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mercoledì 6 marzo 2019

Ogni giorno la stessa storia...

In caso di farmacia vuota
"Come mai non c'è nessuno? Stanno tutti bene?"
"Visto che non c'è coda non ho preso il numero...vi faccio risparmiare!"
La spesa
"Uh quanto mi fa spendere! Ormai lascio più soldi qui che in macelleria!"
"Ecco, quante belle scatole! Anche oggi ho fatto la spesa"
"Ha visto dottoressa? Questo è il mio pranzo!"
"Ma questi soldi li vuole tutti insieme o a rate?"
Ovviamente li proviamo tutti
"Ma che gusto ha questo sciroppo? Sono tanto grandi le compresse? Ma la menta forte è proprio così forte?"
Immunità
"Dottoressa come mai starnutisce? Proprio lei che è in mezzo alle medicine si ammala?"
Casi umani 
"Mi dia qualcosa per il mal di gola"
"Certo, è per un adulto o un bambino?"
"È per la mia fidanzata... è grande ma è  come se fosse una bambina!"

"Il mio bambino ha la febbre, cosa mi consiglia?"
"Quanti anni ha?"
"Ventiquattro"

"Questa medicina la vuole in compresse o supposte?"
"Mi dia le supposte che se sono in giro e mi viene mal di testa...!"

martedì 15 maggio 2018

Famo notte

"Buongiorno, vorrei dei fermenti lattici con il finocchio, per sgonfiare la pancia"
"Certo, ecco qui, provi quest..."
"No, questi non li voglio, Li ho già provati e non sgonfiano"
"Ok, allora potrei darle quest...."
"No qui c'è il carbone vegetale e io sono allergica al carbone vegetale"
"Allora guardi un po', ho trovato questi qui"
"Oh ma qui c'è il finocchio? "
"In effetti no, però ci sono altre erbe che aiutano a sgonfiare"
"No no io voglio il finocchio!"
INSPIRA ESPIRA CONTINUA A SORRIDERE
"Ecco, ho trovato queste compresse, hanno il finocchio e anche i fermenti lattici!"
-sbuffa- "Va be, mi dia quello che vuole però si sbrighi sennò qui facciamo notte! "

lunedì 7 novembre 2016

Federica

Una settimana fa è arrivata la telefonata. Quella telefonata che prima o poi, lo sapevo, sarebbe arrivata.
Solo che me la immaginavo diversa, magari dopo un periodo in cui ti saresti ritirata dal lavoro, magari saremmo venuti a trovarti a casa, ci saremmo preparati insomma.
E invece è successo tutto così d'improvviso, anche per te che avevi comprato la zucca da intagliare per Halloween e chissà quante cose avevi intenzione di fare, e invece.
Te ne sei andata in una giornata di sole così come il sole splendeva qualche giorno dopo, su un cortile gremito di persone venute per salutarti.
Impossibile pensarti chiusa lì dentro, impossibile perdonarsi di non aver trovato il tempo per venire a presentarti Matilde, impossibile realizzare che quando andrò in Dipartimento tu non ci sarai, non sentirò la tua voce allegra e lo squillare del tuo cellulare, non mi accoglierai con i tuoi occhi chiari e le tue domande, sempre interessata a tutto quello che facevo.
Quest'anno in quel laboratorio nessuno farà il presepe mettendoci dentro gli animaletti dell'ovetto kinder, nessuno appenderà il nuovo calendario, nessuno farà mille telefonate per incastrare recite e spettacoli e saggi di danza.
Tu eri così, attaccata alla vita, sempre in movimento, sempre verso gli altri. In tanti anni non ti ho mai vista demordere, hai combattuto quello che ti stava consumando affrontandolo in faccia, senza rinchiuderti ma continuando a tenere tutti i fili della tua famiglia e il lavoro e le amicizie.
Non ti volevi arrendere anche se ormai era chiaro che non potevi vincere.
Ti ringrazio Fede, per quello che mi hai insegnato, per la tua forza e il tuo coraggio che, ne sono certa, hai tirato fuori anche quando-forse-hai capito che non c'era più niente da fare.

sabato 22 novembre 2014

Acidità....e non solo di stomaco.

