giovedì 3 dicembre 2009

Snack di polenta indiavolata

Mi ha lasciato senza parole, come l'alba di stamattina. Appartengo al partito di quelli che fanno la polenta in grandi quantità, perché il riciclo della polenta è mille volte meglio del già ottimo pasteggiare a polenta. Ho detto polenta. Gialla. Soda.

INGREDIENTI:
polenta avanzata
spezie, sale
olio extravergine d'oliva
birra
COME FARE? Tagliare la polenta a quadrettoni. Mescolare in una terrina le spezie preferite (io avevo bisogno di fuoco: peperoncino, paprica dolce, pepe di Szechuan) e la polenta tagliata. Ungere uniformemente con poco olio. Mescolare. Infornare a 200° C per 20 minuti.
Servire calda con birra fresca.

martedì 10 novembre 2009

Educazione sentimentale a tavola: quinoa col cavolo!

PREMESSA AGGIUNTA DOPO (quindi tecnicamente è una postfazione premessa?!): qualcuno di voi ha visto l'ultimo film di Nora Ephron, Julie&Julia?!
E' una bella commedia, piena di cibo, archetipi di persone che potreste ritrovare intorno a voi, nel bene e nel male (o essere voi!) ed è splendidamente recitato. D'accordo, non è il genere di film che contribuirà a migliorare il mondo; non migliorerà forse nemmeno la settimana; diciamo che strappa sorrisi e fa sembrare meno strano il nostro quotidiano.
Non vi sto a quantificare... ma quanto mi è piaciuto!!
A dire il vero è da un po' che il mio rapporto con il cinema è decisamente idilliaco!
(FINE!)


Vi succede mai di desiderare che qualcosa che vi piace piaccia altrettanto a qualcuno che vi piace? A me ni.
Cioè vorrei mai non posso.
Balle. Vorrei e basta.
Insomma mi capita di desiderare di non essere la sola ad andare in solluchero per qualcosa. L'ebetitudine devastante che si prova davanti all'appagamento è pericolosa: andrebbe gestita in privato o andrebbe condivisa? Nascosta o esibita?
Usata come metro con il quale misurare le affinità?
Usata come fondamenta di un rapporto?!

Il cibo mi piace. Mi piace, a detta di molti, in modo strano e personale. Sono un'emiliana con gusti da apolide. Mi piace toccare e maneggiare gli ingredienti di una ricetta. Cerco, per quanto possibile, di non mescolare troppo e di non snaturare le singole note. Guardo le torte lievitare nel forno senza mai avere le sensazione di perdere tempo.
Quelli che invece mangiano, fanno da mangiare o temono le perigliose avventure in piatti estranei mi fanno un po' tenerezza e un po' compassione. Per affetto evito loro la disavventura di un piatto cucinato da me.
Quando leggo su altri blog di cucina di quanto vengano apprezzati gli acrobatici esercizi culinari di un vegan, di come amici e parenti spazzolino i piatti e si profondano in giambi ed epodi di complimenti io mi domando... perché a me non succede?
Sono l'unica a dividere il desco con conservatori, paladini della tradizione ortodossa e (per assurdo) dei piatti pronti? O piuttosto, come mi dicono spesso, faccio da mangiare per i canarini?!

Questo che vi presento è uno dei miei ultimi gesti di diplomazia a tavola... era pensato per una seduzione del tipo: se riesci a mangiare questa cosuccia, forse ti piaccio!
(NB: è andata meno peggio del previsto... diciamo un pareggio... o una bugia pietosa)

QUINOA COL CAVOLO
(E COMPARSE)


INGREDIENTI:
>> QUINOA: una parte di quinoa (lavata) in doppio volume di acqua per 15 min. coperto. Una volta che è cotta aggiungere una emulsione di olio extravergine d'oliva, miso e succo di limone (in parti uguali) e mescolare bene. Per rendere più bella la preparazione ho messo ogni porzione in un contenitore di plastica che ho poi scaravoltato sul piatto.
>> TOFU: ho pressato un panetto di tofu fra due tovaglioli, coperto da un peso (mentre la quinoa cuoceva). L'ho poi tagliato a cubetti e saltato in padella con poco olio, uno spicchio di aglio in camicia, poco zenzero e sale.
>> CAVOLO E COMPARSE: alcune foglie di cavolo, mezza carota e poche alghe arame. Messe a bagno le alghe, ho tagliato in quadrotti il cavolo liscio e a fiorellini le carote. Ho bollito poi il tutto per tre minuti in poca acqua e aceto di riso (prima il cavolo, poi le arame e per ultime le carote che colorano l'acqua).

sabato 31 ottobre 2009

Beds are burning (Insalata spegnibronchite)


Qualche minuto fa ho fatto il mio giro quotidiano su VeganBlog e ho letto il post di Mariagrazia. Ho subito deciso di andare a leggere e ad ascoltare cosa ha da dire Kofi Annan... quanto mi piace! Mi ha sempre ispirato fiducia, ha un'aria da persona per bene; quando lo guardo mi vengono in mente una tazza di tè, la saggezza del silenzio e l'incalzante necessità (mia) di avere riferimenti affidabili.
Allora... il logo qui a fianco vi porterà ad ascoltare una canzone e un breve messaggio in inglese: stiamo giocando sporco con la Terra, che è poi l'unico pianeta che abbiamo; è arrivato il momento di agire... è per la Terra... è per noi! Prima che i nostri letti vadano letteralmente a fuoco. Troviamo una cura... prendiamo una posizione netta e diciamolo chiaro e tondo: così non ci piace e non va bene. Smettiamola di perdere tempo!
(Sembro un politico diplomato con ReadioElettra, vero?!).

TCK... TCK... TCK... il tempo passa.
Collegandovi al sito e scaricando la canzone (ovviamente gratis) farete un passo avanti. Ogni dowload vale come firma. Ogni firma aggiunta al mucchietto lo farà lievitare. La nostra voce. Un coro che a Copenhagen, il prossimo dicembre, non potranno non sentire. Non lasciamoli diventare sordi!!

