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giovedì 28 aprile 2011

La torta senza buco (cronaca di una torta pensata - troppo)

In ufficio si lavora sempre molto, si condividono informazioni e spesso si fa formazione in tempo reale, rattopandosi le lacune vicendevolmente. Quando siamo particolarmente brillanti ci scambiamo anche ricette. Tante ricette di torte, soprattutto (la versione onnivora di questa me l'ha data Monica, dirimpettaia di scrivania).
Quella che ha meno da smistare sono io, ovviamente. Le mie due ricette collaudate scivolano lievi sul fegato degli onnivori, per i quali io sono e rimango la reincarnazione di un canarino ortoressico.

Le loro ricette, però, per sete di conoscenza e curiosità io le copio tutte. Quando poi giungo "a maturazione", rielaboro l'ennesima TORTA SENZA IL BUCO. Stampo da plumcake e... istinto creativo!


TORTA DI CAROTE


Ingredienti:
  • 5 cucchiai sostituto di uovo (un cucchiaio di acqua ogni cucchiaino di Orgran) - in alternativa amido di mais o fecola
  • 180 grammi zucchero di canna Mascobado
  • una tazzina da caffè di olio di mais (o riso)
  • 130 grammi fecola di patate
  • un bicchierino di Ruhm o Sassolino
  • 1 limone succo e buccia
  • due cucchiaini di lievito (cremor tartaro)
  • 200 grammi di mandorle dolci tritate
  • 200 grammi di carote grattugiate
  • semi di papavero
  • acqua calda (alcuni cucchiai, tipo 3 o 4)
  • quel che serve per ungere e infarinare uno stampo da plumcake
Preparare il sostituto d'uovo sbattendo Orgran e acqua. Aggiungere lo zucchero e l'olio a filo e sbattere intensamente (tanto mica si snerva, non è uovo!). Aggiungere le mandorle (io le avevo tritate poco... sono rimaste granulose), carote, fecola, semi di papavero liquore, succo di limone e buccia grattugiata. Mescolare e, se fosse troppo denso e poco amalgamato aggiungere, uno alla volta, qualche cucchiaio di acqua calda. Aggiungere il lievito.
Infornare a 180°C. per trenta minuti.

Questa torta l'ho fatta molti mesi fa. E' l'ultima torta decente che ho fatto.
In seguito ho provato: una nuova ricetta di torta di mele con troppe mele rispetto all'impasto (o stampo troppo alto?!); una torta di cocco e limone (buona, ma fatta a casaccio... non saprei proprio come riprodurla); una torta di noci e cioccolato (questa la sanno fare anche i sassi, sempre buona, anche se sbricioloserrima).

NB: Cara Anna, non ho avuto tempo per provare la ricetta TORTA DI SIMONA che mi hai dato tu, ma il nostro scambio e-mail mi ha rammentato questa ricetta che avevo fotografato e mai postato. Grazie!

domenica 4 aprile 2010

Fregola, sorprese di fine inverno e soffici nuvole rosa

I ricci come me tendono a dar le spalle a ogni novità (a meno che non si tratti di spezie, tè, riso o libri). Questo di solito dico di me, perché in effetti sono un po' sfuggente, sempre raminga e intenta a ritrovare la via del rifugio.

Capita però che io mi distragga un po' e mi fermi ad osservare e ascoltare gli altri.
Capita che qualcuno sia abbastanza determinato e non si lasci scoraggiare da un paio di osservazioni raggelanti o vagamente sarcastiche.
L'ultimo regalo dell'inverno passato e una nuova amicizia. Una bella amicizia fatta di affinità elettive e reciproca curiosità (e vicinanza geografica, che non guasta). Ho le vibrisse a mille, mi godo la simpatia e le attenzioni della Cuoca Pasticciona, imparo qualcosa di nuovo ogni volta che ci sentiamo, mi diverto perché è allegra e solare.

Mi sento come una bambina cui hanno regalato un gioco nuovo! Un gioco super-interattivo!!
Un paio di settimane fa nella mia bio-cesta c'erano i topinambur. Lei non li aveva ancora mai cucinati e nemmeno assaggiati. Abbiamo organizzato uno scambio di ingredienti... a lei i topinambur, a me le sue mammole (e una serie infinita di infusi e bustine di tè!).

FREGOLA RISOTTATA
CON LE MAMMOLE DELLA CUOCA PASTICCIONA**


INGREDIENTI:
mezzo bicchiere di fregola di grano duro
due mammole e relativi gambi**
uno spicchio d'aglio
mezzo bicchiere di infuso di arancio dolce, karkadè, limone**
acqua calda, olio extravergine d'oliva, sale e pepe q.b.
due noci dell'appennino reggiano (!)
PROCEDIMENTO: far bollire un paio di bicchieri di acqua (abbondanti). Infondere una bustina di infuso agrumato in mezzo bicchiere di acqua; salare il resto dell'acqua che servirà per risottare la fregola. Pulire i carciofi e i gambi e lasciarli qualche minuto in acqua acidulata con succo di limone (poi affettarli sottilmente). Far imbiondire lo spicchio d'aglio in poco olio, aggiungere i carciofi, poco sale e pepe e far cuocere un paio di minuti aggiungendo l'infuso agrumato. Aggiungere la fregola, mescolare e far insaporire un minuto. Portare a cottura aggiungendo acqua q.b. (dovrebbe cuocere in dieci minuti circa). Impiattare e aggiungere le noci.

sabato 13 febbraio 2010

Ser cappelletto

Prendo spunto da Boccaccio: novella di ser Ciappelletto. Ingegnoso essere umano che gabba gli sciocchi borghesi... manda i santi all'inferno e costringe Dio a santificare un peccatore. Un trionfo del rovesciamento e dell'antifrasi. Come i miei cappelletti vegani.


Quando ero piccola stavo fra i piedi a mia madre ogni volta che faceva i cappelletti. Anche mentre faceva il ripieno (pesto): mortadella, prosciutto crudo e carne macinata mista fatta cuocere insieme a un po' di concentrato di pomodoro e verdure che poi toglieva... io giravo con il cucchiaino e ne fregavo q.b. e giudicavo. Aggiungeva poi parmigiano reggiano, noce moscata, chiodo di garofano e cannella. Non si tratta della ricetta tradizionale di Reggio Emilia: non mi ha mai saputo spiegare come mai le i li fa così diversi dalle sue sorelle.