Di gente strana in farmacia ne capita tutti i giorni.
Chi parla troppo e chi sta muto, chi si confessa e chi non saluta neanche, quelli che ti riempono di complimenti e quelli che continuano a parlare al telefono inframmezzando la conversazione privata con domande e richiesta di consigli.
Ci sono i malati immaginari e quelli che, poverini, stanno male per davvero, i fanatici dei rimedi naturali, gli espertoni, le signore imbellettate che spendono e spandono ma poi chiedono lo sconto, le mamme apprensive di bambini di 24 anni, i mariti distratti che chiedono l'aiutino a casa, le mogli che conservano nel portafoglio i documenti di tutta la famiglia, fino alla quarta generazione.
Ci sono gli scettici, i diffidenti, quelli che..."chieda un po' al dottore che lui lo sa", quelli che ti pagano il caffè, quelli che manca solo che ti abbraccino -e menomale che c'è il bancone di mezzo-, quelli che pensano che tu risolva qualsiasi tipo di problema.
E poi ci sono loro.
Uomini di una certa età.
Maschilisti.
E prevenuti.
Quelli che già sbuffano quando capiscono che è il loro turno e sono capitati con te.
Donna.
Giovane. Che invece che stare a casa a far la calza pretendi di lavorare.
"Buongiorno mi dica"
"Voglio Maalox anti-reflusso"
"Un momento che lo cerco...........Ecco qui."
"Ma cosa mi sta dando? Non vede che qui c'è scritto Maalox reflusso? Io le ho chiesto anti-reflusso"
"Ehm, guardi io ho solo questo, ho controllato ma quello che dice lei non c'è, non esiste!"
"Ma figuriamoci, io questo non lo voglio. Il dottore mi ha detto anti-reflusso"
"Guardi che questo è per il reflusso, glielo assic...."

Se n'è andato.
Senza salutare.
Senza darmi l'occasione di dirgli che si, in effetti avevo sbagliato.
Forse quello che gli stavo dando era un prodotto specifico... per farglielo venire il reflusso!

mercoledì 5 novembre 2014

Storia di una pecorella

C'era una volta la pecorella C. che brucava tranquilla e felice nel suo piccolo pezzettino di prato.
Insieme a lei c'erano altre pecorelle: alcune avevano il permesso di brucare per tanto tempo, altre, come lei, potevano farlo per qualche ora in meno.
Un giorno la pecorella C. vide in lontananza un recinto più grande e andò a dare una sbirciatina. "Chissà se il pastore di queste pecorelle mi darà il permesso di brucare qualche ora anche qui"
In effetti il pastore A. dopo averla scrutata con un po' di sospetto le disse:
"Ma certo cara pecorella C., puoi venire a brucare qui insieme a noi! La mia erba è più verde, è più saporita e sicuramente io ti tratterò meglio del tuo giovane pastore M.! Però tu devi venire qui subito, saluta presto le tue amiche di là e raggiungici in fretta!"
La pecorella C. rimase incredula e confusa: da una parte era felice di poter brucare per tante ore quella bella erbetta verde e soffice, dall'altra non avrebbe mai voluto lasciare il suo piccolo recinto e le sue amiche con cui belava tutto il tempo in allegria.
Pensò però che forse valeva la pena saltare quel recinto perchè brucare qualche ora in più l'avrebbe fatta stare meglio e poi il pastore A., seppur burbero e un po' strano, le aveva promesso di tenerla per sempre nel suo grande prato.
Decise, da brava pecorella prudente, di studiare la situazione con calma.
Iniziò quindi a brucare al mattino nel recinto grande e al pomeriggio nel recinto piccolo.
Dal primo giorno successe una cosa strana: Il pastore A. iniziò a comandarla e a criticarla, dicendo delle cose che a lei sembravano proprio senza senso.
"Perchè bruchi quel ciuffo d'erba? Non vedi che quell'altro è decisamente meglio? E ora cosa fai? Era meglio quando brucavi il primo ciuffo! Ma come mastichi? Non lo sai che per masticare si deve muovere la bocca così e non cosà?"
Ogni giorno la pecorella si impegnava per brucare meglio che poteva ma quel pastore era sempre scontento. Ben presto la pecorella C. si accorse che le altre pecorelle del recinto grande erano sempre arrabbiate, tenevano le orecchie basse e non belavano mai tra di loro. L'unica voce che si sentiva in tutto il recinto era quella del pastore A., che si arrabbiava con il sole, se c'era il sole, con la pioggia quando pioveva, con l'erba che cresceva ora troppo fitta, ora troppo rada....
La pecorella C. tornava tutti i pomeriggi nel piccolo prato del pastore M.,e più il tempo passava più si rendeva conto che non era importante quale erba si brucasse ma era importante in che modo e con chi la brucavi.
Così una sera andò dal pastore M. e gli disse che se lui l'avesse lasciata brucare qualche ora in più, lei non se ne sarebbe andata dal suo piccolo recinto.
Il pastore ci pensò a lungo ma poi accettò.
La pecorella C. abbandonoò quindi senza rimpianti quella tenera erba verde e le compagne tristi per tornare nel piccolo prato, magari un po' spelacchiato, in cui però si brucava con uno spirito molto diverso!


