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Allora, lo abroghiamo?

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Una domanda facile facile: come si fa a denunciare l'omertà del Vaticano sui preti pedofili se gli abbiamo messo su un piatto d'argento gli strumenti per esercitarla?

Gli ecclesiastici non sono tenuti a dare a magistrati o ad altra autorità informazioni su persone o materie di cui siano venuti a conoscenza per ragione del loro ministero.

(Concordato del 1984, articolo 4, comma 4)

L'insostenibile trasparenza delle linee guida

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Una domanda: se è vero che le nuove linee guida del Vaticano, che prevedono l'obbligo della denuncia alle autorità civili per i preti pedofili, sono state rese pubbliche solo pochi giorni fa ma sono operative già dal 2003, come mai questo prete non è stato denunciato ma trasferito? E questo? E quest'altro? E quest'altro ancora? Ah, e questo? E quest'altro?
Così, per curiosità.

Tenere la "cosa" segreta

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Monsignor Giuseppe Agostino, Vescovo Emerito di Cosenza, sui preti pedofili:

Penso che la Chiesa Cattolica avrebbe dovuto mantenere su questi fatti, compiuti da suoi ministri infedeli, la cosa segreta e trattarla con prudenza.
Mentre ringrazio Monsignor Agostino per la sincerità, mi corre l'obbligo di segnalargli, qualora non se ne fosse accorto, che la soluzione da lui prospettata coincide esattamente con quanto è avvenuto: la "cosa", come la chiama lui, è stata effettivamente tenuta "segreta" e trattata con "prudenza", almeno finché qualcuno di quei ragazzini non ha avuto l'alzata d'ingegno di rompere il silenzio, costringendo quelli Vaticano a mandare giù il boccone e ad ammettere l'esistenza di ciò che avevano tenuto nascosto con tanta cura.
Fosse stato per loro, non sarebbe volata una mosca.

Un forte rumore di niente

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Il cardinale Angelo Sodano, decano del collegio cardinalizio, formula così gli auguri pasquali al papa:

Il popolo di Dio è con il Papa e non si lascia impressionare dal chiacchiericcio.

Capito? Le centinaia di bambini stuprati dai preti di tutto il mondo, l'atteggiamento omertoso delle gerarchie ecclesiastiche, gli insabbiamenti, le mancate denunce, i trasferimenti in altre diocesi dei colpevoli e i conseguenti nuovi abusi su persone incolpevoli e ignare di trovarsi di fronte a sacerdoti che si erano già resi protagonisti di violenze sessuali, insomma tutto questo edificante scenario non sarebbe altro che un "chiacchiericcio", rispetto al quale il "popolo di Dio" dovrebbe rimanere del tutto indifferente.
Questione di punti di vista, non c'è dubbio: quello che è certo, però, è che al "chiacchiericcio" erano sicuramente indifferenti i bambini violentati da Padre Lawrence C. Murphy, che a quanto riferisce il New York Times fu lasciato libero di continuare a fare i suoi comodi a domicilio, in un suggestivo cottage sul lago, anche dopo la scoperta dei suoi abusi da parte delle gerarchie.
Sapete com'è, quando si ha a che fare con i bambini sordomuti non è necessario preoccuparsi dei rumori di fondo.

Una proposta per semplificare

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Avrei un'idea da proporre agli amici giornalisti: avvertiteci solo nell'improbabile ipotesi in cui riusciate a trovare un papa che non sapesse niente.
Mica per altro, così facciamo prima.

E adesso come la ri-mettiamo?

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pope
Dopo la ricostruzione dei fatti sul caso Murphy, il New York Times e lo Spiegel propongono un'altra interessante cronologia, stavolta relativa a una vicenda accaduta in Baviera tra il 1979 e il 1980:
  • un prete di nome Peter Hullermann, coinvolto in episodi di pedofilia, inizia una terapia riabilitativa con l'approvazione dell'Arcivescovo di Monaco Joseph Ratzinger;
  • pochi giorni dopo, tuttavia, all'attuale pontefice viene consegnata una nota nella quale si avverte che il sacerdote sta per tornare alla sua attività pastorale;
  • Ratzinger conduce una riunione nella quale vengono decisi il ritorno al lavoro ed il trasferimento di Hullermann;
  • il prete viene trasferito altre tre volte;
  • nel 1986 Hullermann viene condannato a 18 mesi di carcere con la condizionale per abusi sessuali su minori, ma continua comunque ad operare;
  • successivamente il prete viene nuovamente denunciato per un altro presunto episodio di violenza sessuale su un minorenne avvenuto nel 1998.
Ecco, questo è quanto. Le solite accuse senza fondamento dei laicisti, si dirà: eppure anche stavolta si citano documenti confermati da fonti ecclesiastiche, e non i deliri isterici di qualche blogger miscredente.
Mi piacerebbe che le risposte fossero altrettanto circostanziate.

