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martedì 12 gennaio 2016

LA JOTA TRIESTINA




Molto strano che su questo blog ancora non ci sia la ricetta della jota. L’ho messa nei ravioli del plin un po’ di tempo fa, ma quella era una rivisitazione, abbastanza audace tra l’altro ma la ricetta vera e propria, quella della jota originale, il piatto in assoluto più conosciuto e rappresentativo della città in cui vivo, Trieste (prima o poi dovrò fare una ricerca su quante altre città al mondo possono vantare come proprio piatto tipico una minestra perché così, a mente, non me ne sovviene neanche una) ancora non l’avevo pubblicata. Ho già detto una cavolata, ho parlato di “jota originale” quando è ovvio che non vi può essere la “vera” ricetta di questa pietanza, posto che ognuno la fa un po’ come gli pare. Quello che non può mancare mai sono i crauti, qui chiamati capuzzi garbi, ovvero cappucci acidi, a seguito della fermentazione con il sale, e i fagioli. Tutto il resto va a sentimento. Non sono più molte le famiglie che si cimentano in questa preparazione, che richiede tempi piuttosto lunghi, preferendo la maggior parte delle persone andare alla ricerca di qualche trattoria del Carso triestino che la prevede nel suo menu, ma tutti quelli che ancora la preparano in casa hanno la loro ricetta preferita. Qualcuno ci mette le patate, altri no, spesso viene aggiunto un osso di prosciutto cotto, meglio ancora le costine di maiale affumicate, che oltre ad insaporire, arricchiscono la minestra di un sapore particolare. E poi non può mancare il kümmel e il soffritto alla fine, il “disfrito” come lo chiamano qui, a base di olio (originariamente strutto), aglio tritato e farina, che si fa tostare bene a parte fino a farla diventare scura per poi essere aggiunto alla minestra. Ecco, gli ingredienti sono più o meno sempre quelli, tuttavia la jota è sempre diversa. Perché cambiano le proporzioni degli ingredienti, a qualcuno piace molto acida, altri la preferiscono più delicata e poi può cambiare anche il procedimento di cottura, qualcuno cucina tutto quanto insieme, altri cuociono prima alcuni ingredienti a parte. Dipende molto dal risultato che si vuole ottenere, perché la jota è una questione soprattutto di equilibrio. I sapori sono forti, c’è il kümmel (carvi, da non confondere con il cumino), compagno inseparabile dei crauti, sia per il suo sapore tendente all’anice che dona loro una freschezza particolare, ma anche perché ne favorisce decisamente la digestione, e soprattutto ci sono i crauti stessi, che necessitano di essere utilizzati in maniera sapiente per evitare di ritrovarsi con una minestra immangiabile.
Quando ho saputo che la sfida dell’MTC n. 53 proposta dalla mitica Vitto era proprio una minestra, avevo da poco preparato la jota, per la prima volta corredata di foto per poter essere inserita nel blog. Il dilemma era se postarla lo stesso o meno e se proporla come ricetta della sfida, visto che non è proprio una minestra elaborata dalla mia fantasia, come sono solitamente le ricette che propongo per la sfida. E poi mi è capitato di preparare un post per laredazione dell’MTC sulle minestre della Mitteleuropa e quindi mi è parso carino completarlo con la ricetta della jota. Quella che segue è la mia versione, elaborata dopo aggiustamenti effettuati nel corso degli anni per adattarla ai nostri gusti. Non la faccio spesso, ma almeno un paio di volte all’anno d’inverno non posso evitare di prepararla. A me piace moltissimo e come tutte le minestre se “riposata” e consumata il giorno dopo o quello dopo ancora è molto più buona.