La pecorella C. sono io che dopo 3 settimane di lavoro nuovo, nonostante le promesse e gli sberluccichi di un contratto perfetto ha deciso di ritrattare con il suo vecchio titolare e, in cambio di qualche ora in più, restare.
Le bambine avranno una mamma felice che vedono un po' meno invece di una mamma presente tutti i pomeriggi ma esaurita e nervosa.

lunedì 13 ottobre 2014

I sei mesi più duri della sua vita.

Mi rivedo imbaccuccata, persa in una nebbia fitta, in mezzo ad uno stradone illuminato da qualche lampione e lì, in lontananza tre tubi colorati sopra il tetto.
Quei tre tubi che rappresentavano il concretizzarsi di un desiderio, un sogno nato qualche anno prima, in una poco ospitale aula di università.
Finalmente ero li, stavo per entrare in quell'industria storica, di cui avevo sentito parlare come un luogo meraviglioso, in cui noi genovesi eravamo quasi di casa perchè già alcuni ci avevano preceduto, tornando felici e increduli a raccontarcene le bellezze.
Quel giorno iniziava la mia sfilza di contratti a termine, un continuo susseguirsi di relazioni, amicizie, volti nuovi che piano piano diventavano familiari per poi, sul più bello, perdersi.
E dover ricominciare: l'entusiasmo, la paura, la malinconia per chi si era lasciato alle spalle, la curiosità della nuova avventura, la speranza di trovare finalmente la mia strada, il mio posto.
Tante scelte, cambiamenti, incontri.
Alcune esperienze negative che ora riguardo con gratitudine perchè mi hanno indurita un po' di più permettendomi, ora, di sorridere in situazioni che altrimenti mi avrebbero stesa.
Qualche mese fa l'arrivo in un posto che pensavo, speravo fosse destinato a durare (quasi) per sempre.
E invece.
Stamattina un nuovo inizio, che tanti anni fa sarebbe stato durissimo ma dopo otto anni di facciate diventa leggero come un' alzata di spalle.
Ancora una partenza, tutto da imparare di nuovo, rapporti da costruire da zero. 
Tra qualche mese un nuovo addio, altri affetti lasciati dietro, altri ricordi che si aggiungeranno alla mia valigia.

Ripenso a quanta paura avevo camminando su quella striscia di asfalto una mattina di Gennaio.
Ripenso a quanta leggerezza mi ha accompagnata stamattina verso l'ennesima porta da aprire.
Dopo otto anni finalmente quelle due letterine IN- davanti alla parola "determinato", sei lunghissimi mesi di prova e una frase: "si prepari, saranno i sei mesi più duri della sua vita".
No, non credo, qualcuno tanti anni fa le ha tolto questo primato.
E per questo gli sono molto, molto, grata.

sabato 4 ottobre 2014

Troppa grazia sant' Antonio!

Ero partita per raggranellare qualche ora, senza speranza e senza entusiasmo
Ero andata convinta che ormai quella fosse la mia strada, e mi piaceva
Ormai da due settimane in modalità mezza massaia e mezza farmacista, con troppo tempo libero da riempire stavo cercando di dare un senso a questo destino che da sei mesi a questa parte si prende un po' gioco di me.
Ma dietro l'angolo eccolo li, il terremoto: un lavoro nuovo, strano, anche rivestito di una piccola patina di responsabilità; Un lavoro che però mescola anche il vecchio e un hobby, quello della scrittura, che diventa una carta da giocare subito.
Una proposta da concretizzare, in tempi stretti.
Un colloquio da sostenere, per dire al vecchio capo che...ecco, ehm...si....io me ne andrei....tra tre mesi...anche se ho firmato da una settimana.
Un treno che forse non passerà più e che comunque vale la pena di prendere in corsa.
 Una rissa tra capi come se fossi un trofeo da strappare al nemico, ansia e solidarietà, paura e sorrisi di comprensione da parte di questi colleghi che si sono fatti spazio così presto nel mio cuore e che mi costa tanto, tantissimo lasciare....

Per qualche mese lavorerò per il vecchio e per il nuovo, correrò forsennatamente da una parte all'altra della collina che separa i due rivali, di qua con la malinconia per chi lascio e di là con la curiosità e l'ansia del salto nel buio.