INSALATA SPEGNIBRONCHITE


INGREDIENTI:
...un paio di pomodorini a cubetti
...mezzo finocchio a cubetti
...due foglie di cavolo rosso a cubetti
...un pezzettino di cipolla rossa a cubetti
...farro e cicerchie (precedentemente cotti, insieme, dopo ammollo, lunga cottura sorvegliata - non li voglio mollicci - in pentola di coccio, con foglia di alloro, spicchio di aglio, rametto di rosmarino e alga kombu) circa mezza tazza
...origano (rimasuglio dall'orto)
...maggiorana (come sopra)
...olio extravergine d'oliva
...sale alle erbe (a piacere)

QUALI SONO GLI INGREDIENTI SPEGNI-BRONCHITE?!
Finocchio: espettorante
Maggiorana: antibatterica, ricca di vitamina C
Origano: antisettico, antispasmodico con proprietà espettoranti
Cipolla di Tropea: ricca di flavonoidi e polifenoli (contro i radicali liberi... e contro le scorie da cortisone!) che in combinazione con il potassio e il ferro (che pure ci sono) favoriscono l'azione depurativa.
Cavolo rosso: anti-fatica, rinforza le difese immunitarie, depurativo, ricco di vitamina C, antibatterico e antivirale

sabato 10 ottobre 2009

S-tortino di patate e funghi porcini

Un perfetto abbinamento: porcini freschi (regalati da un'amica che vive in montagna, è generosa e non ha mai assaggiato nulla di cucinato dalla scrivente...) e patate del raccolto estivo. Il risultato mi è tanto piaciuto che mi sono strafogata mangiandone fino sentire tirare la pelle sullo stomaco... lo so che non è bello da dire, ma mangiare a crepapelle è terribilmente bello. Come ridere fino a farsi venire le lacrime agli occhi. Come scendere a tutta birra un pendio, accorgendosi a un certo punto che i freni della bici, forse ci hanno mollato! Ecco, forse in questo caso terribilmente prevale su bello!


Non ricordo di aver mai apprezzato tanto la variabilità dell'autunno come mi accade di fare quest'anno... mi godo ogni raggio di sole, ogni goccia di pioggia (qui poca a dire il vero), ogni sbalzo di temperatura. Me ne frego di domani: l'oggi di turno deve sbattermi in faccia almeno due terzi del suo fascino, altrimenti non dormo.

S-TORTINO DI PATATE E PORCINI

INGREDIENTI:
  • patate (tagliate a fette alte meno di mezzo centimetro)
  • funghi porcini freschi (come sopra)
  • olio extravergine d'oliva
  • sale aromatizzato per arrosti o per patate o salamoia bolognese (la mia ricetta preferita è questa)
Non ci sono quantità da indicare... dipende essenzialmente da quanti fughi avete a disposizione! Per tre porzioni io ho usato un grosso fungo (tre etti buoni) e uno piccolo (un etto) e tre patate grosse.
Si affettano le patate (e si mettono a riposare in acqua fresca) e i funghi. In una pirofila si alternano strati di patate e di funghi, ciascuno adeguatamente insaporito con sale/salamoia e poco olio. Si inforna a 180° C, stampo coperto con un foglio di alluminio e si fa cuocere per quindici minuti, poi si toglie la copertura e si fa cuocere a 220° C per altri cinque minuti.

Se non fossi quasi astemia ci berrei su un bianco del Trentino.

sabato 22 agosto 2009

Smania di solitudine

"Mangio un poco di cena seduto alla chiara finestra.
Nella stanza è già buio e si guarda nel cielo.
A uscir fuori, le vie tranquille conducono
dopo un poco, in aperta campagna. (...)
"
(da Mania di solitudine, in Lavorare stanca 1936-1943, Einaudi 1998, pag. 27)

Piatto unico. Ingredienti per uno.
Lo dico senza timore di passare per asociale: la solitudine per me è una mania. Come quella (quasi del tutto passata) per le patatine fritte. Come quella per le sciarpe di qualsiasi tessuto, forma e colore. Come quella per i temporali estivi (avercene). Come quella per le conversazioni stimolanti. Come quella (temporanea) per 21 guns.

Quindi cena per uno. Che sarei poi io. Magari al buio (che tanto in estate il buio pesto mica esiste!). Se volessi, troverei davvero vie tranquille che conducono dopo un poco in aperta campagna. Ma il rifugio è dentro di me, non mi servono vie di fuga.

HUMMUS DI AZUKI

INGREDIENTI PER LA CREMA DI AZUKI:
(l'idea di base è che a parte la ricetta tradizionale con i ceci, potete fare hummus con qualsiasi legume cotto, magari variando un poco la nota acidula... il tipo di spezie e erbe usate e ne ricaverete comunque una crema spalmabile che è tanto più buona quanto più la lascerete riposare in frigo prima di spazzolarla via dal piatto)
- una tazza fagioli azuki (messi in ammollo quattro ore)
- una tazza e mezza di acqua
- qualche centimetro di alga kombu
(cuocere a fuoco basso fino a quando i fagioli saranno morbidi... diciamo 40 min. senza pentola a pressione; questo passaggio non è necessario se li avete in scatola: indubbiamente comodi...)
- la punta di uno spicchio di aglio tritata finemente
- un cucchiaio di succo di limone (o di aceto di umeboshi o di aceto balsamico di Modena)
- un cucchiaio di tahin (io proverei anche con la crema di altri semi oleaginosi tipo mandorle)
- poco sale
(frullare gli ingredienti insieme, aggiungendo acqua di cottura dei fagioli se necessario per ottenere una cream morbida, ma consistente).
LE CAROTE:
lavare e tagliare le carote a bastoncino.
INGREDIENTI PER IL PANE:
- 300 grammi di farina manitoba
- 100 grammi di farina integrale di farro
- acqua tiepida q.b.
- un cucchiano di malto di mais (o zucchero o altra sostanza dolce)
- un cucchiano di sale
- un cucchiaio di olio extravergine d'oliva
- lievito di birra (un terzo di cubetto o, se come me lo usate secco, un terzo di bustina)
(impastare gli ingredienti, tutti tranne il sale, in modo energico per una decina di minuti; far lievitare per mezz'ora al caldo... ora come ora ovunque! Impastare di nuovo aggiungendo il sale. Rimettere a lievitare per almeno quattro ore. Dividere l'impasto - io ho usato due stampi da plumcake usa e getta non molto grandi, ma va bene anche uno solo se grande - in modo che possa stare nello stampo occupandome meno di metà. Far lievitare una terza volta per un paio di ore. Infornare a forno freddo, con pentolino di acqua per garantire umidità in cottura, impostando una temperatura di 220° C per i primi 10 minuti, abbassando poi a 180° C per i successivi 20 minuti.)

giovedì 28 maggio 2009

Tazza del consolo

Ora avrei bisogno della tazza del consolo... in qualsiasi modo la si voglia intendere... conforto, annebbiamento, ristoro...