Un premio per il prete pedofilo

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Un mesetto fa vi segnalavo lo strano atteggiamento della Curia di Bologna, che si rifiutava di rivelare agli inquirenti dove si trovasse un prete condannato a sei anni e dieci mesi per molestie sessuali sui bambini dell'asilo che dirigeva.

Ecco, oggi si viene a sapere che quel prete non è stato semplicemente trasferito, ma addirittura promosso ad un incarico più prestigioso.

Che volete che vi dica, si vede che per i nostri amici porporati la lotta alla pedofilia è più efficace se viene condotta a forza di premi.

Dipende, tutto dipende

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Le due notizie sono piazzate una dietro l'altra nella homepage del Corriere, di tal che per metterle a confronto non c'è manco bisogno di fare troppa fatica col copiaincolla. La domanda è: che pena è prevista per il sacerdote di una religione che se ne va in giro a stuprare i bambini? Dipende dalla religione, evidentemente, o meglio dal numero di suoi adepti e quindi dalla sua influenza politica ed economica: se sei il leader di una setta sfigata finisci dritto dritto in carcere e vieni sputtanato su tutti i giornali con tanto di nome, cognome e fotografia, se invece appartieni ad una delle organizzazioni più potenti del mondo, oltre al fatto che tutti si premurano di tutelare accuratamente la tua privacy, è facile che intanto te la cavi con una sospensione, poi Dio vede e provvede.
Alla faccia dell'uguaglianza, laica o evangelica che sia.

La Chiesa denuncia i preti pedofili o li protegge?

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In estrema sintesi la vicenda è questa: un prete viene condannato a sei anni di carcere per molestie sessuali su minori, ma la Curia, oltre a guardarsi bene dal risarcire le famiglie delle vittime, si rifiuta di dire agli inquirenti dove si trovi.

Si riferiva a casi come questo, Santo Padre, quando ha detto che la Chiesa denuncia la pedofilia?

Sei giorni prima

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Se fosse vero, vorrebbe dire che Stefano Cucchi è stato ammazzato due volte: prima dalle botte, e poi dall'indifferenza di chi se ne è strafregato di ascoltare la sua voce mentre avrebbe potuto salvarlo.

Date retta: tiratela fuori, 'sta verità, e vedete di tirarla fuori tutta.

Adesso più che mai, non avete scuse.

Che sbadato, mi era sfuggito

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Ricapitoliamo, che ne dite?

  1. All'inizio hanno detto che Stefano Cucchi era caduto dalle scale;
  2. in un secondo momento hanno guardato meglio e hanno trovato anche gli ematomi e la frattura alle vertebre;
  3. poi hanno dato un'altra occhiata e hanno riscontrato pure le bruciature di sigaretta;
  4. infine (sperando che sia l'ultima versione) hanno fatto un altro controllo e sono venute fuori nuove lesioni al cranio e alla mandibola.

Non so cosa ne pensiate voi, ma a me pare che abbiano la tendenza a farsi sfuggire qualche particolare di troppo.

Stefano Cucchi e il doppio barile

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Mi pare che in giro se ne parli sempre meno, e la cosa mi dispiace un po'.

Soprattutto se vengono fuori le foto che testimoniano le percosse subite da Stefano Cucchi, non si sa se durante il fermo dei carabinieri o durante la sua traduzione in carcere, ma comunque prima di entrare in ospedale.

Qualche giorno fa, allorché le forze dell'ordine e gli operatori sanitari sembravano rimpallarsi vicendevolmente la responsabilità del dramma, ebbi a prospettare l'ipotesi che ci trovassimo di fronte al solito, squallido scaricabarile.

Ecco, e se invece i barili fossero belli pieni tutti e due?

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