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venerdì 26 giugno 2020

1980 vs 2020, gli anniversari e gli anni che volano

Gli anni sono volati qui sulla teiera e sui blog in generale disperdendo decine di amici con cui si condividevano passioni comuni. L'avventura iniziò a fine giugno del 2008, perciò proprio in questi giorni fanno dodici. Certi post sono ormai diventati archeologia del web ma alcuni, grazie alla musica, mantengono sempre il loro valore; come questo che scrissi sull'annata 1980: si scatenò un vespaio, con discussioni che definire animate è poco. Pagine e pagine di commenti e prese di posizione.
Sono dieci album usciti tutti in quell'anno che voglio qui riproporre con una piccola modifica (col tempo si può anche cambiare idea). Dischi da avere nella propria collezione. Poi se volete facciamo il confronto con questo 2020, ma anche no. 

The Pretenders - Album omonimo
1979 (uk) - gennaio 1980 (usa)








The Cure - Seventeen Seconds
18 aprile 1980

La seconda tappa di un percorso unico che fatto di Smith e compagni uno dei pochi gruppi capaci di evolversi e resistere fino ad oggi alle mode, alle tendenze e a MTV.





Joy Division - Closer 18 luglio 1980
Un capolavoro straziante uscito pochi giorni dopo il suicidio di Ian Curtis. L'emblema del post punk e la sua stessa pietra tombale.
Heart and soul.





David Bowie - Scary Monsters 20 settembre 1980
L'atto finale di un decennio clamoroso. Il canto del cigno per il Bowie che fu: Cenere alla cenere, funk to funky, sappiamo che Major Tom è un tossico, perso nell’alto dei cieli e depresso da tanto tempo.
L'ultimo disco che comprato del duca bianco, con Fripp alla chitarra geniale.




Killing Joke - Album omonimo agosto 1980
Disco feroce e seminale che ha ispirato diversi gruppi futuri. Tribalismo, dark, metal e industrial in una miscela esplosiva.







Bauhaus - In the flat field ottobre 1980
Il dark più puro che ha avuto molti seguaci. Un disco memorabile, come le loro esibizioni dal vivo, con la presenza istrionica Peter Murphy.






Talking Heads - Remain in light ottobre 1980
Ancora oggi un disco di una modernità spiazzante.








Japan - Gentleman take polaroid
15 novembre 1980

La sensibilità compositiva e la decadenza di David Sylvian che per la prima volta collabora a pieno con Sakamoto.







The Clash - Sandinista
12 dicembre 1980

Un triplo vinile per raccontarci dove la musica sarebbe andata.







Tuxedomoon - Half Mute
Il rock come avanguardia creativa e sperimentazione non solo musicale.







lunedì 18 maggio 2020

L'amore ci farà a pezzi

Per chi con questa musica ci è cresciuto, l'ha suonata e respirata, il 18/05/1980 è una data da ricordare. Spesso si parla a sproposito di dischi o band di culto; mai come nel caso di Ian Curtis e Joy Division il termine risulta appropriato.
Curioso pensare come due tra i dischi che ho più amato provenissero da pianeti apparentemente opposti tra loro: i volti bruciati dalla luce dei Talking Heads di Remain in light e il bianco e nero funereo di Closer.



Il lato bianco del mio Unknown Pleasures. Lo ricomprai nuovo di zecca con Closer quando Nannucci (BO) all'inizio degli anni '90, decise che era il momento di svendere tutti i vinili a poche migliaia di lire.
Per chi non l'avesse visto, Control di Anthony Corbijn (2007) è nel complesso un buon film che riesce nell'intento di raccontare la biografia di Ian Curtis senza mitizzazioni e a far emergere le peculiarità di una band esteticamente unica nella storia della musica.