JOTA
Ingredienti per 6 persone
500 g di crauti freschi*
300 g di patate
100 g di fagioli borlotti secchi precedentemente ammollati per 12 ore e lessati (oppure 250 g già lessati)
3 costine di maiale affumicate
½ cipolla
2 cucchiaini e ½ di kümmel (semi di carvi)
2 foglie d’alloro
brodo vegetale
olio extravergine d’oliva
sale
pepe
per il soffritto finale (facoltativo)
1 cucchiaio d’olio
1 spicchio d’aglio tritato
1 cucchiaio di farina
(in alternativa, per un risultato più leggero, aggiungere alla fine un cucchiaio di amido di mais sciolto nel brodo)

*a Trieste è facile reperire i crauti freschi mentre nel resto d’Italia si trovano solitamente solo quelli in scatola, che sono più o meno la stessa cosa di quelli freschi ma che secondo me hanno un sapore molto più acido, quindi il mio consiglio, prima di utilizzarli, è quello di scolarli bene dall’acqua di vegetazione e di sciacquarli abbondantemente sotto all’acqua corrente.

In una pentola capiente, rosolate la cipolla tritata con un po’ d’olio, aggiungete i crauti e subito dopo il bordo, fino a ricoprirli di un dito, poi aggiungete l’alloro e il kümmel, coprite con un coperchio cuocete a fuoco medio fino a quando il brodo si sarà consumato del tutto, ci vorrà circa ½ ora.
Nel frattempo, in un altro tegame lessate in poca acqua le patate sbucciate e tagliate a cubetti di circa due cm per lato e quando sono quasi cotte aggiungete i fagioli, cuocete insieme per qualche minuto e unite il tutto ai crauti. Aggiungete le costine di maiale affumicate e fate cuocere ancora per mezz’ora, tre quarti d’ora, aggiungendo altra acqua se necessario e a gusto, a seconda che si voglia ottenere una minestra brodosa o asciutta (a me piace piuttosto densa).
A fine cottura, fate tostare in un pentolino la farina nell’olio e quando comincerà a colorarsi aggiungete l’aglio tritato, fate cuocere ancora un minuto e poi aggiungete il tutto alla minestra. Spesso io ometto l’aglio e aggiungo semplicemente un cucchiaio di maizena sciolto nel brodo per ottenere un risultato cremoso ma senza appesantire troppo il risultato finale.
Regolate di sale, aggiungete un po' di pepe di mulinello, fate riposare qualche minuto e servite.


 Con questa ricetta partecipo all'MTC n. 53, minestroni e zuppe di Vitto.


mercoledì 14 ottobre 2015

POLLO RIPIENO DI CURRY DI POLLO CON RISO AL CARDAMOMO E PISELLI E GRAVY AL LATTE DI COCCO




L’ultima volta che ho visto la Patty eravamo a Torino, sedute vicine ad una conferenza intente ad ascoltare Jamie Oliver al Salone del Gusto. Era esattamente un anno fa e Jamie parlava del suo impegno a diffondere la cultura del mangiare in modo intelligente. La volta precedente ci eravamo incontrate in Sardegna, a Cagliari, esattamente un anno prima, in occasione del MedDiet Camp, una due giorni all’insegna della dieta mediterranea che ricordo come la più bella esperienza di tutta la mia attività di foodblogger. Tutto questo per dire cosa? Che non posso che associare la Patty alla faccia buona della medaglia di questo sempre più rovinato mondo del cibo nel web. Quella della passione per una cucina vera e buona, di una serietà nello scrivere e raccontare di cibo profonda ma leggera allo stesso tempo, ironica e poetica. Patty, è passato un altro anno e quindi ci si deve rivedere :) 
Quindi non potevo che essere felice di ritrovarla nuovamente a proporre a tutti noi appassionati del contest di cibo più bello del web=mtchallenge, una sua ricetta, dopo i suoi magnifici pici (dopo questa perculatio non potrà assolutamente farmi vincere… fffiuuuu :)) E non potevamo aspettarci da lei nient’altro se non un’altra ricetta cazzuta, il pollo ripieno, accompagnata da questa motivazione, cazzuta anch’essa ”…che senso ha fare tutto sto lavoro, quando lo può fare qualcuno per noi? Il senso è questo: che diamine ci stiamo a fare in cucina se non vogliamo cucinare veramente? E perché abbiamo un blog di cucina se dobbiamo riempirlo di biscottini, nastrini e ninnolini? Quest'oggi al vostro blog nascono i peli sul petto. Quest'oggi si entra nella materia, si tocca la fibra, si recide, si scarnifica, si taglia e cuce cercando di rispettare ed onorare la materia che si ha sotto le mani.”
Quindi… che pollo ripieno sia!
 