Non mangiare cappelletti è un sacrificio intollerabile per un reggiano. Ce li abbiamo nel sangue.
Li ho fatti spesso da vegetariana (la versione "di magro" che mi madre mi diceva essere tipica dei tempi di miseria nera... senza carne!). Da vegana ho dovuto telare.

Però... che fatica! La settimana scorsa ho aperto un incauto acquisto: porchetta di seitan, muscolo di grano. Una vera presa per i fondelli. Seitan (che a me non piace tanto, NDR) ripieno di peperoncino.
Ieri ne ho decretato la fine: l'ho tritata insieme a quattro wurstel di tofu (buoni davvero), ho aggiunto noce moscata e lievito alimentare in scaglie e l'ho fatta riposare una notte.


La sfoglia invece l'ho fatta usando mezzo chilo della fantastica semola di grano duro del Senatore Cappelli addizionata di cento grammi di farina di lupini. Per il resto solita procedura.

Sentito ringraziamento a Laila e Fosca per avermi aiutato a stendere e piegare!

giovedì 3 dicembre 2009

Snack di polenta indiavolata

Mi ha lasciato senza parole, come l'alba di stamattina. Appartengo al partito di quelli che fanno la polenta in grandi quantità, perché il riciclo della polenta è mille volte meglio del già ottimo pasteggiare a polenta. Ho detto polenta. Gialla. Soda.

INGREDIENTI:
polenta avanzata
spezie, sale
olio extravergine d'oliva
birra
COME FARE? Tagliare la polenta a quadrettoni. Mescolare in una terrina le spezie preferite (io avevo bisogno di fuoco: peperoncino, paprica dolce, pepe di Szechuan) e la polenta tagliata. Ungere uniformemente con poco olio. Mescolare. Infornare a 200° C per 20 minuti.
Servire calda con birra fresca.

martedì 10 novembre 2009

Educazione sentimentale a tavola: quinoa col cavolo!

PREMESSA AGGIUNTA DOPO (quindi tecnicamente è una postfazione premessa?!): qualcuno di voi ha visto l'ultimo film di Nora Ephron, Julie&Julia?!
E' una bella commedia, piena di cibo, archetipi di persone che potreste ritrovare intorno a voi, nel bene e nel male (o essere voi!) ed è splendidamente recitato. D'accordo, non è il genere di film che contribuirà a migliorare il mondo; non migliorerà forse nemmeno la settimana; diciamo che strappa sorrisi e fa sembrare meno strano il nostro quotidiano.
Non vi sto a quantificare... ma quanto mi è piaciuto!!
A dire il vero è da un po' che il mio rapporto con il cinema è decisamente idilliaco!
(FINE!)


Vi succede mai di desiderare che qualcosa che vi piace piaccia altrettanto a qualcuno che vi piace? A me ni.
Cioè vorrei mai non posso.
Balle. Vorrei e basta.
Insomma mi capita di desiderare di non essere la sola ad andare in solluchero per qualcosa. L'ebetitudine devastante che si prova davanti all'appagamento è pericolosa: andrebbe gestita in privato o andrebbe condivisa? Nascosta o esibita?
Usata come metro con il quale misurare le affinità?
Usata come fondamenta di un rapporto?!

Il cibo mi piace. Mi piace, a detta di molti, in modo strano e personale. Sono un'emiliana con gusti da apolide. Mi piace toccare e maneggiare gli ingredienti di una ricetta. Cerco, per quanto possibile, di non mescolare troppo e di non snaturare le singole note. Guardo le torte lievitare nel forno senza mai avere le sensazione di perdere tempo.
Quelli che invece mangiano, fanno da mangiare o temono le perigliose avventure in piatti estranei mi fanno un po' tenerezza e un po' compassione. Per affetto evito loro la disavventura di un piatto cucinato da me.
Quando leggo su altri blog di cucina di quanto vengano apprezzati gli acrobatici esercizi culinari di un vegan, di come amici e parenti spazzolino i piatti e si profondano in giambi ed epodi di complimenti io mi domando... perché a me non succede?
Sono l'unica a dividere il desco con conservatori, paladini della tradizione ortodossa e (per assurdo) dei piatti pronti? O piuttosto, come mi dicono spesso, faccio da mangiare per i canarini?!

Questo che vi presento è uno dei miei ultimi gesti di diplomazia a tavola... era pensato per una seduzione del tipo: se riesci a mangiare questa cosuccia, forse ti piaccio!
(NB: è andata meno peggio del previsto... diciamo un pareggio... o una bugia pietosa)

QUINOA COL CAVOLO
(E COMPARSE)


INGREDIENTI:
>> QUINOA: una parte di quinoa (lavata) in doppio volume di acqua per 15 min. coperto. Una volta che è cotta aggiungere una emulsione di olio extravergine d'oliva, miso e succo di limone (in parti uguali) e mescolare bene. Per rendere più bella la preparazione ho messo ogni porzione in un contenitore di plastica che ho poi scaravoltato sul piatto.
>> TOFU: ho pressato un panetto di tofu fra due tovaglioli, coperto da un peso (mentre la quinoa cuoceva). L'ho poi tagliato a cubetti e saltato in padella con poco olio, uno spicchio di aglio in camicia, poco zenzero e sale.
>> CAVOLO E COMPARSE: alcune foglie di cavolo, mezza carota e poche alghe arame. Messe a bagno le alghe, ho tagliato in quadrotti il cavolo liscio e a fiorellini le carote. Ho bollito poi il tutto per tre minuti in poca acqua e aceto di riso (prima il cavolo, poi le arame e per ultime le carote che colorano l'acqua).

sabato 31 ottobre 2009

Beds are burning (Insalata spegnibronchite)


Qualche minuto fa ho fatto il mio giro quotidiano su VeganBlog e ho letto il post di Mariagrazia. Ho subito deciso di andare a leggere e ad ascoltare cosa ha da dire Kofi Annan... quanto mi piace! Mi ha sempre ispirato fiducia, ha un'aria da persona per bene; quando lo guardo mi vengono in mente una tazza di tè, la saggezza del silenzio e l'incalzante necessità (mia) di avere riferimenti affidabili.
Allora... il logo qui a fianco vi porterà ad ascoltare una canzone e un breve messaggio in inglese: stiamo giocando sporco con la Terra, che è poi l'unico pianeta che abbiamo; è arrivato il momento di agire... è per la Terra... è per noi! Prima che i nostri letti vadano letteralmente a fuoco. Troviamo una cura... prendiamo una posizione netta e diciamolo chiaro e tondo: così non ci piace e non va bene. Smettiamola di perdere tempo!
(Sembro un politico diplomato con ReadioElettra, vero?!).

