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lunedì 20 maggio 2019

A nin pos piò (I can't stand it anymore)

I film con/dei/sui supereroi.

Prendili a casa tua.

Le pubblicità di profumi e auto.

Il tipo che quando passo al mattino ascolta sempre dalla cassa nello zaino della trap di merda.

E sempre a proposito di musica di merda: la Lounge Music
Dall'inglese (atrio o salotto). Genere musicale sfrantamaroni che si propone di evocare negli ascoltatori la sensazione di essere in un posto tranquillo, isole paradisiache o altri spazi, utilizzando temi tranquilli. 
Bene, ero a fare la spesa e in sottofondo c'era una versione lounge di The rythm of the night. La reazione in me suscitata era di procurarmi una mazza e devastare tutti gli scaffali.

"Lo dico da papà"
E' proprio vero che a volte per riconoscere un coglione bastano quattro parole...

Come si dice non ne posso più dalle vostre parti ?

lunedì 7 gennaio 2019

Il profumo bruciò i suoi occhi

Fin da quando ho cominciato a suonare Lou Reed è uno dei miei numi tutelari: dischi come Berlin, RocknRoll Animal e Trasformer giravano spesso nel mio giradischi Lesa.
Questa premessa per dire quanto sia stato bello iniziare la prima settimana dell'anno con un libro che mi sento di consigliare. 

Michael Imperioli, attore e sceneggiatore americano noto personaggio della serie I Soprano, è all'esordio letterario con un romanzo ambientato a New York nella seconda metà degli anni '70. Romanzo di formazione del giovane Matthew che si trasferisce con la madre dal Queens a Manhattan, dove conosce un'enigmatica e conturbante compagna di classe di nome Veronica.
L'adolescenza in ogni epoca resta sempre un momento cruciale nelle vite di tutti: sono gli anni in cui ci si forma attraverso le letture, il cinema e soprattutto tramite le amicizie. Gli anni in cui ci si sente inadeguati, come il protagonista di questa storia, quando per una serie di coincidenze incontra uno strano personaggio che abita nel suo stesso palazzo:“Un tipo basso, smilzo, tutto vestito di nero con grandi occhiali da sole scuri e capelli cortissimi di un biondo sbiadito era entrato incespicando. Indossava una giacca di pelle nera anche se c'erano più di trenta gradi."
Il titolo del libro è tratto da un verso di Romeo Had Juliette ed è proprio lui, Lou Reed il coprotagonista di questa storia, ritratto nel suo periodo di rifiuto per il successo commerciale di Sally Can't Dance e alle prese con Metal Machine Music; certo non il massimo esempio per un adolescente disorientato e pieno di dubbi, ma che diventa una fonte d'ispirazione formidabile. Un coming-of-age struggente, esilarante, sincero e poetico, narrato dal punto di vista di un ragazzo di 17 anni senza padre che deve crescere in fretta nella grande mela, così come l'amica Veronica, creatura infelice che sembra proprio uscita da una canzone dell'ex Velvet Underground.
Michael Imperioli ha conosciuto e frequentato Lou Reed e l'idea per questo libro gli è venuta nel 2013 quando il grande artista e poeta newyorchese ci ha lasciato. Così racconta in un'intervista:

È vero, Lou Reed è stato per molti versi uno dei primi punk, ha aperto la strada ad uno stile e ad un linguaggio, non solo musicali. Il suo approccio era però diverso dal timbro nichilista, di perdita dell’innocenza che al movimento sarebbe arrivato soprattutto dalla scena inglese, penso in particolare ai Sex Pistols. Il marchio di fabbrica di Lou credo fosse quello di infondere un senso letterario, direi quasi poetico, al rock and roll, mescolando le atmosfere e la vita della strada ad una ricerca più elaborata, non solo istintiva. Amava il pop e immaginava di far incontrare la Beat Generation, Ginsberg, Kerouac, ma anche Hubert Selby e Edgar Alla Poe, con la musica del suo tempo. La sua sfida, e la sua eredità in seno alla scena musicale newyorkese, si misura perciò prima di tutto sul piano estetico.

giovedì 12 novembre 2015

Canzoni commoventi

Quali sono i meccanismi soggettivi che portano ad emozionarsi o addirittura a commuoversi ascoltando una canzone? Sicuramente i ricordi ad essa legati, capaci di creare quel mix di nostalgia e rimpianto; poi c'è il testo, con le riflessioni e le sensazioni che suscita; un binomio classico sono le immagini associate alla musica: a molti sarà capitato guardando un film; infine l'umore e la situazione del momento: perché la stessa canzone ci può investire oppure in altri casi scorre via senza lasciare particolari emozioni. Cos'altro non saprei, se non scrivere alcune delle mie canzoni. Tutte di seguito però non le ascolterò mai.