POLLO RIPIENO DI CURRY DI POLLO CON RISO AL CARDAMOMO E PISELLI E GRAVY AL LATTE DI COCCO
 
Ingredienti per 4/6 persone 

1 pollo da circa 1 Kg

per il ripieno
1 sovracoscia di pollo (circa 150 g con l’osso)
50 g di yogurt bianco intero
1 spicchio d’aglio
2 cm di radice di zenzero
2 cucchiaini di curcuma
40 g di riso basmati
30 g di piselli già puliti
3 mandorle
1 chiodo di garofano
i semi di 1 baccello di cardamomo verde
olio extravergine d’oliva
sale

per il gravy
2 cucchiaini di semi di coriandolo
1 cucchiaino di semi di fieno greco
1 pizzico di semi di cumino
i semi di 3 baccelli di cardamomo verde
1 pizzico di cannella
100 ml di latte di cocco
il succo di 1 lime
3 cucchiaini di amido di mais
1 mestolo di brodo di pollo preparato con la carcassa del pollo, 1 cipolla, 1 gambo di sedano e 1 carota

per le patate alla curcuma
2 patate
1 cucchiaino di curcuma
½ cucchiaino di semi di coriandolo macinati
olio extravergine d’oliva
sale

Riporto le preziosissime indicazioni di Patty per quanto riguarda le operazioni di disosso e preparazione del pollo.
  1. Prendete il vostro busto di pollo eviscerato, pulito e fiammato per eliminare eventuali residui di piume. Rinfreschiamo subito un po' di anatomia andando a lussare entrambe le cosce. Con il busto del pollo dritto di fronte a voi, dovrete infilare il pollice della mano sinistra (se non siete mancini) nella cavità intestinale fino a toccare l'articolazione dell'anca. Con l'altra mano tirate indietro la coscia rompendo l'articolazione. Il femore deve uscire dalla cavità dell'anca. Fate la stessa cosa con l'altra coscia. 
  2. Dovete togliere la forcella dello sterno. E' una delle operazioni più delicate: ruotate il pollo sempre in posizione supina, con il petto verso di voi. Spingete indietro delicatamente la pelle della cavità del collo. Toccate la polpa del petto intorno alla cavità e potrete percepire la forcella. Incidetela con la punta del coltello.
  3. Con il coltello raschiate la carne intorno alla forcella in modo da farla apparire, quindi con delicatezza recidetela al vertice con il trinciapollo, facendo attenzione a non bucare la pelle. 
  4. La forcella è libera anche se l'osso lungo è ancora all'interno e verrà eliminato successivamente.
  5. Adesso ruotate nuovamente il pollo e mettetelo con il petto a contatto con il tagliere. Tenetelo schiacciato con una mano ed incidete nel centro della spina dorsale scendendo dal collo alla coda. Qui troverete resistenza all'inizio ma poi proseguendo sarà molto più agile. Aprite quindi il pollo a libro. Via via che procedete nel lavoro, asciugatevi bene le mani cercando di averle sempre prive di grasso che inevitabilmente potrebbe rilasciare il volatile. Il coltello deve essere sempre ben fermo nella vostra mano.
  6. Procedendo dall'alto verso il basso e dalla colonna verso l'interno, fate scorrere la lama del coltello appoggiandola alla cassa toracica ed incidendo in profondità, cercando i raschiare bene la polpa dalle costole. Procedete con calma da una parte e poi dall'altra.
  7. A questo punto avrete quasi terminato la parte più difficile. La gabbia toracica sarà quasi completamente staccata dal petto. Resterà lo sterno che potrete sollevare e staccare dal basso verso l'alto. Una volta inciso nella lunghezza, si staccherà completamente il resto dell'ossatura. Toccate il bordo del petto all'altezza del collo ed eliminate la parte lunga della forcella sempre incidendo con la punta del coltello. Tenete la carcassa da parte. 
