“Mia figlia ha appena iniziato le superiori e la professoressa di Psicologia, alla prima lezione, ha assegnato un compito, quello di portare ciascuno alcuni oggetti che lo rappresentino, che abbiano significato per lui.”
La terza:
“Che bello prof, lo facciamo anche noi?”
“Aspettate un attimo. Allora, mia figlia ovviamente viene a casa tutta contenta, sceglie gli oggetti, e il peluche, e la sua foto da piccola, e gli orecchini che le ho regalato per il compleanno, e il biglietto del concerto di Giorgia... Ma, quando è arrivata a scuola, solo lei e la sua compagna di banco avevano fatto il compito. Gli altri non avevano portato niente.”
Al che, discutiamo dei motivi per cui una classe si rifiuti in massa di fare un compito sicuramente non pesante e anche carino. Poi assegno io un lavoro: “Immedesimatevi in uno di questi ragazzi che non aveva voglia di fare il compito, e scrivetemi un testo di quindici venti righe per spiegare cosa pensasse.”
Un attimo di pausa.
“E gli oggetti quando li portiamo?”
“Eh? Ma io non vi ho chiesto di farlo.”
“Ma noi li portiamo lo stesso.”
Così
l'altra mattina entro in classe e sul banco di Giudiziosa c'è seduto un
coniglio di peluche bianco e rosa.
“Cosa
ci fa lì quel coniglio? Aaah, gli oggetti personali?”Detto fatto, da sotto i banchi saltano fuori libri, joystick, iPod, cartoline, matite, diari, pupazzi, due canne da pesca (due canne da pesca? Sì: il Pagliuzza e Svacco passano le domeniche sul torrentello, zitti e buoni ad aspettare le carpe. “Ma posso fare una domanda? Avete le cuffie nelle orecchie, mentre aspettate che abbocchino?” “No.” “Cioè state fermi su un sasso in silenzio?” “Sì.” “Non ce la faccio a immaginarvi.”)
Giudiziosa ha portato, tra le altre cose, un mestolo di legno consumato dall'uso.
“Io ho la passione della cucina, prof, da quando avevo cinque anni.”
La
mattina dopo, arrivo e sempre lei mi chiede molto educatamente:
“Le
va bene se verso la fine dell'ora ci prendiamo cinque minuti per mangiare una torta?”“Certo, di chi è il compleanno?”
“Di nessuno. Ma veramente le torte sono due, abbiamo fatto una gara io e Scatto.”
“Ah, e come mai?”
“Così, perchè ieri le ho parlato della mia passione per la cucina, e ho deciso di portarle una torta da assaggiare, poi ci siamo sentiti su Whatsapp con Scatto e ha detto che ne faceva una anche lui.”
Morale, mi sbafo due ottimi quadratini di soffice torta da colazione fatta in casa, una tutta al cioccolato e l'altra mezzo e mezzo.
Stamattina
invece arrivo alla prima ora e mi sento dire:
“Prof,
vuol fare colazione adesso o più tardi?”“Torta di nuovo?”
“TRE torte, prof!”
“Ma oggi festeggiamo qualcosa?”
“No!!!”
Così
è nato lo scompleanno.
Oggi
Giudiziosa si è schierata con la torta di carote, Frecciolina con la
crostata alla crema di limone, e Scatto con un'altra torta morbida,
ma stavolta nell'impasto c'era la Nutella, ed era una cosa da
ululato.
La
collega di sostegno, la Pianista, che è tornata da noi con un
pancino di pochi mesi, titubava. “No è che il medico ha detto che sto prendendo troppo peso...”
La Pianista pesa, da incinta, due terzi di me. Ma nessuno forza una donna in gravidanza a mangiare. Poi però siamo lì che ci lecchiamo i baffi con tanto entusiasmo che la vediamo tentata:
“Tu dici che è tutto cotto e che posso fidarmi?”
“Ma sì, guarda, non so come si fa la crema di limone, ma le altre due sicuramente in forno ci sono state tutte intere, poi è roba fatta in casa, non penso sia pericolosa...”
Si lancia vogliosa sulla torta di carote e poi, con aria appagata, ci si beve sopra il tè della macchinetta, mentre io con un caffè tento malamente di mandare giù la botta di calorie che ho preso assaggiando tutti e tre i capolavori.
