioni sul lavoro.
Analizzeremo questo problema. Il tag apposito è "simpatici come l'Ebola" e tutti i post con questo tag sono dedicati alla Tipa che ha appena cambiato ufficio e a Silvietta che annaspa nel suo, ma anche a Cavallino e a Noise con le amatissime colleghe, alla Diavolessa che già si sente in conflitto prima ancora di metter piede nel nuovo ambiente, e a tutti quelli tra voi che hanno almeno un collega stronzo, quindi a tutti quelli che non fanno l'eremita di mestiere. Non posso dedicarli anche alla Symo perchè lei è il capo del suo ufficio e il capo, lo sappiamo, ha sempre ragione... ma sono certa che sa di cosa parlo. Chi come lei lavora con la dolce metà, e ha lavorato con buona parte del resto della famiglia, ha problemi che io non voglio neanche immaginare.
martedì 17 aprile 2012
Ah, le printemps
Anche tipo basta parlare di
divorzi
morti
bambini trascurati
crisi
disgrazie
problemi...
No dai, davvero. Ho interrogato VENTISETTE persone oggi e sono esausta, voglio pensare solo a cose belle.
1) Potreste, è evidente, rimproverarmi che parlo sempre dei miei alunni maschi e poco o nulla delle bambine.
Ci sono vari motivi: che vado d'accordo coi maschi in generale, che ai maschi di dodici anni piace abbastanza parlare con me, che spesso in quella fascia d'età sono i più problematici da seguire, che ne fanno di tutti i colori. Ma anche che, se parlo di certe bambine, mi riduco un ammasso gelatinoso di prolattina e altri ormoni della gravidanza.
Prendiamo la Bambola, per esempio. Cioè, tu hai una figlia, no? E questa figlia è sana e normalmente equilibrata, e sei già contenta. Poi però è anche intelligente, acuta, brava a scuola, e porta a casa dei dieci come se in classe piovessero, e tu gongoli. E poi è bruna, con gli zigomi da gatta, gli occhioni neri vellutati, i gesti non sconclusionati da bambina, ma posati e eleganti da donnina, la voce dolce, e tu sei consapevole che gli uomini più avanti uccideranno per averla, ma anche che lei, per ora, non se la tira eccessivamente coi ragazzi. Ed è troppo. Infatti, quando la mamma della Bambola è venuta a parlare del rendimento di sua figlia per la prima volta, e io le ho fatto tanti complimenti per quanto è brava e matura e beneducata e sempre attenta la sua bambina, la mamma della Bambola si è messa a piangere dall'emozione. E lo capisco.
Oggi per esempio pensavo a un episodio di qualche giorno fa con la mamma di Tostissima e mi chiedevo cosa dev'essere avere una figlia, venire a parlare con la sua prof nell'intervallo, e vederla passare con l'inseparabile compagno di classe con cui, mesi fa, è scoppiato l'amore. Cioè, come si sente una donna guardando per la prima volta la figlia con il suo filarino? Cosa pensa? "Ah guarda, a lei piacciono alti e biondi con l'aria gentile?"*
Ecco, capite perchè non parlo quasi mai delle bambine? Ho mal di stomaco, adesso. Fanculo.
*descrizione sommaria di Biondosole, da settimane del tutto inscindibile da Tostissima, in quel modo di stare insieme pazzescamente bello da vedere che hanno certe coppie di bambini di undici anni: girare insieme nell'intervallo separati da trenta centimetri di aria che, per qualche strano motivo, è più densa dell'aria circostante. E se uno dei due si ferma a parlare con qualcuno, l'altro lo aspetta senza fretta, senza allontanarsi e senza smettere di addensare l'aria tutto intorno con la propria vicinanza, e poi ripartono insieme per il giro della scuola e, vedendoli ricompattare quell'unità, tutti si accorgono che è assolutamente inevitabile e logico che sia così.
Io e l'Inflessibile, guardando questo fenomeno, li abbiamo battezzati i Bengalini, come quegli uccellini colorati che si vendono solo in coppia e che sono noti anche come "inseparabili".
Risulta che per il possesso di Tostissima si sia anche scatenata l'ira funesta del nostro Dylan McKay, uscito però dalla tenzone sconfitto, non tanto da Biondosole quanto dal fatto che nessuno potrebbe mai decidere di "prendersi" Tostissima perchè lei è la miglior dimostrazione undicenne vivente del concetto "Io sono mia". E però è anche assolutamente di Biondosole, per scelta evidentemente propria.
2) E' primavera anche per le professoresse.
L'altro giorno ho portato in classe la foto del Laocoonte per illustrare ai bambini di prima la scena virgiliana dei due draghi marini e la collega Pianista, che stava facendo supplenza, mi ha chiesto di non mettere via il libro perchè dopo voleva vedere anche lei. Così all'inizio dell'ora successiva, mentre l'Inflessibile cazziava un genitore in sala prof, noi ci siamo rifugiate al tavolino degli Infedeli (dove stanno di solito quelli che non fanno religione!) con un'enciclopedia di arte e siamo passate dal Laocoonte al Galata morente, poi all'Hermes di Prassitele, e via così. Sul Galata lei, con tono sognante, ha detto:
"Ma secondo te allora gli uomini erano davvero tutti così?"
"Eh, sai, mangiavano diversamente da noi, si muovevano di più, si spostavano a piedi e a cavallo, erano dei guerrieri..."
Pausa di religiosa contemplazione del Galata, che in effetti, ora che ci penso, è persino più bello di Cristiano Ronaldo.
Sentirsi tornare indietro al ginnasio, quando guardare il corpo eccezionale del Discobolo sul libro di arte era un antidoto all'ennesima ora di interrogazioni sui paradigmi dei verbi greci, e con la compagna di banco si fantasticava, in modo ancora così vago, sugli eroi mitologici, sugli attori di Hollywood e sugli inarrivabili fratelli Afferni, che chiunque abbia frequentato il nostro liceo in quegli anni non può non ricordare.
divorzi
morti
bambini trascurati
crisi
disgrazie
problemi...
No dai, davvero. Ho interrogato VENTISETTE persone oggi e sono esausta, voglio pensare solo a cose belle.
1) Potreste, è evidente, rimproverarmi che parlo sempre dei miei alunni maschi e poco o nulla delle bambine.
Ci sono vari motivi: che vado d'accordo coi maschi in generale, che ai maschi di dodici anni piace abbastanza parlare con me, che spesso in quella fascia d'età sono i più problematici da seguire, che ne fanno di tutti i colori. Ma anche che, se parlo di certe bambine, mi riduco un ammasso gelatinoso di prolattina e altri ormoni della gravidanza.
Prendiamo la Bambola, per esempio. Cioè, tu hai una figlia, no? E questa figlia è sana e normalmente equilibrata, e sei già contenta. Poi però è anche intelligente, acuta, brava a scuola, e porta a casa dei dieci come se in classe piovessero, e tu gongoli. E poi è bruna, con gli zigomi da gatta, gli occhioni neri vellutati, i gesti non sconclusionati da bambina, ma posati e eleganti da donnina, la voce dolce, e tu sei consapevole che gli uomini più avanti uccideranno per averla, ma anche che lei, per ora, non se la tira eccessivamente coi ragazzi. Ed è troppo. Infatti, quando la mamma della Bambola è venuta a parlare del rendimento di sua figlia per la prima volta, e io le ho fatto tanti complimenti per quanto è brava e matura e beneducata e sempre attenta la sua bambina, la mamma della Bambola si è messa a piangere dall'emozione. E lo capisco.
Oggi per esempio pensavo a un episodio di qualche giorno fa con la mamma di Tostissima e mi chiedevo cosa dev'essere avere una figlia, venire a parlare con la sua prof nell'intervallo, e vederla passare con l'inseparabile compagno di classe con cui, mesi fa, è scoppiato l'amore. Cioè, come si sente una donna guardando per la prima volta la figlia con il suo filarino? Cosa pensa? "Ah guarda, a lei piacciono alti e biondi con l'aria gentile?"*
Ecco, capite perchè non parlo quasi mai delle bambine? Ho mal di stomaco, adesso. Fanculo.
*descrizione sommaria di Biondosole, da settimane del tutto inscindibile da Tostissima, in quel modo di stare insieme pazzescamente bello da vedere che hanno certe coppie di bambini di undici anni: girare insieme nell'intervallo separati da trenta centimetri di aria che, per qualche strano motivo, è più densa dell'aria circostante. E se uno dei due si ferma a parlare con qualcuno, l'altro lo aspetta senza fretta, senza allontanarsi e senza smettere di addensare l'aria tutto intorno con la propria vicinanza, e poi ripartono insieme per il giro della scuola e, vedendoli ricompattare quell'unità, tutti si accorgono che è assolutamente inevitabile e logico che sia così.
Io e l'Inflessibile, guardando questo fenomeno, li abbiamo battezzati i Bengalini, come quegli uccellini colorati che si vendono solo in coppia e che sono noti anche come "inseparabili".
Risulta che per il possesso di Tostissima si sia anche scatenata l'ira funesta del nostro Dylan McKay, uscito però dalla tenzone sconfitto, non tanto da Biondosole quanto dal fatto che nessuno potrebbe mai decidere di "prendersi" Tostissima perchè lei è la miglior dimostrazione undicenne vivente del concetto "Io sono mia". E però è anche assolutamente di Biondosole, per scelta evidentemente propria.
2) E' primavera anche per le professoresse.
L'altro giorno ho portato in classe la foto del Laocoonte per illustrare ai bambini di prima la scena virgiliana dei due draghi marini e la collega Pianista, che stava facendo supplenza, mi ha chiesto di non mettere via il libro perchè dopo voleva vedere anche lei. Così all'inizio dell'ora successiva, mentre l'Inflessibile cazziava un genitore in sala prof, noi ci siamo rifugiate al tavolino degli Infedeli (dove stanno di solito quelli che non fanno religione!) con un'enciclopedia di arte e siamo passate dal Laocoonte al Galata morente, poi all'Hermes di Prassitele, e via così. Sul Galata lei, con tono sognante, ha detto:
"Ma secondo te allora gli uomini erano davvero tutti così?"
"Eh, sai, mangiavano diversamente da noi, si muovevano di più, si spostavano a piedi e a cavallo, erano dei guerrieri..."
