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martedì 6 ottobre 2020

Quelle belle giornate tipo spremiagrumi che mi sono mancate tanto

Ventotto settembre 

Ore 14.27, aula professori di Scuola Vintage. 

Faina entra con un mezzo sospiro e, per una volta, non si dirige sparato verso uno dei colleghi per dare indicazioni /fare domande / controllare che sia stato fatto tutto quello che aveva chiesto, piroettando per i vasti e luminosi corridoi e sparandosi da un angolo all'altro del grande edificio settecentesco. Guarda invece, con sguardo stranamente calmo, il tavolo a cui sono sedute la Rossa e Castagna, poi sposta gli occhi sulla macchinetta del caffè. 

Castagna (sapendo già la risposta): -S.? Sei riuscito ad andare a mangiare?

Faina: - No. E come facevo, che ne abbiamo uno in aula Covid ancora adesso?

Castagna: - Ma! ti posso prendere qualcosa?

 Faina: - No, ma ho pranzato eh. Questo - (accenna con gli occhi alla macchina del caffè).

Infila cinquanta centesimi nella macchinetta. Poi abbassa gli occhi sull'orologio. 

- Tre minuti.

Castagna lo guarda, e, per la dodicesima volta negli ultimi sette giorni, le si scolpisce in mente la frase: 'quest'uomo è straordinario'.

Cioè, Castagna per gli ultimi quattordici anni ha lavorato per il Gigante, e il Gigante è un'istituzione, rispettato, indiscusso e imponente come uno dei presidentoni effigiati sul Mount Rushmore. Ma questo quarantenne piccolino, che gioca a calcetto con l'Uomo, che a seconda di come lo guardi e della faccia che sta facendo è bruttino o molto dolce, ha l'incredibile talento di ricordarsi assolutamente tutto di tutto e tutti, e gestire dalle sei alle dieci cose contemporaneamente, in uno stato di perenne concitata mobilitazione, parlando alla velocità della luce e sfrecciando come una faina nel bosco. Poi all'improvviso, come la stessa faina, si immobilizza per un secondo e al suo sguardo d'acciaio si sostituisce un musino di una tenerezza disarmante, mentre ammette di essere a) terrorizzato, b) stanchissimo, c) sollevatissimo dal fatto che qualcun altro abbia risolto un problema o se la sia cavata senza di lui. Assolutamente adorabile. 

Castagna lo ha tempestato di migliaia di domande negli ultimi ventotto giorni (e sono sempre un terzo della quantità imbarazzante di domande che, nel frattempo, faceva all'Orsone, di persona o via whatsapp in qualunque orario del giorno o della notte o giorno della settimana, tanto con l'Orsone si fa così da quando ha lavorato a Scuolina Rosa). E si è perdutamente innamorata della sua passione per il suo mestiere e della sua gestione delle cose, già da questa tarda primavera, quando si sono telefonati per scambiarsi un po' di impressioni su come fosse andata nelle rispettive scuole con la fottutissima didattica online. Quel giorno ha scritto all'Orsone "ho capito, adesso, perchè vuoi lavorare per lui", e l'Orsone, come sempre senza farsi spiegare un cazzo, ha risposto imperturbabile "hai visto".

Comunque, oggi, alla Castagna si è piantata in mente quell'immagine del vicepreside Faina che si prende uno e mezzo di quei tre minuti per tracannare un caffè, mentre non smette neanche per un nanosecondo di tenere il mondo intero sotto accuratissimo controllo. Ed era sinceramente emozionata quando si è resa conto di cosa è successo addì 28 del mese di Settembre, giorno che non dimenticherà presto. 

Sette ore prima 

 Il lunedì, la Castagna entrerebbe alle 10.38 e inizierebbe la giornata con l'assistenza al tristissimo intervallo nei banchi dei suoi alunni della prima B. Invece, nel primo lunedì di orario definitivo, la Castagna compare sulla porta dell'ingresso secondario di Scuola Vintage alle 7.55 insieme al Dolcissimo, il prof di sostegno e informatica, perchè deve individuare, all'ombra dei platani, il ragazzino che arriva da due settimane di quarantena  e deve ancora mettere piede nella sua classe.  Quel che vede la lascia commossa: tre gruppetti di cuccioli di vario colore e diversa corporatura, tutti in fila abbastanza distanziati lungo i due marciapiedi della strada del centro storico, che aspettano il momento di spostarsi come una frotta di anatroccoli sul lato giusto, dove con pazienza presentano il diario, se necessario si fanno misurare la temperatura e poi si mettono davanti al bidello, con le manine a coppa, per prendere una dose di disinfettante come fosse la santa comunione.

Sorridenti e fiduciosi, nei confronti degli adulti impazziti tutto intorno a loro, e di questo mondo di merda, come solo gli undicenni sanno essere. Castagna chiede mentalmente scusa alla propria intelligenza e a generazioni di maestri  educatori  e pedagoghi prima di lei, e,  non trovando il reduce da quarantena, pinza subito il reduce da assenza normale, che si presenta con la giustificazione sbagliata e ... una tosse catarrosa che lo sbatte tutto. [...]


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Chiariamo. Questo post AVEVA un inizio e una fine. Non sono mai riuscita a scriverlo tutto. Ma soprattutto, dal 28 settembre a oggi che fa 6 ottobre, le cose si sono evolute e sono andate a una velocità tale che non so già più cosa avrei voluto scrivere. 

So solo che il 28 è stata la prima giornata da 11 ore filate, ed è stato bellissimo. Anche perchè è stato il primo lunedì con 6 ore di lezione, il primo lunedì coi consigli di classe, il primo lunedì con le grane che ti piovono a raffica come colpi in un videogame con le astronavi aliene, il primo lunedì in cui Castagna è di nuovo stata Castagna, "miscusisignoramiservecheleifotocopiquesto, fermolìtudovevai, scusacapodevoparlarti, siaccomodisignorachelespiegocomefunzionaperlegiustificazioni, haivistoilcapo?, cipensoio, nonotranquillohogiàfattofirmareilgenitore, prontosignorasonolacordinatricedellaclassediCarletto, midatel'elencodiquesto, prendoilfaldonediquello", e intanto l'Opossum ha iniziato a studiare l'alfabeto in classe ("Opossum, ma tu da quanto sei in Italia?" "Eeeeh!" "Ma le elementari le hai fatte tutte qui o in parte in Tunisia?" "Qua, qua" "E IN CINQUE ANNI NON HAI IMPARATO L'ALFABETO??????") e il mio fidanzatino zingaro ha espresso categoricamente la necessità di essere spostato in primo banco per amarmi e venerarmi più da vicino. Questo nella Mia Prima. Perchè poi c'è l'Altra Prima, anche detta Prima Frizzante, poi c'è la Fantastica Terza, poi c'è la Seconda Scalcinata. Ottantaquattro anime. 

Come già fatto altre volte per riassumere periodi particolarmente congestionati della mia vita, andrò per fotogrammi, importando impressioni, battute, sensazioni, anche dal telefono. Da ciò spero vi facciate un'idea di Scuola Vintage, dei suoi ritmi assurdi, della sua variopinta composizione etnica, e delle dimensioni del monumento che erigerò all'Orsone per aver insistito per il mio trasferimento lì.

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Primo settembre

Mia figlia per il primo giorno di scuola mi ha fatto un nuovo taglio di capelli. Mi guardo allo specchio: "Ma sai cosa sembra? il taglio corto di Lady Diana." La Princi si sbrodola dalla gioia: "E' esattamente quello che avevo in mente!!!"
Due settembre

Al collegio docenti in Zoom apprendo che la chiesa che deve offrire gli spazi per le classi in esubero delle elementari vuole essere PAGATA. Ma soprattutto... il parroco, VE LO GIURO, si chiama Don Rodrigo.

Tre settembre

Prima riunione in presenza con gli altri quindici titolari di cattedra. Forse ho esagerato un pochino col "camminare per smaltire le emozioni". Il contapassi alla sera segna: 2146 kcal, 17,76 km, 26.359 passi, 261 minuti di movimento. Resterò azzoppata, con cerotti ai talloni, per una settimana.
Quattro settembre

Castagna: "Dove sta scritto nel vostro regolamento cosa si fa se uno bestemmia in classe?" L'Orsone: "Non lo so, non l'ho mai letto per intero" Castagna: "Ah certo, tu usi la legge del taglione nelle tue classi?" L'Orsone: "Sono io la legge, in classe" Dieci settembre (da una conversazione WhatsApp di Castagna)

"Sono contentissima. Contentissima. Felice Oggi raccontavo a mia madre come è andata stamattina e mi sono resa conto che va ESATTAMENTE come mi ero immaginata. Io, l'Orsone e il Vicepreside Faina seduti al tavolo insieme a cercare soluzioni."

Quindici settembre (da una conversazione WhatsApp di Castagna)

"È la scuola per me... nessuno va via se non è strettamente tenuto a recuperare figli da qualche parte, un ragazzo(*) che poteva prendere la mia cattedra a Scuolina Rosa e abita lì vicino ha preferito tornare anche solo per 15 ore. Facciamo riunione in coda alle lezioni e nessuno si lamenta, la scuola è aperta fino alle 19 e i progetti del pomeriggio sono a piacere. I bidelli non fanno una piega."
"Sono felice come una bambina a Natale."