  8. Adesso grattate via la polpa dalle ossa delle anche e staccate l'osso dalla giuntura della coscia con il trinciapollo. L'osso lungo della coscia sarà invece lasciato al suo posto per mantenere una bella forma finale. 
  9. Tagliate con il trinciapollo le ali all'altezza dell'articolazione. Quindi rimuovete il resto dell'ala in corrispondenza delle giunture. Spingete con il dito la pelle dell'ala all'interno della cavità che si sarà formata dopo l'eliminazione dell'osso.  
  10. Il vostro pollo è disossato. Palpate con le mani la carne di tutta la superficie per sentire se qualche piccola scheggia di osso sia rimasta ed eventualmente eliminatela. Procedete a stendere il ripieno con cura. 
  11. Sollevate i lati del volatile per richiuderlo, fate coinciderei lembi di pelle con grazia e procedete alla cucitura. Cominciate dal collo e scendete cucendo senza tirare troppo la pelle perché con la cottura, tenderà a gonfiarsi e ritirarsi con il rischio di spaccarsi e rovinare tutto il vostro paziente lavoro. Potete usare filo da cucina o filo di seta a vostro piacere. 
  12. . Legate le cosce per mantenere la forma in cottura.
  13. Inumidite un largo foglio di carta da forno ed avvolgetevi stretto il pollo chiudendolo come un caramellone. 
  14. Avvolgete il caramellone in un lungo foglio di alluminio e legatelo con dello spago per dare definitivamente una forma cilindrica al vostro pollo. Adesso potete mettere in frigo per 2/3 ore o se preferite, per tutta la notte fino al momento di cuocerlo. Per la cottura bollita (ad esempio per la galantina), potrete lasciare il vostro pollo direttamente avvolto come indicato. 
  15. Per la cottura al forno, eliminate la carta, condite l'esterno del pollo massaggiandolo con sale e pepe quindi strofinatelo con piccoli fiocchi di burro che serviranno a mantenere morbida la pelle durante la cottura. 


Per il ripieno.
Eliminate la pelle della sovracoscia di pollo e disossatela (dopo aver disossato un pollo intero vi sembrerà una passeggiata) e tagliatela a cubetti piccoli di circa un centimetro per lato. In un mortaio schiacciate lo spicchio d’aglio sbucciato e il pezzo di zenzero privato della buccia fino a ridurli in pasta. In una ciotola amalgamate lo yogurt con la curcuma e la pasta di aglio e zenzero, unite i pezzettini di pollo, mescolate bene e riponete in frigo per almeno tre ore.
Preparate il riso al cardamomo. In una padella versate un po’ d’olio, aggiungete le mandorle tanagliate a lamelle, i semi di cardamomo e il chiodo di garofano, fate scaldare leggermente quindi unite il riso precedentemente sciacquato e i piselli, fate insaporire, coprite d’acqua, salate e togliete il chiodo di garofano. L’acqua dovrà proprio essere a filo con il riso; fate cuocere fino a quando si sarà consumata, il riso dovrà risultare ancora piuttosto crudo.

Per il brodo di pollo.
Preparate il brodo di pollo facendo stufare a fuoco dolce una cipolla, un gambo di sedano e una carota in una pentola con un filo d’olio e la carcassa del pollo. Aggiungete dell’acqua e fate sobbollire lentamente per almeno mezzora e mettetelo da parte.