Pausa di religiosa contemplazione del Galata, che in effetti, ora che ci penso, è persino più bello di Cristiano Ronaldo.
Sentirsi tornare indietro al ginnasio, quando guardare il corpo eccezionale del Discobolo sul libro di arte era un antidoto all'ennesima ora di interrogazioni sui paradigmi dei verbi greci, e con la compagna di banco si fantasticava, in modo ancora così vago, sugli eroi mitologici, sugli attori di Hollywood e sugli inarrivabili fratelli Afferni, che chiunque abbia frequentato il nostro liceo in quegli anni non può non ricordare.
giovedì 12 aprile 2012
Quello che gli uomini non vedono
Dicevo qui di quel certo adorabile tipo di donnina che talvolta ronza intorno ai mariti altrui.
Ieri ero in aula prof con la Pianista, la mia collega di sostegno, che pianista lo è veramente e ha pure una sorella primo violino. Si correggeva (io) e metteva in ordine il quaderno del sostegno (lei) e si scambiavano due caeti (leggasi cèti con e molto aperta, genovesismo per pettegolezzi). Precisamente si parlava della sorella di lei, che ha conosciuto mio marito alla festa in casa di cui dicevo, quella cui io non sono andata, e che era piena di gente che, per un motivo o l'altro, aveva a che fare con l'ambiente di Hastiwood.
La Pianista ha alcune idee precise sulla vita, spesso ripetute pur se suona strano nell'ambiente in cui lavoriamo sentire una posizione così esplicita, che sono così riassumibili: "Gli uomini ragionano col pisello, ma certe donne sono proprio troie" e "A certi uomini bisognerebbe tagliarlo". E non avete idea di che effetto fa sentir dire cose del genere a una creatura elfica, sottile ed elegante, vestita come Bree Van de Kamp in versione lavorativa e dotata di una voce dolce e flautata. Cioè, in confronto io sembro un camionista incazzato anche quando coccolo un neonato.
Ci siamo ritrovate in questi mesi a non raccontarci mai nulla di preciso per non sforare in territori pericolosi (Asti è piccola e io ho definitivamente smesso di credere che sarò mai piemontese), ma a generalizzare molto e capirci abbastanza. E poi lei ha avuto un grosso lutto all'improvviso e io ho tentato di consolarla quando è arrivata a scuola in lacrime, e insomma siamo abbastanza coetanee e abbastanza in confidenza da aspettarci con fedele regolarità per la pausa caffè. Amiche potrebbe essere una parola grossa, ma andiamo d'accordo.
Comunque stavamo parlando di quella serata e io le ho detto che ero a casa tipo Dracula nella bara col mal di testa, e che all'improvviso mi son tirata su dal feretro ricordandomi con orrore che avevo mandato il marito solo a una cena in piedi dove sicuramente c'era anche una che non mi piace vedergli intorno.
Tira e molla due minuti per capire di chi parlavo, le dico "no guarda, non sto a dirti, è una dell'ambiente teatro, ma dai non voglio fare nomi che l'ho vista una volta sola e magari... però mi ha proprio dato fastidio, sai come sono quelle che fanno le prime donne, non dico che ci stia provando ma... sai quelle che ti fanno il complimento, inclinano la testa e ti toccano la spalla con aria finto amichevole... poi per carità, io sono un po' suscettibile su queste cose, però...". Lei ci pensa un attimo (giuro, meno di quattro secondi), apre la bocca e tira un nome, uno solo. E ci azzecca in pieno, così a bruciapelo che io scoppio a ridere e ammetto che ci ha preso.
E allora lo vedi che le donne queste cose le sanno con certezza matematica. Perchè gli uomini no?
Ieri ero in aula prof con la Pianista, la mia collega di sostegno, che pianista lo è veramente e ha pure una sorella primo violino. Si correggeva (io) e metteva in ordine il quaderno del sostegno (lei) e si scambiavano due caeti (leggasi cèti con e molto aperta, genovesismo per pettegolezzi). Precisamente si parlava della sorella di lei, che ha conosciuto mio marito alla festa in casa di cui dicevo, quella cui io non sono andata, e che era piena di gente che, per un motivo o l'altro, aveva a che fare con l'ambiente di Hastiwood.
La Pianista ha alcune idee precise sulla vita, spesso ripetute pur se suona strano nell'ambiente in cui lavoriamo sentire una posizione così esplicita, che sono così riassumibili: "Gli uomini ragionano col pisello, ma certe donne sono proprio troie" e "A certi uomini bisognerebbe tagliarlo". E non avete idea di che effetto fa sentir dire cose del genere a una creatura elfica, sottile ed elegante, vestita come Bree Van de Kamp in versione lavorativa e dotata di una voce dolce e flautata. Cioè, in confronto io sembro un camionista incazzato anche quando coccolo un neonato.
Ci siamo ritrovate in questi mesi a non raccontarci mai nulla di preciso per non sforare in territori pericolosi (Asti è piccola e io ho definitivamente smesso di credere che sarò mai piemontese), ma a generalizzare molto e capirci abbastanza. E poi lei ha avuto un grosso lutto all'improvviso e io ho tentato di consolarla quando è arrivata a scuola in lacrime, e insomma siamo abbastanza coetanee e abbastanza in confidenza da aspettarci con fedele regolarità per la pausa caffè. Amiche potrebbe essere una parola grossa, ma andiamo d'accordo.
Comunque stavamo parlando di quella serata e io le ho detto che ero a casa tipo Dracula nella bara col mal di testa, e che all'improvviso mi son tirata su dal feretro ricordandomi con orrore che avevo mandato il marito solo a una cena in piedi dove sicuramente c'era anche una che non mi piace vedergli intorno.
Tira e molla due minuti per capire di chi parlavo, le dico "no guarda, non sto a dirti, è una dell'ambiente teatro, ma dai non voglio fare nomi che l'ho vista una volta sola e magari... però mi ha proprio dato fastidio, sai come sono quelle che fanno le prime donne, non dico che ci stia provando ma... sai quelle che ti fanno il complimento, inclinano la testa e ti toccano la spalla con aria finto amichevole... poi per carità, io sono un po' suscettibile su queste cose, però...". Lei ci pensa un attimo (giuro, meno di quattro secondi), apre la bocca e tira un nome, uno solo. E ci azzecca in pieno, così a bruciapelo che io scoppio a ridere e ammetto che ci ha preso.
E allora lo vedi che le donne queste cose le sanno con certezza matematica. Perchè gli uomini no?
mercoledì 21 marzo 2012
No, ma io no
Non so cosa sia.
Cioè, lo so ma non si dice.
E' la stagione, mettiamola così. Stagione che si associa alle peggiori stronzate ormonali fatte in vita mia.
Sono pessima, perdo la pazienza per niente, un articolo sui professori visti come sfigati rifiuti della società sottopagati e babysittanti mi getta in depressione, mi trascino, lavoro benissimo di mattina e zero a casa, vorrei dormire diciannove ore, non rispondo al telefono, ai messaggi su FB, mi girano i coglioni.
Acquisto vestiti su Internet incurante del bancomat bloccato e dei dieci giorni mancanti alla fine del mese.
Non cucino.
Non cammino.
Non studio.
La ragazza è capace, ma in questo periodo è distratta, ci mette poco impegno, ha la testa da un'altra parte, insomma io lo vedo che non rende, anche se forse sta ancora studiando, magari deve cambiare metodo.
Magari deve depilarsi le gambe e mettersi un vestitino corto coi leggings e comprare un rossetto rosa scuro brillante e del profumo, e andare a fumarsi una sigaretta su quel famoso piazzale. E farsi un piantino sugli anni che passano.
Più realisticamente, cercherò di correggere un po' di prove e quando sarò un po' più in bolla andrò a farmi un giro con un'amica, preferibilmente in un centro commerciale dove ci siano a) un negozio Lush b) un outlet di scarpe c) una gigantesca libreria. Si accettano volontarie.
Non proprio subito però perchè sono di una pallosità mortale quando mi sento così, mi piango addosso, mi tiro delle gran seghe mentali, di solito le condivido con SDMS e con il Pagliaccio al telefono, ma SDMS è sotto esame e sotto ritorno di fiamma con Canappia, e il Pagliaccio mi ha scritto che per lui sono sempre bella e quindi mi sono chiusa a riccio, come ho fatto ogni santa volta che mi ha fatto un complimento negli ultimi dodici anni.
Vorrei svegliarmi una mattina in un albergo fichissimo in mezzo a mille cuscini di piume e fare colazione sulle ginocchia dell'Uomo e non pensare. A niente.
Cioè, lo so ma non si dice.
E' la stagione, mettiamola così. Stagione che si associa alle peggiori stronzate ormonali fatte in vita mia.
Sono pessima, perdo la pazienza per niente, un articolo sui professori visti come sfigati rifiuti della società sottopagati e babysittanti mi getta in depressione, mi trascino, lavoro benissimo di mattina e zero a casa, vorrei dormire diciannove ore, non rispondo al telefono, ai messaggi su FB, mi girano i coglioni.
Acquisto vestiti su Internet incurante del bancomat bloccato e dei dieci giorni mancanti alla fine del mese.
Non cucino.
Non cammino.
Non studio.
La ragazza è capace, ma in questo periodo è distratta, ci mette poco impegno, ha la testa da un'altra parte, insomma io lo vedo che non rende, anche se forse sta ancora studiando, magari deve cambiare metodo.
Magari deve depilarsi le gambe e mettersi un vestitino corto coi leggings e comprare un rossetto rosa scuro brillante e del profumo, e andare a fumarsi una sigaretta su quel famoso piazzale. E farsi un piantino sugli anni che passano.
Più realisticamente, cercherò di correggere un po' di prove e quando sarò un po' più in bolla andrò a farmi un giro con un'amica, preferibilmente in un centro commerciale dove ci siano a) un negozio Lush b) un outlet di scarpe c) una gigantesca libreria. Si accettano volontarie.
Non proprio subito però perchè sono di una pallosità mortale quando mi sento così, mi piango addosso, mi tiro delle gran seghe mentali, di solito le condivido con SDMS e con il Pagliaccio al telefono, ma SDMS è sotto esame e sotto ritorno di fiamma con Canappia, e il Pagliaccio mi ha scritto che per lui sono sempre bella e quindi mi sono chiusa a riccio, come ho fatto ogni santa volta che mi ha fatto un complimento negli ultimi dodici anni.