(*) Il "ragazzo" ha 29 anni. In prima media, aveva una prof di Geografia di 26 anni che arrivava tutte le mattine col treno da Genova. Non riesco a riprendermi dal trauma. L'ho riconosciuto io, alla prima riunione dei coordinatori, quando si è tolto la mascherina e, ad un certo punto, ha fatto una faccia un po' preoccupata guardando verso il banco. Di colpo il suo nome si è associato alla stessa identica espressione preoccupata, sulla faccia di un bambino a sinistra della cattedra. Porca Eva. Un mio exalunno è prof di lettere, oltretutto è coordinatore di una classe in cui io faccio Storia e Geografia, oltretutto è cazzutissimo. Oggi pomeriggio mi ha telefonato per darmi delle dritte sulla Prima Frizzante, e io ancora devo riprendermi dallo choc di quando abbiamo ricostruito dove ci eravamo già visti.

Ventinove settembre (da una conversazione WhatsApp di Castagna)

"Ho detto di sì a una roba così spaventosa che in cambio ho chiesto un ufficio tutto mio nella torre medievale. E credo proprio che me lo daranno. Ti racconto domani perché sono le otto, i consigli sono finiti da mezz'ora e quei pazzi dei miei colleghi sono già online a commentare le mail arrivate nel frattempo, è una scuola di assatanati. Ma hanno una visione pazzesca."


Trenta settembre

Il colleghino di matematica della Mia Prima, 27 kg di peso se lo infradici, ferocissimo e scattante come un gatto nevrotico, mentre mi complimentavo per come aveva magistralmente asfaltato i tre o quattro alunni che già dopo dieci giorni di prima media si stavano allargando, mi ha confidato che il suo soprannome è La Morte. Volevo dirgli che i miei ultimi alunni di Scuolina Rosa mi avevano finalmente promossa al titolo di Lucifero. Ma ho deciso che lo scoprirà da solo.


Oggi

Sono coordinatrice della Mia Prima, domani 7 ottobre mi prendo il ruolo di coordinatore di dipartimento di Lettere, ho fatto domanda per entrare in commissione Continuità e orientamento, su richiesta espressa dell'Orsone lavorerò alla gestione della piattaforma per i PAI, Lady S. (la dirigente) mi ha chiesto di diventare referente della formazione docenti. Terrorizzata, iperattiva e entusiasta, come il Vicepreside Faina.




venerdì 23 giugno 2017

Non è un problema mio...

Glielo hai detto, strillato, sibilato, scandito, ripetuto fino allo stordimento delle tue corde vocali e dei loro neuroni, che dovevano prenderla sul serio, e mannaggia ragazzi siete in terza, e insomma come ve lo dobbiamo dire che qua non si gioca, e su che tra cinque minuti siete alle superiori e vi fanno vedere loro, e vestitevi decentemente per venire a scuola e rileggete prima di consegnare e fate attenzione e non studiate all'ultimo e ripetete a voce alta.

Poi ti sei richiusa a riccio: ragazzi basta, io quel che dovevo insegnarvi ormai l'ho fatto, siamo alla fine, adesso vediamo cosa fate, praticamente non è più un problema mio.

E sono passati uno per uno. Così hai visto dove era caduto il seme e si era seccato, e dove era caduto e aveva messo un germoglio. Gente che viene all'esame in calzoncini da volley e canottierina, e gente che si presenta in camicia, o vestitino, coi capelli tirati su da donnina perbene, col trucco, con la maglia ultimo grido delle vetrine della Torino bene. Gente che porta una ciofeca di cartellina mezza mangiata dai topi, e gente con progettini di Tecnica ben curati, gente con la ricerchina di Educazione Motoria ancora in brutta con le correzioni della prof a matita, e gente con un piccolo book e in copertina la foto mentre salta un ostacolo o segna un goal. Gente che non distingue Stalin da Giolitti e gente che si studia dei collegamenti autonomi tra le attiviste birmane per i diritti della donna e Emmeline Pankhurst.

Alcuni di cui abbiamo detto in coro: no ma ci ha preso per il culo tre anni, dai, non può uscire con il sette, uffa. E altri per i quali io, la Coordinatrice Carogna, la Regina delle Rompicoglioni che non fa mai un complimento, mi sono alzata per una stretta di mano e il giusto riconoscimento per il bel percorso fatto. Gente che singhiozzava in corridoio dopo, e gente che arrivava sudaticcia ma col sorriso. Un paio di conati di vomito, e uno che chiede di andare in bagno prima di iniziare, ma anche i ragazzi della comunità di solito tanto timidi che prendono in mano la situazione e spiegano con sicurezza le loro slide alla LIM.

Tutti senza eccezione terrorizzati quando dovevano iniziare con me, che chiedevo tre materie senza argomento a scelta, la maggior parte che non aveva studiato abbastanza, qualcuno che sorprendeva piacevolmente per la fluidità del passaggio da un tema all'altro, che poi è la cosa che con me di sicuro devono imparare meglio, o cambiano sezione.

Poi la Gnocca che, quando le stringo la mano e le dico a bassa voce: “E' stato un vero piacere” capisce il seguito della frase: “E' stato un vero piacere avere in classe la tua testa dura come il marmo, vedere il tuo sguardo puntare alla risposta, essere lì quando eri in lacrime, quando eri sicura di te, quando hai smesso di mangiare, quando ti sei mangiata i più bravi della classe con la tua intelligenza e la tua classe, ogni volta che ti sei tagliata i capelli, quando hai fatto impazzire tua madre perchè con la media del nove le hai detto che da grande vuoi fare la tatuatrice, e insomma essere la tua prof per due anni”. E i suoi occhi neri enormi diventano ancora più grandi e si riempiono di stelline e stiamo per piangere, ma la mando via, che il cognome comincia per V ed è l'ultima, siamo stanchi, fanno mille gradi e dobbiamo ancora sentire Satana, che, bocciato due volte sempre dalla sottoscritta, si presenta con quattro materie dopo aver fatto a calci nel culo il progetto scuola lavoro. E non fa il cretino, per venti minuti consecutivi della sua vita, e poi va via guardandomi per la prima volta con sincero affetto, invece che con la solita espressione da stronzo sbruffone. (Sei il suo incubo peggiore, mi ha detto una volta sua madre. Beh, anche lui era il mio.)

La Gnocca andrà all'artistico e invece Carotina, che non è capace, allo scientifico, dove la butteranno fuori. La Regina degli Elfi andrà al linguistico dove non durerà un mese perchè non studia mai, e Mammina all'istituto geometri quando dovrebbe andare al classico. Ma non è un problema mio, giusto?

L'Albarino è il primo a usare il mio numero di telefono per scrivermi, appena si chiude la sessione, ancor prima che io sia arrivata alla mia tanto desiderata doccia: sono stato felice di stare in questa scuola e mi sono trovato benissimo con lei, mi mancherà, verrò a trovarla presto. Quello mi dà il colpo di grazia. Il mio alunno tipo: il calciatore carino, che non ha mai tempo per studiare perchè è troppo impegnato a allenarsi, spostarsi in trasferta e andare a donne, ma poi incontra me e, dopo un po' che me lo lavoro, si sbatte per arrivarmi con la poesia a memoria studiata in modo impeccabile e capire meglio che può i collegamenti tra economia e politica. Oramai, quando arrivano le maestre a presentare i nuovi alunni, e dicono di un maschietto: ah questo non studia, sarebbe anche bravo ma è sempre a calcio, ha in testa solo il pallone... le colleghe scoppiano a ridere e esclamano: questo è della Castagna! Diventerà famoso, ogni tanto (spero non proprio sempre, dai) sbaglierà i congiuntivi e sposerà una velina. Ma non è un problema mio, dicevamo, appunto.

E si avvicinano i saluti con la Proprio Brava di Arte, la Pallida di Inglese, il Magnifico di sostegno, la Spessa di Tecnica, il Genuino di Matematica, e altri che è un peccato lasciare. Giovani, bravi e simpatici. Per mercoledì prossimo, io e il Magnifico che siamo, ahimè, praticamente inseparabili in queste ultime giornate, abbiamo organizzato la cena di fine anno, e sarà indimenticabile, e però sarà poi la penultima volta che ci vedremo e il giorno dopo, al collegio docenti, saluti e buone ferie, e vi auguriamo di trovare una cattedra dove volete, e speriamo di rivedervi (non proprio tutti, no, un paio possono tornare da dove sono venuti, e il Magnifico, se trovasse uno splendido incarico a tempo indeterminato in un posto non troppo scomodo, per esempio, non so, in provincia di Osaka, sarebbe perfetto, così non ci toccherebbe rivederci proprio più e la chiuderemmo lì, che sul serio non è stata facilissima la gestione dell'amicizia, devo dire). Con un'ansia paurosa che ci tocchino persone meno in gamba l'anno prossimo, manco a dirlo la mia prossima terza come punto di riferimento sarà meglio che prenda me, perchè cambiano di nuovo metà dei prof per la trentamilionesima volta, mentre io, che avevo solo Geografia in prima, poi anche Italiano in seconda, adesso mi prenderò anche Storia, e lì si vedrà se mi vogliono davvero così bene. Ma d'altra parte continuiamo a trattare la sezione A come quella dei fighi e le altre come pattumiera, basta vedere come è stata fatta la prossima prima, e se questa è la gestione  fintofurba di tutti i presidi non è un problema mio, anzi, io è lì che mi diverto, nel mandare a bagasce le previsioni delle maestre e dei colleghi delle altre sezioni.