TCK... TCK... TCK... il tempo passa.
Collegandovi al sito e scaricando la canzone (ovviamente gratis) farete un passo avanti. Ogni dowload vale come firma. Ogni firma aggiunta al mucchietto lo farà lievitare. La nostra voce. Un coro che a Copenhagen, il prossimo dicembre, non potranno non sentire. Non lasciamoli diventare sordi!!

INSALATA SPEGNIBRONCHITE


INGREDIENTI:
...un paio di pomodorini a cubetti
...mezzo finocchio a cubetti
...due foglie di cavolo rosso a cubetti
...un pezzettino di cipolla rossa a cubetti
...farro e cicerchie (precedentemente cotti, insieme, dopo ammollo, lunga cottura sorvegliata - non li voglio mollicci - in pentola di coccio, con foglia di alloro, spicchio di aglio, rametto di rosmarino e alga kombu) circa mezza tazza
...origano (rimasuglio dall'orto)
...maggiorana (come sopra)
...olio extravergine d'oliva
...sale alle erbe (a piacere)

QUALI SONO GLI INGREDIENTI SPEGNI-BRONCHITE?!
Finocchio: espettorante
Maggiorana: antibatterica, ricca di vitamina C
Origano: antisettico, antispasmodico con proprietà espettoranti
Cipolla di Tropea: ricca di flavonoidi e polifenoli (contro i radicali liberi... e contro le scorie da cortisone!) che in combinazione con il potassio e il ferro (che pure ci sono) favoriscono l'azione depurativa.
Cavolo rosso: anti-fatica, rinforza le difese immunitarie, depurativo, ricco di vitamina C, antibatterico e antivirale

sabato 10 ottobre 2009

S-tortino di patate e funghi porcini

Un perfetto abbinamento: porcini freschi (regalati da un'amica che vive in montagna, è generosa e non ha mai assaggiato nulla di cucinato dalla scrivente...) e patate del raccolto estivo. Il risultato mi è tanto piaciuto che mi sono strafogata mangiandone fino sentire tirare la pelle sullo stomaco... lo so che non è bello da dire, ma mangiare a crepapelle è terribilmente bello. Come ridere fino a farsi venire le lacrime agli occhi. Come scendere a tutta birra un pendio, accorgendosi a un certo punto che i freni della bici, forse ci hanno mollato! Ecco, forse in questo caso terribilmente prevale su bello!


Non ricordo di aver mai apprezzato tanto la variabilità dell'autunno come mi accade di fare quest'anno... mi godo ogni raggio di sole, ogni goccia di pioggia (qui poca a dire il vero), ogni sbalzo di temperatura. Me ne frego di domani: l'oggi di turno deve sbattermi in faccia almeno due terzi del suo fascino, altrimenti non dormo.

S-TORTINO DI PATATE E PORCINI

INGREDIENTI:
  • patate (tagliate a fette alte meno di mezzo centimetro)
  • funghi porcini freschi (come sopra)
  • olio extravergine d'oliva
  • sale aromatizzato per arrosti o per patate o salamoia bolognese (la mia ricetta preferita è questa)
Non ci sono quantità da indicare... dipende essenzialmente da quanti fughi avete a disposizione! Per tre porzioni io ho usato un grosso fungo (tre etti buoni) e uno piccolo (un etto) e tre patate grosse.
Si affettano le patate (e si mettono a riposare in acqua fresca) e i funghi. In una pirofila si alternano strati di patate e di funghi, ciascuno adeguatamente insaporito con sale/salamoia e poco olio. Si inforna a 180° C, stampo coperto con un foglio di alluminio e si fa cuocere per quindici minuti, poi si toglie la copertura e si fa cuocere a 220° C per altri cinque minuti.

Se non fossi quasi astemia ci berrei su un bianco del Trentino.

sabato 22 agosto 2009

Smania di solitudine

"Mangio un poco di cena seduto alla chiara finestra.
Nella stanza è già buio e si guarda nel cielo.
A uscir fuori, le vie tranquille conducono
dopo un poco, in aperta campagna. (...)
"
(da Mania di solitudine, in Lavorare stanca 1936-1943, Einaudi 1998, pag. 27)

Piatto unico. Ingredienti per uno.
Lo dico senza timore di passare per asociale: la solitudine per me è una mania. Come quella (quasi del tutto passata) per le patatine fritte. Come quella per le sciarpe di qualsiasi tessuto, forma e colore. Come quella per i temporali estivi (avercene). Come quella per le conversazioni stimolanti. Come quella (temporanea) per 21 guns.

Quindi cena per uno. Che sarei poi io. Magari al buio (che tanto in estate il buio pesto mica esiste!). Se volessi, troverei davvero vie tranquille che conducono dopo un poco in aperta campagna. Ma il rifugio è dentro di me, non mi servono vie di fuga.

HUMMUS DI AZUKI

INGREDIENTI PER LA CREMA DI AZUKI:
(l'idea di base è che a parte la ricetta tradizionale con i ceci, potete fare hummus con qualsiasi legume cotto, magari variando un poco la nota acidula... il tipo di spezie e erbe usate e ne ricaverete comunque una crema spalmabile che è tanto più buona quanto più la lascerete riposare in frigo prima di spazzolarla via dal piatto)
- una tazza fagioli azuki (messi in ammollo quattro ore)
- una tazza e mezza di acqua
- qualche centimetro di alga kombu
(cuocere a fuoco basso fino a quando i fagioli saranno morbidi... diciamo 40 min. senza pentola a pressione; questo passaggio non è necessario se li avete in scatola: indubbiamente comodi...)
- la punta di uno spicchio di aglio tritata finemente
- un cucchiaio di succo di limone (o di aceto di umeboshi o di aceto balsamico di Modena)
- un cucchiaio di tahin (io proverei anche con la crema di altri semi oleaginosi tipo mandorle)
- poco sale
(frullare gli ingredienti insieme, aggiungendo acqua di cottura dei fagioli se necessario per ottenere una cream morbida, ma consistente).
LE CAROTE:
lavare e tagliare le carote a bastoncino.
INGREDIENTI PER IL PANE:
- 300 grammi di farina manitoba
- 100 grammi di farina integrale di farro
- acqua tiepida q.b.
- un cucchiano di malto di mais (o zucchero o altra sostanza dolce)
- un cucchiano di sale
- un cucchiaio di olio extravergine d'oliva
- lievito di birra (un terzo di cubetto o, se come me lo usate secco, un terzo di bustina)
(impastare gli ingredienti, tutti tranne il sale, in modo energico per una decina di minuti; far lievitare per mezz'ora al caldo... ora come ora ovunque! Impastare di nuovo aggiungendo il sale. Rimettere a lievitare per almeno quattro ore. Dividere l'impasto - io ho usato due stampi da plumcake usa e getta non molto grandi, ma va bene anche uno solo se grande - in modo che possa stare nello stampo occupandome meno di metà. Far lievitare una terza volta per un paio di ore. Infornare a forno freddo, con pentolino di acqua per garantire umidità in cottura, impostando una temperatura di 220° C per i primi 10 minuti, abbassando poi a 180° C per i successivi 20 minuti.)