Riempite e cuocete il pollo.
Trascorso il tempo per la marinatura della coscia di pollo, mescolate il riso con i dadini di pollo e tutta la marinata. Spalmate il ripieno sul pollo aperto a libro e procedete a chiuderlo cucendolo come spiegato sopra.
Accendete il forno a 180°. Versate un po’ d’olio in una pirofila e sistemate il pollo sul fondo dopo averlo salato e massaggiato con un po’ d’olio.
Mettetelo in forno. Dopo 15 minuti, aprite e irrorate il pollo con il brodo e proseguite la cottura. Ogni 10 minuti spennellate il pollo su tutta la superficie con i suoi succhi per mantenere morbida la pelle e non farla seccare, eventualmente aggiungendo altro brodo. Proseguite la cottura per circa un’ora e dieci, un’ora e venti. Dovrete calcolare circa 1 ora di cottura per ogni chilo di pollo ripieno.
Girate il pollo un paio di volte durante la cottura aiutandovi con cucchiai o palette di legno per non bucare la pelle. Quando siete in fondo alla cottura, verificate il colore dei succhi che escono dalle suture. Se schiacciando leggermente con un cucchiaio di legno vedrete uscire del liquido trasparente, il pollo sarà cotto. Proseguite se vedete che i succhi sono ancora rosati. Quando il pollo sarà pronto, toglietelo dalla pirofila e tenetelo in caldo per preparare il gravy.

Per il gravy.
In una padella fate scaldare i semi di coriandolo, di fieno greco, di cumino, di cardamomo e la cannella. Pestateli in un mortaio fino a ridurli in polvere, aggiungete il latte di cocco e tenete da parte. Mettete da parte i succhi che il pollo avrà rilasciato durante la cottura e mettete sul fuoco la teglia in cui avete cotto il pollo, versateci il brodo e portate ad ebollizione mescolando con un cucchiaio di legno per far staccare i residui della rosolatura del pollo; fate ridurre il liquido, aggiungete il latte di cocco con le spezie e fate sobbollire ancora un paio di minuti. Mescolate l’amido di mais con un cucchiaio dei succhi del pollo tenuti da parte, aggiungetelo al sugo, fatelo addensare e poi passatelo attraverso un colino per eliminare i residui. Aggiungete alla fine il succo di lime e regolate di sale se necessario.

Per le patate alla curcuma.
Tagliate le patate a spicchi, mettetele in una ciotola, conditele con la curcuma e i semi di coriandolo macinati e un po’ di sale. Mettetele a cuocere in una padella all’inizio a fuoco vivace per farle dorare e poi fatele cuocere a fuoco lento coperte aggiungendo se necessario ogni tanto un goccio d’acqua.
Servite il pollo a fette con il gravy e le patate.

Con questa ricetta partecipo all'MTC n. 51, il pollo ripieno di Patty del blog Andante con gusto.

 
 



