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mercoledì 8 novembre 2017

Quattro giorni presi a caso - Prima parte

Venerdì ore 08.30

Dovevo entrare alle 10,45 al lavoro ma sono entrata alle 08,15. Sono andata prima perchè doveva venire la zia – madre affidataria di Deboroh con la certificazione della neuropsichiatria infantile sull'handicap di Deboroh medesimo. Certificazione che la zia possiede da LUGLIO ma che arriva venerdì tre novembre, quando è un po' tardino per chiamare un insegnante di sostegno eh.
Zia cerca di dare buca.
Impeccabile si agita.
Io prendo telefono.
Zia alza culo di fronte al mio imperioso “sono entrata due ore e mezzo prima apposta per incontrarla signora”.
Zia arriva con cuginetta di Deboroh, duenne, sporca come un animale e completamente piena di croste di varicella. Bimba tocca ovunque, corre ovunque, tende le mani verso il barattolo delle caramelle della sala prof, prendo io una caramella per lei prima che lo scagli in terra, gliela do, la succhia e la SPUTA sul pavimento.
Il foglio della certificazione è incompleto, gli altri fogli cui fa riferimento zia non li ha portati, manca una visita all'ASL col medico competente, Impeccabile mentre zia porta via bimba zozza si agita, io la fulmino e scandisco: “ser-vi-zi”, lei si agita “eh magari sentiamo l'assistente sociale dopo che la zia ha portato Deboroh al controllo”, io la rifulmino e abbaio “no no PRIMA, e poi chiamiamo la NPI per segnalare che manca un pezzo, e poi richiamiamo la zia per verificare che ci vada, al controllo”.
Impeccabile annuisce, mortificata.
Bidella lava pavimento dove bimba zozza ha sputato caramella.
Io mi allontano saettando maledizioni.

Venerdì ore 12,00 circa

Quando posso recuperare?”
Mai, direi, visto che oggi era l'ultimo giorno.”
Ma prof...”
Non do spago.
Quantoso'bono non insiste. Sono ventisei, e venticinque di loro (anche Diddle, che è totalmente spastico e non parla) hanno portato, come da programma, il loro frammento di presentazione in Word, in .ppt, o in qualsivoglia altro formato, contribuendo almeno con un pezzettino alla megaricerca collettiva sul vulcanesimo. Lui ha dichiarato che non c'era, il suo pezzo, nella cartella organizzata dall'Impeccabile sul pc della classe.
Lo abbiamo cercato nelle altre cartelle, se per caso un trascina e incolla avesse scombinato i file. No eh, non c'è da nessuna parte. Boh. Quattro. Non faccio in tempo a mettere i voti sui diari, ma è chiaro che è un'insufficienza, a essere onesti sarebbe un due, ma poi è la prima volta che non sento ragioni e non accetto posticipi. Quattro può bastare.

Venerdì ore 14,40

Sono seduta in bagno a casa mia, sto facendo la seconda pipì della giornata. Il mio cellulare prende a squillare a raffica: sei chiamate di fila da un numero sconosciuto. Tra la quinta e la sesta chiedo di identificarsi. E' la mamma di Quantoso'bono che vuole capire come mai il figlio ha preso quattro, se la ricerca l'ha portata.
La informo via messaggio che i materiali non sono stati presentati dal suo bellissimo quanto rognosisssimo figlio. E suggerisco di parlarne lunedì (e che cazzo sono pur sempre le tre meno un quarto di venerdì, io sono a scuola ogni mattina e vari pomeriggi, anche fuori dal mio orario). Si scusa e specifica che i materiali erano sulla chiavetta. Quale chiavetta, rispondo io, in termini un po' più articolati. No chiavetta no party, il bel bambino si tiene il quattro.

Lunedì ore 07.45

L'Orsone, che in meno di un mese è diventato la mia non dolce ma perfida metà, mi sta caricando come al solito di caffeina senza rimorsi. Morirò di orrendi problemi circolatori, perchè ogni volta che mi vede andiamo a prendere un caffè, non so quanti ne assuma lui in un giorno, però è alto e pesa il doppio di me. Scrivendo ciò, formulo inevitabilmente un pensiero (a dire il vero con un senso di sollievo) su come mi sentirei se fosse il Magnifico che, ogni volta che mi vede, mi toglie praticamente di peso da quel che sto facendo per portarmi nello stanzino. Quasi al buio, tra l'altro, perchè è presto e piove. Ma io e l'Orsone nella semioscurità tramiamo meglio piani malefici, vendette trasversali, punizioni da manuale, trappole di morte.
Parentesi: ieri Missile Coreano (suona meglio di Testata Nucleare, e il concetto è lo stesso) mi ha accolto, mentre tornavo dal bagno, con due dita messe a croce davanti a sé, in stile “vade retro Satana”. Io l'ho guardato senza sorridere e gli ho detto “Missile, la mia oscura potenza non viene fermata da questi mezzucci, io entrerò ugualmente”. E' fuggito verso il suo banco.
Comunque, io e l'Orsone siamo lì che ci affiliamo le zanne per sbranare bambini, e arrivano Quantoso'bono e madre. Accolti sulla porta del tenebroso stanzino, con spiegazione mia su quanto accaduto venerdì, e aggiunta del collega: “Settimana scorsa ho dato delle domande di scienze, da fare scritte, è stato a braccia incrociate e ha consegnato in bianco”. Madre: “A.? Cos'hai da dire?”
Quantoso'bono abbassa le lunghe ciglia e tace. La chiavetta con la ricerca c'era, ok, la madre giura di avergliela messa lei personalmente nell'astuccio. “Però signora, se lui non lo dice...” “Certo, capisco...” “Perchè ti opponi così, A.?” Ciglia. Occhi lucidi. Mascella contratta. Silenzio.
Torchiato un po' il bello e inutile, senza risultato, io affermo che ora lui può andare, lui va, la mamma resta. Poi guardo l'Orsone, gli invio il messaggio subliminale “mo' je faccio er cucchiaio”, e entro secca:
Signora, scusi se chiedo, ma la ragazzina la vede ancora?”
La ragazzina è l'Orientale. Con la quale Quantoso'bono limonava furiosamente da mesi, quando l'abbiamo bocciata. E che si è trasferita in città.
Uh non me lo dica, no che non la vede più, li abbiamo allontanati, sa com'è, E. aveva preso dei brutti giri... Poi due o tre volte si è fatto accompagnare a Piccola Svizzera per vederla e lei non c'era nemmeno. Allora gli abbiamo detto di lasciarla perdere.”
Mmm e questo quando è successo?”
Da poco, due settimane fa.”
Ecco vede, non sarebbero fatti miei eh, però in effetti più o meno due settimane fa A. era talmente fuori che CAMMINAVA SUI SOFFITTI, invece di stare fermo nel banco.”
Madre annuisce, capendo benissimo cosa intendo. Collega assiste al mio goal assestato con precisione chirurgica e annuisce. Annuisco pure io e dico che magari proverò a parlare a Quantoso'bono.

...continua... 

domenica 1 novembre 2015

Would you please get the fuck out of my silence

Come disse mio cugino (e pensava di metterlo sullo stemma della sua casata nobiliare): "Voglio quietare, cazzo".

Traduco.

Ho ripreso chili, 3 e mezzo sui 4 e mezzo persi, e già questo sarebbe triste. Li ho ripresi in gonfiore in punti assurdi, tra l'altro. Le cosce le braccia etc. La vita no. Il collo sì. Con sopra la faccia che, invece, sembra patita.

Bene. Tutto questo sta per finire, lagne comprese, perché a) non me ne fregherebbe un cazzo di non essere repellente se non fosse che b) devo assolutamente farcela a essere gradevole agli occhi dell'Uomo e c) devo mettere in bolla la pressione arteriosa perché mi hanno trovato la pressione dell'occhio alta e d) devo anche fare un po' caso al discorso zuccheri caffè sale etc perché sto somatizzando di brutto e mi ammalo a nastro. Sono al terzo virus preso in un mese e ora anche basta.

Comunque era per dire che se mi guardo vedo un rottame, a parte per due dettagli, i capelli che oggettivamente sono belli e adesso ben tenuti grazie alle sapienti forbici della Princi, e gli occhi che sembrano più grandi e più verdi che mai, forse a causa del continuo processo di autolavaggio cui sono sottoposti.

Oltre a ciò, la legge non scritta che vige ormai da aprile è
costituita da tre comandamenti: i primi due sono "Donna, tu non vedrai gente", e "Donna, tu metterai la tuta ogni volta che puoi e cioè non quando vai a scuola, non quando esci col marito, non quando vai in giro per lavoro. Ma in tutto il resto del tempo sì". L'altro comandamento è "Donna, tu, salvo impegni di lavoro e uscite col marito, vedrai la luce del sole solo per andare a camminare (quindi in tuta), a yoga (quindi in tuta) o al mattino prestissimo e alla sera tardi nel weekend (quindi in tuta)".

Capite quindi il mio disagio quando, due volte la settimana, devo comparire sugli spalti della piscina comunale vestita come un essere umano di sesso femminile che torna dal lavoro. In pantaloni, perché io la gonna la metto quando non vado a lavorare.

Già, andare alla comunale rappresentava un problema l'anno scorso. Prendi una donna, trattala male, lascia che ti aspetti per ore, ma non mandarla ANCHE ad aspettare la figlia costringendola, per 45 minuti due volte la settimana, a vedere la corsia di agonistica degli adulti, Dio buono.

Quest'anno poi mio marito ha scelto l'atrio della piscina come luogo di tortura, dato che è lì, nei 15 minuti in cui aspettiamo la Princi mentre si asciuga, che mi spiattella cose, mi butta fuori frasi, mi sega le gambe con proposte.