consolo m (pl: consoli)

  1. (obsoleto) consolazione, conforto;
  2. (antico) cibo preparato per la ristorazione del pellegrino o viandante;
  3. (regionale) cibo mandato per tradizione ai familiari del defunto per alcuni giorni dopo il decesso;
  4. (letterario) bevanda offerta al condannato a morte per annebbiarne la coscienza prima del supplizio:
Poche smancerie, lacrime private e difficili, continua sensazione di mancanza di equilibrio. Dopo due mesi difficili (per lui) e tormentati, martedì scorso è morto mio padre.
E adesso? Con chi litigo io? Un'amica, nel farmi le condoglianze, mi ha scritto questo: "Non so che rapporto avessi con tuo padre. Col mio non è mai stato ottimo, ma quando è stato male io ero a pezzi. C'è qualcosa di loro in noi che rende comunque lancinante qualsiasi tipo di separazione".
Mio Dio, sì.
Proprio così.
Così che ti asciughi: non mangi, non dormi, non parli.
Avrei potuto. Avrei dovuto. Avremmo... non avremo.

mercoledì 29 aprile 2009

Torta salata (un po' troppo...) con aglio ursino

TORTA ALL'AGLIO URSINO

Avevo una pasta sfoglia pronta da usare. Avevo dell'aglio ursino (che crudo per me sa davvero troppo di aglio). Avevo delle patate (pessime, una volta cotte sembravano fatte di gelatina... mah!). Avevo dei funghi champignones. Ho fatto una torta salatissima*, molto buona e coreografica q.b.

INGREDIENTI:
>> un rotolo di pasta sfoglia
>> cinque patate medie a tocchetti
>> un cucchiaio di prezzemolo tritato
>> una ventina di funghi champignones a dadini
>> un mazzetto di aglio ursino (se non avete idea di che aspetto abbia cliccate qui)
>> due cucchiai di parmigiano vegan (il mio in questo periodo è fatto di mandorle frullate e sale fino)
>> salsa di soia
>> sale alle erbe q.b. (o anche meno!)
>> due cucchiaini di olio
>> qualche cucchiaio di acqua

PROCEDIMENTO: tritare in un mixer l'aglio ursino (aggiungere un cucchiaio di acqua se occorre), aggiungere il parmigiano vegan; cuocere in padella le patate con sale alle erbe, un cucchiaino di olio e un poco di acqua; trifolare i funghi con il prezzemolo, l'olio e il sale alle erbe.
Accendere il forno a 220°C.
Omogeneizzare patate cotte e funghi, aggiungere il pesto di aglio ursino** e mescolare. Foderare una teglia con la pasta sfoglia (con carta da forno), versare la verdura sulla sfoglia e rimboccare la sfoglia rimasta nei bordi; spennellare la pasta del bordo con una emulsione di acqua (1/3) e salsa di soia (2/3). Infornare, alzare al temperatura al massimo per cinque minuti (lo shock termico rende la sfoglia migliore) e poi cuocere per altri 15/20 minuti a 200°C.

* magari bastava evitare di salare la verdura ad ogni passaggio...
** una volta cotto l'aglio ursino non ha più sapore di aglio... se lo avessi saputo, forse avrei condito un cous cous o lo spezzato di farro con il pesto, che, benché assai agliato, era molto buono!

NB: l'aglio era corredato di un paio di fiorellini bianchi bellissimi, che ho messo in un vasetto insieme ad altri fiori caduti nella guerra con Due.

giovedì 23 aprile 2009

Riso integrale germogliato, furikake e zampa di gatto numero due****

Ho scoperto un modo potenzialmente utile per morire (quando sarà ora, mica ho fretta) in perfetta salute. Posso aggiungere il riso integrale germogliato alla mia già saluberrima alimentazione.
Lo si può preparare in casa o comprarlo già germogliato. Poi si cuoce. Poi si mangia.
Il riso germogliato, alimento da poco riscoperto anche in Giappone (era caduto un po' in disuso) è molto interessante dal punto di vista nutrizionale, poiché proprio la germinazione neutralizza l'acido fitico* e migliora la bio-disponibilità dei suoi nutrienti.

COME PREPARARE IL RISO INTEGRALE** GERMOGLIATO - HATSUGA GENMAI: bisogna armarsi di santa pazienza, mettere in ammollo il riso dopo averlo lavato tante volte fino a quando l'acqua sarà limpida e priva di impurità e...
1- metterlo in un recipiente e coprirlo di acqua (priva di calcare, meglio); lasciarlo ammollare per dodici ore
2- scolare il riso e sciacquarlo bene
3- lasciarlo nel colino e coprilo con un canovaccio pulito (deve stare al buio), lasciare un recipiente sotto al colino perché un poco di acqua tenderà a precipitare (!)
4- sciacquare ogni 12 ore per un totale di 24 o 48 ore (dipende da quanto fa caldo), lasciandolo poi sempre coperto, nel colino a germogliare (piccolissime radici appaiono e il lavoro e finito)

COME I PIGRI, I FRETTOLOSI O I CURIOSI (vediamo se mi piace, poi magari lo faccio io...) SI CIMENTANO CON IL RISO GERMOGLIATO: lo comprarano su internet o in qualche negozio dove vendano cibo macrobiotico o giapponese. NB: costa parecchio... (ma io ho dovuto provare prima di capire che mi piaceva).

RISO GERMOGLIATO e FURIKAKE DI SESAMO NERO, TE' VERDE E SALE

RICETTA: ho cotto una parte di riso in una parte e mezzo di acqua, senza sale, in pentola di coccio con coperchio per 35 minuti a fuoco bassissimo. Non è rimasta acqua. Ho impiattato e cosparso di furikake***.
Mi è piaciuto tantissimo.


* L'acido fitico è tradizionalmente considerato un fattore antinutrizionale, cioè una sostanza in grado di limitare l'assorbimento o l'utilizzo dei nutrienti. Nel caso specifico, legandosi ad essi a formare sali insolubili (fitati e fitina), l'acido fitico ostacola l'assorbimento di alcuni minerali (calcio, ferro, magnesio e zinco). (...) I fitati vengono inattivati dal calore e dalla fermentazione. Anche l'ammollo prolungato, classico metodo per migliorare la digeribilità dei legumi, contribuisce a ridurre fortemente le concentrazioni di acido fitico nell'alimento. Per quanto riguarda il pane, la lievitazione lenta con la pasta acida è in grado di abbattere il contenuto di questi fattori antinutrizionali, mentre lievito di birra e lieviti industriali non sono altrettanto efficaci, perché promuovono una lievitazione eccessivamente rapida. Anche una buona cottura del pane contribuisce ad eliminare l'acido fitico presente nell'alimento.
(Fonte: http://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/acido-fitico.html)
**
Perché integrale?! Perché al riso bianco hanno tolto la parte che germoglierebbe...
***
In commercio esistono moltissimi tipi di furikake pronti. Si tratta di un condimento per il riso cotto. Gli ingredienti potenzialmente utilizzati sono millanta (vegetali o animali)... ma si può pure fare in casa. Bastano ingredienti secchi di vostro gradimento da mescolare e sparpagliare.

