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dei molti che scrivono sulla carta igenica e di uno che scrisse sulla carta igenica


Bobby Sands era nato in un quartiere protestante di Belfast, non certo il posto migliore per un futuro combattente dell’IRA, e la cosa gli costò numerosi traslochi a causa delle minacce che gli arrivarono dai Lealisti. Lasciata la scuola per il lavoro in cantiere, non riuscì a liberarsi dalle intimidazioni, e finì presto per reagire entrando a far parte del Primo Battaglione Belfast del Provvisional Irish Republican Army. Nel 1972 venne arrestato e rimase in carcere quattro anni senza processo. Liberato per pochi mesi, venne di nuovo arrestato per il possesso di un arma da fuoco e condannato a quattordici anni. Fu incarcerato nei famigerati H-Bolcks, versione neanche troppo moderna dell’inferno in terra, dove si divise tra l’attività di scrittore e quella di ufficiale comandante dei diversi detenuti dell’IRA del carcere di Long Kesh. Numerose furono le battaglie dei detenuti che rivendicavano condizioni carcerarie compatibili con la dignità umana: dalla battaglia delle coperte, quando i prigionieri rifiutarono le uniformi del carcere, a quella dello sporco, attuata spalmando gli escrementi sui muri delle celle per protestare contro le violenze che dovevano subire. I pestaggi a sangue, le perquisizioni anali imposte con la forza, il freddo intenso sofferto dai detenuti, costretti a camminare per la cella fino ad essere esausti.

Dopo quattro anni di sopravvivenza in queste condizioni i detenuti decisero di giocarsi il tutto per tutto e iniziarono a rifiutare il cibo, era il 1980. Sette detenuti condussero per oltre cinquanta giorni un durissimo sciopero della fame, interrotto per salvare la vita a uno di loro, dopo che gli inglesi avevano fatto promesse di concessioni. Appena constatato che nulla era cambiato, lo sciopero riprese nel marzo dell’anno successivo. A iniziarlo e guidarlo c’era Bobby Sands, che decise che gli altri prigionieri si sarebbero uniti a scadenze regolari, in modo da dilatare l’effetto delle morti in un arco di tempo il più lungo possibile.

Poco dopo l’inizio dello sciopero, un membro irlandese del parlamento britannico morì, e nelle elezioni supplettive Sands venne eletto al suo posto. Gli inglesi reagirono subito all’affronto promulgando una legge che impediva a detenuti e ex-detenuti di partecipare alle future elezioni. Ma la carriera parlamentare di Bobby Sands fu una delle più brevi che si ricordi e, dopo appena tre settimane, morì nell’infermeria del carcere, raggiunto il sessantaseiesimo giorno di sciopero della fame. La sua salma tornò a Belfast e il suo feretro fu seguito da più di centomila persone.

Altri nove detenuti si spensero d’inedia come Sands, l’orrore fu svelato agli occhi del mondo, e i dieci martiri presentarono il conto della loro morte al governo britannico. Ma la lotta dovette continuare per oltre vent’anni e si concluse nel 2005 con la consegna delle armi da parte dell’IRA. Al suo posto rimane un faticoso processo d’integrazione politica che presenta ancora non poche difficoltà, e il famigerato carcere di Long Kesh sarà abbattuto per far posto a un centro sportivo.

Adesso, qualcuno si chiederà cosa c’entri questa vecchia “pinta d’inchiostro irlandese”… E io risponderò che ricordando la battaglia di un uomo per i suoi ideali portata fino alle estreme conseguenze, non posso non sorridere pensando allo squallore da bottega della nostra campagna elettorale. Lo stesso sorriso amaro me lo ritrovo riflettendo sulle tre settimane da parlamentare di Bobby Sands, paragonate ai seggi a vita dei nostri deputati e “senatori non a vita”. E ancora, come negare il fatto che le pagine di molti nostri scrittori e giornalisti meriterebbero di fare la fine della carta igienica: proprio quella carta igienica cui Bobby dovette ricorrere per lasciarci il suo addio alla vita, fatto uscire con faticosi stratagemmi dal carcere.

Ma questo, ovviamente, fa parte del mio qualunquismo… se siete in grado, provate a sopportarlo.

Il diario di Bobby Sands."Un giorno della mia vita"
L'inferno del carcere e la tragedia dell'Irlanda in lotta.
Feltrinelli, Milano marzo 1996.
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