lunedì 11 maggio 2020

Compie 40 anni il capolavoro della new wave italiana

Inverno 1980/81
Frequentavo l'università a Bologna e uscendo una sera dal mio appartamento in via Sant'Isaia per fare un giro in centro, scoprii per caso il Punkreas, un locale ricavato in una cantina. Entrai e in apparenza pareva una delle tante tipiche osterie di Bologna, ma mi sbagliavo. Dopo pochi minuti il locale underground cominciò a riempirsi di ragazzi e ragazze che dall'aspetto non parevano i tipici frequentatori di osterie. Quella sera suonavano i Gaznevada, gruppo bolognese a me allora sconosciuto, probabilmente in una delle prime uscite di una certa importanza. Suonarono brani dei Ramones, ma anche pezzi loro e malgrado emergesse qualche limite tecnico, si intuiva che stava nascendo qualcosa di nuovo partorito dalla Bologna del '77 di Radio Alice, del movimento e della cultura alternativa, ora già post-punk. Ci si avviava verso territori comunicativi inesplorati che avrebbero portato alla luce personaggi geniali come Andrea Pazienza ( a cui piacevano) e Scozzari. Un'onda che aveva già fatto emergere un gruppo cult come gli Skiantos. Da quella sera il Punkreas fu un appuntamento fisso di quell'inverno bolognese. L'anno dopo comprai il loro primo album Sick Soundtrack e constatai che i ragazzi erano non poco migliorati. Abbandonati gli esordi in stile Ramones, i Gaznevada partorirono qualcosa di unico per il panorama ammuffito della musica italiana di quegli anni, creando una nuova prospettiva musicale...Erano i figli del post punk americano e furono bravissimi, autentici surfisti dell'immaginario a prendere l'onda buona della new wave adattandola alla fantasia nostrana che rifletteva nell'universo rock la parte creativa del movimento bolognese del '77. "Sick Soundtrack", primo LP dei Gaznevada, era un ingorgo stupefacente di intuizioni fra Devo e Contortions ('Going Underground'), Talking Heads (Oil Tubes), no wave newyorkese, psichedelia... (Flavio Brighenti).
Nel giro di pochi anni furono purtroppo fagocitati e integrati dal business musicale e probabilmente anche dall'eroina. Comparvero qualche volta in TV in versione synth pop, specie quando uscì il singolo I.C. Love Affair (rispetto ad altre schifezze del periodo non era neanche male), che diventò una hit dance degli anni '80.

mercoledì 8 aprile 2020

Cara catastrofe 6 - il fascino di dodici suite

Sarà la nostalgia o saranno i tempi dilatati della quarantena, ma in questi giorni mi è tornata la voglia di ascoltare suite musicali. Ve ne sono alcune di una bellezza incommensurabile che non mi stancano mai, specie mentre dedico quei venti minuti di straching ed esercizi per evitare di assumere la forma di un divano o della sedia su cui lavoro. Parliamo di brani di una durata minima di dieci minuti che hanno caratterizzato una stagione musicale ormai sepolta, ma per me indimenticabile.












King Crimson - Starless
: in 12 minuti tutta la dolcezza e il furore della musica. Geni!

Can - HalleluwahUn mantra tribale con un groove funk che manda in trance. Avanti, avanti; i più avanti di tutti nel kraut rock e parliamo del 1971, anno d'uscita di Tago Mago.

Genesis - Supper's ready: suite capolavoro in sette movimenti. A mio avviso una delle più alte espressioni (sia per il livello compositivo che per la complessità dei testi) della musica progressive. Qui in fondo in una meravigliosa versione a fumetti ad opera dell'artista newyorkese Nathaniel Barlam.

Brainticket - BrainticketNel 1971 una banda di fricchettoni provenienti dai più svariati paesi europei si mette in testa di dare una lezione ai californiani su come si fa un disco sotto l'effetto dell'acido lisergico. Ne ho parlato qua!

Gong - The Isle Of Everywhere: L'ultimo viaggione interstellare di Daevid Allen & company.

Supertramp - Fool's Overture: Suite sinfonica che chiude maestosamente l'album Even in the Quietest Moments; siamo nel 1977 e i super-vagabondi qui e con l'album successivo (Breakfast in America) raggiungono il loro apice creativo.