La corsia agonistica della prima fascia oraria serale merita meno dell'anno scorso, grazie al cielo. In compenso, ho discusso al bar di Memole Follettodeifiori la presenza inquietante, nella seconda corsia nuoto libero, di due, a volte tre manzi, che fanno due vasche con stile sciolto, poi si piazzano statuariamente al bordo con braccia conserte, e passano dai 20 ai 30 minuti a mollo come antichi Romani alle terme, parlando fitto. Dalla faccia serissima si capisce inequivocabilmente che parlano dell'origine del mondo, che Dio la benedica, tutto il resto, come dicevano i colleghi di mia madre, non è che mistificazione.
Sono gradevoli da guardare, ma io più che altro li ho studiati perché mi faccio domande profonde. È evidente che non sono lì per il rimorchio. Altrimenti ciondolerebbero altrettanto statuariamente in palestra, a quell'ora. Lì ci sono pochissime persone, i corsi dei bimbi sono finiti, quindi niente nugolo di madri panterose (quelle si eclissano appena va via il Perfido Lucian, l'istruttore gnocco), non è un'ora da ragazze, ma da exatleti che si mantengono in forma e grosse signore che tentano di fare aquazumba sfidando il ridicolo. Non si guardano in giro, i manzi, parlano secco, deve essere un po' come quando io e la Frenci andavamo all'Ikea e ci stavamo tre ore senza comprare niente, solo per parlarci. È una cosa carina, si vede che sono amici, soprattutto due, il terzo ogni tanto nuota anche. E io mi chiedo quand'è che si fanno la fisicata, se lì non muovono muscolo. E mi chiedo perché non vanno a farsi un aperitivo, che costa quanto un ingresso in corsia nuoto libero, se tanto devono solo parlare.

Comunque. Una sera della settimana scorsa si verifica invece uno scenario del tutto diverso. Io poso la Princi ma invece di stare a vedere corro a fare la spesa e preparare cena, ché sono stata in giro tutto il santo giorno. L'Uomo non c'è (...). Ma è la settimana del nostro anniversario di matrimonio (...) e io ho dedicato 4 giorni a ristrutturarmi, pulizia viso depilazione fatta bene e anche nuovo taglio di capelli. Insomma, ricompaio in piscina per prendere la Princi che sono ancora vestita e truccata da lavoro e eccezionalmente ho la piega in perfetto ordine.
Entro correndo e sono già in preda ad un preoccupante giramento di testa, poiché appunto corro da ore, ma anche perché ho il cappotto e in piscina c'è il clima dell'isola di Giava.
Mi abbatto sulla balaustra e guardo se la Princi è ancora in vasca.
Oh.
Ah.
ECCO dove era finito il corso agonistica adulti come Dio comanda, santa Madonna. Questi non stanno a bordo vasca a parlare, no no.
Ma soprattutto. Ecco dove stanno quelli che alle parole preferiscono i fatti.
Il tempo di realizzare che la Princi non è in vasca e neanche a bordo vasca, quindi deve essere uscita da pochi secondi, e in quattro, in due corsie diverse, mi hanno radiografata bene. Addirittura colgo un labiale: "La conosci?" rivolto al miglior pezzo della corsia cinque, che dopo un "No", comunque, si volta di nuovo, forse per stabilire se è il caso di.
Bene, prendo nota. Corsie ad alto impatto ormonale solo dopo le 20,30, è gradito il cappottino sciancrato, astenersi perditempo. Infatti mi asterrò, da ora in poi.

Mi torna in mente una conversazione con SDMS di qualche settimana fa, sull'opportunità di considerare un corso universitario denso di venticinquenni.

Come se questo potesse risolvere qualcosa.

(Il video che segue me lo fece notare su Mtv anni fa l'Uomo, come del resto "My Immortal" del post precedente. Sconsiglio caldamente la visione a chi non ha in corso una relazione sentimentale più che felice. E anche a chi ce l'ha. Io allora ce l'avevo, e adesso é ancora peggio rivederlo.)











martedì 4 novembre 2014

La gente banalizza


Domenica scorsa la Tipa ha avuto uno di quei momenti stupendi, la gioia di ogni moglie figlia e madre, in cui pensi: “O li ammazzo tutti, o muoio io”. Non so se lei la metta esattamente in questi termini, ma di certo non ne poteva più.
Per pura combinazione ha incocciato una domenica in cui io ero rientrata prima dalle mie rogne genovesi.
Allora alla sera è spuntata da me e ce ne siamo andate a cena io e lei, in una strana situazione rovesciata: di solito lei è la madre di famiglia con tutto sotto controllo e io sono la nomade sciroccata sempre in tragedia per qualcosa, stavolta lei, pur sempre molto carina e ben tenuta, era struccata e con lo scazzo, io invece sono uscita con un bel sorriso sereno, lasciando due piccole teglie di pizza fatta in casa pronte da infornare e una famiglia più o meno ridotta alla normalità.

La conversazione, a tavola, mentre io cercavo la morte per agnolotto ai tre arrosti, ad un certo punto si è volta verso alcuni concetti interessanti, che vorrei qui condividere.

Prima di tutto (questo, per la verità, è uno sviluppo successivo che, nel mio foro interiore, ho dato ai discorsi, tramite attente riflessioni notturne) ci giunge dal cielo una consapevolezza.

Non sono io che ho la crisi degli anta.
Sono gli altri che non riescono ad adattarsi ad avere a che fare con una persona che, finalmente, sa chi è e cosa vuole. In crisi ci vanno loro, non io che all'improvviso, pur sul mio mare agitato, vedo l'orizzonte con chiarezza.
In crisi ci va mia madre che non sa più come ricattarmi. In crisi ci va mio marito che non sa più come maneggiare le mie sicurezze. In crisi ci vanno i colleghi che non possono più trattarmi come la più giovane.

Di pari passo con questa rivendicazione di raggiunta età della ragione e, soprattutto, della facoltà decisionale, con la Tipa abbiamo fatto un discorso.
Il discorso potrebbe essere argomento di una nutrita serie di brevi articoli, intitolata: “La gente banalizza”.

Benedetta la mia educazione stracattolica e repressiva, io milioni di volte mi sono ritrovata nelle condizioni di subordinazione in cui davo ragione agli altri e pensavo di essere io quella che doveva migliorare, o recuperare. Ma adesso guardo la mia vita e mi rendo conto che faccio molte cose, produco, combatto, e nessuno può permettersi di dirmi chi devo essere. Però vedo anche un'altra cosa. La maggior parte della gente non ti dice cosa devi fare perchè si sente superiore, perchè è cattiva o perchè ama esercitare potere. La maggior parte della gente, semplicemente, non capisce un cazzo. Vive ad un livello di profondità diverso e con un'assoluta incapacità di empatia nei confronti delle sensazioni e dei sentimenti altrui. Il che, pensandoci, deve essere come stare dieci mesi l'anno in vacanza in Polinesia francese. Palme, spiagge, bungalow col tetto di paglia e non un problema al mondo.

Posso portare esempi fino a cadere morta, e starei ancora scrivendo.


I medici

I medici che non si rendono conto che tu non sei un chirurgo. Ti chiedono di tenere fermo il cane mentre gli spremono del pus fuori da un occhio, e ridacchiano se svieni. Ti chiedono di stare ore in piedi schiacciato tra le barelle in una corsia di ospedale che puzza di vomito, piscio e medicinali, e poi si meravigliano se non mangi. Ti chiedono di indossare degli occhiali che ti fanno venire il capogiro e la nausea e di “fare un po' di sforzo” per abituarti, poi ti sgridano se non li porti. Ma belli miei. Se io devo uscire, guidare, portare mia figlia a scuola, controllare i quaderni dei ragazzi, tenere d'occhio venti persone contemporaneamente, scrivere al computer, a mano e alla lavagna, poi saltare in auto e correre per cento chilometri a fare mille cose in un'altra città, e poi ritornare su e magari fare dei lavori di casa che prevedono di piegarsi, non posso avere nausea fino a piangere, e capogiro fino a dover stare sdraiata ferma con gli occhi chiusi, tutto il giorno per un numero imprecisato di giorni. E il punto non è che io devo fare un po' di sforzo, è che tu devi darmi una strategia che mi corregga la vista gradualmente, senza rovinarmi la vita. Perchè la mia vita non ha la minima possibilità di fermarsi dieci giorni per la mia vista, e tu questa cosa, nell'essere il mio oculista, devi considerarla.

Quelli che ti danno un appuntamento

Guardi, io esco dal lavoro alle 13, 30, e sono fuori Asti. Non posso essere da Lei nel primo pomeriggio.”
Bene, allora possiamo vederci da me per le tre, okay?”
Ma brutto stronzo di un avvocato / notaio / immobiliarista / inquilino / specialista / operaio / impiegato. Se t'ho detto che alle 13,30 esco dal lavoro a cento chilometri da te, di giorno feriale, con i camion in autostrada, il traffico della città, etc etc, come cazzo pretendi che io sia lì alle tre? Lo sai che io non posso andarmene finchè non suona la campanella, non è che se ho un impegno esco un po' prima del solito, semplicemente interrompendo il lavoro e schiacciando il tasto “salva in bozze” sul computer? Lo sai che per essere a un appuntamento alle quattro a Genova io devo saltare pasto o mangiare in macchina, sulle ginocchia, perchè se passo da casa o entro in un locale dove devo aspettare non ce la faccio? E che l'autostrada, il meteo e il traffico non li governo io? E che per correre dietro a tutti voi bastardi, che pranzate sotto l'ufficio all'ora che volete, io da anni non posso permettermi di rimanere con la macchina in riparazione per un giorno, senza avere un attacco di panico e litigare con qualche membro della famiglia che non si rende conto della situazione?

I commentatori delle altrui vite sentimentali

Fase 1
Mi sono impelagata con un tipo. Più giovane, molto bello e che appena parla mi fa perdere completamente il controllo. Non so assolutamente cosa farci.”
Il sogno di ogni quarantenne!!! E chissà a letto com'è!!!”
Il sogno di chi??? Prenderti una sbandata mentre sei sposata con un uomo che ami? Incasinarti con una persona al di fuori del matrimonio, mentre hai una figlia adolescente che viene da una famiglia sfasciata? Ritrovarti con le responsabilità di una donna adulta e gli ormoni di una ventenne, a non dormire di notte perchè ti bolle il sangue, a non riuscire a concentrarti su niente di giorno perchè hai il cuore a pezzi???
Ma è una tragedia, non è un sogno!!! Ma dove cazzo vivete? A Centovetrine?