PS:
la zampa di gatto è la comparsata di DUE, la gattina trovatella che oggi, mentre fotografavo il riso, mi zampettava intorno cercando di curiosare nel piatto. **** Pubblico (a gentile richiesta di Lo, la gallina con le piume instabili) la foto di Due, detta la termolabile, perché è freddolosa come tutti gli abitanti di questo rifugio.

venerdì 17 aprile 2009

La cuoca amorosa e i noodles ricchi di conservanti, coloranti artificiali e saporite sfumature organolettiche

Se avrete la fortuna di trovarlo in qualche biblioteca o mercatino (come è capitato a me), leggete il romanzo La cuoca amorosa di Annamaria Tesi (Longanesi, 1968). Potreste anche aver voglia di una coccola e allora cercatevelo in audiolibro, per esempio qui.
Confessate: quante volte vi è capitato di compilare mentalmente un elenco delle cose o delle azioni che vi procurano piacere (inteso leopardianamente come assenza di tedio o comunque inteso come coccola dell'anima o del corpo)? Io ne faccio e disfo a quintalate... tanto che se fossero compilate su carta avrei la foresta Amazzonica sulla coscienza.

(Coccola salva tempo) Quando ho molta fretta e pochissimo tempo ricorro a cibo strano come le creme spalmabili, la cicoria surgelata e i fagioli in scatola. In questo periodo ne abuso. Non ho mai tempo. Il poco che ho di solito mi avanza nei buchi esistenziali sbagliati... tipo insonnia perniciosa dalle due alle cinque ogni notte; avrei anche la tentazione di spignattare qualcosa per il giorno dopo, ma l'educazione vuole che si faccia il massimo possibile per non condividere le proprie frustrazioni con chi ha la bontà di dormire. Quindi, di giorno, quando sarebbe ora di prodursi in qualche sorta di pietanza, io sono uno zombie e pesco nel torbido del cibo S.O.S.

Per esempio i noodles cinesi...

CONTENUTO CONFEZIONE:
... noodles di grano secchi (per una persona, se non li avete mai visti cliccate qui, per farvi un'idea)
... una bustina di condimento (ehm... tralascio il dettaglio, dichiaro solo: salsa di soia, sesamo, zenzero, olio vegetale...)
... una bustina di verdura disidratata (alga wakame, carota, cipolla, aglio)

INGREDIENTI AGGIUNTI:
... cavolo cinese a pezzetti
... alcune foglie di spinacio spezzettate
... qualche centimetro di porro a rondelle sottilissime

PREPARAZIONE: mettere a bollire due o tre tazze di acqua. Quando bolle aggiungere le verdure fresche e quelle disidratate e cuocere per due minuti. Aggiungere i noodles e far cuocere per tre minuti, mescolando con una forchetta per smatassarli. In una ciotola versare il contenuto della bustina condimento sulla quale verserete la pasta una volta scolata. Mescolare benebenebene. Et voilà!

domenica 29 marzo 2009

Emerenc, la pasta e il cavolfiore (casualmente insieme, benché separati)

Io sono un tipo riservato. Molto. Raramente mi lascio andare a confidenze liberatorie o anche solo a minime aperture. Alcuni giorni fa, in un improvviso accesso di cemeratismo, ho sussurrato a un sodale: "Più un libro mi piace e più lentamente lo leggo (per farlo durare a lungo)". E' qualcosa che definirei vagamente patologico. Un attaccamento. Magari è una metafora del rapporto che più lungamente riesco a intrattenere!
Da qualche mese tengo sotto al cuscino La porta di Magda Szabo. Emerenc è la luce e l'ombra che governa ogni pagina, ogni gesto e ogni parola. Lo tengo sotto il cuscino e ogni tanto faccio marcia indietro di qualche pagina per rileggere alcune frasi. Sono determinata a farmelo durare a lungo.

Mi capita di fare così anche con il cibo. Se una pietanza è buona innesto la masticazione bradipo, passeggio le posate nel piatto per osservare, sentire e gustare meglio.
Mi capita di fare così con la pasta condita con il parmigiano fake (solo mandorle e sale finemente frullati nel mixer). Non disdegno di fare altrettanto con il cavolfiore arrostito.

CAVOLFIORE ARROSTITO
(PENNE VERDI CON PARMIGIANO FAKE SULLO SFONDO)

INGREDIENTI PER IL CAVOLFIORE ARROSTO:
un cavolfiore (ridotto in cimette)
il succo di un grosso limone
due cucchiai di olio extravergine d'oliva aromatizzato all'aglio (o uno spicchio d'aglio tritato)
sale (q.b.)
pepe di Szechuan (non è un vero pepe... è meno piccante e il suo retrogusto mi pare fresco, tipo limone o addirittura menta: da provare!)
PREPARAZIONE: riscaldare il forno a 220°; marinare brevemente le cime di cavolfiore nel succo di limone, olio aromatizzato, sale e pepe. Infornare e cuocere per 15/20 minuti (meno se il cavolfiore è molto tenero).




NB: le penne sono semplice pasta di semola agli spinaci, con il delizioso fake parmigiano. Come faccio a trovare deliziosi i fake? Boh, ho spirito di avventura... nonostante la strada nuova appaia sempre più impervia, magari oscura o di ripiego, mi racconto la favola e - incredibile - ci credo pure!

venerdì 13 marzo 2009

Sedano rapa in guisa di patate...

Il sedano rapa è una verdura globosa, bitorzoluta e di aspetto grottesco. Il ciuffo verde, se ne è corredata, ha davvero sapore di sedano; la radice, secondo le mie papille gustative, no. Lo compro spesso e cerco ogni volta di inventarmi un modo non troppo consueto di cucinarlo. Mi piacciono le sfide... anche se non sempre le vinco!
L'ho provato crudo: lo trovo senza lode e senza infamia, discreto se marinato con aceti aromatizzati e aspri. Molto spesso lo metto in minestre e zuppe (ha una bella consistenza). Qualche mese fa (la foto risale allo scorso autunno) ho provato a trattarlo come fosse una patata.