Per qualche mese la casa resterà abbandonata a se stessa e la mezza farmacista rimpiangerà un po' la mezza massaia che ha spinto con forza in un cantuccio...

lunedì 18 agosto 2014

Cose che si dimenticano

Quando, dopo cinque anni e qualche mese, improvvisamente ti ritrovi ad essere una mamma part-time -anzi part-week visto che raggiungi le creature nel week end- scopri una vita che credevi di non aver mai vissuto, un capitolo dimenticato, una porta ormai chiusa per sempre....
Avevi dimenticato quante cose si possono fare in casa in un solo pomeriggio in cui il sacro fuoco della massaia perfetta si impossessa di te
Avevi dimenticato quanto è bello aprire il frigo e improvvisare una cena con quello che c'è dentro senza dover programmare menù equilibrati/sani/gustosi e varii per tutta la settimana
Non credevi di poter ritornare indietro di 15 anni quando passavi i tuoi pomeriggi d'estate al mare sotto il sole rovente a leggere un libro e rinfrescarti di tanto in tanto nell'acqua bassa
Non immaginavi di addormentarti completamente incurante dei rumori intorno a te a bordo di una piscina
Non ti ricordavi quanto erano tranquilli i pasti prima, quanto è rilassante mangiare ad una velocità normale, senza alzarsi mille volte, senza doversi far spuntare braccia aggiuntive per soddisfare le innumerevoli richieste di due marmocchie a tavola
Avevi dimenticato quanto silenzio ci può essere in una casa
Avevi dimenticato quanto è bello non fare programmi ma decidere di se stessi e della propria giornata solo sporgendosi un po' dalla finestra per controllare se il sole c'è ancora

Avevi dimenticato tante cose...e si, è bello fermarsi qualche volta a riprendere fiato.

lunedì 7 aprile 2014

Vita nuova, colleghi nuovi

Prima di tutto c'è lui, il padre, che ha rilevato l'attività e l'ha tenuta in caldo per il figlio; Lui si aggira sperso o assorto e a chi gli fa domande scomode risponde che adesso non è più lui il titolare, e chi s'è visto s'è visto.
Poi c'è il figlio che passa le sue giornate dividendosi tra il telefono e i fatturati, che controlla compulsivamente le vendite, che riceve informatori e vecchiette petulanti, che si imbarazza ai complimenti per il suo stato di futuro papà, che litiga al telefono con la moglie e poi con la coda tra le gambe finisce sempre per darle ragione.
C'è la dottoressa A., comunista mangiapreti e lettrice accanita de "Il Manifesto", che oggi ha ricevuto in dono da una cliente un ventaglio proveniente dalla Cina, con tante facce di Mao stampate sopra; Lei che è una fonte inesauribile di sapere, che accoglie tutti con un sorriso ma che dietro ne dice di tutti i colori, che mangia merendine a metà mattina.
C'è la dottoressa C., agitata, svelta, ansiosa. Sempre sorridente, a volte insicura, molto chiacchierona. Lei è il capro espiatorio della farmacia ma si fa passare tutto sopra e non ci pensa più.
Il dottor A., idolo delle signore che prende in giro con un sorriso e le fa capitolare, che vende l'invendibile, che esce per prendersi il caffè e la brioche al bar vicino senza che nessuno dica nulla, che mi ha presa sotto l'ala salvo poi buttarmi in mezzo ai lupi...ma si sa che il battesimo è spesso nel fuoco. Lui che ha la faccia da bravo ragazzo ma si sta prosciugando dall'ansia di una convivenza fresca fresca, che mi usa come consulente sentimentale, che si confessa tra un antidolorifico e una prenotazione cup.
Poi c'è N., con cui condividiamo una passione per la pasticceria, che ha tre bimbi sberluccicanti al collo e altrettanti da accudire a casa, che è semplice e dolce, che mi sta già facendo affezionare.
C'è L., veterana e capitana del magazzino, che un po' consiglia e un po' comanda, c'è I. che non ho ancora capito se è lunatica o non mi sopporta, che stamattina ha investito un cane e una signora salvo poi capire che era stata la signora a spiaccicare il suo cane cadendogli sopra e che lei non aveva (quasi) colpa.
Infine ci sono loro, i clienti affezionati che si siedono dietro il bancone cercando di fregare tutti gli altri con la scusa dell'età; quelli che si nascondono per chiedere il viagra, quelli che ti raccontano la loro vita per spiegarti cosa vogliono, quelli che invece non aprono bocca ma porgono solo le ricette, quelli che vanno di fretta e quelli che hanno l'appuntamento quotidiano per passarsi la giornata; ci sono i clienti scettici e quelli che pendono dalle tue labbra, quelli che ti scambiano per un medico sperando si saltare un po' di attesa su nello studio e quelli che chiedono se vendiamo anche pile per orologi...