Fase 2
E così se n'è andato e io, è inutile che faccia finta di vergognarmi, sto malissimo.”
Ma va beh, tanto cosa t'aspettavi, al massimo era una bella scopata.”
Una bella scopata??? Cristo, come fai a non capire che io non sono mai stata il tipo da belle scopate e basta? E secondo te starei qui a demolirmi di incubi la notte, se si fosse trattato di 'una bella scopata'?
Comunque, ora che sai cosa vuoi, guarda che il mondo è pieno di begli uomini giovani e disponibili.”
E io che devo fare? Mettermi su un marciapiede e aspettare che uno di loro accosti e mi tiri su? Che cazzo significa? Che cosa risolve nel mio matrimonio, mettermi su piazza? Che cosa risolve nel mio stare male per non poter avere una persona, sostituirla con un'altra? Ma di che parliamo, di un paio di mocassini, di uno spazzolino da denti? Ma che cazzo di relazioni avete con gli altri esseri umani, voi?

Fase 3
E adesso che hai provato questa cosa, con tuo marito? Vi separate?”
Ho mai parlato di separarmi a causa di una sbandata? Ho mai detto 'oh che bello, Mister Bella Scopata (?!) mi ha dato le chiavi del portone, ora so che fuori c'è un vasto mondo di Begli Scopatori (?!) e non vedo l'ora di uscire da qui'?
Oh ma fatevi furbi. Esistono persone che, pur nella più nera tempesta, i punti di riferimento se li ricordano. Non è che farsi travolgere da un'emozione inaspettata possa formattare l'hard disk. E poi: potrei benissimo separarmi, senz'altro per motivi ben più gravi di una storia extraconiugale nemmeno portata fino in fondo, ma non è fisicamente possibile che qualcuno veramente creda che separarsi da un uomo (che, tra l'altro, continui ad amare anche quando va tutto malissimo) significhi “allora bene, domani alle 17 firmo la separazione consensuale, poi vado dall'estetista e ci vediamo alle sette per un aperitivo in centro, porta il tuo collega, quello carino”.

I commentatori dell'adozione / dell'affidamento

...no, questi ve li risparmio. Molti discorsi che ho sentito offenderebbero l'intelligenza di un organismo monocellulare. Poi per carità, quasi tutti sono animati dalle migliori intenzioni, quando parlano, e non è che sia un argomento banale, me ne rendo conto. E di recente, essendoci ormai dentro fino al collo, in realtà sentiamo sempre più spesso “come siete coraggiosi” come chiosa ultima della situazione. Che vorrei tanto sapere che significa, applicato alla vita quotidiana.Salvo poi trovare la coda in fondo allo scorpione, quando la Princi ci fa sputare sangue e gli altri commentano “beh ma del resto non è sul serio vostra figlia, voglio dire, non vi viene mai da chiedervi chi ve l'ha fatto fare?”.
Eh beh, grazie, ora che mi hai detto questa perla mi sento senz'altro sollevata. 

Morale. La gente è ingenua, nella migliore delle ipotesi, perchè parla di cose che non conosce. Stupida, in molte situazioni, perchè apre la bocca anche se non ha niente da dire. Cattiva, solo raramente.
Ma di certo un privilegio dei quarantenni è poter comunque perseverare per la propria strada, e anche, ormai, dire a chiunque: “Ehm, no guarda, qua tu non hai capito, adesso ti spiego una cosa.”
E l'altra sera, parlando di tali situazioni con la Tipa, mi sono accorta, ce ne fosse ancora stato bisogno, che io appartengo alla categoria di quei quarantenni che non solo perseverano, ma ti mettono anche di fronte alla necessità di capire che non tutti ragionano allo stesso modo.
Perchè, non pare, ma saperlo arricchisce, e molto. Non risolve un cazzo dei problemi che si hanno, ma permette di vedere molto più in profondità. E secondo me, anche quando la vita fa schifo, vale la pena guardarla. La propria, e quella degli altri.




domenica 6 aprile 2014

Tre giorni su cinque di una settimana qualunque - Capp. 1 e 2

Il martedì


Cap. 1

Del perchè a volte bisognerebbe aver dato retta a papà e studiato giurisprudenza*
 
*(sto scherzando. Neanche morta)

Vado a lavorare TRE ORE PRIMA dell'inizio del mio orario per mettermi in pari con i registri.
Quello elettronico mi si pianta dopo aver inserito META' dei voti della recitazione della poesia a memoria.
Quello cartaceo è solo un quadernone del supermercato, si sta già rompendo e devo ripararlo con lo scotch, nonché fare tutta l'impaginazione con biro e righello.
Mi girano i coglioni.

Cap. 2

Del perchè bisognerebbe allargare il proprio giro di frequentazioni anche a gente adulta che non usi assorbenti per quattro giorni al mese
 
Arriva il tipo che ci ha fatto fare il laboratorio di poesia, quello molto tantrico, che non è assolutamente in grado di dirmi se gli basteranno tre ore per raccontare il suo viaggio in India alla terza. Cioè nel senzo che non è tanto per un fatto, quanto per un discorzo de libbertà dai vincoli, no, di lentezza come visione della vita, cioè sai, tipo che dipende anche molto dalla sensazione a pelle del rimando del percepito da parte dei ragazzi, capito? Lov lov lov. Che tra l'altro per carità sei carino, molto alternativo e abbastanza magnetico, ma non abbracciarmi quando mi vieni a parlare a scuola, oh, che poi arriva la collega Troll e vole sapè se stavamo a fà 'e orge. 

Pausa pranzo.
Il tirocinante della collega di ginnastica, che mi posta via messaggio privato cose sullo sciamanesimo, l'abolizione della caccia alle balene e i guerrieri della luce, a mia richiesta di spiegare cosa sia il seminario di movimento arcaico di cui parla bene sulla sua pagina FB, mi tiene un'interessante spiegazione sui corsi di sessualità arcaica. Con estremo diletto della collega Dolcebionda, che frattanto ci sta portando a pranzo nella sua monovolume e se la ghigna. Io commento solo: “Oh vedi, ecco cosa avrei dovuto fare a ventitre anni. Ora, come dire, mi vedo un po' impegnata.” Lui ribatte: “Ma puoi benissimo frequentare in coppia con tuo marito”, e lì sono colta da ilarità convulsa. Muahahahahahahah, iscrivere l'Uomo alle lezioni di trombata primordiale, oddio, muoio, pietà. Quando entro nel bar sto ridendo così forte che si girano tutti.

Intervallo del pomeriggio.
Arriva Bel Ragazzo Pacato, il mio exalunno diciannovenne che fedelmente, dalla fine della terza media, mi viene a trovare due volte l'anno. La Dolcebionda, che non l'aveva mai visto, si scompensa abbastanza. Devo dire che, tra la statura e la corporatura imponenti, la barba lunga, il sorriso fotonico e tutto l'insieme, è piuttosto difficile ricordarsi di lui quando era un bambino con le guancine tonde e gli occhialini da intellettuale.
Il bel figliolo stavolta arriva puntualmente per la fine delle mie lezioni, aspetta che io recuperi la mia roba, io cazzeggio un po' chiacchierando con lui alla macchinetta del caffè, pensando che se ne vada nel giro di qualche minuto, e invece mi segue in sala prof, poi mi segue nel parcheggio, alla mia frase “beh magari adesso devi andare” risponde “no, ho tutto il tempo”, e ignora due tentativi di salutarlo perchè devo andare io.
Che poi io alla fine vado via pensando a) mannaggia perchè proprio uno così appariscente mi si deve affezionare tanto e b) madonna siamo stati cinquanta minuti a parlare sotto il naso di tutta la scuola e c) porca vacca ora che ci penso è venuto direttamente da me e non ha fatto neanche il gesto di salutare altri insegnanti. Roba che poi una si tira delle notevoli pippe mentali. E quando finisce di tirarsele e si ricompone, le resta il dubbio di aver dato la stura a maldicenze, pettegolezzi e/o libere invenzioni da parte delle bidelle (che già mi vedevano scappare con il tipo tantrico tutto vestito debbianco dei laboratori), delle colleghe (note vipere) e anche un po' del marito (che si sta innervosendo di tutti 'sti pranzi col tirocinante... ma questa è una precisa strategia per farlo un po' ingelosire: il risultato serale è ...arcaico.) 

Decido che non è colpa mia se era il primo di aprile e il tirocinante della bionda e il mio exalunno erano in vena di scherzare, né se faccio un mestiere in cui siamo praticamente solo donne e bambini e quindi non riesco a rapportarmi decentemente con i maschi adulti e in particolare con la fascia tra i venti e i trenta, sulla quale mi dichiaro francamente ignorante. Peraltro non è colpa mia nemmeno se si avvicina la crisi degli anta, che in fatto di seghe mentali è tipo una seconda adolescenza. E poi 'sticazzi, oh, io ero al mio posto in trincea, in jeans e camicetta come mio solito, non posso farci niente se a fuori arrivano pericolose incursioni, né se il mio fascino ligure spopola qua tra le colline nebbiose (tzè!).
[Ricordiamo del resto che io sono “la ragazza più bella della spiaggia”, vero Tipa? (Tranquilli, non sono impazzita, è solo una vecchissima battuta che può capire solo una persona. E la spiaggia in questione, in ogni caso, era un rettangolo di spiaggia libera di sei metri per tre, dove io e la Tipa eravamo le uniche due sopra i sette e sotto i sessanta. Il tipo cui gli esegeti del periodo tardoellenistico attribuiscono questa definizione, evidentemente, preferiva le brune)]

A seguire:

Del perchè bisognerebbe ricordarsi sempre che la vita è come la scaletta di un pollaio: corta e piena di merda

Del perchè a volte bisognerebbe piantare un pugno sul tavolo in consiglio di classe e far pesare gli anni di esperienza che, dopotutto, ormai sono dodici

...e altre amenità

giovedì 20 marzo 2014

Ora non esageriamo con il transfert

Che poi ti accorgi che il tuo ultimo post era un po' peso, con la malattia straziante del padre il richiamo pauroso alla malattia di un figlio il piccolo spavento per l'alunna svenuta e il grosso groppo in gola del rimando alla pagina della Pellona. Tipo che la povera Susibita, dopo aver letto, si sentiva una cacca perchè si era tolta di torno per tre ore e mezza la piccola Nina dopo una varicella e aveva provato sollievo (è noto che io non ho figli piccoli, ma posso, ve lo giuro, figurarmi che anche Madre Teresa, dopo aver sperimentato tre settimane di reclusione di un infante con bollicine pruriginose, diventi leggermente desiderosa di trovare qualcuno che le dia il cambio e tornarsene di corsa dai suoi lebbrosi!)