Vorrei svegliarmi una mattina in un albergo fichissimo in mezzo a mille cuscini di piume e fare colazione sulle ginocchia dell'Uomo e non pensare. A niente.
lunedì 12 marzo 2012
Ouch
Venerdì, le quattro del mattino, dopo serata VIPPS con partecipazione della Tipa e bella chiacchierata sul mio divano con la Tipa medesima.
Sabato, in piedi alle 08.30, partenza per Genova.
Tra sabato e domenica, ho dormito 13 ore, e ci voleva anche il pisolino pomeridiano perchè ero suonata.
Così ovviamente ieri sera non avevo sonno... ma stamattina la sveglia era alle sei.
Qualcuno spieghi al mio organismo che deve andare a lavorare.
Oddio.
Sabato, in piedi alle 08.30, partenza per Genova.
Tra sabato e domenica, ho dormito 13 ore, e ci voleva anche il pisolino pomeridiano perchè ero suonata.
Così ovviamente ieri sera non avevo sonno... ma stamattina la sveglia era alle sei.
Qualcuno spieghi al mio organismo che deve andare a lavorare.
Oddio.
martedì 6 marzo 2012
Le mie materie - Risposta alle vostre risposte
Grazie della fiducia, ragazzi!
Ma la verità è che negli ultimi anni, invece di prepararmi facendomi un chiùlo a capanna ogni sera come uno specializzando di chirurgia (bella immagine, gattonero, soprattutto per una che da decenni è drogata di serie tv sui medici!), cioè come facevo all'inizio, sono state molte, troppe le volte che sono entrata in classe pensando "uhum che materie abbiamo oggi? ah già... grammatica... e che cazzo devo spiegare, più?" e molte le volte in cui ho "lavorato nel tempo libero", intendendo con ciò che sono cambiate, purtroppo, le mie priorità: prima ero "Castagna la prof", poi tra esigenze di salute altrui, affaridifamigghia, lavoro indefesso matto e disperatissimo sul tenere in pista il matrimonio con l'Uomo, buddhismo, adozione... sono diventata "Castagna quella specie di personalità multipla sbriciolata che cerca di trovare la concentrazione necessaria a lavorare decentemente, ma, alla fine, si accontenta di diluire qualche globulo rosso nella propria caffeina e andare a lavorare puntuale, per il resto poi qualche santo sarà!!!"
Aggiungerei che mi sono spuntate delle idiosincrasie (il panico da correzione, la nausea da tema, la cefalea del geografo, il ginocchio del grammatico...) e che, tragicamente, bisogna dirlo: MI HANNO RIDOTTO LE ORE DI LETTERE (Gelmini, Gelmini, la senti questa voce? vaff...), e da allora io non ho più trovato una misura giusta nel mio lavoro.
Giocano anche alcuni tremendi limiti tipo NON poter scegliere il libro di sola letteratura e poi dare qualche lettura fotocopiata (questo per dire che anche io, come la prof giustamente commenta al post precedente, farei a meno di molta inutile mappazza di antologia, costosa e inutile, preferivo avere l'ora di narrativa in cui, dopotutto, si leggeva un romanzo intero, era molto ma molto più bello!) perchè, ahimè, non scelgo da sola.
[Pubblicità occulta: a questo proposito vorrei diffidarvi come la peste dall'adottare un'antologia che si intitola "seconda persona singolare dell'imperativo del verbo raccontare più pronome personale di prima persona singolare facente funzione di cokmplemento di termine", che è l'ultimo ritrovato della scarsa intelligenza delle mie colleghe, e ora ce lo sorbettiamo per SEI ANNI. Io e l'Inflessibile volevamo prendere "articolo determinativo femminile plurale più nome comune di cosa sinonimo di sassi più aggettivo qualificativo indicante colore candido dei sassi medesimi" che, tra l'altro, è opera di una persona che io ben conosco ed è SPETTACOLARE (vedasi il volumetto sul percorso dantesco per procurarsi immediato e intenso godimento di carattere palesemente intellettual-erotico). Ma capitemi, la spettacolarità culturale delle mie colleghe, fatta salva l'Inflessibile, è qualcosa di discutibile.]
Vogliamo anche dire che i ragazzi sono abbastanza cambiati?
Insomma, per quanto voi vi fidiate delle mie capacità (e fate male: ricordatevi che sul proprio blog uno confessa di tutto fuorchè le proprie pecche più gravi...) io sento il bisogno di rivedere un po' il mio modo di lavorare, soprattutto sotto alcuni aspetti.
Così un po' per volta vi metterò a parte del mio esame di coscienza e ascolterò esperienze, consigli, critiche. Siete voi la mia sala professori preferita, e questo vale anche per chi di mestiere fa tutt'altro.
Oggi intanto devo portare me stessa, dieci o quindici pacchetti di fazzoletti, un naso gocciolante e una tosse cavernosa a un f...issimo collegio docenti del menga nel quale, come tipicamente accade a questa stagione, mi verrà notificato che l'anno prossimo perdo alcune ore e devo completare cattedra. Il che però non avverrà a Paesino Blu perchè non c'è più posto nemmeno lì. Quindi forse torneremo a Paesino Sperduto... o forse chissà, ridiventerò collega dell'Uomo (tremate tremate le mogli son tornate). Comunque saranno altri chilometri che io e la baracca coreana ci smazzeremo: col sole, con la neve, con 'sta pioggia e con 'sto vento...
Ma la verità è che negli ultimi anni, invece di prepararmi facendomi un chiùlo a capanna ogni sera come uno specializzando di chirurgia (bella immagine, gattonero, soprattutto per una che da decenni è drogata di serie tv sui medici!), cioè come facevo all'inizio, sono state molte, troppe le volte che sono entrata in classe pensando "uhum che materie abbiamo oggi? ah già... grammatica... e che cazzo devo spiegare, più?" e molte le volte in cui ho "lavorato nel tempo libero", intendendo con ciò che sono cambiate, purtroppo, le mie priorità: prima ero "Castagna la prof", poi tra esigenze di salute altrui, affaridifamigghia, lavoro indefesso matto e disperatissimo sul tenere in pista il matrimonio con l'Uomo, buddhismo, adozione... sono diventata "Castagna quella specie di personalità multipla sbriciolata che cerca di trovare la concentrazione necessaria a lavorare decentemente, ma, alla fine, si accontenta di diluire qualche globulo rosso nella propria caffeina e andare a lavorare puntuale, per il resto poi qualche santo sarà!!!"
Aggiungerei che mi sono spuntate delle idiosincrasie (il panico da correzione, la nausea da tema, la cefalea del geografo, il ginocchio del grammatico...) e che, tragicamente, bisogna dirlo: MI HANNO RIDOTTO LE ORE DI LETTERE (Gelmini, Gelmini, la senti questa voce? vaff...), e da allora io non ho più trovato una misura giusta nel mio lavoro.
Giocano anche alcuni tremendi limiti tipo NON poter scegliere il libro di sola letteratura e poi dare qualche lettura fotocopiata (questo per dire che anche io, come la prof giustamente commenta al post precedente, farei a meno di molta inutile mappazza di antologia, costosa e inutile, preferivo avere l'ora di narrativa in cui, dopotutto, si leggeva un romanzo intero, era molto ma molto più bello!) perchè, ahimè, non scelgo da sola.
[Pubblicità occulta: a questo proposito vorrei diffidarvi come la peste dall'adottare un'antologia che si intitola "seconda persona singolare dell'imperativo del verbo raccontare più pronome personale di prima persona singolare facente funzione di cokmplemento di termine", che è l'ultimo ritrovato della scarsa intelligenza delle mie colleghe, e ora ce lo sorbettiamo per SEI ANNI. Io e l'Inflessibile volevamo prendere "articolo determinativo femminile plurale più nome comune di cosa sinonimo di sassi più aggettivo qualificativo indicante colore candido dei sassi medesimi" che, tra l'altro, è opera di una persona che io ben conosco ed è SPETTACOLARE (vedasi il volumetto sul percorso dantesco per procurarsi immediato e intenso godimento di carattere palesemente intellettual-erotico). Ma capitemi, la spettacolarità culturale delle mie colleghe, fatta salva l'Inflessibile, è qualcosa di discutibile.]
Vogliamo anche dire che i ragazzi sono abbastanza cambiati?
Insomma, per quanto voi vi fidiate delle mie capacità (e fate male: ricordatevi che sul proprio blog uno confessa di tutto fuorchè le proprie pecche più gravi...) io sento il bisogno di rivedere un po' il mio modo di lavorare, soprattutto sotto alcuni aspetti.
Così un po' per volta vi metterò a parte del mio esame di coscienza e ascolterò esperienze, consigli, critiche. Siete voi la mia sala professori preferita, e questo vale anche per chi di mestiere fa tutt'altro.
Oggi intanto devo portare me stessa, dieci o quindici pacchetti di fazzoletti, un naso gocciolante e una tosse cavernosa a un f...issimo collegio docenti del menga nel quale, come tipicamente accade a questa stagione, mi verrà notificato che l'anno prossimo perdo alcune ore e devo completare cattedra. Il che però non avverrà a Paesino Blu perchè non c'è più posto nemmeno lì. Quindi forse torneremo a Paesino Sperduto... o forse chissà, ridiventerò collega dell'Uomo (tremate tremate le mogli son tornate). Comunque saranno altri chilometri che io e la baracca coreana ci smazzeremo: col sole, con la neve, con 'sta pioggia e con 'sto vento...
martedì 24 gennaio 2012
Dilla tutta
Castagna 1. "Castagna 2 sta cercando di cantarvi la mezza messa. Digliela tutta, su."
Castagna 2: "Ahiahiahiohiohiohi stommale"
Castagna 1: "Guarda che glielo dico io eh?"
Castagna 2: "Lasciami staaare..."
Castagna 1: "Te la sei voluta. Allora, la scema, qui, ha avuto l'influenza gastrointestinalepaticappendicitgravissima, è stata male come un cane, ma ha avuto la brillante idea, dovendo per forza di cose togliere i caffè dalla sua dieta, di disintossicarsi."
Castagna 2: "Ahhh. Soooffrooo. Cioccolato! Sigaretta!"