SEDANO RAPA

INGREDIENTI:
un sedano rapa a bastoncini
olio extravergine d'oliva aromatizzato all'aglio (q.b.)
sale affumicato
PREPARAZIONE: saltare il sedano rapa in padella con un cucchiaio di olio caldo, fino a cottura completata. Salare a piacere.

RISULTATO: buono, morbido e delicato.

venerdì 27 febbraio 2009

Connessioni instabili e la solita minestra

A fine Novembre 2008 la mia linea adsl si è evoluta.
La moglie di un mio collega lavora per la compagnia telefonica che mi fornisce la connessione. Ovviamente, ogni volta che in ufficio abbiamo problemi in questo campo tartassiamo lui per arrivare a lei. Io tartassavo perché volevo andare più veloce.
Tanto ho fatto, tanto ho detto che ho ottenuto un upgrade a velocità (nominale) pari a 7 mega.
Non lo avessi mai fatto... per un mese e mezzo il mio PC si è regolarmente piantato dopo due minuti di connessione... Secondo l'azienda delle meraviglie* e le sussiegose operatrici di call center io ero connessa... non c'erano problemi. Davvero. Doveva per forza essere un problema del PC.
In dicembre mi sono concessa due affidamenti del PC al tecnico. Una settimana ogni volta. Non ha nulla: davvero (esito prima passata); ha un problema gravissimo (seconda passata)... se devi salvare qualche dato ti consiglio di comprare un hard disk esterno (per salvare i dati ci ho messo tre settimane, perché il PC si piantava ogni due per tre).
Intanto passava natale e io mi sono regalata un piccolo portatile nella speranza che il PC non fosse poi davvero grave.
Risultato: avevano ragione le operatrici di call center e la moglie del mio collega. In parte.
Sì, perché alla fine si è scoperto che il mio vecchio modem era rincitrullito dall'alta velocità! Ora possiedo un hard disk esterno, un router, un PC sempre connesso (potenzialmente, ma io lo spengo) e un portatile con quale, grazie al modem-router posso leggere la posta elettronica anche in bagno.

Ringrazio tutti quelli che fra la fine del duemilaotto e l'inizio del duemilanove hanno continuato a passeggiare in questo blog nonostante da qui altro non potesse venire che silenzio e vecchie storie.
Aggiungo un paio di notizie: mia madre si è ripresa bene da una operazione alla schiena per la quale eravamo tutti molto preoccupati e la mia gatta è morta.

CREMOSA PALLIDA
(sostiene il finocchio...)


Ingredienti:
una manciata di fagiolini (tagliati in pezzetti diagonali)
due scalogni affettati
un finocchio affettato
una patata a pezzi
un gambo di broccolo a pezzetti
sale alle erbe
un cucchiaino di olio extravergine d'oliva
acqua di cottura della pasta integrale** (tenuta appositamente, oggi a mezzogiorno, ci avevo cotto orecchhiette e broccoli)
un paio di pomodorini sott'olio
crostini di pane integrale
Procedimento: far soffriggere le verdure per cinque minuti, salare, aggiungere l'acqua e lasciar sobbollire per cinque o sette minuti. Frullare fino a ridurre in crema (ho tenuto da parte solo qualche pezzetto di fagiolino). Impiattare, aggiungere un paio di pomodorini, i faglioni tenuti a parte e i crostini.
Per questa minestra mi sono liberamente ispirata alla cremosa bianca di un nota industria che congela i salti in padella.

*fornitore della connessione nomata Alice

**Perché tengo l'acqua di cottura della pasta integrale? Per utilizzarla per le minestre, minestroni o zuppe di miso. E' ricca di fibre, di sali minerali e anche di amido.

domenica 30 novembre 2008

Croccantini Prêt-à-porter

Meno male che qualcuno organizza raccolte. Ho sempre troppa fretta o troppo poco tempo (recentemente) per imbastire un discorso degno di essere scritto, quindi finisce che mi lascio trasportare dalle doti organizzative di qualche food-blogger più attivo. Oggi è la volta di Eleonora, persona sempre piena di parole gentili e suggerimenti. Questa volta si tratta di trovare ricette per una raccolta buffet: qualcosa di comodo, tipo finger food o comunque maneggevole da sbriciolare allegramente durante una colazione all'impiedi o per una cena fra amici di quelle in cui ognuno porta qualcosa (e ti ritrovi con tre torte al cioccolato, magari, ma vuoi mettere le risate?!)...

Invece di andare a pescare fra le ricette già inserite (mi verrebbero comunque in mente un paio di torte salate, magari dimensionate all'uopo oppure qualcosa di freddo o tiepido, da servire in bicchieri... magari commestibili pure loro... si potrebbero creare con una pasta brisée?!) ho pensato bene di postare una delle mie migliori ricette di recupero...
Tutte le volte che faccio una torta salata abbondo con l'impasto... così mi avanza sempre un etto o due di impasto per dare spazio alla creatività! L'ultima volta che ho fatto l'erbazzone (pochi post fa) ho steso la pasta avanzata con un mattarello, ne ho ricavato strisce irregolari e le ho condite con quello che ho trovato in frigorifero: sugo alla pizzaiola (pomodoro, origano, olio aromatizzato al basilico e sale) e battuto di olive e carciofi (olive nere denocciolate e tritate e carciofi sott'olio tritati finemente).
Per la pasta:
cento grammi di pasta per torte salate (Come era fatto? ...300 grammi di semola di grano duro
...quattro cucchiai di olio extravergine di oliva ...acqua due decilitri ... sale se occorre)
Preparazione: stendere l'impasto con un mattarello (o nonna papera), tagliare a strisce irregolari, condire.
Cottura: in forno a 200°C per dieci minuti circa.
NB: è difficile resistere e lasciarli intiepidire... sono troppo buoni!

domenica 23 novembre 2008

Spiedini autunnali


AGGIORNAMENTO
(25/11/2008): C'è UNA RACCOLTA IN CORSO!... solo per come è stata battezzata vale la partecipazione... Ecchecavolo!!!
Se avete cavoli a merenda... a cena... o (perché no) a colazione: partecipate inviando il link della vostra cavolata ad Antonella.