Comunque, quando "lanciate" con un sospiro di sollievo il sangue del vostro sangue all'asilo o altrove, lo fate perchè vi potete fidare. E sapete di potevi fidare perchè esistono figure di riferimento che non sono la mamma, per fortuna.

A questo proposito, vorrei elencarvi alcune domande che ho ascoltato ieri dopo aver parlato con la terza dell'orale d'esame.

Dylan McKay: "Prof, ma sa quando ci diceva che quello che ha fatto niente tutto l'anno i prof lo torturano di domande e gli altri della commissione intanto stanno zitti e non lo aiutano?"
E io: "Dylan, come mai ti interessa questo argomento?"

Olivia: "Prof, ma se per esempio io ho un professore che mi odia... cioè, la Compagna Collega mi ha detto che vado male e all'esame mi farà domande difficilissime?"
E io: "Perchè, Olivia, la Compagna Collega te lo dice a marzo? se fosse veramente intenzionata a trattarti male non pensi che starebbe zitta e poi ti farebbe delle carognate all'esame? perchè ti avvisa due mesi prima?"
Dylan, con tono di ovvietà: "Volpe, te lo dice adesso per spaventarti, così ti dai da fare, no?"

Atreiu: "Prof... potrebbe farmi da mamma?"

Euh, beh, dai, adesso. 


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(Voi lo sapete, direi, che quando questi andranno via, tra tre mesi, io resterò giorni e giorni senza mangiare e bere, a ululare di disperazione e solitudine alla luna, come un cazzo di coyote impazzito. Mi si porteranno via l'anima, questi.)




venerdì 20 settembre 2013

Teste di prof 2

Ma noi, teste di prof, non avevamo fatto i conti con l'oste.



Cioè, guarda un po', con il Ministero del Tesoro: quello che dovrebbe pagare tutta la procedura dell'autenticazione delle firme elettroniche dei docenti (e io questo l'avevo detto, che una password e una firma digitale sono due cose diverse).



E neanche con le segreterie che possono rifiutarsi di pagare le supplenze, finchè il registro elettronico di classe non è legale.



E neanche con il Garante della Privacy (che io, chissà perchè, continuo a visualizzare come una specie di ciclope con la clava, che fa la guardia a una caverna buia) che potrebbe impugnare la pubblicazione dei voti online.



E nemmeno con:

  • la Bestia Nera che sbaglia riga nella compilazione degli argomenti delle lezioni, finendo sulla mia ora, ma io non posso cancellare le cose scritte da lei
  • la Dolce Bionda, nuova collega di Educazione Fisica, che suggerisce di bloccare tutto fino a chiarimento delle suddette questioni legali
  • la Compagna Collega, che arriva sventolando Repubblica e strillando che non siamo in condizioni di applicare una cosa che costa una fucilata e in più è illegale
  • Castagna, che si allontana lasciando aperto il registro personale sul pc dell'aula informatica, poi, arrivando in palestra per consegnare il cartaceo alla collega Dolce Bionda, assiste alla spettacolare caduta di Winnie Pooh, che picchia la nuca sul pavimento, quindi: si dimentica che cosa stava facendo prima e: presiede ai soccorsi prestati al povero biondino, offre sostegno psicologico a Huck Finn che a momenti vomita per lo spavento, dopodichè: ascolta la lezione di primo soccorso tenuta dalla collega e infine: sorveglia a vista il ragazzino finchè non giunge la madre per prenderselo. Totale, 45 minuti con il registro della materia spalancato e alla portata di chiunque in aula computer. Lì, quantomeno, abbiamo verificato che la sessione a un certo punto scade e bisogna reimpostare la password.



In tutto questo, abbiamo anche fatto notare alla preside che se sui brogliacci di fotocopie rilegati in proprio che stiamo usando in questo momento come registri non c'è un timbro delle segreteria con la sua firma, forse possiamo anche scrivere gli assenti con la panna sopra una torta al cioccolato, le giustificazioni con la colla brillantinata su un kleenex e le note comportamentali con il dito sulla condensa delle finestre.

giovedì 27 giugno 2013

Ultimo giorno di esami

Scandalosi.

Non avevano preparato NEMMENO gli argomenti a loro scelta, quasi nessuno di loro, tranne un paio.

Se Dio vuole è finita. Abbiamo licenziato 18 studenti, una privatista, un progetto antidispersione, e buon peso anche A. ha finito i suoi esami, anche se non stiamo a dire come. Peraltro è stato promosso pure lui.

Io però sono incorreggibile.

Ho comprato l'agenda 2013/2014, ho praticamente fatto la composizione della mia prossima prima, deciso le prove d'ingresso per la III A che torna e previsto le future ore di compresenza.

Ma ora basta però eh. Domani ultimo giorno di riunioni, e al massimo mi concederò di giocare un pochino con il registro elettronico. Poi... tutto il resto (e quest'anno non è poco... no no).

E con questa immagine...




...auleintempesta va in vacanza! Ci rivediamo a settembre, credo che ci saranno dei cambiamenti...

mercoledì 22 agosto 2012

Miscellanea meteorologica al vetriolo

Non voglio assolutamente che mi si dica qual è la temperatura PERCEPITA. Voglio fare causa a tutti i giornali, le reti tv e i siti web che osano dirmi che cosa PERCEPISCO io del caldo bastardo che fa in questi giorni.
Cazzo, c'era gente tipo Berkeley, Kant, Hegel, se non ricordo male, che BASAVA la sua filosofia sul fatto che un conto è quello che E', un conto è COME noi lo percepiamo.

E comunque, senza andare a scomodare le teorie sulla mente di filosofi e scienziati: mettiamo nella stessa stanza mio marito che sta bene, mio cugino con la tonsillite e la febbre a trentotto, la sua amica gnocca con una ciucca epocale e me con le mestruazioni, più uno scozzese prelevato a Glasgow e un tizio qualsiasi appena rientrato dallo Yemen. Secondo voi potremmo mai PERCEPIRE la stessa temperatura esterna?
Giornalisti: mavafangùl.

Inoltre.

Mia zia oggi m'ha chiamato dall'Abruzzo e si è lamentata della "terribile" escursione termica nella località dove si trova: 32 di giorno, 15 di notte.
Ora sono le 01,22, ad Asti, e io sto sudando a gocce. A gocce grosse.
Zia: mavafangùl.

Ma soprattutto. Meteorologico si scrive meteorologico, non metereologico, però i miei alunni non ci credono mai, e come per le parole aeroporto e aeroplano devo portare loro davanti il dizionario, preferibilmente etimologico, per convincerli. E i nomi alle cose si danno se hanno senso. Lo diceva bene Rodari e lo dicevano bene anche Fazio e Saviano con le parole della loro più recente trasmissione. Ci sono nomi azzeccati, a volte, sui giornali, anche se ad un attento esame non sono esatti, veritieri al 100%, ma evocativi, metaforici o veri solo in parte: pensate a primavera araba, macelleria messicana, ground zero, e altri che sono entrati nella storia, a buon diritto, come lo sono i nomi delle personalità medievali: Carlo il Calvo, Filippo il Bello, Riccardo Cuor di Leone, o di certi eventi come la primavera di Praga, la Gloriosa rivoluzione, insomma ci siamo capiti.   


Invece adesso qualcuno mi spieghi che cazzo me ne fregava a me di sentir chiamare Scipione un'ondata di caldo. Che poi vorrei che quelli delle Iene facessero un sondaggio su quanti in Italia sanno oggi chi fosse Scipione, e anche esattamente cosa sia un anticiclone. Che poi era anche inesatto storicamente, avrebbe avuto più senso Annibale, Asdrubale. Ma poi abbiamo preso una piega, ma una piega. Forse proprio perchè la storia antica era troppo difficile, siamo andati a scomodare Dante. Ma povero, povero, povero Dante. Caronte.  Lucifero. A casa mia si scherzava e si continuava (perchè facciamo i prof, e i prof di lettere, gran brutta razza): Farfarello, Draghignazzo...

Ma hanno superato se stessi. Perchè adesso hanno dato il nome anche all'ondata di fresco, o meglio, al calare del caldo, che è previsto tra una settimana. E come l'hanno chiamata. Povera Italia. Povero Dante. Povera me, tutti gli insegnanti di lettere e tutti gli studenti. L'han chiamata Beatrice. E scommetto che il tristo coglione che ha fatto questa bella pensata si è anche sentito fico, colto, arguto, pieno di wit, quando ha aperto la bocca per dire questa minchiata. Gesù. Che senso di fallimento, che amarezza, che trauma culturale.

E comunque, pensateci un attimo. Capisco dare il nome all'uragano, che in fondo viene una volta ogni tanto e sembra pure animato da vita propria come un essere vivente. Ma è un'americanata come solo gli americani. Scritto volutamente con la minuscola.
Se però ci mettiamo a dare i nomi ai fenomeni meteorologici come il caldo e il freddo entriamo in un tunnel di delirio senza ritorno. Allora voglio chiamare singolarmente con nomi di persona anche: ogni nebbia, ogni foschia, ogni brinata, ogni galaverna, ogni alito di vento, ogni ramata d'acqua, ogni nevicata, ogni botta d'umido... E perchè non ci mettiamo anche a battezzare ogni ciclo mestruale coi nomi, che so, delle regine di Spagna?
Queste cose mi fanno incazzare quasi quanti quelli che usano incautamente in mia presenza l'espressione "riforma Gelmini". Che è un falso storico peggio dei protocolli di Sion.
Mezze calzette di tutta Italia, in particolare quelle che non hanno continuato gli studi ma ci tengono a far vedere di essere persone di cultura: mavafangùl. Lo sapete cosa siete? CARNE DA CEPU.

(Se ve lo state chiedendo, no, non è la dieta. Ho solo molto caldo.)














giovedì 12 aprile 2012

L'ultima parola

1)
Interrogazione a tappeto di geografia.
Domanda a Winnie Pooh.
Winnie Pooh annaspa un attimo e mi guarda come a dire: "ma questa non è una domanda come le altre che hai fatto finora". Il resto della classe rumoreggia, e io: "Lasciatelo pensare, lo sapete che io a Winnie voglio un sacco bene e gli faccio solo domande difficilissime."
Ci sorridiamo con affetto genuino. Poi risponde giusto.
A mensa, più tardi, mentre passo lungo il tavolo, gira il suo faccino tondo da orsetto coccoloso verso di me e fa, trionfante: "Ma io la sapevo, la risposta alla domanda difficilissima!"
"Sì che la sapevi."
"Eheheh! Sono più intelligente di lei!"
"Questo può anche darsi. Ma io, per adesso, ho studiato più di te."
Castagna - Winnie Pooh 1-1.