Castagna 1: "Nel far ciò ha avuto il buonsenso di imbottirsi di vitamine, e comunque di mantenere un caffè al giorno per non morire di emicrania. Tuttavia, come vedete, è in crisi nera, brama altri generi di conforto che a loro volta portano a dipendenza, e come ogni bravo tossicodipendente a rota è intrattabile, malaticcia, piena di sintomi misteriosi non legati ad alcuna reale patologia, e depressa."
Castagna 2: "Dov'è il mio tèèèèèè..."
Castagna 1: "Ma la cosa che veramente contraddistingue la furbizia di questa specie di ameba a uno stadio primitivo è che la cretina, dopo aver avuto a disposizione le ultime quattro estati, le vacanze di Natale lunghissime degli insegnanti, i ritiri buddhisti etc etc etc etc, ha pensato bene di fare questa cosa di togliersi la caffeina SOTTO SCRUTINI DI GENNAIO."
Castagna 2: "Non infierire... sto male..."
Castagna 1: "E così l'idiota ieri è stata a scuola oltre l'orario di lezione, precisamente dalle 9 e 50 alle 13 e 10 e, in tutto questo tempo, sapete cosa ha prodotto?"
Castagna 2: "Smeeettilaaa... sto morendo..."
Castagna 1: "Due o tre documenti prestampati dsa compilare per la segreteria, il conteggio delle ore di recupero e di progetto e le medie di una sola materia per una sola classe. Con qualcosa come novanta temi da correggere a casa."
Castagna 2 (si accascia singhiozzando)
Castagna 2: "Ahiahiahiohiohiohi stommale"
Castagna 1: "Guarda che glielo dico io eh?"
Castagna 2: "Lasciami staaare..."
Castagna 1: "Te la sei voluta. Allora, la scema, qui, ha avuto l'influenza gastrointestinalepaticappendicitgravissima, è stata male come un cane, ma ha avuto la brillante idea, dovendo per forza di cose togliere i caffè dalla sua dieta, di disintossicarsi."
Castagna 2: "Ahhh. Soooffrooo. Cioccolato! Sigaretta!"
Castagna 1: "Nel far ciò ha avuto il buonsenso di imbottirsi di vitamine, e comunque di mantenere un caffè al giorno per non morire di emicrania. Tuttavia, come vedete, è in crisi nera, brama altri generi di conforto che a loro volta portano a dipendenza, e come ogni bravo tossicodipendente a rota è intrattabile, malaticcia, piena di sintomi misteriosi non legati ad alcuna reale patologia, e depressa."
Castagna 2: "Dov'è il mio tèèèèèè..."
Castagna 1: "Ma la cosa che veramente contraddistingue la furbizia di questa specie di ameba a uno stadio primitivo è che la cretina, dopo aver avuto a disposizione le ultime quattro estati, le vacanze di Natale lunghissime degli insegnanti, i ritiri buddhisti etc etc etc etc, ha pensato bene di fare questa cosa di togliersi la caffeina SOTTO SCRUTINI DI GENNAIO."
Castagna 2: "Non infierire... sto male..."
Castagna 1: "E così l'idiota ieri è stata a scuola oltre l'orario di lezione, precisamente dalle 9 e 50 alle 13 e 10 e, in tutto questo tempo, sapete cosa ha prodotto?"
Castagna 2: "Smeeettilaaa... sto morendo..."
Castagna 1: "Due o tre documenti prestampati dsa compilare per la segreteria, il conteggio delle ore di recupero e di progetto e le medie di una sola materia per una sola classe. Con qualcosa come novanta temi da correggere a casa."
Castagna 2 (si accascia singhiozzando)
martedì 20 dicembre 2011
"Prof..."
"...li ha controllati i nostri quadernoni di geografia?"
("No, avevo la febbre e mal di gola" - Vero)
("Non ancora, ho avuto da fare" - Falso)
("Ieri sera sono uscita" - Falso)
("Certo, vanno benissimo" - Falso)
("Certo, non vanno bene" - Falso solo fino alla virgola)
Insomma, dovrò usare una di queste frasi.
PERCHE' NON POSSO DIRGLI LA VERITA'.
Che suonerebbe così.
"No, perchè ieri sera ho girato come una pazza su Internet alla ricerca di un modello di bouquet adatto al vestito da sposa di Noisette."
EHEHEHEHEHEH
("No, avevo la febbre e mal di gola" - Vero)
("Non ancora, ho avuto da fare" - Falso)
("Ieri sera sono uscita" - Falso)
("Certo, vanno benissimo" - Falso)
("Certo, non vanno bene" - Falso solo fino alla virgola)
Insomma, dovrò usare una di queste frasi.
PERCHE' NON POSSO DIRGLI LA VERITA'.
Che suonerebbe così.
"No, perchè ieri sera ho girato come una pazza su Internet alla ricerca di un modello di bouquet adatto al vestito da sposa di Noisette."
EHEHEHEHEHEH
giovedì 15 dicembre 2011
Come si cambia
Cose che qualche anno fa non avrei mai creduto di fare pur di tirare avanti con la settimana lavorativa
Dire a un alunno particolarmente agitato: "Adesso esci in corridoio, fai tre giri interi della scuola camminando lentamente e poi torni."
Dare una nota al giorno sempre allo stesso ragazzino.
Mettere un'intera classe a copiare un capitolo del libro di storia.
Dare venti insufficienze nello stesso giorno.
Andare a lamentarmi dell'insegnante di sostegno con la coordinatrice della classe.
Mettere in un compito di geografia una domanda che inizia con: "disegna..."
Far fare un tema libero quando non mi vengono in mente titoli (lo so, lo so. Sono una pessima insegnante. Lo faccio di rado, però, perchè in realtà mi autopunisco subito: correggere il tema ad argomento libero è dieci volte peggio che correggere il tema normale.)
Dire la fatidica frase: "Okay, adesso però andate a fare l'intervallo, che io devo prendere un caffè."
Dire a un alunno particolarmente agitato: "Adesso esci in corridoio, fai tre giri interi della scuola camminando lentamente e poi torni."
Dare una nota al giorno sempre allo stesso ragazzino.
Mettere un'intera classe a copiare un capitolo del libro di storia.
Dare venti insufficienze nello stesso giorno.
Andare a lamentarmi dell'insegnante di sostegno con la coordinatrice della classe.
Mettere in un compito di geografia una domanda che inizia con: "disegna..."
Far fare un tema libero quando non mi vengono in mente titoli (lo so, lo so. Sono una pessima insegnante. Lo faccio di rado, però, perchè in realtà mi autopunisco subito: correggere il tema ad argomento libero è dieci volte peggio che correggere il tema normale.)
Dire la fatidica frase: "Okay, adesso però andate a fare l'intervallo, che io devo prendere un caffè."
venerdì 2 dicembre 2011
Gente di spettacolo
Okay, e allora, dopo sei mesi che in casa nostra non si parla praticamente d'altro, da ieri sera siamo entrati nella fase conclusiva, e full immersion, del primo festival del cinema totally by Uomo.
E siccome il primo pezzo del festival, quello in cui intervenivano autori di cortometraggi e documentari, è durato due mesi, stiamo vedendo e rivedendo da un po' di tempo persone che vivono a Roma, che hanno lavorato in giro per il pianeta, e di mestiere appartengono al magico mondo dello spettacolo. In questi ultimi quattro giorni, poi, giriamo col jet set, a mazzi di cinque sei otto attori e registi per volta, con l'aggiunta di alcuni altri tecnici del settore, come un noto critico cinematografico, operatori tv e fotografi.
Non vi dico in che condizioni ho i piedi, e siamo solo al secondo giorno di tacco assassino.
Stiamo parlando con gente molto, molto carina, a parte tutto. Gli attori, una volta che si rilassano, non sono poi così impostati. I registi, soprattutto quelli che abbiamo invitato noi, che sono giovani e rampanti, e in particolar modo quelli dei documentari, che spesso sono belle persone che lottano per portare in giro un'idea, sono gente interessantissima, acculturata, piena di fascino intellettuale e non di rado anche fisico. Hanno ovviamente tutti una personalità fortissima.
Comunque io ho rifatto i riflessi biondi, sfodero tutti i mejo gioielli di mammà, trampoleggio sui tacchi mandando dei santioni su ogni tratto di pavé, e faccio le due di notte di giorno feriale. E intanto cerco di rispolverare, dal profondo della mia vita ormai campagnola e ritiratissima tra scuoline di paese, uncinetto e templi buddhisti, le competenze sociali della donna di mondo (ma non è un problema, per una che è cresciuta in Albaro, è come il campanilismo per quelli di Carignano, o la cocaina per quelli di Castelletto, ce l'hai già nel sangue quando nasci).
Poi osservo. Osservo tantissimo. E vi rendo partecipi delle seguenti osservazioni e di alcune domande, in ordine sparso:
1 - "Grazie, ma sono reduce da un'influenza, non ho molto appetito" - "Grazie, ma sono sotto antibiotici, ho lo stomaco un po' sconvolto" - "Grazie, ma stasera voglio fare una follia e prendo solo la carne cruda con il tartufo" - "Grazie, ma ho già mangiato" - "Grazie, ma è molto tardi e non ho più fame, prenderei solo un'insalata": oh, neanche una che pronunci le parole "dieta", "stare leggera", "proteine", tra tutte queste donne di spettacolo, eppure non mangiano un cazzo, al massimo gamberi al vapore e carne cruda con un filo d'olio, spesso niente vino, praticamente mai pane, in alcuni casi solo ed esclusivamente verdura. Ne deduco che a Roma e dintorni sia estremamente kitsch definirsi a dieta o parlare della propria linea: cioè, loro non devono assolutamente confessare che mangiano solo dieci grammi di fibre una volta al giorno per non ingrassare, perchè nessuna di loro è mai stata grassa o teme di diventarlo, giammai, piuttosto preferiscono farti credere che mangiano così per capriccio o per fastidi di salute, figuriamoci. Io, per reazione, o mi vedo grassissima e mi si chiude lo stomaco, o mi scofano con entusiasmo un piatto di agnolotti e il dolce senza il minimo rimorso.