Grace Slick - Theme From The Movie Manhole: una suite di 15 minuti con l'accompagnamento della London Symphony Orchestra, che si dipana potente e delicata allo stesso tempo. La vocalità di Grace esplode in tutte le sue sfaccettature: lirismo, passione e sensualità sorretti da un cantato in cui si alternano inglese e spagnolo.

Date Palms - Honey Devash: Ninna nanna sciamanica del deserto.

Pink Floyd - Atom earth mother: Ogni commento è superfluo. Una versione live della Orchestre Philharmonique de Radio France.

Pink Floyd - Echoes: Come sopra.

Mike Oldfield - Ommadown: 22 anni aveva nel 1975 Mike Oldfield! 

Claudio Lolli - Ho visto anche degli zingari felici:
In questa meravigliosa composizione ci sono parole e suoni che raccontano la mia storia e quello che sono diventato. Uno dei primi post della teiera volante parla di questo.

domenica 29 marzo 2020

Cara catastrofe 5 - La fiera delle atrocità

E la primavera m’ha portato il riso atroce dell’idiota. ( A. Rimbaud - Una stagione all'inferno)

You'll see the horrors of a faraway place,
Meet the architects of law face to face.
See mass murder on a scale you've never seen,
And all the ones who try hard to succeed.

Vedrete gli orrori di un luogo remoto
incontrerete faccia a faccia gli architetti della legge
vedrete uno sterminio di massa di proporzioni mai viste
e tutti quelli che hanno fortemente agito perché ciò accada





La primavera ci sta esplodendo in faccia con tutta la sua feroce dolcezza e noi, in mezzo a tutto questo delirio, rifugiati in casa con due certezze: la natura e gli animali che riprendono i loro spazi e la pubblicità in tv che non si ferma mai, nonostante investimenti ridotti e campagne annullate o rimandate.

Dopo giornate dense e complicate di telelavoro in stanze separate, ieri ci siamo consolati con un'accoppiata micidiale di dolce/salato. Lo strudel integrale fatto in casa era pura poesia.

venerdì 13 marzo 2020

Riascoltare vecchi dischi

Visti i tempi, è anche l'occasione per riascoltare dischi non vecchissimi, ma dimenticati troppo in fretta. Il 13 marzo 1995, esattamente venticinque, anni fa usciva The Bends, il secondo album dei Radiohead.
L'ho riascoltato tutto: era ed è ancora un fottuto capolavoro.

Fake plastic tree fu il terzo singolo e malgrado il disco non fosse andato molto bene nelle vendite, raggiunse il 20° posto in UK. Pochi accordi con la chitarra acustica bastarono a Thom Yorke per fare esplodere tutta la sua vocazione lirica. In studio registrò voce e chitarra in una sola sessione, lasciando poi le rifiniture agli altri. La dolcezza del brano stride spesso con il testo, a tratti lugubre, a tratti surreale: "She lives with a broken man/ A cracked polystyrene man who just crumbles and burn" (Lei vive con un uomo a pezzi / Un uomo di polistirolo marcio che si sbriciola e brucia)
L'albero finto di plastica del titolo si può interpretare come una metafora della finzione umana, anche se pare che Thom Yorke abbia scritto il testo pensando al consumismo e alla massificazione della società. Così l'incipit:
Il suo innaffiatoio di plastica verde
Per la sua piantina di gomma cinese finta
Nella terra di plastica finta 
Che ha comprato da un uomo di gomma

In una città piena di piani di gomma

martedì 17 dicembre 2019

Gli altri anni '80: doppia puntata su Radio Sonora

Stasera alle 22 su Radio Sonora sarò ospite del programma Brazzzwave per la prima di due puntate sugli anni '80 dove si parlerà di musica e altro. Link sul logo per la radio e questi sono i link per i podcast delle puntate 1 e 2.