sabato 13 giugno 2015

BURGER DI BLACK ANGUS ITALIANA CON BUNS DI GRANO ARSO AI DUE PESTI


No, è impossibile trovare un titolo che descriva questo panino. Perché ci ho messo dentro un po’ di tutto. Ma ho voluto farlo italiano in tutti i suoi ingredienti, che tra l’altro provengono dai luoghi delle mie origini e da quelli a me più cari.
C’era da aspettarselo da una come Arianna, una proposta del genere per l’MTC n. 49. Perché lei è simpatica, solare, sempre pronta alla battuta, di compagnia, allegra e spumeggiante. E l’hamburger ispira tutto questo, rimanda all’atmosfera delle cene in compagnia, tra risate e birre ghiacciate.
L’hamburger non è un panino. L’hamburger è IL PANINO, quello che non si capisce come, nonostante sia pieno di tutto e di più, quando lo si addenta tutti i sapori si fondono e danno luogo a un equilibrio magico.
Il ripieno non può essere povero, l’hamburger chiama tanti ingredienti al suo interno e il bello sta proprio nel cercare di farli sposare al meglio tra loro.
Il mio panino, come dicevo, è completamente italiano. Il radicchietto triestino (radiceto), un’insalatina leggermente amarognola, la farina di grano arso pugliese usata per i buns, il formaggio Bra del mio Piemonte, il pesto genovese in omaggio a una delle terre delle mie origini, il pesto di pomodori secchi salentini che noi stessi abbiamo raccolto, fatti essiccare e messi a conservare sott’olio e infine la carne, che doveva essere carne di fassone (mi pare si dica fassone e non fassona) piemontese ma che purtroppo a Trieste non ho trovato. Ho dovuto “ripiegare” su una Black Angus, una delle migliori carni al mondo, che ho comprato in un solo pezzo, tritato al coltello e condito poco per mantenerne integro il più possibile il sapore.
La razza Black Angus è una selezione che deriva da un antichissima razza bovina scozzese, l’Aberdeen Angus. I bovini sono caratterizzati da uno splendido manto nero a pelo lungo e generalmente sono allevati negli Stati Uniti. Ultimamente stanno nascendo anche in Italia vari allevamenti di Black Angus e trovo che sia una cosa molto bella, perché ci permette di gustare una carne veramente eccezionale (saporita, tenera e succulenta a causa delle parti grasse che si trovano distribuite in maniera uniforme nella parte magra) a chilometro zero; senza considerare la cosa più importante, ovvero che gli animali sono allevati al pascolo e nutriti in modo naturale, un aspetto che quando si parla di carne trovo assolutamente fondamentale. Inutile che mi ripeta sulla questione degli allevamenti intensivi, che avevo già affrontato tempo fa.



Infine, non potevo non fare un piccolo omaggio alla mia amata Spagna (amore che mi pare di condividere con il terzo giudice di questo mese :)) e quindi come contorno ho preparato delle patate similfritte (poi vi spiego come le preparo) alla paprika dolce, accompagnate da una salsa all’aglio, un po’ più complessa della tradizionale alioli.


BURGER DI BLACK ANGUS ITALIANA CON BUNS DI GRANO ARSO AI DUE PESTI
Ingredienti per quattro panini
per i buns
220 g di farina 0
30 g di farina di grano arso
160 ml di latte (un po’ di più rispetto alla quantità prevista per quelli classici perché la farina di grano arso assorbe più liquidi)
20 g di burro
10 g di zucchero
5 g di strutto
5 g di sale
4 g di lievito di birra fresco
1 cucchiaino di miele

per spennellare i buns
1 uovo
1 goccio di latte
semi di sesamo

per gli hamburger
500 g di carne Black Angus (io ho usato una parte della spalla)
qualche goccia di Worcestershire Sauce
qualche goccia di Tabasco rosso
sale

per il ripieno
100 g di formaggio Bra tagliato in 4 fettine
1 cucchiaio di pesto genovese
1 cucchiaio di pesto di pomodori secchi sott’olio
½ cucchiaio di senape dolce
1 cipollotto
una manciata di radicchietto triestino o altro tipo di lattuga
1 pomodoro rosso da insalata
1/2 cetriolo tagliato a fettine sottili

per il contorno
3 patate
1 cucchiaio d’olio extravergine d’oliva
2 cucchiaini di paprika dolce
1 cucchiaino di sale fino

per la salsa d’accompagnamento
3 spicchi d’aglio
1 cucchiaio d’olio extravergine d’oliva per cuocere l’aglio (di cui si userà 1 cucchiaino, dopo la cottura, per la salsa)
2 cucchiai di yogurt greco
2 cucchiaini di maionese
1 cucchiaio di salsa tahina (preparata con 1 cucchiaino di tahina, un po’ d’acqua e succo di limone)
sale