Ah, e a proposito di spiazzare i colleghi, oggi ho firmato la mia prima lode all'esame, per Mickey Mouse e la sua splendida R arrotata. “PRRofessoRRRessa ma se lei fosse stata pRResente alloRRa avRRebbe pRRefeRRIto esseRRe il RRRe di FRRRRancia o l'impeRRatRRRice d'AustRRRRia?” “Mickey, scusa tanto eh, ma io sarei stata la regina d'Inghilterra.” “Ah già, pRRof, è veRo.” Oh Dio questo ragazzino mi mancherà.
Peter Pan, per giorni, prima che finissero le lezioni, mi ha chiesto se mi sarebbe mancato, no prof che io sono il suo alunno preferito, vero o no che il suo preferito l'ha fatta dannare, eh prof. Non sapevo davvero che alcuni di loro ci stessero così male, all'idea di non sentire le mie strida ogni giorno. Di sicuro Peter è un altro per cui la mattina valeva la pena scendere dal letto, anche con trentotto di febbre. Ma non lo sa, che non è lui il mio alunno preferito, e anche se oggi molti di loro avrei voluto tenermeli altri due anni, è stato solo quando l'Adorabile ha varcato la soglia per andarsene che il mio cuore ha distintamente fatto: cric, e si è incrinato. L'Adorabile che dopo essere stato il bambino perfetto, bravo in tutto, primo in tutto, atletico, elegante, indiscutibile, quest'anno ha preso dei cinque, detto a voce alta “non ho studiato”, e dormito sul banco, senza vergogna,durante la lettura integrale di “Rosso Malpelo”. E quindi quando io mi sono alzata e gli ho stretto la mano, invece che sgridarlo per la preparazione non approfondita all'esame e il tema raffazzonato, non se lo aspettava proprio, perchè lui, per definizione, è T. e T. è inappuntabile, se non è inappuntabile là fuori lo aspetta una famiglia che lo fa sentire di merda, ma io ho provato a spiegarlo alla mamma e, se lei non ha capito, non è un problema mio: lui per me è perfetto così.

giovedì 11 giugno 2015

Il meglio al mondo

Alla prima ora


La prima cosa che vedo è Svampo che svetta, titanico, sugli altri, con un accappatoio verde. Subito dopo Sgamo, con accappatoio verde acqua.  Ma immediatamente la mia attenzione viene distratta da Svacco. In gonna fucsia, maglia rosa con strappi sulla schiena da cui si intravede un reggiseno nero, trucco smoky degli occhioni verdi, rossetto rosso brillante, e un signor paio di tette. Seguito dal Pagliuzza che sfoggia, sul suo esile fisico dai piedoni sconfinati, un paio di leggings grigi e un vestitino grigio con la parte alta elegantemente paillettata. E c'ha le tette pure lui, ma più piccole, commisurate alla sua taglia. E per finire Scatto, che sopra ai pantaloncini di jeans ha una canottierina bianca con le paillettes azzurre, niente tette ma l'ombelico a vista.
Alcune delle ragazze invece, le più femminili e tranquille, hanno cappellini, occhialazzi e catenazze da rapper e girano in gruppo, con sorrisi elfici che smentiscono la loro appartenenza a una crew di periferia.


Tempo venti minuti sto facendo il tifo in palestra per la III C che disputa un triangolare di pallavolo, e sulla mia guancia destra spicca uno stampo di labbra color rosso brillante. Ahem. ("Posso?" ha rispettosamente chiesto Svacco, che voleva provare a lasciare il timbro, e, visto che funzionava, ha timbrato subito dopo anche il collo di Scatto e poi ha tentato senza successo di limonarsi Uomo Saggio).


Alla seconda ora


La terza C perde il torneo e la collega mette su una versione bruttissima di "We are the world", sulla quale invita le terze a salutarsi. Scoppiano in singhiozzi le prime ragazzine, ma si commuovono anche Uomo Saggio e Vento del Nord. Un abbraccio via l'altro, cominciamo a dirci addio, ma è presto.
In attesa del saggio di musica c'è un primo intervallo. All'improvviso la Nonna mi chiede di andare con lei e io mi rendo conto che stanno convergendo sull'aula conferenze, da tutti i punti della scuola, i ragazzi di terza, gli stessi che negli ultimi giorni si facevano rincorrere per tutto l'edificio perchè tra una lezione e l'altra si smaterializzavano sghignazzando, come il gatto di Lewis Carroll.
Arrivano tutti, chiudono la porta e mi mettono seduta in prima fila, poi accendono la LIM e parte un video con tutte le foto, dalla torta fatta per l'arrivo di Waanaagsan alla festa di Halloween, dai saluti alla Pianista che andava in maternità al mio compleanno, fino alla giornata dell'Eleganza con tutti noi infighettati che leggiamo poesie. Quando penso che il video sia finito, compare una scena di mari tropicali, e scorre la scritta: "Ma non possiamo concludere così, senza nemmeno una frase...". Mentre mi preparo all'impatto di una frasona cosmica, cominciano a scorrere righe colorate e mi rendo conto, con reale senso di stordimento, che ognuno di loro ha messo la sua dedica, e sono tutte diverse. Gente come Sandra Bullock, la cui voce avrò sentito tre volte in tutto l'anno, che mi ringrazia per esserci stata sempre quando aveva bisogno. Svacco che mi apostrofa per nome e mi scrive un mezzo poema, ma la dedica di Sgamo è ancora più lunga, e quella di Scatto contiene le scuse per avermi fatto morire di fatica a tenerlo buono (e me le ha anche scritte sulla foto di classe... io sulla sua ci ho scritto "a uno dei più abominevoli e adorabili chiodi della mia bara"). Una sola frase affettuosissima da Svampo, Waanaagsan che mi assicura che non mi dimenticherà, tante altre cose belle, da tutti, finchè non vedo più niente e dietro di me si sente tirare su col naso rumorosamente, allora mi volterei ad coccolare le ragazzine in lacrime, ma Giudiziosa deve ancora leggermi il bigliettino con la dedica di tutti, che mi stronca definitivamente. Insomma, riesco praticamente solo a balbettare un grazie e mi si buttano tutti addosso per farsi abbracciare.
Santa Madonna. L'ho detto io che ero cotta persa di loro fin dalla prima settimana, ma questo è molto di più di quel che mi aspettavo.


Alla terza ora


Il saggio di musica è molto più spettacolare degli altri anni. Ci sono delle ragazzine di seconda che cantano come angeli, un grosso gruppo di alunni che suonano la chitarra classica, qualcuno che ci dà giù pesante di chitarra elettrica, poi Frecciolina che suona un brano di Bach alla tastiera, e Svacco che, sempre con la mise da Pretty in pink, le tette e gli occhi truccati, esegue alla perfezione una sonata con cui ha appena vinto il premio solista del concorso Asti Musica. Viene giù l'auditorium a forza di applausi per ogni pezzo cantato o suonato, finchè l'ultimo è "All about that bass" e balliamo tutti.


Alla quarta ora


Mi chiamano in seconda, dove Lentiggini piange disperato, con intorno una cerchia di amici altrettanto affranti, perchè, dopo averci sbeffeggiato per mesi con "Tanto io torno in Romania! Me ne vado! L'anno prossimo non ci sono più!" e aver risposto "No!" tutte le volte che io gli raccomandavo di scriverci e farsi vivo, adesso in Romania ci torna davvero e gli si spezza il cuore.


Alla quinta ora


Sto urlando  "Vaiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii vaaaaaaaiiiiii!" ogni volta che Waanaagsan tocca palla e attraversa tutto il campo da calcio, dribblando ragazzini alti un terzo di lui, per insaccocciare un goal in porta. Viene di sua spontanea volontà a battermi il cinque appena finita la partita, con un sorriso esausto e fierissimo.


Prendo da parte Sgamo e gli dico di stare fuori dai guai, di non confondere gli scherzi coi problemi, di stare attento. Non gli dico di cosa parlo. Ma lui lo sa, credo. Prova a fare lo strafottente ("m'ha fatto commuovere prof"), ma secondo me ha sentito.


Alla sesta ora


Ultimi saluti sulla porta della scuola. La campanella. Esce gente, della mia terza e di altre, con gli occhi gonfi, e qualcuno dei prof commenta: "Eh sì ci stanno proprio male in questa scuola". Poi da uno dei pullmini ancora fermo e già strapieno scende Sgamo di corsa, di nuovo in braghette con l'accappatoio verde, per darmi un altro abbraccio, ma dietro di lui è sceso anche Scatto, talmente veloce che non l'ho visto arrivare, e così mi ritrovo presa in mezzo a due e a questo punto ci riescono, a farmi scoppiare in lacrime. E appena mi mollano questi, mi ritrovo avvolta da Uomo Saggio, e poi singhiozzando mi si avvinghia la Nonna, e anche Vento del Nord, con il suo faccione buono, scende correndo mentre il pullmino ingrana la marcia, mi stritola un'ultima volta.


E infine, come altri anni, la polvere della strada li inghiotte, e io resto lì a barcollare con una strana smorfia in faccia.















mercoledì 1 ottobre 2014

Un antichissimo gioco

La situazione di triangolazione Bottadicoca – Sgamo – Castagna si complica visibilmente di giorno in giorno.