Dopo un mese di nuovo lavoro sto imparando qualcosa di questo strano mondo e lo faccio dalla mia posizione defilata, da spettatrice sempre più partecipe, che si intrufola silenziosamente, che risponde alle domande curiose mantenendo sempre un basso profilo, che studia tutto senza esporsi, che spera vivamente di non fare troppi danni!

lunedì 10 marzo 2014

Di lavoro, ricordi e speranze inattese

Una mattina di sole, alle soglie della primavera passeggio per le strade del centro e mi raggiunge un ricordo. Mi rivedo seduta su una di quelle panchine gelide, imbaccuccata nella sciarpa mentre addento un panino e ti aspetto, al freddo.
Aspetto che tu scenda ed esca da quel portone, aspetto quei venti minuti di pausa in cui scambiare due chiacchere e poi riprendere ognuno una direzione diversa, io ancora verso le lezioni all'università e tu già al lavoro, il tuo primo, quello che forse hai fatto gratis per un paio di mesi prima di iniziare a fare sul serio.
Quanti bivii, quante scelte da quel momento, quante valigie, aerei, trasferte, reperibilità notturne, quante feste interrotte dal telefono che squillava, quanti colleghi e posti nuovi hai conosciuto, quanti cibi strani hai provato, quante colazioni ti sei gustato seppur in solitaria...
Quante telefonate ad ore impensabili e squilli per dirmi che eri partito o eri arrivato.
Hai dovuto cambiare e ricominciare, fermarti e ripartire.

Adesso un altro cambiamento è alle porte, arrivato rapido e inatteso.
Adesso forse è di nuovo ora di ricominciare.
Spero che questa sia la tua meritata quiete. 

sabato 15 febbraio 2014

Pieni e vuoti

Giornate vuote.
Giornate vuote da riempire a piacimento, giornate vuote e lente, giornate di libertà.
Tempo tutto mio, da inventare ma anche da lasciare passare, come capita, cogliendo le possibilità quando arrivano.
Tempo dilatato, goduto, tempo in solitaria, di passeggiate e pensieri densi, tempo in compagnia, coccolata da mamma e papà, tempo di chiacchiere fitte con le cugine, di risate con gli amici, di pranzi condivisi e dolci da assaggiare.
Intere mattinate in cucina a sperimentare, lunghe telefonate e proposte in cui buttarsi, libri finalmente letti senza rubare ore al sonno.
Tempo per sporcarsi le mani di pittura azzurra all'asilo con le bimbe, per sistemare un intero anno di foto negli album, tempo per riguardare lentamente quelle immagini e rendersi conto di come corre la vita.
Tempo di progetti, tempo per parlare e sognare insieme.
Tempo per guardarsi indietro e capire di non avere nessuna malinconia per quello che era, tempo per pensare al nuovo debutto...che si sta facendo aspettare.
Tempo che insegna ad apprezzare il vuoto, la calma, il silenzio, a guardarsi intorno con occhi più attenti.
Tempo che insegna a pazientare.

mercoledì 8 gennaio 2014

Ogni laboratorio, un odore

Come le case, ogni laboratorio ha il suo odore. Spesso è un odore cattivo ma alla fine ti ci affezioni.
Così come alle persone, con cui hai lavorato gomito a gomito per mesi interi, con cui hai contribuito a produrre quegli stessi odori, tanto fastidiosi per chi non è abituato.
Ogni laboratorio poi ha le sue abitudini, i suoi riti, i suoi tabù.

Otto anni fa ho messo piede per la prima volta in laboratorio e da quel giorno ho bucato, macchiato, strappato svariati camici, rovinato jeans e scarpe, ho ascoltato confidenze delle tesiste seduta su uno sgabello sotto cappa, ho consolato lacrime per esami andati male e mi sono emozionata al momento delle discussioni delle tesi.

Il primo laboratorio era piccolo e sapeva di zolfo, etere e caffè; ero in compagnia di S. e A. con i quali smezzavamo cannoli alla nutella nelle occasioni importanti; I miei prodotti erano tutti gialli, arancioni e rossi e io navigavo ignara e felice nella speranza di essere dei loro prima o poi.
Il secondo laboratorio mi ha portata tra la nebbia, in compagnia del Tiziano che mi ha reso la vita difficile per i primi tre mesi. Poi, come per incanto, tutto ha preso a girare per il verso giusto. Di quel periodo ricordo l'odore di acetato d'etile, usato a fiumi per purificare i prodotti, il grigio dell'ambiente che si sposava benissimo con il cielo plumbeo di gennaio, il senso di inedaguatezza, lo smarrimento davanti ad un'esperienza che sembrava più grande di me ma anche una bella amicizia con una ragazza gentile, la soddisfazione di andar via, sei mesi dopo, felice di aver conquistato la simpatia di tutto il piano.
Il terzo laboratorio è stato il migliore, sempre tra la nebbia ma in un centro fantastico. Qui non puzze ma solo odori piacevoli, persone gentili, una cappa tutta mia e tante cose nuove da imparare e gestire.
In quei mesi sarei andata a lavorare anche nel we e certi giorni potevo passarci dieci ore senza neanche accorgermene. Un periodo bellissimo è stato Dicembre: scandito dalla preparazione del concerto di Natale con il coro aziendale.
Nel quarto laboratorio ero di nuovo "a casa", nello stesso ambiente dell'inizio ma due piani più in alto, una stanza enorme. Le giornate passate in solitaria sono state molte ma è stato li che ho scoperto la compagnia della radio accesa tra una reazione e l'altra.
L'ultimo laboratorio ha un odore competamente diverso, ha avuto regole, equilibri, rapporti nuovi. Questi ultimi due anni sono stati quelli della disillusione, del lavoro senza soddisfazioni, delle assurdità. Ho trovato comunque una bella amicizia, ho fatto pace con le mie aspirazioni, ho ridimensionato i miei orizzonti.
Li ricorderò per le chiacchiere "mistiche", per il fischiettare e canticchiare continuo, per la pausa caffè a mezzogiorno; Ricorderò i pranzi e le feste, la confidenza ormai strappata a tutti quanti, i discorsi seri a tu per tu in ogni angolo del dipartimento.