mercoledì 29 aprile 2009

Torta salata (un po' troppo...) con aglio ursino

TORTA ALL'AGLIO URSINO

Avevo una pasta sfoglia pronta da usare. Avevo dell'aglio ursino (che crudo per me sa davvero troppo di aglio). Avevo delle patate (pessime, una volta cotte sembravano fatte di gelatina... mah!). Avevo dei funghi champignones. Ho fatto una torta salatissima*, molto buona e coreografica q.b.

INGREDIENTI:
>> un rotolo di pasta sfoglia
>> cinque patate medie a tocchetti
>> un cucchiaio di prezzemolo tritato
>> una ventina di funghi champignones a dadini
>> un mazzetto di aglio ursino (se non avete idea di che aspetto abbia cliccate qui)
>> due cucchiai di parmigiano vegan (il mio in questo periodo è fatto di mandorle frullate e sale fino)
>> salsa di soia
>> sale alle erbe q.b. (o anche meno!)
>> due cucchiaini di olio
>> qualche cucchiaio di acqua

PROCEDIMENTO: tritare in un mixer l'aglio ursino (aggiungere un cucchiaio di acqua se occorre), aggiungere il parmigiano vegan; cuocere in padella le patate con sale alle erbe, un cucchiaino di olio e un poco di acqua; trifolare i funghi con il prezzemolo, l'olio e il sale alle erbe.
Accendere il forno a 220°C.
Omogeneizzare patate cotte e funghi, aggiungere il pesto di aglio ursino** e mescolare. Foderare una teglia con la pasta sfoglia (con carta da forno), versare la verdura sulla sfoglia e rimboccare la sfoglia rimasta nei bordi; spennellare la pasta del bordo con una emulsione di acqua (1/3) e salsa di soia (2/3). Infornare, alzare al temperatura al massimo per cinque minuti (lo shock termico rende la sfoglia migliore) e poi cuocere per altri 15/20 minuti a 200°C.

* magari bastava evitare di salare la verdura ad ogni passaggio...
** una volta cotto l'aglio ursino non ha più sapore di aglio... se lo avessi saputo, forse avrei condito un cous cous o lo spezzato di farro con il pesto, che, benché assai agliato, era molto buono!

NB: l'aglio era corredato di un paio di fiorellini bianchi bellissimi, che ho messo in un vasetto insieme ad altri fiori caduti nella guerra con Due.

giovedì 23 aprile 2009

Riso integrale germogliato, furikake e zampa di gatto numero due****

Ho scoperto un modo potenzialmente utile per morire (quando sarà ora, mica ho fretta) in perfetta salute. Posso aggiungere il riso integrale germogliato alla mia già saluberrima alimentazione.
Lo si può preparare in casa o comprarlo già germogliato. Poi si cuoce. Poi si mangia.
Il riso germogliato, alimento da poco riscoperto anche in Giappone (era caduto un po' in disuso) è molto interessante dal punto di vista nutrizionale, poiché proprio la germinazione neutralizza l'acido fitico* e migliora la bio-disponibilità dei suoi nutrienti.

COME PREPARARE IL RISO INTEGRALE** GERMOGLIATO - HATSUGA GENMAI: bisogna armarsi di santa pazienza, mettere in ammollo il riso dopo averlo lavato tante volte fino a quando l'acqua sarà limpida e priva di impurità e...
1- metterlo in un recipiente e coprirlo di acqua (priva di calcare, meglio); lasciarlo ammollare per dodici ore
2- scolare il riso e sciacquarlo bene
3- lasciarlo nel colino e coprilo con un canovaccio pulito (deve stare al buio), lasciare un recipiente sotto al colino perché un poco di acqua tenderà a precipitare (!)
4- sciacquare ogni 12 ore per un totale di 24 o 48 ore (dipende da quanto fa caldo), lasciandolo poi sempre coperto, nel colino a germogliare (piccolissime radici appaiono e il lavoro e finito)

COME I PIGRI, I FRETTOLOSI O I CURIOSI (vediamo se mi piace, poi magari lo faccio io...) SI CIMENTANO CON IL RISO GERMOGLIATO: lo comprarano su internet o in qualche negozio dove vendano cibo macrobiotico o giapponese. NB: costa parecchio... (ma io ho dovuto provare prima di capire che mi piaceva).

RISO GERMOGLIATO e FURIKAKE DI SESAMO NERO, TE' VERDE E SALE

RICETTA: ho cotto una parte di riso in una parte e mezzo di acqua, senza sale, in pentola di coccio con coperchio per 35 minuti a fuoco bassissimo. Non è rimasta acqua. Ho impiattato e cosparso di furikake***.
Mi è piaciuto tantissimo.


* L'acido fitico è tradizionalmente considerato un fattore antinutrizionale, cioè una sostanza in grado di limitare l'assorbimento o l'utilizzo dei nutrienti. Nel caso specifico, legandosi ad essi a formare sali insolubili (fitati e fitina), l'acido fitico ostacola l'assorbimento di alcuni minerali (calcio, ferro, magnesio e zinco). (...) I fitati vengono inattivati dal calore e dalla fermentazione. Anche l'ammollo prolungato, classico metodo per migliorare la digeribilità dei legumi, contribuisce a ridurre fortemente le concentrazioni di acido fitico nell'alimento. Per quanto riguarda il pane, la lievitazione lenta con la pasta acida è in grado di abbattere il contenuto di questi fattori antinutrizionali, mentre lievito di birra e lieviti industriali non sono altrettanto efficaci, perché promuovono una lievitazione eccessivamente rapida. Anche una buona cottura del pane contribuisce ad eliminare l'acido fitico presente nell'alimento.
(Fonte: http://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/acido-fitico.html)
**
Perché integrale?! Perché al riso bianco hanno tolto la parte che germoglierebbe...
***
In commercio esistono moltissimi tipi di furikake pronti. Si tratta di un condimento per il riso cotto. Gli ingredienti potenzialmente utilizzati sono millanta (vegetali o animali)... ma si può pure fare in casa. Bastano ingredienti secchi di vostro gradimento da mescolare e sparpagliare.