Fuori pioviggina e fa caldo: invece che in cattedra, adesso me ne starei volentieri su un divanetto, coi calzerotti ai piedi, la pancia piena di roba buona e una vaga sonnolenza, a chiacchierare con questa misteriosa, affascinante nuova classe.
Peraltro
non posso farlo: sono la coordinatrice e ho delle responsabilità. Vi
anticipo solo che la Bottadicoca è passata da “Sono una bella
classe, ma vanno svegliati un po', motivati, accolti, sono spenti, dobbiamo scuoterli!” a “Non
gliene frega niente! Io spiego e questi mi guardano con aria di
sufficienza! Sanno tutto loro, si credono furbi, sono MALEDUCATI!
Sgamo, Svacco, Scatto e Svampo sono indecenti! Sgamo guarda che è
uno che se lo fermano i carabinieri va dentro per oltraggio a
pubblico ufficiale, è strafottente, mi tratta come una sua pari, a quello gli va bene se non finisce in carcere
minorile!!!” e altro rumore indistinto a volume altissimo, con
gesticolazioni scomposte e anatemi, piaghe della Bibbia, predizioni
di sventura e minacce di devastazione.
Oh:
voi non potete capire quanto gongolavo io, con la pancia piena di
torta deliziosa, dopo tre ore di lezione che non mi erano pesate per
niente, una e mezza delle quali passata a spiegare l'evoluzionismo,
partendo, sulla LIM, da una lezione universitaria in inglese che ho
ascoltato sabato su Internet e gli ho riportato paro paro oggi
traducendogliene dei pezzi interi. E quelli ci stavano eh. Poi ho dato cinque note per compito non svolto, per carità. E non mi faccio illusioni: domani devo iniziare a interrogare di Geografia e so già che troverò degli abissi insondabili di impreparazione in alcuni. Però stamattina, prima di abbuffarci di torta, discutevamo di scoperte sul genoma umano pubblicate nel 2010 sulla base dello studio di una falange fossilizzata trovata in una grotta della Russia orientale: mica pizza e fichi, noialtri, i maleducati.
Comunque, quando s'è depositato il polverone sollevato dalla Bottadicoca in piena crisi professionale, ho chiamato da parte Sgamo. Sgamo, lo avete già capito, è l'amore a prima vista di quest'anno, nonché la mia missione nella vita dei prossimi nove mesi. E' uno di quelli che alla seconda lezione mi fanno sentire l'imperativo categorico di portarli dal "non c'ho sbatti di studiare" a un sudato e stragodutissimo nove di Storia.
Oggi non gli ho detto che ho questo obiettivo, e nemmeno che è molto intelligente (lo sa) ma dovrebbe applicarsi (lo sa) o che non deve comportarsi da genio irrequieto con me e da stronzo annoiato con la Bottadicoca (sa anche questo): gli ho spaccato gelidamente un mazzo così sul fatto che i MIEI alunni si DISTINGUONO per la buona educazione e che io NON VOGLIO PIU' SENTIRE discorsi su suoi comportamenti meno che corretti. Ho detto che ho chiarito alla collega, dato che è nuova, che da noi è prassi comune convocare serenamente i genitori alla prima esigenza di parlare, senza bisogno di avvisare il Consiglio di Classe o il dirigente, e che quindi non ci saremmo fatti scrupolo. Ho visto qualcosa nella sua espressione e non era paura, né inquietudine. Datemi retta, poi vi dirò se ho indovinato, ma ormai di esperienza ne ho un po' e quel che è passato nei suoi occhi per una frazione di secondo era: "lasci perdere, non serve a un cazzo". Vedremo poi se significa "a loro non frega niente di me", oppure altro. Comunque non ha fiatato, e quando è uscito dalla sala professori ho distintamente sentito un "grazie".
Non credo di aver vinto alcuna guerra con questo giovane personaggio, magari solo la prima piccola battaglia. Ma comunque quando sono arrivata a casa ero gasata e, lo so sono una brutta persona e una grandissima stronza presuntuosa, ma a voi lo posso dire, vedere la Bottadicoca incazzarsi, in mezzo ai suoi cestini di muffin alla Wisteria Lane, mi aveva messo di un umore spaziale.
Penso che con questa classe festeggeremo molti altri scompleanni.