2 - Quando un uomo è pieno di sè, è pieno di sè e monopolizza a tratti la conversazione. Quando un uomo è un regista ed è pieno di sè, ti tiene in piedi fino alle tre di mattina con le chiavi della macchina in mano per raccontarti quella volta che ha mandato in culo un produttore ricchissimo, perchè lo limitava nella sua espressività artistica. Dimenticandosi che te l'ha raccontato due settimane fa, e che la settimana scorsa hai già risentito tutta la storia perchè l'ha raccontata ad altri con cui eravate entrambi seduti a cena.
3 - Questa gente vive di notte. Noi no. Stamattina sono entrata in classe sbandando.
4 - Capisco tutto, io, ma una cosa non riesco a immaginarmi. Che tu sei una ragazza, ti svegli la mattina, vai in cucina e in cucina c'è tua madre, cinquantenne, in vestaglia e spettinata. E però tua madre è Laura Morante, alias una che in vestaglia e spettinata a momenti è più bella di quando è in abito da sera con lo chignon. Come cresci? Come sopporti il fatto di avere, anche solo temporaneamente, dodici anni, le tette piccole e i brufoli?
(Questa fa il paio con un'altra domanda che mi sono sempre fatta. Tu hai sedici anni e vai a studiare da una tua amica, e quando siete lì che fate i compiti arriva il papà della tua amica ed è Harrison Ford, o Mel Gibson, o Bono, o Brad Pitt. Cosa fai?)
5 - Le donne sono bellissime. Madonna, sono BELLISSIME, anche le più banali, anche quelle che stanno dietro la macchina da presa e non davanti, anche quelle che si presentano apparentemente in stile casual. Sono naturali e fini e assolutamente impeccabili: fondotinta da cento euro che tiene per ventotto ore, sopracciglia ad ala di gabbiano, trucco così delicato che a volte devo pensare attentamente per capire se certi effetti di colore sono naturali o artificiali. E i capelli: Gesù, i capelli di queste donne.
Io torno a casa, scendo con due urli di dolore (uno per piede) dai tacchi, mi guardo allo specchio e, lo giuro, i peli in eccesso del sopracciglio che avevo strappato la sera prima sono di nuovo lì. E ho le occhiaie. Insomma, da quando lavoro per il cinecircolo ho imparato che per non sentirmi totalmente una merda devo giocare d'anticipo e esporre in modo esagerato le caviglie e la scollatura, due punti di forza che non tutte possono vantare, soprattutto il primo, per il quale non c'è chirurgia che tenga. E comunque queste donne elegantissime non hanno il seno rifatto, quindi se sono piatte sono piatte. Però hanno delle vite talmente sottili che la mia autostima si taglia le vene lo stesso.
6 - Fare la first lady però è divertente. Soprattutto perchè gli uomini di spettacolo, anche quelli pieni di sè, sono gente abituata a girare per cene, ricevimenti e occasioni ufficiali. Quindi sono educati ed eleganti, ti reggono l'ombrello, ti danno cortesemente il braccio per accompagnarti, ti tengono le porte, ti coinvolgono nella conversazione e ti regalano rose, con enorme savoir faire. E io rido sotto i baffi (che ho dolorosamente strappato la sera prima, di nuovo) e penso che stanno trattando come una regina una che tra sette ore si metterà una braga sformata e le scarpe da ginnastica e farà lezione seduta su un banco in mezzo a venti dodicenni di campagna. E questa doppia vita mi riempie di benessere. A parte la pianta dei piedi, quella mi fa male 24 ore su 24, anche a scuola.
7 - Non ho molta paura di tutte queste donne spettacolose che girano con mio marito, credevo peggio. In realtà lui ha talmente tanto da fare che non credo veda un quinto di tutto quel che noto io. In compenso a me stanno succedendo fatti incresciosi, tipo scendere nel foyer del cinema e, invece di abbracciare l'Uomo che non vedo da sedici ore, ritrovarmi a bruciapelo a stringere la mano di un trentaduenne ficherrimo dallo sguardo magnetico che si presenta col solo nome, così io non riesco a ricordarmi se è un attore o un regista e di che film, e mentre cerco di connettere e sono concentrata sul nome non mi rendo conto che lo sto letteralmente mangiando vivo con gli occhi, a bocca aperta. Dopodichè mi ripiglio e, acquisendo consapevolezza della figura di merda che ho appena fatto, divento scarlatta e perdo la favella.
(il trentaduenne ficherrimo di ieri sera)
E siccome il primo pezzo del festival, quello in cui intervenivano autori di cortometraggi e documentari, è durato due mesi, stiamo vedendo e rivedendo da un po' di tempo persone che vivono a Roma, che hanno lavorato in giro per il pianeta, e di mestiere appartengono al magico mondo dello spettacolo. In questi ultimi quattro giorni, poi, giriamo col jet set, a mazzi di cinque sei otto attori e registi per volta, con l'aggiunta di alcuni altri tecnici del settore, come un noto critico cinematografico, operatori tv e fotografi.
Non vi dico in che condizioni ho i piedi, e siamo solo al secondo giorno di tacco assassino.
Stiamo parlando con gente molto, molto carina, a parte tutto. Gli attori, una volta che si rilassano, non sono poi così impostati. I registi, soprattutto quelli che abbiamo invitato noi, che sono giovani e rampanti, e in particolar modo quelli dei documentari, che spesso sono belle persone che lottano per portare in giro un'idea, sono gente interessantissima, acculturata, piena di fascino intellettuale e non di rado anche fisico. Hanno ovviamente tutti una personalità fortissima.
Comunque io ho rifatto i riflessi biondi, sfodero tutti i mejo gioielli di mammà, trampoleggio sui tacchi mandando dei santioni su ogni tratto di pavé, e faccio le due di notte di giorno feriale. E intanto cerco di rispolverare, dal profondo della mia vita ormai campagnola e ritiratissima tra scuoline di paese, uncinetto e templi buddhisti, le competenze sociali della donna di mondo (ma non è un problema, per una che è cresciuta in Albaro, è come il campanilismo per quelli di Carignano, o la cocaina per quelli di Castelletto, ce l'hai già nel sangue quando nasci).
Poi osservo. Osservo tantissimo. E vi rendo partecipi delle seguenti osservazioni e di alcune domande, in ordine sparso:
1 - "Grazie, ma sono reduce da un'influenza, non ho molto appetito" - "Grazie, ma sono sotto antibiotici, ho lo stomaco un po' sconvolto" - "Grazie, ma stasera voglio fare una follia e prendo solo la carne cruda con il tartufo" - "Grazie, ma ho già mangiato" - "Grazie, ma è molto tardi e non ho più fame, prenderei solo un'insalata": oh, neanche una che pronunci le parole "dieta", "stare leggera", "proteine", tra tutte queste donne di spettacolo, eppure non mangiano un cazzo, al massimo gamberi al vapore e carne cruda con un filo d'olio, spesso niente vino, praticamente mai pane, in alcuni casi solo ed esclusivamente verdura. Ne deduco che a Roma e dintorni sia estremamente kitsch definirsi a dieta o parlare della propria linea: cioè, loro non devono assolutamente confessare che mangiano solo dieci grammi di fibre una volta al giorno per non ingrassare, perchè nessuna di loro è mai stata grassa o teme di diventarlo, giammai, piuttosto preferiscono farti credere che mangiano così per capriccio o per fastidi di salute, figuriamoci. Io, per reazione, o mi vedo grassissima e mi si chiude lo stomaco, o mi scofano con entusiasmo un piatto di agnolotti e il dolce senza il minimo rimorso.
2 - Quando un uomo è pieno di sè, è pieno di sè e monopolizza a tratti la conversazione. Quando un uomo è un regista ed è pieno di sè, ti tiene in piedi fino alle tre di mattina con le chiavi della macchina in mano per raccontarti quella volta che ha mandato in culo un produttore ricchissimo, perchè lo limitava nella sua espressività artistica. Dimenticandosi che te l'ha raccontato due settimane fa, e che la settimana scorsa hai già risentito tutta la storia perchè l'ha raccontata ad altri con cui eravate entrambi seduti a cena.
3 - Questa gente vive di notte. Noi no. Stamattina sono entrata in classe sbandando.
4 - Capisco tutto, io, ma una cosa non riesco a immaginarmi. Che tu sei una ragazza, ti svegli la mattina, vai in cucina e in cucina c'è tua madre, cinquantenne, in vestaglia e spettinata. E però tua madre è Laura Morante, alias una che in vestaglia e spettinata a momenti è più bella di quando è in abito da sera con lo chignon. Come cresci? Come sopporti il fatto di avere, anche solo temporaneamente, dodici anni, le tette piccole e i brufoli?
(Questa fa il paio con un'altra domanda che mi sono sempre fatta. Tu hai sedici anni e vai a studiare da una tua amica, e quando siete lì che fate i compiti arriva il papà della tua amica ed è Harrison Ford, o Mel Gibson, o Bono, o Brad Pitt. Cosa fai?)
5 - Le donne sono bellissime. Madonna, sono BELLISSIME, anche le più banali, anche quelle che stanno dietro la macchina da presa e non davanti, anche quelle che si presentano apparentemente in stile casual. Sono naturali e fini e assolutamente impeccabili: fondotinta da cento euro che tiene per ventotto ore, sopracciglia ad ala di gabbiano, trucco così delicato che a volte devo pensare attentamente per capire se certi effetti di colore sono naturali o artificiali. E i capelli: Gesù, i capelli di queste donne.
Io torno a casa, scendo con due urli di dolore (uno per piede) dai tacchi, mi guardo allo specchio e, lo giuro, i peli in eccesso del sopracciglio che avevo strappato la sera prima sono di nuovo lì. E ho le occhiaie. Insomma, da quando lavoro per il cinecircolo ho imparato che per non sentirmi totalmente una merda devo giocare d'anticipo e esporre in modo esagerato le caviglie e la scollatura, due punti di forza che non tutte possono vantare, soprattutto il primo, per il quale non c'è chirurgia che tenga. E comunque queste donne elegantissime non hanno il seno rifatto, quindi se sono piatte sono piatte. Però hanno delle vite talmente sottili che la mia autostima si taglia le vene lo stesso.