PS:
la zampa di gatto è la comparsata di DUE, la gattina trovatella che oggi, mentre fotografavo il riso, mi zampettava intorno cercando di curiosare nel piatto. **** Pubblico (a gentile richiesta di Lo, la gallina con le piume instabili) la foto di Due, detta la termolabile, perché è freddolosa come tutti gli abitanti di questo rifugio.

venerdì 17 aprile 2009

La cuoca amorosa e i noodles ricchi di conservanti, coloranti artificiali e saporite sfumature organolettiche

Se avrete la fortuna di trovarlo in qualche biblioteca o mercatino (come è capitato a me), leggete il romanzo La cuoca amorosa di Annamaria Tesi (Longanesi, 1968). Potreste anche aver voglia di una coccola e allora cercatevelo in audiolibro, per esempio qui.
Confessate: quante volte vi è capitato di compilare mentalmente un elenco delle cose o delle azioni che vi procurano piacere (inteso leopardianamente come assenza di tedio o comunque inteso come coccola dell'anima o del corpo)? Io ne faccio e disfo a quintalate... tanto che se fossero compilate su carta avrei la foresta Amazzonica sulla coscienza.

(Coccola salva tempo) Quando ho molta fretta e pochissimo tempo ricorro a cibo strano come le creme spalmabili, la cicoria surgelata e i fagioli in scatola. In questo periodo ne abuso. Non ho mai tempo. Il poco che ho di solito mi avanza nei buchi esistenziali sbagliati... tipo insonnia perniciosa dalle due alle cinque ogni notte; avrei anche la tentazione di spignattare qualcosa per il giorno dopo, ma l'educazione vuole che si faccia il massimo possibile per non condividere le proprie frustrazioni con chi ha la bontà di dormire. Quindi, di giorno, quando sarebbe ora di prodursi in qualche sorta di pietanza, io sono uno zombie e pesco nel torbido del cibo S.O.S.

Per esempio i noodles cinesi...

CONTENUTO CONFEZIONE:
... noodles di grano secchi (per una persona, se non li avete mai visti cliccate qui, per farvi un'idea)
... una bustina di condimento (ehm... tralascio il dettaglio, dichiaro solo: salsa di soia, sesamo, zenzero, olio vegetale...)
... una bustina di verdura disidratata (alga wakame, carota, cipolla, aglio)

INGREDIENTI AGGIUNTI:
... cavolo cinese a pezzetti
... alcune foglie di spinacio spezzettate
... qualche centimetro di porro a rondelle sottilissime

PREPARAZIONE: mettere a bollire due o tre tazze di acqua. Quando bolle aggiungere le verdure fresche e quelle disidratate e cuocere per due minuti. Aggiungere i noodles e far cuocere per tre minuti, mescolando con una forchetta per smatassarli. In una ciotola versare il contenuto della bustina condimento sulla quale verserete la pasta una volta scolata. Mescolare benebenebene. Et voilà!

domenica 29 marzo 2009

Emerenc, la pasta e il cavolfiore (casualmente insieme, benché separati)

Io sono un tipo riservato. Molto. Raramente mi lascio andare a confidenze liberatorie o anche solo a minime aperture. Alcuni giorni fa, in un improvviso accesso di cemeratismo, ho sussurrato a un sodale: "Più un libro mi piace e più lentamente lo leggo (per farlo durare a lungo)". E' qualcosa che definirei vagamente patologico. Un attaccamento. Magari è una metafora del rapporto che più lungamente riesco a intrattenere!
Da qualche mese tengo sotto al cuscino La porta di Magda Szabo. Emerenc è la luce e l'ombra che governa ogni pagina, ogni gesto e ogni parola. Lo tengo sotto il cuscino e ogni tanto faccio marcia indietro di qualche pagina per rileggere alcune frasi. Sono determinata a farmelo durare a lungo.

Mi capita di fare così anche con il cibo. Se una pietanza è buona innesto la masticazione bradipo, passeggio le posate nel piatto per osservare, sentire e gustare meglio.
Mi capita di fare così con la pasta condita con il parmigiano fake (solo mandorle e sale finemente frullati nel mixer). Non disdegno di fare altrettanto con il cavolfiore arrostito.

CAVOLFIORE ARROSTITO
(PENNE VERDI CON PARMIGIANO FAKE SULLO SFONDO)

INGREDIENTI PER IL CAVOLFIORE ARROSTO:
un cavolfiore (ridotto in cimette)
il succo di un grosso limone
due cucchiai di olio extravergine d'oliva aromatizzato all'aglio (o uno spicchio d'aglio tritato)
sale (q.b.)
pepe di Szechuan (non è un vero pepe... è meno piccante e il suo retrogusto mi pare fresco, tipo limone o addirittura menta: da provare!)
PREPARAZIONE: riscaldare il forno a 220°; marinare brevemente le cime di cavolfiore nel succo di limone, olio aromatizzato, sale e pepe. Infornare e cuocere per 15/20 minuti (meno se il cavolfiore è molto tenero).




NB: le penne sono semplice pasta di semola agli spinaci, con il delizioso fake parmigiano. Come faccio a trovare deliziosi i fake? Boh, ho spirito di avventura... nonostante la strada nuova appaia sempre più impervia, magari oscura o di ripiego, mi racconto la favola e - incredibile - ci credo pure!

venerdì 13 marzo 2009

Sedano rapa in guisa di patate...

Il sedano rapa è una verdura globosa, bitorzoluta e di aspetto grottesco. Il ciuffo verde, se ne è corredata, ha davvero sapore di sedano; la radice, secondo le mie papille gustative, no. Lo compro spesso e cerco ogni volta di inventarmi un modo non troppo consueto di cucinarlo. Mi piacciono le sfide... anche se non sempre le vinco!
L'ho provato crudo: lo trovo senza lode e senza infamia, discreto se marinato con aceti aromatizzati e aspri. Molto spesso lo metto in minestre e zuppe (ha una bella consistenza). Qualche mese fa (la foto risale allo scorso autunno) ho provato a trattarlo come fosse una patata.

