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sabato 27 settembre 2008

L'inconfondibile gusto di... espiazione!

Atonement (titolo del romanzo di McEwan che fa da scenografia al piatto) in inglese significa espiazione. Mangiando senza (quasi) sale io riparo una colpa scontando la pena. Ho deciso di dare una lettura spirituale ai miei valori pressori, che vi comunico* per dovere di informazione e perché mi ha sempre fatto sorridere l'altrui desiderio di condividere esiti di esami del sangue o simili (la compassione mi mette di buon umore, che volete farci!):
140-110 e 100 battiti cardiaci a riposo.
I numeri non mi sono mai piaciuti. Sono pochi, si combinano fra loro e rispondono a una serie di regole espresse in formule e con simboli oscuri. Una setta! Piccoli e grandi che siano ci condizionano sempre: quanti anni hai? Che tram devi prendere? A che ora hai l'appuntamento? Quale contatore deve attivare?! Oh, ma la colpa è nostra, perchè noi li abbiamo caricati di significati. Ecco!
Ho ripreso Atonement, perché si adatta a questo periodo (lo avevo comprato anni fa, ma gli è franato addosso quasi subito un consistente velo di oblio... rischia di nuovo, non riesco a proseguire nella lettura, penso che mi trastullerò con Le Soprano, consigliatomi da Luca&Sabrina di Sapori diVini, da Sabrina, credo). E, sì, mangiare con poco o senza sale fa perdere liquidi in poco tempo (hai ragione Matteo, mi sono accorta subito dell'effetto sulla bilancia!).
Nel frattempo però mangio ancora e non sempre senza sale...

INSALATA DI BIANCHI DI SPAGNA
INGREDIENTI:
... fagioli bianchi di Spagna
(ammollati e cotti nel solito modo, con kombu per renderli morbidi e saporiti anche senza sale, visto che contiene sodio)
... farro cotto
... un grosso pomodoro da insalata maturo (a pezzetti)
... cipolla tropea fresca (a fette)
... una piccola zucchina (a julienne)
... acidulato di riso
... spezie ad libitum
... olio extravergine d'oliva
... sale grosso affumicato (POCO!)
Mescolare la verdura (esclusi i fagioli) e aggiungere l'aceto di riso e le spezie. Lasciar marinare alcune ore in frigorifero. Aggiungere il farro, i fagioli, l'olio e il sale grosso. Atonement!
(*valori medi)

sabato 14 giugno 2008

Futomaki al farro (l'arte del riciclo, del falso e dell'arrampicarsi sugli specchi...)

Giovedì sera, per la prima volta in vita mia, ho mangiato cibo giapponese "vero". Così mi sono ricordata di un esperimento (ne ho altri, documentati, ma accantonati... tipo il tofu autoprodotto... coming soon!) di qualche tempo fa, che non avevo mai voglia di postare...
Da tempo possiedo un sacchetto di farina di ceci. L'ho comprata per fare la farinata o magari le panelle... forse anche la cecina... Due mesi fa ci ho provato per la prima volta, sperando di ottenere un qualcosa di commestibile anche solo lontanamente simile a una qualsiasi delle tradizionali ricette che usano questo ingrediente...mi sarei accontentata di riuscire a mettere inseme delle frittelle di ceci. Ho seguito le istruzioni contenute nella ricetta di una nota cavoletta di Bruxelles... ma non ho uno stampo adatto! Me ne sono resa conto la sera del venerdì raccontando alla mia amica Marina i miei programmi per la mattina successiva: le mie vengono buone, mi ha improvvisamente detto, perché ho la teglia giusta. E che teglia ci vorrà mai?! Eh, una seria di rame, mica una delle tue di teflon leggere come la carta da forno... Mi sono lasciata spaventare... e ho cotto la mia non-farinata in padella... come fossero crêpes sottilissime e a quel punto ho stravolto i miei piani per il pranzo di quel sabato... Futomaki di farro!
Il fatto è che avevo del farro spezzato cotto in frigorifero e alcuni nuovi acquisti giapponesizzanti in attesa di essere testati.