6 - Fare la first lady però è divertente. Soprattutto perchè gli uomini di spettacolo, anche quelli pieni di sè, sono gente abituata a girare per cene, ricevimenti e occasioni ufficiali. Quindi sono educati ed eleganti, ti reggono l'ombrello, ti danno cortesemente il braccio per accompagnarti, ti tengono le porte, ti coinvolgono nella conversazione e ti regalano rose, con enorme savoir faire. E io rido sotto i baffi (che ho dolorosamente strappato la sera prima, di nuovo) e penso che stanno trattando come una regina una che tra sette ore si metterà una braga sformata e le scarpe da ginnastica e farà lezione seduta su un banco in mezzo a venti dodicenni di campagna. E questa doppia vita mi riempie di benessere. A parte la pianta dei piedi, quella mi fa male 24 ore su 24, anche a scuola.
7 - Non ho molta paura di tutte queste donne spettacolose che girano con mio marito, credevo peggio. In realtà lui ha talmente tanto da fare che non credo veda un quinto di tutto quel che noto io. In compenso a me stanno succedendo fatti incresciosi, tipo scendere nel foyer del cinema e, invece di abbracciare l'Uomo che non vedo da sedici ore, ritrovarmi a bruciapelo a stringere la mano di un trentaduenne ficherrimo dallo sguardo magnetico che si presenta col solo nome, così io non riesco a ricordarmi se è un attore o un regista e di che film, e mentre cerco di connettere e sono concentrata sul nome non mi rendo conto che lo sto letteralmente mangiando vivo con gli occhi, a bocca aperta. Dopodichè mi ripiglio e, acquisendo consapevolezza della figura di merda che ho appena fatto, divento scarlatta e perdo la favella.
(il trentaduenne ficherrimo di ieri sera)
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giovedì 24 novembre 2011
Io mi domando
Ci sono persone che io non capisco.
Fondamentalmente perchè sono stupide, così stupide che io non ci arrivo.
Siamo in consiglio di classe, e in I A io ho Italiano e Geografia, la Bestia Nera ha Storia.
Celhoduro porta alla collega Barbie Ipocondriaca una bevanda dalla macchinetta. Siccome la collega è ipocondriaca, e in particolare soffre d'ulcera, non avvicina le sue barbiesche labbra al bicchierino senza prima aver chiesto sospettosa: "Ma è solo ginseng, vero, non caffè e ginseng?"
E qualcuno esclama: "Abbiamo il ginseng nella macchinetta? Che lusso!"
Celhoduro fa: "Sì che ce l'abbiamo, e sapete perchè? E' venuto quello delle macchinette e ha visto che siete tutti così vecchi che ha pensato di ringalluzzirvi un po'."
Risata generale, commenti sparsi su quanto siamo anziani grigi e decadenti tra tutti, io unendomi al coro: "Eh, cadiamo a pezzi..."
Abbaiare della Bestia Nera, che fino a un attimo prima se la rideva con gli altri: "Cosa, cadiamo a pezzi??? Ma per piacere!!! Qua già tocca a noi vecchi lavorare per i giovani!!!"
Io capisco che le è partito uno dei suoi soliti emboli e, tanto per evitare che abbia l'ultima parola, sempre con tono giocoso, dico: "Beh, ora, non mi pare che siamo a questo punto..."
La Bestia Nera è fissata che lei lavora tantissimo e gli altri, soprattutto io e l'Inflessibile che siamo le giovani (l'Inflessibile ha passato i quaranta), un cazzo. Ora, nessuno nega che lei lavori, a parte il fatto che ha l'appalto eterno e indiscusso di praticamente TUTTE le funzioni obiettivo PAGATE, quindi si faccia pure il mazzo, prego. Ma da lì a dire che io e l'Inflessibile battiamo la fiacca...
Poi c'è questa tematica delle vecchie e le giovani. Lei, il Troll e la Bionda Svampita si autodefiniscono "la vecchia guardia" e una volta, presenti sia io che l'Inflessibile, se ne sono uscite asserendo che quando c'era solo la vecchia guardia si lavorava benissimo. Peccato che non risulta a nessuno che adesso si lavori male, in compenso
- la Bestia Nera mi ha fottuto le programmazioni di Latino, pur vantandosi di fare da sempre Latino tutti gli anni e a tutta la classe, mentre io e le altre (evidentemente ignoranti con alunni subnormali, paragonati ai suoi fenomeni, che tra l'altro, chissà come mai, sono noti per essere sempre, tutti gli anni, i più strafottenti e maleducati della scuola) facciamo dei corsi a gruppi solo quando abbiamo le terze;
- il Troll ha fottuto all'Inflessibile i titoli dei temi (una raccolta intera)e la Bestia Nera altri materiali senza nemmeno chiederle il permesso, semplicemente fotocopiandoseli e via;
- quelli che malauguratamente passano dalla Bionda Svampita o dal Troll a me di Storia prendono delle facciate terribili, perchè la prima insegna quattro cazzate in croce, la seconda interroga col libro sotto e fa rifare le prove andate male, mentre io apro dei mazzi cubitali (e infatti i miei exalunni alle superiori fanno bella figura soprattutto su Storia).
Mah.
Si parla, poi, dei bambini e il Gigante, al computer, prende qualche appunto: sul rendimento, principalmente.
Su uno, non saprei su quale, diciamo "mah da me ha sette", "da me sette e mezzo", da me otto", "da me va bene". E lui: "quindi cosa metto?" Io e un'altra collega: "ma, bene, più che sufficiente, sufficiente abbondante".
La Bestia Nera: "ma con me ha quattro, quindi no, metti sufficiente".
Io: "no, scusa, se qui ha sette, qui sette e mezzo, qui otto, è più che sufficiente. Ma ha quattro sempre, con te?"
Lei: "Ma no, beh, in questo compito. Dici che può essere un incidente?"
Io: "Potrebbe. Diamogli tempo fino alla prossima volta."
Lei non sembra in disaccordo, cosa scriva il Gigante io non lo so, rimaniamo così. Non mi pare una roba conflittuale, solo una precisazione, in fondo non è mica uno scrutinio.
Andiamo avanti sulle varie situazioni, sembra tutto normale. Lei interviene poco, su alcuni non dice niente.
Poi nel marasma tra la discussione su un alunno e quella su un altro la sento che dice alla preside e al vice, con il solito sorriso beffardo sulla faccia: "Io in questo consiglio di classe faccio la comparsa!"
Eh. Anche perchè se tu su questa classe hai tre ore, la collega di matematica ne ha nove e io ne ho dodici, sì, forse qui non detti legge.
E allora?
Ciò ti crea problemi?
Fondamentalmente perchè sono stupide, così stupide che io non ci arrivo.
Siamo in consiglio di classe, e in I A io ho Italiano e Geografia, la Bestia Nera ha Storia.
Celhoduro porta alla collega Barbie Ipocondriaca una bevanda dalla macchinetta. Siccome la collega è ipocondriaca, e in particolare soffre d'ulcera, non avvicina le sue barbiesche labbra al bicchierino senza prima aver chiesto sospettosa: "Ma è solo ginseng, vero, non caffè e ginseng?"
E qualcuno esclama: "Abbiamo il ginseng nella macchinetta? Che lusso!"
Celhoduro fa: "Sì che ce l'abbiamo, e sapete perchè? E' venuto quello delle macchinette e ha visto che siete tutti così vecchi che ha pensato di ringalluzzirvi un po'."
Risata generale, commenti sparsi su quanto siamo anziani grigi e decadenti tra tutti, io unendomi al coro: "Eh, cadiamo a pezzi..."
Abbaiare della Bestia Nera, che fino a un attimo prima se la rideva con gli altri: "Cosa, cadiamo a pezzi??? Ma per piacere!!! Qua già tocca a noi vecchi lavorare per i giovani!!!"
Io capisco che le è partito uno dei suoi soliti emboli e, tanto per evitare che abbia l'ultima parola, sempre con tono giocoso, dico: "Beh, ora, non mi pare che siamo a questo punto..."
La Bestia Nera è fissata che lei lavora tantissimo e gli altri, soprattutto io e l'Inflessibile che siamo le giovani (l'Inflessibile ha passato i quaranta), un cazzo. Ora, nessuno nega che lei lavori, a parte il fatto che ha l'appalto eterno e indiscusso di praticamente TUTTE le funzioni obiettivo PAGATE, quindi si faccia pure il mazzo, prego. Ma da lì a dire che io e l'Inflessibile battiamo la fiacca...
Poi c'è questa tematica delle vecchie e le giovani. Lei, il Troll e la Bionda Svampita si autodefiniscono "la vecchia guardia" e una volta, presenti sia io che l'Inflessibile, se ne sono uscite asserendo che quando c'era solo la vecchia guardia si lavorava benissimo. Peccato che non risulta a nessuno che adesso si lavori male, in compenso
- la Bestia Nera mi ha fottuto le programmazioni di Latino, pur vantandosi di fare da sempre Latino tutti gli anni e a tutta la classe, mentre io e le altre (evidentemente ignoranti con alunni subnormali, paragonati ai suoi fenomeni, che tra l'altro, chissà come mai, sono noti per essere sempre, tutti gli anni, i più strafottenti e maleducati della scuola) facciamo dei corsi a gruppi solo quando abbiamo le terze;
- il Troll ha fottuto all'Inflessibile i titoli dei temi (una raccolta intera)e la Bestia Nera altri materiali senza nemmeno chiederle il permesso, semplicemente fotocopiandoseli e via;
- quelli che malauguratamente passano dalla Bionda Svampita o dal Troll a me di Storia prendono delle facciate terribili, perchè la prima insegna quattro cazzate in croce, la seconda interroga col libro sotto e fa rifare le prove andate male, mentre io apro dei mazzi cubitali (e infatti i miei exalunni alle superiori fanno bella figura soprattutto su Storia).
Mah.
Si parla, poi, dei bambini e il Gigante, al computer, prende qualche appunto: sul rendimento, principalmente.
Su uno, non saprei su quale, diciamo "mah da me ha sette", "da me sette e mezzo", da me otto", "da me va bene". E lui: "quindi cosa metto?" Io e un'altra collega: "ma, bene, più che sufficiente, sufficiente abbondante".
La Bestia Nera: "ma con me ha quattro, quindi no, metti sufficiente".
Io: "no, scusa, se qui ha sette, qui sette e mezzo, qui otto, è più che sufficiente. Ma ha quattro sempre, con te?"
Lei: "Ma no, beh, in questo compito. Dici che può essere un incidente?"
Io: "Potrebbe. Diamogli tempo fino alla prossima volta."