SEDANO RAPA

INGREDIENTI:
un sedano rapa a bastoncini
olio extravergine d'oliva aromatizzato all'aglio (q.b.)
sale affumicato
PREPARAZIONE: saltare il sedano rapa in padella con un cucchiaio di olio caldo, fino a cottura completata. Salare a piacere.

RISULTATO: buono, morbido e delicato.

venerdì 27 febbraio 2009

Connessioni instabili e la solita minestra

A fine Novembre 2008 la mia linea adsl si è evoluta.
La moglie di un mio collega lavora per la compagnia telefonica che mi fornisce la connessione. Ovviamente, ogni volta che in ufficio abbiamo problemi in questo campo tartassiamo lui per arrivare a lei. Io tartassavo perché volevo andare più veloce.
Tanto ho fatto, tanto ho detto che ho ottenuto un upgrade a velocità (nominale) pari a 7 mega.
Non lo avessi mai fatto... per un mese e mezzo il mio PC si è regolarmente piantato dopo due minuti di connessione... Secondo l'azienda delle meraviglie* e le sussiegose operatrici di call center io ero connessa... non c'erano problemi. Davvero. Doveva per forza essere un problema del PC.
In dicembre mi sono concessa due affidamenti del PC al tecnico. Una settimana ogni volta. Non ha nulla: davvero (esito prima passata); ha un problema gravissimo (seconda passata)... se devi salvare qualche dato ti consiglio di comprare un hard disk esterno (per salvare i dati ci ho messo tre settimane, perché il PC si piantava ogni due per tre).
Intanto passava natale e io mi sono regalata un piccolo portatile nella speranza che il PC non fosse poi davvero grave.
Risultato: avevano ragione le operatrici di call center e la moglie del mio collega. In parte.
Sì, perché alla fine si è scoperto che il mio vecchio modem era rincitrullito dall'alta velocità! Ora possiedo un hard disk esterno, un router, un PC sempre connesso (potenzialmente, ma io lo spengo) e un portatile con quale, grazie al modem-router posso leggere la posta elettronica anche in bagno.

Ringrazio tutti quelli che fra la fine del duemilaotto e l'inizio del duemilanove hanno continuato a passeggiare in questo blog nonostante da qui altro non potesse venire che silenzio e vecchie storie.
Aggiungo un paio di notizie: mia madre si è ripresa bene da una operazione alla schiena per la quale eravamo tutti molto preoccupati e la mia gatta è morta.

CREMOSA PALLIDA
(sostiene il finocchio...)


Ingredienti:
una manciata di fagiolini (tagliati in pezzetti diagonali)
due scalogni affettati
un finocchio affettato
una patata a pezzi
un gambo di broccolo a pezzetti
sale alle erbe
un cucchiaino di olio extravergine d'oliva
acqua di cottura della pasta integrale** (tenuta appositamente, oggi a mezzogiorno, ci avevo cotto orecchhiette e broccoli)
un paio di pomodorini sott'olio
crostini di pane integrale
Procedimento: far soffriggere le verdure per cinque minuti, salare, aggiungere l'acqua e lasciar sobbollire per cinque o sette minuti. Frullare fino a ridurre in crema (ho tenuto da parte solo qualche pezzetto di fagiolino). Impiattare, aggiungere un paio di pomodorini, i faglioni tenuti a parte e i crostini.
Per questa minestra mi sono liberamente ispirata alla cremosa bianca di un nota industria che congela i salti in padella.

*fornitore della connessione nomata Alice

**Perché tengo l'acqua di cottura della pasta integrale? Per utilizzarla per le minestre, minestroni o zuppe di miso. E' ricca di fibre, di sali minerali e anche di amido.

domenica 30 novembre 2008

Croccantini Prêt-à-porter

Meno male che qualcuno organizza raccolte. Ho sempre troppa fretta o troppo poco tempo (recentemente) per imbastire un discorso degno di essere scritto, quindi finisce che mi lascio trasportare dalle doti organizzative di qualche food-blogger più attivo. Oggi è la volta di Eleonora, persona sempre piena di parole gentili e suggerimenti. Questa volta si tratta di trovare ricette per una raccolta buffet: qualcosa di comodo, tipo finger food o comunque maneggevole da sbriciolare allegramente durante una colazione all'impiedi o per una cena fra amici di quelle in cui ognuno porta qualcosa (e ti ritrovi con tre torte al cioccolato, magari, ma vuoi mettere le risate?!)...

Invece di andare a pescare fra le ricette già inserite (mi verrebbero comunque in mente un paio di torte salate, magari dimensionate all'uopo oppure qualcosa di freddo o tiepido, da servire in bicchieri... magari commestibili pure loro... si potrebbero creare con una pasta brisée?!) ho pensato bene di postare una delle mie migliori ricette di recupero...
Tutte le volte che faccio una torta salata abbondo con l'impasto... così mi avanza sempre un etto o due di impasto per dare spazio alla creatività! L'ultima volta che ho fatto l'erbazzone (pochi post fa) ho steso la pasta avanzata con un mattarello, ne ho ricavato strisce irregolari e le ho condite con quello che ho trovato in frigorifero: sugo alla pizzaiola (pomodoro, origano, olio aromatizzato al basilico e sale) e battuto di olive e carciofi (olive nere denocciolate e tritate e carciofi sott'olio tritati finemente).
Per la pasta:
cento grammi di pasta per torte salate (Come era fatto? ...300 grammi di semola di grano duro
...quattro cucchiai di olio extravergine di oliva ...acqua due decilitri ... sale se occorre)
Preparazione: stendere l'impasto con un mattarello (o nonna papera), tagliare a strisce irregolari, condire.
Cottura: in forno a 200°C per dieci minuti circa.
NB: è difficile resistere e lasciarli intiepidire... sono troppo buoni!

domenica 23 novembre 2008

Spiedini autunnali


AGGIORNAMENTO
(25/11/2008): C'è UNA RACCOLTA IN CORSO!... solo per come è stata battezzata vale la partecipazione... Ecchecavolo!!!
Se avete cavoli a merenda... a cena... o (perché no) a colazione: partecipate inviando il link della vostra cavolata ad Antonella.