Li ricorderò con un sorriso, nonostante tutto.

giovedì 7 novembre 2013

Cosa resterà....di questi sei anni!

Poichè non mi piace proprio essere negativa e pessimista voglio anche fare l'elenco di tutte quelle cose che sicuramente mi mancheranno una volta uscita da questo posto...

1. La mia ora di camminata quotidiana (mezz'ora per andare e altrettanto al ritorno) che mi porta lungo lo stesso percorso tutti i giorni, che mi ha permesso di conoscere le abitudini di tante persone che incrocio, che mi ha fatto scoprire scorci nuovi della mia città e seguire i cambiamenti con le stagioni; Che mi ha fatto osservare da lontano una mamma coraggiosissima che aveva 3 figli e adesso porta il sesto in pancia; che mi ha sorpreso quasi con il naso schiacciato sulle vetrine di due o tre pasticcerie e confetterie

2. I pranzi con i miei due "fedelissimi" colleghi: le chiacchiere, i gossip ma anche i discorsi seri e i consigli....ce ne sono voluti tanti, sopratutto in alcuni periodi!

3. I momenti luculliani di festa proprio come a scuola: compleanni e ricorrenze varie festeggiate sempre nello stesso stanzino, con la tovaglia rossa di riciclo, le candeline sempre più consumate, le torte fatte da me per tutto il dipartimento, gli esperimenti culinari da assaggiare.

4. Le tesiste, tutte. Ognuna diversa per carattere e determinazione. In ognuna di loro ho rivisto le mie paure e il mio entusiasmo e le ho "adottate". Con tutte abbiamo condiviso un pezzetto di vita più che il semplice lavoro in laboratorio e credo che questo sia il risultato più importante che io abbia ottenuto in questi anni.

5. Smanettare sotto cappa, fare intrugli e polverine come dice Marco....avere (pochissime volte, ahimè) la soddisfazione di trovarsi tra le mani una molecola proprio come l'avevi disegnata sul foglio

6. Un mese intero di vacanza ad Agosto. (Questo mi mancherà moltissimo!)

Ecco, sono ferma a sei punti...e non riesco a trovare altro. Sono tutte cose importanti che forse non troverò da nessun'altra parte; Nonostante ciò non rimpiangerò di essermene andata.
Stamattina sono entrata in dipartimento facendomi largo tra un nugolo di nuovi aspiranti dottorandi che aspettavano il proprio turno per la prova orale. Quattro di loro stasera staranno festeggiando per aver passato il concorso.
Io ho provato solo un po' di pena perchè so che tra un anno, a quest'ora, le motivazioni e l'intraprendenza si saranno già spente, così come è successo a tutti i loro predecessori..almeno da sei anni a questa parte.

lunedì 28 ottobre 2013

Quasi agli sgoccioli

Ormai ho davanti solo tre mesi. Poi, dopo sei anni, la mia vita lavorativa cambierà.
Non so ancora dove finirò e come sarà pensarsi fuori da lì dentro...però ci sono certe cose che non rimpiangerò davvero:

1. Il freddo d'inverno (15°) e il caldo d'estate, senza condizionatore e con tanti bei solventi che evaporano (un gran toccasana!)

2. Sorbirsi scene isteriche ogni giorno per i motivi più banali

3. Eseguire solamente quello che viene detto di fare con la certezza che comunque sarà fatto non andrà bene

4. Venire rimproverati se si prova a mettere un po' di "inventiva" (cervello?) in quel che si fa

5. Venire rimproverati perchè "vi limitate a fare quello che vi diciamo e lo fate anche male!"

6. Toccare con mano la rovina dell'università e scoprire che purtoppo o ti adegui o devi scappare (e io scappo)

7. Scoprire che tutte le voci e gli stereotipi sono veri...e anche peggio

8. Lavorare in condizioni che neanche 60 anni fa erano tollerabili

9.  Cercare di impegnarti nell'illusione che un po' di buona volontà possa venire premiata...e alla fine arrenderti

10. Renderti conto con amarezza che la persona non conta ma è considerata solo forza lavoro...

mercoledì 5 giugno 2013

Solo un po'