Al netto di tastiere tamarre, synth-pop plastificato e rock da stadio, gli anni '80 (sulla scia della fine del decennio precedente) hanno prodotto nuovi generi e band seminali che hanno influenzato il corso della musica. Mi riferisco in particolare a post punk e new wave in tutte le derivazioni. Un'onda lunga che ancora oggi influenza una moltitudine di band e musicisti. Ci sono tante cose da riscoprire e da riascoltare, come la bellissima e commovente Dear God degli XTC: una lettera immaginaria che l'autore Andy Partridge scrive a Dio mettendo in dubbio la sua benevolenza e la sua esistenza. Molti negozi rifiutarono il singolo per paura di ritorsioni.

...Non crederò nel paradiso e nell'inferno,
niente santi e peccatori, nessun diavolo per buon conto,
nessun cancello con le perle, niente corona di spine,
tu lasci sempre noi umani nelle peste
le guerre che porti, i bimbi che anneghi,
i dispersi del mare mai ritrovati, e accade così ovunque nel mondo intero,
le ferite che vedo aiutano a capire che Padre Figlio e Spirito Santo sono la truffa ad opera di qualcuno non certo sacro
e se tu sei lì in alto percepirai che sto parlando col cuore aperto
Se c'è una cosa in cui io non credo
Sei tu... Caro Dio.


La scaletta della prima puntata:

The The -Violence Of Truth 1989
Cassiber - At last I'm free 1984
David Sylvian - Taking The Veil 1986
Brian Eno & David Byrne - Regiment 1981
Surprize - Don't Want Be Easier 1982
XTC - Dear God 1986
Tuxedomoon - Incubus (Blue Suit) 1981
23 Skidoo - Coup 1983



domenica 15 dicembre 2019

Caligari e altre cose belle di fine anno

Spero di vedere presto questo film documentario su un grande regista spesso dimenticato e sottovalutato. Solo tre film, di cui l'ultimo, Non essere cattivo, concluso grazie al contributo di Valeria Mastandrea perché Caligari stava già molto male.



Qualcosa di meraviglioso
Visto la scorsa settimana prima dell'orgia di stronzate natalizie: una storia di immigrazione e integrazione da proiettare in tutte le scuole. Una storia di riscatto sociale attraverso il gioco degli scacchi. Qua.




















Come trasformare e migliorare una hit mediocre degli anni '80.





Joana Karda - Le molte vite di Magdalena Valdez
L'ultimo libro che ho letto e apprezzato è opera di un collettivo di scrittrici: un'italiana che vive a Lione (Vanessa Piccoli), un’italiana che vive a Trieste (Claudia Mitri), un’indiana che vive a Trieste (Laila Wadia) e una lettone che vive a Bologna (Lolita Timofeeva). Quattro donne per raccontare la storia di una donna che assumerà altri nomi, altre patrie, altre lingue. Così di capitolo in capitolo troviamo Maggie, Lenočka, Lena, Maddalena e Mad. Un percorso che dallo Sri Lanka giungerà a Trieste, e infine in Brasile, passando attraverso l’Unione Sovietica della Perestrojka, la Roma di tangentopoli e la Trieste post basagliana.


Oggi è l'anniversario dell'uscita di London Calling: 14 dicembre 1979.
Uno di quei dischi che ha cambiato e reindirizzato il corso della musica. Peccato che il richiamo di Londra in questi giorni sia di tutt'altro tenore. Vedremo...
Su Jacobinitalia

sabato 30 novembre 2019

Pink Floyd, The Wall, ricordi e cambiamenti

Il 30 novembre del 1979, esattamente 40 anni fa, stavo sbavando davanti alla vetrina di un negozio di dischi ad Amsterdam (dove da un paio di mesi lavoravo come lavapiatti) in attesa della paga per comprarlo. Abitavo in uno squat ed ero passato di lì per caso; fu una sorpresa assoluta, non ne sapevo nulla: un tempo le notizie giravano poco. All'epoca ne avevo appena compiuti diciannove. Tempo e musica sono un'accoppiata bastarda, perché con l'andar degli anni i gusti cambiano; nel mio caso non so dire se in meglio o in peggio. Un dato di fatto è che The Wall non l'ascolto più da una vita. Col tempo ho apprezzato altre cose dei Pink Floyd, soprattutto i primi album e brani come questo.