Preparate i buns (riporto la ricetta di Arianna, provatela, i panini hanno un sapore fantastico e sono molto veloci e facili da fare)
Intiepidire il latte, scioglierci il lievito con il miele e lasciar riposare per una decina di minuti. In una boule di vetro capiente setacciare la farina (quella 0 e quella di grano arso), formare una fontana, versare il latte poco per volta e lasciarlo assorbire mescolando con un cucchiaio di legno. Aggiungere lo strutto ed il burro a temperatura ambiente e il sale e lo zucchero. Impastare fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo.
Coprire con della pellicola e un panno e lasciar lievitare fino al raddoppio (1-2 ore). Prendere l'impasto,sgonfiarlo leggermente cercando di formare un rettangolo che poi piegherete (più o meno come un asciugamano): dividetelo idealmente in tre parti, sovrapponete la parte di destra al centro ed idem con la sinistra (al centro, sopra la destra). Ora rigirate di 90° e fate lo stesso.
Far riposare così l'impasto, con la chiave (la parte della piega) rivolta verso il basso e coperto da un panno per una mezz'oretta. Formare poi i buns. Poggiarli su una teglia coperta da carta da forno e con il palmo della mano schiacciarli leggermente. Far riposare coperti da pellicola per una mezz'oretta.
Accendere il forno a 180°C.
Sbattere in un ciotolino l'uovo con il latte.
Togliere la pellicola e spennellare la superficie dei buns con il composto di uova e latte. Spolverizzare con i semi di sesamo e quando il forno raggiunge temperatura infornare e cuocere fino a doratura, circa 20 minuti.
Sfornare e lasciar asciugare su una gratella.

Preparate la salsa
Prendete gli spicchi d’aglio, puliteli ma senza sbucciarli e metteli a cuocere in un pentolino con l’olio a fuoco baso per circa 20 minuti. Toglieteli dall’olio, sbucciateli e schiacciateli con i rebbi di una forchetta.
In una ciotola amalgamate lo yogurt, la maionese, un cucchiaino dell’olio di cottura dell’aglio, il sale, la salsa tahina e l’aglio schiacciato, mescolate bene e conservate in frigo.

Preparate i burger
Tagliate la carne a pezzi piccoli e poi tritatela con un coltello molto ben affilato. Conditela con la Worcestershire Sauce e il Tabasco, amalgamate bene e velocemente con le mani, formate quattro sfere, appiattitele leggermente in maniera che abbiano un diametro maggiore rispetto ai buns (si ritireranno un po’ in cottura). Cuoceteli su una piastra (meglio di tutto sarebbe il barbecue ma se ne siete sprovvisti secondo me l’ideale per la cottura è una piastra in ghisa) senza schiacciarli per non fare uscire i succhi e girandoli spesso per far sì che non brucino all’esterno ma rimangano rosati all’interno. Poco prima che finiscano di cuocere, salateli e mettete su ciascuno di essi una fetta di formaggio in maniera che si sciolga.


Preparate le patatine similfritte
Pulite le patate, lavatele sotto l’acqua molto bene perché non si dovranno sbucciare. Tagliatele a bastoncini e mettetele in una ciotola coperte di acqua fredda per un ora circa.
Versate un cucchiaio d’olio in una padella antiaderente, fatelo scaldare, versate le patate scolate e asciugate bene, fatele cuocere a fuoco vivo inizialmente girandole spesso in maniera che si dorino su tutti i lati. Verranno come se fossero fritte, ma con pochissimo olio, basta avere la pazienza di girarle spesso.
Nel frattempo in una ciotolina mischiate la paprika dolce con il sale
Quando le patate sono cotte, scolatele dall’olio in eccesso, spolverizzatele con la paprika e il sale e mescolatele bene.

Preparate il panino
Tagliate a metà i panini e fateli dorare sulla piastra. Spalmate sui panini il pesto di pomodori secchi, adagiatevi la carne, la fetta di pomodoro, il cipollotto, le fettine di cetriolo, l’insalata, la senape, spalmate all’interno dell’altra metà del panino il pesto genovese e chiudeteli.


E come dice Arianna… “mangiare con gusto insieme al contorno”.

Con questa ricetta partecipo all’MTC n. 49, l’American burger di Arianna.