Claudio Lolli - Michel 
Le amicizie della prima adolescenza sono assolute e sembra impossibile che possano spezzarsi. Questa canzone ne coglie l'essenza in maniera struggente.
Francesco De Gregori - Sempre e per sempre
Trasformare in musica e poesia certi concetti è un'operazione complicata e ad alto rischio retorico. De Gregori ci riesce con due strofe, in maniera commovente.
Fabrizio De André - Fiume Sand Creek
Da piccoli giocavamo con i soldatini, quasi sempre indiani e cowboy; poi uscirono film come Soldato Blu e Piccolo grande uomo e ci fecero capire perché istintivamente avevamo sempre parteggiato per i pellerossa.
Nico - The fairest of the seasons
Non a caso utilizzata da Van Sant per il finale tragico e poetico del suo ultimo film Restless.
Lou Reed - Perfect day
L'illusione di un giorno perfetto che sembra cancellare i periodi bui che prima o poi attraversano la nostra esistenza.
Eddie Vedder - No Ceiling
Splendida colonna sonora di Into the Wild che mi ricorda le fughe giovanili e la voglia di mollare tutto.
Pink Floyd - The great gig in the sky
Vocalizzo magico, forse il più famoso della storia del rock, che nella versione live del 1994 con le tre coriste fa venire il groppo alla gola.
David Sylvian - Nostalgia
E poi arriva l'assolo di tromba...
Patti Smith - Pissing in a river
In questa ballatona il piano e la voce toccante di Patti Smith sono protagonisti, ma il colpo di grazia arriva con l'assolo di chitarra. Nick Hornby l'ha inserita fra le 31 canzoni colonna sonora della sua vita.
Radiohead - Lucky
Irresistibile incedere tra dolcezza e malinconia blues.
Smiths - There is a light that never goes out
Avete mai vissuto momenti così felici, intensi o romantici da fottervene di tutto? Morrisey con la musica e le parole descrive perfettamente questa sensazione.
The Cure - Picture of you
La foto di una persona cara.
Johnny Cash - Hurt
Ma che cosa sono diventato?
Caro amico mio
Alla fine tutti quelli che conosco se ne sono andati.

martedì 12 novembre 2013

Tributo di Morrissey a Lou Reed

Una delle canzoni più belle scritte da Lou Reed nella versione di Morrissey. L'ex cantante degli Smiths da un paio d'anni la esegue nei suoi live e presto uscirà in versione digitale.
"Non ci sono parole per esprimere la tristezza per la morte di Lou Reed. Sarebbe dovuto esserci per tutta la mia vita. Sarà sempre nel mio cuore. Grazie a Dio esiste chi, come Lou, si muove all'interno delle proprie leggi, altrimenti immaginate come sarebbe noioso il mondo." Morrissey 



domenica 27 ottobre 2013

Sad Song

"... I never cared for trends, that never bothered me. Music was what bothered me, what interested me. I always believed that I have something important to say and I said it."
NY Rock, 1998 - intervista a Lou Reed

Un uomo così, ci mancherà.


venerdì 7 maggio 2010

Take a walk on the wild side

BANDE A' PART: la New York Underground degli anni '60-'70-'80. Lo spirito anarchico e tragressivo della Grande Mela raccontato in una mostra e in un libro attraverso le foto di chi quegli anni li ha vissuti. Gli anni della Factory, del glam rock, della No Wave, del CBGBs e del Max’s Kansas City.


CBGB's girl al concerto dei Ramones (1976)


La strana coppia: la dea e il ragazzo selvaggio.



