Oggi ho pranzato con i miei due figli in un McDonald's di Roma. Nelle foto dei menu sopra le casse, come di consueto, campeggiavano le promozioni dei panini appena introdotti sul mercato, con annessa l'immancabile (e tutto sommato pretenziosa, visto che la carne è sempre carne e il pane è sempre pane, a dispetto del fatto che li si possa impacchettare in mille modi diversi) attribuzione della qualifica di "novità".
In giro per il locale, inoltre, facevano bella mostra di sé i manifesti con cui l'azienda annunciava, attraverso l'accattivante fotografia della scatola di un Big Mac aperta su un tavolo come se fosse un notebook, che anche in quel locale era possibile usufruire di una connessione wi-fi completamente gratuita.
Dopo essermi beato di tanta modernità mentre finivo di masticare il pranzo, e dopo aver finito di dirimere le controversie sorte tra i miei figli in merito all'attribuzione dei gadget che avevano trovato nell'Happy Meal, mi sono alzato per gettare nel cestino i resti del pasto appena consumato: le scatolette di cartone che contenevano i panini, i contenitori in plastica per le salse, le cannucce delle bibite, i tovaglioli di carta spiegazzati e i resti di cibo (qualche patatina fritta, un avanzo di sandwich sbonconcellato, un fondo di Coca Cola con ghiaccio e due o tre pennellate di ketchup).
Mentre procedevo all'operazione, mi sono reso conto che, contrariamente a quanto faccio tutti i giorni a casa mia, stavo buttando tutto nello stesso cestino: e non, badate, per pigrizia o trascuratezza, ma perché non me ne venivano messi a disposizione altri.
Così, mi sono ritrovato ad accorgermi (non senza una certa meraviglia) del fatto che un'azienda come McDonald's, che produce tonnellate e tonnellate di spazzatura ogni giorno e che avrebbe tutte le possibilità per organizzarsi nel miglior modo possibile, se ne strafotte della raccolta differenziata, mentre i cittadini si arrabattano diligentemente con buste e bustine varie per separare correttamente la plastica dalla carta, il vetro dagli avanzi della minestra e il cartone dagli assorbenti usati.
Mi corre l'obbligo, quindi, di chiedere agli amici di McDonald's se non sarebbe il caso di risparmiare qualcosina sulle connessioni internet e di investire quei soldi nell'acquisto di bidoni differenziati (magari tutti colorati, tanto per non smettere di essere "cool"), allo scopo di non sommergere completamente le nostre città con la loro monnezza indistinta e puzzolente, e ai nostri amministratori (sindaco Alemanno in testa, ché io vivo a Roma e parlo per me) perché mai non prendano in seria considerazione l'idea di costringerli, multandoli, agli stessi comportamenti cui (giustamente) si cerca faticosamente di educare qualsiasi normale cittadino.
Sapete come andrà a finire?
I nostri amici di McDonald's si adegueranno allo standard minimo di civiltà rappresentato da una normale raccolta differenziata come e quando vorranno, con la strafottenza che è propria di quelli che credono di essere i proprietari del mondo, senza che alcuno si azzardi ad alzare un dito per sollecitarli finché non lo decideranno da sé.
Non solo: quando finalmente si degneranno di farlo, avranno (potete scommetterci) persino la faccia tosta di annunciarlo ai quattro venti come se si trattasse di una "novità", tale e quale al nuovo panino con gli stessi ingredienti di sempre e al wi-fi cui è possibile collegarsi (hai visto mai che uno debba mandare una mail urgente?) nei loro ristoranti.
Con tanto di manifesti colorati, che saranno la definitiva presa per il culo.