Oggi è stata una giornata in cui il mio mestiere e quello dell'archeologo che spolvera sassi con la pazienza di Giobbe mostravano poche differenze.
Voglio dire, fai lezione in seconda sul Cid Campeador e vorresti dettare e parlare con il tuo solito entusiasmo ma devi risolvere mille belinate pratiche: e non ho il testo e non ho gli appunti e non va bene la fotocopia e la fotocopiatrice è rotta e la stampante non funziona e l'assistente comunale e la collega di sostegno vanno resettate e messe al lavoro ogni giorno come se fosse il primo e quello che non ha capito e quella che è indietro e quello che non ha il quaderno e il vicepreside che entra e quello che doveva portare la nota firmata e quella che deve andare in bagno.

Ma dopo la quarta ora (miraggio di ora buca, in cui mi avanzava eccezionalmente il tempo di chiacchierare con Bottadicoca, il Beneducato, che è uno dei due nuovi di matematica, e Stepford Wife, una delle due nuove di Lettere) la vita s'è fatta più interessante.

D'improvviso la Bottadicoca si mette a ululare. Di nuovo a proposito di Sgamo. Ma non che finirà al riformatorio e che è un maleducato etc: tutt'altro.
Ulula di piacere. Sta battendo la mano su un compito scritto.
“Ma... ma... ma GUARDA cos'ha fatto questo quaaaaaa!!! Guarda! Qui c'era un procedimento che non aveva studiato, e è arrivato al risultato da solo, per tutt'altra strada, da solo ti dico, guarda che ragionamento... Beneducato vieni qui che tu sai di cosa parlo, guarda, GUARDA che roba, questo è... è... ERANO ANNI CHE NON VEDEVO UNA COSA DEL GENERE!!!”
Io sorrido.

Poi me ne vado in terza, dove per il momento sono solo passata a restituire gli ultimi quaderni delle vacanze, e mi metto a interrogare di Geografia. Finita l'interrogazione devo spiegare, c'è un po' di agitazione in classe al rientro dall'intervallo, aspetto che si calmino per partire, ma appena apro bocca vengo interrotta. Si alza un braccio lunghissimo nell'angolo in fondo, e Sgamo mi fa: “Prof, deve mettermi la nota.”
“Perchè?” mi allarmo io. Ma non vedo niente, solo che sta finendo di masticare uno snack.
“Perchè non ho fatto i compiti delle vacanze.”
In effetti lui è l'unico, a parte il suo compagno con il sostegno, che non ha nemmeno fatto finta di aver lasciato a casa i quaderni. Non li ha fatti, punto, e me lo ha detto. Solo che ora siamo al primo di ottobre e lui vuole la nota.
“E vuoi che ti metta la nota?”
“Sì.”
“Perchè vuoi la nota, Sgamo?”
“Perchè è stato un errore non fare i compiti delle vacanze.”
“Sì. Parlerò coi genitori di tutto, anche dei compiti delle vacanze, per questo li ho controllati. Ma ho già detto che è una scelta vostra, esercitarvi di meno nelle vacanze. Invece da adesso prenderete note se non fate i compiti che assegno io.”
Insiste, spiazzato.
Io colgo l'occasione per fare la mossa d'apertura di un antichissimo gioco, che probabilmente hanno giocato già gli australopitechi, maschi con femmine, genitori con figli, capi con subalterni. So cosa devo fare.
“Ti piacerebbe, adesso, che ti dessi una nota. Ma io non te la metto. Problema tuo.”

Il risultato è di gran lunga più spettacolare del previsto.
Intanto, comincio a spiegare e Sgamo trova la scusa di sedersi vicino ad un compagno che è senza libro per passare in prima fila.
Poi, inizia:
“Posso leggere io, prof?”
“Posso andare io a mostrare sulla cartina?”
“Posso rispondere io?”
Quando per la terza volta dico di no, Sgamo arriva, lo giuro, al “la prego, prof”.
Mi giro con aria interrogativa.
“Per favore, devo farmi perdonare.”
Lo lascio un momento a sfrigolare sotto il mio sguardo pensoso.
“Sarai perdonato quando prenderai nove di Storia, Sgamo.”
“Perfetto. Quando mi interroga?”
“Ahahah. Tu non crederai mica che io i nove di Storia li dia via come confetti, vero?”
Si zittisce. Ma s'è anche calmato.
Finisco la lezione e ce ne andiamo.

Eh sì, beh, anche io erano anni che non vedevo una cosa del genere. So esattamente chi mi ricorda. Vediamo se qualcuno dei lettori di vecchia data indovina.

martedì 30 settembre 2014

La terza C e gli scompleanni

Tutto cominciò sottoponendo alla classe un problema.
Mia figlia ha appena iniziato le superiori e la professoressa di Psicologia, alla prima lezione, ha assegnato un compito, quello di portare ciascuno alcuni oggetti che lo rappresentino, che abbiano significato per lui.”
La terza:
Che bello prof, lo facciamo anche noi?”
Aspettate un attimo. Allora, mia figlia ovviamente viene a casa tutta contenta, sceglie gli oggetti, e il peluche, e la sua foto da piccola, e gli orecchini che le ho regalato per il compleanno, e il biglietto del concerto di Giorgia... Ma, quando è arrivata a scuola, solo lei e la sua compagna di banco avevano fatto il compito. Gli altri non avevano portato niente.”
Al che, discutiamo dei motivi per cui una classe si rifiuti in massa di fare un compito sicuramente non pesante e anche carino. Poi assegno io un lavoro: “Immedesimatevi in uno di questi ragazzi che non aveva voglia di fare il compito, e scrivetemi un testo di quindici venti righe per spiegare cosa pensasse.”
Un attimo di pausa.
E gli oggetti quando li portiamo?”
Eh? Ma io non vi ho chiesto di farlo.”
Ma noi li portiamo lo stesso.”

Così l'altra mattina entro in classe e sul banco di Giudiziosa c'è seduto un coniglio di peluche bianco e rosa.
Cosa ci fa lì quel coniglio? Aaah, gli oggetti personali?”
Detto fatto, da sotto i banchi saltano fuori libri, joystick, iPod, cartoline, matite, diari, pupazzi, due canne da pesca (due canne da pesca? Sì: il Pagliuzza e Svacco passano le domeniche sul torrentello, zitti e buoni ad aspettare le carpe. “Ma posso fare una domanda? Avete le cuffie nelle orecchie, mentre aspettate che abbocchino?” “No.” “Cioè state fermi su un sasso in silenzio?” “Sì.” “Non ce la faccio a immaginarvi.”)
Giudiziosa ha portato, tra le altre cose, un mestolo di legno consumato dall'uso.
Io ho la passione della cucina, prof, da quando avevo cinque anni.”

La mattina dopo, arrivo e sempre lei mi chiede molto educatamente:
Le va bene se verso la fine dell'ora ci prendiamo cinque minuti per mangiare una torta?”
Certo, di chi è il compleanno?”
Di nessuno. Ma veramente le torte sono due, abbiamo fatto una gara io e Scatto.”
Ah, e come mai?”
Così, perchè ieri le ho parlato della mia passione per la cucina, e ho deciso di portarle una torta da assaggiare, poi ci siamo sentiti su Whatsapp con Scatto e ha detto che ne faceva una anche lui.”
Morale, mi sbafo due ottimi quadratini di soffice torta da colazione fatta in casa, una tutta al cioccolato e l'altra mezzo e mezzo.

Stamattina invece arrivo alla prima ora e mi sento dire:
Prof, vuol fare colazione adesso o più tardi?”
Torta di nuovo?”
TRE torte, prof!”
Ma oggi festeggiamo qualcosa?”
No!!!”

Così è nato lo scompleanno.

Oggi Giudiziosa si è schierata con la torta di carote, Frecciolina con la crostata alla crema di limone, e Scatto con un'altra torta morbida, ma stavolta nell'impasto c'era la Nutella, ed era una cosa da ululato.
La collega di sostegno, la Pianista, che è tornata da noi con un pancino di pochi mesi, titubava.
No è che il medico ha detto che sto prendendo troppo peso...”
La Pianista pesa, da incinta, due terzi di me. Ma nessuno forza una donna in gravidanza a mangiare. Poi però siamo lì che ci lecchiamo i baffi con tanto entusiasmo che la vediamo tentata:
Tu dici che è tutto cotto e che posso fidarmi?”
Ma sì, guarda, non so come si fa la crema di limone, ma le altre due sicuramente in forno ci sono state tutte intere, poi è roba fatta in casa, non penso sia pericolosa...”
Si lancia vogliosa sulla torta di carote e poi, con aria appagata, ci si beve sopra il tè della macchinetta, mentre io con un caffè tento malamente di mandare giù la botta di calorie che ho preso assaggiando tutti e tre i capolavori.
Fuori pioviggina e fa caldo: invece che in cattedra, adesso me ne starei volentieri su un divanetto, coi calzerotti ai piedi, la pancia piena di roba buona e una vaga sonnolenza, a chiacchierare con questa misteriosa, affascinante nuova classe. 

Peraltro non posso farlo: sono la coordinatrice e ho delle responsabilità. Vi anticipo solo che la Bottadicoca è passata da “Sono una bella classe, ma vanno svegliati un po', motivati, accolti, sono spenti, dobbiamo scuoterli!” a “Non gliene frega niente! Io spiego e questi mi guardano con aria di sufficienza! Sanno tutto loro, si credono furbi, sono MALEDUCATI! Sgamo, Svacco, Scatto e Svampo sono indecenti! Sgamo guarda che è uno che se lo fermano i carabinieri va dentro per oltraggio a pubblico ufficiale, è strafottente, mi tratta come una sua pari, a quello gli va bene se non finisce in carcere minorile!!!” e altro rumore indistinto a volume altissimo, con gesticolazioni scomposte e anatemi, piaghe della Bibbia, predizioni di sventura e minacce di devastazione.