Qualche volta mi sbaglio e nella foga compulsiva dell'acquisto (o per non cadere in quella che un mio amico chiama sindrome della dispensa vuota) finisco per comprare prodotti simili... troppo simili: in questo periodo ho la dispensa piena di brassicacee. Possiedo nell'ordine:
  1. cavolfiore bianco
  2. cavolo verza
  3. cavolo rosso liscio
  4. cavolini Bruxelles
  5. cavolo rapa
  6. broccoli (solo i gambi, le cime le ho già mangiate...)
  7. cavolo cinese
... e continuo imperterrita a domandarmi, a pranzo e a cena, cosa mangio??!
Oltre al fatto che a me piacciono molto, ci sono millanta motivi per mangiare verdure di questa famiglia: sono gli angeli custodi del nostro benessere! Il loro consumo regolare (poco cotte e poco pasticciate, però!) riduce il rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari e tumorali per via dell'apprezzabile contenuto di composti fenolici... avete presente quando li cuocete e il loro odore intenso avvolge ogni cosa? Bene quell'odore è dato in prevalenza dallo zolfo (e anche dall'azoto)... sopportate stoicamente, perché questo va a tutto vantaggio della prevenzione dei tumori al seno, polmoni e stomaco. E il sulforafano, lo conoscete?! Bene, costui è responsabile del sapore piccante che si avverte mangiando le brassicacee crude (sparisce in cottura, ma non esaurisce i suoi potenti effetti antiossidanti indiretti): funziona da personal trainer del nostri sistemi antiossidanti naturali e li stimola a lavorare meglio. Mi fermo qui, ma potrei continuare... se vi interessano degli approfondimenti leggete qui (clicchi?!).

Oggi sono andata all'attacco dei cavolini.
Mentre ero lì che pensavo e ripensavo a come cucinarli (poco) ho visto un paio di champignones con la valigia in mano: avevano fatto su spore e pudenda e se ne andavano, mugugnando come l'Incompreso, "stiamo appassendo... potassio, ferro e fosforo ci abbandonano... le proteine si ammollano... il chitosano si secca!". Di solito non sopporto i piagnoni, ma mi è sovvenuto che potevano tornarmi utili! Ho afferrato uno scalogno e mi sono messa all'opera.

SPIEDINI AUTUNNALI

Ingredienti per tre spiedini:
>> tre spiedini di bamboo
>> nove cavolini Bruxelles tagliati a metà
>> uno scalogno a fette grosse
>> tre funghi champignones a fette grosse
>> due cucchiai da tavola di aceto balsamico
>> due cucchiai da tavola di olio extravergine d'oliva
>> nove pistacchi
>> poco sale alle erbe
Procedimento: accendere il forno a 180°C. Mettere a marinare cavolini, funghi e scalogno conditi con aceto, olio e sale aromatizzato (bastano cinque minuti). Tritare grossolanamente i pistacchi (ora li ridurrei quasi in polvere, perché così si attaccherebbero meglio alla verdura). Infilzare le verdure con gli spedini, mettere in una teglia, cospargere di pistacchi e cuocere per quindici minuti, girando di tanto in tanto in modo da far cuocere uniformemente. L'aceto tende a caramellare (buono!) e i cavolini rimarranno croccanti, mentre scalogno e funghi conferiscono un'interessante morbidezza.

PS: Ma quanto sole e quanto freddo c'erano oggi?!

domenica 19 ottobre 2008

Fusilli alla zucca (Amarcord... autunno in Emilia )

In questi giorni mi capita di provare invidia.
Forte.
Motivata.
Un blog sì e uno no leggo storie di nonne e nonni alle prese con nipoti, budini, biscotti, profumi dell'infanzia e ricette della memoria.
Io non ho conosciuto i miei nonni.
Quelli paterni se ne erano andati molto prima del mio arrivo e quelli materni fecero appena in tempo a mangiare i confetti del mio battesimo.
Dai tre ai sei anni non smisi di chiedere spiegazioni a proposito di questa lacuna familiare: mio padre brontolava risposte tipo "Mica si sceglie quando morire; (...) ma insomma la smetti con 'ste domande?!" e mia madre mi mandava dai vicini in modo ch'io potessi questuare un poco di attenzione alla Nunnéta, la nonna della mia amica Elisa (con la quale passavo ben poco tempo a pettinare le bambole)... arrivavo a malapena al campanello, mi ci attaccavo come una cozza e cominciavo a chiamare la mia amica alzando la voce di mezzo tono fino a quando qualcuno non sbucava dalla porta e mi apriva il cancello. Poi facevo di tutto per essere l'ospite perfetto, quello che rimane a lungo, che può giocare con il dolceforno e che viene invitato a rimanere per cena. Mi ero inventata un rituale che consisteva nel declinare la prima offerta (per educazione), ma poi accettavo precipitosamente al rilancio. Ero alla spudorata ricerca di qualsiasi attenzione da parte della nonna di Elisa. La seguivo in lavanderia e suggerivo alla mia amica di giocare alle lavanderine (lei mi occhieggiava come se fossi improvvisamente diventata fosforescente e mi proponeva di andare in terrazzo ad ascoltare tutti i quarantacinque giri di Gianni Morandi), la seguivo in cucina e lei mi invitava a sbattere le uova per la frittata (e la mia amica mi tirava per un braccio per andare a giocare alle maestre), facevano la marmellata di pere e mele e io prezzemolavo fra i vasetti. La nunnèta è ancora fra i cinque miei over settanta prediletti: sono punti fermi, timonieri titubanti e, talvolta, spettatori riottosi di questo strano presente.
La mancanza dei nonni mi ha fatto diventare gerontofila. Mi piacciono i vecchi. Non vado nemmeno tanto per il sottile permettendomi di prediligere quelli dolci o quelli saggi. Mi piacciono - punto. Attacco pezze allucinanti a quelli che vengono in ufficio; mi metto a chiacchierare in fila alla cassa del supermercato solo con gli over settanta.
Un autunno di tanti anni fa a casa di Elisa mangiai i primi tortelli di zucca. A casa mia erano sempre e solo di erbette. Rimasi deliziata e decisi che dovevo tenere d'occhio quella cucina esotica...

FUSILLI DI KAMUT ALLA ZUCCA

Ingredienti:
60 grammid i fusilli di grano kamut
un quarto di zucca hokkaido** cotta al forno (avanzo, il resto l'avevo mangiata appena cotto!)
un cucchiaio di lievito alimentare in scaglie (sostituto del parmigiano)
sei mandole non pelate
Procedura: mentre la pasta cuoce, frullare zucca e mandorle (aggiungere poca acqua di cottura della pasta per rendere più fluido il condimento). Scolare la pasta e mantecare con la purea di zucca e il lievito alimentare.