domenica 17 novembre 2019

On the Beach


Nell'epoca pre-internet gli spartiti musicali erano carissimi e introvabili. Io avevo solo quello di Harvest, che sapevo suonare a memoria. Quando il mio grande amico Gigi (detto Belgio perché risiedeva con la famiglia a Bruxelles) tornò al paese per le consuete vacanze estive con lo spartito di On the beach, fu un regalo molto gradito.
Blues, malinconico e struggente: è uno dei miei dischi preferiti di Neil Young. La sua copertina enigmatica mi ha sempre affascinato, a cominciare dal rottame di Cadillac che spunta dalla sabbia, simile ad un razzo schiantatosi sulla spiaggia. Il giallo è il colore dominante, ma l'insieme trasmette tristezza, come una giornata di fine estate. Forse il definitivo addio all'utopia di Woodstock e al movimento hippie? Neil Young, di spalle, è solo di fronte all'oceano della vita: il rimorso per la morte da eroina degli amici Bruce Barry e Danny Whitten (chitarrista dei Crazy Horse); la solitudine per il fallimento della relazione con la moglie, l'attrice Carrie Snoodgress; la scoperta della malattia cerebrale del figlio Zeke. Dopo i trionfi di Harvest, due anni terribili dai quali se ne uscì con un capolavoro, all'epoca poco compreso. Una parte della stampa specializzata lo bollò come deprimente.
Un altro oggetto significativo della copertina, anche se non in gran evidenza, è il giornale: il titolo della facciata richiama il caso Watergate che portò alle dimissioni di Nixon. Neil Young non aveva mai nascosto il suo disprezzo nei confronti presidente americano, reso esplicito nel testo della famosa e tragica Ohio (Tin soldier and Nixon coming) in cui vengono rievocati gli avvenimenti del 1970, quando quattro studenti vennero uccisi durante una manifestazione dalla guardia nazionale.
On the beach è uno di quei dischi degli anni settanta che periodicamente non posso fare a meno di ascoltare, specie nei periodi in cui la scena musicale non offre niente di entusiasmante. Un album da isola deserta.
Tutta la mia devozione a colui che considero quasi come un fratello maggiore che mi ha insegnato a suonare la chitarra.


il manifesto promozionale

domenica 22 settembre 2019

The Magnificent Seven

Ho avuto una botta di nostalgia di quelle forti e mi sono sparato un'ora di Sandinista a tutto volume. Avevo dimenticato l'inizio col botto: The Magnificent Seven è un capolavoro. Il brano fu creato su un giro di Norman Roy-Watts, bassista dei Blockheads di Ian Dury e modellato su quello che si definisce stream-of-consciousness: un flusso torrenziale di ritmo e parole che hanno lasciato il segno nella storia della musica. Si tratta di un racconto sarcastico e surreale della quotidianità lavorativa di una persona, attraverso l'automazione dei gesti quotidiani, il consumismo e la manipolazione dei media. Un testo zibaldone che oggi suona quasi come una sorta di precognizione sul libero mercato e la globalizzazione.

Ring! Ring! It’s 7:00 A.M.!                            Sveglia! Sveglia! Sono le 07:00!
Move y’self to go again                                Muoviti per andare di nuovo
Cold water in the face                                 L’acqua fredda in faccia
Brings you back to this awful place              Ti riporta a questo posto orribile
Knuckle merchants and you bankers, too      Di nobili mercanti e banchieri


Oltre che dal dub, all'epoca i Clash erano stati conquistati da uno dei gruppi pionieri del rap, di cui aprirono il concerto a New York nel 1981: Grandmaster Flash e Furious Five.