2)
"Malinconelfo! Siediti bene!!!"
Faccetta finto colpevole, in realtà strafottentissima. E' la diciassettesima volta che lo richiamo perchè si gira e si dondola.
"Malinconelfo, senti."
Altra faccetta istrionica, ora finto attenta, in realtà beffarda.
"Possiamo trovare un modo di comunicare in cui io non ti chiamo col cognome, che suona così bene per sgridare qualcuno..."
Faccetta finto afflitta, in realtà i compagni si scompisciano dal ridere.
"... ma ti chiamo C., e smetto di tirarti ordini secchi tipo al mio cane, 'fermo!', 'seduto!' 'basta!', ma ti parlo, come a una persona..."
Tenta un'altra faccetta.
"... e tu invece di farmi facce, smorfie e versi mi parli, come a una persona?"
Nessuna faccetta. Annuisce.
Castagna - Malinconelfo 1-1.

3)
Atreiu è in crisi nera a casa, e a scuola piange, si arrabbia, si lamenta e va in paranoia per qualsiasi cosa. Oggi, a tavola, muovendosi nel suo solito modo nervoso, si sbatte una manata sull'apparecchio fisso che ha da poco e si taglia una fetta di pelle dal dito con una delle placchette metalliche. Esce una microgoccia di sangue e lui passa il resto del pasto a sottopormi a intervalli il ditino spellato, come un bambino di tre anni che ti fa vedere un'inesistente bua per avere il famoso "bacino passa tutto". Dato che, a forza di spremersi il dito, si è fatto uscire un'ulteriore piccolissima emorragia, gli dico che non può stare a tavola sanguinando e lo mando dalla bidella a farsi mettere un cerottino. Torna e afferma che il cerotto gli dà fastidio. Poi rientriamo in classe e dobbiamo fare il tema. Si agita e si lamenta finchè gli chiedo cosa c'è. Mi fa vedere il dito fasciato e dice con aria tragicamente oltraggiata: "E come faccio a scrivere?"
Un pezzetto di me gli girerebbe un ceffone. Un altro pezzo di me lo prenderebbe in giro. Per fortuna prevale l'altro pezzo, quello con il sopracciglio sinistro alzato, che dice senza scomporsi: "Guarda, se c'è gente che fa le Olimpiadi senza le gambe, tu puoi fare un tema con un cerotto sul dito."
Lasciato completamente in mutande a metà del suo capriccio, perde il controllo della mandibola, che gli cade, e anche la favella. Non lo sento più per tutto il resto del tema.
Castagna - Atreiu 1-0.

mercoledì 11 aprile 2012

Professori

Fare il professore o la professoressa autorizza ad essere eccentrici almeno su qualcosa.
Io passerò senz'altro alla storia, nella memoria di alunni, genitori e colleghi, per la devastazione che regna nella mia macchina, dove libri, compiti, vestiti, materassini da yoga, scarpe, sacchetti vari e oggetti misteriosi si mescolano allegramente sui sedili (e sotto). Passano gli anni e temo che non si possa più dire che questa è la mia sola forma di eccentricità, ma è senz'altro un aspetto non trascurabile.

Mio marito è un professore di lettere come me e NON POSSIEDE PENNE ROSSE.

Cioè, non è che non le usa.
Non ce le ha.

Le uniche penne rosse che usa sono mie. E voi direte va bene, anche il letto in cui dormiamo l'ho pagato io, l'importante è che io non dorma sul pavimento. Invece con le penne la scena è una di queste due:

1)
"Mi dai una biro rossa?"
"No!"
"Ma come faccio, devo correggere!"
"Anch'io!"
"Ma ne hai quattro!"
"Questa non scrive, una te l'ho prestata l'altroieri, e una la sto usando io."
"E allora prendo l'altra, dai."
"Ma quella che ti ho dato l'altroieri?"
"Non so, sarà in macchina."
Prende la biro. Non la rivedrò mai più.

2)
"Uomo. Tieni."
"Uh, grazie!"
"Queste sono dieci. E sono TUTTE TUE. Io ne ho comprate altre dieci e SONO ESCLUSIVAMENTE PER ME."
Settimana dopo: "Mi dai una penna rossa?"
"MMMMMMRRRRRAAAAAGGGGGRRRRRRRRRHHH!!!"

Le penne rosse di mio marito sono in macchina. Nel cassettino della macchina. Ce ne sono decine.
Tranne che quando io salgo in macchina con la precisa intenzione di ficcare la mano nel cassettino, estrarre una dozzina di penne rosse e mettermele in borsa. Le ha addestrate a correre a nascondersi nella valigetta, nel bagagliaio, tra il recipiente dell'acqua per i vetri e quello dell'olio dei freni.

Ieri sera correggevamo tutti e due, ma alle dieci e mezza io sono crollata. Lui è rimasto in salotto a correggere temi con una biro (indovinate di chi era). Prima di andarmene, consapevole che al risveglio mi sarei ritrovata metà della pila di compiti di grammatica da finire, ho nascosto la biro rossa che stavo usando io con tanta cura che stamattina non la trovavo più.

lunedì 2 aprile 2012

auleintempesta featuring quando ti cadono le braccia

Penso che il neretto parli chiaro senza che io commenti.

L'unico lato buono è che questa merda era sul sito news di Yahoo, non su un giornale.

Me l’ha detto la maestra” è sempre stata la frase tipica dello studente delle scuole di ogni ordine e grado, perché la professione dell’insegnante è da sempre caratterizzata da una prevalente presenza femminile. Le motivazioni storiche sono varie e vanno ricondotte schematicamente alla maggiore predisposizione delle donne a prendersi cura dei bambini e degli adolescenti, e al loro desiderio/necessità di un mestiere che non impieghi l’intera giornata, per poter occuparsi della propria famiglia, nel tempo rimanente.

Tuttavia se le società cambiano e mostrano modelli sempre più variegati di distribuzione dei carichi di lavoro e delle responsabilità, tra uomini e donne (basti notare che ricopre il ruolo di Ministro del lavoro, Segretario del maggior sindacato nazionale e Presidente di Confindustria, in Italia, a tutt’oggi) la percentuale di personale docente di sesso maschile rimane ridotta e, anzi, in certe aree, in via di diminuzione. È possibile calcolare, per esempio, che un bambino che faccia il suo ingresso nella scuola elementare oggi, abbia il 4,6 per cento delle le probabilità di avere un maestro. Il tutto deriva dalla scarsa partecipazione maschile ai corsi di laurea in Scienze della Formazione (ex Magistero) che è costantemente calata nell'ultimo decennio, fino a toccare, nel 2009, la quota del 12 per cento (dati Almalaurea).

Il rischio è che le nuove generazioni siano allevate da donne dalla culla all’università, con risvolti negativi sul fronte della necessaria “variabilità” di cui gli esseri umani “in formazione” necessitano, come dimostrano tutti gli studi del settore. L’area meno colpita è quella dell’insegnamento post diploma, forse perché garantisce maggiori rendite economiche e si coniuga con posizioni di maggior potere, che è sempre stata storicamente appannaggio degli uomini.

Ma nella scuola primaria (per non parlare della materna) l'estinzione del maestro maschio è quasi completa mentre nelle medie e in alcune materie al liceo è prossima. Difficile immaginare una controtendenza, con i dati sulle iscrizioni universitarie a disposizione. “La deriva è irreversibile” sostiene il prof. Duccio Demetrio “perché si tratta di professioni che subiscono un calo progressivo di prestigio sociale.”

martedì 13 marzo 2012

Hastiwood... mah...



Non per dire ma ieri sera a Cartoomics, il festival organizzato dal Conte a Milano, ci è stato detto di nuovo che è possibile avere ospite Alessandro Gassman, e addirittura Gabriele Salvatores. Che son quelle notizie che l'Uomo ti butta lì e ti stoppano anche un attimo la valvola aortica, cioè, intendo Salvatores, non Gassman, quello me la accelera.
Pare che entrambi siano in stretto contatto con il Conte, e persone immensamente disponibili, e che l'ospitalità genoves-astigiana di cui il Conte è grande estimatore sia perfetta, soprattutto per Salvatores. Che dicono sia uno di grande compagnia, e alla fine dopocena prende la chitarra e si finisce tutti a cantare.

Solo che qua, gente, poi in ultima analisi Claudio Santamaria non è mica arrivato* e, questa settimana, sì che venerdì apriamo in prima visione con "Magnifica presenza" e Andrea sabato viene, ma mi pare che, arrivati a martedì, lo sapremmo già se venissero la Puccini, Beppe Fiorello o Iddio Onnipotente in persona a benedire con la loro presenza il nostro cinemino di provincia. Temo quindi che anche stavolta non se ne faccia nulla.

[*In realtà è un bene. NON POTREI andare a cena con Santamaria, sarebbe come se a tredici anni mi avessero detto "oggi all'una a prenderti fuori dalla scuola viene Tom Cruise".]



Quindi, qua, lo sapete come andrà poi a finire. Mi convincerò che sono tutti dei quaquaraquà, mio marito in testa, continuerò nella mia pessima abitudine di trattare Filippo Mazzarella, alias il Conte, che è un critico cinematografico temutissimo, come un amico di vecchia data**, e smetterò di credere all'esistenza di Babbo Natale, e anche a quella di Richard Gere.

[** Mia confessione spontanea verso l'una di notte alla festa privata di fine premiazione, 4 dicembre 2011, locanda del Blago: "Ahhh Filippo, Filippo. Che poi, io ho capito solo il secondo giorno chi sei realmente tu, e ormai erano 48 ore che facevo la cazzara con te; se avessi avuto idea di stare parlando con Filippo Mazzarella sarei stata molto in soggezione, ma ormai è tardi per smettere di fare la cazzara..."]