Ingredienti per otto futomaki farlocchi
... due fogli di alga nori
... una tazza di farro spezzato precotto (ma io lo rifarei anche con altri cereali!!)
... crêpes di farina di ceci (chi può userà frittata!) ridotta a tagliatelle
... una carota a bastoncini
... pochi germogli di soia
... uno spicchio di Tropea
... mirin (una sorta di vino dolce fermentato, a base di riso mochigome al vapore)
... salsa di soia
... acidulato di riso
... rosmarino fresco
Procedimento: marinare i bastoncini di carote, i germogli e lo spicchio di cipolla con acidulato di riso, un poco di soia e il rosmarino tritato fine. Nel frattempo mettere un po' di mirin nel farro e mescolare. Mettere un foglio di nori su di un tagliere (sul quale ho messo un foglio di cellophane per poi poter arrotolare l'alga più agevolmente), inumidirsi le dita e stendere uniformemente il farro, pressando bene (non è compatto come il riso!), disporre al centro, per tutta la lunghezza da destra a sinistra, un fila o due di bastoncini di carota, fettine di cipolla e tagliatelle di farinata. Chiudere il tutto arrotolando su se stesso con l'aiuto del cellophane, stringendo il più possibile. Non sono proprio riuscita a dargli una forma cilindrica!! Ripetere con il secondo foglio di nori. Tagliare a metà ciascun rotolo e ciascuna metà a metà. I germogli di soia sono finiti nel piatto con le poche carote rimaste (le ho mangiate mentre impiattavo!) come decorazione commestibile. Su ciascun futomaki ho poi versato poche gocce di salsa di soia (e per colpa sua il farro si è un po' slegato).

Perché mi arrampico?
  1. non avevo il wasabi
  2. non sarò mai in grado di finire la farina di ceci prima che scada (anche se mi hanno suggerito di usarla al posto dell'uovo per impanare le cotolette... avete altre idee?!)
  3. mancavano anche gli insalatini di daikon o zenzero o cetriolo...
  4. per questo mi autodenuncio come baro, da qui l'appellativo fake (falso... farlocco!!)
Però...










... che buoni!! Viva i farlocchi.

domenica 4 maggio 2008

Pomodoro ramato ripieno, totally vegan! (Farro... ultima chiamata!)

Da tre giorni mangio farro.



Lo faccio per due ragguardevoli ragioni (facciamo tre...):




  1. è buono
  2. ne ho cotto troppo (vedi ricetta precedente),ma nulla butto
  3. a partire dal Medioevo, la coltivazione del farro nei paesi del Mediterraneo è stata lentamente soppiantata... il fatto è che ci sono cereali che non necessitavano di sbramatura, rendendo quindi più conveniente l'abbandono del farro. Ma ora ci siamo ravveduti: lo coltiviamo, lo commercializziamo e lo mangiamo! Il farro appartiene alla famiglia delle graminacee. È uno dei cereali meno calorici, contiene la metionina (aminoacido essenziale carente in quasi tutti i cereali) e le sue fibre sono costituite da polisaccaridi complessi che non vengono metabolizzati dall'organismo umano, ma favoriscono il transito efficiente ed efficace lungo l'ultimo tratto del nostro apparato digerente (ci siamo intesi, no?!).
Oggi, ispirata dai pomodori ripieni di quinoa di erbaviola, ho messo insieme due diversi ripieni per quattro pomodori maturi...

Ingredienti:
cinque grossi pomodori ramati
otto cucchiai di farro spezzato già cotto
due cucchiai di pesto alla genovese il Sarchio (senza formaggio)
un cucchiaio di lievito alimentare in scaglie
due olive verdi denocciolate
quattro cucchiai di pane grattugiato
tre cucchiai di prezzemolo tritato
un cucchiaio di olio extravergine aromatizzato all'aglio
sale


Procedimento: accendere il forno a 220°C. Tagliare a metà i pomodori, togliere semi e nervature centrali e salare leggermente (metterli in uno scolapasta in modo che perdano un poco di acqua).
(Primo ripieno) Recuperare
la frazione solida o semi-solida dell'interno dei pomodori: tritare, salare e mescolare a prezzemolo, olive tritate, tre cucchiai di pane grattugiato e olio all'aglio.
(Secondo ripieno) Mescolare farro, pesto e lievito alimentare. Terminé!
Riempire i pomodori, cospargere di pane grattugiato e infornare per 25 minuti. (Mi sono avanzati due cucchiai del primo ripieno... ne ho ricavato due polpette).




mercoledì 30 aprile 2008

Farro spezzato con fave, pomodoro Pachino e olive taggiasche


Ciò che contribuisce al buon esito di tutte le attese, mi piace e mi compiaccio di trovare, ogni tanto, accostamenti casualmente soddisfacenti.
Ieri ho comprato troppa roba, parte della quale necessita di essere stipata nel congelatore per non finire direttamente in compostiera. Il congelatore è il piccolissimo freezer posto sopra al frigo. Sempre pieno. Ho dovuto scongelare le fave che avevo imboscato appena una settimana fa...