Non bastava che alla vigilia della mia partenza (2 giorni scarsi e per lavoro ...non é che sia andata alla SPA!) la bimba grande scoppiasse in un pianto di incredulità e senso di abbandono
Non bastava che al mio arrivo sul suolo Saviglianese (gran bel paesino, tra l'altro!) venissi chiamata dalle maestre della bimba piccola, ammalatasi di botto e senza preavviso
Non bastava altalenare per 2 giorni tra l'idea di tornare indietro e quella di fidarsi del papà e dei nonni...
Non bastava sentirsi dire ogni volta al telefono: "babba fto bale" con voce flebile e sofferente
No, non bastava.
Al mio ritorno, con occhioni innocenti e fare drammatico la bimba grande mi sussurra: "Quando non c'eri ero un po' DISPERATA!!!"

Che questo mi serva da monito la prossima volta che provo ad assentarmi!

giovedì 24 gennaio 2013

Pensieri

Sarà facile, a posteriori, voltarsi indietro e pensare ai regali che ci ha fatto questo periodo.
Ma io, che in fondo resto ottimista, voglio provare a guardare il buono che c'è.
Adesso.

Adesso che lui si sveglia con noi, mi prepara il caffè e le accompagna all'asilo
Adesso che, tornando a casa ci apre la porta con il sorriso e se le sbaciucchia tutte
Adesso che il venerdì scappo prima e riusciamo a pranzare soli soletti
Adesso che lavoro con più impegno ed entusiasmo, perchè mi accorgo di quanto io sia fortunata
Adesso che tocca a me sostenere lui, dopo tutta la pazienza che lui ha avuto per i miei momenti bui
Adesso che la prova ci unisce e ci rafforza
Adesso che mi sento ancora più grata verso i miei fiorellini per ogni momento sereno passato insieme, l'allegra confusione, le corse in corridoio, le urla felici, i rari silenzi, gli abbracci stretti.

lunedì 14 gennaio 2013

Lettera alle mie figlie, per spiegare il lavoro che non c'è

Cari piccoli fiorellini miei

che adesso dormite beate nei vostri lettini, abbracciando forte conigli a strisce e bambolotti senza capelli, che russate e ciucciate rumorosamente e va bene così perchè vuol dire che state dormendo profondamente


Care piccoline, dicevo, vi devo scrivere due righe per spiegarvi questo momento che stiamo passando, perchè lo so che siete furbe e avete capito che c'è qualcosa di strano ma forse non potete afferrare davvero cosa ci sia di così preoccupante se adesso papà passa molto più tempo con voi, se vi accompagna e spesso vi prende dall'asilo, se quando siete malate o c'è sciopero non è più la mamma che resta a casa...
Lo so, per voi è una festa e ve lo state gustando questo papà, anche se spesso lo vedete triste, anche se a volte vorreste parlargli ma lui non vi sente subito perchè...chissà a cosa sta pensando, anche se ci vedete discutere, certi momenti animatamente, altre volte a voce bassa...sperando di non far ricadere su di voi la nostra preoccupazione.
Lui ha cercato di spiegarvi, quasi sorridendo, che adesso i suoi colleghi vogliono che stia un po' a casa ma non so se avete capito che da sorridere c'è poco. 
Forse si, l'avete capito, e si nota da come siete brave e tranquille in questo periodo, da come lo riempite di bacini e abbracci, da come chiedete continuamente di lui quando per caso si allontana qualche oretta per una commissione.
Vi ringrazio piccoline mie perchè per noi è difficile apparire in un modo se in realtà la preoccupazione ci fa essere tristi, arrabbiati, spaventati per il futuro...nostro, ma sopratutto vostro...
Per me è quasi impossibile trattenere il nervosismo e il malumore, abbassare la voce o rimandare certi discorsi ad un momento più tranquillo
Per lui è complicatissimo far la faccia allegra se il telefono oggi non ha squillato neanche una volta e se il computer non ha recapitato neanche una mail

Ma vi ringrazio perchè è anche grazie a voi, alle vostre risate, alle vostre canzoncine stonate, ai vostri codini che rimbalzano nell'aria se ogni giorno troviamo la forza di guardare avanti con speranza, nonostante tutto.