Qualche volta mi sbaglio e nella foga compulsiva dell'acquisto (o per non cadere in quella che un mio amico chiama sindrome della dispensa vuota) finisco per comprare prodotti simili... troppo simili: in questo periodo ho la dispensa piena di brassicacee. Possiedo nell'ordine:
  1. cavolfiore bianco
  2. cavolo verza
  3. cavolo rosso liscio
  4. cavolini Bruxelles
  5. cavolo rapa
  6. broccoli (solo i gambi, le cime le ho già mangiate...)
  7. cavolo cinese
... e continuo imperterrita a domandarmi, a pranzo e a cena, cosa mangio??!
Oltre al fatto che a me piacciono molto, ci sono millanta motivi per mangiare verdure di questa famiglia: sono gli angeli custodi del nostro benessere! Il loro consumo regolare (poco cotte e poco pasticciate, però!) riduce il rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari e tumorali per via dell'apprezzabile contenuto di composti fenolici... avete presente quando li cuocete e il loro odore intenso avvolge ogni cosa? Bene quell'odore è dato in prevalenza dallo zolfo (e anche dall'azoto)... sopportate stoicamente, perché questo va a tutto vantaggio della prevenzione dei tumori al seno, polmoni e stomaco. E il sulforafano, lo conoscete?! Bene, costui è responsabile del sapore piccante che si avverte mangiando le brassicacee crude (sparisce in cottura, ma non esaurisce i suoi potenti effetti antiossidanti indiretti): funziona da personal trainer del nostri sistemi antiossidanti naturali e li stimola a lavorare meglio. Mi fermo qui, ma potrei continuare... se vi interessano degli approfondimenti leggete qui (clicchi?!).

Oggi sono andata all'attacco dei cavolini.
Mentre ero lì che pensavo e ripensavo a come cucinarli (poco) ho visto un paio di champignones con la valigia in mano: avevano fatto su spore e pudenda e se ne andavano, mugugnando come l'Incompreso, "stiamo appassendo... potassio, ferro e fosforo ci abbandonano... le proteine si ammollano... il chitosano si secca!". Di solito non sopporto i piagnoni, ma mi è sovvenuto che potevano tornarmi utili! Ho afferrato uno scalogno e mi sono messa all'opera.

SPIEDINI AUTUNNALI

Ingredienti per tre spiedini:
>> tre spiedini di bamboo
>> nove cavolini Bruxelles tagliati a metà
>> uno scalogno a fette grosse
>> tre funghi champignones a fette grosse
>> due cucchiai da tavola di aceto balsamico
>> due cucchiai da tavola di olio extravergine d'oliva
>> nove pistacchi
>> poco sale alle erbe
Procedimento: accendere il forno a 180°C. Mettere a marinare cavolini, funghi e scalogno conditi con aceto, olio e sale aromatizzato (bastano cinque minuti). Tritare grossolanamente i pistacchi (ora li ridurrei quasi in polvere, perché così si attaccherebbero meglio alla verdura). Infilzare le verdure con gli spedini, mettere in una teglia, cospargere di pistacchi e cuocere per quindici minuti, girando di tanto in tanto in modo da far cuocere uniformemente. L'aceto tende a caramellare (buono!) e i cavolini rimarranno croccanti, mentre scalogno e funghi conferiscono un'interessante morbidezza.

PS: Ma quanto sole e quanto freddo c'erano oggi?!

mercoledì 19 novembre 2008

Chips di pastinaca


Non mangio patatine (quelle del sacchetto, industriali, unte e salatissime) da tre mesi.
Mi sento come una alcolizzata che incide tacche sul muro.
Non esiste una anonima patatosi. Se esistesse avrei la tessera numero 1, parteciperei alle riunioni del lunedì e proclamerei con orgoglio la mia sobrietà da patatine. Invece... ho fatto il richiamo (come per l'antitetanica) a suon di patatine di pastinaca!

INGREDIENTI:
due grosse pastinache affettate a mano (non uniformi)
un cucchiaio di olio extravergine d'oliva
salamoia bolognese secca (rosmarino, aglio, sale), poco origano e pepe bianco

>> Accendere il forno a 200°C (il mio è ventilato)
>> condire le fettine di pastinaca con olio, sale e aromi
>> infornare per dieci/quindici minuti

Non ho nemmeno dovuto girarle! Se tagliate sottilmente diventano più secche (quindi più patatose).
Ho completato il pasto con un riso integrale al cavolo nero (fatto come si fa quello di spinaci). Che ho dimenticato di fotografare...

sabato 15 novembre 2008

Sostiene mia madre... (diario di una fedeltà)

...che farmi bere il latte da piccola era una impresa impossibile. Scalciavo e tiravo pugni, piuttosto di berlo e fui quindi addomesticata ad un rapido svezzamento a colpi di... minestrine! Trentasette anni fa esistevano di certo già omogeneizzati e creme per i neonati e sicuramente erano in vendita nel minuscolo negozio di quartiere che a me dal passeggino pareva un megastore, ma a nessuno degli adulti di casa venne in mente di interrompere le frugali tradizioni familiari. Rimaneva il dubbio su cosa infilare nell'imbuto, pardon, biberon alla mattina e alla sera. I pediatri allora erano conoscenti occasionali sprovvisti di tabelle zeppe di percentili ed io ero un bebè intollerante senza saperlo: non opponevo però alcuna resistenza per la più antica delle bevande. .
Ci ho messo molti anni prima di capire che il latte è per i vitelli (nel senso che ho a più riprese tentato l'avvicinamento ai latticini, mangiandone pure parecchi)... ma d'istinto capisco che il tè mi appartiene visceralmente. Governa i miei ritmi circadiani. Mi riscalda e mi rinfresca. Coccola quanto un abbraccio e... disseta!
Come capita per molte passioni, non vado tanto per il sottile. Certo mi piace buono. Mi piace assaggiare e scoprire nuove sfumature organolettiche; per molto tempo ho ordinato tè sfuso in quasi ogni parte del mondo. Ora come ora mi interessa principalmente berlo. Punto!
Esiste una forma di dipendenza dal tè?
Secondo me sì.
Secondo me io ce l'ho. Di brutto.
Uh, come me la godo!

Qualche tempo fa Twostella ha proposto un Afternoon Tea Award.