Lei non sembra in disaccordo, cosa scriva il Gigante io non lo so, rimaniamo così. Non mi pare una roba conflittuale, solo una precisazione, in fondo non è mica uno scrutinio.
Andiamo avanti sulle varie situazioni, sembra tutto normale. Lei interviene poco, su alcuni non dice niente.
Poi nel marasma tra la discussione su un alunno e quella su un altro la sento che dice alla preside e al vice, con il solito sorriso beffardo sulla faccia: "Io in questo consiglio di classe faccio la comparsa!"
Eh. Anche perchè se tu su questa classe hai tre ore, la collega di matematica ne ha nove e io ne ho dodici, sì, forse qui non detti legge.
E allora?
Ciò ti crea problemi?
mercoledì 2 novembre 2011
L'origine del male
Succede che in un'ora di Matematica la Brava Crista butta fuori Peste Romena in quanto è distratto e disturba.
Dopo, mentre lui è in corridoio, prende il diario per ficcargli la solita nota e borbotta, infastidita, che oltretutto non c'è l'ombra di un compito segnato nelle ultime pagine.
Spettacolo, momentaneamente svampendosi, forse credendo di aiutare il compagno preso di mira, se ne esce con:
"Ma lui ne ha un altro."
"Un altro cosa?"
"Ha due diari..."
La Brava Crista fa chiamare Peste Romena e, al suo rientro, gli fa, secca: "Portami l'altro diario."
E così viene fuori che il bambino di porcellana fine, biondo chiaro, dalle orecchie a manico di tazzina, che io tanto mi sono coccolata l'anno scorso, tiene la doppia contabilità: da una parte un po' di compiti e i bei voti, dall'altra le note disciplinari e anche avvisi come quelli, da me dettati, a proposito del ricevimento settimanale dei genitori e delle riunioni a cui, da parte mia e dei colleghi, invitavo caldamente a partecipare allo scopo di fare il punto della (pessima) situazione della classe.
In questo secondo diario, la firma chiaramente è diversa che nel primo. E la cosa va avanti da settimane. La collega, straziata da tanto pelo sullo stomaco di un bambino di dodici anni, telefona al padre della Peste Romena, un modesto bracciante che, senza neanche togliersi i vestiti da lavoro, probabilmente dice due parole al datore di lavoro su un'emergenza e, praticamente mentre è ancora al telefono con la Brava Crista, si fionda a scuola.
E lì la cosa diventa ancora più trista perchè, vedendo il diario di cui non conosceva l'esistenza, riconosce la firma della moglie sotto i brutti voti e le note. A momenti si mettono a piangere sia lui che la Brava Crista.
Dopo un po', arrivo io, che il giovedì entro tardi. Mi viene fatta relazione dalla collega affranta e inferocita al tempo stesso.
Entro in classe e, senza neanche sedermi, butto fuori la Peste Romena con la storica frase: "Tu. Fuori. Levati dalla mia vista."
Poi, con un principio di ulcera emorragica nell'esofago, mi rivolgo agli altri:
"Chi altro sta facendo il furbo, qua dentro?"
Loro tentano un "Ma cosa? Ma in che senso?"
E io, quando ce vo' ce vo', ruggisco: "Finitela di prenderci per il culo!!! Voglio sapere quanti di voi hanno due diari!!!"
Ne spuntano altri due. L'Ingegnere, che ha un secondo diario ma, visibilmente, non ha iniziato ad usarlo. Mi limito a proibirgli di portarlo a scuola e a scrivergli un avviso per i genitori. E la Bionda Brutilde, che, tremando, mi dice che il suo secondo diario è a casa e becca quindi una nota preventiva.
Il resto della mattinata è un viavai dal vicepreside, un continuo incrociare colleghi allucinati perchè la notizia ha fatto il giro delle aule molto più in fretta del povero neutrino del CERN di gelminiana memoria, e tutti, in preda al panico, stanno facendo controlli sui diari dei propri alunni, convinti a ragione che l'idea geniale venuta a uno sia stata accolta e forse anche già messa in pratica da altri.
Nell'intervallo, la Peste Romena reclusa in classe sta studiando freneticamente Geografia, quando io abbasso su di lui i miei occhi color veleno e gli rivolgo la seconda frase della giornata: "Cosa fai."
"S-studio g-geografia."
"Perchè."
"Perchè f-forse dopo interroga."
"Mettila via. Dovevi studiarla a casa, non a scuola."
La mette via.
Più tardi incrocio la Bionda Svampita e gli ha dato quattro e mezzo. Lui esce da scuola all'una e mezza con gli occhi cerchiati di fucsia e un simpatico appuntamento con le manone di papà. Io rumino pensieri abominevoli su cinghiate e sganassoni, vado a casa e chiedo a mio marito cosa faremmo noi se venisse fuori che un figlio ci prende per il culo in modo così chiaro, poi nel cuore della notte mi rigiro nel letto terrorizzata all'idea che il mio folletto dalla pelle di porcellana scappi di casa, tenti il suicidio, arrivi a scuola con gli occhi come due prugne o un labbro gonfio. Non penso alla madre, perchè per la verità il particolare che la firma sul diario numero due fosse quella materna a me viene rivelato solo il giorno dopo. Ma è possibile che il labbro spaccato ce l'abbia avuto lei, alla fine, e forse se fossi un papà che si rompe la schiena tutto il giorno per i suoi due bambini e poi scopre cotanta congiura in famiglia le mani le avrei alzate anche io, e mica piano.
Invece il giorno dopo il bambino è ancora più bianco del solito e, a occhio e croce, si percepisce che deve aver saltato cena e forse anche colazione. E' il giorno in cui arriva la notizia della morte di A. e a scuola il clima è irrespirabile.
Nei giorni successivi, però, si verifica un fenomeno.
Quando ci incrociamo in sala prof io e uno o più tra gli altri professori della II C, preferibilmente la Bionda Svampita, la Brava Crista, il Grande Puffo o la Barbie di Inglese, alziamo tutti subito la voce lamentando che la classe sta letteralmente colando a picco.
Ma, siccome la carognata di Peste Romena ha sorpassato di parecchie leghe quello che ci si aspetta dai ragazzini delle medie, noi ci sentiamo autorizzati a ricambiare con moneta sonante ogni accenno di distrazione, svogliatezza, scarso impegno e strafottenza, e in pratica, al mattino presto, ci scambiamo le ultime news ("Ho trovato intere pagine di diario vuote anche a Puffetta, Terzo Fratello e Orsetto Marrone" "Ho interrogato cinque persone e non ho dato una sufficienza" etc etc) e poi, carichi come guerrieri all'assalto, ci scagliamo in seconda e ognuno di noi fa qualcosa di orrendo, riportando indietro scalpi o intere teste di alunni e sbattendoli sul tavolo della sala prof con violenza la mattina successiva.
Per esempio, io faccio i controlli a campione dei diari. E i primi giorni fioccano note didattiche sul registro a quelli che non hanno scritto tutto. Poi i compiti compaiono, perchè anche i ragazzi non sono scemi, ma compaiono con questa modalità (esempio tratto testualmente dal mio ultimo controllo, copiato su un foglio e mostrato ai colleghi come macabro trofeo):
compito di Storia assegnato dalla Bionda Svampita,
- sul diario dell'Ingegnere:
p. 20-21 n.22-23-24-25-26;
-sul diario di Spettacolo:
p. 14-21 + 36 per interrogazione;
-sul diario di Peste Romena:
p. 22 e 24 e 26 tutta da fare esercizi + p.36 leggere tutto e fare gli es di p 37;
-sul diario di Dolce Castoro:
22-24-26-27 + es p. 36 da leggere.
Sugli altri due diari che avevo ritirato non figurava alcun compito di Storia.
Ecco. Poi dice che i prof sono bastardi. Non nasciamo bastardi, ma vorrei vedere voi a non diventarci.
Ieri ho corretto Grammatica.
17 insufficienze su 22 compiti, ed era ripasso delle cose dell'anno scorso, rifatte in classe da pochissimo.
Dopo, mentre lui è in corridoio, prende il diario per ficcargli la solita nota e borbotta, infastidita, che oltretutto non c'è l'ombra di un compito segnato nelle ultime pagine.
Spettacolo, momentaneamente svampendosi, forse credendo di aiutare il compagno preso di mira, se ne esce con:
"Ma lui ne ha un altro."
"Un altro cosa?"
"Ha due diari..."
La Brava Crista fa chiamare Peste Romena e, al suo rientro, gli fa, secca: "Portami l'altro diario."
E così viene fuori che il bambino di porcellana fine, biondo chiaro, dalle orecchie a manico di tazzina, che io tanto mi sono coccolata l'anno scorso, tiene la doppia contabilità: da una parte un po' di compiti e i bei voti, dall'altra le note disciplinari e anche avvisi come quelli, da me dettati, a proposito del ricevimento settimanale dei genitori e delle riunioni a cui, da parte mia e dei colleghi, invitavo caldamente a partecipare allo scopo di fare il punto della (pessima) situazione della classe.
In questo secondo diario, la firma chiaramente è diversa che nel primo. E la cosa va avanti da settimane. La collega, straziata da tanto pelo sullo stomaco di un bambino di dodici anni, telefona al padre della Peste Romena, un modesto bracciante che, senza neanche togliersi i vestiti da lavoro, probabilmente dice due parole al datore di lavoro su un'emergenza e, praticamente mentre è ancora al telefono con la Brava Crista, si fionda a scuola.
E lì la cosa diventa ancora più trista perchè, vedendo il diario di cui non conosceva l'esistenza, riconosce la firma della moglie sotto i brutti voti e le note. A momenti si mettono a piangere sia lui che la Brava Crista.
Dopo un po', arrivo io, che il giovedì entro tardi. Mi viene fatta relazione dalla collega affranta e inferocita al tempo stesso.
Entro in classe e, senza neanche sedermi, butto fuori la Peste Romena con la storica frase: "Tu. Fuori. Levati dalla mia vista."
Poi, con un principio di ulcera emorragica nell'esofago, mi rivolgo agli altri:
"Chi altro sta facendo il furbo, qua dentro?"
Loro tentano un "Ma cosa? Ma in che senso?"
E io, quando ce vo' ce vo', ruggisco: "Finitela di prenderci per il culo!!! Voglio sapere quanti di voi hanno due diari!!!"