La vostra mamma


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giovedì 19 aprile 2012

M come Marsiglia

L'odore forte del porto, i rumori e il colore bianco che ti fanno sentire a casa, una lingua che ti era ostica e che pian piano si insinua nelle orecchie, i colleghi che diventano semplicemente amici con cui passare una serata di chiacchiere, un tailleur rimasto tanto tempo nell'armadio ma che ancora ti dà soddisfazioni, un buffet in cui c'è poco da abbuffarsi, mashmallows e liquirizie che ti fanno inorridire ma che tanto piacerebbero a qualcuno che nel frattempo sta sfoderando il kit del papà multitasking.
Libertà inaspettatamente leggera, senza sensi di colpa anche se non si può più viverla come quando loro non c'erano, pensiero costante ma sereno, voglia di riempirsi gli occhi e tornare piena di ricordi da sfoderare al momento giusto...
Una giostra antica, profumo di sapone, balconi in ferro battuto, una cattedrale dai colori familiari, tanti papà in giro con i propri figli.
Telefonate rapide, tenere, surreali
"mamma? lalla...lalla...lalla!"
"mamma, la mia soella non ha mangiato la frittata"...
Ritorno di soppiatto per non svegliare chi dovrebbe dormire ma invece ti aspetta, ti abbraccia con uno sguardo e ride con gli occhi, la bocca e la pancia...e poi può tornare nel lettino con la sua bambola.
Una piccola che dorme beata e che si stropiccia gli occhi dopo un carezza.
Un papà stanco ma felice che cucina per te e realizza quanto può essere bello avere due marmocchie tutte per sè.

giovedì 9 febbraio 2012

Ce l'ho fatta.

E dottorato fu.

Ricevere un messaggio alle 7 del mattino in cui leggi che il ricercatore che ti ha aiutata ad arrivare fino alla discussione, che ti ha impedito di mollare tutto a metà per 2 volte, che ha speso le sue vacanze di Natale a correggere la tua tesi, che ha fatto da scudo per tutto questo tempo….è a letto con la febbre.

Accompagnare Marta all’asilo raccontandole che nel pomeriggio i nonni l’avrebbero portata al lavoro della mamma, in una sala grande e piena di sedie, per dirle “brava!” quando un signore l’avrebbe chiamata per darle un foglio molto importante.

Incontrare tua nonna, tutta verde e imbaccuccata che ti fa il suo in bocca al lupo di persona e pensare a come è bello avere ancora una nonna.

Essere tranquilla fino a due passi prima di varcare la porta del dipartimento, sentire lo stomaco aggrovigliato ma poi pensare che hai affrontato il parto due volte…e chi ti ammazza più?

Venire accolta dai colleghi di sempre che fanno il tifo per te.

Ascoltare le altre dottorande e cercare di ripassare mentalmente il discorso senza farsi prendere dall’ansia.

Andare incontro a Marco ed essere felice come se non lo vedessi da mesi.

Parlare per ultima, quando tutti stanno già pensando al pranzo, e stupirti di come la voce esca calma e rilassata.

Andare a mangiare con Marco, come fidanzatini, al ristorante giapponese in cui passano Lunapop e Tiziano Ferro e quasi commuoverti pensando ai tempi del liceo quando forse certe cose erano più facili ma sicuramente davano meno soddisfazione.

Attendere la proclamazione per mostrare a tutti i tuoi fiorellini che verranno ad applaudirti.



Ce l’ho fatta.

mercoledì 25 gennaio 2012

Giorni difficili

Sono giorni difficili.
Giorni che iniziano con il mal di stomaco e finiscono in lacrime, giorni in cui mi chiedo se ne è davvero valsa la pena, se ce la farò ad arrivare a discutere questa tesi, quanto ancora dovrò ingoiare senza dire una parola, quante umiliazioni dovrò subire prima di chiudere definitivamente questo lungo capitolo della mia vita.
Giorni in cui ogni cosa che faccio e non faccio, quello che scrivo, quello che mi sembra corretto viene messo in discussione da una persona priva di qualsiasi minima capacità di confrontarsi, che  parla attraverso mail e non mi saluta da 2 anni.
Una persona che minaccia senza sapere neanche quali sono le regole, che rinvanga nel passato episodi ridicoli, che rigira frittate, che insinua e minaccia ancora.
Una persona che non ha neanche il coraggio di incrociarmi nei corridoi ma che io non ho la forza di affrontare come dovrei…e cerco di pazientare, come tutti consigliano, per prendermi questo titolo e farla finita.
Sono però giorni pieni di persone che stanno tifando per me, che in mille modi diversi mi stanno portando per mano a questa fatidica data.
La prof. F., una su tutti, che mi ha accolta nel suo studio e consolata, che mi ha guardata negli occhi e mi ha parlato come fa una madre con una figlia, che ha tirato fuori le motivazioni per affrontare questo ultimo periodo perché anche lei ha vissuto qualcosa di simile, forse peggio.
Che mi ha ricordato che un giorno dovrò insegnare alle mie figlie che nella vita si deve andare avanti, nonostante tutto.
Una volta ancora ho capito quanto arricchimento provenga da qualsiasi situazione, anche le peggiori.
Anche questa volta ne uscirò.

Forse.