Bowie in compagnia di Jackie Curtis, citato da Lou Reed nei versi della sua Walk on the wild side a proposito della sua dipendenza dalle droghe e del suo amore per James Dean: "...Jackie is just speeding away - Thought she was James Dean for a day... then I guess she had to crash, Valium would have helped that bash"

sabato 2 gennaio 2010

Lp cover art: Velvet Underground - 1967


New York 1965: Lou Reed e John Cale formano i Velvet Underground. Qualche tempo dopo una frase attribuita a Brian Eno dà la misura dell'influenza musicale che questo gruppo ha avuto su quasi tutte le rock band del pianeta: "Only about 1000 people ever bought a Velvet Underground album, but every one of them formed a rock and roll band".
Giunto al 30° post dedicato alle copertine dei vinili è la volta della copertina per antonomasia: l'album della banana, quello cui ho accennato sopra, uscito nel 1967. Soltanto nella prima tiratura il famosissimo frutto si poteva sbucciare togliendo un adesivo che lasciava comparire una polpa rosa shocking (peel slowly and see, l'indicazione che si intravede in piccolo con la freccetta). Un'evidente provocazione di Andy Warhol, uno dei pochi che aveva intuito il potenziale deflagrante della band. La copertina sbucciabile in seguito venne accantonata: pare che l'applicazione degli adesivi fosse stata molto dispendiosa e avesse fatto aumentare i costi di produzione. Nell'edizione successiva comparve solo la banana e venne inserito anche il nome del gruppo che in precedenza non compariva da nessuna parte.
Nel video Nico canta Femme fatale accompagnata da Lou Reed alla chitarra.

lunedì 14 settembre 2009

I'm waiting for the man

I'm waiting for the man
Twenty-six dollars in my hand
...
Così inizia la canzone dei Velvet Underground. Anch'io sto aspettando qualcuno, ma purtroppo non ho idea di chi potrebbe essere, il nostro orizzonte è come il deserto dei tartari. Almeno un pusher migliore, in grado di spacciare idee decenti e non pacchi e fregnacce del tipo "il miglior statista degli ultimi 150 anni". La merda quotidiana con cui ci sommerge mi ha sfiancato. Ce ne libereremo mai? SBerlusconizziamoci, ormai è proprio una questione di ossigeno. Lo spero per il mio e per i vostri figli, per il Paese che amo ancora a dispetto dei tanti concittadini che continuano a ingerire, come automi svuotati e intossicati, le pillole di nulla che gli vengono spacciate. Un amico ha espresso lo stesso desiderio vedendo una stella cadente; io più prosaicamente sarei disposto a pagare per avere un altro Presidente del Consiglio (anche con una pettinatura come quella della foto).
I'm waiting for the man
Two thousand dollars in my hand...
La cifra che sarei disposto a buttare nel cesso.

giovedì 4 settembre 2008

20 Album vissuti: 15° Lou Reed - Berlin 1973

Finalmente il 6 ottobre uscirà in dvd il film-concerto del Berlin Tour filmato dal regista e amico di Lou Reed Julian Schnabel (già regista de "Lo scafandro e la farfalla). L'album Berlin uscì nel 1973 dopo il successo commerciale di Trasformer che conteneva la celeberrima Walk on the wild side. "Feci quello che la gente si aspettava da me, come ho già detto volevo diventare celebre per poter essere il più grande stronzo in circolazione e sono riuscito anche a ispirare dei grossissimi stronzi, perché la mia merda è molto meglio dei diamanti degli altri". Così dichiarò Lou Reed in un'intervista a proposito di Transformer. Invece di proseguire la strada che l'aveva portato al successo, l'artista  newyorkese impose alla sua casa discografica un'opera difficile, cupa e disperata: Berlin. Il disco fu un fiasco totale sia di pubblico e in buona parte anche di critica e gettò Lou Reed nello sconforto, tant'è che non ripropose mai più le canzoni dal vivo tranne in un'occasione nel live Rock n Roll Animal, fino all'allestimento dello spettacolo che ha portato in tour lo scorso anno con un ensemble di 30 elementi che comprende la sua band, una sezione di archi e fiati ed un coro di bambini. Quando cominciai ad ascoltare il Lurido (così lo chiamavano affettuosamente io e i miei amici) rimasi affascinato dalle atmosfere e dall'intensità di questo concept album "dark" ambientato nella città divisa dal muro e ora non vedo l'ora di gustarmi il dvd visto che purtroppo mi è stato impossibile vedere lo spettacolo. Il film documenta le cinque serate al St. Anne Warehouse di Brooklin. Il ruolo di Caroline è interpretato dalla francese Emmanuelle Seigner.
www.berlinthefilm.com