E una sera, dopo aver fatto mille giri per lavoro spesa famiglia etc, mi presenterò di striscio in teatro, lasciando la macchina in piazza con le quattro frecce e il cane sul sedile posteriore, giusto per dare un bacino al Conte che, ormai, è di casa, senza essermi cambiata nè aver posato la borsa della scuola. E quella sarà la sera in cui il Conte si sarà portato dietro Alessandro Gassman che era a Milano di passaggio, e io non mi riprenderò mai più.

venerdì 9 dicembre 2011

Te lo dò io l'anello debole

Posto che la pagina de ilsussidiario.net è la stessa, incautamente intitolata Educazione, da cui ho tratto la perla di articolo sul vestirsi bene o meno dei docenti.

Posto che se un sito si chiama ilsussidiario.net già a me viene da pensare che lo tengano delle maestre, e non degli esperti di educazione e didattica di tutti gli ordini di scuola.

Posto che sono di un umore di peste in questo periodo.

Poste tutte queste premesse, ora commento punto per punto le affermazioni di questo Marco Gioannini della Fondazione Agnelli.

Fondazione Agnelli:
Gli studenti italiani nel passaggio elementari-medie rallentano molto più degli altri la loro velocità di apprendimento. È un calo fra i più intensi e preoccupanti del mondo. La spiegazione non può essere una sola; è complessa, e noi abbiamo tentato di esplorarne le cause. Dico subito che la responsabilità non è degli adolescenti italiani, che sono simili ai loro coetanei stranieri per capacità, fragilità, aspirazioni.


Castagna: Ma certo che la responsabilità non è dei ragazzi. Se le maestre danno nove a un alunno che fa sette errori di ortografia in una frase, in quinta, e poi io faccio un dettato in prima media e gli dò tre, non è l'apprendimento che cala, è il metodo di valutazione che è diventato realistico. Non succede quando i ragazzi arrivano da scuole le cui maestre, famose per essere "severissime, cattive, iene", li torchiano di dettati. Dicasi lo stesso per la matematica: ormai arrivano senza sapere le tabelline. Dicasi lo stesso per storia e geografia: se fino a dieci anni a scuola giocano a ricostruire il castello medievale coi Lego, o colorano le figure del libro di geografia, non avranno la stessa facilità di studiare una pagina di storia di quelli che hanno imparato a mettere insieme causa ed effetto. Noi ci troviamo regolarmente davanti un terzo della classe che non è in grado di spiegare un percorso "vai dalla chiesa alla farmacia" sulla piantina stilizzata di un paese. Poi però dobbiamo spiegare la deriva dei continenti e la tettonica a zolle (e i libri non aiutano: è un argomento da terza, ma ora "lo accennano" in prima, creando confusione nelle teste delle creature).
Il problema, e lo so che sono antipatica e classista, ma lo penso davvero e da anni, è questo: una volta le maestre facevano le magistrali e il tirocinio, arrivavano in classe a diciannove anni e si rimboccavano le maniche. I professori erano laureati e le maestre no, e bene o male questo si sentiva: le elementari si facevano con coraggio e umiltà un mazzo così e alle medie si poteva entrare a fare lezione con una classe di ventisette senza dover insegnare prima di tutto a stare seduti. Ora le maestre sono laureate in Scienze della Formazione e invece di prendere l'abaco e i gettoncini colorati e insegnare a contare fanno il percorso pedagogico-motivazionale di avvicinamento psicocognitivo alla matematica attraverso il gioco e il disegno. Che, almeno a descriverlo così, sembra una roba più adatta alla scuola materna. Poi non gli puoi andare più a dire niente: le vecchie sono esperte e ti mandano giustamente a fare in culo, le giovani sono laureate e quindi pari livello con te ma con una specializzazione diversa dalla tua, quindi sei tu l'ignorante e ti mandano giustamente a fare in culo.


Fondazione Agnelli: La scuola media è oggi una scuola senza missione. Quella che aveva, l’ha tradita: doveva essere scuola per tutti e al tempo stesso di qualità.

Castagna: signor Gioannini, ma che cazzo sta dicendo? E' esattamente quello che cerchiamo di fare!!!

Ma aspettate, perchè dopo dice una perla favolosa:

Fondazione Agnelli: Cosa non ha funzionato nella riforma della scuola media unica, introdotta nel ’62?

Quella riforma va collocata nel suo contesto storico. Parliamo di un periodo in cui il primo problema in Italia era ancora quello di alfabetizzare quanta più gente possibile, e la scuola media unica nacque per far coseguire la licenza al maggior numero di 14enni, elevando il livello dell’istruzione elementare. Il problema era di «quantità» e la scuola media riuscì a compiere questa missione abbastanza in fretta, perché la scolarità raggiunse il 100 per cento già negli anni settanta. Però nel frattempo il mondo cambiava e passare un certo numero di anni sui banchi per conseguire un titolo non bastò più; diventava molto più importante ciò che si impara realmente. È la nozione di successo scolastico.


La scuola media è riuscita a fare la prima cosa, ma non la seconda: non garantisce più a tutti gli allievi le stesse opportunità di successo scolastico. E non lo fa perché finisce per fare emergere nei risultati scolastici i divari di origine socioculturale: quello che conta, in altre parole, è la famiglia da cui si proviene. Quanto più questa è istruita, tanto più sono buoni i risultati degli alunni.

È un gap che non si colma più?

Lo dicono gli studi internazionali: dappertutto, in tutti gli ordini di scuola, piaccia o meno, l’origine socioculturale continua a contare moltissimo nei risultati scolastici; però ci sono Paesi in cui queste distanze sono contenute e vengono accorciate, nella nostra media invece esplodono in modo sensibile.

Le cause?

Sono di natura strutturale. Innanzitutto un passaggio troppo brusco elementari-medie: si passa da una scuola empatica, dove il lavoro coinvolge realmente tutti, e dove chi insegna usa talvolta metodologie didattiche innovative e personalizzate, a una scuola fatta sullo stesso modello delle superiori: il docente entra in classe, fa la sua lezione, esce. Stop. E la scuola finisce lì


Ma attenzione, sotto dice addirittura:

Non mi addentro nel problema della lezione frontale: molti docenti sono bravissimi in questo, il punto però è che nella scuola media di oggi gli insegnanti non sanno fare altro. Magari sanno che esistono altre metodologie, talvolta anche più efficaci, ma non le sanno usare perché nessuno li ha mai messi in condizione di farlo.

Castagna: questa del professore che entra spiega e esce non la voglio neanche commentare.
Se penso a cosa ho fatto in questi dieci anni per motivare delle classi a lavorare con impegno e per coinvolgere i meno collaborativi, signor Gioannini, le dò una testata. Peraltro non si può pensare che dalle medie escano senza essere in grado di reggere ANCHE un'ora di lezione frontale, altrimenti alle superiori poi come fanno?
Sul classismo non lo so. A me pare che si lavori per dare a tutti delle buone opportunità. Ma non potrei dire cosa succede in tutte le scuole italiane. Invece sul fatto di fare lezione gelidamente frontale, senza empatia, sono sicura che non parlo solo della mia scuola e dei miei colleghi.


Fondazione Agnelli: I nuovi docenti devono essere assunti con modalità che li rendono dei professionisti di questo livello scolastico: non solo devono conoscere la loro materia, ma avere anche la «cassetta degli attrezzi» pedagogica e didattica per insegnare a persone di 11-13 anni, un’età che non assomiglia a nessun’altra. Dobbiamo evitare di avere docenti parcheggiati nelle medie in attesa di finire al liceo.

Castagna: Pensando ad alcuni colleghi che usano le medie come un trampolino di lancio per fare carriera, in effetti, rabbrividisco.
Può darsi che questa sia una buona idea, ma bisogna vedere come viene declinata nella pratica. Io sono una docente da liceo che ha scelto di restare nella media, proprio perchè si è posta di fronte la scelta tra soddisfazione personale e utilità sociale. Quelli come me SERVONO alle medie, proprio perchè pensano da insegnanti di liceo e capiscono che in tre anni devono mettere i ragazzi, che liceali non sono e forse non saranno mai, in grado di poter anche scegliere di andarci, al liceo, e di sopravviverci. Ma se intendiamo preparare un docente per la fascia 11-13 anni nel senso di far fare anche a quelli del mio ordine di scuola i giochini motivazionali invece delle materie, io resterò con la vecchia guardia, diventerò "severissima, cattiva, iena" e i miei alunni continueranno ad andare alle superiori con la preparazione tradizionale, poi mi verrete a dire chi passa l'anno, tra i miei e quelli degli altri.


Fondazione Agnelli: Il tempo scuola?

Occorre dilatarlo. È il contrario di quello che si è fatto finora: noi crediamo molto nella scuola del pomeriggio, il che non vuol dire essere sempre a lezione, ma fare lezione, approfondimenti, recupero, musica, teatro, sport, eccetera.


Castagna: Su questo sono d'accordo. Anche perchè fuori gli stimoli spesso sono pochi, ripetitivi e non di rado anche negativi. Meglio un corso collaterale alla scuola, che sia di musica, di teatro, di cucina o sportivo, non importa. Comunque sarà più socializzante e più motivante che stare in piazza a ciondolare o da soli davanti al computer.
Qui anzi ne approfitto per contestare quel che dice labiondaprof di concerto con Gioannini, di cui a sua volta commenta l'articolo:


Le materie sono troppe: undici. L’origine del “peccato” sta nella nascita della scuola media unica, che ha unificato la scuola “media” che preparava alle superiori e la scuola di “avviamento” al lavoro. Quindi si sono accorpate le materie umanistiche scientifiche e linguistiche e le varie materie “pratiche” o laboratoriali: musica, ed. tecnica, disegno e storia dell’arte. In più l’ora di religione. Troppe materie. Secondo molti esperti, basterebbero le ore di italiano storia geografia matematica scienze una lingua straniera (fatta bene) e poco altro. Modestamente sono d’accordo…

Castagna: Ma no. Le materie sono tante perchè è giusto poter capire, in questa fascia d'età, per cosa un ragazzo è tagliato. Se aboliamo tecnica, arte o musica, perdiamo delle informazioni importantissime sulle reali capacità, talvolta sui talenti, dei nostri alunni... e effettivamente facciamo perdere loro l'elasticità mentale di collegare gli argomenti e le discipline, secondo un modello americano per cui se io mi specializzo in una cosa tutte le altre per me non esistono. Per differenziare gli interessi e i curricula ci sono invece le superiori.

Pronti via, dibattito aperto.

giovedì 24 novembre 2011

Io mi domando

Ci sono persone che io non capisco.
Fondamentalmente perchè sono stupide, così stupide che io non ci arrivo.