Partecipo volentieri, ma ammetto di aver interpretato (eh, ma va?!) a modo mio... cioè io non sono una da tè per le signore... "Non c'é cosa più delicata del complesso congegno che è una donna (vero però che pure gli uomini stanno ingarbugliati, sovente, NDS=nota dello scrivente; tratto da p. 209 di Tè & Tisane, 125 ricette di infusi caldi e freddi, Vallardi Ed.) (...)": io curioso fra fantastici banchetti per il tè delle cinque, bevo spesso tisane di ogni contenuto/consistenza, ma di fatto anelo solo una tazza di tè! Ho provato a pensare a cosa mi obbligherebbe un minimo di dovere di ospitalità, se non offrissi (come invece accade) sempre e solo tè... e questo è il risultato!

Allora per un tea time della pianura (con indicazione dei tempi di preparazione):
in primo piano: marmellata di albicocche (annata 2004!) della zia Vittorina, albicocche dell'albero del suo consorte, zucchero di canna integrale (metà peso rispetto alla frutta) e cottura nel Bimby (tempi di preparazione: tre minuti... apri barattolo, versa marmellata!) .. il contrasto con la piadina croccante e saporita è fantastico!;
dietro a sinistra: foglie di acero, fiori e sakura croccanti di piadina romagnola all'olio extravergine d'oliva (tagliata con stampini giapponesi; tempi di preparazione: dieci minuti per tagliare e tre per cuocere i fiorellini!)
davanti a destra: sandwiches (pane di segale con semi di sesamo e lino) con affettato di seitan e (pochissima) salsa di tahin e arame*;
Tè verde gunpowder (manca una tazza... la mia! L'ho bevuta di già...)


*tahin (crema di sesamo), un po' di acidulato umeboshi, alghe arame cotte in poca acqua senza sale aggiunto.

sabato 8 novembre 2008

ERBAZZONE VEGAN

Dell'erbazzone si parla solo bene.
E' buono.
Saporito.
Conviviale.
Popolare (L'erbazzone veniva cotto nel forno del pane in un grande stampo rotondo di rame, detto “al sol”. La pietanza era così popolare ed amata dai reggiani che, a fine ottocento si tenevano gare, indette dalle cooperative per realizzare il miglior erbazzone, alle quali partecipava tutta la comunità.).
Vario ed eventuale.
Si presta come antipasto (tradizionalmente nello stesso piatto con altri prodotti tipici emiliani). Si presta come piatto unico.
Prima di diventare intollerante ai latticini ho mangiato con voluttà quello di un fornaio fantastico che non usava strutto o lardo.
Poi per anni l'ho evitato come la peste, perché solo l'odore mi fa svenire di desiderio!
... ma da quando ho iniziato a produrre i miei FALSI d'autore (i fake), ho pensato e ripensato a come riprodurre un erbazzone fake. Ho provato moltissime varianti (alcune inenarrabili) ed ora sono invece lieta di mostrare il mio miglior fake:

Per la pasta ho usato la ricetta di Mikamarlez, che per me è oramai diventata un classico, una certezza! Unica variazione: uso la farina di semola di grano duro, perché scrocchia!
Oggi quindi mi dilungo solo sul ripieno, perché per il resto il procedimento, i tempi di cottura e la forma della torta non mi sono ancora decisa a variarli (stavo pensando però... se tiro la pasta con la macchina per la pasta... ottengo dei rettangoli che saranno porzionabili in modo più adatto a, per esempio, esigenze di trasporto per pranzo in ufficio o per la conservazione in freezer!). Le spiegazioni dettagliate per la pasta le trovate quindi da Mika o cliccando su classico e/o certezza che ho linkato alle mie due precedenti pubblicazioni di torte salate.

R
IPIENO ERBAZZONE VEGAN:
un chilo di spinaci e/o bietole cotte (meglio se misto e da cotto peserà molto meno) tritate a coltello
uno spicchio di aglio in camicia
uno scalogno tritato finemente
alcuni cucchiai di pane grattugiato
tre cucchiai di tofu silk (morbido, cremoso)
tre cucchiai di lievito alimentare in scaglie
un cucchiaio di olio extravergine d'oliva
un pizzico di sale
PROCEDIMENTO: far imbiondire l'aglio nell'olio, aggiungere lo scalogno (togliere l'aglio), rosolare brevemente, aggiungere il pane, rosolare ancora e, infine, aggiungere le erbette. Mescolare facendo attenzione che il pane non prenda troppo colore (diventerebbe amaro), salare e lasciar raffreddare. La verdure può essere frullata o lasciata a pezzetti (io la preferisco così): aggiungere il tofu, il lievito e mescolare il tutto (meglio se lo si fa con le mani!). Far riposare il tutto una mezzoretta in frigorifero.

Questo tipo di ripieno assomiglia (ho detto assomiglia, mica è uggggguale!) al ripieno per i tortelli verdi che faceva mia madre (con parmigiano, ricotta e un'idea di noce moscata)... io ci ho fatto pure i cannelloni.

venerdì 31 ottobre 2008

Briciole di gioia! Patate e wurstel sabbiosi


Piove. Governo la..., ehm, scusate: qualche volta mi lascio trasportare dalle abitudini, dalla fretta e dalle frasi fatte. Ora, a voler proprio pignolare siamo tutti un poco ladri. Io ho letto una ricetta di patate sabbiose e una di patate e wurstel (probabilmente tutte e due da Annamaria) e ho unito le due, ho aggiunto alcuni spicchi di aglio in camicia e il gioco è fatto!

Ingredienti per un commensale raffredato:
due patate medie
due wurstel di seitan
quattro spicchi di aglio** in camicia
tre cucchiai di pane grattugiato
due cucchiai di olio extravergine d'oliva
un cucchiaino di misto erbe per arrosti (rosmarino, ginepro, alloro, pepe bianco, aglio,...)
Procedimento: lavare, pelare e tagliare le patate e tuffarle in una capace terrina insieme all'olio (mescolare e ungere ogni lato); versate poi tutti gli altri ingredienti ad eccezione dei wurstel. Mescolare benissimo, cercando di far ricoprire ogni lato delle patate. Infornare e cuocere a 200°C per quindici minuti mescolando a metà tempo. Aggiungere i wurstel tagliati come garba e continuare la cottura per altri quindici minuti, mescolando a metà tempo.
Io continuo a evitare il sale in eccesso (i wurstel, anche quelli vegetali, sono salatissimi!). Ho mangiato pure l'aglio...