Oh: voi non potete capire quanto gongolavo io, con la pancia piena di torta deliziosa, dopo tre ore di lezione che non mi erano pesate per niente, una e mezza delle quali passata a spiegare l'evoluzionismo, partendo, sulla LIM, da una lezione universitaria in inglese che ho ascoltato sabato su Internet e gli ho riportato paro paro oggi traducendogliene dei pezzi interi. E quelli ci stavano eh. Poi ho dato cinque note per compito non svolto, per carità. E non mi faccio illusioni: domani devo iniziare a interrogare di Geografia e so già che troverò degli abissi insondabili di impreparazione in alcuni. Però stamattina, prima di abbuffarci di torta, discutevamo di scoperte sul genoma umano pubblicate nel 2010 sulla base dello studio di una falange fossilizzata trovata in una grotta della Russia orientale: mica pizza e fichi, noialtri, i maleducati.
 
Comunque, quando s'è depositato il polverone sollevato dalla Bottadicoca in piena crisi professionale, ho chiamato da parte Sgamo. Sgamo, lo avete già capito, è l'amore a prima vista di quest'anno, nonché la mia missione nella vita dei prossimi nove mesi. E' uno di quelli che alla seconda lezione mi fanno sentire l'imperativo categorico di portarli dal "non c'ho sbatti di studiare" a un sudato e stragodutissimo nove di Storia.
Oggi non gli ho detto che ho questo obiettivo, e nemmeno che è molto intelligente (lo sa) ma dovrebbe applicarsi (lo sa) o che non deve comportarsi da genio irrequieto con me e da stronzo annoiato con la Bottadicoca (sa anche questo): gli ho spaccato gelidamente un mazzo così sul fatto che i MIEI alunni si DISTINGUONO per la buona educazione e che io NON VOGLIO PIU' SENTIRE discorsi su suoi comportamenti meno che corretti. Ho detto che ho chiarito alla collega, dato che è nuova, che da noi è prassi comune convocare serenamente i genitori alla prima esigenza di parlare, senza bisogno di avvisare il Consiglio di Classe o il dirigente, e che quindi non ci saremmo fatti scrupolo. Ho visto qualcosa nella sua espressione e non era paura, né inquietudine. Datemi retta, poi vi dirò se ho indovinato, ma ormai di esperienza ne ho un po' e quel che è passato nei suoi occhi per una frazione di secondo era: "lasci perdere, non serve a un cazzo". Vedremo poi se significa "a loro non frega niente di me", oppure altro. Comunque non ha fiatato, e quando è uscito dalla sala professori ho distintamente sentito un "grazie".
Non credo di aver vinto alcuna guerra con questo giovane personaggio, magari solo la prima piccola battaglia. Ma comunque quando sono arrivata a casa ero gasata e, lo so sono una brutta persona e una grandissima stronza presuntuosa, ma a voi lo posso dire, vedere la Bottadicoca incazzarsi, in mezzo ai suoi cestini di muffin alla Wisteria Lane, mi aveva messo di un umore spaziale.
Penso che con questa classe festeggeremo molti altri scompleanni.
 
 
 
 
 






























venerdì 15 novembre 2013

Cose che mi invidierete di brutto

La prima: "Theseus reloaded"
Sottotitolo, trovato dalla Vagabionda: "La prima C nell'antica Grecia".

Il pomeriggio di recupero stavolta non si è svolto come al solito, perché:
1) se vedo degli altri esercizi di grammatica vomito
2) la povera I C ha fatto 5 prove scritte in 8 giorni e si è impegnata tantissimo, ma sono stravolti
3) che ne so, avevo voglia di sperimentare, questa è una bella prima
4) Satana era assente e quindi, dopo due ore di smistamento compiti, tre di lezione e mezza di preparazione del lavoro pomeridiano, avevo ancora il cervello funzionante
5) mi ero incazzata a morte con la terza a fine mattinata e dovevo fare qualcosa per sentirmi bene

e allora... in tre ore, con il gruppo di recupero costituito da Lentigginoso, Bambino Più Grasso, Vagabionda, Bambolotto e Incompreso, abbiamo prodotto le prime scene di un mini spettacolo teatrale. Scansione delle scene. Battute fisse e scene di improvvisazione. Bozza di scenografia. Doppia prova di recitazione con studio attento degli spazi in cui muoversi. Autocorrezione degli sbagli.

Hanno.
Fatto.
TUTTO.
DA.
SOLI.

Penso che il mio giovedì di recupero di questa settimana entri di diritto nei dieci giorni di insegnamento più belli della mia vita finora.

E' di Bambino Più Grasso l'idea di inserire una voce narrante fuori campo. Sono sue molte scene assolutamente originali. L'altra che crea dal nulla battute e sketch bellissimi è Vagabionda, quella che non riesce mai a fissare lo sguardo in un punto per più di due secondi e che perde il filo di se stessa a metà frase. Del tutto trasfigurata: "No, questa è la mia battuta, non la tua, mettiti lì, fai così" ...e sentiste come interpreta. Questa in una vita precedente calcava le scene di sicuro.

Ma poi è Bambolotto che prende in mano la narrazione e elabora i brevi testi di raccordo tra una scena e l'altra, decide gli sfondi e dimostra una sorprendente profondità. Lui coi suoi occhialini da grande e i suoi occhioni azzurri imbambolati e quella faccina sempre con la bocca a forma di O come il Cicciobello senza ciuccio: alla fine della terza ora ha un sorriso spavaldo, il tono calmo e pratico del regista che vede la storia nel suo insieme, lo sguardo sicuro e attento.

Lentigginoso si agita e grida, ma è anche una fucina di cazzate divertentissime che vengono immediatamente inserite nelle scene perché fanno ridere, ed è instancabile, corre di qua, di là, e mentre corre e recita intanto sposta sedie e banchi che servono a fare le quinte e le scenografie, trova oggetti - una palla di carta, una bandana, un'agenda, uno zaino - nello spazio ristretto di un'aula quasi vuota, da lui trasformati in un battibaleno in mille altre cose per sostituire quel che manca alla miseranda scenografia.

Incompreso non ne ha voglia, è in imbarazzo, arrossisce, dice lo stretto indispensabile, ma in compenso è uno stuntman naturale. Cade così bene che gli viene data d'ufficio la parte di Icaro e muore in modo così credibile che mi spavento sul serio per un attimo, dopo che si è lasciato precipitare giù da un banco, vedendolo disteso come un Cristo deposto, con gli occhi castani vuoti di ogni espressione rivolti al soffitto. Alla seconda prova la caduta di Icaro è talmente suicida che gli proibisco di fratturarsi e lo faccio smettere.   

Il Minotauro bambino, all'inizio, non si vede, ma muggisce dalla culla. Idea congiunta di Vagabionda e Bambino Più Grasso che per il momento interpretano Pasifae e Minosse. Io ci vedo una spettacolare citazione di Rosemary's Baby e mi si allarga di molto il sorriso. I muggiti (terrificanti) sono gentilmente prodotti da Lentigginoso, nascosto sotto la cattedra.
 
Non mi ricordo di chi sia l'idea di far combattere Ateniesi e Cretesi con le spade laser, né quella di far chiamare Dedalo con l'iphone di Pasifae, perché ero troppo impegnata a scrivere come una pazza gli spunti e le battute. Comunque è tutta farina del loro sacco.

Bambino Più Grasso interpreta uno splendido Dedalo che insegna a Icaro a rispettare le leggi sulla sicurezza in cantiere e poi lo sgrida perché si distrae, cade, inciampa e rovescia le cose. Incompreso-Icaro cade e cade, con scioltezza, però uscendo poi mi chiede per favore di non dover recitare quando mettiamo in scena lo spettacolo. 
 
Lentigginoso e Bambolotto si presentano alla porta del labirinto terminato, in veste di scagnozzi mandati da Minosse, e restano per tutto il tempo indecisi se adottare la versione mafiosi, quella banditi del far West o quella di picchiatori professionisti dei bassifondi di Chicago. Ma sono in ogni caso cattivissimi, e cinici da morire (appena finito di ributtare dentro Dedalo e Icaro, condannandoli a morte certa, Lentigginoso telefona alla moglie chiedendole che cosa prepara per cena, e avvisandola che prima però va a farsi una birretta con il collega).

La seconda: non ci credo del tutto manco io
 
Quando ho finito ero senza voce, sudata, coi capelli appiccicati alla fronte tipo partoriente, le gambe tremanti per la fame e i troppi caffè bevuti, stavo una merda dalla stanchezza, ma sono andata lo stesso (dopo una spazzolata e una passata di rimmel, deodorante e Chanel) in radio a conoscere...
...il Libanese!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
... il vedovo di Saturno Contro!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 
...l'anarchico Pinelli!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
...il chirurgo corrotto de La vita facile!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
 
SI' avete capito bene SI' SI' SI' PROPRIO LUI: LUIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


 
Santiddio: devo ricredermi, ho detto e ridetto che non è il mio tipo e che lo adoro solo a livello cinematografico, beh donne ve lo dico, e lo so che i tre quinti di voi adesso stanno rosicando male: non è tuttora il mio tipo, ma che OCCHI!!!!!! Io credevo che per il grande schermo lo truccassero, beh dai la toccatina di matita classica per intensificare l'espressività... invece no c'ha proprio quello sguardo lì, mammamiaaaaaaaa non sapete cosa vuol dire l'espressione "fascino magnetico" finchè non v'ha guardato anche solo di striscio!!! e se esistessero più uomini che sorridono con tutte quelle fossette, il mondo sarebbe un posto quanto, quanto migliore???
E poi è scandalosamente bravo. Visto recitare per tre ore in teatro ieri sera, quindi ve lo dico: pagate la babysitter, sopportate la suocera, deludete il capufficio, piantate in asso il marito o la moglie ma tutti, di qualunque sesso e religione, dovete vedere il suo spettacolo (se l'è scritto lui con Sassanelli, che io già dall'anno scorso coi cortometraggi lo sapevo che è un genio) tratto da Goldoni, che sta girando adesso per il Nord Italia, perché merita veramente. Ma veramente.
 