**Non me ne vogliano i sostenitori degli acquisti a chilometri zero... ho una debolezza anche per per verdure che non sempre riesco a trovare nei paraggi. queste vengono dalla Germania... rappresentano un pittoresco estratto d'autunno fatto di... sedano rapa, rafano nero, rape rosse e bianche, pastinaca, cavolorapa, zucca hokkaido e cavolo bok choi (quello che assomiglia alle bietole, in piedi nella foto a sinistra).

mercoledì 15 ottobre 2008

Focaccia dolce alle mele

Ha ragione Carla... in quest'ultimo periodo il web ribolle come non mai di iniziative, concorsi, raccolte, amarcord gastronomico letterari e io mi sento alla rincorsa di mete inarrivabili! Progetto e poi demordo... ma... un quarto d'ora fa ho inciampato in un progetto interessante. Essenza di vaniglia propone una raccolta di ricette di torte di mele.
Il fatto è che mesi e mesi fa ho fatto una focaccia dolce alle mele. Non l'ho mai postata. Me la ero completamente dimenticata!!
Ma ora la posto...


FOCACCIA DOLCE ALLE MELE

(tratta da VOGLIA DI PANE! di A. Prandoni e S. Gianotti, pagina 138)
INGREDIENTI (dose dimezzata rispetto all'originale):
500 grammi di farina O
250 grammi di latte (nel mio caso di riso)
15 grammi margarina vegetale (nel libro burro)
15 grammi di malto di mais (nel libro miele)
20 grammi zucchero di canna integrale
7 grammi di lievito secco (nel libro 12 di lievito fresco)
un pizzico di sale
due mele (le mie erano golden, forse sono meglio le renette!) tagliate a fette
PROCEDIMENTO: creare una fontana nella farina. Nel centro mettere lievito, il malto, metà zucchero e metà latte. Amalgamare con una forchetta, poi aggiungere tutti gli altri ingredienti (tranne le mele e il poco zucchero rimasto). Impastare energicamente, quindi mettere a lievitare coperto con un panno umido per 60 minuti. Trascorso il tempo della lievitazione, stendere l'impasto altro un centimetro e infilare le fette di mele sulla superficie, spolverizzare di zucchero e far lievitare altri 60 minuti. Cuocere a 200°C per trenta minuti con vapore**, per esempio io ho messo un pentolino di acciaio con tre dita d'acqua nel forno, mentre si riscaldava.



**secondo le autrici è importante che pane, focacce e simili cuociano in ambiente umido. Suggeriscono di buttare un cubetto di ghiaccio o due nel forno caldo qualche minuto prima di infornare.

sabato 11 ottobre 2008

UJI CHASOBA (Cosa sono mai una voce, qualche parola e un grappolo di note...)


AGGIORNAMENTO (20 ottobre 2008) : con questa ricetta vorrei partecipare alla raccolta di Laura, perché ne apprezzo lo spirito e condivido le sue parole... "Adoro le ricette etniche e mi piace sperimentare nuovi gusti e scoprire nuove spezie, mi piace sentire nella mia cucina i profumi del mondo, mi sembra quasi di viaggiare!"

Solo una bella canzone del 1957 (musica di Dimitri Tiomkin e testo di Ned Washington). Qualcuno potrebbe preferire la versione del Duca Bianco oppure quella di quel simpatico decespugliatore che è oramai Geroge Michael (non l'ho trovata, peccato!)... o ancora quella di Barbra Streisand. Questa canzone è talmente bella che potrebbe cantarla anche paperino con la bocca piena

Wild is the wind

Love me love me love me
Say you do
Let me fly away
With you
For my love is like
The wind
And wild is the wind

Give me more
Than one caress

Satisfy this
Hungriness
Let the wind
Blow through your heart
For wild is the wind

You...
Touch me...
I hear the sound

Of mandolins
You...
Kiss me...
With your kiss
My life begins
Youre spring to me

All things
To me

Dont you know youre
Life itself

Like a leaf clings
To a tree
Oh my darling,
Cling to me
For were creatures
Of the wind
And wild is the wind
So wild is the wind

Wild is the wind

Wild is the wind

... ma Nina Simone la rende struggente!

UJI CHASOBA (soba al tè verde)
40 grammi di soba (cotta come da istruzioni, cinque minuti, aggiungendo acqua fredda a metà cottura)
due funghi shitake affettati (ammollati in acqua calda per un'ora)
qualche centimetro di alga dulse (ammollata per cinque minuti)
mezza carota a rondelle sottili
alcune foglie di cavolo cinese a triangoli
uno scalogno affettato
una piccola zucchina tagliata a metà e poi affettata
erbe aromatiche secche miste (un cucchiaino)
olio di sesamo spremuto a freddo
semi di sesamo decorticati
mezzo cucchiaino di miso (o salsa di soia o sale o brodo granulare)
PROCEDIMENTO: mentre la pasta cuoce, far saltare le verdure con l'olio e le erbe aromatiche; sciogliere il miso in poca acqua di cottura della pasta, versare sulle verdure, spegnere e mescolare. Scolata la pasta, aggiungere le verdure e il sesamo.


E a voi...
...quale canzone vi fa sentire
patocchi
(languidi, molli NDR)?!

giovedì 9 ottobre 2008

Avanzi... un altro!

Mi piace quando avanza qualcosa di scondito, neutro e malleabile. Penso sempre di essere un tipo fantasioso, ma finisco per ridurre tutto in... polpette!


INGREDIENTI:
una decina di foglie di radicchio rosso lungo (quelle esterne, più dure) a pezzetti
tre scalogni affettati
un cucchiaino di olio di sesamo
una tazza di riso integrale già cotto (l'avanzo!)
panatura di mais e pane grattugiato
lievito alimentare in scaglie (sostituto del parmigiano)
semi di girasole
PROCEDIMENTO: far saltare in padella scalogno e il radicchio a fiamma moderata mescolando di continuo, aggiungendo poca acqua se necessita. A freddo aggiungere l'olio. Frullare due terzi del riso insieme alla verdura saltata fino ad ottenere una crema densa. Aggiungere il lievito e mescolare (meglio con le mani, anche se a me fa un po' impressione tutta la roba che finisce sotto le unghie...). Formare le polpette (bagnandosi le mani o usando due cucchiai per formare delle quenelle, polpette oblunghe), passarle nella panatura mista ai semi. Cuocere in forno pre-riscaldato a 200°C per una ventina di minuti, girandole a metà cottura.
Rispetto a quelle che faccio di solito erano amarognole (radicchio), molto adatte al clima autunnale: erano croccantissime all'esterno e morbide dentro (molto buone anche fredde il giorno dopo).