Ingredienti:
1/2 bicchiere di farro spezzato
un bicchiere di fave fresche (o surgelate...)
cinque pomodorini di Pachino
tre o quattro olive taggiasche
1/2 cipolla bianca tagliata come per il soffritto
acqua q.b.
sale e pepe q.b.
olio extravergine d'oliva q.b.
aceto balsamico di Modena
due foglie di alloro secco
poco prezzemolo tritato





Procedimento: pelare e tritare la cipolla e metterla a soffriggere con pochissimo olio, aggiungere le fave, salare leggermente, pepare, aggiungere un mestolino d'acqua e portare a cottura a fuoco lieve (a me ci sono voluti circa dodici minuti). Cuocere il farro in acqua salata bollente per sette minuti (ho aggiunto le foglie di alloro per aromatizzare). Scolare attentamente. Ungere leggermente uno stampino/tazzina/della forma voluta e riempire bene col farro e far intiepidire. Tagliare i pomodorini in quarti e condire con olive, olio e aceto balsamico.
Capovolgere la tazzina con il farro sul piatto, aggiungere poco prezzemolo, impiattare anche pomodorini e fave.
Dopo la seduta dal fotografo ho mescolato ottenendo una insalata tiepida della quale ho ancora in mente il sapore... per la ricetta delle fave devo ringraziare la suocera pugliese di mia cugina... alla quale ho telefonato attaccando bottone come la peggiore delle comari!

mercoledì 9 aprile 2008

Pane del libero pensatore e cibo della consolazione

Io penso.
Penso. Ehm... Autonomamente.
Però poi trovo ricette su altri blog e cambio idea... volevo andare a comprare il pane, sabato, invece l'ho fatto! Non sono ancora pronta per il pane in cassetta... nemmeno per le brioches all'uvetta (se conoscete una ricetta senza latticini suggerite!)... però sto elaborando un cous-cous!

Ingredienti:
250 gr di manitoba
150 gr di farina di farro integrale
100 gr di fiocchi d'avena piccoli
3 cucchiai di miglio
5 gr di lievito secco (mastro fornaio, sz "ammollo")
1 cucchiaio di malto di mais
300/350 gr di acqua tiepida
1 cucchiaino di sale fino
1 cucchiaio di olio extravergine

Spiegazione: mescolare le due farina e fiocchi d'avena, aggiungere sale e mescolare. Aggiungere lievito, olio e malto. Aggiungere l'acqua poco alla volta e lavorare (io uso un rudimentale sbattitore/impastatore utilissimo all'uopo) per 8/10 minuti (se non fonde lo sbattitore...). Fare una palla con l'impasto, inciderla a croce e mettere a lievitare coperta con pellicola alimentare per quattro ore. Riprendere l'impasto e aggiungere il miglio, impastare di nuovo velocemente con la tecnica "vieni qui-vai via" che si usa anche per la sfoglia all'uovo. Rimettere a lievitare in luogo caldo fino a quando non raddoppia di volume.
Cuocere in forno preriscaldato a 200°C per 40 minuti (mettere in forno anche un pentolino con acqua, che manterrà umido l'ambiente: il mio forno è ventilato... l'acqua aiuta!).
Si tratta di un pane rustico con una crosta di spessore (cronch-cronch).

CIBO DELLA CONSOLAZIONE
(meme epidemico al quale mi invita una gallina divertente)
Non sono molto brava a parlare di consolazione (nemmeno poi tanto a parlare di cibo, ma mi diverto!), però ho le idee chiare al riguardo:
  1. Patatine fritte... (Thanatos e Ifestus) quando ero piccola nascondevo la passione dietro all'alibi delle sorpresine contenute nel sacchetto... e delle sorprese non mi importava nulla... ora le mangio quando ho mal di testa, quando non ho voglia di cucinare, quando sono tristissima e quando sono tanto allegra, quando ho paura e quando tutto mi sembra insignificante
  2. Riso integrale... (Eros e Cronos) è il contrappunto ideale alla trasgressione e rappresenta la regola. Il riso per me è programmazione e cura (va messo in ammollo, cotto a lungo), mi aiuta a dare un senso allo scorrere del tempo... ad avere pazienza
  3. ... la purezza, il pensiero... ho smesso di bere latte subito dopo lo svezzamento... il tè è stato la mia balia, il mio liquido consolatore. Non è un alimento, ma per me lo è: niente mi regala maggiore serenità, calma e lucidità di propositi.
Un nonnulla ci consola, perché un nonnulla basta ad affliggerci... non ricordo le parole esatte, ma ricordo che l'autore è Blaise Pascal. Il cerchio si chiude: ho iniziato il post affermando che penso (scelgo e, ogni tanto, panifico) e lo chiudo con il mio tris della consolazione.
Passo questo meme a una persona unica...