E la terza cosa: ...signori e signore, Dylan McKay E' INNAMORATO!!!   
Oh sì! E pure per vedere questo potrebbe venirvi voglia di pagare il biglietto, ve lo assicuro.

 

mercoledì 8 maggio 2013

When Dylan met Oscar

Sono dieci anni che faccio questo mestiere e a volte penso di non aver capito una beata mazza degli studenti.

Esempio. La lettura in classe.
Intendo quando io, insegnante, prendo un testo e lo leggo alla classe.

Per dire: la terza C, che è una classe di zombie, quando leggo i Promessi sposi partecipa. Non dorme nessuno, la volta dopo si ricordano le cose, fanno domande: sì sì, loro, gli stessi che mentre io cerco con tutta l'anima di trasmettere la bellezza immortale delle Ricordanze o faccio una lezione magistrale sul Verismo hanno l'elettroencefalogramma piatto, bisbigliano, fissano il vuoto, fanno un'altra materia, ridacchiano, disegnano, dormono (letteralmente).
Cioè, l'altro giorno Teppa Gentile seguiva con la bocca aperta l'ingresso di Renzo a Milano, quando vede la farina e il pane sparsi sul selciato: e oggi, siccome Christiane F. protestava ad alta voce di essersi persa un capitolo, perché mentre io leggevo questo episodio lei era a farsi interrogare di Geografia, gli altri in tre minuti le hanno riassunto la parte che ha saltato, con la stessa foga con cui mio cugino mi aggiorna sull'ultima puntata di Game of Thrones.
Che dire. A me a volte sembra tempo buttato, mancano cinque settimane alla fine della scuola e sono a Verga, e invece di fare letteratura tre volte la settimana vado nei dettagli su Gertrude e l'Innominato: ma che sono scema?
Poi però penso che questa terza scalcinata avrà almeno un argomento su cui sentirsi sicura all'esame. E dopotutto è Manzoni. Cazzo, mi starà anche antipatico ma è un bell'italiano da leggere a voce alta.

Poi da qualche tempo si verifica un fatto che, invece, non ho capito.

Con la seconda, colta da frattura gemellare degli zebedei dopo l'ennesima settimana in cui per fare lezione dovevo (dovevamo: anche i colleghi) dare punizioni, gridare, riempire di note il registro (SESSANTUNO. Ne hanno SESSANTUNO, e direi che venti sono mie), picchiare la mano sulla cattedra e scaraventare in corridoio Dylan o Huck o Winnie o Atreiu, a un certo punto mi sono messa una maglietta con la scritta 'STOCAZZO CHE MI FATE PERDERE LA CALMA UN'ALTRA VOLTA e, di punto in bianco, a metà di una lezione di antologia, mi sono fatta portare "Il fantasma di Canterville" e ho iniziato a leggerlo a voce alta. Adesso ce l'ho in borsa e, quando mancano venti minuti alla campanella e noi abbiamo terminato un lavoro, lo sfodero, lo apro e leggo.

E così ho visto succedere una cosa che non mi sarei mai aspettata. Alla mia lettura, il più possibile briosa, delle avventure dello sfortunato Sir Simon, più di metà classe va in coma. Sì, lo stesso gruppo classe che l'altro giorno rabbrividiva all'immagine del mare che si richiude inabissando per sempre la nave di Ulisse, che sgranava occhi avidi alla descrizione di Lucifero, che si è studiato tutto l'Orlando Furioso minuto per minuto coniando (questo è Atreiu) un immortale personaggio dal nome di Brodomonte e litigando tipo assemblea di condominio sul vero aspetto dell'Ippogrifo: cavallo alato come Pegaso, o grifone col becco come in Harry Potter?
E invece crollano sui banchi, guardano nella quarta dimensione, si riempiono di tic nervosi, fanno a pezzetti la gomma da cancellare o si trafiggono la pelle con i compassi. Però. C'è un però. Alla lettura di Oscar Wilde non si zombifica tutta la classe. Solo la maggioranza. E sapete chi sta fermo, concentrato e attento?

Esatto. Quelli che di solito, nelle altre lezioni, si fanno scagliare con urla furibonde fuori dalla porta.

In particolare il chiodo della mia bara. Che in questo periodo è INSOPPORTABILE. E' l'unico a cui abbiamo DI NUOVO spedito la lettera che lamenta un comportamento negativo.

Ma, quando io leggo Wilde, di colpo mi sento Orfeo che addormenta Cerbero con la sua musica. Si mette con la testa appoggiata sulle braccia piegate e non mi molla un attimo. Anche Atreiu, che è in primo banco, non si perde una sillaba, non si agita nel banco e sta perfino seduto dritto. E Huck, che invece seduto giusto tra sedia e banco non ci sta mai, dondola un piede ma non con i soliti scatti nervosi, guarda per terra ma non si distrae un attimo.

Però Dylan proprio si trasforma. Ha il banco talmente vicino alla cattedra che sento il suo respiro e vi giuro che cambia, come quando si entra in meditazione. E oggi, che leggevamo il bellissimo dialogo tra il fantasma e la dolce Virginia, siccome dopo un paio di minuti c'era ancora qualcuno che parlottava, si è girato e ha detto, seccatissimo, ai compagni distratti: "oh piantatela un po'", per poi immediatamente rituffarsi nell'ascolto. Mi è venuto un groppo in gola.

Gli altri scimmioni esagitati, che stanno attenti alle parole di Wilde, mi fanno una piacevole sorpresa. Ma lui proprio BEVE, come una pianta che fosse stata dimenticata al chiuso e senz'acqua. Mi fa venire voglia di materializzarmi ogni sera in camera sua, spuntando sul davanzale come Peter Pan, fargli una breve carezza sui capelli morbidi come seta, e leggergli una storia, per permettergli di deporre l'armatura da stronzo che tiene addosso tutto il santo giorno e di godersi un momento di pace.


martedì 19 febbraio 2013

Il tempo delle cose belle

"Ecco, abbiamo fatto geografia un'ora, ed è durata un'ora. E invece abbiamo fatto Dante, e non mi sono neanche accorto di quanto tempo passava."
Tra il sommo poeta e Atreiu è proprio amore.

Oggi, dopo qualche settimana che saltiamo Dante per fare altro, eravamo in effetti tutti così contenti di riaprire la Commedia, e loro stavano così attenti, che Cerbero con la barba unta e atra ci si è quasi materializzato davanti.

In terza invece leggiamo Manzoni. Che io volevo abolire, che secondo tanti colleghi alle medie è una perdita di tempo, che di anno in anno riassumevo sempre più. Guai: la terza C, che non ha voglia di far niente, si beve però capitolo su capitolo i Promessi sposi, e, a dimostrazione che non usano l'ora per dormire, me li restituisce con riassunti circostanziati e esposizioni dettagliate. Finora ho letto praticamente tutto. Anche pezzi che di solito riassumevo a voce. Il risultato è che Manzoni (Manzoni romanziere, chiariamo) mi piace più di quanto mi ricordassi. Perciò il mercoledì entriamo in questo stato di attenzione silenziosa e meno passiva di quel che potrebbe sembrare, e ci spariamo, a volte, quaranta minuti di romanzo. L'Arcangelo Occhiviola, in particolare, si mette in una posizione di tre quarti, come me quando guardo un film sul divano di casa, e si immobilizza come una pietra, tanto che a volte controllo che non stia pensando ai fatti suoi e regolarmente lui è attentissimo, anzi fa un micromovimento con il sopracciglio come a dire: "Beh? Che fai, ti fermi?". Vomitino* è sempre il primo ad alzare la mano per fare il riassunto a voce della puntata precedente, e Teppa Gentile e Arcangelo Nero puntualizzano con dettagli e particolari. Gli altri magari parlano solo se interrogati, ma dicendo cose sensate, quindi dimostrando di aver seguito. Christiane F. ha persino preso nove del riassunto, battendo anche l'Arcangelo Biondograno, che in scrittura è sempre la testa di serie della classe. Sono piuttosto contenta.

[*Bisognerebbe cambiare il soprannome a questo fanciullo, perchè è ancora pallidino come quando, all'inizio della prima, vomitava tutte le mattine per l'ansia di venire a scuola, ma adesso è sempre sorridente, ha messo su un bel fisico perchè è un campione regionale di judo e credo proprio che non vomiti più. Solo che per questo blog è Vomitino da due anni e mezzo, e mi sa che ormai è tardi per trovargli un altro nick.]

lunedì 17 dicembre 2012

Prevedibilità e non dei ragazzini di tredici anni

Ad alcuni puoi leggere attraverso, come fossero figli tuoi, forse anche di più, anzi.