Il video combina la versione in studio del 1980 con immagini dal vivo della performance al Tom Synder Show, giugno 1981.

mercoledì 5 giugno 2019

Autobiografia musicale in 100 canzoni: Anima latina

Strano rapporto quello che mi lega a Lucio Battisti, colonna sonora della mia infanzia e della prima adolescenza. Amatissimo, ma in seguito ripudiato e infine rivalutato da adulto dopo aver compreso a pieno il valore di capolavori come Anima Latina e la scelta coraggiosa di sperimentare strade poco battute dopo la rottura con Mogol.  All'epoca in Italia l'intellighenzia lo snobbava considerandolo un canzonettaro disimpegnato, mentre all'estero lo copiavano e lo apprezzavano. Uno come Bowie, per dire, tradusse in inglese Io Vorrei, Non Vorrei, Ma Se Vuoi e Mick Ronson ne incise una cover.
Da un certo punto in avanti la fuga dai media invadenti. Come disse in una delle ultime intervistenon parlerò mai più, perché un artista deve comunicare soltanto per mezzo del suo lavoro. L’artista non esiste, esiste la sua arte.

Sto finendo il libro di Donato Zoppo: Il nostro caro Lucio. Uscito lo scorso anno nel ventennale dalla morte, è un'ottima biografia musicale (con diverse storie anche poco conosciute) che racconta attraverso momenti essenziali della sua carriera, l'evoluzione di un artista incredibile che dal mio punto di vista ha raggiunto l'apice con questo album e questa canzone. Quando la ascolto, non so perché, mi commuovo. 

venerdì 3 maggio 2019

Disintegration, blob e la fine di un decennio

Maggio 1989: da pochi mesi mi ero trasferito sulla teiera volante con la pilota che amavo (e amo tuttora) e il fatto di avere finalmente un posto tutto nostro dove vivere, mi trasmetteva una strana e confusa sensazione. Col senno di poi, immagino che fossero momenti di pura felicità. Dopo una vita di cassette, vinili e puntine, avevo comprato il primo lettore cd e ne ero entusiasta. Mai avrei pensato che appena trent'anni dopo sarebbe andato in pensione, mentre i vinili avrebbero resistito, rimontato e vinto come in una maratona. 
Da poche settimane era comparso su Rai 3 un programma anarchico, capace di ribaltare i significati e crearne di nuovi; era inoltre appena uscito l'album di un gruppo che avevo amato da ragazzino e successivamente perso per strada. I dischi e i film spesso invecchiano male, ma questo, uscito esattamente 30 anni fa, non lo ha fatto; è uno di quelli che ascolto ancora grazie allo sterminato archivio di una chiavetta usb che tengo sempre in macchina e quando parte questa canzone il volume si alza al massimo e partono i brividi. Così come Blob ne sancisce ferocemente la fine, Disintegration è uno degli ultimi frammenti degli anni '80. All'epoca non ce ne siamo resi conto, ma oltre ad essere un ritorno alle radici dark dei Cure, è un album definitivo che rappresenta la fine della giovinezza per Robert Smith e per noi, i suoi coetanei, cresciuti ascoltando quel disco dalla copertina rosa acceso con in primo piano un frigorifero, un'aspirapolvere e una lampada.

venerdì 19 aprile 2019

Lost & Found: A Certain Ratio, Talking Heads e una cover riemersa 40 anni dopo

A Certain Ratio agli Strawberry Studios con Grace Jones


















A Certain Ratio, storica band di Manchester della Factory Records, festeggia il 40° anniversario quest'anno con un nuovo cofanetto dal titolo ACR: BOX con 20 tracce inedite. Sono allergico ai cofanetti celebrativi, ma in questo c'è la sorpresa come nell'uovo di Pasqua: una cover che unisce due fra le mie più grandi passioni musicali di sempre: A Certain Ratio e Talking Heads
Il brano in questione e uno di quelli che hanno tracciato l'evoluzione della musica negli anni '80 insieme all'album di cui fa parte: sto parlando di House in Motion da Remain in Light. Nel progetto originale doveva esserci la collaborazione di Grace Jones che però all'epoca non completò il suo take, ma ora la traccia è stata conclusa ripescando la registrazione originale e il risultato è stre-pi-to-so, video compreso.