Siamo in consiglio di classe, e in I A io ho Italiano e Geografia, la Bestia Nera ha Storia.

Celhoduro porta alla collega Barbie Ipocondriaca una bevanda dalla macchinetta. Siccome la collega è ipocondriaca, e in particolare soffre d'ulcera, non avvicina le sue barbiesche labbra al bicchierino senza prima aver chiesto sospettosa: "Ma è solo ginseng, vero, non caffè e ginseng?"
E qualcuno esclama: "Abbiamo il ginseng nella macchinetta? Che lusso!"
Celhoduro fa: "Sì che ce l'abbiamo, e sapete perchè? E' venuto quello delle macchinette e ha visto che siete tutti così vecchi che ha pensato di ringalluzzirvi un po'."
Risata generale, commenti sparsi su quanto siamo anziani grigi e decadenti tra tutti, io unendomi al coro: "Eh, cadiamo a pezzi..."
Abbaiare della Bestia Nera, che fino a un attimo prima se la rideva con gli altri: "Cosa, cadiamo a pezzi??? Ma per piacere!!! Qua già tocca a noi vecchi lavorare per i giovani!!!"
Io capisco che le è partito uno dei suoi soliti emboli e, tanto per evitare che abbia l'ultima parola, sempre con tono giocoso, dico: "Beh, ora, non mi pare che siamo a questo punto..."

La Bestia Nera è fissata che lei lavora tantissimo e gli altri, soprattutto io e l'Inflessibile che siamo le giovani (l'Inflessibile ha passato i quaranta), un cazzo. Ora, nessuno nega che lei lavori, a parte il fatto che ha l'appalto eterno e indiscusso di praticamente TUTTE le funzioni obiettivo PAGATE, quindi si faccia pure il mazzo, prego. Ma da lì a dire che io e l'Inflessibile battiamo la fiacca...

Poi c'è questa tematica delle vecchie e le giovani. Lei, il Troll e la Bionda Svampita si autodefiniscono "la vecchia guardia" e una volta, presenti sia io che l'Inflessibile, se ne sono uscite asserendo che quando c'era solo la vecchia guardia si lavorava benissimo. Peccato che non risulta a nessuno che adesso si lavori male, in compenso

- la Bestia Nera mi ha fottuto le programmazioni di Latino, pur vantandosi di fare da sempre Latino tutti gli anni e a tutta la classe, mentre io e le altre (evidentemente ignoranti con alunni subnormali, paragonati ai suoi fenomeni, che tra l'altro, chissà come mai, sono noti per essere sempre, tutti gli anni, i più strafottenti e maleducati della scuola) facciamo dei corsi a gruppi solo quando abbiamo le terze;
- il Troll ha fottuto all'Inflessibile i titoli dei temi (una raccolta intera)e la Bestia Nera altri materiali senza nemmeno chiederle il permesso, semplicemente fotocopiandoseli e via;
- quelli che malauguratamente passano dalla Bionda Svampita o dal Troll a me di Storia prendono delle facciate terribili, perchè la prima insegna quattro cazzate in croce, la seconda interroga col libro sotto e fa rifare le prove andate male, mentre io apro dei mazzi cubitali (e infatti i miei exalunni alle superiori fanno bella figura soprattutto su Storia).

Mah.

Si parla, poi, dei bambini e il Gigante, al computer, prende qualche appunto: sul rendimento, principalmente.
Su uno, non saprei su quale, diciamo "mah da me ha sette", "da me sette e mezzo", da me otto", "da me va bene". E lui: "quindi cosa metto?" Io e un'altra collega: "ma, bene, più che sufficiente, sufficiente abbondante".
La Bestia Nera: "ma con me ha quattro, quindi no, metti sufficiente".
Io: "no, scusa, se qui ha sette, qui sette e mezzo, qui otto, è più che sufficiente. Ma ha quattro sempre, con te?"
Lei: "Ma no, beh, in questo compito. Dici che può essere un incidente?"
Io: "Potrebbe. Diamogli tempo fino alla prossima volta."
Lei non sembra in disaccordo, cosa scriva il Gigante io non lo so, rimaniamo così. Non mi pare una roba conflittuale, solo una precisazione, in fondo non è mica uno scrutinio.

Andiamo avanti sulle varie situazioni, sembra tutto normale. Lei interviene poco, su alcuni non dice niente.

Poi nel marasma tra la discussione su un alunno e quella su un altro la sento che dice alla preside e al vice, con il solito sorriso beffardo sulla faccia: "Io in questo consiglio di classe faccio la comparsa!"

Eh. Anche perchè se tu su questa classe hai tre ore, la collega di matematica ne ha nove e io ne ho dodici, sì, forse qui non detti legge.

E allora?
Ciò ti crea problemi?

giovedì 13 ottobre 2011

No scusa... cos'hai detto???

Ho capito male? Ditemi che ho capito male.

L'altra sera ero a Genova (i soliti affari di famigghia, che poi invece sono stati spostati a un altro giorno, così l'unica cosa concreta che ho prodotto, a parte stare un po' coi miei, è stata compilare il censimento a tutta la famiglia) e mi sono fermata a cena a casa mia, dove la televisione ancora funge (qui in Piemonte se non hai il decoder o Sky non vedi niente).
Devo dire che ho visto un tg di Rai Tre che valeva la pena vedere, per una volta: governo battuto grazie a membri del PdL che non si presentano in aula, decreto intercettazioni mandato a ramengo, corte dei conti che boccia il condono fiscale, indignados di Boston che manifestano a Wall Street chiedendo che i ricchi paghino e i poveri sopravvivano.
Uno quasi quasi potrebbe anche credere che tra qualche giorno si avvereranno dei sogni, di quelli grossi, per il Paese.

Poi mi salta all'orecchio un'ulteriore notizia.
Ditemi che ho capito male, perchè ero in cucina a fare il soffritto di porri per una pasta, e ho mancato qualche informazione fondamentale, perchè quel che ho capito io è stato questo:
sono usciti i risultati riveduti e corretti dell'anno scolastico delle scuole superiori. In pratica hanno detto ADESSO ad alunni che hanno concluso un anno e che addirittura hanno dato l'esame di stato a luglio se sono stati promossi.

Ditemi che ho capito male. Ditemi che sono uscite le statistiche su promossi e bocciati, non LE PROMOZIONI E LE BOCCIATURE. A ottobre.

Vi chiarisco che ho un nebuloso ricordo di quel che è successo a giugno, causa serissimi problemi di salute di mio padre e conseguente stop lavorativo senza precedenti nella mia esistenza: in pratica non sapevo nemmeno quel che succedeva nella mia scuola media, figuriamoci se potevo preoccuparmi delle altrui scuole superiori. Però ho la certezza che questo ministero è riuscito a comunicare tre giorni prima della fine della scuola che sì, all'esame di terza media c'era la prova scritta obbligatoria di francese (quella che da due anni era facoltativa) e mi sembra di ricordare che la terza prova della maturità fosse sbagliata e quindi oggetto di contestazione.

Non lo so, guardate che io in questi ultimi mesi ho vissuto in un TUNNEL (ahahahah) e che mi sono persa molte cose, da giugno ho letto il giornale con calma solo al mare e in montagna, quindi per un totale di venti giorni, perchè in città ero troppo presa, e davo solo una scorsa veloce alle news su ANSA.it. E da quando ho ripreso a lavorare sono troppo impegnata a star dietro all'orticello mio, anche perchè in questo 2010/2011 ho mandato via per la prima volta una terza senza aver finito il programma e scontentissima dei risultati miei e loro, e quando sono tornata a lavorare a settembre le orecchie mi sono state abbastanza tirate. Diciamo che sono un po' una sorvegliata speciale, e il mio compito di quest'anno è farmi perdonare i numerosissimi giorni dell'anno scorso in cui ero poco presente con la testa al mio lavoro.

Ma questo ministro e i suoi scherani hanno fatto tanto e tale danno alla scuola italiana, e si propongono al pubblico esterrefatto di studenti e insegnanti con una tale tracotante mancanza di pudore, che lì per lì la notizia che i risultati sono usciti il 12 ottobre mi è sembrata realistica.

Se mi confermate che è vera, avrei una domanda: dove CAZZO sono finiti i genitori? Gli iscritti alle scuole italiane sono TUTTI ORFANI???

lunedì 3 ottobre 2011

Come zuccherare una donna acida, o delle risposte date ad minchiam e degli amici gigioni

Ho avuto dolori così acuti ai denti, questa settimana, che per interagire con gli esseri umani avevo solo due modalità:
1) la pazienza di Giobbe e la voce bassa (con gli alunni e i colleghi)
2) l'urlo isterico LASCIAMISTTTTTAAAAAAAAREEEEEEEEEHHHHH STOOMMMMMAAAALLEEEEEEEEHHHH! (col marito)

Va da sè che non potevo frequentare nessuno al di fuori della gente sul lavoro e del marito (il quale, anche se mi sono profusa in scuse, credo aspetti il momento più opportuno per farmela pagare con gli interessi).

Poi mi sono un po' ripresa, ma tra i farmaci, che mi hanno intossicato il cervello, e il nervosismo, per aver passato un'intera settimana a trascinarmi dolorosamente e a vedere medici e farmacisti, sono quarantott'ore che dò risposte al vetriolo. E a volte semplicemente tronco un argomento con una cazzata perchè non ho voglia di rispondere. Poi magari sono tutti cazzi miei.

Tipo l'altro giorno in chat col Pagliaccio:
"Come sarebbe ti sei bruciata il commercialista bravo? Cosa gli hai fatto?"
E io, non mi chiedete perchè: "Ho tentato di sedurlo."
Pochi istanti dopo, il Pagliaccio: "E ti ha respinto? E' gay."

La cosa preoccupante non è che io svalvoli dicendo cose senza senso. E nemmeno che il Pagliaccio gigioneggi. Sono undici anni che gigioneggia con me, a periodi, tra una e l'altra delle sue relazioni con figure femminili inquietanti che farebbero sembrare la marchesa di Merteuil, la Contessa Du Barry e Erszebet Bathòry delle simpatiche Winx. Non chiedetemi come facciamo a essere ancora amici.