Ne spuntano altri due. L'Ingegnere, che ha un secondo diario ma, visibilmente, non ha iniziato ad usarlo. Mi limito a proibirgli di portarlo a scuola e a scrivergli un avviso per i genitori. E la Bionda Brutilde, che, tremando, mi dice che il suo secondo diario è a casa e becca quindi una nota preventiva.
Il resto della mattinata è un viavai dal vicepreside, un continuo incrociare colleghi allucinati perchè la notizia ha fatto il giro delle aule molto più in fretta del povero neutrino del CERN di gelminiana memoria, e tutti, in preda al panico, stanno facendo controlli sui diari dei propri alunni, convinti a ragione che l'idea geniale venuta a uno sia stata accolta e forse anche già messa in pratica da altri.
Nell'intervallo, la Peste Romena reclusa in classe sta studiando freneticamente Geografia, quando io abbasso su di lui i miei occhi color veleno e gli rivolgo la seconda frase della giornata: "Cosa fai."
"S-studio g-geografia."
"Perchè."
"Perchè f-forse dopo interroga."
"Mettila via. Dovevi studiarla a casa, non a scuola."
La mette via.
Più tardi incrocio la Bionda Svampita e gli ha dato quattro e mezzo. Lui esce da scuola all'una e mezza con gli occhi cerchiati di fucsia e un simpatico appuntamento con le manone di papà. Io rumino pensieri abominevoli su cinghiate e sganassoni, vado a casa e chiedo a mio marito cosa faremmo noi se venisse fuori che un figlio ci prende per il culo in modo così chiaro, poi nel cuore della notte mi rigiro nel letto terrorizzata all'idea che il mio folletto dalla pelle di porcellana scappi di casa, tenti il suicidio, arrivi a scuola con gli occhi come due prugne o un labbro gonfio. Non penso alla madre, perchè per la verità il particolare che la firma sul diario numero due fosse quella materna a me viene rivelato solo il giorno dopo. Ma è possibile che il labbro spaccato ce l'abbia avuto lei, alla fine, e forse se fossi un papà che si rompe la schiena tutto il giorno per i suoi due bambini e poi scopre cotanta congiura in famiglia le mani le avrei alzate anche io, e mica piano.
Invece il giorno dopo il bambino è ancora più bianco del solito e, a occhio e croce, si percepisce che deve aver saltato cena e forse anche colazione. E' il giorno in cui arriva la notizia della morte di A. e a scuola il clima è irrespirabile.
Nei giorni successivi, però, si verifica un fenomeno.
Quando ci incrociamo in sala prof io e uno o più tra gli altri professori della II C, preferibilmente la Bionda Svampita, la Brava Crista, il Grande Puffo o la Barbie di Inglese, alziamo tutti subito la voce lamentando che la classe sta letteralmente colando a picco.
Ma, siccome la carognata di Peste Romena ha sorpassato di parecchie leghe quello che ci si aspetta dai ragazzini delle medie, noi ci sentiamo autorizzati a ricambiare con moneta sonante ogni accenno di distrazione, svogliatezza, scarso impegno e strafottenza, e in pratica, al mattino presto, ci scambiamo le ultime news ("Ho trovato intere pagine di diario vuote anche a Puffetta, Terzo Fratello e Orsetto Marrone" "Ho interrogato cinque persone e non ho dato una sufficienza" etc etc) e poi, carichi come guerrieri all'assalto, ci scagliamo in seconda e ognuno di noi fa qualcosa di orrendo, riportando indietro scalpi o intere teste di alunni e sbattendoli sul tavolo della sala prof con violenza la mattina successiva.
Per esempio, io faccio i controlli a campione dei diari. E i primi giorni fioccano note didattiche sul registro a quelli che non hanno scritto tutto. Poi i compiti compaiono, perchè anche i ragazzi non sono scemi, ma compaiono con questa modalità (esempio tratto testualmente dal mio ultimo controllo, copiato su un foglio e mostrato ai colleghi come macabro trofeo):
compito di Storia assegnato dalla Bionda Svampita,
- sul diario dell'Ingegnere:
p. 20-21 n.22-23-24-25-26;
-sul diario di Spettacolo:
p. 14-21 + 36 per interrogazione;
-sul diario di Peste Romena:
p. 22 e 24 e 26 tutta da fare esercizi + p.36 leggere tutto e fare gli es di p 37;
-sul diario di Dolce Castoro:
22-24-26-27 + es p. 36 da leggere.
Sugli altri due diari che avevo ritirato non figurava alcun compito di Storia.
Ecco. Poi dice che i prof sono bastardi. Non nasciamo bastardi, ma vorrei vedere voi a non diventarci.
Ieri ho corretto Grammatica.
17 insufficienze su 22 compiti, ed era ripasso delle cose dell'anno scorso, rifatte in classe da pochissimo.
martedì 25 ottobre 2011
La vita e i suoi casi
Non contenta di deprimere i miei venticinque lettori con le storie, ahimè deprimenti e tragiche, dell'ultima dannatissima orribile schifosa settimana di scuola, devo ancora narrare di quel che verrà ricordato come "l'origine dell'ira" che piove ormai quotidianamente da me, dalla Barbie di Inglese, dalla Brava Crista e dalla Bionda Svampita sulla II C.Ma siccome è stata una settimana merdace, con tantissimo choc, tanto mal di pancia dalla rabbia, tanta tristezza e tanto dolore, parliamo d'altro.
Parliamo di quel fenomeno per cui, quando vado a fare un esame o una visita medica e devo far esaminare denti, occhi, vene del braccio, naso contuso, dito o ginocchio presumibilmente microfratturati, etc, becco dei medici di ambo i sessi di età variabile e di aspetto normale, mentre, quando devo fare i raggi o una visita cardiologica (in un memorabile caso un ecocardiogramma che, perchè voi lo sappiate, dura un casino di tempo), per un motivo che a me sfugge devo sempre spogliarmi dalla vita in su davanti a un bel ragazzo alto sui ventotto anni, il quale, va' a sapere perchè, è preferibilmente moro, con gli occhi scuri e i riccioli. Ma non è sempre lo stesso eh? Mi è successo sia a Genova che a Asti, e porca vacca, fossero stati decenti, gradevoli, mediamente piacenti: no, proprio buoni. Cos'è, quelli vecchi, bassi, stempiati, coi capelli color topo e la panza NON sono ammessi al corso per tecnici ospedalieri??? non esistono tecnici donna???
Va beh. Fatto sta che oggi è stata particolarmente imbarazzante perchè io dall'ospedale c'ero passata a prenotare gli esami, non a farli. Invece, dopo numerosi giri tra il banco informazioni e il centro prenotazioni, risulta che radiologia è aperta tutto il giorno e senza prenotare; al che io faccio un veloce controllo mentale delle mie condizioni: ascella vissuta? no, depilazione ascella? recente, e decido di scendere in reparto.
Il bonazzo di turno mi informa gentilmente che posso tenere la canottiera, ma devo levare ferri e ferretti.
E... indovinato.
Io, che di norma metto canottierine o top rosa confetto coi gelatini, o rosso tinta unita di cotone bello spesso, o insomma cose del genere, oggi con cos'ero uscita?
...col bustier.
(no, un attimo, solo con la parte di sopra, non con il reggicalze: lavoro in una scuola media, ehi)
Non avete idea di com'era LONTANO il macchinario dei raggi dalla porta dello spogliatoio.
Comunque, sempre per la serie tiriamoci su il morale, stasera sono a cena con marito, Movie Man, una sceneggiatrice e un attore-regista.
Lui.
Parliamo di quel fenomeno per cui, quando vado a fare un esame o una visita medica e devo far esaminare denti, occhi, vene del braccio, naso contuso, dito o ginocchio presumibilmente microfratturati, etc, becco dei medici di ambo i sessi di età variabile e di aspetto normale, mentre, quando devo fare i raggi o una visita cardiologica (in un memorabile caso un ecocardiogramma che, perchè voi lo sappiate, dura un casino di tempo), per un motivo che a me sfugge devo sempre spogliarmi dalla vita in su davanti a un bel ragazzo alto sui ventotto anni, il quale, va' a sapere perchè, è preferibilmente moro, con gli occhi scuri e i riccioli. Ma non è sempre lo stesso eh? Mi è successo sia a Genova che a Asti, e porca vacca, fossero stati decenti, gradevoli, mediamente piacenti: no, proprio buoni. Cos'è, quelli vecchi, bassi, stempiati, coi capelli color topo e la panza NON sono ammessi al corso per tecnici ospedalieri??? non esistono tecnici donna???
Va beh. Fatto sta che oggi è stata particolarmente imbarazzante perchè io dall'ospedale c'ero passata a prenotare gli esami, non a farli. Invece, dopo numerosi giri tra il banco informazioni e il centro prenotazioni, risulta che radiologia è aperta tutto il giorno e senza prenotare; al che io faccio un veloce controllo mentale delle mie condizioni: ascella vissuta? no, depilazione ascella? recente, e decido di scendere in reparto.
Il bonazzo di turno mi informa gentilmente che posso tenere la canottiera, ma devo levare ferri e ferretti.
E... indovinato.
Io, che di norma metto canottierine o top rosa confetto coi gelatini, o rosso tinta unita di cotone bello spesso, o insomma cose del genere, oggi con cos'ero uscita?
...col bustier.
(no, un attimo, solo con la parte di sopra, non con il reggicalze: lavoro in una scuola media, ehi)
Non avete idea di com'era LONTANO il macchinario dei raggi dalla porta dello spogliatoio.
Comunque, sempre per la serie tiriamoci su il morale, stasera sono a cena con marito, Movie Man, una sceneggiatrice e un attore-regista.
Lui.
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martedì 27 settembre 2011
Una donna non può
Non può SEMPRE E SOLO occuparsi di grane, casa e lavoro.
Non può.
Devo andare a fissare gli appuntamenti col dentista, e chiamare avvocato e commercialista, sì.
MA PRIMA passo dal centro commerciale e compro della biancheria nuova.
Siete avvisati. Chi si mette sulla mia strada può considerarsi ufficialmente morto.
Non può.
Devo andare a fissare gli appuntamenti col dentista, e chiamare avvocato e commercialista, sì.
MA PRIMA passo dal centro commerciale e compro della biancheria nuova.
Siete avvisati. Chi si mette sulla mia strada può considerarsi ufficialmente morto.
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