House in Motion - Talking Heads, 1980 (A Certain Ratio cover)

domenica 14 aprile 2019

Autobiografia musicale in 100 canzoni: Summer '68

Primi anni delle superiori. Esplorando la collezione di dischi del padre di un compagno di classe rimasi colpito da una copertina senza scritte con la foto di una mucca. La curiosità fu immediata e si aprì un mondo nuovo. 
La suite orchestrale della facciata A la conoscono tutti e all'epoca mi lasciò sbigottito, facendomi quasi ignorare tutto il resto. Col passare del tempo ho sempre più apprezzato il lato B che contiene vere e proprie perle come questa: una delle più belle ballate scritte dai Pink Floyd scritta e interpretata da Rick Wright.

#3 Summer '68

venerdì 18 gennaio 2019

1979



Come raccontano gli Smashing Pumpkins, crescendo in una periferia nel 1979 era molto facile annoiarsi (e a volte poteva essere una fortuna) ma di certo non con la musica: ascoltarla ma anche suonarla. Dalla lista pazzesca qui sotto riportata verrebbe da pensare che le annate che finiscono con nove musicalmente siano molto prolifiche... speriamo!
  • Joy Division - Unknown Pleasures
  • The Clash - London Calling
  • The B-52's
  • Talking Heads - Fear of music
  • Public Image Ltd. - Metal Box
  • The Cure - Three Imaginary boys
  • The Police - Reggatta de Blanc
  • The Stranglers - The Raven
E per stare sui classici:
  • Supertramp - Breakfast in America
  • Joni Mitchell - Mingus
  • Fabrizio De Andrè & PFM in concerto
  • Pink Floyd - The Wall
Tre fra le copertine più iconiche di sempre.

giovedì 6 dicembre 2018

Album vissuti: Gong, la trilogia e un viaggio in Marocco


Passare oltre gli innumerevoli mondi 
L'eterna ruota
Le incessanti maree di ego  
Che ti passano sempre davanti gli occhi...  
   
Tutta la luce vitale che ho visto  

Qui davanti a me.


Finita l'era dei grandi riti collettivi e smascherata l'ipocrita equazione: peace + love + music = business, all'inizio degli  anni '70 i Gong diedero vita ad un progetto originale ed irripetibile in cui fecero convergere psichedelia, progressive, underground, sperimentazioni e jazz-rock, trasgredendo come pochi altri il nuovo ordinamento costituito dell'industria discografica.
La trilogia Radio Gnome Invisible, oltre ad essere un concept album e una pietra miliare, è un inno al libero pensiero che partendo dall'ingenuità flower power, realizzò almeno in musica quel sogno adattandolo ad una sensibilità europea. Alcuni fra i miei dischi più consumati sono questi. Fu proprio sull'onda di quel tipo di anarchia che abbandonai definitivamente gli studi universitari per un lungo viaggio che con ogni mezzo mi portò ad attraversare Francia e Spagna per poi fermarmi a Malaga; e poi ancora ripartire per il Marocco fino a raggiungerne la parte più meridionale a 20 km da Agadir. Lì mi stabilii in un villaggio di pescatori dove presi in affitto una stanza da una famiglia locale per due mesi, senza acqua corrente e senza elettricità. L'oceano e la natura a farmi da compagni, le Illuminazioni di Rimbaud come lettura e un quaderno di appunti che doveva diventare un libro (mai finito). Volevo solo viaggiare, scrivere e assaporare un tipo di libertà sconosciuta. Assaggiai per la prima volta il cous cous, mangiai pesce squisito e arance deliziose. Al mattino si faceva colazione in un tavolone comune di fronte ad una bottega, mischiati agli abitanti del paese e a qualche altro europeo (soprattutto tedeschi). Un giorno, affascinato dai racconti di chi c'era già stato, partii insieme ad una coppia di ragazzi austriaci per una specie di trekking nelle montagne dell'Atlante alla ricerca di quella che era stata definita Paradise Valley. Dopo una giornata di cammino, verso sera ci ritrovammo dispersi e lontani da qualsiasi luogo abitato: fummo costretti a passare la notte accampati sotto due palme con i nostri sacchi a pelo, soffrendo non poco l'escursione termica. Il giorno dopo, esausti e dopo diverse ore di cammino, raggiungemmo un luogo da fiaba. Vicino ad un bosco scorreva un torrente limpido costeggiato da palme e oleandri; poco più avanti una cascata formava un laghetto in cui ci si poteva tuffare e fare il bagno: era il luogo magico che ci avevano descritto. Poco distante c'era un villaggio con poche povere case dove i contadini ci diedero da bere e qualcosa da mangiare. Avremmo voluto restare in quell'eden, ma c'erano troppi problemi logistici e i dubbi furono risolti quando, verso sera, da una strada sterrata comparve un vecchio furgone Volkswagen guidato da un olandese che, dopo aver filosofeggiato a lungo con stronzate pseudo hippie, finalmente ci diede un passaggio riportandoci distrutti e affamati al nostro villaggio. Facendo ricerche in rete ho scoperto che questo villaggio di nome Taghazout, è ora una meta famosa tra i surfisti europei e si è, manco a dirlo, turisticizzato.