E' che normalmente io, quando il Pagliaccio gigioneggia con me, gli stronco le ginocchia ridendogli in faccia, o addirittura mi incazzo e, nei periodi difficili della storia con l'Uomo, ogni tanto l'ho anche accusato di provarci sapendo che io ero in un brutto momento, e gli ho levato il saluto (peraltro da anni ormai solo telefonico e via internet) per mesi.

E stavolta invece, porella, ero così fiaccata dalle giornate di sofferenza appena trascorse che questa scontatissima battuta gli è valsa un "sei un tesoro" che pagherò, anche questo con gli interessi, non appena lui in un momento di particolare crisi verrà preso dalla malsanissima tentazione di dirmi un'altra volta che, tra tante donne che ha incontrato nella sua sfortunata vita sentimentale, eccetera eccetera.

Però sono dell'idea che certi uomini dovrebbero segnarsi le frasi ad effetto dell'amico gigione della moglie e tenersele lì, che magari a una, dopo una settimana di miserie, le riequilibrano il pH, e di certo abbassare il tasso di acidità di una donna conviene più al marito che all'amico gigione che la sente solo per telefono ogni tanto. Il quale, però, misteriosamente, a sua volta, con la compagna non ci azzecca manco a morire.

sabato 24 settembre 2011

Il seguito della storia

Ve l'ho detto che 'sta settimana era un incubo...
Comunque vi devo il resoconto di com'è andata a finire l'altro giorno.

1. La denuncia sociale

La professoressa si trasforma in un'idra a sette teste (non nove, perchè abbiamo otto classi e in una ero appunto appena entrata) e, lanciando i lunghi colli a serpeggiare per i corridoi, infila una testa per ogni classe, andando a dire a tutti cos'è successo e chiedendo al grande eroe che reagisce al controllo antiscopiazzatura con le intimidazioni di stampo mafioso di farsi riconoscere, prima che la cosa passi in mano al vicepreside e diventi un problema di tutta la scuola. Orrore dei colleghi, che vedono, come del resto vedo io, in questo gesto un segnale pessimo.

2. La bella sorpresa: la preside collusa

All'intervallo non è ancora venuto nessuno a cercarmi. Io ho fatto lezione in I A dopo aver dissuaso le creature dal compiere indagini, fare ipotesi strampalate e cercare indizi.
Mi si avvicina la preside:
"Non è saltato fuori il responsabile?"
"Non ancora. Ma se non scopriamo chi è cosa facciamo? Voglio dire... non possiamo mica lasciarla passare così!"
"Eh però è un po' un problema, ci sono ragazzi che arrivano magari coi genitori alle otto meno uno, e loro non possono essere stati, per cui..."

Non ci credo. Non ci credo. Sta dicendo che se non si autodenuncia nessuno questa cosa passa in cavalleria?

La fulmino con gli occhi, stringo le labbra e non dico niente. Almeno si fosse sbattuta a farlo lei, il giro per le classi. Per fortuna che il Gigante deve aver provveduto a rincarare la mia dose. Comunque alle dieci passate, mentre io mastico amaro in sala professori, non si è ancora visto nessuno.

3. La dura lex

Poi compare una faccetta nordafricana visibilmente tesa. Mai visto nè conosciuto. Si autoaccusa. E' un alunno di terza dell'Inflessibile.
Mentalmente inneggio all'Inflessibile e ai rigidi standard morali che cerca di instillare nelle sue classi.
Gli comunico a) che non capisco cosa sperasse di ottenere b) che ha fatto bene a autodenunciarsi c) che devo dargli una nota sul registro. Gli si riempiono gli occhi di lacrime, passa chiaramente sul suo viso il pensiero: "ma come, io mi costituisco e tu mi punisci?"
Ho alternative? No. E infatti glielo spiego.
La nota gliela mette l'Inflessibile, da me controfirmata, dopo che lo ha tenuto in corridoio un quarto d'ora a cercare di farsi spiegare i motivi di un gesto del genere.

4. La frecciata

Passo la mattinata in sala prof, ci sono mille cose da fare, poi quando viene la preside le dico che abbiamo trovato il responsabile, abbiamo applicato la sanzione, e aggiungo: "Naturalmente mi sono complimentata con lui per essersi preso le sue responsabilità e HO FATTO FINTA che in caso contrario avremmo preso provvedimenti su tutta la scuola."
Ride, bella stella.

5. La riflessione

Dopo un'intensa oretta di scambi tra gruppetti di colleghi, tra colleghi e preside, etc, la sala prof si svuota, e restiamo io e la Compagna Collega.
Io: "Posso dire una cosa che deve restare in questa stanza? Io come insegnante ho ancora molto da imparare, ma ho già chiarissimo come NON mi comporterei se fossi una dirigente."
La collega ride, mi stringe una spalla, e va via.

6. La consolazione

Almeno, così, c'è stata, il giorno dopo, la possibilità di parlare con la II C dei valori importanti nella vita, del mondo dei furbi, del tentativo fatto da genitori e professori di educarli a qualcosa di meglio dello schifo che attualmente ci circonda.

7. Nota bene

Lunedì mattina rifaccio il giro delle classi nella mia mezz'ora di sorveglianza. La testardaggine a casa mia è considerata una dote.

mercoledì 14 settembre 2011

Inizio d'anno e madri allucinate

Mi rifaccio a questo post del Benzina perchè voi dovete capire che io e l'Inflessibile siamo colte da senso di fitness settembrino e due volte la settimana andiamo al campo sportivo.

Dove io cerco di buttare giù massa grassa e l'Infle di aggiungere massa muscolare. Perchè la cara vecchia Inflessibile, dopo aver finalmente svezzato i due pargoli, ora si dedica a se stessa e, essendo parecchio prussiana, siccome il medico le ha detto di fare esercizio per la schiena, adesso fa esercizio quattro volte la settimana. Tipo che io le telefono alle solite cinque e mezza sei, orario in cui lei da che mondo è mondo corregge verifiche o prepara dettati, e il figlio (l'Intrattabile) mi dice "no la mamma è in palestra" o "no la mamma è in piscina". e il mercoledì e il venerdì invece non le telefono perchè è al campo con me.

Beh, oggi cominciavano i corsi di nuoto, di atletica etc dei bambini, e intorno al campo sportivo e alla piscina comunale la situazione traffico era tale da suscitare da parte mia le seguenti esclamazioni, sbraitate al volante come una povera pazza che parla da sola:
"Cazzo... ma non fateli, cazzo, 'sti figli! E se li fate, cazzo, non iscriveteli ai corsi di nuoto! e se li iscrivete, cazzo, fateceli andare da soli! e se ce li accompagnate, cazzo, accompagnateli a piedi! e se li accompagnate in macchina, cazzo, lasciateli all'imbocco della strada! e se li accompagnate lì davanti, CAZZOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! ALMENO NON COMPRATEVI UN SUV E NON INFILATELO CONTROMANO NELLA STRADA!!!!!!!!!"

Le madri, a questa stagione, tra la prima settimana di scuola e l'inizio di tutte le attività pomeridiane, perdono il lume della ragione. Giuro che in sei mi hanno quasi preso in pieno sbucando contromano dai punti più impensati di un parcheggio stretto e con il senso di marcia ben indicato per terra, E TUTTE E SEI STAVANO GUARDANDO DAVANTI A SE', CIOE' LA MIA MACCHINA, CON SGUARDO COMPLETAMENTE VUOTO.

L'invasione degli zombie.

lunedì 12 settembre 2011

Eccoci al completo ...o no?

E così stamattina ore sette e venti sono - in anticipo ridicolo - davanti alla scuola, dove conosco una bimba che sembra (non esagero) la figlia di Giovanna Mezzogiorno (devo pensare a un soprannome per una bambina così bella) e un maschietto piccolo e nero: Calimero, evidentemente. I miei primi nuovi alunni.

Mezz'ora più tardi si è riunito anche il resto della nuova I A (tranne Piccolo Gangster, oggi assente, di cui dovrò parlare diffusamente) e porto in classe una ventina di pulcini abbastanza spaventati.

Nelle successive due ore, per fortuna, non devo asciugare lacrime (anche se ne vedo luccicare alcune) nè reggere fronti (l'anno scorso era andata molto peggio, quanto a emotività della prima settimana) ma solo spiegare con calma le regole della scuola, dettare l'orario, far fare il giro panoramico dell'edificio e rispondere a qualche circostanziata domanda.

Je tombe amoureuse (o I fall in love, in italiano non c'è niente che renda l'idea del cadere a precipizio dentro una cotta) immediatamente di un fanciullino che, si vede subito, mi darà del filo da torcere ma anche un mondo di soddisfazione. Per dire, è quello più sereno nell'intevenire, più egoriferito, più interattivo, tempo tre ore è già stato in segreteria, dalla vicaria, da me di nuovo, etc, per questioni di diario e buoni mensa e lo conoscono già tutti; ed è anche quello che per allungarmi un libro di grammatica ribalta lo zaino e passa dieci minuti inginocchiato per terra, a raccattare tutto quel che ha sparpagliato. Io lo guardo e penso: ecco, questa scena l'ho già vista, ho già capito, questo è uno di quelli fatti su misura per me. Lo chiameremo Atreiu, perchè ha i capelli lunghi e i lineamenti fini e ricorda un po' il ragazzino della Storia infinita.

Il Gigante si fa vedere un momento per fotografare i bambini; poi torna con la stampata delle foto per metterci i nomi; poi torna con il foglio ordinato con foto e nomi stampate al computer. Poi torna la quarta volta, ma stavolta con il collo teso tipo uno che ha appena ingoiato una scolopendra.
"Ahem... una novità per voi, così, fresca di oggi."
E da dietro la sua imponente persona spuntano, precisi uguali a due cuccioli dall'aria impaurita, due bambini, un maschio e una femmina, di pelle olivastra e occhi scurissimi: fratellini provenienti dal Marocco.
Cominceranno domani. Pare che siano in Italia da tre anni. Lei ha il sostegno. Non è chiaro per cosa.

Più tardi io incontro la preside e le faccio, amichevolmente: "Oh... non è che per caso mi devi dire qualcosa???"
Lei ride. Perchè ha culo che io sono una che a) non se la prende b) non si spaventa di un po' di lavoro in più e c) non rifiuterà mai un alunno straniero. Se faceva 'sto scherzo a un altro coordinatore, col piffero che rideva.

Comunque. Tutto bene per stamattina. Domani tre ore. E vediamo.