Stamattina, dopo dieci lunghissimi giorni di assenza, il primo saluto che ho ricevuto è stato un gesto tanto misurato quanto affettuoso, una specie di goffo sventolio della mano tenuta attaccata al corpo, mentre una buffa figura smilza, tutta storta, era in attesa davanti alla segreteria.

“Ciao, Atreiu, cosa fai? Chiami per farti venire a prendere proprio ora che sono tornata io?”

Lentiggini, sguardo indicibile tra l’eternamente stravolto e il contento di vedermi: “Eh…”

Io, sorridendo:“Ma stai male, cos’hai?” (e, senza neanche toccarlo, sapevo che non aveva la febbre. Né mal di stomaco, perché nelle sue varie sfumature di pallore ormai distinguo tutte le infinitesimali differenze)

Lentiggini, ciglia basse, espressione sofferta: “Sono mooolto raffreddato…”

Io, classificandomi per il campionato europeo di occhi dolci: “Oh ma dai, adesso io faccio Dante… Non vuoi seguire un po‘ di Dante?”

“Sì. Sì, per Dante mi fermo.”

Io (la peggio zoccola): “Solo se te la senti, eh.”

Lui, convinto: “Sì, sì, Dante lo voglio seguire.”

Coerentemente, alla fine delle mie due ore chiede di telefonare a casa.

Io (finta distratta) “Aha, ma… che lezioni avresti adesso?”

“Inglese e musica.”

Inglese, umm. Spero non ci sia una verifica.

“E non ce la fai a finire la mattinata, ormai che ci sei?”

I cuccioli al canile. Tutti i cuccioli di tutti i canili del mondo, in un solo sguardo di sofferenza, il disgraziato.

“Eh sono taaanto raffreddato, però.”

“Ma non hai febbre.”

Si sta già allontanando verso il corridoio:

“Mi sono fermato solo perché c’era Dante, prof.”

“E’ così che si conquistano le professoresse di italiano, di solito. Vai, va’.”



Altri sono una sorpresa non quantificabile ogni volta.

Dato che, dopo aver appeso all’albero maestro Dylan e Huck, abbiamo guadagnato un comportamento un po’ più calmo da parte dell’intera classe, adesso li sto mettendo di fronte a progetti che richiedono una certa fiducia e serenità. Tipo l’ora di lettura individuale silenziosa, che ai tempi d’oro, con la III B 2006/2007, si faceva comodamente accucciati in posizione del sarto sui cuscini appositi, o anche sdraiati come dei califfi, e in auditorium. Visti gli sguardi affascinati quando avevo spiegato questa cosa, avevo deciso, già prima dell’assenza per malattia, che era venuto il momento di aprire alla seconda le porte della biblioteca privata custodita nell’armadietto di terza. Oggi, nell’ultima mezz’ora, metto su tre banchi uniti i libri disponibili, modello bancarella sul Lungosenna, e li lascio frugare contenti.

Man mano, passano a farsi registrare i prestiti. Chi finisce, si porta il libro a posto come un piccolo tesoro e si mette a leggere in un silenzio innaturale. Tutto senza che io abbia detto niente.

Microlord arriva con “L’occhio del lupo” di Pennac e afferma: “Finalmente ho trovato quel che fa per me”. Mi sovviene che il bimbo ha la passione dei lupi. Dylan prende un manualetto scritto da un prof, intitolato “Uscirne vivi”, di consigli sulla sopravvivenza alle vicissitudini scolastiche. La mia marocchina dislessica che ha la fissa di salvare gli orfani (quella che, nella casa dei sogni, voleva “una stanza per i bambini che non hanno una famiglia”) prende Torey Hayden, non so se riuscirà a leggerlo, ma non le dico di no. Olivia prende “Gridare amore dal centro del mondo”, io esito un attimo ricordandomi che c’è una scena di sesso breve ma descritta senza molti giri di parole, poi mi ricordo che la mamma di Olivia, una travolgente signora cubana, mi ha detto che la bambina sa tutto dell’HIV e della prevenzione perché le ha spiegato tutto lei, “perché a questa età debono ssapere le cosse”. Le dò il libro.

Poi arriva Momo.

Con “Siddhartha“.

lo so che non è adatto per le medie. Ma ogni insegnante aspetta, come la cometa, l’alunno di quattordici anni che può fare cose che gli altri coetanei non possono fare. E ogni tanto passa, come la cometa. E io voglio essere lì quando passa.

Gli dico cautelosamente che è molto bello ma un po’ difficile. Di riportarlo, se lo trova pesante. Annuisce.

Dopo tre minuti torna.

“C’è una parola che non capisco.”

Io mi aspetto qualcosa tipo: bramino, nirvana, etc.

La parola è: pirandelliano.

Ha iniziato dalla prefazione.

Gli spiego che pirandelliano si riferisce a un autore che non abbiamo ancora studiato. Però gli faccio anche vedere che il romanzo comincia una dozzina di pagine dopo. Siccome dopo ciò non s’è ancora mosso dalla cattedra e mi sta guardando con quegli occhi così neri, e così certi che io possegga la risposta a ogni domanda, riprendo la frase della prefazione e spiego che il critico definisce pirandelliano il titolo del romanzo perchè Pirandello si occupava dell‘uomo che non conosce la sua vera identità, Siddhartha vuol dire colui che cerca l‘illuminazione, e si presuppone che tutti noi, come diceva Pirandello appunto, siamo in cerca di qualcosa che non troviamo, che ci manca. Pare soddisfatto, e se ne va. Io resto lì senza fiato e, ci fosse un altro adulto nella stanza, mi girerei per trovare nei suoi occhi conferma che lo ha visto anche lui. Ma sono l’unico essere umano sopra i quindici anni nell’aula, gli under fifteen che mi circondano non si sono accorti di niente, e resto così, basita, incerta se ho sognato. Ora, può darsi che me lo riporti tra due giorni, dicendo che è difficile e non gli piace. Ma non ne sono mica tanto sicura.





venerdì 4 maggio 2012

La goduria del riccio

Pensi che hai tutti i muscoli che ti fanno male e la testa che ti gira e sei tutta sudata.

Attribuiresti la colpa alle quindici precedenti tremende giornate, alle molte ore su una sedia scomoda tra il letto e il muro, o anche solo ai pochi minuti in cui tuo padre, quel vecchietto bianco e fragile che hanno messo al posto del titano che conoscevi, non ha opposto resistenza al farsi trasportare in sedia a rotelle attraverso l'ospedale.

Sei stanca, sì. E triste. Ma non è questo che ti fa dolere i muscoli. E' che da due ore non stai respirando, impegnatissima a seguire.
L'ultima volta che stavi così col fiato sospeso eri una ragazzina, eri a Montecarlo, e stavi guardando una partita di tennis tra Goran Ivanisevic e uno spagnolo, e gli scambi erano lunghissimi.
Stavolta c'è un uomo solo. Che parla con una voce caldissima e potente, con dolcezza e sarcasmo, con sapienza e allegria, con indignazione e poesia.

E la testa ti gira, perchè quell'uomo sta mettendo in scena un secolo di scienza, di storia, di filosofia, di cultura, controcultura, ignoranza, fede, tecnica, curiosità. E la sua voce sta riportando in vita Giordano Bruno, Galilei, Keplero, Campanella, Shakespeare, papi, dogi, cardinali, signori fiorentini, studenti padovani, personaggi uno dentro l'altro, uno sopra l'altro, e sapere, tanto tantissimo sapere, tanto di quel sapere che ti chiedi perchè hai mollato la classe di abilitazione A037 di storia e filosofia, che adesso magari insegneresti al liceo e la sera ti scoperesti a sangue testi come quello sul Seicento di Claudio Costantini o L'etica protestante e lo spirito del capitalismo o il Ginsborg o Il capitale o Seneca o i diari di bordo dei grandi esploratori, per poi, la mattina, cavalcare gloriosamente le idee, le intuizioni e le vicende dei grandi di tutto il mondo davanti a una classe di gente che sa di cosa stai parlando.

E sei tutta sudata perchè Marco Paolini è un tuo mito sovrano, da quando una sera con tuo padre anni fa hai visto in tv lo spettacolo sul Vajont, e questa è la prima volta che lo senti live in un teatro, e la sua voce dal vivo è di più, di più di più di più di quell'esperienza goduriosissima che ti eri prefigurata ascoltandone la registrazione.

Negli ultimi 21 giorni ho vissuto solo ed esclusivamente emozioni enormi, questa è una di quelle positive.

giovedì 29 marzo 2012

Heaven's glory

"Prof, lo sa che l'altro giorno abbiamo giocato contro la Juve, e alla fine stavamo perdendo, e poi siamo entrati io, A. e K., e abbiamo segnato un goal a testa e abbiamo vinto?"
"Cioè, scusa? Fammi capire, a quanto stavate?"
"Eravamo due a zero per loro. Poi l'allenatore ci ha fatto entrare, K. ha segnato, io ho pareggiato e A. ha vinto."

Ecco, ora sostituite "K." con Arcangelo Nero, "io" con Arcangelo Biondograno, "A." con Arcangelo Occhiviola, e avrete un'idea della scena apocalittica che mi sono immaginata io, con gli avversari sprofondati nella Geenna, e il cielo sopra i miei tre inseparabili alunni squarciato dalla Mano di Dio, in un'apoteosi di nembi infuocati.

lunedì 20 febbraio 2012

Giornate veramente produttive

Ahhh ragazzi.