Il tramonto sull'oceano dalla spiaggia del villaggio
















Gong est mort... vive Gong

Il 28 maggio 1977 con un'ultimo concerto a Parigi si concluse l'avventura dei Gong. David Allen intuì che era il suo tempo era passato: la new wave di lì a poco avrebbe invaso l'Europa.

martedì 20 novembre 2018

Autumn blues e rifugi musicali: Portishead - Roads

I primi freddi, insieme al buio al mattino che ti sorprende in modo ancora più avvilente nel pomeriggio, portano d'istinto a rifugiarsi in certa musica, oltre che nel vino e nelle castagne.
Dummy è l'album di debutto dei Portishead, un cult degli anni '90. Un mix raffinato tra avanguardia e retrò: una babele di stili musicali che ha segnato l'apice e anche l'inizio del tramonto del genere trip hop. Bellissima la definizione che ho letto su musicletter: la musica dei Portishead faceva penetrare le lacrime del blues attraverso le crepe della musica elettronica.
Questa è Roads, una delle gemme del disco, qui suonata dal vivo con orchestra e soprattutto con la voce unica di Beth Gibbons. 
Di lei consiglio di recuperare Out of season, lavoro da solista uscito nel 2002 con la collaborazione di Paul Webb, ex Talk Talk nonché suo compagno.



Non sono un amante dei remix, ma questo è un ottimo lavoro.

martedì 8 maggio 2018

I Zimbra

Un brano che ha ormai quarant'anni ma che (come conferma questa esibizione live di David Byrne) non li dimostra. D'altra parte, associare una ritmica africana ad un poema dadaista è un'operazione che non proprio tutti sono in grado di fare.
Così disse in un intervista Jerry Harrison dei Talking Heads: We also knew that our next album would be a further exploration of what we had begun with "I Zimbra". 
Fear of music è l'album della svolta e delle prime contaminazioni per le teste parlanti. Uno di quelli che non ti stanchi mai di ascoltare.


mercoledì 25 aprile 2018

Gli Appennini di Dino Campana, The National, The Handmaid's Tale

Il disco che preferisco di The National. Un album che ho amato alla follia e che per me è una delle cose più belle e poetiche degli ultimi dieci anni. In realtà ormai sono undici, perché The Boxer è uscito nel 2007.
Liberare la mente camminando o con la musica. Proprio oggi, di ritorno dai boschi dell'Appennino tosco-romagnolo, scopro che per il Record Store Day è uscita la versione live registrata a Bruxelles. Riascoltarlo è il modo migliore per concludere questo 25 aprile. E domani parte la seconda stagione di Handmaid's Tale. La mia assenza prolungata dice che sto passando un periodo no, però queste tre cose di oggi mi hanno un po' risollevato. Ci sono ancora.

Il paesaggio dalle parti dell'eremo di Gamogna (Marradi). Purtroppo non siamo riusciti a raggiungerlo perché con le nevicate di marzo il sentiero è in parte franato. Ci torneremo. Sulle tracce di Dino Campana.