**conoscete le sue virtù? E' un antibiotico naturale (il bello è che contrariamente a quanto accade con gli antibiotici di sintesi, i batteri non si abituano mai all'aglio e non sviluppano resistenza!), è antibatterico e allontana i vampiri (durante la prima guerra modiale il suo succo veniva usato per sterilizzare le bende e prevenire le infezioni). Gli egiziani lo davano agli operai che costruivano le piramidi (se non uccide, fortifica?!)... speriamo almeno fosse accompagnato da pane e olio! Pare aiuti la digestione (oh, a me non da problemi di sorta, ma... mah!); aiuta a sconfiggere le malattie da raffreddamento. Coadiuva la cura del ipercolesterolemia e viene consigliato per la pressione alta. Se lo piantate vicino alle rose allontana gli afidi.
Se non puzzasse così tanto sarebbe da sposare!

domenica 19 ottobre 2008

Fusilli alla zucca (Amarcord... autunno in Emilia )

In questi giorni mi capita di provare invidia.
Forte.
Motivata.
Un blog sì e uno no leggo storie di nonne e nonni alle prese con nipoti, budini, biscotti, profumi dell'infanzia e ricette della memoria.
Io non ho conosciuto i miei nonni.
Quelli paterni se ne erano andati molto prima del mio arrivo e quelli materni fecero appena in tempo a mangiare i confetti del mio battesimo.
Dai tre ai sei anni non smisi di chiedere spiegazioni a proposito di questa lacuna familiare: mio padre brontolava risposte tipo "Mica si sceglie quando morire; (...) ma insomma la smetti con 'ste domande?!" e mia madre mi mandava dai vicini in modo ch'io potessi questuare un poco di attenzione alla Nunnéta, la nonna della mia amica Elisa (con la quale passavo ben poco tempo a pettinare le bambole)... arrivavo a malapena al campanello, mi ci attaccavo come una cozza e cominciavo a chiamare la mia amica alzando la voce di mezzo tono fino a quando qualcuno non sbucava dalla porta e mi apriva il cancello. Poi facevo di tutto per essere l'ospite perfetto, quello che rimane a lungo, che può giocare con il dolceforno e che viene invitato a rimanere per cena. Mi ero inventata un rituale che consisteva nel declinare la prima offerta (per educazione), ma poi accettavo precipitosamente al rilancio. Ero alla spudorata ricerca di qualsiasi attenzione da parte della nonna di Elisa. La seguivo in lavanderia e suggerivo alla mia amica di giocare alle lavanderine (lei mi occhieggiava come se fossi improvvisamente diventata fosforescente e mi proponeva di andare in terrazzo ad ascoltare tutti i quarantacinque giri di Gianni Morandi), la seguivo in cucina e lei mi invitava a sbattere le uova per la frittata (e la mia amica mi tirava per un braccio per andare a giocare alle maestre), facevano la marmellata di pere e mele e io prezzemolavo fra i vasetti. La nunnèta è ancora fra i cinque miei over settanta prediletti: sono punti fermi, timonieri titubanti e, talvolta, spettatori riottosi di questo strano presente.
La mancanza dei nonni mi ha fatto diventare gerontofila. Mi piacciono i vecchi. Non vado nemmeno tanto per il sottile permettendomi di prediligere quelli dolci o quelli saggi. Mi piacciono - punto. Attacco pezze allucinanti a quelli che vengono in ufficio; mi metto a chiacchierare in fila alla cassa del supermercato solo con gli over settanta.
Un autunno di tanti anni fa a casa di Elisa mangiai i primi tortelli di zucca. A casa mia erano sempre e solo di erbette. Rimasi deliziata e decisi che dovevo tenere d'occhio quella cucina esotica...

FUSILLI DI KAMUT ALLA ZUCCA

Ingredienti:
60 grammid i fusilli di grano kamut
un quarto di zucca hokkaido** cotta al forno (avanzo, il resto l'avevo mangiata appena cotto!)
un cucchiaio di lievito alimentare in scaglie (sostituto del parmigiano)
sei mandole non pelate
Procedura: mentre la pasta cuoce, frullare zucca e mandorle (aggiungere poca acqua di cottura della pasta per rendere più fluido il condimento). Scolare la pasta e mantecare con la purea di zucca e il lievito alimentare.












**Non me ne vogliano i sostenitori degli acquisti a chilometri zero... ho una debolezza anche per per verdure che non sempre riesco a trovare nei paraggi. queste vengono dalla Germania... rappresentano un pittoresco estratto d'autunno fatto di... sedano rapa, rafano nero, rape rosse e bianche, pastinaca, cavolorapa, zucca hokkaido e cavolo bok choi (quello che assomiglia alle bietole, in piedi nella foto a sinistra).

mercoledì 15 ottobre 2008

Focaccia dolce alle mele

Ha ragione Carla... in quest'ultimo periodo il web ribolle come non mai di iniziative, concorsi, raccolte, amarcord gastronomico letterari e io mi sento alla rincorsa di mete inarrivabili! Progetto e poi demordo... ma... un quarto d'ora fa ho inciampato in un progetto interessante. Essenza di vaniglia propone una raccolta di ricette di torte di mele.
Il fatto è che mesi e mesi fa ho fatto una focaccia dolce alle mele. Non l'ho mai postata. Me la ero completamente dimenticata!!
Ma ora la posto...


FOCACCIA DOLCE ALLE MELE

(tratta da VOGLIA DI PANE! di A. Prandoni e S. Gianotti, pagina 138)
INGREDIENTI (dose dimezzata rispetto all'originale):
500 grammi di farina O
250 grammi di latte (nel mio caso di riso)
15 grammi margarina vegetale (nel libro burro)
15 grammi di malto di mais (nel libro miele)
20 grammi zucchero di canna integrale
7 grammi di lievito secco (nel libro 12 di lievito fresco)
un pizzico di sale
due mele (le mie erano golden, forse sono meglio le renette!) tagliate a fette
PROCEDIMENTO: creare una fontana nella farina. Nel centro mettere lievito, il malto, metà zucchero e metà latte. Amalgamare con una forchetta, poi aggiungere tutti gli altri ingredienti (tranne le mele e il poco zucchero rimasto). Impastare energicamente, quindi mettere a lievitare coperto con un panno umido per 60 minuti. Trascorso il tempo della lievitazione, stendere l'impasto altro un centimetro e infilare le fette di mele sulla superficie, spolverizzare di zucchero e far lievitare altri 60 minuti. Cuocere a 200°C per trenta minuti con vapore**, per esempio io ho messo un pentolino di acciaio con tre dita d'acqua nel forno, mentre si riscaldava.



**secondo le autrici è importante che pane, focacce e simili cuociano in ambiente umido. Suggeriscono di buttare un cubetto di ghiaccio o due nel forno caldo qualche minuto prima di infornare.