Intanto, funzionano di nuovo lavatrice E calderina. Quindi in questa casa tenersi puliti e profumati non è più un'impresa degna dei pionieri del selvaggio West.

Poi è venuto FINALMENTE a trovarci, dopo mesi, e mesi, e mesi di richieste in carta bollata, petizioni, suppliche e disperati appelli, il cugino nazionale.

Precettato dalla sottoscritta allo scopo di svolgere alcuni compiti ormai resisi imprescindibili, SDMS ha passato a Asti 48 frenetiche ore, nel corso delle quali abbiamo fatto shopping duro, scoprendo così che i nostri DNA, quasi del tutto sovrapponibili, fanno sì che siamo identici anche nel comprare. Si dà il caso che fosse la prima volta che facevamo un gior di compere, a parte i souvenir in vacanza, ai quali ci si approccia sempre in una maniera molto scialla, if you know what I mean.

Tipo: aver già deciso a casa cosa prendere, entrare come un cacciabombardiere nel negozio, puntare dritto sparato sull'obiettivo, soppesare alcune caratteristiche e comprare, senza degnare di un solo sguardo tutto quel che sta intorno. Con questa modalità siamo entrati decisi da Mediaworld, da Oviesse e da Biellascarpe e ne siamo riemersi con la checklist tutta perfettamente spuntata: iPod, macchina fotografica digitale, scarpe, pantaloni. Più due boccette di smalto, unica concessione all'estro del momento. Ma in qualche modo dovevo essere risarcita dell'orrendo imbarazzo vissuto nell'assistere alla prova jeans del diletto parente. E dovergli sussurrare tra i denti, cercando di non farmi sentire dalla moglie anziana e dalla madre presenti fuori dagli altri due camerini per uomo: "Gli skinny sono - ahem - proprio un po' gay, i regular forse a me piacciono di più perchè sono evidentemente parziale e fanno molto etero, ma sicuramente gli slim sono quelli che ti stanno meglio e - ahemsìokaynonsocomedirlosenzachesuoniorribiledettodameperòeccoperdoveredicronacamiècapitatodinotareche - ti fanno un gran bel culo." Ed è vero che io, da anni, vedevo il cugino solo in tuta, in pigiama o con quegli indefinibili pantaloni che hanno la cinta a metà chiappa e il cavallo tre centimetri sotto il ginocchio, per cui è stata una gradevole sorpresa che anche lui, messo in un paio di braghe normali, abbia delle proporzioni simili a quelle di un essere umano e non di un alieno. Dopo questa puntuale ed esaustiva recensione, comunque, ha scelto due modelli su tre, vi lascio indovinare quali.

Io, per riprendermi, ho comprato questo meraviglioso smalto color scaglia di sirena che qua sotto vi mostro, unitamente al mio altro acquisto grazie al quale dovrei andare a correre (o almeno a camminare) un po' più lietamente. E un altro smalto blu metallizzato.



A seguire, il giovane e ormai superinfighettato cugino ha riposto in valigia i nuovi elementi del suo guardaroba e si è dedicato con abnegazione a darmi le prime dritte su iPod e macchina digitale.

Dopo di che, di tutto punto armata, mi sono iscritta alla winter school di media education che si teneva qui ad Asti e ho così passato i successivi tre giorni a discettare di educazione all'uso responsabile di nuove tecnologie e a imparare applicazioni didattiche di vari strumenti oggi maneggiati più dai ragazzi che dagli adulti. E siccome sono una multitasker per definizione, ne ho approfittato per stringere amicizia con un papà adottivo ultracinquantenne e farmi raccontare la sua esperienza, nonchè per avviare una fruttuosa, spero, collaborazione con una studiosa di sviluppo sostenibile. Inoltre nelle parti noiose del convegno iniziale ho scritto il progetto di cui parlavo nel post precedente.







Poi ho partecipato a tre mezze giornate di laboratori che mi hanno enormemente assorbito e da cui esco con un bel po' di roba che intendo condividere qui. Ero finita nel gruppo che si doveva occupare di blog, mobile e app per iPhone e iPad.

E' stata una bella esperienza, quella di rientrare in università, di dimenticare per giorni interi la borsa dei compiti da correggere, la casa, il parentado, le grane economiche e legali, e anche di lavorare con altri, non tutti insegnanti tra l'altro, su temi che io sempre meno marginalmente incontro nella mia vita di prof e di persona.

E' stato anche un modo per rendermi conto di quanto il blog, ad oggi, mi identifica, di quante nuove sottili dimensioni di interazione con altri sono iniziate grazie ai social network per una donna adulta, di quanto il pubblico e il privato si sono fortemente mischiati creando qualcosa che prima non esisteva. E ho preso coscienza che ormai, se mi chiedono cosa faccio nella vita, mi viene automatico dire che insegno, che studio e che sono una blogger, anche se il mio blog non ha certo la risonanza di altri che sono quasi a livello di giornali online per numero di lettori. E a me, sia concesso dirlo, non me ne frega assolutamente niente di non avere migliaia di follower, mi frega di scrivere, di condividere con alcuni ma non necessariamente con tutti, e di incontrare tramite i blog gente come me che riflette e che si racconta. E' una nuova dimensione della mia vita, sia esteriore che interiore.

Domani, dopo aver incontrato, a proposito di nuove dimensioni, Noisette (abbiamo deciso che la nostra amicizia fresca fresca può essere sperimentata nel contesto del tutto particolare del giro insieme all'Ikea, il che secondo me è un segno di enorme confidenza con una persona), vi narrerò un po' delle cose che abbiamo discusso nei laboratori, e cercherò di condividere un po' di materiali utili per la riflessione con gli alunni, ma anche coi figli, sul tema della crossmedialità (che parola bellissima che ho imparato! è bella quasi quanto "cingolato") e della netiquette e mobile-etiquette.

Intanto beccatevi il cugino in tutto il suo barbuto e rossiccio splendore, mentre mi inizia ai misteri della fotografia digitale. Sopra avete già visto alcune prove di foto, per documentare la collocazione della nuova sede universitaria astigiana in un'antica scuderia della caserma, che vedete sullo sfondo, oggi deserta e in attesa di nuova destinazione.

Alla prossima.

mercoledì 15 febbraio 2012

Epic win

Passare da

"Huck Finn, basta! La vuoi piantare di girarti e parlare? Ti ho già dato una nota un'ora fa!!!"
"Manòòòòòò prof ma non sono io, ma ioooo... ufff eccolosapevo, tanto!!!!!!!!"


a

sguardo interrogativo e silenzio dell'insegnante
"Uffi ma no dai prooooof, ma non ero io!!!!"


è già buono. Per le mie corde vocali.

Ma passare da questi due step a

sguardo interrogativo e silenzio dell'insegnante
"Scusi... scusi."


è un risultatone. Per Huck Finn.

venerdì 27 gennaio 2012

Peggio per voi

Il titolo è una citazione.
Della mia prof di lettere delle medie, ovvero la ragione per la quale io sono qui ora e faccio questo mestiere.

Ed è il succo del discorso fatto con la prima stamattina.

"In consiglio di classe ci siamo resi conto che avete delle medie alte, la maggior parte di voi dimostra di essere in gamba e di saper studiare. QUINDI... vedete, se su venti quindici andassero piano, dovremmo rallentare. Ma se su venti quindici sono bravi, possiamo mettervi sotto e farvi fare più fatica. Da oggi perciò partiamo con cose più difficili."

Detto fatto, interrogazione di Geografia, spalle alla cartina:
"Atreiu, io sono a Asti e voglio andare sul Mar Baltico. Da dove passo?"
Me lo spiega.
Poi:
"Huck Finn, io sono a Asti e voglio andare sul Mar Baltico, ma via mare. Cosa devo fare?"
Gigioneggia un po', ma più o meno ci si arriva.
"Pippi, io sono a Asti e voglio andare sul Mar Nero, via mare. Dove vado?"
Si perde arrivata alla Sicilia. Le serve ancora la carta.
"Tostissima, io vado sul Mar d'Azov, ma ci vado senza prendere la nave. Come faccio?"
Lei mi ci porta via valle del Danubio, poi io le rivelo che il Danubio a me non piace e voglio attraversare le montagne, e che montagne sono? Non lo sanno; tranne Atreiu, che me lo dice con tono di grande ovvietà.

Atreiu è un drogato di Geografia che studia a memoria tutte le autostrade italiane, contempla la carta appesa al muro per delle mezz'ore (mentre io spiego Grammatica, di solito) e nel tempo perso (cioè nelle ore di Inglese, o mentre io faccio fare Antologia) fa liste di capitali del mondo, che gli vengono sequestrate, per cui deve ricominciare da capo.
Dovevate vedere la sua faccia oggi quando si è accorto che di Geografia ne so più di lui.
Scuotendo i lunghi capelli castani, mi aveva appena detto con aria di sufficienza che per entrare nel mar Baltico devo superare lo Jutland (va molto fiero di sapere dov'è lo Jutland) e io gli ho svelato che i due stretti si chiamano Skagerrak e Kattegat. E a lui si è alzato il sopracciglio con aria scettica, poi si è voltato e li ha visti scritti sulla carta, e mi ha guardato con rispetto. Intanto la classe si scompisciava, perchè "skàgherrak" già è divertente, ma "kàttegat" li sdraia regolarmente.